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Riassunto Macroeconomia

CAPITOLO 2 I DATI DELLA MACROECONOMIA


Le variabili nominali o monetarie sono quelle variabili espresse nellunit di conto (es: salario w, quantit di
moneta M). Le variabili reali sono quelle espresse in unit fisiche di prodotto (es: salario reale w/p, quantit
di moneta reale m/p). Le attivit finanziarie sono attivit legate a strumenti il cui valore espresso in
termini di valore monetario. Le attivit reali sono attivit destinate alla produzione, al consumo di beni, al
godimento di beni. La variabile stock indica una quantit misurata in un dato istante di tempo (es: la
ricchezza w, il numero di disoccupati). La variabile flusso indica una quantit misurata nellunit di tempo
(es: il salario w, gli individui licenziati, il PIL).
PIL - Il PIL considerato la misura pi affidabile dellandamento di un sistema economico. Ogni economia
industrializzata ha unagenzia statale che si occupa del calcolo di questa statistica. Il PIL esprime il valore di
mercato di tutti i beni e i servizi finali prodotti nellambito di un sistema economico in un dato periodo di
tempo. Dato che il PIL misura il flusso monetario di un sistema economico possibile calcolarlo in due
modi: come reddito totale derivante dalla produzione di beni e servizi o come spesa totale per il loro
acquisto. Quindi, la somma di tutte le spese uguale alla somma di tutte le entrate. In un ipotetica
economia che produce un solo bene, il PIL si pu calcolare sommando la spesa di ogni individuo per il suo
acquisto; invece, in un sistema economico avanzato che produce una vasta gamma di beni e servizi, il PIL si
calcola come la somma del prodotto prezzo per quantit dei singoli beni e servizi.
Es: PIL = P1 x Q1 + P2 x Q2 + + Pn x Qn .
BENI USATI E SCORTE - La vendita di un bene usato rappresenta il trasferimento di un patrimonio, non un
aumento del reddito del sistema economico. Quindi, la vendita di beni usati non rientra nel computo del
PIL. I beni invenduti influenzano il PIL dato che la spesa totale delleconomia non cambiata e neanche il
reddito totale. Le scorte invece aumentano il PIL delleconomia dato che aumentano il reddito totale e la
spesa per le scorte.
BENI INTERMEDI E VALORE AGGIUNTO Per la produzione di un numero elevato di beni, le materie prime
vengono trasformate in beni intermedi da unimpresa che li cede poi a una seconda impresa per le
lavorazioni finali. In questo caso, nel computo del PIL viene incluso solo il valore del bene finale poich il
valore del bene intermedio incorporato in questultimo. Quindi, il PIL il valore totale dei beni e dei
servizi finali prodotti. Questo si pu calcolare anche come somma dei valori aggiunti delle imprese che
hanno contribuito a realizzare il bene finale. Il valore aggiunto uguale alla differenza tra il valore del
prodotto finale meno il valore del bene intermedio impiegato per ottenerlo.
LE ABITAZIONI E ALTRI VALORI IMPUTATI Dato che alcuni beni e servizi non vengono scambiati, questi non
hanno un prezzo di mercato. Per fare in modo che il PIL includa anche il valore di questi, si deve stimare il
loro valore. La stima viene chiamata valore di imputazione. Il canone daffitto di un appartamento parte
del PIL, sia in quanto spesa dellaffittuario sia in quanto reddito del proprietario. Per includere anche i
servizi abitativi di cui gode chi vive in casa propria, il PIL include il canone che il proprietario avrebbe dovuto
pagare per laffitto del suo appartamento. Infine, non viene data imputazione al valore dei beni e servizi
scambiati nelleconomia sommersa, che quella parte del sistema economico sottratta al controllo dello
Stato con lobiettivo di evadere limposizione fiscale o perch il suo oggetto illecito.

PIL REALE, PIL NOMINALE E DEFLATORE DEL PIL Il PIL nominale il valore totale dei beni e dei servizi
misurato a prezzi correnti. Il PIL reale il valore dei beni e dei servizi misurato con un livello dei prezzi
costante; quindi, il PIL reale dimostra cosa accadrebbe alla spesa se cambiassero le quantit, ma non i
prezzi. Il deflatore del PIL un indicatore dellandamento generale dei prezzi in un sistema economico,
calcolato come rapporto tra PILNOMINALE/PILREALE. In sintesi: il PIL nominale misura il valore monetario
corrente della produzione aggregata delleconomia; il PIL reale misura il valore della produzione aggregata
a prezzi costanti; il deflatore del PIL misura il prezzo della produzione aggregata in rapporto ai prezzi
dellanno base.
INDICE DI PAASHE E INDICE DI LASPEYRES Lindice di Paashe (Deflatore del PIL) misura i cambiamenti
avvenuti nei prezzi rispetto allanno preso come base ed i pesi sono costituiti dalle quantit prodotte
nellanno corrente. Questo indice non considera la possibile sostituzione verso beni di qualit inferiore da
parte dei consumatori, quindi tende a sottostimare lincremento effettivo dei prezzi.
Lindice di Laspeyres (IPC) una media ponderata dei prezzi relativi allanno 2013 in rapporto agli stessi
beni nellanno 2010, calcolata utilizzando come pesi le quote spese nellacquisto dei singoli beni nel 2010.
Questo indice: non considera la possibile sostituzione dei beni effettuata dai consumatori; soffre
lintroduzione di nuovi prodotti e lincremento della qualit dei prodotti esistenti. Quindi, tende a
sovrastimare lincremento effettivo dei prezzi.
Questi due indici sono a base fissa, nei quali lanno base viene mantenuto costante per un certo numero di
periodi. Per risolvere tale problema dal 2005 si utilizzano gli indici a catena nei quali lanno di riferimento
viene modificato di periodo in periodo. In questo modo si utilizza un sistema di ponderazione che si rinnova
annualmente garantendo cosi una rappresentazione meno distorta della crescita reale degli aggregati
economici.
LE COMPONENTI DELLA SPESA E CONTABILITA NAZIONALE Il PIL corrisponde alla somma di consumo,
investimento, spesa pubblica ed esportazioni nette. Y = C + I + G + NX Economia aperta;
Y = C + I + G Economia chiusa.
Consumo (C) = spesa per consumi finali dei nuclei familiari pi spesa per consumi finali delle istituzioni prive
di scopo di lucro a servizio dei privati. Investimento (I) = investimento delle imprese pi investimento
residenziale pi investimento in scorte. Spesa pubblica (G) = spesa per consumi finali delle pubbliche
amministrazioni pi spesa per investimento delle pubbliche amministrazioni.
Esportazioni nette (NX) = esportazioni meno importazioni pi saldo netto delle spese afferenti ai flussi
turistici.
Il singolo individuo pu: spendere il suo reddito per acquistare beni e servizi; pu prestarlo agli altri agenti
economici; pu prestarlo alla Pubblica Amministrazione; trasferirlo alla Pubblica Amministrazione sotto
forma di imposte, i cui proventi serviranno per acquistare beni e servizi. Quindi, anche se il singolo
individuo non spende tutto il suo reddito, tutto il reddito viene alla fine speso da qualcun altro.
La spesa per consumi finali il valore della spesa di tutti i beni e servizi acquistati nelleconomia finalizzati al
consumo. La bilancia dei pagamenti di un Paese registra il valore di tutte le transazioni con i Paesi. Ogni
transazione che comporta un pagamento da parte del Paese una voce in uscita (importazioni); ogni
transazione che comporta un pagamento ricevuto dal Paese una voce in entrata (esportazioni).
Il fondo monetario internazionale (FMI) unorganizzazione costituita da 188 paesi, che ha il compito di
promuovere la cooperazione monetaria globale, assicurare la stabilit finanziaria, facilitare il commercio
internazionale, promuovere un elevato livello di occupazione e di crescita economica sostenibile e ridurre la
povert in tutto il mondo.

PNL, PNN E PIL PRO CAPITE Il prodotto nazionale lordo (PNL) misura il reddito dei residenti del paese;
indica il valore della produzione complessiva di beni e servizi finali, in un determinato periodo di tempo,
riferita unicamente ai cittadini del Paese PNL = PIL + redditi esteri di residenti redditi interni di non
residenti. Il prodotto nazionale netto (PNN) dato dalla differenza tra il PNL meno lammortamento di
capitale, ossia la stima della perdita di valore dello stock di impianti, attrezzature e fabbricati residenziali
verificatesi nel corso dellanno. Il PIL pro capite misura il PIL per abitante: Y/L. Tanto maggiore la crescita
del PIL rispetto alla crescita della popolazione tanto pi aumenta il PIL pro capite.
INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO (IPC) E TASSO DI INFLAZIONE Lindice dei prezzi al consumo misura la
variazione dei prezzi di beni di consumo. La misura del tasso di inflazione consiste nel calcolo mensile della
variazione dei prezzi di un insieme di beni e servizi.
LIstat produce tre diversi indici: lindice dei prezzi al consumo per lintera collettivit (NIC), utilizzato per la
misura dellinflazione nazionale; lindice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), calcolato per assicurare
una misura dellinflazione comparabile con i paesi dellUE; lindice dei prezzi al consumo per le famiglie di
operai e impiegati (FOI), generalmente utilizzato per le rivalutazioni monetarie.
Questi tre indici si basano su ununica rilevazione e sulla stessa metodologia di calcolo, condivisa a livello
internazionale. NIC e FOI si basano sullo stesso paniere, ma il peso attribuito a ogni bene o servizio
diverso, a seconda dellimportanza che questi rivestono nei consumi della popolazione di riferimento. Per il
NIC la popolazione di riferimento la popolazione presente sul territorio nazionale; per il FOI linsieme
della famiglie residenti che fanno capo a un operaio o un impiegato. LIPCA ha in comune con il NIC la
popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due indici perch il paniere esclude, sulla base di un
accordo comunitario, le lotterie, il lotto e i concorsi pronostici. Unaltra differenza fra i tre indici riguarda il
concetto di prezzo considerato: il NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita; LIPCA si
riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore.
Ogni bene allinterno del paniere partecipa al calcolo dellindice con un peso pari allimportanza che
assume sul totale dei consumi. I prodotti del paniere e il peso loro attribuito sono definiti sulla base della
spesa sostenuta dalle famiglie, in modo da rappresentare la struttura dei consumi della popolazione.
Linflazione tendenziale viene calcolata mese per mese come variazione del valore dellindice tra un
determinato mese dellanno e lo stesso mese dellanno passato. Linflazione congiunturale misura la
variazione dei prezzi tra due mesi successivi.
DIFFERENZE TRA DEFLATORE DEL PIL E IPC Il deflatore del PIL misura il livello dei prezzi di tutti i beni e
servizi prodotti nelleconomia mentre lIPC misura il livello dei prezzi di tutti i beni e servizi acquistati dai
consumatori. Inoltre, il deflatore del PIL comprende tutti i beni e servizi prodotti allinterno delleconomia,
mentre lIPC considera anche i beni esteri consumati nelleconomia. Per quanto riguarda il calcolo, nel
deflatore del PIL il paniere dei beni varia anno dopo anno mentre nel calcolo dellIPC si assume un paniere
costante che viene variato occasionalmente dallistituto centrale di statistica.
TASSO DI CRESCITA DEL PIL Il tasso di crescita del PIL dato dalla variazione percentuale del PIL in un
determinato intervallo di tempo. Considerando il tasso nominale, cio espresso a tassi correnti, avremo:
Tasso di crescita = (PILt PILt-1)/(PILt-1). Se PIL(t) una variabile continua nel tempo, si pu calcolare il tasso
istantaneo di crescita del PIL come: Tasso istantaneo di crescita del PIL = (d ln PIL(t))/(dt).
TASSO DI DISOCCUPAZIONE Dato che non tutte le persone possono lavorare (pensionati, minori di anni
14), sottraendo alla popolazione queste due categorie si ottiene
Popolazione in et attiva = Popolazione (P) (anziani + giovani)
Non tutte le persone in et attiva per partecipano al mercato del lavoro (casalinghe, studenti maggiori di
15 anni), quindi la forza lavoro sar data da Forza lavoro (L) = Occupati (N) + Disoccupati (U)

Il tasso di partecipazione alla forza lavoro dato da = Forza lavoro (L)/Popolazione in et attiva (PL)
Il tasso di disoccupazione (U) definito come la quota dei disoccupati rispetto alla forza lavoro
u = U/L = (L N)/N. Moltiplicando per 100 si ottiene il tasso di disoccupazione espresso in termini
percentuali. In termini logaritmici si tasso u = ln(L) ln(N). Una diminuzione del tasso di disoccupazione fa
aumentare il tasso di occupazione solo se si mantiene costante o aumenta il tasso di partecipazione L/PL.
Sono disoccupati volontari quei soggetti che, ad un determinato salario reale, non desiderano lavorare.
Sono disoccupati involontari quei soggetti che, ad un determinato salario reale, desiderano lavorare ma
non trovano lavoro. La disoccupazione frizionale la disoccupazione causata dal tempo necessario per
trovare una nuova occupazione. La disoccupazione strutturale causata dalla rigidit dei salari e dal
razionamento dei posti di lavoro: al salario reale corrente, lofferta di lavoro superiore alla domanda. La
disoccupazione ciclica legata al ciclo di espansione e recessione delleconomia. La disoccupazione
stagionale legata a variazioni climatiche o stagionali della domanda e dellofferta di lavoro (turismo e
agricoltura).
CAPITOLO 3 IL REDDITO NAZIONALE: DA DOVE VIENE E DOVE VA
COSA DETERMINA LA PRODUZIONE AGGREGATA DI BENI E SERVIZI La produzione di beni e servizi di un
sistema economico, cio il suo PIL, dipende dalla quantit di fattori di produzione di cui leconomia dispone
e dalla capacit di trasformare questi fattori di produzione in beni e servizi.
I fattori di produzione vengono utilizzati per produrre beni e servizi. I fattori di produzione pi importanti
sono il capitale (K) e il lavoro (L). Il capitale costituito da tutti gli attrezzi e gli utensili che i lavoratori
utilizzano con finalit produttive; il lavoro costituito dal tempo che gli individui dedicano ad attivit
direttamente produttive. Per semplificare si ipotizza che i fattori di produzione siano disponibili in quantit
fissa nel sistema economico e che questi siano pienamente utilizzati.
LA FUNZIONE DI PRODUZIONE La tecnologia di produzione disponibile determina il volume della
produzione che si ottiene per ogni data quantit di capitale e di lavoro. Definendo con Y la produzione
aggregata, la funzione di produzione : Y = F(K,L). La funzione di produzione descrive la tecnologia
disponibile per trasformare capitale e lavoro in beni e servizi. Una funzione di produzione ha rendimenti di
scala costanti se a un aumento di uguale percentuale di tutti i fattori di produzione corrisponde un
aumento di pari percentuale della produzione. In termini matematici, una funzione di produzione con
rendimenti di scala costanti descritta dalla seguente relazione: zY = F(zK, zL).
COME SI DISTRIBUISCE IL REDDITO NAZIONALE TRA I FATTORI DI PRODUZIONE La produzione aggregata
del sistema economico uguale al reddito aggregato. Dato che i fattori di produzione e la funzione di
produzione, insieme, determinano la produzione aggregata di beni e servizi, determinano anche il reddito
nazionale. La teoria neoclassica della distribuzione afferma che i prezzi si aggiustino in modo da garantire
luguaglianza tra domanda e offerta.
I PREZZI DEI FATTORI La distribuzione del reddito nazionale determinata dai prezzi dei fattori, i quali
corrispondono alle somme corrisposte per la remunerazione dei fattori di produzione. Il prezzo che ciascun
fattore di produzione riceve per i propri servizi determinato dallofferta e dalla domanda per quel fattore.
Lintersezione tra la curva di domanda del fattore (pendenza negativa) e la curva di offerta del fattore
(verticale) determina il prezzo di equilibrio del fattore stesso.
LE DECISIONI DELLIMPRESA CONCORRENZIALE Dato che limpresa concorrenziale piccola rispetto ai
mercati in cui opera le sue decisioni non sono in grado di influenzare i prezzi di mercato. Questo significa
che limpresa media produce un bene e lo vende al prezzo di mercato. Quindi, limpresa media pu
venderne qualsiasi quantit senza provocare una variazione del prezzo di mercato. Analogamente,
limpresa media non pu influenzare il salario dei lavoratori, perch nel mercato del lavoro sono presenti

molte altre imprese. Per produrre beni o servizi, limpresa media ha bisogno di due fattori di produzione:
capitale e lavoro; quindi, la sua funzione di produzione sar: Y = F(K, L). Limpresa produce una quantit
tanto maggiore quante pi macchine possiede e quante pi ore fa lavorare i propri dipendenti. Limpresa
vende il proprio prodotto al prezzo P, corrisponde ai lavoratori un salario W e remunera il capitale con una
rendita R. Lobiettivo dellimpresa la massimizzazione del profitto, il quale pari alla differenza tra i ricavi
totali ed i costi del lavoro e del capitale: Profitto = RT W*L R*K.
LA DOMANDA DI FATTORI DI PRODUZIONE DELLIMPRESA Limpresa tanto pi lavoro utilizza, tanto pi
produce. Il prodotto marginale del lavoro (PML) la quantit aggiuntiva di prodotto che limpresa ottiene
da ogni unit aggiuntiva di lavoro, mantenendo fissa la quantit di capitale: PML = F(K, L+1) F(K, L). Quasi
tutte le funzioni di produzione sono caratterizzate da prodotto marginale decrescente: tenendo fissa la
quantit di capitale, il prodotto marginale del lavoro diminuisce allaumentare della quantit di lavoro
impiegata.
Limpresa nel decidere se assumere un lavoratore in pi volendo massimizzare il profitto, mette a confronto
il ricavo aggiuntivo che ottiene dallaumento di produzione con la remunerazione aggiuntiva che dovr
corrispondere al lavoratore. Il ricavo aggiuntivo dato dal prodotto tra il PML ed il prezzo di vendita P del
prodotto. Se il prodotto PML*P maggiore del salario del lavoratore, allora allimpresa conviene assumerlo.
Quindi, limpresa continua ad assumere lavoratori finch lunit aggiuntiva di lavoro non produce pi un
profitto, ovvero finch: PML*P = W, dalla quale si ricava: PMP = (W/P). Il rapporto tra la remunerazione del
lavoratore ed il prezzo del prodotto corrisponde al salario reale. Per massimizzare il profitto, limpresa
assume lavoratori fino al punto che il prodotto marginale del lavoro uguale al salario reale. Dato che il
PML diminuisce allaumentare del lavoro utilizzato, la sua curva ha pendenza negativa. La curva del PML
corrisponde alla curva di domanda di lavoro.
IL PRODOTTO MARGINALE DEL CAPITALE E LA DOMANDA DI CAPITALE Limpresa stabilisce la quantit di
capitale da utilizzare nel processo produttivo seguendo un processo simile a quello visto per il lavoro.
Quindi, per massimizzare il profitto, limpresa utilizzer capitale fino al punto in cui il PMK uguale alla
rendita reale del capitale, ovvero: PMK = R/P. La rendita reale la rendita misurata in termini di prodotto,
invece che in termini monetari.
Quindi, limpresa domanda ciascun fattore di produzione in modo che il prodotto marginale del fattore
stesso sia uguale al suo prezzo in termini reali.
LA FUNZIONE DI PRODUZIONE COBB-DOUGLAS La funzione : F(K, L) = A*Kalfa*L1-alfa, dove A un
parametro maggiore di zero che misura la produttivit della tecnologia disponibile. Questa funzione ha
rendimenti di scala costanti. Il PML = (1-Alfa)*A*Kalfa*L-alfa; invece il PMK = (alfa)*A*Kalfa-1*L1-alfa. Un aumento
della quantit di capitale provoca un aumento del PML e una diminuzione del PMK; invece, un aumento
della quantit di lavoro riduce il PML e aumenta il PMK. Allaumentare di A aumentano proporzionalmente i
prodotti marginali di entrambi i fattori. Il PML e PMK possono anche essere scritti come: PML = (1-alfa)(Y/L)
e PMK = (alfa)(Y/K). (Y/L) detto produttivit media del lavoro e (Y/K) detto produttivit media del
capitale. Se la funzione di produzione Cobb-Douglas, la produttivit marginale di un fattore
proporzionale alla sua produttivit media.
COSA DETERMINA LA DOMANDA DI BENI E SERVIZI Considerando uneconomia chiusa, ovvero un sistema
economico che non intrattiene rapporti commerciali con altri sistemi economici, le esportazioni nette sono
nulle e quindi la produzione aggregata ha tre componenti: Y = C + I + G, dove I sono gli investimenti, C il
consumo e G la spesa pubblica.
IL CONSUMO Il reddito disponibile la parte di reddito che rimane dopo il pagamento delle imposte, Y-T.
Gli individui allocano il proprio reddito tra consumo e risparmio. Se il livello di consumo dipende
direttamente dal livello del reddito disponibile, tanto pi elevato questultimo tanto pi elevato sar il

consumo. La funzione di consumo, C = C(Y-T), esprime il consumo in funzione del reddito disponibile. La
propensione marginale al consumo (PMC) la variazione del livello di consumo che si verifica a fronte di un
aumento unitario del reddito disponibile. Il valore della PMC compreso tra 0 e 1.
LINVESTIMENTO Sia gli individui sia le imprese acquistano beni di investimento. La quantit domandata
di beni di investimento dipende dal tasso di interesse, cio dal costo delle risorse necessarie per finanziare
lacquisto di tali beni. Un progetto di investimento per essere redditizio deve promettere un rendimento
superiore al suo costo, ovvero superiore agli interessi pagati sui fondi presi a prestito. I tassi di interesse si
distinguono in tassi di interesse nominali e tassi di interesse reali. Il tasso di interesse nominale corrisponde
a quello che linvestitore deve pagare. Il tasso di interesse reale il tasso di interesse nominale depurato
dagli effetti dellinflazione. Quindi, lequazione che mette in relazione linvestimento I con il tasso di
interesse reale r : I = I * r
LA SPESA PUBBLICA La spesa pubblica rappresenta circa il 15-20% del PIL. I trasferimenti sono lopposto
delle imposte, ovvero aumentano il reddito disponibile. Quindi si pu definire T come la differenza tra le
imposte e i trasferimenti. Se la spesa pubblica per lacquisto di beni e servizi uguale alle imposte meno i
trasferimenti, allora G = T, e il bilancio dello Stato in pareggio.
LEQUILIBRIO NEL MERCATO DI BENI E SERVIZI: LOFFERTA E LA DOMANDA DEL PRODOTTO AGGREGATO
Il seguente sistema di equazioni sintetizza lanalisi della domanda di beni e servizi:
Y=C+I+G
C = C(Y T)
I = I (r)
G = GNEGATO
T = TNEGATO
La domanda del prodotto totale delleconomia determinata da consumo, investimento e spesa pubblica; il
consumo dipende dal reddito disponibile; linvestimento dipende dal tasso di interesse; la spesa pubblica e
le imposte sono variabili esogene, determinate dalle decisioni di politica fiscale. Sostituendo la funzione di
consumo e la funzione di produzione nel reddito nazionale, si ottiene: Y = C(Y-T) + I(r) + G. Dato che G e T
sono determinate dalla politica fiscale e poich il livello di produzione Y determinato dai fattori di
produzione e dalla funzione di produzione, il reddito nazionale diventa:

YNEGATO = C(YNEGATO-TNEGATO) + I(r) + GNEGATO


Questa equazione stabilisce che lofferta di produzione aggregata uguale alla domanda, che pari a sua
volta alla somma di consumo, investimento e spesa pubblica. Il tasso di interesse (r) deve aggiustarsi in
modo da garantire lequilibrio tra domanda e offerta. Tanto pi elevato il tasso di interesse, tanto pi
basso il livello della spesa per investimento e, quindi, tanto minore la domanda di beni e
servizi, C + I + G. Se il tasso di interesse troppo alto, la spesa per investimento troppo bassa e lofferta
eccede la domanda; se il tasso di interesse troppo basso, la spesa per investimento troppo alta e la
domanda eccede lofferta. Al tasso di interesse di equilibrio, la domanda di beni e servizi uguale
allofferta.
LEQUILIBRIO NEI MERCATI FINANZIARI: LOFFERTA E LA DOMANDA DI FONDI MUTUABILI Il tasso di
interesse allo stesso tempo il costo dellindebitamento per i debitori e la remunerazione dei prestiti per i
creditori. Quindi, lidentit contabile del reddito nazionale si pu riscrivere come: I = Y C G. Il termine
Y C G la produzione residua, chiamata anche risparmio (S). Per vedere come il tasso di interesse porti i
mercati finanziari in condizione di equilibrio si sostituisce la funzione di consumo e la funzione di
investimento nellidentit contabile del reddito nazionale: I(r) = YNEGATO C(YNEGATO TNEGATO) GNEGATO
questa formula equivale a SNEGATO = I(r). Graficamente la funzione di risparmio rappresentata da una retta
verticale dato che il risparmio non dipende dal tasso di interesse; la funzione di investimento ha invece
pendenza negativa: tanto maggiore il tasso di interesse, meno redditizi saranno i progetti di investimento.
Il tasso di interesse si aggiusta fino a quando la somma che le imprese vogliono investire uguale alla
somma che gli individui vogliono risparmiare. Il tasso di interesse di equilibrio dato dallintersezione delle

curve di domanda e di offerta di fondi mutuabili: al tasso di interesse di equilibrio, la somma che gli
individui desiderano risparmiare esattamente uguale alla somma che le imprese desiderano investire,
quindi la quantit di fondi mutuabili offerta identica alla quantit domandata.
LE VARIAZIONI DEL RISPARMIO: GLI EFFETTI DELLA POLITICA FISCALE Quando lo Stato cambia il proprio
livello di spesa o di tassazione, influenza la domanda di beni e servizi prodotti dalleconomia e altera il
risparmio nazionale, linvestimento e il tasso di interesse di equilibrio. Un aumento della spesa pubblica
comporta un aumento della domanda di beni e servizi di ammontare pari a DELTAG; ma dato che la
produzione aggregata fissa, laumento della spesa pubblica deve essere compensato da una diminuzione
dellinvestimento di pari ammontare. Per far in modo che linvestimento diminuisca, il tasso di interesse
deve aumentare.
Quindi, laumento della spesa pubblica provoca un aumento del tasso di interesse e una diminuzione della
spesa per investimento (effetto spiazzamento).
Una diminuzione delle imposte da parte dello Stato provoca un aumento del reddito disponibile e quindi
laumento del consumo. Se le imposte vengono diminuite di un ammontare DELTAT, il consumo aumenta di
un ammontare pari a (DELTAT)*PMC. Dato che la produzione aggregata del sistema economico fissa e che il
livello della spesa esogeno, laumento del consumo deve essere compensato da una diminuzione della
spesa per investimento. Quindi, una riduzione delle imposte, spiazza linvestimento e fa aumentare il tasso
di interesse.
LE VARIAZIONI DELLA DOMANDA DI INVESTIMENTO Una delle cause dellaumento dellinvestimento
linnovazione tecnologica. La domanda di investimento pu cambiare anche a seguito di provvedimenti di
politica fiscale che incoraggiano o scoraggiano gli investimenti. Per ogni livello del tasso di interesse, la
domanda di beni di investimento pi elevata. Laumento della domanda rappresentato graficamente da
uno spostamento verso destra della curva di investimento. La spesa per investimento di equilibrio non
cambia dato che il livello fisso di risparmio che determina lammontare complessivo della spesa per
investimento. Con una curva di risparmio con pendenza positiva, laumento della domanda di investimento
farebbe aumentare sia il tasso di interesse di equilibrio sia la spesa per investimento.
CONCLUSIONI I fattori di produzione e la tecnologia di produzione determinano la produzione aggregata
di beni e servizi del sistema economico. Un aumento nella quantit di uno dei fattori o uninnovazione
tecnologica provocano un aumento della produzione.
Limpresa concorrenziale che massimizza il profitto utilizza una quantit di lavoro tale da eguagliare il
prodotto marginale del lavoro al salario reale; analogamente, utilizza una quantit di capitale tale da
eguagliare il prodotto marginale del capitale alla rendita reale del capitale. Dunque, la remunerazione di
ciascun fattore di produzione commisurata al suo prodotto marginale; se la funzione di produzione ha
rendimenti di scala costanti, tutta la produzione aggregata utilizzata per remunerare i fattori.
La produzione aggregata del sistema economico viene utilizzata per consumo, investimento e spesa
pubblica. Il consumo correlato positivamente al reddito disponibile; la spesa per investimento correlata
negativamente al tasso di interesse reale; la spesa pubblica e le imposte sono determinate esogenamente
dalla politica fiscale.
Il tasso di interesse reale si aggiusta in modo da equilibrare la domanda e lofferta del prodotto aggregato
delleconomia o per garantire lequilibrio tra il risparmio e la spesa per investimento. Una diminuzione del
risparmio nazionale, che pu essere provocata da un aumento della spesa pubblica o da una diminuzione
delle imposte, riduce linvestimento di equilibrio e fa aumentare il tasso di interesse. Anche un aumento
della domanda di investimento, che pu essere provocata da uninnovazione tecnologica o da un incentivo
fiscale allinvestimento, provoca un aumento del tasso di interesse; un aumento della domanda di
investimento fa aumentare la quantit di investimento soltanto se un pi elevato tasso di interesse stimola
gli individui a risparmiare di pi.

CAPITOLO 4 LA MONETA E LINFLAZIONE


LE FUNZIONI DELLA MONETA La moneta ha tre funzioni: riserva di valore, unit di conto e mezzo di
scambio. In quanto riserva di valore, la moneta rappresenta un mezzo per trasferire potere dacquisto dal
presente al futuro. In quanto unit di conto, la moneta rappresenta lunit di misura con cui si esprimono i
prezzi e si rilevano i debiti. In quanto mezzo di scambio, la moneta ci che si utilizza per acquistare beni e
servizi. La moneta assume molte forme. La moneta che non ha valore intrinseco detta moneta a corso
legale.
In uneconomia fondata sul baratto, affinch si realizzi uno scambio, deve verificarsi una doppia coincidenza
dei bisogni, cio che due individui abbiano ciascuno il bene desiderato dallaltro, nel momento e nel posto
giusti. Il baratto la prima forma storica dello scambio commerciale quando si esce dalleconomia della
sussistenza. La prima forma di moneta fu la moneta merce, ossia animali-moneta e utensili-moneta. La
moneta merce pi diffusa loro.
COME SI DETERMINA LA QUANTITA DI MONETA La quantit di moneta disponibile in un sistema
economico detta offerta di moneta. In un sistema che utilizza una moneta a corso legale, come la maggior
parte delle economie contemporanee, lofferta di moneta controllata dallo Stato, che ha il monopolio
sulla stampa delle banconote. Il controllo esercitato sullofferta di moneta detto politica monetaria. Nelle
economie avanzate la politica monetaria delegata a unistituzione detta banca centrale. Le decisioni della
banca centrale riguardo allofferta di moneta vengono prese di solito da un comitato. Il principale
strumento attraverso il quale una banca centrale controlla lofferta di moneta sono le operazioni di
mercato aperto, cio operazioni di acquisto o di vendita di titoli del debito pubblico. Quando una banca
centrale vuole aumentare lofferta di moneta, stampa moneta e la usa per acquistare i titoli di Stato dal
pubblico; se, invece, la banca centrale vuole ridurre lofferta di moneta, vende parte dei titoli di debito
pubblico che detiene nel proprio portafoglio.
COME SI MISURA LA QUANTITA DI MONETA Per misurare la quantit di moneta si utilizzano gli aggregati
monetari con i quali si valuta linsieme complessivo, in un determinato momento di un sistema economico,
della moneta e delle attivit finanziarie che possono avere la sua stessa funzione. Gli aggregati monetari
della zona euro si suddividono in: M1, composto dal circolante e dai depositi alla giornata; M2, composto
da M1 e i depositi a vista a lungo termine; M3, composto da M2 e tutti gli strumenti del mercato
monetario, come i certificati di deposito e i fondi comuni monetari. Quindi, la quantit di moneta totale
data da Moneta = M1 + M2 + M3
LE TRANSAZIONE E LEQUAZIONE QUANTITATIVA Gli individui detengono moneta allo scopo di acquistare
beni e servizi: pi moneta necessaria per soddisfare questo bisogno, pi ne detengono. Perci, la quantit
di moneta correlata alle somme che vengono scambiate nel corso delle transazioni. Il collegamento tra le
transazione e la moneta dato dallequazione quantitativa: Moneta * Velocit = Prezzo * Transazioni
M * V = P * T Il prodotto P * T uguale alla quantit di moneta scambiata in un anno. Il prodotto
M * V si riferisce alla moneta utilizzata per le transazioni; V la velocit di circolazione della moneta
rispetto alle transazioni e misura la rapidit con cui la moneta circola nel sistema economico. Questa
equazione utile perch dimostra che se una delle variabili varia, una o pi delle altre devono
necessariamente variare per mantenere luguaglianza.
DALLE TRANSAZIONI AL REDDITO Per analizzare il ruolo della moneta nel sistema economico, si utilizza
una versione leggermente diversa dellequazione quantitativa. Dato che il numero delle transazioni T
difficile da misurare, viene sostituito con la produzione aggregata del sistema economico, Y. Transazioni e
produzione aggregata sono correlate perch quanto pi leconomia produce, tanti pi beni e servizi
vengono scambiati. Lequazione quantitativa pu essere riscritta quindi in questo modo
Moneta * Velocit = Prezzo * Produzione aggregata M * V = P * Y. Dato che Y anche il reddito

totale, V indica la velocit di circolazione della moneta rispetto al reddito, la quale misura il numero di volte
in cui ogni banconota entra nel reddito di un individuo in un dato periodo di tempo.
LA FUNZIONE DI DOMANDA DI MONETA E LEQUAZIONE QUANTITATIVA I saldi monetari reali, M/P,
misurano il potere dacquisto dello stock di moneta. Una funzione di domanda di moneta unequazione
che spiega come si determina la quantit di saldi monetari reali che gli individui desiderano detenere.
Funzione di domanda di moneta (M/P)d = k * Y k una costante che indica la quantit di moneta che
gli individui desiderano detenere per ogni unit di reddito. Questa equazione stabilisce che la quantit
domandata di saldi monetari reali proporzionale al reddito reale.
Aggiungendo alla funzione di domanda di moneta la condizione che la domanda di saldi monetari reali,
(M/P)d, deve essere uguale allofferta otteniamo M(1/k) = P * Y con V=(1/k) M * V = P * Y. Con
questi passaggi si dimostrato il collegamento esistente tra la domanda di moneta e la velocit di
circolazione della moneta. Quindi, se gli individui desiderano detenere molta moneta per ogni unit di
reddito, la moneta cambia di mano molto raramente (V assume valore basso); se gli individui desiderano
detenere poca moneta per unit di reddito, le banconote cambiano di mano con grande frequenza (V
assume valore elevato).
LA MONETA, I PREZZI E LINFLAZIONE La capacit produttiva di un sistema economico determina il PIL
reale, la quantit di moneta determina il PIL nominale, e il deflatore del PIL il rapporto tra PIL nominale e
PIL reale. Supponendo che la velocit di circolazione della moneta fissa, qualunque variazione dellofferta
di moneta comporta una variazione proporzionale del PIL nominale; ma dato che i fattori di produzione e la
funzione di produzione determinano il PIL reale, la variazione del PIL nominale non pu che comportare
una variazione del livello generale dei prezzi. Quindi, la teoria quantitativa implica che il livello dei prezzi sia
proporzionale allofferta di moneta. Perci, la teoria quantitativa della moneta afferma che la banca
centrale, controllando lofferta di moneta, ha il controllo assoluto del tasso di inflazione. Se la banca
centrale mantiene stabile lofferta di moneta, il livello dei prezzi stabile; se la banca centrale aumenta
rapidamente lofferta di moneta, il livello dei prezzi aumenta rapidamente.
IL SIGNORAGGIO: QUEL CHE SI GUADAGNA DAL BATTERE MONETA Si visto come laumento dellofferta
di moneta provochi inflazione. Un governo ha tre modi per finanziare la spesa pubblica: aumentando le
entrate, tramite un aumento delle imposte; indebitandosi con i cittadini, attraverso lemissione di titoli di
Stato; battendo moneta. Il ricavo che si ottiene dal battere moneta si chiama signoraggio. Se un governo
batte moneta per finanziare la spesa pubblica, lofferta di moneta aumenta. Laumento dellofferta di
moneta, a sua volta, genera inflazione. Con laumento dei prezzi dovuto allaumento dellofferta di moneta
diminuisce per il valore reale delle banconote che ogni individuo ha in tasca, quindi, linflazione equivale a
unimposta sulla detenzione di moneta. Il signoraggio spesso la principale fonte di entrate per gli Stati che
attraversano una fase di iperinflazione. Linflazione la forma di tassazione che il cittadino difficilmente
riesce ad evadere e che anche il governo pi debole pu applicare, quando ormai non in grado di
applicare altro. Lunico risultato certo dellaumento dellofferta di moneta linflazione, se non addirittura
liperinflazione.
TASSO DI INTERESSE Il tasso di interesse nominale (i) misura quanta moneta possibile ricevere in pi,
dopo un dato periodo di tempo dando in prestito oggi una certa somma di denaro. Il tasso di interesse reale
(r) misura quanti beni e servizi possono essere acquistati in pi, dopo un dato periodo di tempo dando in
prestito oggi una certa somma di denaro al tasso di interesse nominale i. Quindi, il tasso di interesse
nominale il tasso di interesse corrisposto dalla banca; il tasso di interesse reale indica lincremento del
potere dacquisto. Tasso interesse reale r = i +

Indicando con d0 la somma presa a prestito al tempo 0, la somma restituita al termine del periodo sar pari
a d1 = d0 + i d0 d1 = d0(1 + i)
Analogamente per il tassi di interesse reale q1 = q0 + r q0 q1 = q0(1 + r)
Se il livello dei prezzi rimane stabile nellanno, allora i = r. Infatti rinunciando al tempo 0 a spendere la
somma d0 per acquistare la quantit di beni q0, si potrebbe acquistare al tempo 1 la quantit q1 ai pressi p0.
Quindi 1 + i = d1/d0 = (p0 * q1)/(p0 * q0) = 1 + r
Se invece i prezzi variano tra il tempo 0 ed il tempo 1, allora :
tasso inflazione () = (p1 p0)/p0 = (p1/p0) 1 p1/p0 = 1 +
Riorganizzando i termini dellequazione che descrive il tasso di interesse reale si dimostra che il tasso di
interesse nominale corrisponde alla somma del tasso di interesse reale e del tasso di inflazione
i = r + . Questa viene chiamata equazione di Fisher e mostra che il tasso di interesse nominale pu
variare per due cause: per una variazione del tasso di interesse reale e per una variazione del tasso di
inflazione.
La teoria quantitativa della moneta dimostra che il tasso di crescita della quantit di moneta determina il
tasso di inflazione; lequazione di Fisher ci dice che sommando il tasso di interesse reale e il tasso di
inflazione si determina il tasso di interesse nominale. Infatti, secondo la teoria quantitativa, un aumento del
tasso di crescita della moneta pari all1% genera un aumento del tasso di inflazione dell1%. Secondo
lequazione di Fisher, un aumento dell1% del tasso di inflazione provoca a sua volta un aumento dell1%
del tasso di interesse nominale.
DUE TASSI DI INTERESSE REALI: EX ANTE ED EX POST Quando un creditore e un debitore si accordano su
un tasso di interesse nominale, non sanno quale sar il tasso di inflazione prevalente per la durata del
prestito. Per questo motivo si distinguono due diversi tipi di tasso di interesse reale: il tasso di interesse
reale che il creditore e il debitore si aspettano al momento della stipula dellaccordo, chiamato tasso di
interesse reale ex ante, e il tasso di interesse reale che effettivamente si realizza, chiamato tasso di
interesse reale ex post. Detto il tasso di inflazione futuro effettivo e e il tasso di inflazione futuro atteso,
il tasso di interesse reale ex ante (i e) e il tasso di interesse reale ex post (i ). Se linflazione
effettiva si discosta dallinflazione attesa e, i due tassi sono tra loro differenti. In questo caso leffetto di
Fisher pu essere scritto come: i = r + e.
IL COSTO DI DETENERE MONETA Il tasso di interesse nominale il costo-opportunit di detenere moneta:
ci a cui rinunciamo nel preferire la moneta liquida a un impiego fruttifero. Il costo di detenere monet :
r-(-e), che corrisponde al tasso di interesse nominale i. La domanda di moneta descritta dalla seguente
relazione: (M/P)d = L(i, Y). Questa equazione dimostra che la domanda di liquidit dei saldi monetari
funzione del reddito e del tasso di interesse nominale: tanto pi elevato il livello del reddito Y, tanto pi
elevata la domanda di saldi monetari reali; tanto pi elevato il tasso di interesse nominale i, tanto pi
bassa la domanda di saldi monetari reali.
MONETA FUTURA E PREZZI CORRENTI La moneta, i prezzi e i tassi di interesse sono correlati in molti modi
diversi. Linterazione della domanda e dellofferta di moneta determina il livello dei prezzi di equilibrio. Le
variazioni del livello dei prezzi corrispondono al tasso di inflazione. Linflazione, a sua volta, influenza il
tasso di interesse nominale attraverso leffetto di Fisher; e dato che il tasso di interesse nominale il costo
di detenere moneta, esso influisce sulla domanda di moneta. Per verificare come viene influenzato il livello
dei prezzi, si uguaglia lofferta di moneta M/P e la domanda di saldi monetari reali L(i, Y) M/P = L(i,Y). Si
utilizza poi lequazione di Fisher per sostituire al tasso di interesse nominale la somma del tasso di interesse
reale e dellinflazione attesa M/P = L(r + e, Y). Questa equazione stabilisce che il livello dei saldi

monetari dipende dal tasso di inflazione atteso. Il modello di Cagan ci dice che il livello dei prezzi dipende
da una media ponderata dellofferta corrente di moneta e dellofferta di moneta attesa per il futuro.
I COSTI SOCIALI DELLINFLAZIONE Fanno parte dei costi dellinflazione attesa il costo della variabilit dei
prezzi relativi e le distorsioni del sistema tributario; inoltre, linflazione inattesa provoca una ridistribuzione
arbitraria della ricchezza tra debitori e creditori. Lunico beneficio dellinflazione il miglior funzionamento
dei mercati del lavoro: i salari reali possono diminuire fino al raggiungimento del livello di equilibrio.
LIPERINFLAZIONE Liperinflazione un tasso di inflazione che superi il 50% al mese. Questo produce un
aumento sbalorditivo dei prezzi. In genere, un iperinflazione si innesca quando un governo comincia a
finanziare i disavanzi di bilancio stampando nuova moneta e termina nel momento in cui una riserva fiscale
elimina la necessit di ricorrere al signoraggio come fonte di finanziamento.
LA DICOTOMIA CLASSICA La dicotomia classica un principio molto importante che permette di
esaminare le variabili reali ignorando le variabili nominali. Lirrilevanza della moneta per le variabili reali
detta neutralit della moneta.
CAPITOLO 5 LECONOMIA APERTA
La maggior parte delle economie europee sono economie aperte che esportano beni e servizi allestero,
importano beni e servizi da altri paesi, danno e prendono fondi a prestito nei mercati finanziari
internazionali. Per valutare il grado di apertura di un economia si prende in considerazione la media di
esportazioni e importazioni, e si esprime il valore risultante in percentuale del PIL. In un economia aperta il
flusso di beni e servizi attraverso i confini nazionali sempre compensato da un equivalente flusso di fondi
che finanzia laccumulazione di capitale.
I FLUSSI INTERNAZIONALI DI CAPITALI E DI BENI La differenza tra uneconomia aperta e una chiusa sta nel
fatto che in quella aperta la spesa del paese di ogni anno non necessariamente uguale alla sua produzione
aggregata di beni e servizi dato che pu spendere di pi di quanto produce indebitandosi allestero o pu
spendere di meno di quanto produce offrendo la differenza in prestito agli stranieri.
IL RUOLO DELLE ESPORTAZIONI NETTE In un economia chiusa, tutta la produzione viene venduta entro i
confini nazionali e la spesa si suddivide in tre componenti: consumo, investimento e spesa pubblica. In
uneconomia aperta, invece, una parte della produzione viene venduta entro i confini nazionali e una parte
esportata allestero. In questo caso la spesa Y si suddivide in quattro componenti: consumo, investimento,
spesa pubblica ed esportazioni Y = Cd + Id + Gd + EX.
Il consumo totale C dato dalla somma del consumo interno di beni e servizi nazionali (Cd) pi il consumo
interno di beni e servizi esteri (Cf); lo stesso vale per linvestimento totale I = Id + If e per la spesa pubblica
G = Gd + Gf. Sostituendo le tre equazioni nella formula precedente si ottiene

Y = (C Cf) + (I If) + (G Gf) + EX


La somma delle componenti della spesa interna per lacquisto di beni e servizi esteri uguale alla spesa
totale per lacquisto di beni di importazione, IM. Lidentit del reddito nazionale diventa cosi:
Y = C + I + G + EX IM
Dato che la spesa per le importazioni compresa nella spesa interna e i beni e servizi importati dallestero
non fanno parte della produzione di un paese, le importazioni vengono sottratte. Si definisce esportazioni
nette la differenza tra esportazioni ed importazioni (EX-IM). Il reddito nazionale diventa cosi:
Y = C + I + G + NX
Questa equazione stabilisce che la spesa per la produzione aggregata nazionale uguale alla somma di
consumo, investimento, spesa pubblica ed esportazioni nette.

Se la produzione aggregata superiore alla spesa interna, si esporta la differenza e le esportazioni nette
sono positive; se la produzione aggregata inferiore alla spesa interna, si importa la differenza e le
esportazioni nette sono negative.
I FLUSSI INTERNAZIONALI DI CAPITALI E IL SALDO COMMERCIALE In uneconomia aperta i mercati
finanziari e i mercati dei beni e dei servizi sono strettamente legati tra loro. Partendo dalla definizione
dellidentit contabile si ottiene che il risparmio (S) : S = I + NX dalla quale si ottiene S I = NX.
Lesportazioni nette NX vengono chiamate saldo commerciale. Invece, la differenza tra risparmio interno e
investimento interno viene chiamata deflusso netto di capitali. Questo pari alla differenza tra
lammontare che i cittadini di un paese danno a prestito allestero e lammontare che prendono a prestito
dagli investitori stranieri. Se linvestimento estero netto e il saldo commerciale sono positivi, il paese
creditore nei mercati finanziari internazionali ed importa pi beni e servizi di quanti riesca a esportarne.
Lidentit contabile del reddito nazionale dimostra che il flusso internazionale di fondi che finanzia
laccumulazione del capitale e il flusso internazionale di beni e servizi sono due facce della stessa medaglia.
IL PIL, IL PNL, IL SALDO COMMERCIALE E IL CONTO CORRENTE DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI Il PIL
misura il reddito totale prodotto allinterno del paese; il PNL misura il reddito totale guadagnato dai
residenti di un paese. Quindi per ricavare il PNL si deve fare:
PNL = PIL + redditi dei fattori provenienti dallestero redditi dei fattori corrisposti a soggetti esteri
Quindi, definendo reddito estero netto (REN) la differenza tra i redditi dei fattori provenienti dallestero e i
redditi dei fattori corrisposti a soggetti esteri, il PNL diventa: PNL = PIL + REN
I trasferimenti unilaterali sono pagamenti eseguiti per i quali non viene registrata una contropartita nella
contabilit nazionale. Il saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti dato dalla somma tra le
esportazioni nette, reddito estero netto e pagamenti unilaterali netti:
Saldo conto corrente = esportazioni nette + reddito estero netto + pagamenti unilaterali netti
IL RISPARMIO E LINVESTIMENTO IN UNA PICCOLA ECONOMIA APERTA Utilizzando un modello basato su
risparmio e investimento, si ipotizza che leconomia abbia un disavanzo commerciale e prenda risorse
finanziarie a prestito da altri paesi, o abbia un avanzo commerciale e offra risorse finanziarie in prestito ad
altri paesi. Dato che il tasso di interesse reale (r) non si aggiusta in modo da tenere in equilibrio il risparmio
e linvestimento, grazie allipotesi di perfetta mobilit dei capitali, questo deve essere uguale al tasso di
interesse mondiale:
r = r*
I residenti della piccola economia aperta non si indebitano mai a un tasso di interesse superiore a r*, perch
nei mercati internazionali possono sempre trovare un finanziamento al tasso r*; non si trovano mai nella
condizione di dare a prestito ad un tasso di interesse inferiore a r*, perch nei mercati internazionali hanno
sempre a disposizione opzioni di investimento al tasso r*.
IL MODELLO Per costruire il modello di una piccola economia aperta si devono adottare tre ipotesi: 1) la
produzione aggregata Y fissa e determinata esogenamente dai fattori di produzione e dalla funzione di
produzione; 2) il consumo C dipende dal reddito disponibile (Y-T); 3) linvestimento I dipende dal tasso di
interesse r. Quindi, lidentit contabile del reddito nazionale si pu scrivere come: NX = (Y C G) I
ovvero NX = S I. Sostituendo le tre ipotesi necessarie per avere una piccola economia aperta si ottiene
la seguente relazione: NX = SNEGATO I(r*).
Questa equazione dimostra che il saldo commerciale NX dipende dalle variabili che determinano il
risparmio S e linvestimento I. Nelleconomia aperta il tasso di interesse reale non si aggiusta in modo da
garantire lequilibrio tra risparmio e investimento come nelleconomia chiusa, ma uguale al tasso di
interesse determinato nei mercati mondiali. Il saldo commerciale determinato dalla differenza tra
risparmio e investimento, dato il tasso di interesse prevalente nei mercati internazionali.

LINFLUENZA DELLA POLITICA ECONOMICA SUL SALDO COMMERCIALE Ipotizzando che uneconomia si
trovi in una situazione di saldo commerciale nullo, al tasso di interesse mondiale prevalente, il risparmio
nazionale S uguale allinvestimento interno I e le esportazioni nette NX sono uguali a zero.
LIMPATTO DELLA POLITICA FISCALE INTERNA Se il governo aumenta la spesa pubblica G, riduce il
risparmio nazionale, dato che S = Y C G. Poich il tasso di interesse mondiale non cambiato,
linvestimento I non cambia; quindi, il risparmio S si abbassa al di sotto del livello dellinvestimento. Dato
che NX = S I, la diminuzione di S implica una diminuzione di NX. Leconomia cosi in disavanzo
commerciale. La stessa logica si applica al caso di una diminuzione delle imposte. Quindi, partendo da una
condizione di saldo commerciale nullo, un provvedimento di politica economico che riduca il risparmio
nazionale genera un disavanzo commerciale.
LIMPATTO DELLA POLITICA FISCALE ESTERA In una piccola economia aperta quando i governi aumentano
la propria spesa pubblica non producono effetti se sono di modeste dimensioni, ma provocano un
innalzamento del tasso di interesse mondiale se tale governo di grandi dimensioni. Laumento del tasso di
interesse prevalente nei mercati finanziari mondiali fa aumentare il costo dellindebitamento e riduce
linvestimento nella nostra piccola economia. Graficamente, il saldo commerciale dato dalla distanza tra
la curva di risparmio e la curva dellinvestimento in corrispondenza di ogni dato livello del tasso di interesse
mondiale. Pertanto, un aumento del tasso di interesse mondiale causato da una politica fiscale espansiva
allestero provoca un avanzo commerciale in una piccola economia aperta.
GLI SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA DI INVESTIMENTO Se la curva di domanda di investimento
si sposta verso destra per ogni dato livello del tasso di interesse mondiale, linvestimento pi elevato, ma
questo deve essere finanziato con lindebitamento estero, generando un afflusso netto di capitali negativo.
Quindi, dato che NX = S I, allaumento di I deve corrispondere una diminuzione di NX.
VALUTARE LA POLITICA ECONOMICA Il deflusso netto di capitali la differenza tra risparmio e
investimenti nazionali. I provvedimenti che fanno aumentare linvestimento o diminuire il risparmio
tendono a creare un disavanzo commerciale; quelli che fanno diminuire linvestimento o aumentare il
risparmio tendono a produrre un avanzo commerciale.
I TASSI DI CAMBIO Il tasso di cambio tra due paesi il prezzo al quale i residenti di due paesi effettuano
tra loro scambi commerciali. Si distinguono due tipi di tassi di cambio: il tasso di cambio nominale e il tasso
di cambio reale.
IL TASSO DI CAMBIO NOMINALE Il tasso di cambio nominale il prezzo relativo delle valute di due paesi.
Un aumento del tasso di cambio definito come un apprezzamento della moneta rispetto allaltra; nel caso
in cui il tasso di cambio diminuisse, si ha un deprezzamento della moneta rispetto allaltra. Un aumento del
tasso di cambio implica un apprezzamento della valuta nazionale, mentre una diminuzione implica un
deprezzamento della valuta nazionale. Il tasso di cambio il prezzo di 1 euro espresso nella valuta di un
altro paese.
IL TASSO DI CAMBIO REALE Il tasso di cambio reale il prezzo relativo dei beni di due paesi; misura il
rapporto al quale possiamo scambiare i beni prodotti in un paese con quelli prodotti nellaltro. Il tasso di
cambio reale chiamato anche ragione di scambio.
Tasso di cambio reale = (Tasso di cambio nominale * prezzo del bene nazionale)/(prezzo del bene estero)
Se il tasso di cambio reale elevato, i beni esteri sono pi convenienti rispetto ai beni nazionali; se il tasso
di cambio reale basso, i beni nazionali sono pi convenienti rispetto ai beni esteri.

IL TASSO DI CAMBIO REALE E IL SALDO COMMERCIALE Se il tasso di cambio reale basso i residenti del
nostro paese tendono ad acquistano meno beni di importazione dato che sono meno convenienti; per lo
stesso motivo, in altri paesi i consumatori acquisteranno pi beni esportati dal nostro paese. Se il tasso
elevato, i nostri residenti tenderanno ad acquistare beni di importazione e le esportazioni si riducono. La
relazione tra tasso di cambio reale ed esportazioni nette data da: NX = NX()
LE DETERMINANTI DEL TASSO DI CAMBIO REALE Il tasso di cambio reale correlato alle esportazioni
nette, infatti ad un tasso pi basso corrispondono beni e servizi nazionali meno costosi rispetto a quelli
esteri, il che comporta esportazioni nette pi consistenti. Il saldo commerciale (esportazioni nette) deve
essere uguale al deflusso netto di capitali che uguale alla differenza tra risparmio nazionale e
investimento interno. Il risparmio determinato dalla funzione di consumo e dalla politica fiscale;
linvestimento determinato dalla funzione di investimento e dal tasso di interesse mondiale.
Graficamente, la curva che descrive la relazione tra esportazioni nette e tasso di cambio reale ha pendenza
negativa, perch al diminuire del tasso di cambio reale le esportazioni nette aumentano, a causa della
diminuzione del prezzo relativo dei beni nazionali; la retta che descrive la differenza tra risparmio e
investimento verticale perch n il risparmio n linvestimento dipendono dal tasso di cambio reale;
lintersezione tra le due curve determina il tasso di cambio reale di equilibrio. La curva NX, con pendenza
negativa, rappresenta la domanda netta di valuta nazionale da parte di cittadini stranieri che desiderano
acquistare beni e servizi nazionali.
Al tasso di cambio reale di equilibrio, lofferta di valuta nazionale disponibile dal deflusso netto di capitali
esattamente uguale alla domanda di valuta nazionale da parte di cittadini stranieri che desiderano
acquistare beni nazionali.
LIMPATTO DELLA POLITICA FISCALE INTERNA Un provvedimento di politica economica che riduce il
risparmio nazionale fa diminuire lofferta di valuta nazionale disponibile per linvestimento allestero. La
minore offerta di valuta nazionale provoca un innalzamento del tasso di cambio reale di equilibrio. Dato
laumento del valore relativo della valuta nazionale, i beni nazionali diventano relativamente pi costosi
rispetto a quelli esteri, facendo diminuire le esportazioni e aumentare le importazioni.
LIMPATTO DELLA POLITICA FISCALE ESTERA Se un paese straniero aumenta la spesa pubblica o riduce le
imposte provoca una diminuzione del risparmio mondiale, facendo aumentare il tasso di interesse
mondiale. Laumento del tasso di interesse riduce linvestimento interno, facendo aumentare le
esportazioni nette NX. Quindi, laumento del tasso di interesse nei mercati mondiali fa migliorare il saldo
commerciale.
GLI SPOSTAMENTI DELLA DOMANDA DI INVESTIMENTO Un aumento della domanda di investimento
interno comporta un pi alto livello di investimento per ogni livello del tasso di interesse mondiale. Mano a
mano che si alza il livello di investimento, diminuisce quello di (S I) e di NX. Quindi, un aumento della
domanda di investimento genera un disavanzo commerciale.
GLI EFFETTI DELLE POLITICHE COMMERCIALI Una politica commerciale protezionistica comporta
lapprezzamento del tasso di cambio reale che si compensa con lincremento delle esportazioni nette.
Questa politica non altera il saldo commerciale, ma condiziona il volume degli scambi. Le politiche
protezionistiche fanno diminuire la quantit sia dei beni importati sia dei beni esportati, per questo gli
economisti vi oppongono.
LE DETERMINANTI DEL TASSO DI CAMBIO NOMINALE Dallequazione del tasso di cambio reale () ci si
ricava lequazione del tasso di cambio nominale (e): = e * (P/P*) quindi lequazione del tasso di
cambio nominale sar: e = * (P*/P)
Dato il valore del tasso di cambio reale, se il livello dei prezzi interni P aumenta, il tasso di cambio nominale
e diminuisce; se il livello dei prezzi allestero P* aumenta, il tasso di cambio nominale aumenta.

Per esaminare le variazioni del tasso di cambio nominale nel tempo si utilizza lequazione:
Variazione % di e = variazione % di + variazione % di P* - variazione % di P
La variazione percentuale di la variazione del tasso di cambio reale; la variazione percentuale di P il
tasso di inflazione interno ; e la variazione percentuale di P* il tasso di inflazione estero *. Quindi, la
variazione percentuale del tasso di cambio nominale : Variazione % di e = variazione % di + (*-).
Lequazione stabilisce che la variazione percentuale del tasso di cambio nominale tra le valute di due paesi
uguale alla somma della variazione percentuale del tasso di cambio reale e del differenziale dei tassi di
inflazione dei due paesi. Se un paese ha un basso/elevato tasso di inflazione rispetto a un altro, una unit
della sua valuta acquister nel tempo una quantit progressivamente maggiore/minore della valuta
dellaltro paese.
UN CASO PARTICOLARE: LA PARITA DEL POTERE DACQUISTO Secondo la legge del prezzo unico un bene
non pu essere venduto a due prezzi diversi in luoghi diversi nello stesso momento. Questa legge, applicata
agli scambi internazionali, viene chiamata parit del potere dacquisto: secondo questa legge, se possibile
larbitraggio, una unit di una qualsiasi valuta deve avere necessariamente lo stesso potere dacquisto di
ogni paese, altrimenti gli arbitraggisti acquisterebbero in un paese per poi rivendere in un altro realizzando
cosi un profitto. La curva delle esportazioni nette molto piatta vicino al tasso di cambio reale che eguaglia
il potere dacquisto nei due paesi: la minima variazione del tasso di cambio reale produce variazioni
notevoli delle esportazioni nette. Questa teoria non realistica anche se la sua logica molto valida: pi il
tasso di cambio si discosta dal livello che garantirebbe la parit di potere dacquisto, tanto maggiore
lincentivo a dedicarsi ad attivit di arbitraggio internazionale di beni.
CAPITOLO 6 LA DISOCCUPAZIONE
Il modello del reddito nazionale fondato sempre sullipotesi che leconomia si trovi sempre in condizioni
di piena occupazione, ma questo nella realt non possibile dato che non tutti i partecipanti alla forza
lavoro hanno sempre unoccupazione.
LA PERDITA DEL LAVORO, IL COLLOCAMENTO AL LAVORO E IL TASSO NATURALE DI DISOCCUPAZIONE
Ogni giorno alcuni lavoratori vengono licenziati o lasciano volontariamente il lavoro e alcuni disoccupati
trovano una nuova occupazione. Definendo L la forza lavoro, E il numero degli occupati e U il numero di
disoccupati, la forza lavoro data da: L = E + U da questa deriva che il tasso di disoccupazione dato
dalla relazione: U/L.
Indicando con s il tasso di separazione dal lavoro e con f il tasso di collocamento al lavoro; insieme,
questi due determinano il tasso di disoccupazione. Il numero degli individui che trovano una nuova
occupazione f*U, quello degli individui che perdono il lavoro s*E, quindi si pu scrivere la seguente
relazione: f*U = s*E.
Dato che il numero di occupati uguale alla differenza tra il numero dei partecipanti alla forza lavoro e
quello dei disoccupati, possiamo sostituire nella relazione (L U) ad E, ottenendo: f*U = s*(L U).
Da questa relazione si ottiene che il tasso di disoccupazione uguale a: U/L = (1/1+(f/s)). Da questa
relazione si nota che tanto pi alto il tasso di separazione, tanto pi alto il tasso di disoccupazione; e
quanto pi alto il tasso di collocamento, tanto pi basso il tasso di disoccupazione. Quindi, qualsiasi
provvedimento di politica economica teso a ridurre il tasso di disoccupazione deve ridurre il tasso di
separazione o aumentare il tasso di collocamento.
LA RICERCA DI LAVORO E LA DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE Uno dei motivi per il quale esiste la
disoccupazione che per trovare il lavoratore pi idoneo a un lavoro ci vuole tempo. La disoccupazione
causata dal tempo necessario per trovare un occupazione si chiama disoccupazione frizionale. In economia
una variazione della composizione della domanda di lavoro tra settori o aree geografiche diverse detta

riallocazione settoriale. La riallocazione settoriale non lunica causa di separazione dal lavoro e di
disoccupazione frizionale poich i lavoratori possono trovarsi senza lavoro se limpresa fallisce o se le loro
prestazione sono considerate inadeguate. Nella misura in cui la domanda e lofferta di lavoro cambiano nel
tempo, la disoccupazione frizionale inevitabile.
LA POLITICA ECONOMICA E LA DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE Molti provvedimenti di politica economica
hanno lobiettivo di ridurre il tasso naturale di disoccupazione agendo sulla disoccupazione frizionale. Altri
provvedimenti, invece, aumentano la disoccupazione frizionale, come lassicurazione contro la
disoccupazione che consente ai disoccupati di continuare a percepire una parte del proprio salario per un
determinato periodo di tempo dopo aver perso il lavoro. Questa assicurazione aumenta la disoccupazione
frizionale e quindi il tasso naturale di disoccupazione dato che il lavoratore che percepisce il sussidio
meno incentivato a cercare una nuova occupazione.
LA RIGIDITA DEI SALARI E LA DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE Una seconda causa di disoccupazione la
rigidit dei salari, cio lincapacit dei salari di aggiustarsi istantaneamente, facendo si che lofferta di
lavoro sia uguale alla domanda di lavoro. La rigidit dei salari reali riduce il tasso di collocamento e fa
aumentare il livello di disoccupazione. La disoccupazione che deriva dalla rigidit dei salari e dal
razionamento dei posti di lavoro chiamata disoccupazione strutturale: i lavoratori sono disoccupati
perch, al salario reale corrente, lofferta di lavoro superiore alla domanda e quindi i lavoratori devono
aspettare che si liberi un posto di lavoro.
LE LEGGI SUL SALARIO MINIMO Le leggi sul salario minimo stabiliscono un minimo legale ai salari che le
imprese possono corrispondere ai propri dipendenti. Nei paesi europei e negli Stati Uniti il livello del salario
minimo compreso tra il 30% e il 40% della retribuzione media del sistema economico. Per la maggior
parte dei lavoratori il salario minimo non vincolante perch la loro retribuzione superiore al minimo
sindacale. Questa legge importante per le persone prive di qualificazioni e di esperienza.
I SINDACATI E LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA Unaltra causa della rigidit salariale il potere
monopolistico esercitato dai sindacati. I salari dei lavoratori sindacalizzati vengono determinati non
dallequilibrio tra domanda e offerta, ma dalla contrattazione tra i rappresentanti dei sindacati e delle
imprese. Spesso questi contratti di lavoro riescono a fissare i salari a un livello superiore a quello di
equilibrio; questo comporta una diminuzione del numero di lavoratori assunti, un pi basso tasso di
collocamento al lavoro e un aumento della disoccupazione strutturale. I sindacati possono influenzare
anche i salari corrisposti dalle imprese i cui lavoratori non sono sindacalizzati. La disoccupazione provocata
dai sindacati una causa di conflitto tra i lavoratori assunti e i disoccupati.
CAPITOLO 7 LA CRESCITA ECONOMICA: LACCUMULAZIONE DEL CAPITALE E LA CRESCITA
DEMOGRAFICA
Per misurare la crescita economica, gli economisti utilizzano i dati del PIL, che misura il reddito aggregato di
tutti gli appartenenti a un sistema economico. Le differenze di reddito tra i vari paesi sono causate da
differenze nel capitale, nel lavoro e nella tecnologia.
LACCUMULAZIONE DI CAPITALE Il modello della crescita di Solow mostra come la crescita di stock di
capitale, la crescita della forza lavoro e il progresso tecnologico interagiscono nel sistema economico,
influenzando la crescita della produzione aggregata di beni e servizi. Per dimostrare questo ipotizziamo che
la forza lavoro e la tecnologia siano date.
LOFFERTA DI BENI E LA FUNZIONE DI PRODUZIONE Nel modello della crescita di Solow, lofferta di beni si
basa sulla funzione di produzione, che determina il prodotto in funzione dello stock di capitale e della forza
lavoro: Y = F(K, L). Questo modello ipotizza che la funzione di produzione abbia rendimenti di scala
costanti. Questa ipotesi implica che le dimensioni delleconomia non influenzano il rapporto tra prodotto

per occupato e capitale per occupato. Dato che le dimensioni delleconomia sono irrilevanti, conviene
esprimere tutte le variabili in termini per occupato; cosi, il prodotto per occupato y = Y/L e il capitale
per occupato k = K/L. La funzione di produzione si pu scrivere quindi come: y = f(k). La pendenza di
questa funzione rappresenta la quantit addizionale di prodotto che un lavoratore produce quando riceve
una unit aggiuntiva di capitale. Questa quantit corrisponde al prodotto marginale del capitale PMK:

PMK = f(k + 1) f(k), con PMK decrescente


LA DOMANDA DI BENI E LA FUNZIONE DI CONSUMO Nel modello di Solow la domanda di beni data dal
consumo e dallinvestimento: y = c + i (equazione per occupato). Sono state omesse sia la spesa
pubblica sia le esportazioni nette poich si ipotizza che il sistema economico in questione sia uneconomia
chiusa. Questo modello ipotizza che ogni individui risparmi una frazione s del proprio reddito e ne
consumi una frazione 1-s. La funzione di consumo sar quindi: c = y(1 s).
Per verificare quali siano le conseguenze di questa funzione di consumo in termini di investimento,
sostituiamo la funzione di consumo nellidentit contabile del reddito nazionale ottenendo:

y = (1 s)y + i i = s*y
Questa equazione mostra che linvestimento uguale al risparmio. Quindi, la funzione di produzione
y = f(k) determina la produzione aggregata del sistema economico; il saggio di risparmio s determina
lallocazione della produzione aggregata tra consumo e investimento.
LA CRESCITA DELLO STOCK DI CAPITALE E LO STATO STAZIONARIO Lo stock di capitale pu variare nel
tempo provocando una crescita economica. Gli elementi che influenzano lo stock di capitale sono due:
linvestimento e lammortamento. Linvestimento la spesa sostenuta per nuovi impianti e attrezzature
che provoca un aumento dello stock di capitale; lammortamento, invece, si riferisce al logoramento dei
beni capitali in uso e determina una diminuzione dello stock di capitale. Dato che linvestimento per
occupato i pari a s*y, sostituendo a y la funzione di produzione, si esprime linvestimento per occupato in
funzione dello stock di capitale per occupato: i = s*f(k). Lequazione mette in relazione lo stock di capitale
esistente k con laccumulazione di nuovo capitale i. Includendo lammortamento nel modello si ottiene che
la variazione dello stock di capitale data da: k = i k, dove = tasso ammortamento. Dato che
linvestimento i = s*f(k) la variazione dello stock di capitale diventa: k = s*f(k) k.
Esiste un unico livello dello stock di capitale k* per il quale linvestimento uguale allammortamento, e
quindi il livello dello stock di capitale delleconomia rimane costante nel tempo, perch le due forze che ne
determinano il cambiamento si annullano a vicenda. Per questo motivo k* viene chiamato livello di capitale
di stato stazionario. Dato che ogni economia che non si trova in stato stazionario tende verso questa
condizione, lo stato stazionario rappresenta lequilibrio di lungo periodo di ogni sistema economico.
LINFLUENZA DEL RISPARMIO SULLA CRESCITA Secondo il modello di Solow, il saggio di risparmio una
determinante dello stock di capitale di stato stazionario. Se il saggio di risparmio elevato, leconomia ha
uno stock di capitale e una produzione aggregata pi elevati; se contenuto, stock di capitale e produzione
aggregata sono pi bassi. In questo modello, un aumento del saggio di risparmio provoca unaccelerazione
della crescita fino al momento in cui leconomia raggiunge nuovamente lo stato stazionario. I
provvedimenti di politica economica che modificano il tasso di crescita di stato stazionario del reddito pro
capite hanno un effetto di crescita. Un elevato saggio di risparmio, invece, ha un effetto di livello, perch il
saggio di risparmio di stato stazionario influenza soltanto il livello di reddito pro capite, e non il suo tasso di
crescita.
CONFRONTO TRA STATI STAZIONARI Il governo nello scegliere uno stato stazionario ha come obiettivo
principale la massimizzazione del benessere degli individui che fanno parte della societ: ci che importa
agli individui, infatti, solo la quantit di beni e servizi che possono consumare e non la quantit di capitale
disponibile. Il valore di k di stato stazionario che massimizza il consumo chiamato livello di capitale di
regola aurea, indicato con k*gold.

Per trovare lo stato stazionario che massimizzi il livello di consumo si deve prima determinare il livello di
consumo per occupato in stato stazionario. Per trovare questo si parte dallidentit contabile del reddito
nazionale: y = c + i c = y i. Per trovare il consumo di stato stazionario, si sostituiscono
nellequazione i valori di stato stazionario del prodotto e dellinvestimento, ottendendo: c = f(k*) k*.
Questa equazione mostra anche che un aumento del capitale di stato stazionario ha due effetti sul
consumo di stato stazionario: allaumentare del capitale il consumo aumenta; allaumentare del capitale
aumenta anche lammortamento. Esiste solo un livello dello stock di capitale, k*gold, che massimizza il
consumo. Se lo stock di capitale inferiore a k*gold, un suo aumento fa aumentare il prodotto in misura
maggiore dellammortamento e, quindi, fa aumentare anche il consumo. Invece, se lo stock di capitale
superiore a k*gold, la pendenza della funzione di produzione minore della pendenza della retta k*, e
perci la distanza tra le due curve diminuisce allaumentare di k*. In corrispondenza di k*gold, la funzione di
produzione e k* hanno la stessa pendenza e il consumo al livello massimo.
Dato che la pendenza della funzione di produzione corrisponde al prodotto marginale del capitale PMK, che
la pendenza della curva dellammortamento pari a , e che entrambe le pendenze sono pari a k* gold, la
regola aurea pu essere descritta dallequazione: PMK = .
LA TRANSIZIONE ALLO STATO STAZIONARIO DI REGOLA AUREA Ipotizzando che leconomia si trovi in uno
stato stazionario diverso da quello di regola aurea, per sapere cosa accade al consumo, allinvestimento e al
capitale si devono considerare due casi: capitale iniziale superiore al livello di regola aurea; capitale
inferiore al livello di regola aurea.
CAPITALE INIZIALE ECCESSIVO In questo caso il governo dovrebbe perseguire una politica mirata a ridurre
il saggio di risparmio per far contrarre lo stock di capitale. La riduzione del saggio di risparmio provoca un
aumento del consumo e una diminuzione dellinvestimento. Gradualmente, lo stock di capitale diminuisce,
portando a una riduzione del prodotto aggregato, del consumo e dellinvestimento fino a quando
leconomia raggiunge un nuovo stato stazionario.
CAPITALE INIZIALE INSUFFICIENTE In questo caso il governo deve aumentare il saggio di risparmio fino a
raggiungere lo stato stazionario di regola aurea. Un aumento del saggio di risparmio al tempo t0 provoca
una caduta del consumo e un aumento dellinvestimento. Col passare del tempo, un aumento
dellinvestimento provoca un aumento dello stock di capitale. Con laccumulazione di capitale, il prodotto
aggregato, il consumo e linvestimento aumentano progressivamente fino a raggiungere il nuovo stato
stazionario. Dato che, per ipotesi, il nuovo stato stazionario sar quello di regola aurea, il consumo sar
superiore a quello di partenza.
In sintesi: quando leconomia parte da uno stock di capitale superiore al livello di regola aurea, la
transizione provoca un aumento immediato del consumo; quando parte da uno stock di capitale inferiore,
la transizione verso la regola aurea richiede una iniziale contrazione del consumo per raggiungere un livello
superiore solo alla fine del processo.
LO STATO STAZIONARIO CON CRESCITA DEMOGRAFICA Si ipotizza ora che la popolazione e la forza lavoro
crescano a un tasso costante n. In questo caso la variazione dello stock di capitale per occupato uguale a:

k = i ( + n)k
Un aumento dellinvestimento fa aumentare k, mentre un aumento dellammortamento o la crescita
demografica lo fanno diminuire. ( + n)k rappresenta linvestimento di equilibrio, il quale include
lammortamento del capitale esistente e la quantit di investimento necessaria per dotare ogni nuovo
lavoratore di capitale. Questa equazione dimostra che la crescita demografica riduce k distribuendo un dato
stock di capitale su una popolazione di lavoratori pi numerosa. Un sistema si trova in stato stazionario se il
capitale per occupato costante. In stato stazionario leffetto positivo dellinvestimento sullo stock di
capitale per occupato controbilancia gli effetti negativi dellammortamento e della crescita demografica.

GLI EFFETTI DELLA CRESCITA DEMOGRAFICA Nello stato stazionario, con la popolazione in crescita, il
capitale per occupato e il prodotto aggregato per occupato sono costanti, ma dato che la forza lavoro
aumenta a un tasso n, il capitale totale e il prodotto aggregato totale crescono allo stesso tasso n. Inoltre, la
crescita demografica contribuisce a spiegare perch alcuni paesi siano pi ricchi di altri. Infine, la crescita
demografica influenza il criterio di determinazione del livello del capitale di regola aurea. Nello stato
stazionario di regola aurea, il prodotto marginale del capitale al netto dellammortamento uguale al tasso
di crescita demografica.
ULTERIORI PROSPETTIVE SULLA CRESCITA DEMOGRAFICA: IL MODELLO DI MALTHUS Leconomista
Malthus affermava che una popolazione in crescita avrebbe messo in crisi la capacit delle societ di
sostenersi.
ULTERIORI PROSPETTIVE SULLA CRESCITA DEMOGRAFICA: IL MODELLO DI KREMER Leconomista Kremer
ha ipotizzato che la crescita demografica mondiale sia una delle forze alla base del progresso della
prosperit economica. Se aumenta il numero delle persone, afferma Kremer, aumenta anche il numero di
scienziati, inventori e ingegneri che contribuiscono al progresso tecnologico e allinnovazione.
CONCLUSIONE Il modello della crescita di Solow mostra come il risparmio e la crescita demografica
determinino lo stock di capitale di stato stazionario delleconomia e, di conseguenza, il livello di reddito
pro-capite di stato stazionario.
CAPITOLO 8 LA CRESCITA ECONOMICA: LA TECNOLOGIA, I DATI EMPIRICI E LA POLITICA ECONOMICA
Questo capitolo approfondisce lanalisi delle forze che governano la crescita economica di lungo periodo.
Partendo dalla versione semplificata del modello di Solow, questo capitolo ha quattro obiettivi: rendere il
modello di Solow pi generale e pi realistico; stabilire se il modello di Solow corrisponde ai dati empirici
reali; esaminare come la politica economica possa influenzare il livello e la crescita del tenore di vita di una
nazione; analizzare ci che il modello di Solow non prende in considerazione.
IL PROGRESSO TECNOLOGICO NEL MODELLO DI SOLOW: LEFFICIENZA DEL LAVORO Per introdurre il
progresso tecnologico in questo modello si utilizza una funzione di produzione diversa da quella iniziale:

Y = F(K, L*E),
E = Efficienza del lavoro
Lefficienza del lavoro misura i metodi di produzione: se la tecnologia disponibile migliora, lefficienza del
lavoro aumenta. Lefficienza del lavoro aumenta anche con il miglioramento delle condizioni di salute,
dellistruzione e delle capacit professionali della forza lavoro. Questa nuova funzione di produzione
stabilisce che il prodotto aggregato totale Y dipende dal numero di unit di capitale K e dal numero di
lavoratori effettivi L*E.
Ipotizzando che il progresso tecnologico faccia aumentare lefficienza del lavoro E a un tasso costante
g=0,02, lefficienza di ogni lavoratore aumenta del 2% allanno e il prodotto aggregato aumenta come se la
forza lavoro fosse aumentata del 2%. Questo tipo di progresso tecnologico detto labour-augmenting, e g
il tasso di progresso tecnologico labour-augmenting. Dato che la forza lavoro L cresce ad un tasso n e
lefficienza del lavoro cresce ad un tasso g, il numero effettivo di lavoratori L*E cresce al tasso n + g.
LO STATO STAZIONARIO IN PRESENZA DI PROGRESSO TENCOLOGICO Il progresso tecnologico labouraugmenting ha un effetto simile a quello della crescita demografica dato che, pur non aumentando il
numero dei lavoratori, fa si che ogni lavoratore sia in grado di produrre una quantit maggiore di beni e
servizi, a parit di tempo impiegato. Di conseguenza, il progresso tecnologico provoca un aumento del
numero effettivo di lavoratori.
In questo caso si deve analizzare leconomia in termini di quantit per occupato effettivo. Quindi, si
definisce k = K/(L*E) il capitale per occupato effettivo e y = Y/(L*E) il prodotto aggregato per occupato
effettivo. Lequazione che illustra la crescita di k nel tempo diventa quindi: k = s*f(k) ( + n + g)*k
La variazione dello stock di capitale k uguale alla differenza tra linvestimento s*f(k) e linvestimento di

equilibrio ( + n + g)*k.
Esiste un livello di k, indicato con k*, per il quale il capitale per occupato effettivo e il prodotto aggregato
per occupato effettivo sono costanti. Lo stato stazionario rappresenta lequilibrio di lungo periodo
delleconomia.
GLI EFFETTI DEL PROGRESSO TECNOLOGICO Dato che y = f(k), oltre che al capitale per occupato effettivo,
anche il prodotto aggregato per occupato effettivo costante. Nello stato stazionario y costante ed E
cresce al tasso g, quindi anche il prodotto per occupato deve crescere al tasso g. Analogamente, dato
che L cresce al tasso n, il prodotto nello stato stazionario cresce al tasso n + g.
Una volta raggiunto lo stato stazionario, il tasso di crescita del prodotto aggregato per occupato dipende
solo dal progresso tecnologico. Secondo il modello di Solow, soltanto il progresso tecnologico pu spiegare
una crescita duratura del tenore di vita.
Il progresso tecnologico modifica anche la condizione della regola aurea, la quale si definisce ora come il
capitale di stato stazionario che massimizza il consumo per occupato effettivo. Ora, quindi, il consumo di
stato stazionario per occupato effettivo : c* = f(k*) ( + n + g)k*. Il consumo di stato stazionario
massimizzato se: PMK = + n + g PMK = n + g
LA CRESCITA BILANCIATA Secondo il modello di Solow, il progresso tecnologico comporta, in stato
stazionario, un aumento del valore di molte variabili. Secondo questo modello, in stato stazionario sia il
prodotto per occupato che il capitale per occupato crescono allo stesso tasso del progresso tecnologico. Il
progresso tecnologico influenza anche il prezzo dei fattori. La rendita reale del capitale rimane per
costante nel tempo.
LA CONVERGENZA La propriet della convergenza afferma che se le economie povere crescono pi
rapidamente delle economie ricche, prima o poi raggiungeranno il tenore di vita di queste ultime. In
assenza di convergenza, i paesi poveri sono destinati a rimanere tali. Le economie mondiali tendono a una
convergenza condizionale, ovvero convergono verso il proprio stato stazionario che determinato dal
risparmio, dalla crescita demografica e dal capitale umano.
LACCUMULAZIONE DEI FATTORI E LEFFICIENZA PRODUTTIVA Le differenze internazionali di reddito procapite possono essere dovute a differenze dei fattori di produzione, come la quantit di capitale fisico o di
capitale umano, o differenze dellefficienza con cui le economie utilizzano i fattori di produzione di cui
dispongono.
LE POLITICHE PER LA PROMOZIONE DELLA CRESCITA: VALUTARE IL SAGGIO DI RISPARMIO Secondo il
modello di Solow, il risparmio e linvestimento sono le determinanti fondamentali del tenore di vita dei
cittadini di un paese. Per sapere se un saggio di risparmio di un paese adeguato, troppo basso o troppo
alto, bisogna verificare se il saggio di risparmio associato allo stato stazionario di regola aurea, nel quale il
consumo per occupato, massimizzato. Per stabilire se leconomia di un paese si trovi nello stato
stazionario di regola aurea, si deve confrontare il prodotto marginale del capitale al netto
dellammortamento (PMK ) con il tasso di crescita del prodotto aggregato totale (n + g).
MODIFICARE IL SAGGIO DI RISPARMIO Per far andare leconomia di un paese verso lo stato stazionario di
regola aurea, i responsabili della politica economica dovrebbero far aumentare il risparmio nazionale.
Questo possibile solo aumentando il risparmio pubblico, il risparmio privato o da una combinazione dei
due. Per aumentare il risparmio pubblico, il governo deve ridurre la spesa pubblica o aumentare le imposte;
invece, per aumentare il risparmio privato devono essere adottati dei provvedimenti di politica economica
volti a incentivare i privati e le imprese a risparmiare.
ALLOCARE LINVESTIMENTO DI UN SISTEMA ECONOMICO I responsabili della politica economica che
vogliono stimolare la crescita devono stabilire quale sia la forma di capitale di cui il paese ha pi bisogno,
ovvero quale forma di capitale abbia il prodotto marginale pi elevato. Il capitale pubblico un tipo di

capitale che comporta lintervento del governo dato che le amministrazioni centrali e locali devono
decidere se indebitarsi per finanziare le costruzioni di nuove strade, ponti e sistemi di trasporto.
INCENTIVARE IL PROGRESSO TECNOLOGICO Nonostante le cause del progresso tecnologico non siano
ancora conosciute, molti interventi di politica economica hanno lobiettivo di incentivare i privati ad
investire risorse sullinnovazione.
OLTRE IL MODELLO DI SOLOW: LA TEORIA DELLA CRESCITA ENDOGENA Dato che il modello di Solow
prende il progresso tecnologico per dato, non idoneo ad offrire una spiegazione del continuo
miglioramento del tenore di vita che si osserva in molte parti del mondo. Per questo motivo, si sviluppano
dei modelli teorici, chiamati teoria della crescita endogena, che riescano a spiegare il progresso
tecnologico.
IL MODELLO DI BASE La funzione di produzione di questo modello : Y = A*K, dove Y il prodotto
aggregato, K lo stock di capitale e A una costante che misura la quantit di prodotto per unit di capitale.
Questa funzione non ha il prodotto marginale decrescente, quindi ogni unit di capitale aggiuntiva produce
A unit aggiuntive di prodotto aggregato. Lassenza del prodotto marginale la differenza tra questo
modello e quello di Solow.
La variazione dello stock di capitale K uguale alla differenza tra investimento e ammortamento:

K = sY K
Sostituendo Y in questa equazione, con
qualche semplificazione si ottiene:
Y/Y = K/K = sA
Finch soddisfatta la condizione sA> leconomia cresce continuamente, anche senza lipotesi di un
progresso tecnologico esogeno. Quindi, in questo modello di crescita endogena, risparmio e investimento
possono generare una crescita permanente.
UN MODELLO A DUE SETTORI Dei ricercatori hanno cercato di sviluppare un modello con due settori
produttivi in modo da offrire una descrizione pi realistica delle forze che governano il progresso
tecnologico. Ipotizzando questeconomia in cui ci sono due settori produttivi: il primo produce beni e servizi
destinati al consumo o allinvestimento in capitale fisico; il secondo produce un fattore di produzione
chiamato conoscenza. Leconomia in questione pu essere descritta dalla funzione di produzione del primo
settore, dalla funzione di produzione del secondo settore e dallequazione di accumulazione del capitale:
Y = F[K, (1 u)L*E]
Funzione di produzione industria
E = g(u)E
Funzione di produzione ricerca universitaria
K = sY K
Equazione di accumulazione del capitale
Dove u la frazione della forza lavoro L impiegata nella ricerca universitaria (2 settore), E lo stock di
conoscenza e g una funzione che descrive come la crescita dello stock di conoscenza dipenda dalla
frazione della forza lavoro impiegata nella ricerca universitaria. Si ipotizza che la funzione di produzione
abbia rendimenti di scala costanti. Questo modello descrive uneconomia che gode di un prodotto
marginale costante. In questo modello ci sono due variabili decisive: la quota di reddito (s) allocata al
risparmio e allinvestimento determina lo stock di capitale di stato stazionario; la frazione di forza lavoro (u)
determina la crescita dello stock di conoscenza. Sia s che u influenzano il livello di reddito.
CONCLUSIONE La crescita economica di lungo periodo la determinante pi importante del benessere
economico dei cittadini di un paese. Il modello di crescita di Solow e i modelli di crescita endogena
mostrano come il risparmio, la crescita demografica e il progresso tecnologico interagiscano per
determinare il livello e la crescita del tenore di vita di un paese.

CAPITOLO 10 LA DOMANDA AGGREGATA: IL MODELLO IS-LM


Il modello IS-LM mostra come si determina il reddito nazionale per ogni dato livello dei prezzi. Le due
componenti del modello IS-LM sono la curva IS e la curva LM. IS sta per investimento e risparmio e
rappresenta graficamente quello che accade nel mercato dei beni e dei servizi. LM sta per liquidit e
moneta, e rappresenta il comportamento dellofferta e della domanda di moneta. Il tasso di interesse
mette in relazione le due componenti del modello IS-LM.
IL MERCATO DEI BENI E LA CURVA IS La curva IS descrive graficamente la relazione tra il tasso di interesse
e il livello di reddito che si stabilisce nel mercato dei beni e dei servizi.
LA CROCE KEYNESIANA La croce keynesiana un modello semplificato della determinazione del reddito.
Prende la politica fiscale e linvestimento per dati e dimostra che esiste un solo livello del reddito nazionale
per cui la spesa programmata uguale alla spesa effettiva; e dimostra anche che i provvedimenti di politica
fiscale hanno un effetto amplificato sul reddito.
LA SPESA PROGRAMMATA La spesa si distingue in spesa effettiva e spesa programmata. La spesa effettiva
la somma di denaro che gli individui, le imprese e la pubblica amministrazione spendono per acquistare
beni e servizi. La spesa programmata la somma che gli individui, le imprese e la pubblica amministrazione
vorrebbero spendere per acquistare beni e servizi. La spesa effettiva pu essere diversa dalla spesa
programmata a causa di un investimento non programmato in scorte, che le imprese sono costrette a fare
quando le vendite sono inferiori o superiori al previsto.
Se ipotizziamo che leconomia sia chiusa, la spesa programmata E data: E = C + I + G
In questa equazione si inserisce la funzione del consumo, C = C(Y T), ipotizziamo che linvestimento
programmato sia esogenamente determinato, I = INEGATO, e che il livello della spesa pubblica e della
tassazione sia fissa, G = GNEGATO e T = TNEGATO. Combinando queste equazioni, otteniamo che la spesa
programmata data da: E = C(Y TNEGATO) + INEGATO + GNEGATO. Graficamente, la spesa programmata ha una
pendenza positiva perch a un pi elevato livello di reddito corrisponde un livello pi elevato di spesa
programmata. La pendenza della curva data dalla propensione marginale al consumo, PMC, che indica
lincremento della spesa programmata a fronte di un aumento di una unit del reddito.
LECONOMIA IN EQUILIBRIO - Secondo la croce Keynesiana leconomia in equilibrio quando la spesa
effettiva uguale alla spesa programmata. Quindi, la condizione di equilibrio : Y = E, dove Y la spesa
effettiva ed E la spesa programmata. Graficamente, il punto di equilibrio rappresentato dal punto in cui
si intersecano le rette della spesa effettiva e della spesa programmata. In questo modello, se leconomia si
trova in una condizione diversa da quella di equilibrio, le scorte subiscono delle variazioni non
programmate, portando le imprese a modificare il volume della produzione; questo fa muovere leconomia
verso il punto di equilibrio.
La croce keynesiana mostra come si determina il reddito Y, per ogni dato livello dellinvestimento
programmato I e delle variabili di politica fiscale G e T.
LA POLITICA FISCALE E IL MOLTIPLICATORE: LA SPESA PUBBLICA Dato che la spesa pubblica una
componente della spesa aggregata, un aumento della spesa pubblica provoca un aumento della spesa
programmata per ogni livello di reddito. Dal grafico (pag. 231) si capisce che un aumento della spesa
pubblica (G) provoca un aumento pi che proporzionale del reddito (Y). Il rapporto (Y/G), detto
moltiplicatore della spesa pubblica, ci dice di quanto aumenta il reddito a fronte di un incremento della
spesa pubblica pari a 1 euro. Il moltiplicatore della spesa pubblica pari a:

(Y/G) = (1 + PMC + PMC2 + PMC3 + + PMCn)

LA POLITICA FISCALE E IL MOLTIPLICATORE: LE IMPOSTE Una diminuzione delle imposte T fa aumentare


immediatamente il reddito disponibile (Y T) di un ammontare T e il consumo di PMC*T. Per ogni livello
di Y, la spesa programmata aumenta di PMC*T. Leffetto sul reddito della variazione delle imposte dato
da:
(Y/T) = -(PMC/(1 PMC))
Questa espressione rappresenta il moltiplicatore delle imposte, ovvero la misura della variazione del
reddito dovuta ad una variazione unitaria delle imposte.
IL TASSO DI INTERESSE, LINVESTIMENTO E LA CURVA IS La croce keynesiana mostra come i programmi di
spesa degli individui, delle imprese e dello Stato determinano il reddito delleconomia, mantenendo fisso il
livello dellinvestimento I. Adesso si integra in questo modello la relazione tra investimento e tasso di
interesse, I = I(r). Per vedere come varia il reddito al variare del tasso di interesse, combiniamo la funzione
di investimento con la croce keynesiana. Dato che linvestimento correlato negativamente al tasso di
interesse, un aumento di questultimo riduce il livello di investimento. La diminuzione dellinvestimento
programmato sposta la curva di spesa programmata verso il basso provocando una diminuzione del
reddito. Quindi, un aumento del tasso di interesse provoca una diminuzione del livello di reddito. Ogni
punto della curva IS rappresenta un equilibrio nel mercato dei beni e la curva descrive come il livello di
equilibrio del reddito dipende dal tasso di interesse. La curva IS ha pendenza negativa perch un aumento
del tasso di interesse provoca una diminuzione dellinvestimento che a sua volta provoca una diminuzione
del reddito.
LA POLITICA FISCALE E LA CURVA IS La curva IS mostra, per ogni dato livello del tasso di interesse, il livello
di reddito che garantisce lequilibrio del mercato dei beni. Quando si costruisce la curva IS, si prendono per
dati i valori della spesa pubblica G e della tassazione T. Quando cambia la politica fiscale, la curva IS si
sposta. Con la croce keynesiana si vede come la variazione della politica fiscale fa aumentare la spesa
programmata e, quindi, aumentare il reddito.
Quindi, la curva IS mostra le combinazioni di tasso di interesse e livello di reddito coerenti con lequilibrio
nel mercato dei beni e dei servizi. Questa curva tracciata per una data politica fiscale. Le variazioni della
politica fiscale che comportano un aumento della domanda di beni e servizi provocano uno spostamento
della curva IS verso destra; le variazioni della politica fiscale che comportano una riduzione della domanda
di beni e servizi provocano uno spostamento della curva IS verso sinistra.
UNINTERPRETAZIONE DELLA CURVA IS DAL PUNTO DI VISTA DEL MERCATO DEI FONDI MUTUABILI
Partendo dallidentit contabile del reddito nazionale: Y C G = I S = I. Il risparmio nazionale S
rappresenta lofferta di fondi mutuabili, linvestimento ne rappresenta la domanda. Per ottenere la curva IS
dal mercato di fondi mutuabili, si deve sostituire nellequazione la funzione di consumo e la funzione di
investimento, ottenendo cosi: Y C(Y T) G = I(r). Il membro sinistro mostra che lofferta di fondi
mutuabili dipende dal reddito e dalla politica fiscale; il membro destro mostra che la domanda di fondi
mutuabili dipende dal tasso di interesse. Questultimo si aggiusta in modo da equilibrare domanda e offerta
di fondi mutuabili. Quando il reddito aumenta, il risparmio nazionale aumenta. Ad un reddito pi elevato
corrisponde un maggior risparmio, il quale comporta un pi basso tasso di interesse di equilibrio. Per
questo motivo la curva IS ha pendenza negativa. Un aumento della spesa pubblica o una riduzione delle
imposte fa diminuire il risparmio nazionale per ogni dato livello di reddito.
IL MERCATO DELLA MONETA E LA CURVA LM: LA TEORIA DELLA PREFERENZA PER LA LIQUIDITA La curva
LM mostra la relazione che c tra il tasso di interesse e il livello di reddito nel mercato dei saldi monetari.
La teoria della preferenza per la liquidit afferma che il tasso di interesse si aggiusta per equilibrare la
domanda e lofferta della moneta.
Se M lofferta di moneta e P il livello generale dei prezzi, M/P lofferta di saldi monetari reali. La teoria
della preferenza per la liquidit ipotizza che lofferta di saldi monetari sia fissa. Lofferta di moneta M una
variabile esogena perch la politica monetaria stabilita dalla banca centrale; anche il livello dei prezzi P
una variabile esogena perch il modello IS-LM fa riferimento al breve periodo, quando i prezzi sono fissi.

Queste ipotesi implicano che lofferta di saldi monetari reali sia fissa e che non dipende dal tasso di
interesse. Per quanto riguarda la domanda di saldi monetari reali, il tasso di interesse r rappresenta il
rendimento a cui si rinuncia per detenere una parte della propria ricchezza in unattivit liquida, come la
moneta, che non corrisponde interessi. Se il tasso di interesse aumenta, gli individui desiderano detenere
una quantit inferiore di moneta, quindi: (M/P)d = L(r), L la quantit domandata di moneta. Graficamente
la curva di domanda ha pendenza negativa perch ad un tasso di interesse superiore la quantit domandata
di moneta diminuisce. Secondo la teoria della preferenza per la liquidit, lofferta e la domanda di saldi
monetari reali determinano il tasso di interesse prevalente nel sistema economico. Se lofferta di moneta
diminuisce, il tasso di interesse di equilibrio aumenta. Se lofferta di moneta aumenta, il tasso di interesse
di equilibrio diminuisce.
IL REDDITO, LA DOMANDA DI MONETA E LA CURVA LM A un pi elevato livello di reddito associata una
maggiore domanda di moneta, lequazione sar quindi: (M/P)d = L(r, Y). La quantit di moneta domandata L
inversamente proporzionale al tasso di interesse e direttamente proporzionale al reddito. Quando il
reddito aumenta, poich lofferta di moneta costante, il tasso di interesse di equilibrio deve aumentare
per riportare in equilibrio il mercato monetario. Quindi, tanto pi elevato il reddito, tanto maggiore la
domanda di moneta e tanto pi aumenta il tasso di interesse di equilibrio. Per questo motivo la curva LM
ha pendenza positiva.
LA POLITICA MONETARIA E GLI SPOSTAMENTI DELLA CURVA LM La curva LM indica il livello del tasso di
interesse che porta in equilibrio il mercato della moneta per ogni livello di reddito. Per, il tasso di interesse
dipende anche dallofferta di moneta. Questo significa che la curva LM tracciata per una data offerta di
moneta: se la quantit di moneta varia, la curva LM si sposta.
Tenendo costante la domanda di moneta, una riduzione dellofferta di moneta fa aumentare il tasso di
interesse che assicura lequilibrio del mercato monetario.
UNINTERPRETAZIONE QUANTITATIVA DELLA CURVA LM Il mercato monetario descritto dallequazione:
M*V = P*Y. Se si ipotizza che la velocit di circolazione della moneta V costante, per ogni livello dei prezzi
P, lofferta di moneta M lunica determinante del reddito Y. La teoria quantitativa della moneta pu
essere descritta da una curva LM verticale. La velocit di circolazione della moneta descritta
dallequazione: M*V(r) = P*Y. Quindi, facendo aumentare la velocit di circolazione della moneta, V(r), un
aumento del tasso di interesse fa aumentare anche il livello di reddito per ogni livello dei prezzi e ogni
offerta di moneta. La curva LM esprime questa relazione diretta tra il tasso di interesse e il livello di reddito.
CONCLUSIONE: LEQUILIBRIO DI BREVE PERIODO Le equazione del modello IS-LM sono quindi:
Y = C(Y T) + I(r) + G IS
M/P = L(r, Y)
LM
Questo modello considera la politica fiscale, la politica monetaria e il livello dei prezzi come esogenamente
determinati. La curva IS fornisce le combinazioni di r e Y che soddisfano lequazione che descrive il mercato
dei beni e dei servizi, mentre la curva LM fornisce le combinazioni di r e Y che soddisfano lequazione che
descrive il mercato della moneta. Lequilibrio delleconomia nel punto di intersezione delle curve IS e LM,
nel quale la spesa effettiva uguale alla spesa programmata e la domanda di moneta uguale allofferta di
moneta.
CAPITOLO 11 LA DOMANDA AGGREGATA: APPLICARE IL MODELLO IS-LM
La curva IS e la curva LM insieme determinano il tasso di interesse e il reddito nazionale di breve periodo,
quando i prezzi sono fissi.

SPIEGARE LE FLUTTUAZIONI CICLICHE DEL MODELLO IS-LM Lintersezione delle due curve determina il
livello del reddito nazionale. Quando una delle due curve si sposta, lequilibrio di breve periodo cambia e il
reddito nazionale fluttua.
LA POLITICA FISCALE E LA CURVA IS: LE CONSEGUENZE SULLEQUILIBRIO DI BREVE PERIODO Considerando
un aumento della spesa pubblica, il moltiplicatore della croce keynesiana ci dice che, per ogni dato tasso di
interesse, laumento della spesa pubblica fa aumentare il livello di reddito. Perci, la curva IS si sposta verso
destra. Considerando ora il mercato monetario, dato che la domanda di moneta dipende dal reddito,
lincremento del reddito totale fa aumentare la quantit domandata di moneta per ogni dato tasso di
interesse. Ma dato che la domanda di moneta rimane costante, allaumentare della domanda corrisponde
un aumento del tasso di interesse di equilibrio r. Questo provoca una diminuzione dei programmi di
investimento delle imprese, il quale compensa laumento della spesa pubblica.
UNA VARIAZIONE DELLE IMPOSTE Una diminuzione delle imposte stimola i consumatori a spendere di pi
e, quindi, fa aumentare la spesa programmata. Il moltiplicatore della croce keynesiana ci dice che, per ogni
dato livello del tasso di interesse, una riduzione delle imposte provoca un aumento del reddito. Perci la
curva IS si sposta verso destra e lequilibrio delleconomia passa dal punto A al punto B.
LA POLITICA MONETARIA E LA CURVA LM: LE CONSEGUENZE SULLEQUILIBRIO DI BREVE PERIODO Un
aumento dellofferta di moneta provoca un aumento dei saldi monetari reali M/P, dato che nel breve
periodo il livello dei prezzi P fisso. Secondo la teoria della preferenza per la liquidit, per ogni livello di
reddito un aumento dei saldi monetari reali provoca un abbassamento del tasso di interesse e, perci, la
curva LM si sposta verso il basso.
Quando la banca centrale aumenta lofferta di moneta, gli individui dispongono di pi moneta di quanta ne
desiderino detenere in forma liquida al tasso di interesse prevalente. Il tasso di interesse r quindi
diminuisce fino al punto in cui gli individui desiderano detenere la moneta in eccesso creata dalla banca
centrale, ripristinando cosi lequilibrio nel mercato dei saldi monetari reali. Ma la diminuzione del tasso di
interesse stimola linvestimento programmato, facendo aumentare la spesa programmata, la produzione e
il reddito. Quindi, il modello IS-LM dimostra che la politica monetaria influenza il livello del reddito
modificando il tasso di interesse.
Il processo attraverso cui laumento dellofferta di moneta provoca un aumento della spesa per lacquisto di
beni e servizi chiamato meccanismo di trasmissione monetaria.
GLI SHOCK NEL MODELLO IS-LM Gli shock della curva IS sono variazioni esogene della domanda di beni e
servizi. Queste variazioni della domanda possono derivare dagli istinti degli investitori o da variazioni della
domanda di beni di consumo.
Gli shock della curva LM sono generati da variazioni della domanda di moneta. Secondo la teoria della
preferenza per la liquidit, se aumenta la domanda di moneta, aumenta il tasso di interesse che assicura
lequilibrio nel mercato monetario. Questi shock possono essere evitati dai responsabili della politica
economica con degli strumenti di politica fiscale e politica monetaria.
STRUMENTO DI POLITICA ECONOMICA DELLA BANCA CENTRALE: OFFERTA DI MONETA O TASSO DI
INTERESSE? La banca centrale di uneconomia determina il tasso di interesse a brebe termine al quale
eroga prestiti alle banche centrali. Questa tasso di interesse viene chiamato, per convenzione, tasso di
interesse ufficiale. Questo tasso di interesse cambia a causa di variazioni dellofferta di moneta. Le banche
preferiscono utilizzare il tasso di interesse come strumento della politica monetaria di breve termine invece
dellofferta di moneta perch gli shock della curva LM sono pi frequenti degli shock della curva IS. Se gli
shock della curva LM sono pi frequenti, una politica che ha lobiettivo di controllare il tasso di interesse
pi stabile rispetto a una politica che ha lobiettivo di controllare lofferta di moneta.

IL MODELLO IS-LM COME TEORIA DELLA DOMANDA AGGREGATA Per vedere come il modello IS-LM si
integri nel modello di domanda aggregata e offerta aggregata si deve verificare cosa accade se varia il
livello dei prezzi.
DAL MODELLO IS-LM ALLA CURVA DI DOMANDA AGGREGATA La curva di domanda aggregata descrive la
relazione che c tra il livello dei prezzi e il livello del reddito nazionale. Per una data offerta di moneta, un
pi alto livello dei prezzi implica un pi basso livello di reddito. Esclusa la variazione del livello dei prezzi,
qualsiasi evento che faccia variare il reddito di equilibrio nel modello IS-LM provoca uno spostamento della
curva di domanda aggregata: oltre alla politica fiscale e monetaria, anche gli shock dei mercati dei beni e gli
shock dei mercati della moneta possono provocare uno spostamento della domanda aggregata.
IL MODELLO IS-LM NEL BREVE E NEL LUNGO PERIODO Il modello IS-LM nel breve periodo descrive
leconomia quando il livello dei prezzi fisso; nel lungo periodo, invece, descrive lequilibrio delleconomia
quando il livello dei prezzi si aggiusta per garantire che leconomia produca al proprio tasso naturale.
La differenza tra lapproccio classico e lapproccio keynesiano alla determinazione del reddito nazionale sta
nel fatto che lapproccio classico prende per dato il livello di reddito e lascia variare il livello dei prezzi in
modo da soddisfare le condizioni di equilibrio del mercato dei beni e del mercato della moneta; lapproccio
keynesiano, invece, prende il livello dei prezzi per dato e lascia che sia il prodotto aggregato ad aggiustarsi
in modo da soddisfare le condizioni di equilibrio. Lipotesi classica, quindi, pi adatta a descrivere il lungo
periodo mentre lipotesi keynesiana pi adatta a descrivere il breve periodo.
CONCLUSIONE Nel lungo periodo, quando i prezzi sono flessibili, si utilizza lanalisi classica; nel breve
periodo, con i prezzi fissi, si utilizza il modello IS-LM per verificare linfluenza dei provvedimenti di politica
monetaria e fiscale sulleconomia.
CAPITOLO 12 UNA RIVISITAZIONE DELLECONOMIA APERTA: IL MODELLO DI MUNDELL-FLEMING E IL
REGIME DEI TASSI DI CAMBIO
Il modello di Mundell-Fleming lo strumento principale per studiare gli effetti della politica fiscale e della
politica monetaria in uneconomia aperta. Questo modello legalo al modello IS-LM, in quanto entrambi i
modelli sottolineano linterazione tra il mercato dei beni e il mercato della moneta; entrambi ipotizzano che
i prezzi siano fissi; ed entrambi hanno lobiettivo di stabilire che cosa provochi le fluttuazioni di breve
periodo del reddito aggregato. La differenza principale che il modello IS-LM ipotizza che leconomia sia
chiusa mentre il modello Mundell-Fleming ipotizza che leconomia sia aperta. Il modello Mundell-Fleming
ipotizza che leconomia pu indebitarsi o essere creditrice in qualsiasi misura nei mercati finanziari mondiali
e che il tasso di interesse prevalente sia il tasso di interesse mondiale.
LIPOTESI DI BASE: PICCOLA ECONOMIA APERTA CON PERFETTA MOBILITA DEI CAPITALI Questa ipotesi
implica che il tasso di interesse (r) di questa economia sia determinato dal tasso di interesse mondiale, r*.
Quindi, il tasso di interesse sar: r = r*. Il tasso di interesse mondiale esogenamente determinato perch
leconomia abbastanza piccola, rispetto alleconomia mondiale, da poter domandare o offrire a prestito
qualunque cifra sui mercati finanziari mondiali senza condizionare il tasso di interesse mondiale.
Se un evento fa aumentare il tasso di interesse, gli investitori se ne accorgerebbero e comincerebbero a
dare fondi a prestito al paese; questo flusso di capitali esteri verso il paese crea una pressione sul tasso di
interesse interno che lo fa scendere fino al livello r*; analogamente, se un evento spingesse il tasso di
interesse verso il basso, i flussi di capitale andrebbero allestero riportando il tasso di interesse al livello di
partenza r*.
IL MERCATO DEI BENI E LA CURVA IS* Il mercato dei beni e servizi del modello Mundell-Fleming
rappresentato dallequazione: Y = C(Y T) + I(r) + G + NX(e). Linvestimento correlato negativamente con il
tasso di interesse r=r*; le esportazioni nette sono correlate con il tasso di cambio e. Il tasso di cambio e
la quantit di moneta estera necessaria per acquistare ununit monetaria nazionale. Il modello di Mundell-

Fleming ipotizza che il livello dei prezzi, sia esterni che interni, sia fisso, cosicch il tasso di cambio reale
proporzionale al tasso di cambio nominale. Ricorrendo allipotesi di perfetta mobilit internazionale dei
capitali, che fa s che r=r*, lequazione diventa: Y = C(Y T) + I(r*) + G + NX(e) Equazione Curva IS*
Questa curva ha pendenza negativa perch allaumentare del tasso di cambio le esportazioni nette
diminuiscono, facendo diminuire anche il reddito aggregato.
IL MERCATO DELLA MONETA E LA CURVA LM* - Il modello Mundell-Fleming rappresenta il mercato della
moneta con la seguente equazione: M/P = L(r, Y)
Secondo questa equazione, lofferta di saldi monetari reali uguale alla domanda di saldi monetari.
Lofferta di moneta M una variabile esogena, determinata dalla banca centrale. Anche il livello dei prezzi
determinato esogenamente. Lequazione della curva LM* : M/P = L(r*, Y). Questa equazione, graficamente,
una retta verticale perch il tasso di cambio non compare nellequazione LM*. Dato il tasso di interesse
mondiale r*, lequazione LM* determina il reddito aggregato, indipendentemente dal tasso di cambio.
COMPORRE GLI ELEMENTI Secondo il modello di Mundell-Fleming, una piccola economia aperta con
perfetta mobilit dei capitali descritta dalle seguenti equazioni:
Y = C(Y T) + I(r*) + G + NX(e) Curva IS*
M/P = L(r*, Y)
Curva LM*
La prima equazione descrive lequilibrio nel mercato dei beni e la seconda lequilibrio nel mercato della
moneta. Nel punto in cui la curva IS* e la curva LM* si intersecano il tasso di cambio e il reddito
garantiscono lequilibrio sia nel mercato dei beni sia nel mercato della moneta.
UNA PICCOLA ECONOMIA APERTA IN REGIME DI TASSI DI CAMBIO FLUTTUANTI Nel regime di tassi di
cambio fluttuanti, il tasso di cambio determinato dalle forze di mercato e pu oscillare liberamente al
variare delle condizioni economiche. In questo caso il tasso di cambio si aggiusta in modo da garantire
simultaneamente lequilibrio nel mercato dei beni e nel mercato della moneta.
LA POLITICA FISCALE Se il governo decide di stimolare la spesa interna aumentando la spesa pubblica o
diminuendo le imposte, questo provocher un aumento della spesa programmata che fa spostare verso
destra la curva IS*. Di conseguenza, il tasso di cambio si apprezza e il reddito rimane invariato. Leffetto
della politica fiscale in una piccola economia aperta diverso da quello in un economia chiusa, dato che in
questultima unespansione fiscale fa aumentare il reddito, mentre in uneconomia aperta con tassi di
cambio fluttuanti unespansione fiscale non fa variare il reddito.
Se in uneconomia chiusa il reddito aumenta, aumenta anche il tasso di interesse perch laumento del
reddito fa aumentare la domanda di moneta. Questo non accade per uneconomia aperta perch appena il
tasso di interesse supera il livello r* cominciano ad affluire capitali esteri che riportano il tasso di interesse
al livello r*.
LA POLITICA MONETARIA Se la banca centrale aumenta lofferta di moneta, ipotizzando che il livello dei
prezzi sia fisso, questo aumento provoca un aumento dei saldi monetari reali, il quale a sua volta provoca
uno spostamento verso destra della curva LM*. Di conseguenza, un aumento dellofferta di moneta provoca
un aumento del reddito e un deprezzamento del tasso di cambio.
In uneconomia chiusa la politica monetaria influenza il reddito dato che un aumento dellofferta di moneta
provoca un aumento della spesa, perch abbassa il tasso di interesse e stimola linvestimento. In
uneconomia aperta, invece, la politica monetaria influenza il reddito alterando il tasso di cambio anzich il
tasso di interesse. Questo accade perch un aumento dellofferta di moneta fa diminuire il tasso di
interesse interno, il quale provoca un deflusso di capitale verso lestero. Dato che il deflusso di capitale fa
aumentare lofferta di valuta nazionale nel mercato dei cambi, la valuta nazionale si deprezza rendendo i
beni nazionali pi convenienti rispetto ai beni di produzione estera. Questo fa aumentare le esportazioni
nette.

LE POLITICHE COMMERCIALI Supponiamo che il governo voglia ridurre la domanda di beni importati,
imponendo una riduzione delle importazioni o un dazio. Le esportazioni nette sono pari alla differenza tra
esportazioni e importazioni, quindi una riduzione delle importazioni provoca un aumento delle esportazioni
nette. Questo provvedimento fa spostare la curva delle esportazioni verso destra, facendo aumentare la
spesa programmata e, quindi, spostare la curva IS* verso destra. Dato che la curva LM* verticale, le
restrizioni agli scambi internazionali non hanno alcun effetto sul reddito, ma fanno apprezzare il tasso di
cambio. Questo provvedimento a sua volta fa aumentare il reddito, il quale fa aumentare la domanda di
moneta e spinge al rialzo il tasso di interesse r.
Nonostante lo spostamento della curva faccia aumentare NX, lapprezzamento del tasso di cambio riduce
NX dello stesso ammontare, quindi, leffetto netto di questo provvedimento una riduzione degli scambi
internazionali.
UNA PICCOLA ECONOMIA APERTA IN REGIME DI TASSI DI CAMBIO FISSI In un sistema di tassi di cambio
fissi la banca centrale dichiara un valore del tasso di cambio, ed disposta ad acquistare o vendere la valuta
nazionale nella misura necessaria a tenere il tasso di cambio al livello dichiarato.
IL FUNZIONAMENTO DI UN SISTEMA DI TASSI DI CAMBIO FISSI In un sistema monetario internazionale di
tassi di cambio fissi, la banca centrale disposta ad acquistare o vendere la valuta nazionale in cambio di
valuta estera ad un tasso predefinito. Il tasso di cambio fisso vincola lintera politica monetaria del paese al
mantenimento del tasso di cambio preannunciato. Quindi, lofferta di moneta si aggiusta automaticamente
al livello necessario in base a quanta valuta nazionale la banca disposta ad acquistare o vendere per
mantenere fisso il tasso di cambio. In questo sistema, ad essere fisso il tasso di cambio nominale; il tasso
di cambio reale, invece, pu essere fisso o variabile, a seconda dellorizzonte temporale che si prende in
considerazione.
LA POLITICA FISCALE Se il governo vuole stimolare la spesa interna aumentando la spesa pubblica o
abbassando le imposte, la curva IS* si sposta verso destra facendo aumentare il tasso di cambio. Ma dato
che gli arbitraggisti reagiscono immediatamente vendendo valuta estera alla banca centrale, il tasso di
cambio si riporter al livello prefissato. Laumento dellofferta di moneta fa spostare verso destra la curva
LM*. Quindi, in un sistema di tassi di cambio fissi, una politica fiscale espansiva fa aumentare il reddito
aggregato.
LA POLITICA MONETARIA Un paese che opera in un regime di tassi di cambio fissi pu cambiare il livello a
cui fissato il tasso di cambio. Una svalutazione della moneta nazionale rispetto a quella estera provoca
uno spostamento verso destra della curva LM*, il quale fa aumentare le esportazioni nette ed il reddito
aggregato; una rivalutazione della moneta nazionale rispetto a quella estera, invece, provoca uno
spostamento verso sinistra della curva LM*, il quale fa diminuire le esportazioni nette ed il reddito
aggregato.
LE POLITICHE COMMERCIALI Se il governo riduce le importazioni, provoca uno spostamento verso destra
della curva delle esportazioni nette e un analogo spostamento della curva IS*. Questultimo spostamento fa
aumentare il tasso di cambio. Per mantenere il tasso di cambio fisso, lofferta di moneta deve aumentare,
facendo spostare la curva LM* verso destra. La restrizione del commercio internazionale in un regime di
tassi di cambio fissi provoca un aumento delle esportazioni nette NX. Questo perch le restrizioni
commerciali provocano un aumento dellofferta di moneta anzich un aumento del tasso di cambio.
Lespansione monetaria a sua volta fa aumentare il reddito aggregato. Se il reddito aumenta, aumenta il
risparmio, facendo aumentare anche le esportazioni nette.

LA POLITICA ECONOMICA NEL MODELLO DI MUNDELL-FLEMING: UNA SINTESI Questo modello dimostra
che la politica monetaria e la politica fiscale possono influenzare il reddito aggregato solo con i tassi di
cambio. Con tassi di cambio fluttuanti solo la politica monetaria riesce a modificare il reddito; con tassi di
cambio fissi, invece, solo la politica fiscale riesce a modificarlo.
VANTAGGI E SVANTAGGI DEI DIVERSI REGIMI DI TASSI DI CAMBIO Entrambi i tassi di cambio presentano
dei vantaggi: i tassi di cambio fluttuanti lasciano le autorit monetarie libere di perseguire obiettivi diversi
dalla stabilit del cambio; i tassi di cambio fissi riducono le incertezze intrinseche agli scambi internazionali.
CURRENCY BOARD Il currency board un meccanismo attraverso il quale la banca centrale costretta a
detenere valuta straniera a sufficienza per coprire le emissioni della propria moneta. Quindi, la banca
centrale deve detenere un euro per ogni valuta estera emessa. Il rapporto tra moneta nazionale e moneta
estera detenuta deve essere 1:1.
IL TRILEMMA DELLA POLITICA ECONOMICA Il trilemma della politica economica afferma che impossibile
che una nazione abbia perfetta mobilit dei capitali, tassi di cambio fissi e una politica monetaria
indipendente. Quindi, ogni paese deve scegliere uno dei tre caratteri istituzionali.
CAPITOLO 13 LOFFERTA AGGREGATA E IL TRADE-OFF DI BREVE PERIODO TRA INFLAZIONE E
DISOCCUPAZIONE
In questo capitolo si studia la curva di offerta aggregata di breve periodo e di lungo periodo. Questa curva
di offerta aggregata implica un trade-off tra linflazione e la disoccupazione. Il trade-off, chiamato anche
curva di Phillips, afferma che per ridurre il tasso di inflazione i responsabili della politica economica devono
accettare un temporaneo aumento della disoccupazione; e per ridurre la disoccupazione, devono accettare
un temporaneo aumento dellinflazione.
I TRE MODELLI DELLOFFERTA AGGREGATA In questi tre modelli alcune imperfezioni del mercato provoca
una deviazione della produzione aggregata dal suo livello naturale. Quindi, la curva di offerta aggregata di
breve periodo ha pendenza positiva, invece di essere verticale, e gli spostamenti della curva di domanda
aggregata provocano fluttuazioni del prodotto aggregato.
La curva di offerta aggregata di breve periodo di tutti e tre i modelli descritta dalla seguente equazione:
Y = YNEGATO + Alfa(P Pe), con Alfa>0
NEGATO
dove Y il prodotto aggregato, Y
il livello naturale del prodotto aggregato, P il livello dei prezzi e Pe il
livello atteso dei prezzi. Secondo questa equazione, il prodotto aggregato si discosta dal suo livello naturale
quando il livello dei prezzi si discosta dal suo valore atteso.
IL MODELLO DEI PREZZI VISCHIOSI In questo modello le imprese non adeguano istantaneamente i prezzi
dei propri prodotti quando varia la domanda. Le imprese possono decidere di mantenere i prezzi inalterati
per non infastidire i clienti abituali con cambiamenti frequenti. In alcuni casi i prezzi sono vischiosi a causa
della struttura del mercato. Per vedere come la vischiosit dei prezzi influisca sulla pendenza positiva della
curva di offerta aggregata di breve periodo, dobbiamo considerare il processo di determinazione del prezzo
della singola impresa. Il prezzo desiderato dallimpresa, p, dipende dal livello generale dei prezzi P e dal
livello del reddito aggregato Y. Il prezzo p desiderato dallimpresa dato dalla seguente equazione:
p = P + a(Y YNEGATO)
Il parametro a misura la sensibilit del prezzo desiderato dallimpresa al livello del prodotto aggregato. Se
ci sono due imprese, una con prezzi flessibili e una con prezzi vischiosi, limpresa con prezzi vischiosi
determina i prezzi sulla base dellequazione: p = Pe + a(Ye YEnegato)
Ipotizzando che le imprese si aspettino che il reddito sia pari al suo livello naturale, il secondo termine
a(Ye YEnegato) uguale a zero. Perci, queste imprese definiscono il prezzo come: p = Pe. Questo significa
che le imprese con prezzi vischiosi definiscono i loro prezzi in base a quelli che si aspettano verranno
praticati da altre imprese.

Per derivare lequazione della curva di offerta aggregata si deve calcolare il livello generale dei prezzi
nelleconomia, ovvero la media ponderata dei prezzi praticati dai due gruppi di imprese. Se s la quantit
di imprese con prezzi vischiosi e 1 s la quantit di imprese con prezzi flessibili, il livello generale dei
prezzi : P = s*Pe + (1- s)[P + a(Y YNEGATO)].
Effettuando i vari passaggi si ottiene: P = Pe + [(1- s)(a/s)](Y YNEGATO).
Se le imprese si aspettano un livello dei prezzi elevato, si aspettano anche di dover sostenere dei costi
elevati. Le imprese che fissano i prezzi in anticipo tendono ad incrementarli; questo porta anche le altre
imprese ad aggiustare i prezzi.
Se il reddito elevato, la domanda di beni elevata. Leffetto del reddito sul livello dei prezzi dipende dal
rapporto tra imprese con prezzi flessibili e imprese con prezzi vischiosi.
Quindi, il livello generale dei prezzi dipende dal livello atteso dei prezzi e dal livello di reddito aggregato.
Riordinando i termini dellequazione, si ha: Y = YNEGATO + Alfa(P Pe), con Alfa= s/[(1 s)a]
Il modello dei prezzi vischiosi afferma che lo scostamento del prodotto aggregato dal suo livello naturale
direttamente proporzionale allo scostamento dei prezzi effettivi dai prezzi attesi.
IL MODELLO DEI SALARI VISCHIOSI Questo modello mostra le conseguenze della rigidit dei salari
nominali per lofferta aggregata. In questo modello: se i salari nominali sono rigidi, un aumento del livello
dei prezzi riduce il salario reale, rendendo il lavoro pi conveniente; la diminuzione dei salari reali induce le
imprese a utilizzare pi lavoro; allaumentare del lavoro impiegato, la produzione aumenta. Questa
relazione diretta tra il livello dei prezzi e il prodotto aggregato implica che la curva di offerta aggregata
abbia pendenza positiva ogni volta che i salari non possono adeguarsi alla variazione del livello dei prezzi.
I lavoratori e le imprese stabiliscono il salario nominale W in base al salario reale w e alle aspettative sul
livello dei prezzi Pe. Il salario nominale dato, quindi, dallequazione: W = w * Pe.
Una volta determinato il salario nominale e prima che vengano assunti i lavoratori, le imprese vengono a
conoscenza del livello effettivo dei prezzi P. Il salario reale , quindi, pari a: W/P = w *(Pe/P). Lipotesi finale
del modello dei salari vischiosi che loccupazione sia determinata dalla quantit di lavoro domandata dalle
imprese. Quindi, la contrattazione tra lavoro e imprese non determina in anticipo il livello di occupazione.
Le decisioni di assunzione delle imprese sono rappresentate dalla funzione di domanda di lavoro:
L = Ld(W/P)
Secondo questa funzione quanto minore il salario reale, tanto maggiore la
quantit di lavoro utilizzata dalle imprese. Il prodotto aggregato dato dalla funzione di produzione:
Y = F(L)
Secondo questa funzione allaumentare della quantit di lavoro utilizzata aumenta la
quantit di prodotto aggregato.
Dato che i salari nominali sono vischiosi, una variazione inattesa del livello dei prezzi allontana il salario
reale dal salario reale obiettivo, e questo influenza la quantit di lavoro domandata e il livello del prodotto
aggregato.
IL MODELLO DELLINFORMAZIONE IMPERFETTA Questo modello ipotizza che i mercati siano sempre in
equilibrio, cio che i salari e i prezzi siano liberi di variare per portare in equilibrio la domanda e lofferta;
inoltre, ipotizza anche che ogni impresa produca solo un bene o servizio e ne consumi una molteplicit.
Dato che il numero dei beni molto grande, le imprese non possono osservare sempre tutti i prezzi
contemporaneamente. A causa di questa informazione imperfetta, a volte confondono le variazioni del
livello generale dei prezzi con variazioni dei prezzi relativi; questa confusione influenza le decisioni sulla
quantit di beni o servizi da offrire, generando nel breve periodo una relazione diretta tra il livello dei prezzi
e il prodotto.
Quindi, il modello dellinformazione imperfetta afferma che quando i prezzi effettivi sono superiori ai prezzi
attesi le imprese aumentano la produzione. Questo modello implica che la curva di offerta aggregata sia
rappresentata dallequazione: Y = YNEGATO + Alfa(P Pe). Quando i prezzi si discostano dal loro livello atteso,
il prodotto aggregato si discosta dal suo livello naturale.

RIEPILOGO E IMPLICAZIONI Il primo modello ipotizza che i prezzi di alcuni beni siano vischiosi; il secondo
modello ipotizza che i salari nominali sono vischiosi; il terzo modello ipotizza che linformazione sui prezzi
sia imperfetta. Questi tre modelli sono compatibili tra di loro. Queste implicazioni sono rappresentate
dallequazione: Y = YNEGATO + Alfa(P Pe).
Se il livello effettivo dei prezzi pi elevato del livello atteso, il prodotto aggregato superiore al suo livello
naturale; se il livello effettivo dei prezzi inferiore al livello atteso, il prodotto aggregato inferiore al suo
livello naturale.
LINFLAZIONE, LA DISOCCUPAZIONE E LA CURVA DI PHILLIPS La politica economica ha come obiettivo il
contenimento dellinflazione e della disoccupazione, ma questi sono spesso in conflitto tra di loro. Infatti,
quando i responsabili della politica economica fanno muovere leconomia verso lalto lungo la curva di
offerta aggregata di breve periodo, la disoccupazione diminuisce e linflazione aumenta; invece, quando
una contrazione della domanda aggregata si sposta verso il basso lungo la curva di offerta aggregata,
linflazione diminuisce e la disoccupazione aumenta. Questo trade-off tra inflazione e disoccupazione
chiamato curva di Phillips. Questa un buon modo per rappresentare la curva di offerta aggregata, perch
linflazione e la disoccupazione sono misure molto importanti della performance del sistema economico.
DERIVARE LA CURVA DI PHILLIPS DALLA CURVA DI OFFERTA AGGREGATA La curva di Phillips afferma che
linflazione dipende da tre elementi: linflazione attesa; lo scostamento della disoccupazione dal suo livello
naturale, detto disoccupazione ciclica; gli shock dellofferta. Lequazione dellinflazione sar quindi:
= e (u un) + v
un parametro che misura la sensibilit dellinflazione alla disoccupazione ciclica. Lequazione della curva
di Phillips deriva dallequazione della curva di offerta aggregata: P = Pe + (1/Alfa)(Y YNEGATO). Quindi, questo
dimostra che la curva di Phillips e la curva di offerta aggregata di breve rappresentano lo stesso concetto
macroeconomico: esprimono un legame tra variabili reali e nominali che rende inefficacie la dicotomia
classica nel breve periodo.
La curva di offerta aggregata lo strumento pi adatto per analizzare il prodotto aggregato e il livello dei
prezzi, mentre la curva di Phillips pi idonea per le analisi della disoccupazione e dellinflazione.
LE ASPETTATIVE ADATTIVE E LINERZIA DELLINFLAZIONE Per utilizzare la curva di Phillips come strumento
di supporto delle decisioni di politica economica, dobbiamo ipotizzare che gli individui formino le proprie
aspettative di inflazione sulla base dei dati osservati nei periodi pi recenti (ipotesi delle aspettative
adattive). Quando linflazione attesa uguale allinflazione dellanno precedente, il tasso naturale di
disoccupazione viene chiamato tasso di disoccupazione con inflazione stabile (NAIRU). In questo caso, se la
disoccupazione al suo livello naturale e non ci sono shock dellofferta, il livello dei prezzi continua ad
aumentare a tasso costante.
Nel modello di domanda aggregata e offerta aggregata linerzia dellinflazione pu essere interpretata
come un continuo spostamento verso lalto delle curve di domanda aggregata e di offerta aggregata.
LE DUE CAUSE DEL CRESCERE E DEL RECEDERE DELLINFLAZIONE La disoccupazione ciclica o uno shock
dellofferta possono modificare il tasso di inflazione. Una diminuzione della disoccupazione ciclica fa
aumentare linflazione (fenomeno chiamato inflazione trainata dalla domanda); un aumento della
disoccupazione, invece, fa diminuire linflazione. Uno shock negativo dellofferta, come laumento del
prezzo del petrolio, fa aumentare linflazione; uno shock positivo dellofferta, come la diminuzione del
prezzo del petrolio, fa diminuire linflazione (fenomeno chiamato inflazione spinta dai costi).
IL TRADE-OFF TRA INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE NEL BREVE PERIODO I responsabili della politica
economica, non potendo controllare linflazione attesa e gli shock dellofferta, agiscono soltanto sulla
domanda aggregata per influenzare il prodotto aggregato, loccupazione e linflazione. La politica economia
pu aumentare la domanda aggregata per diminuire la disoccupazione, facendo per aumentare
linflazione; oppure, pu diminuire la domanda aggregata, riducendo il tasso di inflazione e generando

maggiore disoccupazione. Quando la disoccupazione al suo tasso naturale (u = un), linflazione dipende
dallinflazione attesa e dagli shock dellofferta ( = e + v).
LA DISINFLAZIONE E IL TASSO DI SACRIFICIO La curva di Phillips mostra che, in assenza di uno shock
positivo dellofferta, per diminuire linflazione necessario un periodo di elevata disoccupazione e
contrazione del prodotto. Il tasso di sacrificio la percentuale di PIL reale annuale che si deve sacrificare
per ridurre linflazione di 1 punto percentuale. Le stime del tasso di sacrificio variano da un paese allaltro. Il
tasso di sacrificio si pu esprimere anche in termini di disoccupazione: secondo una stima di questo tradeoff, a una diminuzione della disoccupazione dell1% corrisponde una diminuzione del PIL dell1,5%. Il tasso
di sacrificio si pu utilizzare anche per stimare per quanto tempo debba crescere la disoccupazione per
ridurre linflazione. La disinflazione indica i punti percentuali di PIL a cui dobbiamo rinunciare per ridurre
dell1% linflazione.
LE ASPETTATIVE RAZIONALI E LA POSSIBILITA DI UNA DISINFLAZIONE INDOLORE Dato che le aspettative
di inflazione influenzano il trade-off di breve periodo tra inflazione e disoccupazione, e dato che lipotesi
che gli individui formino le proprie aspettative in base allesperienza pi recente sembra troppo semplice
per essere applicata a tutte le circostanze, si ipotizza ora che gli individui abbiano aspettative razionali, cio
che cerchino di prevedere il futuro utilizzando tutte le informazioni disponibili. Secondo la teoria delle
aspettative razionali, una modifica della politica monetaria o della politica fiscale spinge gli individui a
modificare le proprie aspettative, e quindi ogni valutazione dei provvedimenti di politica economica deve
tener conto delleffetto sulle aspettative.
Per avere una disinflazione indolore: il programma di riduzione dellinflazione deve essere annunciato
prima che i lavoratori e le imprese che determinano i prezzi e i salari abbiano formato le proprie
aspettative; lavoratori e imprese devono credere alle dichiarazioni del governo.
LISTERESI E LA MESSA IN DISCUSSIONE DELLIPOTESI DEL TASSO NATURALE Lipotesi del tasso naturale
sostiene che le fluttuazioni della domanda aggregata influenzano il prodotto aggregato e loccupazione
soltanto nel breve periodo. Nel lungo periodo leconomia tende ai livelli di prodotto aggregato e di
occupazione descritti dal modello classico.
CAPITOLO 14 LE POLITICHE DI STABILIZZAZIONE
LA POLITICA ECONOMICA DOVREBBE ESSERE ATTIVA O PASSIVA? Molti economisti sono favorevoli a un
ruolo attivo della politica economica perch le recessioni sono periodi di alta disoccupazione, bassi redditi e
ristrettezze economiche. Il modello di domanda aggregata e offerta aggregata dimostra che la politica
monetaria e la politica fiscale possono prevenire le recessioni reagendo a questi shock. Altri economisti,
invece, sostengono che il governo dovrebbe distaccarsi dalla politica macroeconomica.
I RITARDI NELLATTIVAZIONE E GLI EFFETTI DELLA POLITICA ECONOMICA Per stabilizzare leconomia, i
responsabili della politica economica devono adottare dei provvedimenti di politica monetaria e politica
fiscale idonei. Nel fare questo, i responsabili della politica economica si trovano di fronte al problema dei
tempi di reazione degli interventi di stabilizzazione eseguiti. Questi ritardi possono essere interni o esterni:
il ritardo interno il tempo che intercorre tra lo shock economico e lintervento correttivo; il ritardo
esterno il tempo che intercorre tra lattivazione del provvedimento e il momento in cui questo ha effetto
sulleconomia. Questi ritardi degli interventi di politica monetaria e politica fiscale rendono pi difficile
lazione di stabilizzazione delleconomia. Ci sono dei provvedimenti, chiamati stabilizzatori automatici, che
hanno lobiettivo di ridurre i ritardi associati alle politiche di stabilizzazione. Questi stabilizzatori automatici
possono essere considerati interventi di politica fiscale privi di ritardo interno.

LE REGOLE DI POLITICA MONETARIA Alcuni economisti sostengono che la banca centrale dovrebbe tenere
costante il tasso di crescita dellofferta di moneta perch credono che le fluttuazioni dellofferta di moneta
siano responsabili delle fluttuazioni delleconomia e ritengono che una crescita lenta e costante dellofferta
di moneta porterebbe alla stabilit del prodotto aggregato, delloccupazione e dei prezzi.
La seconda regola che gli economisti sostengono consiste nel raggiungere un livello obiettivo del PIL
nominale: se il PIL nominale supera il livello obiettivo, la banca centrale riduce lofferta di moneta per
ridurre la domanda aggregata; se il PIL nominale supera il livello obiettivo, la banca centrale riduce la
crescita monetaria per stimolare la domanda aggregata. Secondo gli economisti questa regola comporta
una maggiore stabilit del prodotto aggregato e dei prezzi.
La terza regola che gli economisti sostengono consiste nel raggiungere un livello obiettivo di inflazione. La
banca centrale dichiara lobiettivo di inflazione e adegua lofferta di moneta nel caso in cui linflazione
effettiva si discosti dal tasso obiettivo.
LA REGOLA DI TAYLOR PER LA POLITICA ECONOMICA La banca centrale per mantenere i prezzi stabili ed
evitare fluttuazioni del reddito e delloccupazione deve fissare un tasso di interesse, chiamato tasso
ufficiale, che gli permette di concedere prestiti a breve termine al sistema bancario. Per determinare il
tasso di interesse ufficiale che le banche centrali devono applicare, leconomista Taylor ha individuato una
regola, secondo la quale esso dato da:
Tasso Ufficiale = inflazione + 2,0 + 0,5(inflazione 2,0) 0,5(differenziale del PIL)
La regola di Taylor stabilisce quindi che il tasso di interesse ufficiale reale deve essere determinato in
funzione dellinflazione e del differenziale del PIL. Secondo questa regola, il tasso di interesse ufficiale
uguale al 2% se linflazione del 2% e il PIL al suo livello naturale; per ogni punto percentuale di inflazione
al di sopra del 2%, il tasso di interesse ufficiale reale deve aumentare di mezzo punto; per ogni punto
percentuale di differenza tra il livello naturale del PIL e il PIL reale rilevato, il tasso di interesse ufficiale reale
deve diminuire di mezzo punto.
LA BANCA CENTRALE EUROPEA La Banca centrale europea (BCE), con sede a Francoforte (Germania),
stata costituita il 1 giugno 1998, in seguito alla decisione di alcuni paesi europei di aderire allUnione
monetaria europea adottando una moneta unica: leuro. Lobiettivo principale della BCE quello di
mantenere la stabilit dei prezzi nellarea euro ed attuare una politica monetaria coerente con questo
obiettivo. La politica monetaria della BCE formulata e attuata dal Consiglio direttivo, il quale determina il
livello del tasso di interesse ufficiale della BCE e il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento.
La BCE ha stabilito che il termine stabilit dei prezzi deve essere inteso come un aumento annuale del
livello dei prezzi inferiore al 2%.
La BCE indipendente, infatti, nel definire la politica monetaria non pu chiedere o ricevere indicazioni da
alcun organismo esterno. I membri del consiglio direttivo hanno tutti un mandato non rinnovabile della
durata di otto anni.
CAPITOLO 15 IL DEBITO PUBBLICO
Se il governo di uno stato spende pi di quanto incassa attraverso lesazione delle imposte, si ritrova con un
deficit di bilancio, che finanzia indebitandosi col settore privato. Laccumulazione dei deficit del passato il
debito pubblico. Il debito pubblico rappresenta il debito accumulato da un intero sistema economico.
Se la spesa di uno Stato eccede le entrate tributarie, il disavanzo che si crea pu condizionare la vita di
milioni di persone.
LE DIMENSIONI DEL DEBITO PUBBLICO I paesi pi indebitati sono Grecia e Italia che hanno accumulato un
debito che supera per ammontare il loro PIL annuo. La causa prevalente dellaumento del debito pubblico
sono gli eventi bellici: il rapporto debito/PIL aumenta rapidamente durante i conflitti e diminuisce
lentamente in tempo di pace.

I PROBLEMI DI MISURAZIONE Il deficit del bilancio pubblico uguale alla differenza tra spesa pubblica ed
entrate tributarie, ovvero alla quantit di nuovo debito che lo Stato deve emettere per finanziare la propria
attivit.
PROBLEMI DI MISURAZIONE: LINFLAZIONE Il deficit di bilancio deve essere misurato non come variazione
del debito pubblico nominale, ma come variazione del debito pubblico reale. Quindi, per il modo in cui
viene calcolato, il deficit di bilancio non corretto a causa dellinflazione. Per vedere quanto pu essere
grave questa distorsione, ipotizziamo che il debito pubblico sia stabile in termini reali, ovvero che sia in
pareggio. In questo caso il debito nominale aumenta allo stesso tasso dellinflazione, cio: D/D =
Questo implica che la variazione del debito nominale : D = *D.
La maggior parte degli economisti ritiene che il deficit in questo caso sia sovrastimato in misura pari a *D.
PROBLEMI DI MISURAZIONE: I BENI PATRIMONIALI Molti economisti credono che il deficit di bilancio
debba essere calcolato come differenza tra la variazione del debito e la variazione delle attivit
patrimoniali. La procedura che tiene conto delle attivit e delle passivit viene chiamata contabilit
patrimoniale, perch prende in considerazione le variazioni del patrimonio. Secondo la contabilit
patrimoniale per, il debito/credito contratto dal governo per acquistare/vendere un bene capitale non fa
variare il deficit. Quindi, da come si capisce, il vantaggio della contabilit patrimoniale che impedisce al
governo di vendere beni patrimoniali di propriet statale per finanziare il deficit corrente.
PROBLEMA DI MISURAZIONE: LE PASSIVITA NON CONTABILIZZATE Secondo gli economisti le misurazioni
del deficit di bilancio non sono veritiere perch non contabilizzano alcune passivit, come per esempio, le
pensioni dei dipendenti pubblici. Queste non vengono incluse nel computo del debito, e laccumulazione di
questa passivit non inclusa nel disavanzo di bilancio.
PROBLEMA DI MISURAZIONE: IL CICLO ECONOMICO Molte variazioni del deficit del bilancio pubblico si
determinano automaticamente, in base alle fluttuazioni cicliche delleconomia. Queste variazioni
automatiche del deficit non sono errori di misurazione perch quando la recessione fa aumentare la spesa
pubblica e diminuire le entrate fiscali, il governo si indebita di pi. Per risolvere questo problema, molte
nazioni calcolano il deficit di bilancio aggiustato per il ciclo economico, stimando a quanto ammonterebbe
la spesa pubblica e le entrate tributarie se leconomia si trovasse al tasso naturale di disoccupazione e al
livello naturale di prodotto aggregato. Il deficit di bilancio corretto per il ciclo economico molto utile
perch mostra i cambiamenti della politica economica ma non levoluzione del ciclo economico. Quindi
questo tipo di deficit di bilancio non altro che la media del deficit nel corso del ciclo economico.
LINTERPRETAZIONE TRADIZIONALE DEL DEBITO PUBBLICO L'interpretazione tradizionale del debito
pubblico basata sul presupposto che, quando il governo abbatte le imposte e finanzia la spesa con un
deficit di bilancio, i consumatori reagiscono al maggiore reddito disponibile aumentando la spesa. Una
riduzione delle imposte finanziato con lindebitamento stimola la spesa per consumi, che influenza
leconomia tanto nel breve quanto nel lungo periodo. Nel breve periodo, una maggiore spesa per consumi
fa aumentare la domanda di beni e servizi, e quindi il prodotto aggregato e loccupazione. Nel lungo
periodo la diminuzione del risparmio nazionale provocata dal taglio delle imposte comporta un minore
stock di capitale e un maggiore indebitamento con lestero.
LINTERPRETAZIONE RICARDIANA DEL DEBITO PUBBLICO - Secondo l'interpretazione ricardiana del debito
pubblico, invece, i consumatori sono previdenti e, quindi, prendono le decisioni di spesa non solo sulla base
del reddito disponibile attuale, ma anche del reddito futuro atteso. In questo caso, il ragionamento del
consumatore questo: il governo vuole diminuire le imposte senza un piano di riduzione della spesa.
Questo significa che il governo sta finanziando il taglio delle imposte con il debito; in futuro per il governo
dovr aumentare di nuovo le imposte per rimborsare il debito e gli interessi accumulati. Quindi, questo
intervento comporta una riduzione delle imposte oggi, che si compenser con un aumento delle imposte
domani. Il maggior reddito dei consumatori, quindi, solo transitorio; per questo motivo non

consumeranno di pi.
Il principio generale che il debito pubblico equivalente a un futuro aumento delle imposte; quindi,
finanziare la spesa pubblica con il debito equivale a finanziarla con l'imposizione fiscale.
L'implicazione dell'equivalenza ricardiana che un taglio delle imposte finanizato con il debito lascia
inalterato il consumo: gli individui risparmiano il reddito disponibile aggiuntivo per pagare le imposte
future.
I CONSUMATORI E IL CARICO FISCALE FUTURO - I sostenitori dell'interpretazione tradizionale del debito
pubblico credono che la prospettiva di una tassazione futura non influenzi i consumi attuali perch la
maggior parte dei consumatori disinformata e non comprende le implicazioni del deficit del bilancio
pubblico. Per questo motivo, secondo i sostenitori dell'interpretazione tradizionale del debito pubblico, la
riduzione delle imposte far aumentare il consumo e diminuire il risparmio nazionale.
VINCOLI ALL'INDEBITAMENTO - L'interpretazione ricardiana del debito pubblico basata sull'ipotesi che il
consumatore prenda le decisioni di spesa in base al reddito permanente, che include sia il reddito attuale
sia il reddito futuro atteso. Quindi, un taglio delle imposte aumenta il reddito attuale ma non il reddito
permamente, il che implica che non ha alcun effetto sui consumi. Un individuo che vuole consumare di pi
del suo reddito attuale pu farlo solo se ha la possibilit di indebitarsi. Il limite all'ammontare dei prestiti a
cui pu accedere ciascun individuo dato dal vincolo all'indebitamento.
BILANCIO IN PAREGGIO O OTTIMIZZAZIONE DELLA POLITICA FISCALE? - Molti economisti si oppongono alla
regola che obbliga il governo al pareggio di bilancio in ogni circostanza. Ci sono tre ragioni per cui una
politica fiscale ottimale possa giustificare un deficit o un surplus del bilancio pubblico: stabilizzazione,
perequazione fiscale e ridistribuzione intergenerazionale.
STABILIZZAZIONE - Un deficit o un surplus di bilancio possono contribuire a stabilizzare l'economia. Quando
l'economia entra in recessione, le imposte diminuiscono e i trasferimenti aumentano automaticamente.
Questi automatismi stabilizzano l'economia, ma spingono il bilancio pubblico verso il deficit. Un vincolo
stringente al pareggio di bilancio, in questo caso, imporrebbe al governo di aumentare le imposte e ridurre
la spesa, deprimendo cosi la domanda aggregata.
PEREQUAZIONE FISCALE - Il deficit e il surplus di bilancio possono essere utilizzati per correggere le
distorsioni degli incentivi provocate dal sistema fiscale. Elevate aliquote fiscali comportano un costo per la
societ, dato che scoraggiano l'attivit economica. Per mantenere le aliquote inalterate, in anni di bassi
redditi (recessioni) o di spesa elevata (guerra) necessario un bilancio pubblico in deficit.
RIDISTRIBUZIONE INTERGENERAZIONALE - Il deficit di bilancio pu essere utilizzato per traslare il carico
fiscale dalle generazioni attuali a quelle future. Per esempio, se un governo migliora la dotazione di
infrastrutture costruendo nuove strade, ospedali e scuole, questo investimento porter vantaggi anche alle
generazioni future, oltre che agli attuali contribuenti. Quindi, anche le generazioni future dovrebbero
pagare la propria quota. Per questo motivo lo Stato potrebbe trasferire sulle generazioni future parte dei
costi degli investimenti, finanziandosi attraverso il debito pubblico.
GLI EFFETTI FISCALI SULLA POLITICA MONETARIA - Uno dei modi che lo Stato ha per finanziare il debito
pubblico stampare moneta, questa decisione per ha come conseguenza l'aumento dell'inflazione. Oltre
a questo legame tra deficit di bilancio e inflazione, alcuni economisti hanno ipotizzato che un elevato
indebitamento dello Stato possa incoraggiare il governo a creare inflazione.
LA DIMENSIONE INTERNAZIONALE - Il debito pubblico pu condizionare il ruolo di un paese nell'economia
mondiale. Quando il deficit di bilancio riduce il risparmio nazionale di un paese, spesso provoca un deficit
commerciale, che a sua volta viene finanziato con l'indebitamento estero. Un alto livello di indebitamento
pubblico pu aumentare il rischio che si verifichi una fuga di capitali dal paese o un improvviso crollo della

domanda delle attivit di un paese nei mercati mondiali. Quanto pi elevato il livello del debito pubblico,
tanto maggiore la possibilit che questo non venga rimborsato. Quindi, all'aumentare del debito pubblico
gli investitori internazionali riducono la propria disponibilit a prestare per paura che si verifichi un caso di
insolvenza. Un alto livello di debito pubblico finanziato dall'estero pu ridurre il peso politico internazionale
di una nazione.
SOSTENIBILITA' FISCALE, DEFICIT DI BILANCIO E RAPPORTO DEBITO/PIL - La sostenibilit fiscale, molto
importante per un sistema economico, la capacit dello Stato di onorare un debito. Per essere sicuri che
questo si verifichi, necessario che il rapporto debito/PIL rimanga costante ad un certo livello. Questo
significa che il debito pubblico ed il PIL devono crescere allo stesso tasso. Se il debito pubblico cresce pi
del PIL, raggiunto un certo punto, lo Stato non sarebbe pi in grado di onorare il suo debito.
Da un punto di vista matematico, la variazione del debito data dalla seguente equazione:
D = i*D + G - T
Dove i il tasso di interesse nominale sul debito pubblico, G la spesa pubblica e T le entrate fiscali. Quindi, il
deficit di bilancio uguale agli interessi corrisposti sul debito pubblico pi la parte di spesa pubblica
eccedente le entrate fiscali (G - T). Per essere pi precisi, definiamo la differenza tra spesa pubblica e le
entrate fiscali (G - T) come il disavanzo primario. Questo comporta che il disavanzo totale uguale al
disavanzo primario pi la spesa per gli interessi sul debito, ovvero:
D/D = B/D
Quindi, affinch il livello del debito sia sostenibile, il rapporto tra debito nominale e PIL nominale, D/Y, deve
restare costante intorno a un valore nel lungo periodo. Ma se, in equilibrio, D/Y deve essere costante, la
crescita di lungo periodo del PIL nominale sar uguale alla crescita di lungo periodo del PIL reale pi il tasso
di inflazione di lungo periodo. Il rapporto debito/PIL costante nel tempo una condizione necessaria, ma
non sufficiente per la sostenibilit fiscale, perch la formula stata ottenuta ipotizzando un tasso di
crescita di lungo periodo costante, senza contemplare gli shock di breve periodo. Per questo motivo
necessario fissare il rapporto debito/PIL a un livello prudenziale che permette di determinare poi il livello di
disavanzo appropriato al quale mirare.
CAPITOLO 16 - LE AREE VALUTARIE E L'UNIONE ECONOMICA E MONETARIA EUROPEA
IL PATTO DI STABILITA' E CRESCITA - Il patto di stabilit e crescita (PSC) un pacchetto di regole alle quali i
membri della unione europea monetaria (UEM) devono attenersi nella condotta della politica fiscale
nazionale. Le due componenti principali sono: 1) i paesi membri devono puntare al pareggio dei conti
pubblici. 2) i paesi membri con un disavanzo dei conti pubblici superiore al 3% del PIL sono soggetti ad
ammende che possono arrivare fino allo 0,5 % del PIL.
ll patto di stabilit e crescita stato imposto per eliminare il problema del rischio morale dovuto
all'eccesso di spesa e di indebitamento da parte di un paese membro, limitando la quantit di spesa
pubblica che non finanziata da imposte. Un bilancio pubblico in pareggio implica un rapporto debito/PIL
uguale a zero. La regola che impone un limite del 3% al disavanzo pubblico un requisito, introdotto nel
Trattato di Maastricht del 1992, per accedere all'UEM. Secondo il Trattato, i paesi candidati all'ingresso
nella UEM devono avere un rapporto debito/PIL inferiore al 60% e un deficit pubblico non superiore al 3%
del PIL. I paesi dell'unione economica monetaria, avendo rinunciato alla propria sovranit sulla politica
monetaria, possono utilizzare solamente la politica fiscale per controbilanciare degli eventuali shock.
Nel 2004 la Commissione europea ha diramato nuove linee guida per allentare i criteri del PSC, le quali
stabiliscono che la sostenibilit fiscale delle finanze pubbliche dei paesi membri deve essere valutata in
senso ampio e caso per caso.

CAPITOLO 17 - IL CONSUMO
Le decisioni individuali di consumo influenzano il comportamento dell'economia nel breve e nel lungo
periodo. Le decisioni di consumo sono fondamentali per l'analisi di lungo periodo, a causa del loro ruolo
nella crescita economica. Le decisioni di consumo sono fondamentali anche per l'analisi di breve periodo, a
causa del loro ruolo nella determinazione della domanda aggregata. Nella maggior parte delle economie
avanzate la spesa per consumi rappresenta circa i due terzi del PIL.
LE CONGETTURE DI KEYNES - Keynes formul ipotesi sulla funzione di consumo in base all'esperienza
personale e all'osservazione casuale. La pi importante ipotesi di Keynes che la propensione marginale al
consumo sia compresa tra 0 ed 1.
L'altra ipotesi che il rapporto tra consumo e reddito, detto propensione media al consumo, diminuisca
all'aumentare del reddito.
La terza ipotesi che la determinante principale del consumo sia il reddito, mentre il tasso di interesse ha
un ruolo irrilevante in questo senso.
Sulla base di queste tre ipotesi, la funzione di consumo keynesiana viene scritta come: C = CNEGATO + c*Y
dove C il consumo, Y il reddito disponibile, CNEGATO una costante e c la propensione marginale al consumo.
Questa funzione di consumo possiede le tre propriet ipotizzate da Keynes.
IRVING FISHER E LA SCELTA INTERTEMPORALE - La funzione di consumo keynesiana mette in relazione il
consumo corrente con il reddito corrente. Questa relazione incompleta poich quando un individuo
decide quanto consumare e quanto risparmiare, prende in considerazione sia il presente che il futuro.
L'economista Fisher, invece, ha sviluppato il modello intertemporale che mette in relazione i vincoli con cui
il consumatore si confronta, le sue preferenze e il modo in cui l'interazione tra vincoli e preferenze
determina la scelta tra consumo e risparmio.
IL VINCOLO DI BILANCIO INTERTEMPORALE - Gli individui consumano meno di quanto desiderano perch i
consumi sono soggetti a un vincolo di bilancio. Il vincolo di bilancio intertemporale misura il totale delle
risorse a disposizione nel presente e nel futuro.
Per dimostrare questo esaminiamo la decisione di un individuo che vive per due periodi: il periodo 1
rappresenta l'et lavorativa, il periodo 2 la vecchiaia. Nel periodo 1 l'individuo dispone di un reddito Y1 e ha
un livello di consumi C1; nel periodo 2 l'individuo dispone di un reddito Y2 e il consumo C2. Nel periodo 1 il
risparmio uguale alla differenza tra reddito e consumo, cio: S = Y1 - C1; nel periodo 2 il consumo dato
da: C2 = (1 + r)S + Y2 dove r il tasso di interesse reale.
Per ricavare il vincolo di bilancio si sostituisce S della prima equazione nella seconda: C2 = (1 + r)(Y1 - C1) + Y2
Per interpretare meglio questa equazione si portano tutti i membri che descrivono il consumo a sinistra e
quelli che descrivono il reddito a destra, ottenendo cosi: C1 + (C2/1 + r) = Y1 + (Y2/1 + r). Questa equazione
mette in relazione il consumo nei due periodi con il reddito nei due periodi.
Se il tasso di interesse nullo, il vincolo di bilancio ci dice che il consumo totale nei due periodi uguale al
reddito totale dei due periodi; con un tasso maggiore di zero, il consumo futuro e il reddito futuro sono
scontati di un fattore (1 + r).
LE PREFERENZE DEL CONSUMATORE - Le preferenze del consumatore possono essere rappresentate da
curve di indifferenza dato che descrivono le combinazioni di consumo nei due periodi che rendono il
consumatore ugualmente soddisfatto. La pendenza della curva di indifferenza indica la quantit di consumo
del periodo 2 che il consumatore richiede per compensare una riduzione unitaria del consumo nel periodo
1. Questa pendenza rappresenta il saggio marginale di sostituzione tra consumo del periodo 1 e consumo
del periodo 2. La soddisfazione del consumatore uguale in ogni punto della stessa curva di indifferenza,
ma varia da una curva di indifferenza all'altra. L'insieme delle curve di indifferenza ci permette di
classificare le preferenze del consumatore dato che quest'ultimo preferisce una curva di indifferenza pi
elevata.

L'OTTIMIZZAZIONE - Il consumatore vorrebbe raggiungere la combinazione di consumo che gli garantisce la


massima soddisfazione, ma il vincolo di bilancio impone che il consumatore si collochi in un punto sulla
retta di bilancio o al di sotto di essa, poich la retta di bilancio misura le risorse complessive di cui il
consumatore pu disporre. La curva di indifferenza pi alta su cui il consumatore pu collocarsi quella che
tocca in un solo punto la retta di bilancio. Nel punto di equilibrio la curva di indifferenza tangente alla
retta di bilancio. La pendenza della curva di indifferenza quindi il SMS, mentre la pendenza della retta di
bilancio (1 + r); quindi, nel punto di equilibrio si ha: SMS = (1 + r).
GLI EFFETTI SUL CONSUMO - Un aumento del reddito provoca uno spostamento del vincolo di bilancio
verso destra. Il consumatore reagisce allo spostamento del vincolo di bilancio scegliendo di consumare di
pi in entrambi i periodi. Se il consumatore preferisce consumare quantit sempre maggiori di un bene al
crescere del proprio reddito, si tratta di un bene normale. Quindi, il consumo dipende dal valore attuale del
reddito corrente e futuro, e pu essere scritto come: Valore attuale del reddito = Y1 + (Y2/1 + r).
Questa conclusione molto diversa da quella raggiunta da Keynes: questo affermava che il consumo
corrente di un individuo dipende in buona parte dal reddito corrente; Fisher afferma, invece, che il
consumo dipende dalle risorse che l'individuo prevede di avere a disposizione nell'intero corso della sua
vita.
GLI EFFETTI SUL CONSUMO DELLE VARIAZIONI DEL TASSO DI INTERESSE - Gli economisti scompongono
l'effetto di un aumento del tasso di interesse reale sul consumo in effetto reddito ed effetto sostituzione.
L'effetto reddito la variazione del consumo data dal passaggio da una curva di indifferenza all'altra. Dato
che il consumatore risparmia, invece di indebitarsi, l'aumento del tasso di interesse un cambiamento
vantaggioso.
L'effetto sostituzione la variazione del consumo data dal cambiamento del prezzo relativo del consumo
nei due periodi. Grazie all'aumento del tasso di interesse, il consumo nel periodo 2 diventa meno costoso
del consumo nel periodo 1. L'effetto sostituzione spinge il consumatore a consumare pi nel periodo 2 che
nel periodo 1.
Infine, in base all'intensit dell'effetto reddito e dell'effetto sostituzione, un aumento del tasso di interesse
pu sia stimolare sia deprimere il risparmio.
I VINCOLI ALL'INDEBITAMENTO - Il modello di Fisher ipotizza che il consumatore possa risparmiare o
indebitarsi. La possibilit di indebitarsi fa s che il consumo corrente possa eccedere il reddito corrente,
quindi il consumatore che si indebita consuma parte del proprio reddito futuro. Nella realt per, per molti
individui impossibile indebitarsi. Per questi individui, il vincolo all'indebitamento dato da: C1 Y1.
Quindi, la scelta del consumatore deve sottostare sia al vincolo di bilancio sia al vincolo di indebitamento.
Per i consumatori che desidererebbero indebitarsi ma non lo possono fare, il consumo corrente dipende
solo dal reddito corrente.
FRANCO MODIGLIANI E L'IPOTESI DEL CICLO DI VITA - L'ipotesi del ciclo di vita di Modigliani dimostra come
il reddito varia sistematicamente nel corso della vita di un individuo e come il risparmio permetta al
consumatore di trasferire il reddito da periodi di prosperit a periodi di disagio.
L'IPOTESI - Tutti gli individui nel corso della loro vita subiscono una variazione del proprio reddito a causa
del pensionamento. Per non ridurre il tenore di vita durante il pensionamento, l'individuo deve risparmiare
durante la vita lavorativa. Consideriamo ora un consumatore con un'attesa di vita di T anni, che dispone di
una ricchezza W e sia aspetta di guadagnare un reddito Y fino al momento del pensionamento, tra R anni.
Per mantenere lo stesso tenore di vita durante tutta la sua esistenza, il consumatore ciascun anno
consumer: C = (W + R*Y)/T. Questa equazione pu essere riscritta come: C = (1/T)W + (R/T)Y. Questa
equazione afferma che il consumo dipende sia dal reddito sia dalla ricchezza.

Se tutti gli individui di un sistema economico pianificassero in questo modo il proprio consumo, la funzione
di consumo dell'economia sarebbe: C = *W + *Y, dove la PMC associata alla ricchezza e la PMC
associata al reddito.
LE IMPLICAZIONI - Secondo la funzione di consumo del ciclo di vita, la PMC : (C/Y) = (W/Y) + .
Dato che la ricchezza non varia in proporzione al reddito da un individuo all'altro o da un periodo all'altro,
nel breve periodo a un reddito elevato corrisponde una bassa PMC; nel lungo periodo ricchezza e reddito
crescono di pari passo. Il modello del ciclo di vita ci permette di vedere come il risparmio varia nel corso
della vita di un individuo.
MILTON FRIEDMAN E L'IPOTESI DEL REDDITO PERMANENTE - L'ipotesi del reddito permanente dimostra
come il reddito individuale sia soggetto a variazioni temporanee e casuali da un anno all'altro.
L'IPOTESI - Secondo Friedman il reddito corrente Y deve essere visto come la somma del reddito
permanente YP e il reddito transitorio YT: Y = YP + YT. Il reddito permanente la parte di reddito corrente
che gli individui si aspettano che rimanga nel futuro; il reddito transitorio la parte che viene considerata
legata alla contingenza. Secondo Friedman, il consumo dipende prevalentemente dal reddito permanente,
e i consumatori ricorrono al risparmio o all'indebitamento per livellare il consumo a fronte di variazioni del
reddito transitorio. Friedman giunse alla conclusione che la funzione di consumo sia: C = *YP dove una
costante che misura la quota di reddito permanente che viene consumata. L'ipotesi del reddito permanente
afferma che il consumo proporzionale al reddito permanente.
CAPITOLO 19 - L'OFFERTA DI MONETA
L'OFFERTA DI MONETA - L'offerta di moneta determinata dalla politica della banca centrale, dal
comportamento dei nuclei familiari e dal comportamento delle banche. L'offerta di moneta include sia il
circolante nelle mani del pubblico sia i depositi bancari a vista, come i conti correnti. Quindi, l'offerta di
moneta uguale a: M = C + D.
UN SISTEMA BANCARIO A RISERVA TOTALE - I depositi che le banche ricevono e non impiegano sono
chiamati riserve. Il sistema bancario a riserva totale si ha quando in un'economia tutti i depositi sono
trattenuti come riserve: le banche accettano i depositi, mettono il denaro a riserva e ce lo lasciano finch il
depositante lo preleva o emette un assegno. In questo caso, lo stato patrimoniale della banca composto
per le attivit dai 1000 tenuti a riserva, per le passivit dai 1000 euro che deve restituire ai depositanti su
richiesta. Un euro depositato in banca riduce il circolante di un euro, e aumenta i depositi a vista di un euro,
perci l'offerta di moneta rimane invariata. Se le banche trattengono a riserva il 100% dei depositi, il
sistema bancario non influenza l'offerta di moneta.
UN SISTEMA BANCARIO A RISERVA FRAZIONARIA - Immaginiamo ora che le banche comincino a utilizzare il
denaro ricevuto in deposito per concedere prestiti a cui applicano un tasso di interesse. Pur concedendo
prestiti, le banche devono comunque trattenere una parte dei depositi a riserva per far fronte a eventuali
richieste di prelevamento da parte dei depositanti. Quindi, un sistema bancario a riserva frazionaria un
sistema in cui le banche tengono a riserva soltanto una frazione dei depositi. In questo sistema bancario le
banche creano moneta. Se definiamo "rr" il rapporto riserve/depositi, ogni euro depositato genera (1/rr)
euro di moneta.
I mercati finanziari hanno la funzione di trasferire le risorse dell'economia da chi desidera risparmiare a chi
desidera indebitarsi per acquistare beni di investimento. Il processo di trasferimento di fondi tra
risparmiatori e prenditori detto intermediazione finanziaria. Dato che soltanto le banche sono autorizzate
a creare attivit che fanno parte dell'offerta di moneta, soltanto queste possono influenzare l'offerta di
moneta. Nonostante il sistema bancario a riserva frazionaria crei moneta, non crea comunque ricchezza
poich il prenditore pag gli interessi alla banca ( un sistema a somma zero, profitto banca = interessi
prenditore).

UN MODELLO DELL'OFFERTA DI MONETA - Il modello dell'offerta di moneta in un sistema bancario a riserva


frazionaria ha tre variabili esogene: 1) la base monetaria B la quantit totale di denaro detenuta dal
pubblico sotto forma di circolante C e dalle banche come riserve R, ed controllata direttamente dalla
banca; 2) il rapporto riserve/debiti rr la quota dei depositi bancari che le banche trattengono a riserva;
3) il rapporto circolante/depositi cr la quantit di circolante C che gli individui detengono in misura
percentuale dei loro depositi a vista D.
Questo modello mostra come l'offerta di moneta dipenda dalla base monetaria, dal rapporto
riserve/depositi e dal rapporto circolante/depositi, e ci permette di esaminare come le politiche della banca
centrale e le scelte delle banche e dei nuclei familiari influenzino l'offerta di moneta. L'offerta di moneta e
la base monetaria sono date dalle seguenti equazioni: M = C + D; B = C + R. Per esprimere l'offerta di
moneta come funzione delle tre variabili esogene, si divide la prima equazione per la seconda, ottenendo:
(M/B) = (C + D/C + R)
Effettuando tutti i vari passaggi, si arriva alla forma: M = (cr + 1/cr + rr)*B. Il fattore di proporzionalit,
(cr + 1/cr + rr), viene chiamato moltiplicatore monetario e si indica con la lettera "m". L'offerta di moneta
diventa quindi: M = m * B. Ogni euro di base monetaria genera m euro di offerta di moneta.
L'offerta di moneta proporzionale alla base monetaria; quanto minore il rapporto riserve/depositi, tanto
pi le banche possono concedere prestiti e tanta pi moneta crea il sistema bancario; quanto minore il
rapporto circolante/depositi, tanto minore la quota di base monetaria che il pubblico detiene in forma di
circolante, tanto maggiore la quota di base monetaria che finisce depositata nel sistema bancario, e tanta
pi moneta le banche possono creare.
I TRE STRUMENTI DELLA POLITICA MONETARIA - Fino ad ora per semplicit abbiamo ipotizzato che la banca
centrale controlli direttamente l'offerta di moneta. In realt questo non possibile. Per modificare l'offerta
di moneta, la banca centrale ha a disposizione tre strumenti di politica monetaria: le operazioni di mercato
aperto, gli obblighi di riserva e il tasso di rifinanziamento.
La banca centrale pu variare la quantit di moneta che circola nel sistema economico acquistando o
vendendo titoli obbligazionari, questo processo chiamato operazioni di mercato aperto; se la banca vuole
aumentare l'offerta di moneta, pu creare circolante e usarlo per acquistare titoli dal pubblico nel mercato
obbligazionario.
La banca centrale pu anche determinare il tasso di interesse al quale disposta a finanziare le banche nel
breve periodo. Questo tasso di interesse diverso da paese a paese e viene denominato tasso di
rifinanziamento. La banca centrale finanzia le banche commerciali nel breve periodo acquistando attivit
finanziarie non monetarie da queste e rivendendole in una data futura. Quindi il tasso di rifinanziamento
il tasso di interesse al quale la banca centrale europea disposta a finanziare il settore bancario dell'area
euro e il tasso repo il tasso al quale la Bank of England disposta a concedere prestiti a breve termine al
sistema bancario britannico. Se la banca centrale aumenta il tasso di rifinanziamento, le banche
commerciali cercheranno di limitare gli impieghi anzich indebitarsi presso la banca centrale per mantenere
il livello desiderato di riserve, facendo cosi contrarre l'offerta di moneta.
La banca centrale pu influenzare l'offerta di moneta anche attraverso la determinazione degli obblighi di
riserva, ovvero attraverso la determinazione della quantit minima di riserve che le banche commerciali
devono detenere in rapporto ai depositi. Gli obblighi di riserva determinano la quantit di moneta che il
sistema bancario pu creare con ogni euro di depositi raccolto. Se la banca centrale aumenta gli obblighi di
riserva, alcune banche commerciali possono trovarsi con riserve insufficienti pur non avendo variato n i
depositi n gli impieghi e devono contrarre il credito per riportare il livello delle riserve entro i parametri
imposti dalla banca centrale. Quindi, la BCE usa gli obblighi di riserva come strumento per mantenere la
stabilit del mercato monetario invece che come strumento di politica monetaria attraverso il quale
governare l'offerta di moneta.

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