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ARGOMENTI: LEZIONE 2

 PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL)


- 3 definizioni
 COMMERCIO CON L’ESTERO
- ESERCIZIO: CALCOLO DEL PIL secondo le 3 definizioni
 PIL NOMINALE – PIL REALE
- ESERCIZIO: CALCOLO PIL NOMINALE – PIL REALE
- GRAFICO PIL REALE – PIL NOMINALE
 TASSO DI CRESCITA DEL PIL
- ESERCIZIO: CALCOLO TASSO DI CRESCITA DEL PIL
 TASSO DI INFLAZIONE
 INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO
 DEFLATORE DEL PIL
- DIFFERENZE DEFLATORE DEL PIL VS. INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO
 INFLAZIONE LEGATA ALLA BANCA CENTRALE EUROPEA

PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL)


1
Esistono diverse definizioni di prodotto interno lordo. Il pil viene stimato ogni trimestre dall’ISTAT.

Il PIL è la statistica che misura il livello di produzione aggregata all’interno di un paese o di un sistema
economico. il PIL misura il livello di attività economica. Si può misurare il PIL in diversi ambiti economici e
territoriali diversi: pil italiano, pil dell’UE, pil regionale, pil dell’area euro. Può variare anche l’unità temporale;
2 unità temporali più frequenti sono l’anno e trimestre.

3 definizioni, del tutto equivalenti e quindi il valore del PIL non cambia in base alla definizione utilizzata per
calcolarlo, perché sto misurando un unico concetto.

1) Dal lato della produzione, PIL come la somma del valore dei beni e servizi finali prodotti
nell’economia in un dato periodo di tempo
2) Dal lato della produzione, PIL come la somma del valore aggiunto nell’economia in un dato periodo
di tempo
3) Dal lato del reddito, PIL come la somma dei redditi dell’economia in un dato periodo di tempo

1 definizione.

1 termine sul quale porre attenzione è ‘il valore dei beni e dei servizi’. Se io devo sommare i beni che
vengono prodotti in Italia, dovrò sommare beni di natura diversa. Molto più comodo è sommare i beni
attraverso il loro valore (euro o una qualunque unità di misura monetaria).

Cosa sono i beni e servizi finali? Sono beni finali sono quei beni e servizi che non sono strumentali alla
produzione di altri beni e sono contrapposti ai beni intermedi.

Beni intermedi: beni e servizi che vengono impiegati nella produzione di altri beni.

Perché si fa questa distinzione? Si fa questa distinzione per evitare di calcolare più volte il valore di un bene
finale. Es. produzione di un’autovettura (componenti provenienti da stabilimenti diversi. Se venissero
calcolati all’interno del PIL non solo i beni finali ma anche i beni intermedi, il valore della produzione verrebbe
aumentato artificialmente rispetto all’effettiva produzione. I beni finali, infatti, incorporano già i beni intermedi)
>>Il valore di un bene finale incorpora il valore delle lavorazioni e dei beni intermedi.

2 definizione.

Cosa si intende per valore aggiunto? Il valore aggiunto è la differenza di valore che è dovuta a una certa
lavorazione, differenza tra il valore di un bene dopo una certa lavorazione e il valore del bene prima di essa.
La Somma di tutti i valori aggiunti è pari al valore del bene finale. (sommo il valore dei diversi pezzi
dell’automobile e ottengo il suo valore)

Es. acquisto acqua, luppolo e bottiglie vuote e di vendere birra. Il valore di questi beni intermedi è inferiore
rispetto al bene finale, cioè la birra imbottigliata. La differenza tra questi valori corrisponde al valore aggiunto
di quel processo produttivo.

Definizione complementare rispetto alla prima, perché nella prima considero solo il valore del bene finale,
mentre nella seconda considero tutti i passaggi intermedi che portano alla produzione del bene finale. Le
due definizioni implicano che il valore dei beni e dei servizi finali può essere pensato anche come la somma
del valore aggiunto da tutte le imprese lungo la catena produttiva di quei beni finali.

Queste 2 definizioni sono definizioni del PIL dal lato della produzione, fanno riferimento alla produzione di
beni e servizi.

3 definizione.

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Definizione dal lato dei redditi. Nei redditi rientrano principalmente i salari dei lavoratori, i profitti delle
imprese, le imposte indirette. La somma dei redditi derivanti dalla produzione e dalla vendita di un bene o
servizio è pari al suo valore finale.

COMMERCIO CON L’ESTERO


ATTENZIONE nel Calcolo del PIL secondo le definizioni 1 e 2

- se vi sono beni esportati, il valore di questi va sempre aggiunto nel calcolo del PIL,
indipendentemente dal fatto che si tratti di beni finali o intermedi.
 Es. immagino una piccola azienda del triveneto che produce macchinari da impiegare poi in
stabilimenti produttivi. La natura di questo bene è un bene intermedio. Nel momento in cui
l’azienda tedesca acquista questo macchinario in Italia, questo macchinario viene esportato
e deve essere incluso nel calcolo del PIL italiano, perché è un bene prodotto in Italia.
- Se vi sono beni importati, il valore di questi va sempre sottratto dal calcolo del PIL,
indipendentemente dal fatto che si tratti di beni finali o intermedi.
 Es. siamo tedeschi, vogliamo costruire qualcosa, acquistiamo beni intermedi dall’Italia. Bene
finale vale 20mila, ma per produrlo abbiamo impiegato beni intermedi per 5mila provenienti
dall’estero. Sottraggo il valore del bene importato dal PIL italiano, la differenza tra valore
bene finale e valore dei beni importati è pari a 15mila.

ESEMPI

Immaginiamo di avere un sistema economico costituito da 2 imprese:

- Impresa A vende beni finali per 50, vende beni all’impresa B per ammontare pari a 100, esporta
all’estero pari a 10. Ricavi pari a 160
- Costi per salari pari a 60
- Impresa A profitti pari a 100 (160-60)

 Impresa B ricavi pari a 300, costi pari a 250. Profitti pari a 50.

ESERCIZIO: CALCOLATE IL PIL SECONDO LE 3 DEFINIZIONI.

Definizione 1. PIL come somma dei valori e beni finali prodotti nell’economia in un dato periodo di tempo.

PIL = (Vendite finali A + Esportazioni A) + (Vendite finali B + Esportazioni B - Importazioni B)

(50 + 10) + (200 + 100 − 30) = 330

Definizione 2. PIL come somma dei valori aggiunti (anche beni intermedi)

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PIL = (Vendite finali A + Vendite a B + Esportazioni) + (Vendite finali B + Esportazioni B - Acquisti da A -
Importazioni B)

(50 + 100 + 10) + (200 + 100 − 100 − 30) = 330

Definizione 3. PIL come somma dei redditi.

PIL = (Salari A + Profitti A) + (Salari B + Profitti B)

(60 + 100) + (120 + 50) = 330

PIL NOMINALE E PIL REALE


TITOLO DI GIORNALE

‘Il PIL italiano è aumentato del 25% in un anno’. Saremmo contenti? Dipende.

Il PIL è dato dal valore totale della produzione e dipende da:

- La quantità di prodotto
- Il valore di ogni singola unità prodotta

L’aumento del PIL nominale.

Nel paese A nel 2018 sono state prodotte solo 100 automobili, ognuna venduta a 10 euro. Il PIL di A nel
2018 è stato di 1000 euro (100 x 10). Nel 2019 è pari a 1250, dato che vi è stato un aumento del 25%.
Questo aumento del pil può essere dovuto a:

- Aumento della produzione a parità di prezzi: Sono state prodotte 125 automobili vendute a 10 euro?
– scenario positivo.
- Produzione identica a quella dell’anno precedente con aumento dei prezzi del 25%: Sono state
prodotte 100 automobili vendute a 12,5 euro?
- Produzione dimezzata e aumento dei prezzi del 250%: Sono state prodotte 50 automobili vendute a
25 euro?

Sono 3 casi molto diversi. Come distinguere questi 3 casi?

Nel caso dell’ISTAT si utilizza il PIL reale, misura di PIL che considera solo la variazione della quantità di
beni prodotti, non la variazione dei prezzi.

Il PIL reale è il valore della produzione calcolato tenendo costanti i prezzi a un livello predefinito; se io fisso i
prezzi la variazione del pil è dovuta a una variazione della quantità di beni e servizi prodotti.

- Il PIL nominale ( € Yt) considera il valore della produzione a prezzi correnti(in ogni anno/trimestre
utilizzati i prezzi di quel periodo), varia in base alle variazioni sia della produzione che dei prezzi.
- Il PIL reale (Yt) considera il valore della produzione a prezzi costanti, varia solo in base alla
variazione della produzione. Molto più informativa per capire il volume dell’attività economica.

Per calcolare il PIL reale è necessario stabilire sempre un anno-base che serve da riferimento per l’indice dei
prezzi.

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ESERCIZIO TABELLA.

2016. PIL nominale = 1000. PIL reale ( a prezzi 2016)= 1000. PIL reale ( a prezzi 2018) = 1200

2017. PIL nominale = 1200. Pil reale (a prezzi del 2016) = 1200. Pil reale ( a prezzi 2018) = 1440

2018. PIL nominale = 1200. Pil reale ( a prezzi del 2016) = 1000. Pil reale ( a prezzi 2018) = 1200

Osserviamo come mentre il pil nominale rimanga lo stesso nel 2017 e nel 2018 a fronte di scenari diversi, il
pil reale cambia perché a cambiare è la produzione, il pil reale riflette esattamente la variazione di
produzione e non dei prezzi, indipendentemente dall’anno-base scelto. L’anno base è l’anno usato per
costruire i prezzi; viene modificato periodicamente.

Quando si va a calcolare il PIL nominale e il PIL reale dell’anno-base, questi coincidono; perché per
definizione sono la stessa cosa.

PIL NOMINALE E PIL REALE (GRAFICO PIL NOMINALE E REALE IN ITALIA DAL 1970)

Nel 2010 le due misure sono uguali, poiché ilo 2010 è usato come anno-base.

Il pil reale cresce, ma molto meno rispetto al pil nominale. Il Pil nominale è aumentato molto di più, perché
prende in considerazione i tassi di inflazione altissimi durante gli anni ‘70.

Il Pil reale considera solo la variazione nella quantità di beni o servizi

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TASSO DI CRESCITA DEL PIL
Si tratta della variazione percentuale del pil reale. Per valutare l’andamento di un’economia da un anno a un
altro, economisti e politici sono interessati all’evoluzione nel tempo del PIL reale, cioè alla variazione della
produzione (e quindi dei redditi) indipendentemente dal livello dei prezzi.

Yt−Yt −1
gY ,t=
Yt −1
Tasso di crescita positivo = Crescita o espansione del pil. gY > 0: espansione del PIL

Tasso di crescita negativo per 2 trimestri consecutivi = recessione. gY < 0: recessione.

€ Yt = simbolo del PIL nominale

Yt = simbolo del PIL reale

ESERCIZIO: CALCOLO TASSO DI CRESCITA DEL PIL REALE

Dal 2016 al 2017: anno-base 2016 (+20%), anno-base 2018 (+20%)

Dal 2017 al 2018: anno-base 2016 (1000-1200 : 1200 = -16.7%), anno-base 2018 (1200-1440 : 1440 = -
16,7%). Il tasso di crescita del pil non dipende dall’anno-base.

Il PIL cresce ma si può anche ridurre (crisi 2008)

TASSO DI INFLAZIONE
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Questi 2 modi contrariamente alle definizioni di PIL, possono dare valori diversi.

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO (IPC)


È un indicatore che rappresenta i prezzi medi dei beni di consumo.

È misurato in valuta e considera il paniere di una famiglia media urbana

È calcolato dall’ISTAT. L’ISTAT chiede alle famiglie la quantità di tutti i beni acquistati e i prezzi, cioè la
spesa nei singoli beni. Alle famiglie vengono dati dei fascicoletti per un periodo di 2 settimane e le famiglie
sono invitate a riportare in questi i beni, indicando la quantità e i prezzi. L’ISTAT aggrega questi dati e
calcola una media dei beni consumati dalle famiglie e i prezzi di questi. L’IPC è quindi una media dei prezzi
ponderata per la quantità di beni acquistata.

Una volta che si ha l’IPC basta guardare come varia nel tempo, per calcolare il tasso di inflazione. Tasso di
inflazione basato sull’IPC.

In Europa, invece l’inflazione dei prezzi al consumo è misurata con l’Iapc, l’indice armonizzato dei prezzi al
consumo. Ogni paese, oltre al proprio Ipc, calcola il proprio Iapc e successivamente per formare un Iapc
europeo si sommano i vari Iapc nazionali. L’Iapc è costruito da Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione
Europea, in collaborazione con gli istituti statistici nazionali dei vari paesi membri dell’UE. Viene aggiornato
annualmente.

DEFLATORE DEL PIL

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Secondo modo di calcolare l’indice dei prezzi all’interno di un sistema economico. È il prezzo medio dei beni
finali prodotti in un’economia. Il deflatore del PIL è calcolato come il rapporto tra pil nominale e pil reale:

Rapporto tra PIL nominale e Pil reale (a prezzi del 2016) nel 2016 è pari a 1 >> Deflatore del pil del 2016 è
pari a 1, perché in questo anno PIL nominale = PIL reale

Rapporto tra PIL nominale e PIL reale (a prezzi del 2016) nel 2017 è pari a 1 >> Deflatore del pil del 2017 è
pari a 1

Di quanto è variato il deflatore del PIL? 1 – 1 : 1 = 0. Non è cambiato. I prezzi non sono cambiati.

Tra il 2017 e il 2018 il deflatore passa da 1 a 1,2 con aumento pari a 20%.

La variazione percentuale del deflatore del PIL è anche essa un tasso di inflazione.

Riordinando i termini dell’equazione precedente, otteniamo che il PIL nominale è uguale al PIL reale
moltiplicato per il deflatore del PIL.

DIFFERENZA TRA IPC VS DEFLATORE


I due prezzi medi possono differire perché i beni prodotto nell’economia non coincidono necessariamente
con i beni acquistati dai consumatori, perché:

1. Alcuni dei beni che compongono il PIL non sono venduti ai consumatori, ma alle imprese, al governo
o all’estero
2. Alcuni beni acquistati dai consumatori non sono prodotti all’interno del paese, ma importati
dall’estero.

Qual è la differenza tra IPC e deflatore del PIL? I beni importati per il consumo (telefoni, computer). Se
aumento i prezzi della benzina importata dall’estero, aumenta l’indice dei prezzi al consumo (perché la
benzina appartiene ai beni di consumo importati) ma non aumenta il deflatore del PIL. questi beni importati
rientrano nell’IPC perché rientrano all’interno dei beni acquistati da una famiglia media; ma non rientra nel
deflatore del PIL perché non sono beni prodotti in italia. Se aumenta il prezzo del petrolio,

Al contrario, se aumenta il prezzo della lamborghini, al consumatore medio italiano non importa granchè.
L’ipc rimane invariato, aumenta il deflatore del PIL perché la lamborghini viene prodotta in italia.

Le 2 misure di inflazione sono diverse:

- IPC misura i prezzi dei beni consumati (importati, non prodotti) - petrolio
- P misura i prezzi dei beni prodotti (esportati, non consumati) – auto di lusso

INFLAZIONE LEGATA ALLA BANCA CENTRALE EUROPEA (ARTICOLO 2 DEL SEBC)


Obiettivo della banca centrale europea è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Se l’inflazione aumenta, la
banca centrale europea aumenta i tassi di interesse.

PERCHE GLI ECONOMISTI SI OCCUPANO DI INFLAZIONE?

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Gli economisti si occupano di inflazione perché l’inflazione pura, cioè un aumento proporzionale di tutti i
prezzi e salari esiste.

- Non tutti i prezzi e salari aumentano proporzionalmente. L’inflazione influenza, pertanto, la


distribuzione del reddito. Per esempio, in alcuni paesi le pensioni non vengono indicizzate al
livello dei prezzi, questo vuol dire che quando l’inflazione è alta i pensionati perdono potere
d’acquisto rispetto ad altri gruppi sociali (es. lavoratori i cui salari vengono adeguati alla crescita
dei prezzi). Questo però non succede in Europa e negli Stati Uniti.
- Le variazioni dei prezzi relativi generano incertezza, rendendo più difficile per le imprese
prendere decisioni sul futuro e fare investimenti.

Ma se l’inflazione è un male, la deflazione è un bene? No, perché una deflazione elevata genera gli
stessi problemi legati all’inflazione (distorsioni e incertezza).

Molti economisti credono che il miglior tasso di inflazione sia stabile tra l’1 e il 4%.

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