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Prodotto interno lordo

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In macroeconomia il PIL (o prodotto interno lordo) misura il valore di mercato aggregato di tutte le merci finite e di tutti i servizi
prodotti nei confini di una nazione in un dato periodo di tempo.[1][2] La nozione di prodotto riferita quindi ai beni e servizi che
hanno una valorizzazione in un processo discambio[3].

Il termine interno indica che tale variabile comprende leattivit economiche svolte allinterno del Paese; sono dunque esclusi i beni e
servizi prodotti dalle imprese, dai lavoratori e da altri operatori nazionali allestero; mentre sono inclusi i prodotti realizzati da
[3]
operatori esteri allinterno del Paese. Sono escluse dal PIL anche le prestazioni a titolo gratuito o lautoconsumo.

Il termine lordo indica che il valore della produzione al lordo degli ammortamenti, ovvero al naturale deprezzamento dello stock di
capitale fisico intervenuto nel periodo; questo comporta che, per non ridurre tale grandezza a disposizione del sistema, parte del
prodotto deve essere destinata al suo reintegro. Sottraendo dal PIL gli ammortamenti, si ottiene il PINprodotto
( interno netto).

Il PIL si guadagnato una posizione di preminenza circa la sua capacit di esprimere o simboleggiare il benessere di una collettivit
nazionale e il suo livello disviluppo o progresso.

Indice
Storia
Descrizione
Definizione
Metodi di calcolo del PIL
PIL nominale e PIL reale

Principali obiezioni e alternative al PIL


Indicatore del progresso reale
Felicit nazionale lorda e Indice di sviluppo umano
Index of Sustainable Economic Welfare
Subjective well-being
Variazione percentuale annua del PIL in Europa
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Storia
Il concetto di PIL similare all'attuale fu espresso in modo completo dall'economista Adam Smith nella sua pi celebre opera La
Ricchezza delle Nazioni. Egli infatti ritiene che il capitale possa essere di due specie:circolante e fisso.

Il capitale circolante si caratterizza dal fatto che genera un profitto per chi lo possiede solo nel momento in cui il proprietario stesso
lo cede e quindi se ne separa.
Il capitale fisso, invece, genera profitto semplicemente dal suo possesso.

Smith fa degli esempi per chiarire le sue posizioni. Ponendo caso vi sia un contadino che possiede del bestiame da lavoro. Il valore o
prezzo del bestiame da lavoro costituisce un capitale fisso, infatti finch si possiede il bestiame si pu trarne profitto, il prezzo del
mantenimento invece capitale circolante, la carne ad esempio che viene utilizzata per cibare il bestiame utile solo nel momento in
cui il proprietario decide di privarsene per darla ai suoi animali. Da notare che se invece il bestiame fosse posseduto da un mercante
che lo vende, esso sarebbe da considerarsi come merce, e quindi come capitale circolante, solo separandosene il proprietario avr un
profitto. Un esempio ancora pi attuale sempre di Smith pu essere quello di una macchina agricola; il prezzo di esse infatti capitale
fisso, mentre il prezzo del mantenimento capitale circolante.

Dopo aver fatto questa distinzione Smith spiega che la societ (e l'individuo) divide il capitale in tre quote:

1. la prima quella destinata all'immediato consumo che ha la caratteristica di non dare reddito, come ad esempio
cibo, vestiti, mobili, ecc.;
2. la seconda destinata al capitale circolante e quindi al suo mantenimento, Smith inserisce in questa quota qualsiasi
tipo di merce (comprese le scorte), anche quella incompiuta ancora da terminare, in mano a chiunque voglia
venderla (quindi mercanti, negozianti, ecc.) per ricavarne un profitto e la moneta in quanto grazie ad essa tutti i beni
circolano;
3. la terza destinata al capitale fisso e quindi a tutto ci che genera reddito o profitto senza circolare o cambiare
proprietario, in essa rientrano le macchine da lavoro, gli immobili che lui definisce "da reddito" (come i negozi,
magazzini botteghe) i quali procurano un reddito non solo al locatore ma anche al locatario (da qui la distinzione
dalle case abitative che rientrano invece nella prima quota), tutte le migliorie al capitale fisso stesso (infatti queste
migliorie vanno semplicemente ad accrescerne il valore, e tendenzialmente aumentare il profitto che genera), infine
anche tutte le migliorie che vengono portate all'uomo, ovvero il valore o prezzo dei vari studi compiuti.
Smith ritiene quindi che il reddito lordo di una nazione sia costituito dall'insieme di tutto quello prodotto dal lavoro e dalla terra. Il
reditto netto si trova invece sottraendo al reddito lordo le spese per il mantenimento del capitale fisso e circolante. Considerando
quindi in poche parole reddito netto unicamente la parte di reddito destinata all'immediato consumo (ovvero ad oggi i consumi).
Chiarisce per Smith che dalla sottrazione delle spese per il mantenimento del capitale fisso e circolante bisogner escludere la parte
per il mantenimento di tutto il capitale circolante che non moneta. Infatti Smith osserva che la parte di capitale circolante che non
va a finire nel capitale fisso, accrescendolo, mantenendolo o migliorandolo (seguendo l'esempio del bestiame, il mantenimento del
bestiame inizialmente sia per chi lo vende al contadino, sia per il contadino stesso, capitale circolante, nel momento in cui nutre il
capitale fisso, ovvero il bestiame, entra a far parte di esso, mantenendolo), bens finisce nella quota di immediato consumo (le vesti
vendute da un mercante sono capitale circolante per il mercante, ma prima o poi verranno acquistate da qualcuno che utilizzer il
vestito semplicemente per indossarlo) e per questo costituisce reddito netto.

Invece la moneta unicamente il mezzo attraverso il quale si scambiano i beni, e quindi non pu essere conteggiata (sarebbe come
conteggiare nel PIL, oltre alla macchina anche i soldi utilizzati per acquistarla). Adam Smith chiarisce anche che tutte le merci che
rimangono invendute o le scorte possono essere anch'esse considerate parte del reddito netto; infatti, il loro valore immediato
consumo per chiunque le acquister in futuro, dunque Smith d per scontato che ogni persona destiner una quota del suo futuro
reddito per l'immediato consumo e che la somma di tutte queste quote di ognuno sar sufficiente ad acquistare tutte le merci rimaste
invendute, e parte o tutte quelle dell'anno stesso[4][5]
. .

Descrizione

Definizione
Il PIL (prodotto interno lordo) pu essere considerato come:

la produzione,[6][7] totale di beni e servizi dell'economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata delle imposte
nette sui prodotti (aggiunte in quanto componenti delprezzo finale pagato dagli acquirenti); tale ammontare pari
alla somma dei valori aggiunti a prezzi base delle varie branche diattivit economica,[8][9] aumentata delle imposte
sui prodotti (IVA, imposte di fabbricazione, imposte sulle importazioni) e al netto dei contributi ai prodotti (contributi
agli olivicultori, alle aziende comunali di trasporto, ecc.); il PIL , infatti, il saldo delconto della produzione;
il valore totale della spesa fatta dalle famiglie per consumi
i e dalle imprese per gli investimenti; vale infatti l'identit
keynesiana , dove il PIL, sono i consumi finali, la spesa dello Stato,
gli investimenti privati, mentre il termine indica la bilancia commerciale ovvero il saldo tra esportazioni
(X) e importazioni (M); l'identit vale in quanto la quota del prodotto destinata alla vendita, ma non fettivamente
ef
venduta si traduce in un aumento delle scorte, che sono una componente degli investimenti;
la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese; nell'attivit produttiva si sopportano, infatti, costi per
l'acquisto di beni e servizi da consumare o trasformare (i consumi intermedi) e costi per la remunerazione dei fattori
produttivi lavoro e capitale; la produzione al netto dei consumi intermedi coincide quindi con la somma delle
retribuzioni dei fattori.
Il PIL detto interno in quanto comprende il valore dei beni e servizi prodotti all'interno di un paese (indipendentemente dalla
nazionalit di chi li produce). Pi precisamente (vedi anche il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali), si considera la
produzione di beni e servizi:

effettuata da operatori residenti, ovvero da operatori che hanno sul territorio dello Stato il centro dei loro interessi, o
che compiono operazioni economiche e finanziarie sul territorio dello Stato per un periodo di tempo di almeno un
anno;
nel territorio economico delloStato, che coincide con il territorio politico-amministrativo a meno delle seguenti
eccezioni:

vengono compresi:

le sedi all'estero di ambasciate, consolati e basi militari;


le navi, gli aerei e le piattaforme galleggianti appartenenti a residenti;
i giacimenti situati in acque internazionali e sfruttati da residenti;
vengono escluse le zone franche extra-territoriali concesse come sedi di ambasciate, consolati e corpi militari di
altri paesi;
viene convenzionalmente compreso il personale di organismi internazionali, quali la
FAO, che gode
dell'extraterritorialit.

Nel Sistema europeo dei conti nazionali e regionali si passa dal Conto della produzione al Conto della generazione dei redditi
primari e al Conto dell'attribuzione dei redditi primari. Il saldo del primo il risultato lordo di gestione (PIL meno redditi da lavoro
dipendente dei residenti e meno imposte nette sui prodotti e sulla produzione), nel secondo si aggiungono al risultato lordo di
gestione, tra l'altro:

i redditi da lavoro dipendente, questa volta aggiungendo i redditi di lavoratori dello Stato all'estero e sottraendo i
redditi percepiti nello Stato da lavoratori stranieri;
i redditi da capitale netti dall'estero: i redditi da capitale (interessi, dividendi, fitti di terreni, ecc.) spettanti a residenti,
al netto di quelli spettanti a non residenti.
Si ottiene cos il reddito nazionale lordo.

Il PIL detto lordo perch al lordo degliammortamenti (per ammortamento si intende il procedimento con il quale si distribuiscono
su pi esercizi i costi di beni a utilit pluriennale, che possono essere di diversa natura).

una misura basilare usata inmacroeconomia.

A partire dal PIL definibile ilreddito pro-capite, pari al rapporto tra il PIL e la popolazione nazionale.

Metodi di calcolo del PIL


Il PIL pu essere misurato sia dal lato degli acquirenti (domanda) sia da quello dei produttori (offerta);[3] inoltre, esso pu essere
calcolato facendo riferimento ai redditi che esso remunera distribuendo il ricavato della vendita. La misurazione del PIL dal lato della
domanda esplicita le diverse componenti della spesa. Nel conto delle risorse e degli impieghi il PIL si ottiene sommando i consumi,
gli investimenti fissi lordi e le esportazioni nette, ovvero le esportazioni meno le importazioni, tecnicamente chiamato saldo
commerciale (NX). Le importazioni ovviamente sarebbero ininfluenti nel conteggio del PIL, ma la necessit di sottrarle (diminuendo
cos le esportazioni totali) scaturisce dal fatto che all'interno dei consumi vi rientrano anche le importazioni, che appunto non possono
far parte del PIL. Gli investimenti sono al lordo degli ammortamenti, ovvero includono la quota necessaria per conservare invariato
lo stock di capitale a fine periodo; gli investimenti "netti" sono pari alla variazione dello stock di capitale delleconomia.
La misurazione del PIL dal lato dellofferta consiste nel sommare lapporto al PIL del Paese fornito da tutte le imprese. Il PIL
infatti pari alla somma del valore aggiunto delle diverse unit produttive e stima gli scambi ai prezzi di mercato, comprensivi quindi
delle imposte sulla produzione e dellIVA.

Infine, il PIL pu essere calcolato come somma dei redditi da lavoro dipendente e del risultato lordo di gestione delleconomia, oltre
alle imposte sulla produzione e allIVA e al netto dei contributi alla produzione. Della misura del PIL devono far parte anche quelle
parti di prodotto generate dalleconomia sommersa. Tale quantit deve essere stimata e aggiunta a quella prodotta nel mercato
regolare.

PIL nominale e PIL reale


Come ogni misurazione economica, il PIL pu essere misurato in termini reali o termini nominali.

Misurare il PIL in termini nominali vuol dire misurarlo nel suo valore espresso in moneta attuale, esprimerlo in termini reali vuol dire
depurarlo delle variazioni dei prezzi dei beni prodotti. Dividendo il PIL nominale per il PIL reale si ottiene un indice chiamato
"deflatore del PIL". Il PIL reale, al contrario di quello nominale, pu essere confrontato fra anni diversi.[10][11] Da notare che il
deflatore del PIL misura la variazione dei prezzi di tutti i beni prodotti (siano essi beni di consumo o di investimento, siano essi
consumati da residenti o esportati) ed quindi diverso dal tasso di inflazione, che misura la variazione dei prezzi dei soli beni di
consumo presenti sul mercato interno, compresi quelli importati.

Principali obiezioni e alternative al PIL


Il concetto di PIL, e anche il modo di calcolarlo, si perfezionato nel tempo a partire dalla sua nascita e, nel corso del tempo, il PIL si
guadagnato una posizione di preminenza circa la sua capacit di esprimere o simboleggiare il benessere di una collettivit
nazionale. Ma non sono state risparmiate al PIL delle critiche, anche a partire da un'epoca in cui il concetto non era cos noto e
dominante.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones n i successi del Paese sulla
base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell'aria, la pubblicit delle sigarette, le
ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana... Comprende programmi
televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di
napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualit della loro
istruzione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidit
dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, n dell'equit dei rapporti fra noi. Non
misura n la nostra arguzia n il nostro coraggio n la nostra saggezza n la nostra conoscenza n la nostra
compassione. Misura tutto, eccetto ci che rende la vita degna di essere vissuta

(Robert Kennedy - Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University )


Il PIL tiene conto solamente delle transazioni in denaro, e trascura tutte quelle a titolo gratuito: restano quindi
escluse le prestazioni nell'ambito familiare, quelle attuate dal volontariato (si pensi al valore economico del
non-
profit) ecc.[3]
Il PIL, quindi, presenta diversi limiti: non include attivit ritenute arbitrariamente non produttive quali il volontariato o il lavoro
domestico[12]; non ingloba le attivit sommerse ed i proventi derivanti da attivit illecite; non separando i costi dai benefici delle
attivit produttive, non tiene in nessun conto il loro limpatto sociale ed ambientale delle attivit produttive[13], ossia le loro
esternalit negative. Il PIL non riesce a fornire informazioni sulla distribuzione del reddito allinterno di una nazione n a quantificare
lo stock di ricchezza accumulata[14]. Un altro grande limite del PIL risiede nel costo che la collettivit sostiene in termini di
[15][16].
impatto ambientale per produrlo, poich luomo in un anno consuma pi di quanto la terra pu riprodurre

* Il PIL tratta tutte le transazioni come positive, cosicch entrano a farne parte, ad esempio, i danni provocati dai crimini (riciclaggio
di denaro), dall'inquinamento, dalle catastrofi naturali, i costi ospedalieri per diagnosi e trattamento di patologie non legate
all'invecchiamento e altrimenti evitabili. In questo modo il PIL non fa distinzione tra le attivit che contribuiscono al benessere e
quelle che lo diminuiscono: persino morire, con i servizi connessi ai funerali, fa crescere il PIL. Il PIL, pertanto, misura della
quantit dei beni e servizi prodotti, ma non della loro qualit: il denaro speso in prodotti nocivi per il benessere (come alcol e gioco
dazzardo) valutato sullo stesso piano del denaro speso per la cultura o listruzione. Il PIL non distingue tra spese che aumentano il
benessere umano e 'defensive expenditures' che proteggono dai problemi derivanti dal benessere tradizionalmente inteso come il
risanamento ambientale dai disastri industriali, il trattamento delle patologie sociali (dipendenza da fumo, obesit, etc.) e la spesa
[17].
militare per proteggere gli interessi nazionali da minacce percepite o reali

Il PIL, come del resto tutti gli altri indicatori, non strumento neutro ma espressione del paradigma teorico da cui
ha origine[18].
L'idea che il PIL sia un numero relativamente poco significativo sempre pi condivisa ma mancano le alternative che hanno
dimostrato di essere decisamente meno adatte del PIL a misurare il benessere di una societ. Il dibattito in materia intenso anche a
livello istituzionale. A titolo di esempio, il 19 e 20 novembre 2007 si tenuta a Bruxelles la conferenza internazionale Beyond
GDP (Oltre il PIL) organizzata dalla Commissione europea, dal Parlamento Europeo, dall'OCSE e dal WWF. La conferenza ha
richiamato leader politici, rappresentanti di governo ed esponenti di istituzioni chiave come la Banca Mondiale e le Nazioni unite con
l'obiettivo di chiarire quali possano essere gli indicatori pi appropriati per misurare il progresso[19]. Sempre a testimoniare la
crescente attenzione del mondo politico per il tema, il presidente franceseNicolas Sarkozy nel corso della conferenza stampa di inizio
2008, ha annunciato di aver incaricato tre personalit di alto rilievo, Jean-Paul Fitoussi e due premi Nobel per l'economia, lo
statunitense Joseph Stiglitz e l'indiano Amartya Sen, di riflettere su come cambiare gli indicatori della crescita in Francia. Bisogna
cambiare il nostro strumento di misura della crescita, ha detto Sarkozy, convinto che contabilit nazionale e PIL abbiano evidenti
limiti che non rispecchiano la qualit della vita dei francesi.[20] Il risultato del loro lavoro, a capo della Commissione sulla
misurazione delle performance economiche ed il progresso sociale un rapporto uscito nel 2009.

Il tema interessa da anni gli studiosi di diversi ambiti della conoscenza. Recentemente si sviluppato un intenso dibattito multi-
disciplinare sorto in seguito all'evidenza empirica riguardante il diffuso disagio e le sperequazioni esistenti nelle societ a reddito
avanzato. Il dibattito ha portato alla creazione di numerosi indici di benessere o di crescita alternativi al PIL che per si sono
dimostrati arbitrari ed irrealistici quindi non in grado di sostituire il PIL ma al massimo di fiancarlo
af come per esempio l'ISU.

Indicatore del progresso reale


Il principale indicatore proposto come alternativa al PIL che tiene conto delle principali critiche poste ad esso, il Genuine Progress
Indicator (GPI), in italiano "indicatore del progresso reale". Il GPI ha come obiettivo la misurazione dell'aumento della qualit della
vita (che a volte in contrasto con la crescita economica, che invece viene misurata dal PIL), e per raggiungere questo obiettivo
distingue con pesi differenti tra spese positive (perch aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i
costi di criminalit, inquinamento, incidenti stradali). Simile a questo indice esiste un Prodotto interno lordo verde introdotto da
alcune province cinesi.

Felicit nazionale lorda e Indice di sviluppo umano


Un ulteriore indicatore, alternativo a GPI e PIL la Felicit Nazionale Lorda (FIL) oppure, per valutare la qualit della vita dei
cittadini dei paesi membri delleNazioni Unite vi l'Indice di sviluppo umano.

Index of Sustainable Economic Welfare


Recentemente stata sostenuta la proposta, ideata nel 1989 da Herman Daly e John Cobb, di utilizzare un indicatore alternativo al
PIL: l'ISEW. In tale indicatore rientrano non solo il valore complessivo dei beni e dei servizi finali prodotti in un paese, ma anche i
costi sociali e i danni ambientali a medio e lungo termine. In pratica, il calcolo dello sviluppo di un paese non si baserebbe pi
soltanto sulla mera crescita economica ma anche su fattori sociali ed ambientali che considerano la soglia dello Sviluppo Sostenibile.
A questo riguardo, recentemente stata pubblicata da Donzelli l'analisi condotta dall'Universit di Siena sotto la direzione del
professor Enzo Tiezzi: "La soglia della sostenibilit ovvero tutto quello che il Pil non dice".
Subjective well-being
Un altro indicatore il cosiddetto subjective well-being (SWB), vale a dire la percezione che gli individui hanno della propria vita
e del grado di soddisfazione che provano per essa. Questo indicatore della felicit delle persone, per quanto sintetico, ha il vantaggio
d'essere stato rilevato da diversi decenni e in molti paesi del mondo. Studi empirici evidenziano che il SWB stenta a crescere nel
tempo in diversi paesi, come il Giappone, o diminuisce, come negli USA, nonostante il reddito pro-capite abbia avuto una evidente
tendenza a crescere[21]. Ci costituisce per gli economisti un paradosso, chiamato paradosso della felicit o "paradosso di
Easterlin", in quanto gli economisti sono abituati a pensare al reddito come ad un buon indicatore di benessere.

Tutti gli indicatori esaminati sopra hanno la comune caratteristica di riconoscere la limitata significativit del prodotto interno lordo e
la sua inadeguatezza come dato espressivo del reale benessere di un Paese. In proposito, esistono tuttavia posizioni pi radicali:
quelle di chi reputa che gli indici, ovvero i numeri, siano ben poco espressivi del fatto economico e del valore.Di qui la scarsa
attendibilit di tutti gli indicatori e il giudizio negativo sul sistema dei prezzi come sistema esclusivo di misurazione del valore e
sull'economia vista come gara alla conquista di numeri sempre pi grandi capaci di esprimere solo cifre sempre pi grandi di denaro.
Di qui, pi in generale, i dubbi sulla possibilit di quantificare qualunque sia il sistema adottato - la misura di variabili che
presentano legami indissolubili con il tema della qualit della vita, ovvero di sottoporre il valore che ha un senso, non un prezzo
a operazioni di misurazione in senso stretto[22].

In realt il problema di misurare il benessere nazionale un problema insolubile, in quanto la misurazione del valore non pu essere
effettuata su base oggettiva. Il valore, come spiegato dalla Teoria soggettiva marginalista del valore, viene associato soggettivamente
a ciascun bene dalla capacit che esso ha, nelle intenzioni d'uso del proprietario, di raggiungere i propri fini personali soggettivi.
Rimane perci chiaro che, dacch non possibile misurare oggettivamente n concetti come "valore" e "ricchezza", n soprattutto
"felicit", n "progresso reale", il PIL rimane un indicatore con scarsissimo senso economico, specie se applicato a gruppi di persone
disomogenei, mentre le soluzioni alternative proposte sono semplicemente arbitrarie e irrealistiche.

Variazione percentuale annua del PIL in Europa


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Prodotto interno lordo delle principali 5 economie della comunit


europea. La media dei 27 paesi EU posta a 100. Dati uf ficiali di
EUROSTAT.
Nazione 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Bulgaria 5,6 5,7 4,2 6,0 6,2 -4,8 -1,5 -0,5
Cipro 3,7 3,6 3,0 4,4 3,7 -0,8 2,0 -3,1
Croazia 3,8 3,3 3,7 5,5 2,4 -5,5 -2,5 1,0
Danimarca 2,1 2,5 2,6 1,6 -1,2 -3,6 -3,5 -1,5
Estonia 7,8 7,5 6,7 7,2 -3,6 -13,7 -5,0 -2,6
Finlandia 3,6 1,1 2,5 4,1 0,8 -6,7 -3,5 -0,5
Francia 1,7 1,3 1,3 1,3 0,3 -2,1 1,1 -0,5
Germania 1,1 0,8 2,5 2,5 1,3 -5,0 3,6 2,0 0,7 0,4
Grecia 4,2 3,4 3,1 3,1 1,6 -7,4 -6,5 -5,8
Irlanda 4,5 4,8 4,7 4,2 -0,7 -7,3 -4,4 -3,5
Italia 1,1 0,1 1,9 1,9 -1,0 -5,0 1,3 0,4 -2,4 -1,9 0,1 0,7
Lettonia 7,0 6,5 5,6 10,0 -4,6 -17,8 -5,0 -5,3
Lituania 7,0 6,5 5,6 8,9 3,0 -16,8 -8,0 -4,5
Macedonia 2,9 3,9 4,0 5,9 5,3 -2,4 -1,5 0,5
Moldavia 7,3 7,5 5,5 4,0 7,2 -6,6 -4,0 -2,0
Norvegia 2,9 3,2 2,6 6,2 2,5 -1,1 1,5 0,1
Paesi Bassi 1,7 0,5 2,0 3,6 2,0 -4,3 0,2 0,2
Polonia 5,3 3,5 6,2 6,5 4,9 1,7 3,0 2,5
Portogallo 1,2 0,5 1,0 1,8 0,0 -3,3 -6,0 -3,5
Regno Unito 3,2 1,8 1,5 2,3 -0,3 -4,8 0,5 -1,0
Repubblica Ceca 4,4 4,4 4,6 6,5 3,5 -4,4 -1,5 -1,3
Romania 8,1 5,0 6,4 6,0 7,1 -5,4 -0,6 0,0
Russia 7,2 6,4 5,6 8,3 5,6 -8,5 2,6 1,0
Slovacchia 5,5 5,2 5,6 10,4 6,4 -5,0 0,0 1,2
Slovenia 4,2 3,9 4,0 6,8 3,5 -6,2 -1,0 -1,0
Spagna 3,3 3,6 3,9 3,7 1,2 -4,6 -3,5 -2,0 -1,4
Svezia 3,1 2,4 3,0 2,7 -0,4 -4,6 -0,5 0,5

Svizzera[23] 2,5 2,6 3,6 3,6 1,9 -1,9 2,6 0,0

Turchia 8,9 4,6 3,5 4,7 0,9 -5,8 -3,0 -1,5


Ucraina 12,1 3,5 5,0 7,9 2,1 -14,1 -6,5 -2,0
Ungheria 4,2 3,7 4,0 1,2 0,6 6,4 -2,0 -2,5

Note
1. ^ Gross domestic product, su britannica.com. URL consultato il 4 dicembre 2016.
2. ^ Gross domestic product, su investopedia.com. URL consultato il 4 dicembre 2016.
3. ^ a b c d http://www.treccani.it/enciclopedia/pil_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza)/
4. ^ Adam Smith, La ricchezza delle Nazioni. Libro secondo capitoli 1 e 2
5. ^ http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-06-08/quel-pioniere-rivoluzionario-adam-smith-
090813.shtml?uuid=ABIuKPuD
6. ^ PIL, Prodotto Interno Lordo(http://www.borsainside.com/finanzainside/pil.shtm). Cristina D'Amicis. Finanzainside.
Piccola enciclopedia della finanza. marzo 2008.
7. ^ Per produzione si intende:

la creazione di beni o servizi destinati alla vendita;


la creazione di beni o servizi destinati ad uso proprio da parte del produttore (valutati sulla base di beni e servizi
simili destinati alla vendita);
la creazione di beni o servizi, non destinati alla vendita, da parte delle amministrazioni pubblichee delle istituzioni
sociali private (non esistendo un prezzo di vendita, il relativo valore stimato sulla base dei costi di produzione);
qualsiasi attivit che crei utilit dietro compenso (anche se illegale, come contrabbando,
il lo spaccio di droga o lo
sfruttamento della prostituzione, recentemente inseriti nel computo del Pil).
Non rientrano nella produzione:

i servizi domestici prestati dai membri di una famiglia;


le attivit volontarie che si traducono nella fornitura di servizi;
le riparazioni eseguite in proprio sulle abitazioni (se di poco conto) e su beni durevoli;
furti, ricatti ed estorsioni (che producono solo trasferimenti di utilit).
8. ^ attivit economica (http://www.okpedia.it/attivita_economica). OKpedia. Definizione.
9. ^ Una branca di attivit economica un raggruppamento di unit produttive che svolgono tutte la medesima attivit
economica.
10. ^ Per esempio, se nell'anno 2008 un paese ha prodotto 100 di beni e servizi, valutati ai prezzi di mercato correnti
(ovvero dello stesso anno 2008) e se il 2008 viene fissato come anno base di riferimento per la serie del storica del
PIL, allora naturalmente il PIL nominale e quello reale si equivalgono. Ammettiamo che nel 2009 siano prodotti 110
di beni e servizi valutati a prezzi di mercato correnti (ovvero dello stesso anno 2009); utilizzando i prezzi di mercato
del 2008, invece, si valuta che il valore dei beni e servizi prodotti sia 107 . Quindi:

Anno 2008 - PIL nominale = 100 - PIL reale = 100 . Sono uguali, usano gli stessi valori di mercato di
riferimento.
Anno 2009 - PIL nominale = 110 - PIL reale = 107 . Sono diversi in quanto usano valori di mercato che si
riferiscono ad anni diversi.
Crescita del PIL nominale 2008-2009 = +10%, infatti (110 - 100)/100 = 0.1 ossia, in percentuale, 10%
Crescita del PIL reale 2008-2009 = +7% (107 - 100)/100 = 0.07 ossia, in percentuale, 7%
E possiamo calcolare: a) deflatore per il 2008 = 1; b) deflatore per il 2009 = 110/107 = 1.028; c) tasso di inflazione =
(1.028-1)/1 = 0.028 ossia, in percentuale, 2,8% - ci che rispetto ai prezzi del 2008 vale 107 con i prezzi attuali vale
110 .
11. ^ (EN ) What's the Difference Between Nominal and Real?(http://economics.about.com/cs/macrohelp/a/nominal_vs_r
eal.htm). Mike Moffatt. Economics About. Guide.
12. ^ Ignazio F. Lara, Quale dibattito sul PIL, in Impresa&Stato, n. 89, 2010, p. 53.
13. ^ Hazel Henderson, La mia battaglia per gli indicatori della qualit della vita e della sostenibilit, in Impresa&Stato, n.
89, 2010, pp. 59-71.
14. ^ Fabrizio Panebianco, Economia e felicit: quali metodi per un nuovo PIL , in Aggiornamenti Sociali, nn. 9-10, 2012.
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Bibliografia
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ISBN 978-88-6843-049-8.

Voci correlate
Impronta ecologica
Confronto tra PIL nominale e PIL (PPA)
Reddito nazionale lordo
Stati per PIL (nominale)
Indice di concentrazione di Gini
Stati per PIL (nominale) pro capite
Prodotto nazionale lordo
Stati per PIL (PPA)
PIL procapite
Stati per PIL (PPA) pro capite
Produttivit
Teoria della parit dei poteri di acquisto
Benessere equo e sostenibile
Calcolo delle parit dei poteri d'acquisto
Genuine Progress Indicator
Procapite
Felicit Nazionale Lorda
Output gap
Felicit interna lorda
Prodotto interno lordo potenziale
Benessere interno lordo
Simon Kuznets, vincitore del Nobel per l'economia e
Prodotto interno lordo verde
padre del PIL
Impronta ecologica

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