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TO B N°25

E
RN S Novembre
A TS 2019
IN EL
ED LE
3 SETTEMBRE 2019 IC R!
TRIMESTRALE OL
A

1939-1945

LA II GUERRA
� 7,90
MONDIALE
la germania del fÜhrer • i sogni di gloria di mussolini
• pearl harbor • l’italia in grecia, in africa, in russia
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

• la disfatta di stalingrado • i fedelissimi di hitler


• gli ultimi testimoni • arrivano gli americani
• nel bunker di berlino • il processo di norimberga
IL TUO PETRA

PROSSIMO
VIAGGIO
SARÀ
TUTTA DESERTO DI WADI RUM

UN’ALTRA
STORIA.

MAR MORTO

Alla scoperta di luoghi affascinanti, tradizioni


di popoli lontani e patrimoni culturali
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II GUERRA MONDIALE
Q uanti sono 71 milioni di morti? Per farci un’idea,
è come se sparissero dalla faccia della Terra tutti gli
abitanti di Italia, Svizzera e Slovenia o subisse la stessa
sorte la popolazione di Francia e Norvegia. 71 milioni
sono le vittime civili e militari della Seconda guerra mondiale. Un
tributo di sangue senza precedenti. Come è potuto accadere? Si stenta
a credere che sia stata la folle volontà di un uomo solo a trascinare
nel baratro tutto il mondo. Ma le responsabilità sono chiare, come
lo erano i progetti di Hitler di costruire un’Europa nuova senza
ebrei, comunisti, omosessuali, pacifisti, zingari, malati e ovviamente
dissidenti di qualsiasi natura. Dicono gli storici che se le potenze
democratiche avessero fermato Hitler qualche anno prima, il bilancio
dell’orrore sarebbe stato diverso. Ma le potenze democratiche, che

BRIDGEMANIMAGES/ MONDADORI PORTFOLIO


non avevano dimenticato il conflitto mondiale di vent’anni prima,
non lo fecero perché temevano la guerra. Per il mondo civile la paura Truppe americane
è stato il freno, per i nazisti l’arma. Con questo numero di Focus sbarcano sulle coste
Storia Collection torniamo nell’Europa di quegli anni per capire da della Normandia
subito dopo il D-Day, il
dove è partito il male, come ha agito e che fine ha fatto. 6 giugno 1944.
Emanuela Cruciano caporedattore

6 TUTTI I PERCHÉ pag. 20


26 INTRIGO NEL PACIFICO
DELL’ECATOMBE Con l’attacco alla base americana
Un mondo dominato dalla razza di Pearl Harbor, l’America entrò in
ariana: questo l’obiettivo di Hitler, guerra. Ma fu vera sorpresa o una
e questa la ragione per cui scatenò trappola congegnata dai poteri forti per
la guerra. Un sogno folle costato 71 convincere l’opinione pubblica?
milioni di morti.
34 OBIETTIVO SOL LEVANTE
10 I NUMERI DEL CONFLITTO I giapponesi erano invincibili, o
Milioni di morti e città distrutte: il così sembrava. Ma una formazione
bilancio della guerra fu spaventoso. americana minò la loro fama di
Ecco le cifre che fotografano l’Europa imbattibilità attaccandoli in casa.
del 1945.
40 PERCHÉ CI SIAMO ANDATI
12 MAL DI GERMANIA Attaccando la Grecia, Mussolini voleva
Nel 1919 la Germania era nel caos: fu emulare la guerra-lampo di Hitler
proclamata la Repubblica di Weimar e pag. 26
accrescendo il prestigio dell’Italia nei
il Paese divenne il cuore (e il problema) Balcani. Invece...
dell’Europa.
48 IL DESERTO CONTESO
20 L’ITALIA VA El Alamein fu la resa dei conti di un
ALLA GUERRA braccio di ferro iniziato nel 1940.
Il 10 giugno 1940 Mussolini annunciò
l’entrata in guerra dell’Italia. Spinto 54 GLI SFIDANTI
dai suoi sogni di gloria e dai travolgenti Rommel e Montgomery comandarono
successi sul campo dei tedeschi. Ecco pag. 48 le due armate che si affrontarono a El
come si arrivò alla fatale decisione. Alamein. Ecco chi erano.
In copertina: la polizia militare americana perquisisce prigionieri tedeschi fra Granville e Avranches (Francia, 31 luglio 1944).
MAGNUM/CONTRASTO
3
II GUERRA MONDIALE
58 NELLA MORSA 100 ATTACCO
DI STALINGRADO ALLA SICILIA
L’assedio alla città durò sette mesi: Il 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcarono
decretò la supremazia dell’Armata Rossa e in Sicilia. Per il fascismo fu l’inizio della
il declino della potenza tedesca. fine. Con qualche lato oscuro: violenze
gratuite e accordi con la mafia.
64 ANATOMIA
DI UNA DISFATTA pag. 76 108 LA CADUTA
La campagna di Russia doveva pag. 86 Il 25 luglio 1943, dopo 10
essere una guerra-lampo. Invece fu una interminabili ore di seduta notturna,
débâcle: per colpa di chi? il Gran consiglio del fascismo votò
la sfiducia a Mussolini.
68 RITORNO SUL DON
A piedi nella steppa a 40 gradi sotto zero, 114 ROMA CITTÀ APERTA
in mezzo al fuoco nemico nelle trincee, Bombardata dagli Alleati, in mano
senza cibo... I ricordi dei reduci. ai nazisti dopo l’8 settembre, Roma visse
pag. 100 i drammi della guerra di liberazione.
74 PARTIRONO COSÌ
Scarponi che sembravano di cartone 118 50 ORE BESTIALI
e maglioni di finta lana: l’equipaggiamento Nella primavera del 1944,
della sconfitta. in Ciociaria le truppe coloniali
francesi stuprarono migliaia
76 L’ARCHITETTO di donne italiane.
DEL DIAVOLO
Albert Speer progettò la Nuova Berlino, 124 IL LATO OSCURO
poi divenne responsabile della produzione DEL D-DAY
bellica durante la guerra. Lo sbarco in Normandia è ricordato
da tutti come un momento epico.
82 UCCIDETE Ma un libro svela le violenze e gli
LA BELVA BIONDA eccessi compiuti dagli Alleati.
Il 27 maggio 1942 con l’Operazione
Antropoid un commando suicida liquidò pag. 108 132 LA FINE DI ADOLF
a Praga Reinhard Heydrich, uno dei padri pag. 114 Il capo del nazismo morì a Berlino
della “soluzione finale”. nel 1945. Come andò veramente?

86 ERO UN SONDERKOMMANDO 136 L’ULTIMO


Intervista a Enrico Vanzini, che nel 1945, TESTIMONE
a Dachau, fu costretto dai nazisti a portare Il 30 aprile 1945 Hitler si toglieva la
i cadaveri nei forni crematori. vita. Con lui, fino all’ultimo, era rimasta
una delle sue guardie del corpo: Rochus
92 CONFINATI NEL GHETTO Misch. Ecco la sua versione.
Sporcizia, sovraffollamento, fame. Ecco
come si viveva nei ghetti ebraici. 140 LA GRANDE FUGA
Centinaia di criminali nazisti
94 FRATELLI D’ITALIA sfuggirono ai processi di Norimberga.
La discriminazione degli ebrei fu solo Come? E con l’appoggio di chi?
colpa del fascismo? Oppure in Italia
l’antisemitismo trovò terreno fertile? pag. 136 146 LETTURE

4
IN FORMATO EXTRA.
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SE LO SAI, HAI UN EXTRA IN PIÙ.


INTERVISTA

Un mondo dominato dalla razza ARIANA: questo in ultima


analisi l’OBIETTIVO di Hitler, e questa la ragione per cui scatenò
la guerra. Un sogno folle costato 71 MILIONI di morti

TUTTI I PERCHÉ
DELL’ECATOMBE
È
il conflitto degli stermini di Al di là della causa occasionale, cioè Moltissimo, ed è bene sottolinear-
massa, dei campi di concen- l’invasione della Polonia, quali premes- lo: dire che la Seconda guerra mondia-
tramento e dei bombarda- se prepararono il conflitto? le scoppiò in seguito al fallimento del-
menti aerei sulle città, del na- Rispetto alla Prima guerra mondia- la conferenza di pace di Parigi è un gra-
zismo di Hitler e del fascismo di Musso- le, le premesse nel caso della seconda so- ve errore. In realtà la situazione mondia-
lini, dell’attacco giapponese a Pearl Har- no abbastanza chiare: se infatti la Gran- le dopo la fine della Grande guerra si era
bor e delle bombe atomiche americane de guerra scoppiò per un meccanismo avviata a una forma di normalizzazio-
su Hiroshima e Nagasaki: con i suoi 71 che trascinò i protagonisti prescindendo ne: fu invece la grande crisi economica a
milioni di morti, per lo più civili, l’or- in parte dalla loro volontà, nella secon- provocare un nuovo shock, mettendo in
rore della Seconda guerra mondiale è in da la motivazione è da ricondursi essen- moto una reazione contro gli istituti del-
un certo senso persino più tangibile di zialmente al desiderio di Hitler di porta- la democrazia che aprì la strada ai totali-
quello della prima. re la Germania a dominare in Europa e tarismi. E fra la comparsa di questi tota-
Dalla sua fine, il 2 settembre 1945, nel mondo. Gli altri motivi, a esempio le litarismi e lo scoppio della Seconda guer-
ci separano appena 7 decenni, ma l’ini- conseguenze della conferenza di pace di ra mondiale il nesso è diretto.
zio risale a sei anni prima: il 3 settembre Parigi e del trattato di Versailles o le san- Perché, proprio come nella Prima
del 1939, infatti, Gran Bretagna e Fran- zioni punitive imposte alla Germania, guerra mondiale, il conflitto si allargò
cia dichiararono guerra alla Germania di furono cause remote, non immediate. dall’Europa al resto del mondo? Esiste-
Adolf Hitler, colpevole di aver attaccato Le cose sarebbero potute andare di- vano fin dall’inizio indizi che lasciasse-
la Polonia. Il casus belli, creato a tavoli- versamente? Per ipotesi, che cosa sareb- ro intuire la futura enorme estensione
no dal Führer, fu una messinscena: un be successo se Hitler non avesse invaso del teatro di guerra?
finto assalto di finti soldati polacchi alla la Polonia? Pensa che la Seconda guerra Nel Novecento, come già nell’Otto-
stazione-radio tedesca di Gleiwitz (l’at- mondiale sarebbe scoppiata comunque? cento, che i conflitti tendessero ad allar-
tuale Gliwice, in Polonia). In quella oc- Posso dare la stessa risposta che si dà garsi era un fatto quasi automatico, che
casione persero la vita due ignari solda- alla domanda: “E se Mussolini non fos- dipendeva dall’esistenza degli imperi co-
ti: i primi di un conflitto che, comincia- se entrato in guerra?”. Hitler non poteva loniali. Fino a che l’Europa rimase l’uni-
to in Europa, si allargò progressivamen- non entrare in Polonia: le cose sarebbero ca grande “sede politica” fu facile limi-
te fino a coinvolgere ben 80 Stati in tutto forse potute andare diversamente solo se tare gli scontri, ma quando lo scenario
il mondo. Due schieramenti opposti, ma non fosse andato al potere o se fosse sta- mondiale si globalizzò, il teatro di guer-
anche due blocchi ideologici: gli Stati de- to fermato quando, in aperta violazione ra si estese di conseguenza. In particola-
mocratici contro gli Stati retti da regimi del trattato di Versailles, rimilitarizzò la re in questo caso, in cui si sovrappose-
totalitari. Ma quali furono le motivazio- Renania (1936). Ma una volta lì, lui non ro due diversi conflitti: da un lato quel-
ni profonde che portarono allo scoppio era un tipo da rinunciare o da fare com- lo causato dalle velleità di dominio del-
di questo secondo immane scontro? Ne promessi: il suo programma era ben de- la Germania sull’Europa, aggravate dalla
abbiamo parlato con Giovanni Sabba- lineato e, date quelle premesse, la guerra presenza di Adolf Hitler, dall’altro quel-
tucci, uno dei massimi storici del nostro era inevitabile. lo del Giappone contro gli Stati Uniti e
tempo, docente universitario, giornalista Quanto influì sullo scoppio della la Gran Bretagna, in Estremo Oriente. A
e autore di numerosi saggi di storia mo- guerra la crisi economica cominciata questo punto era già coperta buona par-
derna e contemporanea. nel 1928 e perdurata negli anni Trenta? te del globo.

6
LA FORMA
DEL POTERE
Adolf Hitler (a sinistra) ed
Ernst Röhm (a destra) al
Raduno di Norimberga
del 1933, il congresso
dei nazisti che si teneva
annualmente ed era
caratterizzato da imponenti
scenografie.

GETTY IMAGES

7
Sui RESPONSABILI del conflitto ci sono pochi dubbi. Le potenze

DECENNIO
NERO
L’esercito tedesco
avanza in Polonia
nel settembre 1939.
A destra, folla

GETTY IMAGES (2)


davanti alla Borsa di
New York nell’anno
della grande crisi,
il 1929.

In genere quando si litiga la colpa è renza di Monaco (1938), di aver placa- convinzioni sulla superiorità della raz-
di entrambe le parti: nel caso della Se- to la Germania accogliendo le sue riven- za ariana? E quale delle due fu funzio-
conda guerra mondiale, quali furono dicazioni e permettendole di annettere nale all’altra?
le responsabilità di Adolf Hitler e qua- il territorio cecoslovacco abitato dai Su- Hitler sicuramente era un nazionali-
li quelle degli Stati che gli si opposero? deti (una popolazione di etnia tedesca). sta, ma il nazionalismo era solo l’inizio
Mentre per la Prima guerra mondia- Era chiaro che, una volta accontentato, del suo programma: il suo vero scopo era
le si discute ancora dopo tanti anni sulle il Führer non si sarebbe mai fermato: già mettere in pratica la propria folle ideo-
responsabilità del conflitto, sicuramen- nell’ottobre del 1938 aveva pronti i pia- logia razziale. L’espansione e la poten-
te non tutte da imputare alla Germa- ni per l’occupazione della Boemia e del- za della Germania erano un mezzo per
nia e all’Austria-Ungheria, per la Secon- la Moravia, ossia della parte più popolo- raggiungere l’obiettivo finale: un mon-
da guerra mondiale la questione è molto sa e più sviluppata della Cecoslovacchia. do dominato dalla razza ariana. Non si
meno controversa: le responsabilità so- E già alla fine di marzo 1939 aveva riven- spiega in altro modo lo spreco di risor-
no nette e appartengono a Hitler. Non dicato il possesso di Danzica e il diritto se umane, altrimenti destinabili ai com-
vi sono dubbi sul fatto che a provocare di passaggio attraverso il “corridoio” che battimenti, messo in atto con i campi di
il conflitto fu la politica di conquista e univa la città al territorio polacco. Cer- sterminio e finalizzato alla cancellazione
di aggressione della Germania nazista. to, la colpa per chi non si oppone esiste, del popolo ebraico.
La principale colpa delle potenze demo- ma c’è una bella differenza fra chi com- Possiamo allora definire la Secon-
cratiche, semmai, è nel non aver voluto pie il crimine e chi interviene tardi: in- da guerra mondiale come un conflitto
far iniziare prima la guerra: l’anno giu- somma, le responsabilità dello scoppio combattuto non fra Stati ma fra ideo-
sto sarebbe stato il 1936, quando Hitler della Seconda guerra mondiale non pos- logie? E possiamo farlo anche se, alme-
rimilitarizzò la Renania e il riarmo tede- sono essere divise. no all’inizio, Urss e Germania accan-
sco era ancora agli inizi. Allora sarebbe Cosa voleva ottenere Hitler con la tonarono le proprie convinzioni in no-
stato tutto più facile, invece Gran Bre- guerra? Per il Führer contava di più la me di una conveniente – e momenta-
tagna e Francia si illusero, con la confe- politica nazionalista tedesca o le sue nea – alleanza?

8
democratiche hanno però SBAGLIATO a non intervenire prima

Due guerre o un
unico conflitto?

N
on è solo perché vennero
combattuti nel medesimo
secolo che alcuni storici
vedono, nei due conflitti mon-
diali, una seconda (dopo quella
che si svolse in Europa tra 1618
e 1648) Guerra dei Trent’an-
ni, cominciata con lo scoppio
della Grande guerra nel 1914 e
terminata nel 1945, con la resa
della Germania. Benché non tutti
siano d’accordo con questa inter-
pretazione, proposta fin dall’im-
mediato dopoguerra, tra i due
conflitti esistono infatti, oltre a
differenze tecnologiche, tattiche
e ideologiche, anche innega-
bili analogie: entrambe furono
guerre “totali”, che coinvolsero
e fecero vittime sia tra i soldati
che tra i civili, e “mondiali”, nate
cioè come scontro tra potenze
europee e poi ampliatesi a livello
planetario.
In comune. Non solo: in entram-
be le occasioni, gli Stati Uniti
ebbero un ruolo decisivo, pur
entrando in guerra in un secondo
momento, e in generale i prota-
Sicuramente ci fu una componente sconfitta, ma soprattutto dei massacri gonisti, gli schieramenti e i vin-
ideologica fortissima nella Seconda guer- della Grande guerra? citori furono più o meno sempre
ra mondiale, ma il conflitto divenne ma- Al contrario, ebbe un impatto fortissi- gli stessi, a eccezione dell’impero
nifestamente ideologico solo a partire dal mo, soprattutto per chi le armi non vole- d’Austria-Ungheria, che cessò di
1941, anno in cui la Germania aggredì va prenderle: non fu abbastanza per dis- esistere nel 1918, e del passaggio
l’Urss e gli Stati Uniti entrarono in guer- suadere Hitler, ma fu più che sufficiente al fronte opposto dell’Italia e del
Giappone, a fianco della Germa-
ra. Fino a quel momento lo scontro po- per bloccare le altre potenze. E questa è la nia nel secondo conflitto.
teva anche essere considerato una con- risposta a chi si chiede come mai gli Stati
tinuazione di quanto cominciato con democratici furono così corrivi nei con-
la Prima guerra mondiale (vedi riqua- fronti del Führer e rinfaccia loro di aver
dro a destra), quasi un secondo capitolo creduto all’accordo di Monaco. Questa
della cosiddetta “Guerra dei Trent’anni” “colpa” si spiega con la memoria dell’al-
(1914-1945), combattuta tra la Germa- tra guerra: molti statisti avevano parte-
nia che voleva essere egemone in Europa cipato al conflitto, quindi sapevano be- Giovanni Sabbatucci
e le altre potenze che cercavano di impe- ne cosa li aspettava e sapevano anche che Storico, giornalista e
dirglielo. Solo quando si arrivò alla gran- c’erano uomini di una certa classe di età, docente universitario,
insegna Storia
de coalizione antinazista da una parte e soldati nella prima guerra, che sarebbe- contemporanea alla
all’unione tra regimi fascisti o autorita- ro tornati a combattere. Persino in Ger- facoltà di Lettere
ri di destra dall’altra, si fece dominan- mania, al netto dei deliri di Hitler, i tede- dell’Università La
te e più forte che in passato l’elemento schi non erano così entusiasti: allo scop- Sapienza di Roma.
È considerato uno
ideologico. pio del secondo conflitto mondiale nel- dei massimi esperti
Per gli Stati che si accingevano a ri- la piazze ci fu il gelo, non la festa esplosa di fascismo e dei
prendere le armi, non ebbe alcun im- all’inizio della prima. • movimenti politici
patto il ricordo della vittoria o della Maria Leonarda Leone italiani.

9
TERRA BRUCIATA
Milioni di MORTI e città DISTRUTTE: il bilancio della guerra

TUTTI I NUMERI
V 300
ista in cifre la Se-
conda guerra mon-
diale svela tutto il

40.000
peso delle sue con-
seguenze: fu il più tragico con-
flitto della Storia e l’Europa ne
uscì mostrando uno scenario
di miseria e desolazione. I da-
ti di queste pagine raccontano TONNELLATE
MILA ORFANI
il nostro continente nel 1945, Le bombe che colpirono la città di Berlino tra fine aprile e inizio Erano quelli della Iugoslavia
quando i combattimenti vol- maggio del 1945. I bombardamenti durarono 14 giorni e il 75% a fine 1945. In Cecoslovac-
degli edifici non fu più abitabile. chia erano circa 49mila; in
gevano al termine. Un avver-
timento, però: i numeri sulle Olanda 60mila; in Polonia

6.500 66%
200mila.
vittime e sui danni materiali
causati dalle operazioni belli-
che sono frutto di stime spesso
difficili da ripartire per territo-
ri e tipologie. E ancora oggi gli TONNELLATE
storici ne dibattono. • Le bombe (molte incendiarie) sganciate su Dresda dagli Alleati
nel febbraio ’45. Morirono fra 35 e 100mila persone e si trovarono
DEI NEONATI

860
cadaveri fino agli Anni ’60.
È la percentuale che moriva alla
nascita a Berlino, nel luglio 1945.
La causa: un’epidemia di dissente-
ria da inquinamento idrico.

500.000 87
CALORIE
A giugno ’45 era la razione
giornaliera per i cittadini di
Berlino, nella zona occupata

MILA
dagli americani. A Budapest
(Ungheria) nel dicembre
CASE DISTRUTTE
Il dato si riferisce al biennio 1944-45 nella sola Francia.
1945 la media era di appena In Europa i danni materiali più devastanti furono provocati
556 calorie. dai bombardamenti aerei.
DONNE
STUPRATE

-63,3%
Questo è il dato della
sola Italia. L’industria Nella sola Vienna, nelle
segnò invece un –29%, tre settimane successive
nonostante lo sforzo all’ingresso dell’Armata
bellico. rossa. Si tratta di una stima
CALO PRODUZIONE AGRICOLA per difetto.

INTANTO NEL MONDO


4 8 26 17 2 11
1945

FEBBRAIO MAGGIO GIUGNO LUGLIO SETTEMBRE SETTEMBRE


Conferenza di Jalta, Resa della Germania: Si chiude la conferenza Si apre la conferenza Firma sull’accordo Conferenza di Londra
in Crimea, alla quale il giorno seguente è di San Francisco, con di Potsdam, in della resa incondizio- per definire i trattati
partecipano Roosevelt, considerato la fine la sottoscrizione dello Germania, tra Usa, nata dichiarata dal di pace con le nazioni
Stalin e Churchill. della guerra in Europa. statuto dell’Onu. Inghilterra e Urss. Giappone il 15 agosto. alleate della Germania.

10
fu spaventoso. Ecco le CIFRE che fotografano l’Europa del 1945

DEL CONFLITTO
40
A cura di Anita Rubini

16 MILIONI
La percentuale di linee
danneggiate in Italia.

INFOGRAFICA: VITTORIO SACCHI


In Urss furono distrutti
65mila km di linee. In
Francia si passò da 12mila
a 2mila locomotive.
PERDITE CIVILI IN URSS
Si tratta di una cifra per difetto. Qui e in Paesi come Polonia
LINEE FERROVIARIE (oltre 5 milioni), Iugoslavia (1,4 milioni), Grecia, Francia,
Olanda, Belgio e Norvegia le perdite civili superano di gran
lunga quelle militari. In Italia furono oltre 150mila.

400.000
PERDITE MILITARI ITALIANE
L’EUROPA NELLA
PRIMAVERA
DEL 1945
La maggior parte delle perdite militari furono subite da Urss
(8,6 milioni) e Germania (4 milioni).

50.000.000 Reykjavík
ISLANDA SVEZIA FINLANDIA
PERDITE UMANE NORVEGIA UNIONE
Per alcuni la cifra SOVIETICA
Helsinki
salirebbe a 80 mi- Oslo
lioni. I civili furono
circa il 60 per cen- ESTONIA
to del totale. La Stoccolma MOSCA
sola Polonia perse LETTONIA
un quinto della REGNO
M A R E DANIMARCA LITUANIA
D E L
popolazione. UNITO N O R D

CARTINA: F. SPELTA
COPENAGHEN
IRLANDA

6MILIONI
Dublino BERLINO VARSAVIA
LONDRA
GERMANIA POLONIA
UCRAINA
PARIGI
UNGHERIA
ROMANIA
EBREI STERMINATI SVIZZERA BUDAPEST
BUCAREST
Si stima che gli internati siano stati cir- FRANCIA Belgrado

ca 7,5 milioni. Insieme a omosessuali, IUGOSLAVIA


ITALIA M A R N E R O
Rom e Sinti. Gli ebrei italiani deportati PORTOGALLO BULGARIA
dopo l’8 settembre ’43 furono 8.500. SPAGNA Istanbul
MADRID ROMA
GRECIA
LISBONA TURCHIA

18 27
Tunisi
ATENE
M A R IRAQ
TUNISIA M E D I T E R R A N E O SIRIA
OTTOBRE DICEMBRE
Iniziano i processi di Viene istituita la Banca
MAROCCO
ALGERIA LIBIA
Norimberga contro mondiale, insieme
i criminali di al Fondo monetario EGITTO ARABIA
guerra nazisti. internazionale. Stati Territori Stati mai Alleati Stati dell’Asse Territori Il Cairo SAUDITA
neutrali liberati occupati occupati
TRA LE DUE GUERRE

Nel 1919 la Germania era nel CAOS: fu proclamata la Repubblica


I CONGIURATI
I protagonisti del
putsch di Monaco,
insieme a Hitler
nel 1923, dopo il
processo.

MAL DI
GERMANIA
12
di WEIMAR e il Paese divenne il cuore (e il problema) dell’Europa

HULTON/CORBIS

13
GETTY IMAGES
A Weimar fu redatta la COSTITUZIONE della prima
REPUBBLICA tedesca. Dopo l’avvento di HITLER rimase
(solo formalmente) in vigore fino al DOPOGUERRA

N
el mondo di ieri c’erano uno Stato fun-
zionante e una moneta solida, i padri
lasciavano eredità sicure ai figli, i gio-
vani e le famiglie potevano pianificare
il loro futuro. Poi la classe media è andata via via im-
poverendosi, le istituzioni si sono indebolite e il de-
naro si è inflazionato, ha perso potere d’acquisto ed è
divenuto carta straccia. Non è la Grecia (o la Spagna
o l’Italia) di oggi, ma la Germania di un secolo fa.
Addio impero. Era l’ottobre del 1918 e la Pri-
ma guerra mondiale era a un passo dalla fine. Ma
l’alto comando della marina, senza consultarsi con
il governo, decise di far uscire ugualmente la flotta
d’alto mare (la Hochseeflotte), di base nella città di

BPK/SCALA
Wilhelmshaven, per un ultimo disperato tentativo
di attaccare la Royal Navy inglese. Praticamente un
suicidio. I marinai quindi si rifiutarono di partire,
ammutinandosi. L’insubordinazione dei marinai di Philipp Scheidemann proclamò la repubblica af- ZONA ROSSA
Wilhelmshaven innescò la miccia, dopo poco an- facciandosi da una delle finestre del Reichstag (il Un blindato e soldati
che i marinai di Kiel si ammutinarono e alle prote- parlamento a Berlino), di cui divenne in seguito il davanti alla sede del
Partito comunista
ste dei militari si unirono gli operai. Seguirono tu- primo cancelliere. Sempre a Berlino, poche ore do- tedesco ad Amburgo,
multi in gran parte del Paese, tanto che il 9 novem- po, gli estremisti di sinistra, gli Spartachisti, guida- nel 1923.
bre il Kaiser Guglielmo II fu costretto ad abdicare. ti da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, procla- Sotto, una scena di
Metropolis (1927) del
Lo stesso giorno il deputato socialdemocratico marono la Repubblica socialista. Mentre a Mona- regista Fritz Lang.

Un cinema sempre più espressivo

BPK/SCALA
E
spressionismo Per esempio l’”effetto
è un eccesso di Schüfftan”, dal nome
“espressione” che dell’ottico che lo inven-
porta a una distorsio- tò: grazie a uno o più
ne dei segni: la parola specchi posti vicino
nella scrittura, i colori alla macchina da presa
nella pittura e le inqua- era possibile girare
drature nel cinema. E immagini riflesse di
fu proprio nel cinema oggetti e persone, in-
espressionista che la sieme a immagini reali
Germania ebbe un di attori. Rendendo
grande ruolo negli così la scena surreale.
Anni ’20. Fritz Lang nel 1927 ne
Emozionanti. Capo- fece largo uso nel suo
stipite della corrente Metropolis (foto). Un al-
è considerato Robert tro effetto innovativo,
Wiene con Il gabinet- usato anche nel Nosfe-
to del dottor Caligari ratu (1922) di Friedrich
(1919). Dopo di lui W. Murnau, fu il primo
altri registi come Lang, piano su volti pesan-
Pabst, Murnau usarono temente truccati e con
gli effetti speciali per espressioni deformi,
distorcere la realtà e quasi demoniache.
suscitare emozioni.

14
VOGLIA co erano stati eletti consigli di operai e soldati, sul
DI CANTARE modello dei soviet bolscevichi del 1917, facendo
Alcune ragazze si fuggire il sovrano di Baviera, Ludovico III.
esibiscono in un Il clima era incandescente e il pericolo che le ri-
varietà a Berlino,
nel 1928. volte si trasformassero in una rivoluzione bolscevi-
ca in stile russo preoccupava le classi medie e i poli-
tici, così i socialdemocatrici si riunirono a Weimar
(Berlino era troppo pericolosa) per stilare il nuovo
statuto della Repubblica e dare alla Germania un
governo stabile.
Benvenuta repubblica. L’atto di nascita della
Repubblica di Weimar fu però il gennaio del 1919.
Mentre i Freikorps, le truppe irregolari formate dai
nazionalisti, cercavano di ristabilire l’ordine nelle
città ribelli, il segretario dell’Spd Friedrich Ebert
indisse le elezioni per un’Assemblea Costituente
divenendo lui stesso il primo presidente della ne-
onata repubblica. Il primo esperimento di demo-
MONETA crazia della Germania però durò meno di 15 anni.
PER GIOCARE Per anni gli storici si sono interrogati sui moti-
A destra, alcuni vi di questo fallimento della democrazia e sembra-
AKG/MONDADORI PORTFOLIO

bambini giocano no essere tutti concordi nell’imputare al meccani-


con il Papiermark, il
“marco di carta” che
smo istituzionale la maggior parte delle colpe. Era
nel 1923 fu sostituito infatti un sistema che portava spesso alla paralisi e
dal Rentenmark. all’ingovernabilità. Nell’elezione del Reichstag non

15
BPK / SCALA (2)
La TENSIONE SOCIALE aumentò dal 1930 a FRA LUSSO
E SVENDITE
causa della POLITICA di rigore ECONOMICO Nella foto grande,
nel 1931, una svendita
totale in seguito al
era previsto alcun premio di maggioranza e la legge tissime riparazioni chieste dai vincitori per i danni fallimento, in
elettorale proporzionale era applicata alla lettera: i provocati dall’aggressione tedesca, considerata uni- un negozio di preziosi.
Sopra, una pubblicità
seggi erano ripartiti in base alle percentuali di voti ca responsabile della guerra. La richiesta era di 132 della Opel del 1932
conseguite. In più, non esisteva uno sbarramento miliardi di marchi. I versamenti sarebbero dovu- promuove l’auto come
per i piccoli partiti, il che portò alla proliferazione ti andare avanti fino al 1988 se Hitler non li aves- oggetto destinato solo
di questi ultimi e di fatto alla difficoltà di costituire se sospesi durante il suo cancellierato. Per pagare i “ai più fortunati”.
una maggioranza solida capace di governare. Mol- debiti il governo fece stampare enormi quantità di
ti problemi erano dovuti alle opposizioni, in par- banconote. Così, le quotazioni del marco negli An-
lamento e nelle piazze, di comunisti e nazionalisti. ni ’20 cominciarono a precipitare rispetto al dolla-
Ma era lontano dai palazzi del potere che si gioca- ro: nel 1914 un dollaro valeva circa 4 marchi, nel
va la partita più importante. 1923 il cambio era a 11 zeri (4.200 miliardi). Que-
Un Paese in ginocchio. Nel 1923-24 i disoc- sto ebbe un effetto psicologico devastante sulla po-
cupati tedeschi erano più di due milioni e mez- polazione, poiché l’inflazione aveva toccato sia gli
zo e l’economia era al collasso. Dopo la guerra, la alti funzionari sia gli operai, e tutti imputavano al
produzione di carbone era diminuita del 26% e governo la responsabilità della precaria situazione.
del 75% quella di ferro. Senza considerare il disa- Si sentivano privati non solo di un futuro ma an-
stro nei trasporti: erano perduti tutti i mercantili che di un presente e molti temevano di morire di
di grande stazza e migliaia di locomotive e vagoni fame e di non avere più carbone per scaldarsi nel
ferroviari. La Germania non era più competitiva freddo inverno tedesco.
sui mercati e, come se non bastasse, era piegata dai La maggior parte dei tedeschi abitava ancora in
debiti contratti per lo sforzo bellico e dalle pesan- villaggi o piccole cittadine e solo il 30 per cento

16
INTANTO NEL MONDO
ANNO GERMANIA ALTRI PAESI CULTURA
1918 ■ Il 9 novembre a Berlino il Kaiser Guglielmo II abdica. Viene ■ L’11 novembre la Germania firma l’armistizio. Fine ■ Si affermano in tutta Europa dadaismo e
proclamata la repubblica dal deputato socialdemocratico Philipp della prima guerra mondiale. surrealismo.
Scheidemann.

1919 ■ In gennaio la rivolta spartachista (filocomunista) viene ■ Ondata di scioperi in Italia. Inizia il “biennio rosso”. ■ Grande mostra personale di Picasso a Parigi.
repressa. Assassinio dei due leader Rosa Luxemburg e Karl ■ In Russia dilaga la guerra civile tra l’Armata Rossa
Liebknecht. bolscevica e l’Armata Bianca zarista, appoggiata da
■ In Baviera Nasce un’effimera repubblica sovietica. Battaglia potenze straniere.
di Monaco. ■ Trattato di Versailles (28 giugno).
■ In agosto A Weimar viene approvata la nuova Costituzione.

1920 ■ Il 24 febbraio, a Monaco, Hitler fonda il Partito ■ A Londra i vincitori impongono alla Germania il ■ Il pittore russo Kandinskij realizza Tratto bianco,
nazionalsocialista dei lavoratori. pagamento di 135 miliardi di marchi per le riparazioni uno dei capolavori dell’astrattismo.
■ Tentato colpo di Stato di Wolfgang Kapp. di guerra.
■ Rivolta comunista della Ruhr repressa dalle truppe irregolari ■ In India Gandhi inizia la resistenza passiva contro la
(Freikorp). GB.
■ In Cina si afferma il Kuomintang (partito nazionalista).

1921 ■ Matthias Erzberger, ministro delle Finanze, viene ucciso dai ■ Fine della Guerra d’indipendenza irlandese. Nasce lo ■ Einstein riceve il Nobel per la Fisica.
nazionalisti. Stato libero d’Irlanda (Ulster esclusa).
1922 ■ L’inflazione è fuori controllo. A dicembre un dollaro vale ■ In Italia, il 28 ottobre Mussolini diventa capo del ■ Pubblicazione dell’Ulisse di James Joyce.
500.000 marchi. Proseguono le rivolte comuniste in varie città. governo.
■ Attentato fallito contro Scheidemann. ■ Il 30 dicembre Lenin proclama la nascita dell’Unione
Sovietica.
1923 ■ La Ruhr è occupata da Francia e Belgio come garanzia sui ■ Mustafa Kemal (Atatürk) diventa presidente della ■ Prima esposizione della scuola del Bauhaus a
danni di guerra. neonata repubblica turca. L’Impero ottomano non esiste Weimar.
■ 8 novembre: Hitler tenta il colpo di Stato (Putsch di più. ■ Il francese Marcel Duchamp lascia incompiuto il
Monaco) e viene arrestato. suo Grande vetro e smette di realizzare opere.
1924 ■ Investimenti Usa stabilizzano l’economia. La Germania perde ■ Muore Lenin (24 gennaio). ■ Muore lo scrittore Franz Kafka. Le sue opere (tra
l’Alsazia e la Lorena. Le truppe francesi iniziano a lasciare la Ruhr. ■ In Italia viene assassinato il deputato socialista cui Il processo e La metamorfosi) sono pubblicate
■ Il 20 dicembre Hitler esce di prigione. Giacomo Matteotti. postume.
■ Le truppe del Kuomintang occupano Pechino. Fine del ■ Thomas Mann (1875-1955) pubblica La
Celeste impero. montagna incantata.
1925 ■ In aprile viene eletto presidente il conservatore Von ■ Con le leggi speciali di Mussolini inizia la dittatura ■ Francis Scott Fitzgerald pubblica Il Grande
Hindenburg. fascista in Italia. Gatsby.
■ Hitler ricostituisce il Partito nazista. ■ Il Trattato di Locarno fissa le nuove frontiere europee.

1926 ■ La Germania firma un patto di non aggressione con l’Urss. ■ Otto Dix dipinge I pilastri della società, feroce
caricatura di Weimar.
1927 ■ In Urss, Stalin accentra tutto il potere. ■ Esce Il cantante di jazz, primo film parlato.
1928 ■ Alle elezioni politiche i nazionalsocialisti ottengono 12 seggi ■ Bertolt Brecht e Kurt Weill portano a Berlino la
al Reichstag. loro Opera da tre soldi, dura critica del capitalismo.
1929 ■ Muore Gustav Stresemann, da molti considerato l’unico ■ Il 29 ottobre (“martedì nero”) crolla la Borsa di Wall
statista di valore nella Repubblica di Weimar. Street (Usa): iniziano una crisi finanziaria globale e la
Grande Depressione.
1930 ■ Alle elezioni politiche i nazisti ottengono 107 seggi: sono il ■ Pubblicato L’uomo senza qualità
secondo partito tedesco dopo la Spd. dell’austriaco Robert Musil.

1931 ■ Si intensificano le azioni intimidatorie delle camicie brune ■ Il Giappone invade la Manciuria e vi insedia il regno ■ Finito di costruire l’Empire State Building a New
(Sa) naziste. dell’imperatore Manciukuo. York. Il grattacielo più alto del mondo fino al 1973.
1932 ■ Hitler si candida alle presidenziali contro Hindenburg, ma
perde. Cancelliere è Von Papen, tollerante con le violenze naziste.
■ Alle elezioni i nazisti diventano il primo partito nel Reichstag.

1933 ■ 30 gennaio Hitler è il nuovo Cancelliere. ■ Il compositore Arnold Schönberg, inventore della
■ 23 marzo Il parlamento approva i pieni poteri per Hitler. dodecafonia, è costretto a lasciare la Germania.

17
della popolazione totale (60 milioni) viveva nel-
le grandi città, come Berlino, Amburgo e Mona-
co di Baviera.
Anni ruggenti. Eppure, nonostante le difficol-
tà economiche, la società tedesca stava cambian-
do, come e forse più delle altre nazioni europee.
Fu un’epoca di rivoluzione nei costumi, soprattut-
to femminili, improntati a un’inedita emancipazio-
ne. E grandi idee invadevano la vivacissima Berli-
no, dove vennero ricostruiti interi quartieri in base
a innovativi criteri urbanistici, ancora oggi presi a
modello. Forse per questo l’immagine di una Ger-
mania laboriosa e positiva mantenne il sopravven-
to su quella di nazione triste, sconsolata e perden-
te, tanto che qualche intellettuale straniero la defi-
nì il Paese più stimolante d’Europa.
Nel 1923 ci fu una piccola ripresa, con l’introdu-
zione di una nuova moneta, il Rentenmark, che fece
diminuire l’inflazione: l’economia sembrò miglio-
rare. Seppur fiaccati dalle preoccupazioni e dai de-
biti, i tedeschi avevano tenuto duro e alla fine degli
Anni ’20 erano state ricostruite la flotta mercanti-
le e la rete ferroviaria e le esportazioni erano addi-
rittura aumentate rispetto all’anteguerra. La pro-
duzione industriale cominciò a diventare compe-
titiva per merito della manodopera altamente spe-
cializzata e dell’ammodernamento dei metodi di
produzione.
BPK/SCALA

Nel 1930, tuttavia, nonostante la ripresa econo-


mica e sociale, la repubblica cominciava a mostra-

L’innovativo metodo della scuola Bauhaus

E
difici con una particolare
GETTY IMAGES

architettura per gli alunni


e casette nel bosco per gli
insegnanti. Così si presentava una
delle scuole più famose di tutti i
tempi. Si chiamava Bauhaus e sor-
se in Germania, nell’età di Weimar.
Muratori artisti. Il nome, dato dal
suo ispiratore, l’urbanista Walter
Gropius, deriva da Bauhütte che
nel Medioevo indicava la loggia
dei muratori. La nuova scuola
nacque nel 1919 nella città di
Weimar, con l’aiuto del governo
socialdemocratico, dalla fusione
dell’accademia delle arti con la
scuola professionale di arti e me-
stieri. Al maestro-artista, infatti, si
affiancava il maestro-artigiano.
La scuola, che si spostò a Dessau arrivavano dalle aziende che com-
nel 1925 e nel 1932 a Berlino, atti- missionavano prototipi e progetti
rò artisti e professionisti da tutto il di oggetti e lavori all’avanguardia.
mondo (vi insegnarono tra gli altri Nel 1935 chiuse a causa della
Kandinskij e Klee). I finanziamenti, mancanza di commesse e per
oltre che dalle rette degli studenti, l’ostilità del nazismo.

18
Nel ’33 il Reichstag fu INCENDIATO. I nazisti ne
approfittarono per dare pieni POTERI al cancelliere
re segni di forte indebolimento: in poco più di 10 tati del 1928 a 170. Hitler e i nazisti avevano co-
NELLA GERMANIA anni si erano avvicendati al potere 11 diversi can- minciato negli Anni ’20 a cavalcare il malcontento
DI SINISTRA
Una marcia di giovani
cellieri e si erano svolte 5 elezioni per il rinnovo del delle masse rispetto alla questione delle riparazio-
comunisti nel 1925. Reichstag, i cui membri venivano rieletti ogni qual ni di guerra, che gravavano sulla popolazione che
Il Partito comunista volta (cioè molto spesso) ci si trovava in una situa- quella guerra non l’aveva voluta e, cosa ancora più
tedesco nacque zione di ingovernabilità. grave, sulle generazioni future. Grazie ai proseliti
dopo la prima guerra
mondiale e ottenne un Il baratro, per Weimar, si aprì quando divenne fatti nelle università, nelle piazze e nei piccoli cen-
gran numero di seggi cancelliere l’esperto di finanza Heinrich Brüning, tri rurali il partito di Hitler aveva cominciato ad ac-
al Reichstag. Poi, fu che tra i suoi obiettivi aveva quello di contrastare quisire consensi e ora se la giocava all’interno del
bandito e perseguitato con il rigore di misure, anche impopolari, una nuo- recinto istituzionale, pur contribuendo a costrui-
dai nazisti.
va crisi economica dovuta alla Grande Depressio- re un clima di terrore e violenza fuori dal Palazzo.
ne americana. Propose un decreto per il risanamen- Dopo il fallimento del Putsch di Monaco nel
to che il Reichstag non approvò, così il presidente 1923, Hitler aveva deciso che avrebbe preso il
Hindenburg usò i poteri straordinari che gli con- potere in modo legale. E così fu. Alle elezioni del
feriva la Costituzione e sciolse il parlamento. De- 1932 ci fu il sorpasso: i nazisti superarono i so-
CATENA MILITARE cisione che influenzò la storia a venire. cialdemocratici in Parlamento. Da quel momen-
Le Ss, qui schierate a Il nuovo protagonista. Nelle elezioni per il to Hitler, nominato cancelliere nel gennaio 1933,
Berlino negli Anni ’30,
nacquero nel 1925
nuovo Reichstag che si tennero il 14 settembre avrebbe iniziato a smantellare quel che restava
come guardia 1930, ci fu una novità importante: il partito nazio- della democrazia. •
personale di Hitler. nalsocialista prese il 18,3% passando dai 12 depu- Federica Ceccherini

CORBIS

19
VERSO IL BARATRO

Il 10 giugno 1940 MUSSOLINI


annunciò l’ENTRATA in guerra
dell’Italia. Spinto dai suoi SOGNI
di GLORIA e dai travolgenti
successi sul campo dei TEDESCHI.
Ecco come si ARRIVÒ alla fatale
decisione

L’ITALIA VA
ALLA GUERRA
20

È
umiliante stare con le mani in mano
mentre gli altri scrivono la Storia [...].
Per fare grande un popolo bisogna por-
tarlo al combattimento, magari a calci
in culo. Così farò...”. Erano questi i bellicosi inten-
ti di Benito Mussolini nell’aprile 1940, quando la
Seconda guerra mondiale era iniziata ormai da set-
te mesi vedendo protagonista assoluta la Germania
di Hitler e grande assente l’Italia. Nonostante la re-
cente alleanza con il Führer, il Duce aveva deciso di
prender tempo prima di gettarsi in un conflitto che
il Paese non era ancora in grado di affrontare. Con
il passare delle settimane, però, la sua opinione mu-
tò radicalmente, facendogli compiere una scelta che
in molti giudicheranno un colossale errore.
Patto d’acciaio. Gli impegni bellici del regime
fascista si fecero particolarmente intensi dal 1935,
quando Mussolini iniziò la guerra d’Etiopia in ca-
po alla quale, il 9 maggio 1936, proclamò la nasci-
ta dell’impero “sui colli fatali di Roma” (impero che
nella sua massima espansione arriverà a includere Al-
bania, Dodecaneso, Eritrea, Etiopia, Libia e Soma-
lia). «Tale iniziativa, subito condannata dalla comu-
nità internazionale, deteriorò in particolare i rappor-
ti con la Francia e l’Inghilterra, fino a quel momento
improntati alla cooperazione», spiega lo storico Re-
nato Moro dell’Università degli Studi Roma Tre. «Il
conseguente stato di isolamento in cui si ritrovò l’I-
talia indusse Mussolini ad avvicinarsi al regime te-
ISTITUTO LUCE/SCALA

desco, in precedenza criticato». Il Duce uscì in ogni


caso dall’impresa etiope con la sensazione di aver fat-
to dell’Italia una grande potenza e, mentre si culla-
va nei sogni di gloria, non mancò di intervenire nel-
la Guerra civile spagnola (1936-1939), favorendo il
sorgere della dittatura del generale Francisco Franco.
Nel frattempo, il 23 ottobre 1936, ufficializzò l’av-
vicinamento alla Germania con un storico accordo
che, ribattezzato Asse Roma-Berlino, mirava a con-
trastare le forze comuniste e capitaliste (nel 1940 vi
aderirà anche il Giappone) pur non implicando al-
leanze militari. In tale scenario, nel marzo 1938,

VINCERE E
VINCEREMO!
A sinistra, Mussolini
affacciato al balcone
di Palazzo Venezia
annuncia l’entrata in
guerra dell’Italia (10
giugno 1940).
E i giornali dell’epoca
ne danno la notizia
RI PORTFOLIO

(qui a sinistra).
MONDADO

21
SCALA
Come eravamo... fascisti

PUBLIFOTO/OLYCOM
N
el decennio fra le due
guerre il fascismo si
innestò nella società
italiana conquistando un
ampio consenso. Come? Certa-
mente ricorrendo all’uso della
forza, ma non solo: vendette il
sogno di un’Italia destinata a
divenire una grande potenza
e mise le mani in ogni settore
della cultura e della società. Il
fascismo plasmò lo stile di vita
degli italiani sulla base di un
esasperato nazionalismo che si
rifletté persino sui nomi delle
cose... tanto che il sandwich
fu ribattezzato tramezzino, i
cocktail bevande arlecchine e il molti figli. Peraltro, pur impo- Al quale non piaceva invece la crescita in campo tecnico-
ketchup salsa rossa. nendo a quest’ultima il modello libertà di opinione, tanto da scientifico, con la nascita nel
A 360 gradi. L’indottrinamento “madre e sposa”, il fascismo ne imporre la censura su testi sco- 1923 del CNR e lo sviluppo
partì dai più giovani (sopra, il favorì la mobilitazione sociale lastici, giornali, cinema e radio, degli studi in fisica e chimica. In
saluto romano di un gruppetto attraverso associazioni come mentre l’arte e l’architettura ambito religioso, pur riven-
di “figli della lupa”) con l’Opera i Fasci femminili e le Massaie furono usate per celebrare la dicando la propria laicità, il
nazionale balilla, ente dedito rurali. Quanto allo sport, servì maestosità del regime. Fascismo andò a braccetto con
alla loro educazione morale e sia a inquadrare la gioventù sia Opere. Nondimeno, col fasci- la Chiesa per opportunità poli-
fisica. Il fascista ideale doveva come veicolo di propaganda, smo si registrò la nascita delle tica. Il rapporto si incrinò però
d’altronde avere un corpo atle- dacché gli stadi favorivano le prime autostrade, la realizza- con le leggi razziali del 1938 e
tico e così la donna, per allevare sfarzose adunate care al Duce. zione di grandi bonifiche e una con l’entrata in guerra.

Hitler procedette all’annessione dell’Austria (An-


schluss) e a settembre la Conferenza di Monaco – a
Badoglio considerava l’entrata in
cui parteciparono francesi, inglesi, italiani e tedeschi
– gli consentì di occupare ampie aree della Cecoslo-
guerra un SUICIDIO e dello
vacchia, con l’illusione che desistesse così da ulterio- stesso avviso erano la CHIESA,
ri velleità belliche. Da parte sua, Mussolini occupò
nell’aprile 1939 l’Albania e discusse poi con il Füh- la monarchia e i fascisti moderati
rer da pari a pari (almeno nella forma) circa un’alle-
anza tra Italia e Germania in previsione di una fu-
tura guerra. Il 22 maggio 1939, a Berlino, fu quindi
siglato il Patto d’Acciaio, definito dal firmatario Ga-
leazzo Ciano “vera e propria dinamite”. «L’accordo,
sancendo un’alleanza difensiva e offensiva tra le due
nazioni – all’entrata in guerra dell’una, l’altra avreb-
be dovuto seguirla – non mancò di creare divergen-
ze all’interno della stessa dirigenza fascista», riprende
Moro. Già rovente, il clima europeo si infuocò defi-
nitivamente il 1° settembre 1939, quando l’invasio-
ne della Polonia da parte della Germania avviò il se-
condo conflitto mondiale.
Non belligeranza. Grazie alla “guerra lampo”,
basata su un rapido e simultaneo utilizzo di divisio-
ni corazzate, aviazione e marina, in pochi giorni le
forze naziste costrinsero Varsavia ad alzare bandie-
ra bianca, mentre l’Urss occupava la parte orienta-
ISTITUTO LUCE/SCALA

le della nazione polacca (senza scontrarsi con i te-


deschi in virtù di un trattato di non aggressione fir-
mato poche settimane prima: il celebre patto Molo-

22
tov-Ribbentrop). In risposta alle azioni tedesche, il 3 il momento rimanere alla finestra, Mussolini nutri-
settembre Francia e Gran Bretagna avevano intanto va in ogni caso la convinzione che la guerra avrebbe
dichiarato guerra alla stessa Germania, anche se per potuto portare sostanziali vantaggi geopolitici per il
molti mesi non vi saranno vere operazioni belliche. Paese, soprattutto nel controllo del Mediterraneo a
Il 10 maggio 1940, però, Hitler ruppe gli indugi e – scapito delle forze francesi e inglesi.
dopo aver già invaso Danimarca e Norvegia – attac- Ripensamenti. Durante i mesi di non belligeran-
cò a sorpresa Belgio e Paesi Bassi, travolgendo poi la za il Duce apparve spesso inquieto, intento a valuta-
Francia. E l’Italia? “Non prenderà iniziativa alcuna re l’opportunità di intervenire nel conflitto. “Il pro-
di operazioni militari”, aveva annunciato il 2 settem- blema non è [...] sapere se l’Italia entrerà o non entrerà
bre 1939 a tutta pagina il Corriere della Sera. «Fin in guerra [...], si tratta soltanto di sapere quando e co-
dallo scoppio della guerra, Mussolini aveva infatti me”, si lasciò sfuggire nel marzo 1940. «Ad accele-
optato per la non belligeranza, concetto peraltro ben rare il corso degli eventi furono gli straordinari suc-
diverso da quello di neutralità», sottolinea lo stori- cessi ottenuti dai nazisti, soprattutto in terra france-
co. «In breve, l’Italia fascista si era dichiarata favore- se», continua lo storico. «Questi spinsero definitiva-
vole alla causa tedesca e non aveva escluso un futu- mente Mussolini a propendere per la partecipazione
ro intervento». Tra l’altro, Mussolini avrebbe dovuto al conflitto, volendo egli assicurarsi che, prima del-
partecipare subito al conflitto al fianco dei tedeschi la fine della guerra, l’Italia raggiungesse nuove con-
in virtù del Patto d’Acciaio, ma a causa della manca- quiste per sancire il proprio status di grande poten-
ta consultazione dell’Italia da parte della Germania za. “Mi serve un pugno di morti per sedermi al tavo-
prima di invadere la Polonia (cosa che contravven- lo delle trattative”, arriverà a dire con cinismo». La
CI SIAMO
ANCHE NOI! ne al patto stesso), il Duce poté riservarsi di non en- sua intenzione era quella di combattere con le pro-
Sotto, Mussolini e altre trare in guerra a supporto di Hitler. «A indurlo alla prie forze una guerra parallela a quella tedesca, con
autorità in Piemonte, non belligeranza furono essenzialmente due motivi: operazioni di breve durata in aree marginali del con-
sulle Alpi francesi. lo stato di impreparazione dell’industria e dell’eserci- flitto. Nondimeno, il maresciallo Pietro Badoglio
È il 25 giugno 1940 e to e un’opinione pubblica massicciamente contraria,
si è appena conclusa
la Battaglia delle Alpi che simpatizzava anzi per la Polonia cattolica aggre-
Occidentali. dita dai nazisti», aggiunge Moro. Pur preferendo per
“Ah, se solo gli italiani fossero rimasti LONTANI da questa
GUERRA!”, commenterà sarcastico più volte HITLER
avvertì come a suo giudizio l’entrata in guerra fos- rono una sequela di sconfitte che si reiterarono dal-
se da considerarsi un “suicidio”, mentre il commis- la Grecia alle gelide steppe dell’Urss passando per ALLEANZA
sario generale per la produzione bellica, Carlo Fava- l’infuocato deserto africano di El Alamein», confer- MORTALE
grossa, consigliò di non scendere in campo prima di ma Moro. “Ah! Se solo gli italiani fossero rimasti lon- Sotto, Mussolini e
Hitler a Monaco, il 25
due anni. Simili diffidenze furono palesate dalla mo- tani da questa guerra!”, commenterà con sarcasmo settembre 1937: la
narchia, dalla Chiesa e dagli esponenti più moderati Hitler, costretto più volte ad assistere militarmente guerra non è ancora
del fascismo, ma Mussolini sembrò sordo a ogni cri- le nostre truppe. Tragica conferma di quanto fosse scoppiata ma da un
tica. Il 29 maggio convocò quindi a Palazzo Venezia stata scellerata la scelta bellicista del 10 giu- anno Italia e Germania
sono vincolate nell’Asse
lo stato maggiore dell’esercito e comunicò la deci- gno 1940, che portò il Paese alla cata- Roma-Berlino.
sione di entrare quanto prima in guerra. Frattanto, strofe e determinò il crepuscolo poli-
influenzata da una crescente propaganda (che tico (e non solo) dello stesso Musso-
prospettava una guerra “dinamica” e “rapida”), lini. •
l’opinione pubblica aveva iniziato a mostra- Matteo Liberti
re dei ripensamenti circa la partecipazione al
conflitto, convincendosi che il suo esito fos-
se scontato – visti i successi nazisti – e che l’I-
talia potesse realmente acquisire dei vantag-
gi economici e territoriali, scongiurando inol-
tre una futura subordinazione allo Stato tedesco.
“Vincere e vinceremo” (anzi no). Per quanto
titubante, anche il re accettò infine l’impegno bel-
lico. E così, in data 10 giugno 1940, fu consegnata
una formale dichiarazione di guerra all’ambasciato-
re inglese Sir Percy Loraine e a quello francese An-
dré François-Poncet, che dichiarò deluso: “Avete at-
teso che noi fossimo a terra per darci un colpo di pu-
gnale nella schiena”. Dopodiché, affacciato al balco-
ne di Palazzo Venezia, il Duce annunciò al popolo
la propria scelta: “Uomini e donne d’Italia [...]! La
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO

dichiarazione di guerra è già stata consegnata [...]. La


parola d’ordine è una sola [...]: vincere e vinceremo!”.
Trasmesso per radio e amplificato nelle piazze delle
maggiori città italiane, nonché riportato dalle pri-
me pagine di tutti i giornali, il discorso di Musso-
lini accese di speranze la nazione mentre le truppe
tricolori si schieravano lungo il versante alpino oc-
cidentale allo scopo di attaccare la Francia già messa
in ginocchio dai tedeschi. Il 14 giugno alcuni stabili-
menti industriali di Genova furono quindi bombar-
dati dalle forze francesi senza che la marina italiana
riuscisse a intervenire, mentre nella Battaglia delle
Alpi Occidentali, che si protrasse fino al 24 giugno,
i soldati italiani ottennero scarsi successi limitando-
si alla conquista del comune di Mentone. Sfumaro-
no così i progetti di spartizione della Francia e di ac-
quisizione del suo Impero coloniale africano. No-
nostante la roboante propaganda fascista, i sogni di
gloria svanirono più tardi anche altrove. «L’impre-
parazione delle truppe e gli errori di valutazione del
Duce – che spesso tendeva a ignorare la realtà per in-
seguire i fuochi fatui dell’ideologia, comportandosi
alla stregua di un giocatore d’azzardo – determina-

24
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Dispo
GIAPPONE-USA

Con l’ATTACCO alla base americana


di PEARL HARBOR, l’America entrò
in guerra. Ma fu vera SORPRESA o una
TRAPPOLA congegnata dai poteri forti
per CONVINCERE l’opinione pubblica?

7 DICEMBRE 1941

26
INTRIGO
GRANGER/ALINARI

ATTACCO ALL’AMERICA
Sopra, la base navale statunitense di Pearl Harbor (Hawaii)
il 6 dicembre 1941, il giorno prima dell’attacco giapponese.
Sotto, la corazzata Arizona, affondata dopo essere esplosa.
A sinistra, un quadro di Robert Grant Smith (1914-2011) con
la ricostruzione dell’evento.
CORBIS (2)

NEL PACIFICO 27
Il disastro della difesa americana minuto per minuto

7 dicembre 1941 ore 7:02 ore 7:15


ore 6:00 Gli operatori radar sulla I 167 aerei della seconda
I primi 183 aerei costa settentrionale ondata decollano dalle
giapponesi decollano dell’isola di Oahu (dove portaerei giapponesi.
dalle portaerei, 230 sorge la base) rilevano Alla base non è ancora
miglia (circa 370 km) a gli aerei giapponesi. stato dato l’allarme.
nord delle Hawaii. L’ufficiale di turno Gli aerei da caccia
però ritiene si tratti sono a terra e nessuna
di bombardieri B-17 difesa antisiluro è stata
americani attesi per approntata. È domenica,
quel giorno e non dà e molti ufficiali sono in
l’allarme. libera uscita.
TIME & LIFE PICTURES/GETTY IMAGE

L’ OFFENSIVA contro Corazzata


la flotta del PACIFICO Nevada Corazzata
West Virginia
ore 7:53 ore 8:54
era stata progettata 1a ondata 2a ondata Corazzata
Arizona
oltre UN ANNO prima

L
e uniche cose certe sono le bombe giappo- Corazzata
nesi e i morti statunitensi. Ma sul come e Tennessee
sul perché si giunse a quel mattino del 7
dicembre 1941 – quando la base navale
Usa di Pearl Harbor (Hawaii) fu attaccata da for-
ze aeree nipponiche – gli storici non concordano. Incrociatore
La domanda è: si trattò di un attacco a sorpresa, Detroit,
come scrisse la stampa a stelle e strisce, o qualcosa era una delle
navi incolumi
trapelato e si poteva evitare una strage che costò la vi-
ta a oltre 2mila uomini e trascinò il Paese nel secon-
do conflitto mondiale? Le risposte degli storici sono
di tre tipi. Primo tipo: “sì, il bombardamento prese
tutti alla sprovvista e fu un’infamia poiché non pre-
ceduto da una formale dichiarazione di guerra”. Se-
condo tipo: “ni, le intenzioni giapponesi erano no-
te, ma il disastro fu colpa di ufficiali incompetenti”.
Terzo tipo: “no, nessuna sorpresa, il presidente Usa
Franklin Delano Roosevelt conosceva le intenzio- vano di perdere la supremazia sull’area del Pacifico LA MENTE
ni nipponiche ed era ansioso di trovare un casus bel- (controllavano le Filippine, ndr)», spiega Mario Del In alto a sinistra,
li per entrare in guerra”. Per capire se la spiegazione Pero, docente di Storia e istituzioni delle Americhe Yamamoto,
l’ammiraglio
“del terzo tipo” è un’esagerazione bisogna riavvolge- all’Università di Bologna. «Sapevano infatti che in e stratega che ideò
re il nastro della Storia di 75 anni. Asia non esistevano potenze che potessero contra- l’attacco.
Alta tensione. Nell’autunno del 1940, 12 me- stare l’ascesa nipponica». Per arginarne l’espansio-
si dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale, il nismo, Roosevelt decretò l’embargo contro l’impe-
Giappone (alleato dell’Italia di Mussolini e della ro del Sol Levante, giungendo presto al blocco tota-
Germania di Hitler) avviò l’occupazione dell’Indoci- le del traffico petrolifero e dell’industria pesante. Sul
na francese (attuali Vietnam, Laos e Cambogia) su- piano strettamente militare, si sperava invece che la
scitando l’ostilità degli Stati Uniti. «Gli Usa teme- potente flotta del Pacifico, che faceva base alle Ha-

28
M. PATERNOSTRO
Il bombardamento durò meno di tre ore nelle quali i giapponesi impiegarono 78 caccia,
40 aerosiluranti e più di 200 bombardieri. Le portaerei Usa, in mare, si salvarono.

ore 7:53 ore 8:10 ore 8:54 ore 9:30 ore 9:45
Il comandante Mitsuo La corazzata Arizona La seconda ondata L’attacco è al suo Gli aerei giapponesi si
Fuchida lancia l’ordine viene affondata da una giapponese (35 caccia culmine: una bomba radunano in formazione
d’attacco “Tora! bomba che, incuneatasi e 132 bombardieri) disintegra la prua e lasciano l’obiettivo.
Tora! Tora!” (“Tigre! nella santabarbara incontra il primo fuoco del cacciatorpediniere Quattro corazzate Usa
Tigre! Tigre!”) con 50 (deposito di munizioni) di sbarramento. Viene Shaw. Frammenti risultano affondate,
bombardieri “Val”, 40 di prua, la fa esplodere colpita la corazzata della nave arrivano altre tre gravemente
aerosiluranti “Kate”, uccidendo oltre mille Pennsylvania. fino a diversi chilometri danneggiate, una decina di
50 bombardieri d’alta uomini dell’equipaggio. di distanza. unità minori perdute e 188
quota e 43 caccia “Zero”. aerei distrutti. I giapponesi
Vengono subito colpiti hanno perso 29 aerei. Gli
i campi di volo e le navi americani contano 2.433
all’ancora. morti e quasi 1.200 feriti,
Aerosilurante
i giapponesi 55 morti.
Nakajima B5N “Kate”

Corazzata
Pennsylvania

Corazzata Cacciatorpediniere
California Shaw Corazzata
Maryland

Corazzata Caccia Mitsubishi Bombardiere


Oklahoma A6M “Zero” Aichi D3A “Val”

Incrociatore
Raleigh

SOTTO LE BOMBE waii, bastasse come deterrente. Così non fu e, quan-


Nel disegno, la do nel luglio del 1941 il Giappone completò l’occu-
ricostruzione del raid pazione indocinese, gli Usa risposero congelando i
GETTY IMAGES

a Pearl Harbor con beni nipponici nel proprio Paese.


le tipologie di aerei
giapponesi e le unità Ormai sull’orlo dell’asfissia economica, i giap-
americane coinvolte. ponesi intrapresero la via diplomatica, aven- SCONFITTO
do però già nel cassetto un progetto di attacco ae- L’ammiraglio
reo contro le basi Usa nel Pacifico. «Ogni tentati- Kimmel,
vo di accordo si scontrò con la chiusura diplomatica capo della flotta
del Pacifico,
americana, la cui rigidità era giustificata dalla prospet- rimosso dopo
tiva di dover fronteggiare, in caso di vittoria dell’asse l’attacco.
Gli strani precedenti dell’interventismo americano

N
el dibattito alimentato terventismo americano. stampa americana lanciò una miti, accusati di aver silurato
dalle tesi complottiste Nel 1898 gli Usa combatterono campagna che portò alla guerra un’unità navale statunitense.
dopo gli attacchi contro contro gli spagnoli (conquistan- (poi si scoprì che si era trattato Era il cosiddetto “incidente del
gli Usa dell’11 settembre 2001 do Cuba e altre aree dell’A- di un incidente). Tonchino”, che determinò l’in-
(che ipotizzavano un coinvolgi- merica Centrale) utilizzando Ammissioni. Se nel 1917 e nel tervento americano in Vietnam.
mento del governo Usa, ansioso come casus belli l’esplosione 1941 l’ingresso in guerra fu Ma nel 2003 l’ex segretario
di invadere l’Afghanistan e della nave Maine, attribuita a conseguenza di due attacchi alla Difesa Robert McNamara
l’Iraq) si sono evocati alcuni un attacco iberico. La Spagna non proprio inattesi (v. articolo) ammise che si era trattato di
precedenti nella storia dell’in- respinse ogni accusa, ma la nel 1964 toccò ai nordvietna- un’invenzione strumentale.

30
CORBIS
Una nave di PATTUGLIA rilevò
SOTTOMARINI, ma si preferì
attendere ulteriori verifiche invece
di lanciare l’ALLARME
flotta composta da corazzate, incrociatori, portaerei
e sommergibili salpò dalla Baia di Hitokappu (Isole
Curili, a nord del Giappone) in direzione delle Ha-
Roma-Berlino-Tokyo, waii. Falliti gli ultimi tentativi diplomatici, i giap-
un’alleanza ostile che com- ponesi si portarono nei pressi dell’arcipelago ame-
L’AMERICA prendeva l’intera massa continentale ricano e all’alba del 7 dicembre dalle loro portaerei
BRUCIA euroasiatica», aggiunge lo storico. si alzarono in volo ben 350 aerei carichi di bombe.
Sopra, i quotidiani Bisognava agire in fretta. Ma come convincere il Quanto alla dichiarazione di guerra, pur se parti-
Usa dell’8 dicembre Congresso (l’unico organo preposto a decidere un’e- ta in tempo, per una serie di intoppi giungerà alla
1941 riportano la ventuale entrata in guerra) e la cittadinanza della ne- segreteria di Stato Usa solo ad attacco iniziato. Ca-
notizia dell’attacco
alle Hawaii. cessità dell’impegno bellico? Un sondaggio del set- so volle, poi, che quando alle 7:02 un radar avvistò
A sinistra, i soccorsi tembre 1940 aveva chiarito che quasi il 90% degli i primi aerei giapponesi, i militari si convinsero che
a un sopravvissuto americani era contrario a una partecipazione al con- si trattasse di bombardieri americani il cui arrivo era
dopo l’attacco. flitto. E lo stesso Roosevelt aveva giurato agli ame- previsto a breve. E per di più il 7 dicembre 1941 era
ricani che nessun ragazzo sarebbe caduto in batta- una domenica, giornata di libera uscita per gli equi-
glia poiché il Paese non avrebbe mai preso parte alla paggi e quindi di minore efficienza.
guerra in Europa. A sciogliere l’impasse diedero una Il bombardamento cominciò alle 7:55, due mi-
mano proprio i giapponesi. nuti dopo che il capitano Mitsuo Fuchida aveva ur-
Piani. Nell’estate del 1941, in previsione di un lato via radio la parola d’ordine “Tora! Tora! Tora!”
fallimento dei colloqui diplomatici, l’ammiraglio (tre volte “Tigre”, ma in questo caso da tradurre co-
Isoroku Yamamoto completò la messa a punto del me “Attacco!”). In un paio d’ore di bombardamen-
piano di attacco a Pearl Harbor. «Il piano prevede- to vennero affondate quattro corazzate e altre grandi
va – come da tradizione giapponese – la consegna di
una formale dichiarazione di guerra solo pochi mi- INASCOLTATO
Joseph Lockard,
nuti prima dell’inizio delle operazioni, così da sfrut- l’operatore radar
tare pienamente l’effetto sorpresa», spiega lo stori- che rilevò gli aerei
co Sergio De Santis, esperto di spionaggio nella Se- in rotta verso la
conda guerra mondiale. Con il nome in codice di base: l’ufficiale
responsabile
Operazione Z, la manovra nipponica iniziò il 26 pensò però fossero
novembre (a trattative ancora in corso) quando una americani.
GETTY IMAGES

VIA LIBERA
A destra, il
radiogramma del CORBIS
consolato giapponese
alle Hawaii che il
6 dicembre 1941
confermava la
presenza della flotta
Usa. Qui a fianco,
il “memorandum
McCollum”
desecretato nel 1994:
già nell’ottobre 1940
suggeriva come
indurre i giapponesi
ad attaccare per primi.
GRANGER/ALINARI
Sull’onda dell’entusiasmo, i PILOTI giapponesi avrebbero voluto
TORNARE con una terza ONDATA, ma furono fermati
navi da guerra e distrutti quasi 200 aerei, conse- Tra questi Robert Stinnett, ex combattente nel-
gnando alla morte oltre 2.400 uomini. «Già il gior- la marina Usa e pluridecorato nel secondo conflitto
no dopo, sull’onda dell’emozione, il Congresso vo- mondiale, autore di uno studio durato ben 17 anni e
tò l’entrata in una guerra nella quale di fatto gli Usa pubblicato negli Usa nel 1999. Stin-
erano già coinvolti», dice Del Pero. «Per mesi si era nett definisce Roosevelt una vitti-

GETTY IMAGES
temporeggiato di fronte allo scoglio di un’opinione ma della ragion di Stato, ma non ha
pubblica refrattaria a intervenire fuori dai confini». dubbi nel dire che gli oltre 200mi-
Ma lo choc fece cambiare idea a quasi tutti e molte la documenti da lui presi in esame
famiglie furono orgogliose di mandare i propri figli provano che l’attacco “non fu una
a “vendicare Pearl Harbor”. sorpresa, né per il presidente, né per
Coincidenze. In molti, per la verità, chiesero an- i suoi consiglieri politici e militari”.
che spiegazioni sulla débâcle della difesa Usa. In pri- La tesi di Robert Stinnett si ba-
ma battuta fu scaricata ogni responsabilità sui co- sa, tra le altre cose, sulle trascrizio-
mandanti di stanza alle Hawaii: il generale Walter ni delle intercettazioni che l’esercito
Short e l’ammiraglio Husband Edward Kimmel, de- Usa fece ai danni della marina giap-
stituiti dopo che una commissione d’inchiesta volu- ponese nel 1941, la cui divulgazio-
ta da Roosevelt li giudicò incapaci di svolgere il lo- ne è stata possibile grazie al Free-
ro compito. Nel corso del tempo, però, si sono ac- dom of Information Act del 1966,
cumulati molti dubbi su questa ricostruzione. Già una legge che permette di accedere
nel 1917 gli Stati Uniti entrarono in guerra contro ai documenti desecretati. «Da questi
la Germania dopo aver allestito una prolungata pro- sono emersi particolari inquietanti,
paganda seguita all’affondamento per mano tedesca come il fatto che già nel gennaio 1941 l’ambascia-
del transatlantico Lusitania (1915), nave inglese su tore statunitense a Tokyo, Joseph Clark Grew, aveva
cui viaggiavano anche cittadini Usa. Che cosa c’en- segnalato l’esistenza di un piano per attaccare Pearl
tra Pearl Harbor? «C’è un’analogia», risponde De Harbor», racconta Sergio De Santis. «Inoltre risul-
Santis. «Nel 1915 gli americani conoscevano benis- ta che i servizi Usa avevano decifrato molti messag-
simo il rischio che correva il Lusitania, che traspor- gi giapponesi grazie a Magic, una macchina di de-
tava segretamente materiale bellico. La Germania codifica, che a inizio dicembre avevano conferma-
aveva persino avvisato New York, porto di partenza, to come l’attacco fosse questione di ore». Tra l’altro,
di non imbarcare nessuno poiché, lungo la sua rot- dice Stinnett, “i bollettini radio confermano che nel-
ta, rischiava di violare il blocco navale. E nel 1941 le due settimane precedenti l’attacco Roosevelt aveva il
lasciare la flotta ancorata alle Hawaii era altrettanto pieno accesso alle intercettazioni”.
rischioso e provocatorio». Cabina di regia. Stinnett si è spinto anche più in
Questo il punto: in un Paese come gli Usa, dove là, ipotizzando che l’attacco fu il risultato di un’oc-
l’opinione pubblica gioca un ruolo decisivo, serve culta regia Usa. Lo ha fatto basandosi su un docu-
sempre un motivo valido per muovere guerra. Nel mento emerso nel 1994: il “memorandum McCol-
caso di Pearl Harbor, i “dietrologi” pensano che i lum”. Si tratta di uno scritto firmato da Arthur Mc-
vertici americani abbiano voluto provocare i giappo- Collum (uomo dell’intelligence americana) e conse-
nesi offrendo loro una preda irresistibile: la flotta alle gnato alla presidenza Usa il 7 ottobre 1940. Nel testo
Hawaii. Un’accusa dura che molti studiosi rigettano si sottolineava la necessità impellente di entrare in
ma che altri hanno indagato senza tabù. guerra per difendere gli interessi americani e ci si au-

Taranto 1940: la Pearl Harbor italiana

N
ell’ottobre del 1940 l’Italia l’ammiraglio Cunningham), deci- te. Partiti dalla portaerei Illustrious,
era alle prese con una sero un attacco a sorpresa. nel Basso Ionio, gli aerei giunsero
doppia offensiva, in Libia Indifesi. La base era poco organiz- sull’obiettivo verso le 23:00 dell’11
e in Grecia, e la sua flotta era zata: solo un terzo degli oltre 12mila novembre: in un’ora e mezzo misero
concentrata nel porto di Taranto. I metri di reti antisiluro previsti era fuori uso 4 navi lasciando sul campo
britannici, rivali nel Mediterraneo stato disteso in mare; mancavano 59 morti. L’attacco sarà “imitato” dai
Sud-orientale, notando che “tutti i adeguate misure di rilevamento giapponesi a Pearl Harbor poco più
GRANGER/ALINARI

fagiani erano nel nido” (come disse notturno e la contraerea era caren- di un anno dopo.

32
gurava che ad attaccare per primo fosse il Giappone. vembre i vertici militari Usa ricevettero questa co-
Nel memorandum si suggerivano 8 azioni provoca- municazione: “Gli Stati Uniti desiderano che il Giap-
torie per ottenere questo risultato, tra cui l’invio di pone intraprenda il primo passo”. Secondo Stinnett,
navi e sommergibili presso le acque territoriali giap- Roosevelt – seppure a malincuore – “provocò l’attac-
ponesi, l’appoggio alla Cina, l’avvio di un embargo co e accettò, consapevolmente, di esporre a un enorme
totale e il mantenimento della flotta Usa alle Hawaii, rischio i militari nell’area del Pacifico”. Un’area che
nonostante i rischi che ciò comportava. «Ogni pun- rimarrà bollente fino all’agosto del 1945, quando
to del memorandum fu messo in atto e poco prima il nuovo presidente americano, Harry Truman, farà
VENDETTA del 7 dicembre furono allontanate da Pearl Harbor sganciare le due atomiche che posero fine al conflit-
A sinistra, manifesto tre portaerei, lasciando nella base navi meno moder- to, invertendo simbolicamente le sorti del 7 dicem-
Usa esorta a vendicare ne», ricorda De Santis.«Ce n’è abbastanza per dubi- bre 1941: americane le bombe, giapponesi i quasi
Pearl Harbor. A destra,
Roosevelt firma la tare della versione ufficiale». 200mila civili morti. •
dichiarazione di Sacrificio. Tutti d’accordo? Naturalmente no. Matteo Liberti
guerra, l’8 dicembre «Il memorandum non dimostra che Roosevelt aves-
1941. Nella foto in se intenzione di provocare l’attacco per giustificare
basso, aerei Usa in

CORBIS
fiamme dopo l’attacco l’intervento americano», obietta Del Pero. Di tutt’al-
giapponese. tra opinione è Stinnett, il quale ricorda che a fine no-

33
INCURSIONI

OBIETTIVO
SOL LEVANTE

SIERRA

34
A
ll’inizio del 1942 gli Stati Uniti erano bombardieri a lungo raggio che potessero raggiun-
a un punto critico: l’attacco giappone- gere le isole giapponesi, le basi del Pacifico da cui
se a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 avrebbero potuto tentare erano in mano nemica e
ne aveva messo in ginocchio la poten- Cina e Urss non accettavano avamposti sul loro ter-
za navale, ma soprattutto aveva dato un duro col- ritorio. Tra le navi che ancora rimanevano agli ame-
po al morale della popolazione. Le vittorie nippo- ricani, però, vi erano le portaerei, che durante l’at-
IL RAID DI niche nel Pacifico allarmavano l’opinione pubbli- tacco a Pearl Harbor erano fuori in esercitazione.
DOOLITTLE ca: la gente aveva paura, comitati pubblici offriva- Queste, sì, potevano avvicinarsi, seppur con estremo
A pianificare il raid no denaro per colpire i giapponesi. Serviva qualcosa pericolo, alle coste del Giappone, ma non esisteva-
e guidare gli aerei in per confermare alla popolazione che le Forze arma- no aerei imbarcati che avrebbero potuto comunque
missione su Tokyo fu
il tenente colonnello te Usa erano ancora combattive. E andava fatto in spingersi fino a Tokyo; figuriamoci poi farne ritor-
Jimmy Doolittle tempi brevi. Lo stesso presidente Roosevelt auspica- no. Niente da fare: era un compito per bombardieri.
(foto a sinistra). va un’azione altamente dimostrativa. Già a dicem- Tentare l’impossibile. La soluzione venne in
Sul giornale, il bre, da esperto psicologo delle masse, il presidente mente per caso a un capitano dell’Us Navy, Fran-
Giappone ammette di
aver subito danni. aveva proposto ai capi di Stato Maggiore di bom- cis S. Low, mentre, nel gennaio 1942, assisteva a
bardare Tokyo. Capiva che, per rialzare il morale un’esercitazione di alcuni B-25 che si addestravano
americano e minare quello nemico, si doveva col- ad attaccare una finta portaerei. Il bimotore B-25
pire dove avrebbe fatto più male, direttamente sul Mitchell era uno dei migliori bombardieri medi in
suolo del Giappone, su quella terra che i nipponici dotazione, benché non ancora testato in guerra. Seb-
amavano più di ogni altra cosa. E cosa meglio della bene neppur lontanamente concepito per quel ruo-
capitale, considerata inviolabile? lo, forse quel mezzo per ingombro, peso e potenza

CORBIS (2)
Già, ma come farlo? Gli Usa non disponevano di sarebbe potuto decollare da una portaerei!

I giapponesi erano INVINCIBILI, o così


sembrava. Ma una formazione americana
minò la loro FAMA di imbattibilità
ATTACCANDOLI in casa

TAKE OFF!
In questo montaggio
di foto d’epoca, un
bombardiere B-25B
pronto a decollare
dalla portaerei Hornet
e poi in volo sul
Pacifico. Destinazione,
gli obiettivi militari
presenti a Tokyo,
Yokohama, Kobe,
Osaka e Nagoya.
CORBIS

Il vero risultato non fu il DANNO a Tokyo, di SCARSA entità,


ma la notizia che il GIAPPONE non era più INVIOLABILE
I capi di Stato maggiore della Marina, l’ammira- to da un ponte di poco più di 70 metri, volo e bom- NEL MIRINO
glio Ernest J. King, e dell’ Usaaf, generale Henry H. bardamento a bassa quota, volo notturno e sul ma- Sopra, l’arsenale
Arnold, approvarono e i test ebbero inizio. Venne- re), erano pronti per la missione. Agli aerei si dovet- Yokosuka (nella zona
di Tokyo), foto presa
ro esaminati anche altri aerei, ma il B-25 si dimo- tero aggiungere serbatoi supplementari (fino a circa da uno dei
strò, con due voli di prova nel febbraio 1942, pur 4.300 litri di carburante), blindature, dispositivi an- bombardieri
con grandi difficoltà, l’unico adatto al decollo da tighiaccio e di autodistruzione (in caso di atterrag- durante il raid.
una portaerei. Ma non era poi in grado di appon- gio in territorio nemico) e, di contro, fu eliminato
tare, quindi un rientro dei velivoli con lo stesso si- tutto il superfluo per ridurne il peso in decollo, tra
stema era da scartare. Ormai la decisione era presa e cui il moderno dispositivo di puntamento (cambia-
con la massima segretezza lo Special Aviation Projet to con uno semplificato) e addirittura le mitraglia-
N.1 andò avanti, affidato al comando di uno dei pi- trici di coda, sostituite da pezzi di legno verniciati.
loti più famosi ed esperti del momento, il tenente Ordigni e piani di volo. Tutti gli aerei portava-
colonnello Jimmy Doolittle. Si trattava ora di pre- no 4 ordigni da 225 kg costruiti appositamente: 3 ad
parare i mezzi, rapidamente, anche per ovvi moti- alto esplosivo e uno incendiario, con 128 sub-mu-
vi di sicurezza, selezionare e soprattutto addestrare nizioni ciascuno. Anche il piano era stato delineato:
gli equipaggi, assolutamente digiuni di operazioni gli aerei sarebbero stati caricati sulla portaerei Hor-
del genere su aerei concepiti per il decollo da terra. net, scelta per l’esigenza (al comandante fu detto che
Aerei e raider. Furono scelti 24 B-25B (solo 16 si trattava solo di un trasferimento), che avrebbe fat-
avrebbero preso parte all’azione) del 17° Gruppo to rotta verso il Giappone scortata dalla Task Force
da bombardamento dell’Usaaf (U.S. Army Air For- 16.2 e dalla TF 16.1, che avrebbe incontrato in ma-
ce), che aveva i piloti più esperti su quei velivoli. Gli re aperto. A circa 700 km dalla costa gli aerei sareb-
equipaggi (di 5 uomini) vennero selezionati tra i vo- bero decollati verso Tokyo-Yokohama. Arrivando
lontari per una “missione non specificata, ma estrema- da sud-ovest, sganciato il carico, si sarebbero allon-
mente pericolosa”. Dal 1° marzo 1942, Jimmy Doo- tanati nella stessa direzione. Poi rotta a ovest verso la
little, col suo entusiasmo condito da una buona do- Cina e atterraggio su aeroporti segreti locali, guida-
se di lucida follia tipica dei pionieri del volo, mise ti da radiofari che gli Usa avevano convinto i rilut-
sotto uomini e macchine: in sole 3 settimane di ad- tanti cinesi a installare. Riforniti, sarebbero poi ri-
destramento, intensivo e maniacale (decollo simula- decollati verso basi alleate da stabilire (erano in cor-

36
G. ALBERTINI
UNIONE SOVIETICA
Vladivostok

GIAPPONE
Pechino
Mar del
Giappone
COREA Tokyo
CINA
Kobe
Yokohama
Hiroshima Nagoya
Osaka
Hornet
Nanchino Nagasaki
Mar
Hangkow Giallo
Shanghai
Chungking

Chuchow
Mar Cinese
Oceano
Pacifico Il raid nel Pacifico

I
Orientale
l 7dicembre 1941 aerei giapponesi attaccano
FORMOSA Pearl Harbor (Hawaii). Il 3 febbraio 1942
Canton iniziano i primi esperimenti con i B-25 e a
marzo parte l’addestramento al comando del
HONG KONG ten. col. Doolittle. Il 2 aprile la portaerei Hornet
Mar Cinese Meridionale
con imbarcati gli equipaggi Usaaf e 16 B-25
salpa dalla California con rotta per il Giappone,
scortata dalla Task Force 16.1. Il 13 nel punto
so trattative con l’Urss). Non più di 3.200 km di vo- stabilito (38° Nord, 180° Est), la TF 16.2 si incontra
lo a tratta, considerando un’autonomia massima di con la TF. 16.1 in arrivo da Pearl Harbor.
3.800 km. Piano facile sulla carta, in realtà pieno di Ecco cosa accade il 18 aprile.
incognite: a partire dal decollo, che abbisognava di 03:12 Sui radar appaiono
un forte vento di prua, fino al problema degli atter- alcune navi nemiche. La rotta
viene modificata.
raggi in Cina. Una volta decollati, poi, i B-25 avreb-
bero volato senza uno straccio di caccia ad accompa- 07:15 Una nave giapponese
lancia l’allarme.
gnarli e difenderli. L’ordine di
Il 1° aprile 16 aerei e 24 equipaggi (alcuni in riser- decollare è
va) furono imbarcati sulla Hornet nella base di Ala- anticipato.
meda. Per poco non si rischiò di rendere pubblica 08:20 Decolla il
l’operazione a causa di una troupe imbarcata per fil-

G.RAVA
primo B-25 dalla Hornet.
mare gli eventi: il regista era infatti John Ford e que- 12:30 Gli aerei di Doolittle
sto aveva già richiamato l’attenzione della stampa. sono su Tokyo e bombardano
Senza altri intoppi il 2 aprile la Hornet e le navi di gli obiettivi.
scorta salparono. Solo in alto mare Doolittle mise al 18:30 I 15 B-25 (uno ha
corrente dei dettagli del piano i propri piloti e i co- fatto rotta per l’Urss)
mandanti delle navi. L’unico già al corrente era il vi- avvistano la costa della
ce ammiraglio Halsey, che con la TF 16.1 raggiun- Cina. Nelle ore seguenti, a
se la TF 16.2 nel punto previsto, il 13 aprile. Fin qui causa della mancanza dei
radiofari sull’aeroporto,
tutto secondo i piani, ma nelle prime ore del 18, a superate le 13 ore di volo
circa 1.300 km dalla costa giapponese, navi nemi- tutti gli aerei vanno perduti
L’AMERICANO che in pattugliamento costrinsero la flotta a cam- negli atterraggi oppure in
A destra, capitano biare rotta. Alle 7:30 circa, un’altra nave del Sol Le- ammaraggi di fortuna.
pilota; sul completo vante, la Nitto Maru, fu affondata dall’incrociatore Il 21 aprile Doolittle è
color cachi estivo
veste il giubbino A-2 Nashville, ma l’allarme, captato anche dagli america- promosso generale di
in pelle, in dotazione ni, era stato dato. Il rischio era troppo; non si poteva brigata.
all’Usaaf. più attendere. Con circa 10 ore di anticipo e a oltre
SIERRA
LIBRARY OF CONGRESS

Il RAID finì per spingere l’ammiraglio YAMAMOTO ad attaccare


640 km dal punto previsto Doolittle e il comandan- abbattuti. I B-25, non più in formazione, erano ora PRIMA E DOPO
te della Hornet Marc Mitscher decisero di dare il via abbandonati a loro stessi, su un territorio sconosciu- Sopra da sinistra: la
all’operazione. Gli aerei furono in tutta fretta carica- to e senza riferimenti. Dopo 13 ore di volo e l’ultima preparazione di un
ti delle bombe e preparati al decollo. La concitazio- goccia di carburante, ognuno andò incontro al suo bombardiere nella
base di Alameda; i
ne era al massimo. All’ultimo momento su ogni ae- destino: alcuni equipaggi, tra cui quello di Doolit- danni a uno degli
reo furono stivate altre 10 taniche da 19 litri da usar- tle, si lanciarono col paracadute, altri ammararono, obiettivi sensibili.
si in volo per aumentare l’autonomia. altri ancora atterrarono dove capitava.
Sull’obiettivo. Alle 8:20, con un tempo pes- Degli 80 aviatori del raid, 3 persero la vita negli at-
simo, il primo aereo, ai comandi dello stesso Doo- terraggi o negli scontri, 8 furono catturati (tre di loro
little, decollò dalla Hornet. Alle 9:19 tutti e sedici i vennero fucilati e uno fatto morire di fame), gli altri,
B-25 erano in volo verso il loro destino. Schierati in tra cui il comandante, scamparono alla morte e alla
5 gruppi su un fronte di 80 km, i velivoli arrivarono cattura grazie all’aiuto dei cinesi, che poi subirono
sulle coste del Giappone dopo circa 5 ore, senza in- dure rappresaglie. Doolittle, rimpatriato, nell’aprile CATTURATO
Un pilota americano
contrare nessuno. Sul territorio nemico volarono a 1942 fu promosso generale di brigata e decorato con viene condotto
bassissima quota, sporadicamente incontrando ve- la Medaglia d’Onore del Congresso. Grazie a lui e ai via, forse alla
livoli singoli o in gruppo che, evidentemente sicu- suoi uomini, il morale degli americani si era raffor- sua esecuzione. I
ri dell’inviolabilità del territorio, li scambiarono per zato e il Giappone era stato minato nella sua certez- giapponesi dissero
che nessuno degli
aerei amici. Individuati gli obiettivi, alle 12:30 loca- za di invincibilità: molte risorse aereo-navali furono aviatori catturati
li i bombardieri si portarono a 500 metri di quota richiamate per difenderne il territorio. • sarebbe stato
relativa e, aperti i portelli, iniziarono il loro compito Stefano Rossi giustiziato. E invece...
distruttivo. Le squadre si erano divise i compiti: fu-
rono colpiti Tokyo e la baia, Kanagewa, Yokohama
e i cantieri di Yokosuka. L’attacco durò pochi minu-
ti, con una reazione contraerea scoordinata. Nessun
aereo fu abbattuto dalla difesa o dai pochi caccia al-
Hiroshima e Nagasaki: le ultime bombe

I
zatisi in volo, disorientati. Anche se poi il danno sa- raid nel Pacifico dei B-25 se- bombardarono ripetutamente
rebbe risultato limitato, la sorpresa fu massima e la gnarono un punto importante le città giapponesi, seminando
contro il Giappone, ma sa- distruzione e uccidendo migliaia
stoccata inflitta al morale nemico alta. rebbero serviti altri tre anni per di civili (solo a Tokyo morirono in
Il ripiegamento. Il più era fatto; ora bisogna- giungere alla vittoria definitiva due giorni 200mila persone). Fu
va filare via. Ritornati sul mare e fatto un mezzo gi- degli Stati Uniti. Con la battaglia tuttavia lo sgancio delle bombe
ro a destra, i B-25 diressero verso la Cina. Gli aerei, delle isole Midway nel giugno atomiche su Hiroshima (6 ago-
tranne uno che aveva virato verso l’Urss atterrando 1942 la potenza militare del Sol sto) e Nagasaki (9 agosto), che
poi a 65 km da Vladivostok, erano diretti al campo Levante subì un colpo durissimo: uccisero circa 150mila persone,
di Chu Chow a circa 150 km dalla costa. Ma chi do- gli americani affondarono 4 a costringere il Paese alla resa.
portaerei nemiche bloccando di Il 15 agosto 1945 l’imperatore
veva guidarli non dava segnali: non sapendo del de- fatto l’avanzata nipponica e pas- Hirohito, imponendo la sua vo-
collo anticipato, i cinesi non avevano ancora predi- sando alla controffensiva. Negli lontà ai militari, si arrese senza
sposto né i radiofari previsti, né l’illuminazione. E i anni successivi gli Stati Uniti condizioni.
due aerei cinesi inviati poi in fretta sul posto furono

38
La portaerei Hornet

SIERRA
U
ltima delle tre moderne por- vantare una
taerei della classe Yorktown velocità massima
(le altre erano l’Enterprise e di 33 nodi. Un
la Yorktown), la Hornet (CV-8) era gioiello, la cui vita
entrata in servizio nell’ottobre del operativa però
1941, più aggiornata e migliorata, sarebbe stata solo di un anno.
dotata di un radar di scoperta ae- Carriera. Al comando del cap.
rea Cxam e centrali di tiro Mk-37 a Marc A. Mitscher, uno dei piloti ottobre prenderà parte alla Bat-
telemetro ottico e radar che coor- navali e comandanti di portaerei taglia di Santa Cruz e sarà colpita
dinavano le difese. Con un dislo- più esperti dell’Us Navy, la Hornet con 8 bombe e 3 siluri. Irreparabil- Bombardiere
camento a pieno carico di 25.800 fu scelta per il raid su Tokyo. mente danneggiata, nella notte B-25B Mitchell
tonnellate, poteva trasportare 87 Nel giugno 1942 parteciperà alla del 27 ottobre 1942, la Hornet della Usaaf
aerei: 36 caccia, 36 bombardieri Battaglia di Midway, perdendo verrà affondata per non lasciarla come quelli che
a tuffo, 15 aerosiluranti e poteva quasi tutti gli aerosiluranti. In ai giapponesi. decollarono dalla
Hornet.

MIDWAY: per i giapponesi, respinti, fu l’inizio della FINE


CORBIS
CAMPAGNA DEI BALCANI
OLYCOM (2)

Attaccando la GRECIA, Mussolini voleva


emulare la guerra LAMPO di Hitler accrescendo
il prestigio dell’Italia nei BALCANI. Invece...

PERCHÉ
CI SIAMO ANDATI
40
SIERRA


D
issi che avremmo gio II – un regime per al-
spezzato le reni al Ne- cuni aspetti affine a quel-
gus. Ora, con la stessa lo fascista», racconta Marco Cle-
certezza assoluta, vi dico menti, ricercatore di Storia dell’Europa
che spezzeremo le reni alla Grecia”. È così Orientale all’Università della Calabria. «Pur di-
che il 18 novembre 1940 il duce commentò chiarandosi un ammiratore del duce, Metaxas do-
LE SPEZZEREMO la campagna militare in corso in terra ellenica, che veva però fare i conti con il contesto geopolitico
LE RENI? nelle sue intenzioni avrebbe dovuto bissare l’impre- della Grecia, coinvolta in aspre tensioni con i vici-
A sinistra, Mussolini sa etiope del 1936 (contro il Negus, ovvero l’im- ni albanesi, bulgari, iugoslavi e turchi: uno scena-
affacciato a Palazzo
Venezia nel 1940. peratore, Hailé Selassié) ma che vedeva invece da rio che lo indusse a tenere i piedi in due staffe allac-
Sopra, i bersaglieri sul quasi un mese i soldati italiani in gravissime diffi- ciando buoni rapporti anche con la Gran Bretagna,
fronte greco-albanese coltà. Impantanati al punto che alla fine toccherà potenza che disponeva di numerosi avamposti nel
nell’autunno 1940. a Hitler risollevare in extremis le sorti di quella che Mediterraneo e che era in aperto contrasto con le
A destra, la copertina
di Tempo del 24 aprile il giornalista Indro Montanelli definì senza giri di posizioni di Mussolini».
1941 che preannuncia parole “una smargiassata di Mussolini”. Ma quando I rapporti tra Grecia e Italia avevano preso una
la vittoria sulla e perché il duce si era impelagato nei territori greci? brutta piega già nel 1923, allorché il generale ita-
Grecia. Che in effetti Pretesti. «La Grecia era retta all’epoca dal primo liano Enrico Tellini, inviato a delimitare i confini
arrivò, ma solo grazie
all’intervento dei ministro Ioannis Metaxas, ex generale che, a partire tra Grecia e Albania, fu trucidato presso Giannina
tedeschi. dal 1936, aveva instaurato – appoggiato da re Gior- (la greca Ioannina). Le relazioni tra i due Paesi era-

41
OLYCOM (2)
ALBANIA
MUSSOLINI commise molti ERRORI di valutazione: IMPERIALE
A sinistra, i
era convinto che la GRECIA fosse corrotta e debole e bersaglieri sbarcano
a Durazzo. A destra,

contava su un inverosimile SUPPORTO dei Paesi vicini Vittorio Emanuele


III imperatore e re
d’Albania nel 1939.
no poi migliorate, ma quando nella primavera del li di confine – che immaginava pronti a supportare
1939 l’Italia invase l’Albania per la seconda volta l’invasore – e, più in generale, dalla debolezza mili-
nella sua storia (v. riquadro in basso), suscitò nuovi tare ellenica. Non andò così.
allarmismi nei dirimpettai greci. «Queste preoccu- I preparatIvI. Esclusa ogni possibilità di accor-
pazioni crebbero con lo scoppio della Seconda guer- do diplomatico con Metaxas (per il quale allearsi
ra mondiale, un conflitto in cui l’Italia, legata alla con l’Italia avrebbe significato creare tensioni con GRECI
Germania dal Patto d’Acciaio, entrò il 10 giugno gli inglesi e con i vicini balcanici), i comandi mi- IN RIVOLTA
1940», prosegue Clementi. «Da parte sua, la Gre- litari suggerirono che per dare battaglia occorreva- Atene, autunno
cia si mantenne neutrale». no almeno 20 divisioni, da far penetrare in Grecia 1940: manifestazione
all’ambasciata
La sceLta. La decisione di attaccare i greci ven- muovendo dall’Albania. Nello specifico, la strategia italiana ad Atene
ne presa dal duce sulla base di valutazioni di ordine era quella di occupare la città di Salonicco e le iso- dopo l’annuncio
politico prima ancora che strategico-militare. Visti i le ioniche per poi procedere all’invasione integrale dell’invasione.
successi che andavano collezionando i nazisti, a suo
dire occorreva compiere un’azione parallela che bi-
lanciasse il prestigio di Hitler; se possibile emulan- Ambita Albania
L
do la guerra lampo teorizzata proprio dai tedeschi.
e altalenanti attraverso la nascita di nico e l’occupazione di
«Dal 1936, anno dell’impresa etiope, Mussoli- relazioni italo- un principato) con la alcune sue aree. Finita
ni si era rivolto sempre più verso l’estero, con l’idea albanesi iniziaro- speranza di poter pre- la guerra, la comunità
di edificare un impero che ricalcasse i fasti di quel- no con la Prima guerra sto gestire a piacere il internazionale favorì
lo romano», riprende Clementi. «Quanto all’alle- mondiale quando le dirimpettaio adriatico. però lo sviluppo di una
anza con Hitler, non era paritetica come credeva il truppe italiane occu- Non a caso, al mo- politica autonomista,
duce, visto che il leader nazista pensava di fatto so- parono l’Albania, stra- mento dell’ingresso in dove un’accesa pro-
tegica per il controllo guerra (1915), fu con- paganda patriottica
lo all’interesse tedesco».
dell’Adriatico e dei cordato con gli alleati portò a una sommossa
Ai progetti espansionistici e alla sopita rivalità con Balcani, rimanendovi della Triplice Intesa che toccò l’apice nel
il Führer si sommava in Mussolini la convinzione fino al 1920. Seguì un (Inghilterra, Francia e 1920. All’Italia non
che i greci (visti nella propaganda del regime come periodo di distensione Russia) che, al termine rimase che riconoscere
una “razza inferiore”) e gli inglesi stessero tramando finché, con il fascismo, del conflitto, i territori l’indipendenza della
alle sue spalle: da qui scaturì la decisione di invade- gli italiani fecero il bis. albanesi sarebbe- nazione albanese, che
re la Grecia. Una mossa che avrebbe potuto, inoltre, Toccata e fuga. Prima ro passati sotto il dal 1925 divenne una
dello scoppio della controllo italiano. Nel repubblica.
minare l’egemonia inglese nel Mediterraneo, spina
Grande guerra, l’Italia giugno 1917 fu quindi Amicizia? Con
nel fianco per la marina italiana. Infine, rafforza- aveva sostenuto pubblicato un procla- l’avvento al potere di
to nella sua opinione dai rapporti del ministro de- l’indipendenza alba- ma in cui si stabiliva il Mussolini (1922) Italia
gli Esteri Gian Galeazzo Ciano, il duce si persuase nese dagli ottomani protettorato dell’Italia e Albania strinsero vari
che l’operazione sarebbe stata favorita dalla corru- (ottenuta nel 1912 sul piccolo Stato balca- accordi di coopera-
zione dei politici locali, dallo scontento dei popo-

42
zione, anche dopo che italiani (anche civili). negro, terra d’origine di glie e crimini di guerra. arrendersi agli albanesi,
nel 1928 il presidente Il 16 aprile Vittorio Elena di Savoia, moglie Una certa ruggine tra le a migliaia morirono
Ahmed Zog si proclamò Emanuele III, fresco del di Vittorio Emanuele. vecchie generazioni di di fame e a centinaia
monarca. Seguì anzi titolo di imperatore, fu Rimpatriati. Quanto italiani e albanesi risale furono fucilati. Infine,
un’intensificazione proclamato sovrano alle sorti dell’Albania, proprio a questa fase. nel ’44 gli invasori ab-
dei rapporti che portò d’Albania. L’Italia avviò nel corso dei mesi se- Poi, inatteso, arrivò l’8 bandonarono il marto-
tra l’altro, nel 1933, una politica di alba- guenti emerse un mo- settembre 1943, con riato Paese, che entrerà
all’insegnamento ob- nizzazione forzata ai vimento di resistenza l’annuncio dell’armisti- nell’orbita sovietica nel
bligatorio dell’italiano danni delle minoranze antifascista a cui l’Italia zio: decine di migliaia 1946, come Repubblica
quale seconda lingua montenegrine, serbe rispose con rappresa- di italiani dovettero popolare d’Albania.
(è una delle ragioni per e greche, appoggian-
ANSA (2)
cui la nostra tv è così do le rivendicazioni Granatieri a Tirana
seguita in Albania). Nel albanesi sulla regione nel 1939, pronti a
1939 l’Italia propose della Ciamuria, contesa decollare verso il
un’alleanza militare, con i Greci e usata a Nord del Paese.
alludendo alla possibi- pretesto per invadere la
lità di insediare coloni terra ellenica. Nell’a-
italiani, ma Zog declinò prile 1941, nell’ambito
l’offerta. Mussolini pas- dell’invasione tedesca
sò allora al gioco duro. della Iugoslavia e
Il 7 aprile 1939 ordinò della Grecia, l’Italia ne
l’occupazione e fece approfittò inoltre per
sbarcare oltre 20mila accaparrarsi il Monte-
Quando gli italiani
erano i buoni

“I
taliani-greci: italica: costruì acque-
una faccia, una dotti, centrali elettri-
razza”. Non è in- che, scuole e ospedali,
solito sentirsi rivolgere e intraprese operazio-
questa frase passeg- ni igienico-sanitarie
giando per le stradine (tra cui l’eradicazione
di Rodi o di Coo. In della malaria).
queste e in altre dieci Felice convivenza?
isolette dell’Egeo gli Molti italiani si tra-
italiani sono ricordati sferirono da queste
quasi con affetto. Del parti: nel 1936 a Rodi
resto quando si stabi- erano in 7mila su una
lirono qui, tra il 1912 e popolazione di 28mila
il 1947, portarono più abitanti, quasi il 30 per
benefici che danni. cento. Ma la convi-
La colonizzazione. venza felice non durò
Tutto iniziò nel 1912 a lungo. I greci non
quando, durante la gradirono l’occupa-
guerra italo-turca, gli
italiani occuparono le
zione italo-tedesca
durante la Seconda Il DUCE mirava a giocare un
isole del Dodecaneso
(sotto, gli italiani a
guerra mondiale, e nel
periodo post bellico i RUOLO CHIAVE nei BALCANI,
Rodi), per poi annet-
terle formalmente
coloni se ne tornarono
a poco a poco quasi come un tempo l’Austria-Ungheria
all’Italia nel 1923, con tutti in patria. Lascian-
il trattato di Losanna. do qualche buon del territorio greco. A tal fine, tra l’11 e il 12 agosto SALUTO ROMANO
Erano gli anni in cui ricordo, e molti edifici 1940, Ciano e Mussolini incontrarono a Roma Se- Il primo ministro
Mussolini ambiva a in inconfondibile stile
esportare la cultura littorio. m. e.
bastiano Visconti Prasca, comandante delle truppe greco Ioannis Metaxas
in Albania, intimandogli di preparare “al più pre- (al centro) nel 1937,
durante una cerimonia
sto” i soldati per l’attacco. «Nel frattempo, i servizi ad Atene.
di intelligence del Sim (Servizio informazioni mili-
tare) avevano espresso molte riserve circa i propositi
di Mussolini. Questi, però, non sentì ragioni, con-
vinto che l’Italia dovesse giocare nei Balcani il ruo-
lo geopolitico che era già stato dell’Austria-Unghe-
ria, entità politica spazzata via dalla Grande guerra»,
dice Clementi. «Non bastasse, Mussolini fu miope
nel non riconoscere la propria “subalternità” rispet-
to a Hitler, convincendosi anzi di poter far presto
della Germania “una pedina del nostro gioco”». Stan-
do così le cose, mancava ormai solo una campagna
propagandistica che preparasse gli italiani all’inter-
vento e un casus belli che lo giustificasse.
Menzogne. A partire dall’11 agosto 1940, salì
all’onore della cronaca il nome di Daut Hoggia, la
cui storia finì su tutti i giornali. Da noi è uno sco-
nosciuto, ma in Albania ancora oggi è un eroe: un
patriota barbaramente ucciso dai greci per aver so-
stenuto l’indipendenza della Ciamuria, territorio al
confine tra Albania e Grecia e conteso tra i due Pae-
si. «La morte di Hoggia divenne il pretesto per una
violenta campagna antigreca, con l’Italia che si spac-
ciò per paladina delle rivendicazioni albanesi», rico-
struisce lo storico. «In questo scenario, a Ferragosto
il sommergibile italiano Delfino affondò un incro-
ciatore greco presso l’isola di Tinos, ma l’Italia de-

44
clinò ogni responsabilità cercando di addossarla agli italiani fossero stati ostacolati, ogni forma di ostili-
inglesi. Il bluff non funzionò e l’unico risultato fu tà sarebbe stata piegata con le armi. In parallelo, fu-
di alzare il livello della tensione». Quando, l’11 ot- rono architettati ad hoc alcuni incidenti di frontie-
tobre, Mussolini venne a sapere che i nazisti erano ra. «Il compito di consegnare l’ultimatum a Metaxas
prossimi a stanziare un proprio contingente in Ro- spettava all’ambasciatore italiano ad Atene, Ema-
CONTROFFENSIVA mania, furioso per non essere stato interpellato deci- nuele Grazzi, una voce fuori dal coro», spiega Cle-
Soldati greci occupano se di passare all’azione. Giurò di voler ripagare Hit- menti. «Grazzi aveva sconsigliato l’operazione, av-
la città albanese ler con “la stessa moneta. Saprà dai giornali che ho oc- vertendo del pericolo di un intervento britannico,
di Argirocastro,
nell’inverno 1940-41. cupato la Grecia”. Così il 15 ottobre, in un incontro nonché della determinazione dei greci». L’ambascia-
con gli alti comandi militari a Palazzo Venezia (in- tore aveva visto giusto, ma non fu ascoltato e il 28
cluso il capo di stato maggiore Pietro Badoglio, che ottobre 1940 fu costretto a recapitare l’ultimatum.
non manifestò resistenze), il duce ordinò di proce- Il termine per l’accettazione delle condizioni ita-
dere all’invasione. liane era stabilito per le 6:00 del giorno stesso (fu
L’uLtimatum. Presa la decisione di attaccare, fu consegnato alle tre di notte) e Metaxas si limitò a
redatto un ultimatum in cui si chiedeva a Metaxas dire laconico: “Allora, questa è la guerra!”. I solda-
di consentire agli italiani l’occupazione di svaria- ti italiani – che a dispetto delle richieste iniziali dei
OLYCOM (3)

ti luoghi chiave del suo Paese al fine di “garantire vertici militari erano ordinati in sole sei divisioni
la neutralità della Grecia”. Si avvisava poi che, se gli – passarono il confine tra Albania e Grecia, intra-
OLYCOM
La Campagna di I CARRI ITALIANI... L’avanzata dei
corazzati
GRECIA si rivelò presto italiani nel 1941 e,
a destra, tedeschi

un fallimento. A venire ad Atene.

in SOCCORSO degli
italiani fu la Germania
di HITLER. Che finì così
col dover rallentare
l’ INVASIONE dell’Urss
prendendo una marcia che sarebbe stata presto fre-
nata dall’audace resistenza dei militi greci, suppor-
tati dagli inglesi e, come aveva previsto Grazzi, da
larghe fasce della popolazione.
I tedeschI. «Le difficoltà incontrate subito dagli
italiani furono di vario genere», riprende Clemen-
ti. «In parte dovute all’inferiorità numerica, in parte
alla difficile conformazione del territorio greco, ma
soprattutto legate a una generale scarsità di mezzi e
di organizzazione». Mandati allo sbando, i soldati si
ritrovarono così risucchiati in una snervante guer-
ra fatta di attacchi e contrattacchi. A togliere le ca-
stagne dal fuoco ci pensò Hitler, che nella primave-
ra 1941 ordinò alle sue truppe di invadere la Iugo-
slavia e la Grecia. Entrambi i Paesi furono piegati in
pochi giorni: il 17 aprile giunse la resa della Iugosla-
via e il 21 quella greca, evento che frustrò il duce in
quanto messo nuovamente in ombra dal Führer. «A
dire il vero, Hitler avrebbe fatto volentieri a meno
di impegnarsi nei Balcani: questa operazione rischia-
va infatti di attirare nell’area maggiori forze britan-
niche e di ritardare – come in effetti fu – il piano di
invasione dell’Unione Sovietica», spiega Clementi.
Nondimeno, il duce e l’alleato tedesco procedet-
tero a spartirsi il territorio, con l’Italia che, già in
possesso del Dodecaneso, prese anche il controllo RESISTENTI
della Grecia continentale (Macedonia esclusa), di ALL’INVASORE
Atene, del Peloponneso, delle Cicladi, di parte del- Un gruppo di
le Sporadi, dell’oriente di Creta e delle isole ioniche. partigiani greci.
La resistenza
«A dispetto dei grossolani errori compiuti dagli al- della popolazione
ti comandi, gli italiani riuscirono a opporre una va- fu uno dei fattori
lida resistenza al contrattacco greco. Se non vinse- non previsti dagli
ro la guerra, non si può neppure dire che la persero italiani.
del tutto», conclude Clementi. A conti fatti, però, le
reni della Grecia non furono spezzate (non da noi,
almeno), mentre la vanagloria di Mussolini spezzò
le vite di tanti soldati di cui, sprezzante, nel Nata-
le del ’40 aveva detto: “Questa neve e questo freddo
vanno benissimo; così muoiono le mezze cartucce e si
migliora questa mediocre razza italiana”. •
Matteo Liberti

46
SCALA
...E QUELLI TEDESCHI Italiani sterminatori
a Domenikon

Q
uando come rappresaglia
le bande per un attacco di
partigiane partigiani a una
greche contrasta- colonna italiana
rono l’occupazione, costato la vita a 9
gli italiani si affian- soldati. La popola-
carono ai nazisti in zione del villaggio
una repressione tra fu rastrellata e
le più violente della 150 maschi sopra
Seconda guerra i 14 anni fucilati.
mondiale (sotto, «Domenikon fu il
un manifesto greco primo di una serie
postbellico in cui un di episodi di repres-
partigiano regge i sione», ha spiegato
simboli del nemico: Lidia Santarelli, sto-
un elmetto da rica della New York
bersagliere e uno University che nel
stivale nazista). 2008, con il docu-
Crimini. Gli occu- mentario La guerra
panti italiani ap- sporca di Mussolini,
plicarono gli stessi ha sollevato il velo
metodi repressivi della rimozione
dei nazisti: metodi sull’episodio. «Per
per anni rimossi annientare la resi-
nel Dopoguerra. stenza», spiega la
Solo recentemente studiosa, «anda-
è stata ricostruita, vano annientate le
per esempio, la comunità locali». Da
strage di Dome- qui missioni puniti-
nikon (Tessaglia). Lì, ve e stupri di massa.
il 16 febbraio 1943, I tedeschi dovettero
reparti italiani chiedere agli italiani
intervennero con di non esagerare.
bombe incendiarie a. c.
ANSA (2)
IN AFRICA

EL ALAMEIN fu la resa dei conti di un braccio di FERRO iniziato

IL DESERTO
CONTESO
48
I
l 29 giugno 1942 Mussolini salì su un aereo
nel 1940. Ecco come ci si arrivò per raggiungere il deserto libico. Si raccon-
ta che portasse con sé lo spartito di un Inno
alla vittoria, fatto comporre per l’occasione,
e persino un cavallo bianco con cui intendeva ca-
valcare da trionfatore su Alessandria d’Egitto e sul
Cairo. Era convinto che il suo esercito, affiancato
da quello tedesco, stesse per avere la meglio sul-
le truppe britanniche in Nord Africa, e che le sor-
ti dell’intera guerra si sarebbero decise lì, e a favo-
re dell’Italia. Ma dopo tre sole settimane dovette
tornare a Roma, in preda a una gastrite e a violenti
attacchi di diarrea. Brutto segno. E infatti il Nord
Africa sarebbe stato sì decisivo, ma non per la vit-
toria che lui si aspettava.
All’attacco. Nello scacchiere africano le co-
se iniziarono a complicarsi da subito, il 10 giugno
1940, quando l’Italia entrò in guerra al fianco della
Germania contro Francia e Gran Bretagna. In quel
momento gli italiani erano presenti soprattutto in
Libia (colonizzata quarant’anni prima) mentre gli
inglesi erano concentrati nel confinante Egitto. In
Nord Africa c’erano anche i francesi, ma la loro
madrepatria stava per arrendersi alla Germa-
nia. Sul campo di battaglia c’erano dunque
solo truppe italiane e britanniche. «I nostri
soldati erano però mal equipaggiati e privi
dei mezzi per affrontare una guerra nel de-
serto», spiega Luigi Goglia, docente di Sto-
ria dell’Africa all’Università di Roma Tre.
«Vi fu poi un’anomalia: nonostante fos-
se stata l’Italia a dichiarare guerra, non
eravamo pronti ad attaccare; a ma-
lapena lo eravamo a difenderci».
I primi a muoversi furono in-
fatti gli inglesi, con una serie
di sortite che spinsero il duce a
promettere l’invio di adeguati rinforzi.
Mussolini incitò il governatore della Libia,
Italo Balbo, a “mettere le ali sotto ai piedi di
tutti”, ma il 28 giugno questi morì, abbat-
tuto per errore dalla nostra contraerea.
Le truppe italiane si misero quindi in
marcia solo il 9 settembre, sotto la gui-

SOTTO CONTROLLO
Libia, 1941: un mezzo
corazzato tedesco
in ricognizione nella
Cirenaica controllata
dall’Asse.
BPK/SCALA (2)

A sinistra, un sidecar della


21a Panzerdivision.

49
L’Italia aveva SCHIERATI in Libia circa
220MILA uomini. Gli INGLESI, in Egitto,
solo 40MILA. Ma meglio equipaggiati
da del maresciallo Rodolfo Graziani. Pur tardiva, la
mossa portò in pochi giorni alla conquista dei villag-
gi di Sollum e di Sidi El Barrani, in Egitto. La tappa
successiva avrebbe dovuto essere il porto di Marsa PER SUA
Matruh «ma di proseguire non se ne parlò proprio», MAESTÀ
continua Goglia. «Si preferì attestarsi nelle zone tol- Soldati sudafricani
al riparo dietro
te al nemico, rafforzando la presenza italiana. Fu un’autoblindo. I
progettato persino un acquedotto, segno che i no- britannici erano
stri comandi, a differenza di quelli inglesi, non ave- meglio preparati
per la guerra nel
vano compreso che nel deserto, come in mare, sono deserto.
più efficaci movimenti rapidi e continui».
No, grazie. Di fronte ai tentennamenti italiani,
Hitler offrì il suo aiuto, ma Mussolini era determi-
nato a far da sé nel Mediterraneo, di cui rivendica-
va il controllo, e declinò l’offerta. Salvo poi rivolge-
re tutta la sua attenzione alla Grecia (che l’Italia in-
vase il 28 ottobre).
Prive di adeguati rinforzi, le truppe italiane in
Nord Africa non riuscirono a organizzare una li-
nea difensiva adeguata per contrastare i più coraz-
zati cingolati inglesi. Il generale britannico Richard
O’Connor non perse tempo e il 6 dicembre lanciò
l’Operazione Compass (“Bussola”): il giorno succes-
sivo gli aerei della Royal air force iniziarono a bom-
bardare le posizioni italiane, mentre la fanteria pro-
cedeva spedita via terra.
In pochi giorni gli inglesi si ripresero Sidi El Bar-
rani giungendo a poche decine di chilometri dal-
lo strategico porto libico di Tobruk. Il grosso delle
truppe italiane tentò di sbarrare loro la strada trince-
randosi nella vicina Bardia. Le numerose perdite e la
carenza di rinforzi avevano però reso di burro la di-
fesa, e all’inizio del nuovo anno il nemico non esitò
ad affondarvi il suo coltello: dopo aver preso Bardia,
il 21 gennaio 1941 gli uomini di O’Connor si im-
possessarono di Tobruk. Al generale Graziani non
rimaneva che ritirarsi, e il 31 gennaio le truppe ita-
liane iniziarono ad abbandonare la Cirenaica, ossia
la regione orientale della Libia.
Lungo il cammino molti soldati caddero prigio-
nieri o finirono dispersi nel deserto. In un paio di
mesi le forze britanniche erano avanzate di circa
mille chilometri, sfruttando al meglio una superio-
rità organizzativa che andava dai mezzi corazzati al-
le scorte alimentari: molti dei nostri non credettero
ai loro occhi quando scoprirono che il nemico ave-
va abbondanti riserve di cioccolata, marmellata e si-
garette. Per tentare di capovolgere le sorti del con-
flitto non rimaneva ormai che una mossa: accetta-
BPK/SCALA

re l’aiuto di Hitler.

50
SIERRA
ULLSTEIN/ALINARI

SBARCO
CORAZZATO
A sinistra, un carro
armato italiano viene
sbarcato in Nord
Africa nell’ottobre
del 1941.
A destra, un ufficiale
d’artiglieria inglese
studia col suo
aiutante la cartina
della zona di guerra.

Arriva la “Volpe”. L’11 febbraio venne firma- mano alle forze dell’Asse. «Ma i britannici avevano
to un accordo tra Italia e Germania che prevedeva ancora Tobruk, e la loro potenzialità offensiva era
l’invio in Libia di un corpo d’armata costituito ad rimasta intatta grazie alle enormi riserve logistiche
hoc: il famoso Afrika Korps. A condurlo era il gene- di cui disponevano in Egitto», spiega Goglia. Dopo
rale Erwin Rommel (v. articolo pagine seguenti). Tra un triplo attacco, nel mese di aprile i tedeschi e gli
le file italiane, intanto, il generale Italo Gariboldi italiani conquistarono ampie aree attorno a Tobruk.
prese il posto di Graziani. «Ma se questi si era mo- Tuttavia il porto era rimasto in mano agli inglesi e la
strato poco capace, il sostituto non era certo miglio- situazione si trasformò in uno stallo preoccupante.
re», dice Goglia. A secco. Rommel (che nel frattempo si era gua-
Rommel non vedeva l’ora di mettersi in mostra, dagnato il soprannome di Desert fox, “Volpe del de-
e già il 4 marzo cominciò a tastare il terreno con serto”, per le sue astuzie) poteva comunque dirsi
un’offensiva. A fine mese decise che poteva ripren- soddisfatto. Lo stesso non valeva per Gariboldi, che
dersi tutta la Cirenaica: dopo aver raggiunto la cit- fu infatti sostituito dal generale Ettore Bastico. Il
tà di Bengasi, a meno di 400 km da Tobruk, e altri problema più pressante era ora quello degli approv-
villaggi minori, il generale tedesco (convinto che la vigionamenti: la linea di rifornimento si era di nuo-
velocità dovesse avere precedenza su tutto) si mise vo allungata, e per tenere le posizioni servivano ur-
all’inseguimento degli inglesi in ritirata. gentemente uomini e mezzi di rinforzo. Questi sa-
Il 4 aprile gran parte della Cirenaica era tornata in rebbero dovuti arrivare via mare, ma a rendere l’im-

Ultra contro Enigma, 1 - 0

I
n Nord Africa l’esito cambiavano ogni giorno Ultra divenne molto effi-
della guerra fu deciso e considerata inespugna- ciente: nel 1942 decrittava
anche dai servizi segreti. bile. più di 80mila messaggi
A fare la parte del leone Ma gli inglesi iniziarono al mese, con un ritardo di
furono soprattutto quelli fin dal 1940 a decifrare appena due, tre giorni.
inglesi, che permisero quei messaggi: lo fecero Intercettati. Tra queste SIERRA

spesso di anticipare grazie ad alcune Enigma comunicazioni c’erano


le mosse di Rommel ricostruite con l’aiuto dei quelle di Rommel e le rot-
o bloccarne le linee di servizi polacchi e dopo te dei convogli navali con i
rifornimento. Ma come ci aver messo al lavoro a rifornimenti a lui destinati,
riuscirono? Bletchley Park, a nord regolarmente affondati.
Cifrati. Dal 1937 le forze di Londra, un gruppo di Rommel diede sempre la
armate tedesche usavano matematici e crittografi (il colpa a falle nell’intelligen-
per l’invio dei messag- progetto Ultra). ce italiana. I tedeschi infat-
gi cifrati Enigma, una Bingo! A piccoli passi, ti continuarono sempre a
macchina crittografica con grazie anche a decifrazioni ritenere infallibile il loro
innumerevoli chiavi che casuali di parti di codici, sistema. (s. r.)

51
presa ardua c’era la marina inglese: il Mediterraneo chiarono gli inglesi nei pressi di Tobruk. Nell’ope-
era infatti ben controllato dalle sue navi, che sull’iso- razione andarono però perduti metà dei corazzati,
la di Malta, a poche miglia dall’Africa, avevano im- per i quali in ogni caso il carburante iniziava a scar-
portanti basi logistiche. Così i convogli italiani veni- seggiare. Gli inglesi continuavano invece ad avere le
vano regolarmente colati a picco. In molti rimprove- spalle ben coperte.
rarono il duce per non aver mai tentato la conquista Natale di guerra. Che fare? La risposta di Rom-
dell’isola. «In realtà non ci sarebbero stati i mezzi per mel fu una ritirata strategica, e tra l’8 dicembre e Na-
farlo», commenta Goglia. «Ci si dovette quindi limi- tale il grosso delle forze italo-tedesche arretrò fino ad
tare a bombardarla, colpendo più che altro la popo- Agedabia, nella zona ovest della Cirenaica. «Rom- PRONTI
lazione». Lo stesso Rommel fece pressioni su Hitler mel era scaltro e non amava rischiare invano, ma AL DECOLLO
per risolvere la questione maltese, che però rimase quando disponeva di mezzi adeguati non esitava ad In basso a sinistra,
aperta fino alla fine della campagna. attaccare», dice Goglia. E con il nuovo anno i mezzi pilota italiano (con la
tuta chiara) davanti
A caro prezzo. A peggiorare le cose per l’Asse ar- arrivarono: munizioni, carburante e viveri in quan- a un bombardiere
rivò una nuova offensiva in grande stile degli inglesi, tità. La “Volpe” non perse tempo e alle 8:30 del 21 tedesco Heinkel He
che il 18 novembre lanciarono l’Operazione Crusa- gennaio 1942 lanciò una nuova offensiva che in po- 111 a Bengasi (Libia)
der. In poche ore penetrarono di oltre 50 km attra- che settimane consentì di recuperare gran parte del nel maggio del 1941.
A destra, carristi
verso le linee nemiche e per una decina di giorni il terreno perduto. italiani sulla
teatro di guerra divenne un vero caos. Almeno fin- La situazione rimase stabile fino a primavera inol- copertina di una
ché le forze italo-tedesche, il 29 novembre, accer- trata, quando Rommel sferrò un nuovo e decisivo rivista dell’epoca.

La SCONFITTA africana segnò la FINE della “guerra


parallela” di ITALIA e GERMANIA

SIERRA
ULLSTEIN /ALINARI (2)

Le tappe della campagna, dalla dichiarazione di guerra a El Alamein


1940 Il 10 giugno l’Italia di- 9 settembre Le truppe italiane 1941 Il 21 gennaio le truppe 12 febbraio Dopo che Italia e
chiara guerra alla Francia e alla attaccano le postazioni inglesi, britanniche entrano nel porto Germania si sono accordate
Gran Bretagna, ma l’11 i primi e già quattro giorni più tardi libico di Tobruk: gli per l’invio di truppe tedesche
ad attaccare sono gli inglesi, riescono a penetrare in territo- italiani perdono una delle sul fronte africano, sbarca a Tri-
che superano le difese italiane rio egiziano. posizioni strategiche nella poli il generale Erwin Rommel,
in Libia. 6 dicembre Il generale britan- Cirenaica. seguito di lì a poco dal neoco-
28 giugno Italo Balbo, gover- nico Richard O’Connor annun- 31 gennaio Su ordine del stituito Afrika Korps.
natore della Libia, muore in cia l’Operazione Compass. Si generale Rodolfo Graziani, i 13 aprile Dopo aver recupera-
volo tra Derna e Tobruk, colpi- tratta della prima controffensi- soldati italiani si ritirano to le posizioni perdute durante
to dalla contraerea italiana. va inglese. dalla Cirenaica. la ritirata, le truppe italo-

52
attacco. Dopo un primo scontro presso Ain El Ga- ce cifrato (il Black code) usato dal colonnello Frank
zala, a giugno gli italo-tedeschi iniziarono a punta- Fellers per inviare rapporti a Washington. Ma a fi-
re in maniera concentrica verso Tobruk, chiudendo ne giugno gli inglesi si accorsero della fuga di noti-
definitivamente il cerchio alle 9:30 del 21 giugno. zie: da allora niente più “piccoli Fellers”, come Rom-
La riconquista di Tobruk fruttò prigionieri, auto- mel chiamava i dispacci intercettati.
mezzi, viveri e, soprattutto, 2mila tonnellate di car- Nonostante il blackout dell’intelligence, e malgra-
burante: abbastanza perché Rommel decidesse di do la cronica carenza di mezzi (a cui si aggiunse il
proseguire l’inseguimento del nemico lungo il lito- fatto che Hitler e gli alti comandi tedeschi erano or-
rale egiziano. Ma quando il 28 giugno venne rag- mai distratti dalle difficoltà sul fronte russo), il ge-
giunta Marsa Matruh, le conseguenze di quello sfor- nerale tedesco decise ugualmente di proseguire al-
zo si fecero sentire: molti soldati erano allo stremo. la conquista dell’Egitto. Prima mossa: raggiunge-
Guerra di spie. Notizie contraddittorie giunge- re le truppe inglesi dislocate nei pressi di una picco-
vano intanto dai servizi di spionaggio. Se gli ingle- la stazione lungo la linea ferroviaria per Alessandria
si, grazie al servizio Ultra erano da tempo in grado d’Egitto. Sarà proprio là, però, che la baldanza del-
di decifrare i messaggi in codice dei tedeschi, Rom- la “Volpe del deserto” (e quella di Mussolini) do-
APPOSTATI mel poteva sfruttare le informazioni rubate da alcu- vrà fare i conti con una sconfitta che segnerà le sorti
Postazione
d’artiglieria italiana ni infiltrati all’ambasciata americana di Roma (dal dell’intero conflitto in Nord Africa. Quella stazion-
mimetizzata 1941 gli Usa si erano uniti agli inglesi nel conflitto). cina si chiamava El Alamein. •
nel deserto libico. Le spie tedesche avevano messo le mani su un codi- Matteo Liberti

tedesche penetrano a Sollum, state, Rommel dà il via a un il generale Rommel lancia una sue truppe fino all’avamposto
sul confine tra Libia ed Egitto: ripiegamento. nuova offensiva contro gli egiziano di Marsa Matruh e
gran parte della Cirenaica 19 dicembre Nella notte i mez- inglesi. decide di inseguire il nemico.
è riconquistata. zi d’assalto della Regia marina 21 giugno Dopo aver ricon- 30 giugno Le truppe italo-
18 novembre Gli inglesi italiana, dopo aver forzato le quistato, nel corso dei mesi tedesche raggiungono El Ala-
lanciano una nuova controf- difese del porto di Alessandria precedenti, Bengasi e altre mein, dove si combatteranno
fensiva: parte l’Operazione d’Egitto, danneggiano alcune importanti città della Cirenai- le tre battaglie decisive.
Crusader. corazzate nemiche, mettendo ca, gli italo-tedeschi strappano 6 novembre Le forze dell’Asse
8 dicembre Impossibilitato a in difficoltà la flotta inglese. agli inglesi anche Tobruk. si ritirano, duramente scon-
difendere le posizioni conqui- 1942 Alle 8:30 del 21 gennaio 28 giugno Rommel conduce le fitte.

53
PROTAGONISTI
Comandarono le due ARMATE che nel

GLI SFI
L
a “Volpe del deserto” versus “Monty”,
ovvero Erwin Rommel contro Bernard
Law Montgomery. Furono loro, al co-
mando delle armate nemiche, a batter-
si per quasi un anno su uno dei fronti più diffici-
li della guerra: in Africa del Nord, da El Alamein
(in Egitto) a Tunisi. Scontro dal quale Rommel
uscì sconfitto.
Diversi. Erwin Rommel era un giocatore d’az-
zardo, un “fegataccio” tattico senza paura e di ra-
ra fortuna: si muoveva con fantasia, colpiva all’im-
provviso, usava tattiche destabilizzanti e in Africa
ottenne subito grandi risultati contro un nemico
demoralizzato. Giocò spesso d’astuzia: sue furono
le idee di camuffare semplici automobili con sago-
me di carri armati o di montare motori d’aereo su
automezzi per sollevare polvere e sabbia, ingannan-
do il nemico sulla consistenza delle sue truppe. E
sua fu anche la trovata di usare cannoni antiaerei
contro i carri armati inglesi.

SCALATA
AL POTERE
Rommel: a 50 anni
era già ai vertici
delle forze armate
tedesche.

ERWIN ROMMEL La “volpe” che alla fine si perse nel deserto


E
rwin Rommel nacque a monte Matajur e a Longarone sion: fu allora che si cominciò a corsa, ma non gli furono asse-
Heidenheim (Germania) (Belluno) gli valsero la croce al parlare di uno “stile Rommel”. gnate le divisioni di riserva che
nel 1891, terzo di cinque merito. Dopo la guerra rimase Nel 1941, da Generalleutnant, chiedeva. Il 17 luglio fu ferito
figli di un insegnante di mate- nell’esercito e nel ’33 diven- partì per il Nord Africa al alla testa in un attacco aereo.
matica che lo volle nell’eserci- ne maggiore. L’anno dopo comando dell’Afrika Korps: Tre giorni dopo Hitler subì
to, dove Erwin entrò da allievo conobbe Hitler, di cui era un nacque allora il mito della un grave attentato e Rommel
ufficiale nel 1910. fervente sostenitore, e nel ’39, “Volpe del deserto”, che però si fu accusato di far parte del
Brillante. Scoppiata la Prima promosso Generalmajor, fu infranse a El Alamein. complotto. Il 14 ottobre due
guerra mondiale, Rommel assegnato proprio al comando Il declino. Nel 1943 gli fu dato inviati del Führer gli offrirono
combatté in trincea in Francia delle guardie del corpo del un comando in Italia, poi fu il suicidio come alternativa al
e in Romania. Ma anche in Ita- Führer. Poco dopo l’inizio della trasferito in Grecia e in Francia. processo: Rommel accettò, fu
lia con l’Alpenkorps durante Seconda guerra mondiale, nel Nel giugno del ’44, quando gli dichiarato deceduto per la fe-
BUNDESARCHIV BILD

lo sfondamento di Caporetto. febbraio 1940, Hitler gli affidò Alleati sbarcarono in Norman- rita alla testa ed ebbe funerali
Le sue brillanti azioni sul il comando della 7a Panzerdivi- dia, era in licenza: rientrò di di Stato.

54
1942 si affrontarono a EL ALAMEIN. Ecco chi erano...

DANTI
“Monty” invece era uno stratega di prim’ordine,
ma un calcolatore fin troppo freddo e puntiglioso.
Al fronte conduceva una vita spartana: per cibo so-
lo manzo bollito e gallette e per letto una branda da
caserma. Inoltre non beveva alcolici e ogni sera si ad-
dormentava solo dopo aver letto la Bibbia. Non face-
va troppo affidamento sui trucchi, puntando invece
sulla superiorità numerica e di armamento, sui riforni-
menti e sulla logistica. Era quasi ossessionato dalla fa-
ma della “Volpe”, di cui teneva un ritratto nel suo ca-
ravan-comando. Alla costruzione del mito di Rommel
aveva contribuito infatti anche la stampa inglese, e al-
cuni comandanti britannici rallentavano la loro avan-
zata temendo una delle trappole dell’“invincibile”.

ULLSTEIN BILD/ALINARI
Con la truppa. Rommel incitava i suoi uomini
sul campo, anche in situazioni pericolose, spesso at-
terrando in mezzo a loro col suo aereo, ma non si face-
va scrupolo di spremerli fino alle ultime risorse. Per il
nemico non provò odio e, tra i pochi comandanti te-
deschi, non si macchiò mai di alcun crimine.

GENERALE
BARONETTO
Montgomery: grazie
alla sua vittoria fu
nominato sir e 1°
visconte di El Alamein.

BERNARD LAW MONTGOMERY Generale per caso, preferito da Churchill


N
ato a Kennington, a sud to reale Warwickshire. Non affidò l’addestramento delle Ormai field marshal, condusse
di Londra, nel 1887, brillava, ma si specializzò in truppe contro la paventata i suoi soldati fino alla fine del-
quarto di 9 fratelli, Ber- logistica e comunicazioni. invasione della Gran Bretagna la guerra, con alterne vicende
nard Law Montgomery crebbe Ascesa. Nella Prima guerra e, quindi, il comando dell’8a e alcune ombre, come la fallita
in Australia, dove il padre era mondiale fu ferito a Ypres Armata in Africa: era il 13 operazione Market Garden
vescovo anglicano. Contro il (Belgio), decorato e promosso agosto 1942. Sconfiggendo per la liberazione dell’Olanda.
parere della madre, nel 1906 capitano. Proseguì la carriera Rommel a El Alamein, spezzò Nel 1945, ricevuta la resa dei
entrò all’Accademia militare fino al grado di maggior gene- il fronte dell’Asse, inseguendo tedeschi, fu nominato co-
di Sandhurst mettendosi in rale (1937) e, allo scoppio il nemico fino in Tunisia. mandante in capo delle forze
luce per le qualità sportive, della Seconda guerra mon- Ombre. Partecipò poi allo di occupazione. Nel 1951 di-
ma anche per la scarsa disci- diale, comandava in Francia sbarco in Sicilia e fu richiama- venne vicecomandante della
plina. Nel 1908 fu assegnato la 3a Divisione di fanteria. to in patria per comandare la Nato, dove restò fino al 1958.
in India e due anni dopo era Il primo ministro inglese 21a Armata e le forze terrestri Si dedicò poi a scrivere le sue
sottotenente del Reggimen- Churchill, che lo stimava, gli dello sbarco in Normandia. memorie e morì nel 1976.

55
SCALA

APPUNTI
DI GUERRA
Sotto, movimenti di
truppe nella zona di
Bardia (Libia) in uno
schizzo di Rommel.

Anche durante la RITIRATA tedesca il generale inglese


IN LIBIA Montgomery, dai suoi soldati, pretendeva la stes-
Sopra, Erwin Rommel sa ferrea disciplina che esigeva da se stesso (nel suo
durante la presa di
Tobruk (Libia) nel ufficio un cartello non ammetteva repliche: “Qui
maggio 1942. Alle non si beve, non si fuma, non si tossisce”) ma non li
sue spalle, a sinistra, mandava mai al massacro e si preoccupava delle lo-
due ufficiali italiani. ro esigenze (si dice non facesse mai mancare alle
Qui a destra, Rommel
in una delle trincee truppe la razione per il tè delle 5). Fu popolarissi-
sulla linea del fronte. mo per la familiarità e la franchezza con cui tratta-
va i soldati di ogni grado, ma anche per le stranez-
ze in fatto di abbigliamento: il giaccone kaki del-
la Royal Navy, con cappuccio, bottoni di legno e
SIERRA (2)

asole di corda, che spesso indossava sopra la divi-


sa, divenne nel dopoguerra un capo di gran moda,

56
Ettore Bastico e le
scintille con Rommel
I
n Nord Africa c’era mentre era gover-
un maresciallo natore delle isole
italiano che, in dell’Egeo, Bastico
via teorica, era su- era stato chiamato
periore per incarico da Mussolini, amico
allo stesso Rommel: personale, a ricopri-
si trattava di Ettore re il doppio incarico
Bastico, 66enne di governatore della
ufficiale di Stato Libia e comandante
Maggiore che mal superiore delle
sopportò il carisma e forze armate italo-
le prevaricazioni del tedesche in Africa
tedesco, col quale Settentrionale.
si scontrò più volte Bocciato. I suoi
e che lo chiamava continui litigi con
“bombastico” per Rommel convinsero
prenderlo in giro. Mussolini a lasciare
Nelle colonie. Ber- a Bastico, promosso
sagliere, aveva par- maresciallo d’Italia
tecipato alla Guerra nell’agosto del
di Libia nel 1913, 1942, solo l’incarico
alla Grande guerra, di governatore della
alle operazioni in Libia senza alcuna
Africa Orientale autorità sulle trup-
e nel 1937 aveva pe al confine egi-
comandato il Corpo ziano. Togliendogli
truppe volontarie così ogni possibilità
nella guerra civile di decidere a El
spagnola. Nel 1941, Alamein.

Ettore Bastico
(a destra) con Erwin
Rommel.
SCALA

temette l’ennesimo COLPO di mano di Rommel


proprio con il suo nome. Entrambi misogini e in- OPERATIVO
transigenti, i due generali ebbero problemi anche Sopra, El Alamein,
agosto 1942.
con colleghi e rispettivi alleati: italiani da una par- Montgomery
te e americani dall’altra erano infatti considerati (con un cappello
troppo “molli”. australiano)
Arrivederci. Dopo la guerra in Africa Setten- consulta una
mappa. A sinistra,
trionale ebbero modo di combattere di nuovo l’u- Montgomery col
no contro l’altro in Normandia, durante lo sbarco binocolo in una
del 6 giugno 1944. Ma, sebbene i due fossero an- foto del 1943.
cora considerati tra i migliori in campo, il loro de-
ULLSTEIN BILD/ALINARI

clino era già cominciato e gli eventi della guerra nel


deserto erano ormai entrati nella leggenda. •
Stefano Rossi

57
SCONTRI DECISIVI

L’ASSEDIO alla città durò sette mesi: decretò la supremazia


dell’ARMATA ROSSA e il declino della potenza TEDESCA.
E della sua VI Armata, decimata dal FREDDO e dalla FAME

NELLA MORSA DI
STALINGRADO

58
RUSSIA

Stalingrado

MAR NERO

BLOCCO MORTALE
Soldati russi alle porte di
Stalingrado nell’inverno del
1942. L’assedio iniziò l’estate
precedente (17 luglio) con
l’avanzata delle truppe dell’Asse
fino al Don e al Volga.

ITAR/TASS

59
Dopo l’Operazione URANO, i tedeschi chiesero a HITLER di
SOSPENDERE l’attacco. Ma il Führer caparbiamente RIFIUTÒ

O
ltre un milione tra morti, dispersi e In omaggio al settimo pianeta del sistema sola-
prigionieri. L’assedio di Stalingrado re, i sovietici scelsero questo nome in codice per
fu la Caporetto tedesca. Dopo due indicare l’offensiva dell’Armata Rossa, appoggiata
mesi di attacchi ininterrotti – inizia- da migliaia di carri armati e dall’aviazione. Durò LA CITTÀ MORTA
ti il 17 luglio del 1942 – nella città bombardata e una settimana, dal 19 al 26 novembre. Si comple- Sotto, cittadini a
bruciata, casa per casa e incrocio per incrocio, era tò quando le truppe comuniste, avanzanti da sud Stalingrado, dopo la
stata ingaggiata una battaglia feroce. Dalle fogne e da nord, si incontrarono nei pressi di Kalach. Il battaglia: morirono
circa un milione di
asciutte la notte uscivano gruppi di combattimen- corridoio terrestre che univa la VI Armata alle li- persone. A destra,
to russi che spuntavano alle spalle dei tedeschi, li nee tedesche era spezzato. combattenti tra le
colpivano e sparivano tra le macerie. I carri arma- A quel punto Paulus, resosi conto della situazio- macerie: nelle fasi
ti si muovevano a fatica tra le strade sventrate e le ne in cui si trovava, chiese a Hitler il permesso di finali dell’assedio, i
soldati di entrambi
montagne di detriti, punteggiate dai cadaveri in- interrompere l’attacco a Stalingrado, tentando di gli schieramenti si
sepolti di militari e civili. E, su tutto, incombeva spezzare l’accerchiamento con una controffensiva nascondevano nelle
l’incubo dei cecchini. in direzione ovest. fogne. Da qui il nome
Rattenkrieg, la “guerra
La VI Armata. A cercare di prendere il coman- Il permesso, contrariamente alle sue aspettative, dei ratti”.
do della città era la VI Armata del generale Friedrich però, non gli venne accordato: Hitler riteneva la vit-
Paulus, quasi 300.000 uomini. Ma le sue forze si sta- toria a Stalingrado a portata di mano, ma soprattut-
vano esaurendo e le possibilità di approvvigionamen- to temette che l’avanzata sovietica potesse mettere
to scarseggiavano. La “fornace” di Stalingrado in- in pericolo il milione di soldati tedeschi del Gruppo
ghiottiva ogni giorno immense quantità di munizio- d’Armate A (v. riquadro nella prossima pagina) che si
ni e altro equipaggiamento. Il 19 novembre, quando trovavano nel Caucaso e che rischiavano di essere ta-
l’Operazione Urano venne scatenata, quindi, Paulus gliati fuori dalle proprie linee. Il suo ordine fu quin-
non fu in grado di fare nulla per contrastarla. di indiscutibile: la VI Armata doveva restare a Stalin-
CORBIS

60
LATO NORD
(CAPITOLAZIONE 2/2/43)

nto
i a me 1943 Fabbrica di armi
h
ccerc nnaio
A ge
°
al 1 Quartiere operaio

Aeroporto

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Fiume Vo
Stazione ferroviaria

Comando di Paulus
Stazione sud

CORBIS
LATO SUD
(CAPITOLAZIONE 31/1/43)
LA BATTAGLIA
GETTY IMAGES

Sopra, la mappa con i luoghi cruciali dell’assedio


di Stalingrado nella fase finale. La stella indica il
luogo in cui si trovava il comando sovietico.

grado. Intanto, mentre si preparava una offensiva del vinzione ai soldati dell’Armata Rossa e per creare
Gruppo d’Armate B per la sua liberazione, si tentò impedimento ai tedeschi.
di rifornirla dal cielo, con un ponte aereo di dimen- Morti di fame. Durante i combattimenti, pri-
sioni mai raggiunte precedentemente. ma dell’assedio, la popolazione subì così i bombar-
Il grande assedio. Cominciò così un lungo damenti aerei e i colpi di artiglieria sia tedeschi sia
assedio, con un ininterrotto via vai di aerei da tra- sovietici. Ma la vera tragedia cominciò quando cessò
sporto e da bombardamento che atterravano e de- l’afflusso dei rifornimenti alla VI Armata nel mezzo
collavano dagli aeroporti di quello che iniziò a es- del tremendo inverno russo. I superstiti civili cerca-
sere definito der Kessel, il calderone: la sacca di Sta- rono rifugio nelle cantine e nelle fogne della città di-
lingrado, in cui erano chiusi i tedeschi. E mentre i roccata. Il titanico sforzo della Luftwaffe contro l’in-
sovietici, preoccupati di rinforzare la morsa intorno clemenza del clima, le batterie contraeree e la caccia
alla VI Armata, esercitavano solo una leggera pres- sovietica non riuscì a fornire ai tedeschi assediati ri-
sione dall’esterno della città, all’interno i tedeschi fornimenti di materiali e viveri sufficienti: la popola-
continuarono a cercare di strappare ai nemici l’ul- zione rimase abbandonata a se stessa. Le prime vitti-
tima testa di ponte sulla riva occidentale del Volga: me della fame furono i cavalli da tiro dell’armata da
i combattimenti proseguirono sopra e intorno al- cui l’armata dipendeva in gran parte per il trasporto
la collina di Mamayev Kurgan, il rilievo intorno al delle artiglierie e dei rifornimenti. Privi di foraggio
quale era costruita Stalingrado. I primi a rimetter- vennero macellati (il clima rigido consentiva peral-
ci furono i civili. Prima dell’attacco tedesco, Stalin- tro di abbattere i cavalli e di conservarli nella neve).
grado aveva ricevuto infatti un imponente afflusso Dagli aeroporti partivano gli aerei carichi di feri-
di profughi dall’ansa del Don. E un ordine di Sta- ti e congelati e ritornavano carichi di viveri e mu-
lin aveva proibito l’evacuazione dei civili per dare nizioni. Poi cominciò a mancare il combustibile e,
una motivazione in più per combattere con con- non avendo più cavalli, i rifornimenti non pote-

I numeri dell’ecatombe

A
Stalingrado che gli storici ci hanno lati intrappolati nella la fame. Pochi giorni
c’erano circa tramandato riguarda città morente. dopo la fine dell’asse-
200mila tedeschi, i tedeschi: circa 5mila. Morti fantasma. Le per- dio, dentro le fabbriche
18.000 HiWi (volontari La popolazione civile dite dell’Armata Rossa prive del tetto, gli operai
ucraini e russi antisovie- invece venne quasi tutta non furono mai rese ricominciarono a colare
tici), aliquote di truppe sterminata. Dopo la bat- note, ma furono enormi. l’acciaio per forgiare
ungheresi, croate e so- taglia, 40mila abitanti Si ritiene che un milione le armi che avrebbero
prattutto romeni. Il solo furono rintracciati, ma di persone siano morte portato l’Armata Rossa a
dato dei sopravvissuti non si sa nulla degli sfol- per i combattimenti e Berlino.

61
RIFORNIMENTI DAL FIUME
Navi lungo il fiume Volga cariche di cibo e
armamenti riforniscono i soldati a Stalingrado.
Settantasette AUTIERI
italiani, tra i 20 e i 35 anni,
parteciparono all’assedio:
La (vincente) strategia russa furono CATTURATI e portati
I in SIBERIA. Di loro, solo
tedeschi erano usciti costituito un ostacolo
malconci dal primo serio alle offensive
inverno di guerra sul
fronte orientale: a pochi
tedesche. Ma a Stalin-
grado l’Urss giocò il DUE rientrarono in Italia
chilometri da Mosca tutto per tutto. La città,
erano stati ricacciati. duramente bombar-
A fatica il fronte fu data dalla Luftwaffe,
ITAR/TASS (3)

ristabilito e la primave- resse e l’armata venne


ra successiva il III Reich attirata nell’incubo dei
scatenò una nuova combattimenti urbani
offensiva non più in in una città devastata,
direzione di Mosca, ma punteggiata da crateri,
verso sud-est. L’attacco tra case distrutte. All’i-
si sviluppò in direzione nizio, oltre alle demo-
del Don e poi si divise in ralizzate truppe della
due direttive: il Gruppo 62ma Armata – arrivate
d’Armate A si diresse dopo una sanguinosa
verso i pozzi petroliferi ritirata dal Don al Volga
del Caucaso, mentre – il compito di resistere
il Gruppo d’Armate ai tedeschi era ricaduto
B, cui apparteneva la sulle milizie cittadine
VI Armata di Paulus, e su truppe inesperte
puntò verso il Volga e spedite a tamponare
Stalingrado. le falle nelle difese
Il Volga fu raggiunto urbane. Ma presto
prima a nord di Stalin- cominciarono ad arri-
grado (fine agosto del vare anche le truppe
1942) poi sia al centro esperte provenienti
sia a sud: il 13 febbraio dalla Siberia che, inve-
iniziò l’attacco tedesco. ce di essere mandate
Una tenaglia avrebbe a subire l’attrito dei
dovuto restringere la combattimenti urbani,
62ma Armata sovietica furono dislocate a sud
in una morsa stretta su e a nord della città, per
tre lati dai tedeschi e sul volere di Stalin, per
quarto lato dal Volga. preparare la risolutiva
Resistere o mori- Operazione Urano:
re. Fino ad allora, i l’accerchiamento degli
sovietici non avevano assedianti.

62
rono essere trasportati nei vari punti di Stalingra- sa inerte, istupidita e apatica. Quando Paulus decise
do. Progressivamente ristretta da attacchi sempre di arrendersi (2 febbraio 1943), dopo aver ricevuto
più incisivi, la controffensiva tedesca per tentare di il grado di Feldmaresciallo, quello che rimaneva del-
sbloccare la VI Armata (chiamata “Tempesta In- la VI Armata era incolonnato in marce forzate nel
vernale”) risultò debole e, ostacolata sia dall’Arma- ghiaccio e trasportato nei campi di prigionia. Solo
ta Rossa sia dal clima invernale, si smorzò. poco più di 5.000 tornarono in Germania. Era ini-
Era arrivato il momento per i tedeschi di asser- ziata la parabola discendente dell’Asse, sconfitta an-
ragliarsi nelle rovine e nelle fogne per resistere agli che in Africa a El Alamein.
attacchi sovietici. Tra le macerie gli uomini lottava- Tra le rovine di Stalingrado, quando già iniziava
no senza più speranza di essere soccorsi: fu la Rat- a tornare la popolazione civile, gruppi di dispera-
tenkrieg, la guerra dei ratti, come venne definita in ti tedeschi sopravvivevano nascosti nei sotterranei,
Germania. Mentre la propaganda nazista strom- uscendo la notte per uccidere e rubare qualcosa da
bazzava l’eroismo di quelli che ora erano i difenso- mangiare. I sovietici li cercavano sistematicamente.
ri di Stalingrado, l’Armata moriva lentamente. Le Sigillavano i condotti fognari, li allagavano o li face-
STALINGRADO munizioni scarseggiavano, le armi disponibili era- vano saltare con l’esplosivo, usavano i lanciafiamme.
ANNO ZERO no sempre meno e le razioni alimentari decresceva- L’ultimo tedesco fu ucciso il 10 marzo del 1943. •
Sotto, un soldato
russo sventola la no ogni giorno fino a che si decise di non alimen- Andrea Marrone
bandiera dell’Urss tare più chi, per le ferite o le malattie, non era in
dopo la cacciata dei grado di combattere.
tedeschi, tra i blindati Il tracollo. Sottoposti a un incessante bom-
dell’Armata Rossa.
Sotto, il generale bardamento, i tedeschi persero il controllo degli ae- Gli altri assedi tedeschi

D
tedesco Friedrich roporti e, negli ultimi giorni, vennero riforniti so- ue altre grandi e presidiato da una
Paulus; a destra, il lo paracadutando le provviste. Ci furono anche casi città dell’Urss su- flottiglia d’assalto
comandante russo birono un duro mista italo-tedesca. La
della 62ma armata
di cannibalismo. Il freddo e le malattie avevano de-
assedio tedesco: Lenin- città era una minaccia
Vasilij Čujkov. cimato i 200mila veterani fino a renderli una mas-
grado e Sebastopoli. sia per la vicinanza dei
L’assedio della prima suoi campi d’aviazione
cominciò il 30 agosto ai pozzi petroliferi di
del 1941, due mesi Ploiesti in Romania (al-
CORBIS

dopo l’inizio dell’O- leata dell’Asse), sia per


perazione Barbarossa la prevista avanzata
(l’aggressione nazista tedesca nel Caucaso.
all’Urss) con l’interru- Davanti a Sebastopoli
zione dei ponti ferro- i tedeschi schierarono
viari sul fiume Neva. la più poderosa forza
A condurlo furono sia d’artiglieria mai assem-
i tedeschi sia i finlan- blata: 208 batterie che
desi: durante l’assedio includevano i mortai
rimase solo un esile Gamma da 427 mm,
corridoio acquatico, i Karl da 615 mm e la
ghiacciato d’inverno, poderosa “Dora” da 800
per portare cibo in mm, per il cui traspor-
una città di più di tre to erano necessarie
milioni di abitanti. Fino sessanta vagoni di un
al 30 gennaio del 1944 treno speciale. Il bom-
la città patì continui bardamento d’artiglie-
bombardamenti che ria e della Luftwaffe
la distrussero quasi distrusse uno dopo
completamente: nei l’altro i forti a difesa
900 giorni dell’assedio della città che cadde a
perirono circa un milio- fine giugno. Tedeschi
ne di civili. e sovietici persero
Caso Sebastopoli. circa il 10% delle
A fine maggio del truppe impiegate, dai
1942 Sebastopoli era 40 ai 50mila uomini
assediata da tre lati complessivamente, la
dai tedeschi mentre guarnigione sovietica
sul quarto lato aveva il superstite fu catturata
mare, battuto dall’al- e i civili morti furono
to dalla Luftwaffe più di 200mila.

63
UNIONE SOVIETICA

ANATOMIA
La campagna di RUSSIA doveva
essere una GUERRA-LAMPO. Invece
fu una débâcle: per COLPA di chi?
DI UNA
DISFATTA
SIERRA (2)


D
ALL’ASSALTO ortmund” era la parola d’ordine solini si trovava in difficoltà nei Balcani e la Germa-
Fanti russi con fucili che dava inizio all’operazione. Ven- nia fu costretta a correre in suo aiuto, ritardando di
automatici. Quelli ne trasmessa alle 19, ora di Berlino, alcune preziose settimane l’assalto a Mosca. Quan-
di italiani e tedeschi
erano invece manuali del 21 giugno 1941, un sabato sera: do la Germania, nell’ottobre 1941, sferrò l’attacco
e andavano ricaricati il giorno dopo la Germania di Hitler invadeva l’U- decisivo alla capitale sovietica, era troppo tardi. Ai
dopo ogni colpo. nione Sovietica. Ma più che di un’operazione mili- russi bastò bloccare l’esercito tedesco a 40 chilometri
A destra, un tare si trattò del coronamento di un sogno conden- dalla città, rafforzare la resistenza e lasciare che l’in-
italiano armato
di lanciafiamme. sato nella parola tedesca Lebensraum, “spazio vita- cipiente, terribile inverno russo facesse la sua parte.
Quest’arma micidiale le”, quello cioè che andava conquistato per il popo- Quella che doveva essere una guerra-lampo si tra-
era in dotazione alle lo tedesco: assoggettare l’immenso territorio russo e sformò in una guerra di usura e la Germania perse il
compagnie “Chimici”
della nostra fanteria.
i suoi Stati satellite per farne un grande magazzino suo vantaggio tecnico e strategico di fronte alla ne-
alimentare, industriale, petrolifero e umano al ser- ve, alla scarsità di viveri e alla mancanza di equipag-
vizio del Terzo Reich. giamenti invernali adeguati per le truppe.
L’offensiva scattò su un fronte di 1.600 chilome- Guerra di muscoli. Facciamo un passo indietro
tri, dal Baltico al Mar Nero, cogliendo Stalin impre- e immaginiamoci Mussolini svegliato nel cuore del-
parato. L’attacco inizialmente ebbe effetti devastan- la notte da una telefonata che gli comunicava l’in-
ti lungo le tre direttrici di marcia principali: a nord vasione della Russia da parte della Germania. Sen-
su Leningrado (oggi San Pietroburgo); al centro su za prima consultare il suo principale alleato, Hitler
Mosca; a sud verso Kiev, le steppe della Russia me- aveva rotto gli indugi e a Mussolini non restava che
ridionale e i lontani campi petroliferi sul Volga. I te- entrare in guerra al suo fianco. A nulla valsero le rac-
deschi disponevano in Russia di 170 divisioni, per comandazioni del Führer di concentrare le forze ita-
PROVA un totale di 3 milioni di uomini e circa 3mila mez- liane nel Nord Africa, lasciando perdere la Russia:
DEL FUOCO
A sinistra, zi corazzati; da parte loro i sovietici schierarono 150 Mussolini insisteva. Così, nell’estate del ’41, il du-
combattimenti divisioni per un totale di 4.700.000 uomini. Due gi- ce inviò in Urss lo Csir, il Corpo di spedizione ita-
sostenuti dal Corpo ganti a confronto. Ma Hitler era in netto vantaggio. liano in Russia, formato da tre piccole divisioni (cir-
MONDADORI PORTFOLIO /AKG

di spedizione in Generale Inverno. L’avanzata tedesca proseguì ca 62mila uomini) abbastanza ben equipaggiate. Lo
Russia durante la
prima fase della inarrestabile e l’esercito russo continuava ad arretra- scopo era unicamente quello di mostrare la bandie-
campagna, che fu re. Mosca era sempre più vicina e la guerra sembrava ra, facendo bella figura con pochi uomini e le mi-
avviata già nel 1941. ormai vinta. Ma qualcosa accadde. L’Italia di Mus- gliori attrezzature disponibili.

65
La chiamata di Hitler. Passato l’inverno, in no dirottate con il resto delle divisioni italiane sul-
primavera la situazione ancora non si era sbloccata. la linea del Don, per coprire l’avanzata della 6a Ar-
Questa volta fu Hitler a chiedere un rafforzamen- mata tedesca su Stalingrado. Tante parole sono sta-
to della presenza italiana in Russia. Prontamente te spese sull’inadeguatezza dell’equipaggiamento di
Mussolini inviò al fronte un nuovo corpo di spedi- queste truppe per quello scenario di guerra che pro-
zione che inglobò lo Csir sotto un unico nome: Ar- metteva un inverno glaciale: divise non sufficiente- PASSAGGI
mir (Armata italiana in Russia). Arrivarono così al- mente calde, scarponi dentro i quali i piedi gelava- DIFFICILI
tre 7 divisioni, di cui tre alpine (“Tridentina”, “Ju- no, fucili che si inceppavano col freddo e automez- Nell’autunno 1942
soldati italiani
lia” e “Cuneense”), che fecero salire il numero dei zi inutilizzabili per la mancanza di liquido antige- stabiliscono
soldati italiani a 230mila. Per dare un’idea dell’im- lo. Se all’esercito tedesco il primo inverno sulle nevi collegamenti telefonici
ponenza dello sforzo bellico basti pensare che l’eser- russe, nel 1941, era servito per meglio equipaggiarsi con le retrovie e
cito italiano contava in tutto 65 divisioni, di cui la all’arrivo del secondo, lo stesso non poteva dirsi per (a destra) trainano
un pezzo d’artiglieria
metà era nei Balcani e una decina in Africa. Desti- le truppe italiane. alpina.
nare al fronte russo dieci divisioni della ventina che Saturno contro. Nel novembre 1942 i con-
rimanevano a disposizione sul suolo italiano non era trattacchi sovietici sui fiumi Don e Volga chiusero
certo una decisione di poco conto. in una sacca le forze tedesche che assediavano Stalin-
Viene però da chiedersi: perché inviare trup- grado. I tedeschi si organizzarono per rompere l’ac-
pe alpine nella steppa russa? È difficile im- cerchiamento, ma i russi si mossero con altrettanta
maginare un terreno meno adatto per rapidità e misero a punto l’Operazione Piccolo Sa-
le divisioni di montagna. Queste in- turno, che prevedeva la definitiva rottura della linea
fatti erano state inizialmente de- difensiva nemica schierata sul Don. Le forze italiane,
stinate al teatro di guerra del rumene, ungheresi e tedesche lì attestate non erano
Caucaso ma poi, ai primi sufficienti da sole a reggere l’impatto, senza un’ade-
di agosto del ’42, furo- guata retroguardia. Ma tutte le rimanenti forze te-
desche erano impegnate a Stalingrado, e dietro le li-
nee dell’Armir non si vedeva altro che la sconfina-
ta steppa russa.

Durante la campagna di
Russia i MORTI sono stati circa
85mila e i FERITI 27mila
alpino: furono respinti solo inizialmente, poi il 16
gennaio riuscirono a prendere la cittadina. Le truppe
alpine erano dunque ormai chiuse in una tenaglia,
che andava stringendosi da nord e da sud.
La sera del 17 gennaio i comandi italiani ordina-
rono il ripiegamento. Fu una decisione dettata dal-
la disperazione: gli uomini e le armi a disposizione
non potevano nulla contro il dispiegamento di for-
ze russe. Seppure l’idea di una ritirata a piedi nella
steppa aperta, senza alcun riparo e senza poter spe-
rare nell’arrivo di rinforzi, sembrasse folle, prosegui-
re in una difesa a oltranza sarebbe stato un suicidio.
SIERRA (3)

Cominciò così la lunga marcia di ripiegamento de-


gli alpini. I battaglioni avanzarono per dieci lunghi
giorni nella neve: nessuna indicazione da parte dei
comandi, nessuna possibilità di collegamento radio,
niente viveri, nessun mezzo tranne poche slitte stra-
cariche di feriti e qualche stanco mulo per trainarle.
A un certo punto, l’ordine di deviare in direzione di
una cittadina che oggi non esiste nemmeno più sul-
le carte: Nikolajevka.
Ultimo capitolo. Il 26 gennaio 1943 si riversò
alle porte della città un’enorme massa di sbandati,
ma solo la “Tridentina”, l’unica divisione che aveva
fortunosamente ricevuto via radio informazioni sul-
le posizioni di sbarramento nemiche, riuscì ad aprir-
si un varco. I resti delle divisioni “Vicenza”, “Julia” e
“Cuneense”, a cui gli ordini non erano mai arrivati,
LOTTA AL FREDDO Il 16 dicembre l’esercito russo sferrò la grande of- finirono nelle mani della cavalleria cosacca.
Sopra, i valenki di feltro fensiva che investì le divisioni italiane di fanteria e il Le cifre parlano chiaro: si calcola che durante la
calzati dai russi erano gruppo rumeno “Hollidt”, schierati sul medio Don, campagna di Russia i morti siano stati circa 85mi-
riempiti di paglia per
mantenere meglio il risparmiando più a nord il Corpo d’armata alpino. la e i feriti o congelati 27mila. Ma a chi imputare la
calore. Misero in campo le forze corazzate (un migliaio di colpa di questa disfatta? In primo luogo al clamoro-
carri armati) e la fanteria italiana non poté che cede- so ritardo nell’autorizzazione tedesca al ripiegamen-
re. La scelta fu di piegare più a sud e, nell’attesa (va- to, in una logica di sacrificio delle truppe. I coman-
na) di rinforzi tedeschi, tentare di ricostituire una li- di italiani, dal canto loro, ebbero la responsabilità di
nea difensiva. Ma il fronte era ormai rotto e l’obiet- non aver saputo organizzare la ritirata.
tivo di Stalin raggiunto: i tedeschi non avevano più Resistenze. L’Operazione Barbarossa, il nome
le forze per organizzare una controffensiva su Sta- in codice per l’invasione nazista dell’Unione Sovie-
lingrado. «I fanti italiani non erano per nulla pron- tica, fu senz’ombra di dubbio una disfatta. E fin da
ti a una guerra di movimento», commenta lo stori- subito i tedeschi addossarono sugli italiani – accu-
co e saggista Giorgio Scotoni. «La prima colonna di sandoli di lassismo e impreparazione – le colpe della
quelli che stavano ripiegando fu spazzata via in una sconfitta. Ma l’apertura in anni recenti degli archi-
delle più sanguinose battaglie nella conca di Arbu- vi russi ha gettato nuova luce sulla vicenda dell’Ar-
sovka (la cosiddetta “Valle della morte”), dove sono mir e conferiscono il giusto valore all’azione e alla
ancora sepolti 15mila nostri connazionali, mentre il resistenza dell’esercito italiano. «Emerge anche un
resto resistette accerchiato a Chertkovo». giudizio positivo sui generali e sulla difesa dispera-
Stretta mortale. A gennaio anche il Corpo ta delle fanterie dell’Armir, tanto coraggiose da co-
d’armata alpino, che era rimasto sull’Alto Don, ven- stringere i comandi sovietici ad anticipare l’ingresso
ne accerchiato dalle truppe sovietiche del fronte di delle truppe corazzate in battaglia. Queste valutazio-
Voronezh. La 40a Armata corazzata russa mise in ni, se non cambiano il carattere di débâcle comples-
rotta la 2a Armata ungherese, schierata a nord degli siva, ribaltano le tradizionali accuse mosse dagli al-
alpini. Intanto i carri russi della 3a Armata corazza- lora alleati tedeschi e l’immagine critica tratteggia-
ta avanzavano a sud, dove lo schieramento era tenu- ta dai comandanti della Wehrmacht nelle loro me-
to dal 24° Corpo corazzato tedesco e dalla “Julia”. I morie», conclude Scotoni. •
russi raggiunsero anche Rossosch, sede del comando Viola Calabrese

67
TESTIMONIANZE

RITORNO
SUL DON
H
A piedi nella steppa a 40 gradi
“ o ancora nel naso l’odore che face-
va il grasso sul fucile mitragliatore
arroventato. Ho ancora nelle orec- SOTTO ZERO, in mezzo al fuoco
chie e sin dentro il cervello il rumo-
re della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli sternu- nemico nelle TRINCEE, alla
ti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle er-
be secche battute dal vento sulle rive del Don”. Così
ricerca di CIBO nelle case dei russi:
inizia Il sergente nella neve, romanzo autobiografi- i RICORDI dei reduci
co di Mario Rigoni Stern (1921-2008) sulla ritira-
ta dell’Armata italiana in Russia (Armir) nell’inver-
no tra il 1942 e il ’43. Lo scrittore è sopravvissuto e
la sua esperienza è diventata letteratura. Ma non è RUSSIA
l’unico a essere tornato. In queste pagine ricostruia- IERI E OGGI
mo la storia della sventurata campagna militare se- Alpini in posa
guendo il racconto dei reduci: ultraottantenni che, dopo essere usciti
da una sacca di
intervistati qualche anno fa, hanno voluto rendere accerchiamento russa
l’ultimo omaggio a chi, dalla Russia, invece, non è nell’inverno del 1943.
più tornato. Alcuni nel frattempo sono morti. Ma Sotto, un’ansa gelata
le loro parole sono più vive che mai. del fiume Don oggi,
lungo la linea del
Chi mal comincia... Che fosse una spedizio- fronte di 72 anni fa.
ne iniziata sotto i peggiori auspici c’era chi l’aveva In basso, alpini del
capito fin dai primi giorni. Come raccontò Egidio Battaglione Verona,
Divisione Tridentina,
Pin (morto nel 2018), artigliere alpino di Pianzano entrano in Ucraina
(Tv), classe 1921, inquadrato nella Divisione Julia. nel 1942.
GILARDI
69
D. PELLEGRINI SIERRA
«Partimmo con la tradotta: passammo da Gorizia ma e via a piedi: marciammo per 5 giorni, facendo
e poi, via Tarvisio, in Austria, Polonia e Ucraina. una quarantina di chilometri al giorno».
Ma lì ci dovemmo fermare: in Russia i binari aveva- I giovani dell’Armir andavano a ingrossare le file
no una larghezza diversa rispetto al resto d’Europa. dei primi arrivati: «Io in Russia ci sono arrivato nel
Scendemmo e ci accampammo per la notte, noi e il 1941 con il Corpo di spedizione italiano in Russia
migliaio di automezzi al seguito della “Julia”, par- (Csir): sono partito alla guida di un camion della Di-
cheggiati in ordine, pronti a partire il giorno dopo. visione Torino e me ne sono dovuto tornare a pie-
BUON VIAGGIO
Non vi dico le bestemmie in quei momenti. Con di. Dopo 20 mesi di guerra», queste le parole di Le- L’accoglienza festosa
tutta la strada ancora da fare e il treno fermo lì, co- onida Giannelli, di Calzolaro di Umbertide (Pg), ca- alle prime truppe
minciavamo bene. Il giorno dopo, all’alba, ci pre- poralmaggiore decorato con la Croce di Ferro tede- italiane dirette
parammo a partire. Ma gli autisti, che erano stati i sca. Il primo convoglio dello Csir era partito infatti al fronte russo,
nell’alleata Ungheria,
primi a salire sugli automezzi, avevano già scoper- da Verona il 10 luglio di quell’anno: 62mila uomi- durante il luglio del
to che non si potevano nemmeno mettere in moto. ni e 5.500 automezzi suddivisi in tre divisioni: “Pa- 1941. Sotto, due
Eravamo ancora in settembre ma durante la not- subio”, “Torino” e “Celere”. gavette incise dai
te la temperatura si era abbassata a tal punto da far Partenza. Il rincalzo di 230mila uomini è arriva- soldati in Russia con
pensieri dedicati
congelare i motori, dove nessuno si era preoccupa- to un anno dopo. «Ci hanno messo in mano un fuci- alla propria amata e
to di mettere l’antigelo. Così, cambio di program- le modello 91, una baionetta e qualche vecchia mi- vignette ironiche.

Ai nostri soldati, spesso afflitti dalla


FAME, capitava di intercettare le
vettovaglie dei SOVIETICI
e di riuscire a rubargliele

Il rancio? Solo sulla carta D. PELLEGRINI

P
ane (700 g), per i soldati in grigio-
carne (250 g), verde. Ma durante la
pasta (220 g), campagna di Russia
legumi (50 g), formag- le cose cambiarono
gio (40 g), ma anche drasticamente.
olio, lardo o strutto, Sbobba. Le calorie
conserva, sale, pepe, scesero a 3.569, e
caffè (o surrogato), non furono sempre
zucchero, vino o garantite. I rifornimen-
liquori. Il tutto per un ti infatti diventarono
totale di circa 3.738 sempre meno costan-
calorie. Era questa, ti, le cucine mobili da
nel 1940, la razione campo e le “casse di
alimentare giornaliera cottura” si rivelarono
FOTOTECA STORICA GILARDI
PUBBLIFOTO/OLYCOM

VITTIME tragliatrice. E senza tanta preparazione siamo partiti, cercato di orientarmi in quei lunghi fossati profon-
Un italiano con un accompagnati alla stazione dalla fanfara, tra i saluti e di circa due metri che si intrecciavano tra di loro
bimbo russo davanti i pianti dei nostri cari. Eravamo tutti commossi»: a e terminavano in piccole caverne rivestite di tron-
a un’isba. A destra, parlare è Giovanni Mirenda, nato a Sperlinga (En) chi, riempite con rudimentali letti a castello: le no-
per sfamarsi i soldati
ricavano il rancio dalla nel 1921, partito con l’Armir. stre “camere da letto”. Poi mi sono fatto coraggio e
carcassa di un animale L’ufficiale di artiglieria alpina Franco Fiocca, mi- mi sono affacciato al bordo della trincea guardan-
morto e congelato. lanese classe 1921 (morto nel 2009) si avviò con domi attorno: eravamo piazzati nella steppa pie-
tutt’altro spirito: «Per me, appassionato di scalate, na di neve, davanti c’era il fiume Don, tutto gela-
la Russia era un sogno. Voleva dire avventura. Mol- to. Quando arrivò l’imbrunire i russi cominciaro-
ti di noi erano spinti dalla voglia di crescere e di im- no a mandare canzonette italiane a tutto volume:
parare. Poi eravamo galvanizzati dalla propaganda ci invitavano ad arrenderci illustrando la stupen-
e dall’idea di una guerra lampo, di cui tanto vaneg- da vita che facevano i prigionieri di guerra. Ma mi
giavano i tedeschi. Solo quando fui lì realizzai. In- sono accorto davvero di essere in trincea quando
nanzitutto che non c’era motivo che noi andassimo mi hanno dato un pezzo di postazione da control-
a “rompere le scatole” ai russi. Si vedeva che era bra- lare e i russi hanno iniziato a sparare: sparavano i
va gente, gente come noi». miei compagni e sparacchiavo anch’io. A un cer-
Amaro risveglio. Il mestiere della guerra fu- to punto le acque si sono calmate e mi hanno dato
rono costretti a impararlo in fretta anche i “bocia” finalmente il cambio: sono entrato nel mio tugu-
(reclute). «Il mio primo giorno in trincea? È stato rio, mi sono spogliato e coricato a letto. A svegli-
memorabile», raccontava Ugo Zappa, fante lom- armi poco dopo sono state invece raffiche di fuci-
bardo partito ventunenne per la Russia il 20 set- li, grida e ordini. Ed è qui che ho imparato la mia
tembre del 1942, inquadrato nel 37° Reggimento prima grande lezione: mai togliersi i vestiti, nean-
fanteria, Divisione Ravenna. «Appena arrivato ho che per riposare!».
FOTOTECA STORICA GILARDI

Estate 1942: alpini


impastano il pane.
inadatte al clima: così i amaro, disgustoso,
soldati dovettero impa- spesso gelato, che
rare ad arrangiarsi con provocò gravissimi
la razione di riserva che problemi intestinali.
prevedeva gallette e Durante la ritirata poi,
marmellata (quasi mai mentre interi magazzi-
distribuita) e scatolette ni cadevano nelle mani
di carne o minestra. del nemico, i soldati
Quest’ultima era la ingurgitarono di tutto,
famigerata “Chiarizia” da animali morti ormai
(dal nome del generale in decomposizione al
di commissariato che grasso degli automezzi
l’aveva inventata): un che, congelato, pareva
minestrone di verdure commestibile. (s. r.)

71
Divisi da un fiume. Celeste Polito, classe 1922 ni hanno tentato di passarlo, ma sono stati respin-
(morto nel 2019) di Farra d’Alpago (Bl), racconta- ti. È andata avanti così fino al 17 dicembre, quan-
va che arrivò con i suoi compagni al fronte con un do a Stalingrado i russi hanno rotto la linea e noi ab-
compito preciso: «La mia divisione, la “Vicenza”, biamo ricevuto l’ordine di ripiegare e concentrarci a
doveva dare il cambio agli alpini della “Tridentina” Rostov». Era iniziata la massiccia controffensiva rus-
che furono spostati più a nord. Quando arrivammo sa, chiamata Operazione Piccolo Saturno. Da quel
trovammo perciò le trincee, i camminamenti e an- momento tutto cambiò. Polito: «A Rostov ci siamo
che qualche piccolo bunker che gli alpini avevano riuniti e abbiamo formato una colonna alla quale,
già fatto e che noi abbiamo continuato ad amplia- più avanti, si sono aggiunti tedeschi, rumeni e polac-
re. I giorni e le notti passavano un po’ a scavare e un chi. Di lì è cominciata la grande ritirata: una colon-
po’ a fare la guardia; cibo e munizioni arrivavano at- na di cui non si vedeva la fine. Si camminava gior-
traverso i camminamenti, di sera o durante la notte no e notte, ci si fermava solo qualche ora nei paesi
perché di giorno era pericoloso uscire allo scoperto: abbandonati, cercando di trovare qualcosa da man-
una volta una pallottola mi ha bucato la gavetta fa- giare. Poi c’erano i nostri muli: qualcuno moriva e
cendomi rovesciare tutto il brodo. Il peggio però era così si recuperava qualche pezzo di carne; approfit-
la notte, quando a turno si andava di pattuglia sulla
riva del Don: si indossava la tuta bianca e si percor-
reva la sponda del fiume. Tra noi e i russi c’era solo
qualche cespuglio e il fiume gelato. In varie occasio-

Durante la ritirata,
di NOTTE si cercava
RIPARO nelle isbe dei
CONTADINI russi.
Spesso dividendole
con le DONNE
e i BAMBINI
PUBBLIFOTO/OLYCOM

72
FOTOTECA STORICA GILARDI (2)

tando delle case o dei pagliai che bruciavano riscal- A piedi. Rotto il blocco di Nikolajevka gli italiani
davamo alla meglio qualche pezzo di ciò che aveva- continuarono la lunga marcia verso casa nella step-
mo trovato e si metteva nello zaino il resto. In tutto pa innevata. «La mantellina che avevamo in dotazio-
ciò gli scontri a fuoco erano continui. Un giorno, al ne si accorciava a vista d’occhio: ogni giorno ne ta-
calare della sera, hanno mitragliato la colonna e un gliavo una striscia per rifare le fasce da mettere sulle
compagno che camminava al mio fianco è stato col- gambe, sotto al ginocchio. Le scarpe le avevo butta-
pito da una pallottola alla gola. È cascato a terra, si te via quasi subito perché facevano entrare l’acqua e
è rialzato e mi ha detto: “Polito, addio!” affloscian- i piedi si gonfiavano. Così li ho avvolti in un pezzo
dosi su se stesso. D’istinto io mi sono buttato nella di coperta e ho evitato di farli congelare», raccontava
neve e le pallottole mi hanno sfiorato così da vicino Umberto Battistella (1920-2012), arrivato in Rus-
da bucarmi lo zaino che avevo sulle spalle e dentro sia da San Michele di Piave (Tv) nel 3° Reggimen-
il quale tenevo come un tesoro due scatolette e un to di artiglieria da montagna della Divisione Julia.
pezzo di pane di segale nero, tutte le mie provviste». Illusioni alcoliche. In quella quotidiana lot-
Fortunato. Il caporalmaggiore di Codognè (Tv) ta per la sopravvivenza ci si misero d’intralcio anche
Evaristo Barazza, classe 1920 (morto nel 2015), in- gli alleati. Ugo Zappa, milanese, classe 1921: «Nel-
quadrato nella “Julia”, raccontava che se la cavò per la lunga colonna di uomini e automezzi i tedeschi
un colpo di fortuna. «Mangiare? Era un miraggio. Si si mischiavano agli italiani. E non sempre la convi-
riusciva solo se si aveva la buona sorte di passare vi- venza era facile. I camion che avrebbero dovuto tra-
cino a qualche isba, dove trovavamo patate, crauti o sportare i feriti spesso erano occupati da tedeschi sa-
piccole mele sotto aceto. Chi non era così fortunato ni, che con il calcio del fucile impedivano agli italia-
DESTINO rimaneva là. In quella lunga ritirata io mi sono salva- ni di salire. Io riuscii ad appollaiarmi sul triangolo
INCERTO to perché un giorno ho trovato una borraccia piena di aggancio tra la motrice e il rimorchio. Feci un po’
Sopra, una sosta di miele che mi ha dato l’energia necessaria per an- di strada così, ma presto mi resi conto che mi si sta-
nei boschi durante
il ripiegamento dal dare avanti. Figurarsi che lì era faticoso anche respi- vano congelando i piedi. Ritornai perciò a cammi-
fronte del Don, nel rare, tanto l’aria era fredda: per farlo ci mettevamo nare. Quella notte, nel fienile in cui mi rifugiai, ri-
gennaio 1943. un pezzo di coperta in faccia. Questo finché non ar- cordo le pulci che mi tormentavano: ’ste disgraziate
A destra, Polonia,
1943. La tradotta,
rivammo a Nikolajevka, quando i nostri ufficiali ci al freddo non si sentivano, ma non appena ci si rin-
in sosta in una dissero: “Tenetevi pronti perché bisognerà fare un as- tanava al caldo cominciavano a trottare su tutto il
stazione, riporta verso salto alla città”. In realtà quel giorno il nostro coman- corpo. L’indomani ripresi il cammino, fra immen-
ovest i reduci della dante girò in largo e ci portò ad aggirare le forze rus- se distese di neve, con punte di 40 gradi sotto zero,
spedizione italiana.
A sinistra, truppe in se. D’altronde con cosa potevamo combattere? Non tra file di cadaveri ai bordi della pista. Molti furo-
ritirata nel 1943. avevamo più né fucili né pistole, solo cannoni che a no uccisi dall’illusione di “scaldarsi” con un po’ di
quel punto però erano diventati inservibili». cognac. Un sergente ci aveva raccomandato di mi-
“Tridentina” avanti! Alle porte di Nikolajev- schiarlo sempre con l’acqua. Ma quelli che non se-
ka c’era anche Augusto Caliaro (1922-2014), alpino guirono il consiglio morirono seduti sui loro zaini,
veneto, partito nel 1942 nella “Tridentina”, 6° Bat- ad aspettare che gli passasse la sbronza». Dolori e
taglione Verona: «Il nostro generale, Luigi Reverbe- atrocità sempre più lontane, ma proprio per questo
ri, ci incitò a entrare in città: quando l’abbiamo fat- da non scordare mai. •
to non si potevano contare i morti». Anita Rubini (ha collaborato Claudio Botteon)

73
74
Scarponi che sembravano di CARTONE e maglioni di
FINTA LANA: l’equipaggiamento della SCONFITTA
UNIFORMOLOGIA

PARTIRONO COSÌ
PASTRANO INSUFFICIENTE
Più che l’elmetto, L’uniforme mod. 1940 era in panno
autarchico. Il cappotto rendeva
servì il colbacco difficili i movimenti e non riparava LANA E FLANELLA
a sufficienza dal vento gelido della
on il freddo dell’inverno La camicia era di
steppa russa.
russo (fino a 40 gradi sotto flanella e il maglione di
zero) proteggere la testa era lana autarchica, come
le mutande, le calze e il
Cfondamentale. Ma la dotazione, anche
(raro) passamontagna.
in questo caso, fu insufficiente. Solo
alcuni riuscirono a procurarsi un
prezioso colbacco di pelo.

ELMETTO
Il Corpo di
spedizione italiano
usava l’elmetto
modello 1933.

BUSTINA
L’uniforme della
fanteria prevedeva
la bustina
pieghevole di
panno.

CIACULA
Colbacchi GUANTI A TRE DITA
d’agnello furono
I guanti di lana a tre
acquistati in
dita servivano per poter
Romania, Paese
sparare senza restare a
alleato dell’Asse.
mani nude. Bagnati, però,
si congelavano.
ell’estate 1941, quando i primi soldati del
Corpo di spedizione italiano arrivarono in GIACCHETTA
Russia, le uniformi potevano anche anda- Il panno della giacca teneva
re bene. Anzi, il tessuto faceva sudare. Era la caldo d’estate e freddo
normale uniforme mod. 1940 in panno grigioverde, ag- d’inverno. Non essendo
idrorepellente, se bagnato (per
N
giornamento di quella della Prima guerra mondiale. L’in- ALLA ZUAVA esempio con la neve) diventava
verno russo, però, ne evidenziò le carenze. I pantaloni alla zuava freddo e pesante.
Autarchici. Il panno “autarchico” (fabbricato con ca- in panno erano l’unica
scami di lana rigenerati e un contenuto di lana pura ridot- protezione per le gambe
(non tutti avevano mutande
to al 16%) delle uniformi e dei pastrani non era sufficien- lunghe). In fondo, si
te. Gli scarponi, in cuoio anch’esso autarchico (ricavato da stringevano con le fasce
pelli di seconda scelta riconciate), si disfacevano nella ne- mollettiere.
ve e nel fango quasi fossero di cartone, e diventavano mor-
se con il gelo.
Alle vedette vennero forniti speciali “calzari da scolta”,
sovrascarpe imbottite di pelo e con la suola di legno, che
impacciavano i movimenti, ma almeno riparavano i piedi
dai congelamenti.
Rinforzi. A novembre i soldati ricevettero una “do-
tazione invernale” acquistata in Ungheria e Romania at-
traverso il comandante del Corpo di spedizione Giovan-
ni Messe, che aggirò le restrizioni sugli acquisti imposte
dai tedeschi. Comparvero anche le ambite “ciacule” ru-
mene: colbacchi di pelo. Da quel momento non vi fu-
rono altri rifornimenti. ZAINO IN SPALLA
Gli alpini avevano colbacchi foderati di pelo di Lo zaino affardellato: coperta di lana e
telo mimetico modello 1929, usato anche
agnello, ma in numero insufficiente. Lo stesso tipo di come poncho. Ma in spalla si portavano
pelo rivestiva (ma non sulle maniche) alcuni rari giacconi. pure armi e vettovaglie.
Gli unici equipaggiati in modo adeguato, con scarponi
con suole di gomma (“Vibram”), giacche a vento, guanti
e giubbe imbottite, erano gli alpini sciatori del Battaglio-
ne Monte Cervino.

FOTO DI D. VITTIMBERGA
Ripieghi. Gli italiani iniziarono a utilizzare di tutto per
proteggersi dal freddo: mantelli, coperte e materiale preso al
nemico. Come i preziosi valenki, tradizionali stivali di fel-
tro russi. Fu fatto un tentativo di produrre in Italia cal-
zature simili ma, a causa di episodi di corruzione ne-
gli appalti, l’iniziativa fallì. Così, durante la ritirata, i SCARPONI E CALZE
soldati procedettero con gli scarponi tenuti insieme da Gli scarponi di cuoio, chiodati,
scivolavano sul ghiaccio. Il piede
corde e filo di ferro. Alcuni arrivarono a marciare con i era avvolto in pezze da piedi
piedi nudi avvolti in stracci e pezzi di coperta. • e calze di lana; le mollettiere

75
Stefano Rossi fungevano da ghette.
PROTAGONISTI

Progettò la NUOVA BERLINO, poi divenne responsabile della


produzione BELLICA durante la guerra. E fu un fedelissimo di Hitler

L’ARCHITETTO
DEL
DIAVOLO

76
SCENOGRAFIE MONUMENTALI

BPK/HANNS HUBMANN
Un Reichsparteitag (raduno nazionale
del partito nazista) a Norimberga
nel 1937. L’architetto Albert Speer
(1905-1981, di fianco) fu l’artefice
delle imponenti scenografie di quelle
manifestazioni propagandistiche.

BPK/HANNS HUBMANN
HITLER non di rado “fuggiva” dalla
ALINARI

Cancelleria per recarsi nell’ufficio


di Speer per parlare di nuovi
PROGETTI architettonici


N
ei limiti in cui Hitler mi ha impar-
tito degli ordini e io li ho eseguiti
me ne sento responsabile, però pre-
ciso anche di non aver eseguito tut-
ti i suoi ordini”. È il 19 giugno 1946, siamo a No-
rimberga, nel tribunale allestito per giudicare
i crimini nazisti. Alla sbarra un uomo che
nei giorni precedenti aveva uno sguardo
smarrito e il volto segnato dai tic ner-
vosi: è Albert Speer, l’architetto del Ter-
zo Reich.
Speer infatti era stupito di essere tra gli im-
putati. Era convinto che i “tecnici” come lui
non potessero essere ritenuti responsabili come ge-
rarchi e politici nazisti. Lui non si era mai occupato
di politica e con Hitler aveva condiviso solo grandi
sogni: il primo, da architetto, era quello di una Ber-
lino caput mundi (o Welthauptstadt, alla tedesca); l’al-
tro, dal 1942, anno in cui fu nominato ministro de-
gli Armamenti, era quello di vincere la guerra. Non
si realizzarono né l’uno né l’altro e alla fine tutto si
trasformò in un incubo.
Archistar ante litteram. Il giovane Speer era
molto ambizioso e, una volta uscito dall’universi-
tà, era, come affermò lui stesso, disposto a vende-
re l’anima al diavolo per diventare quella che oggi
si direbbe un’archistar. La sua occasione arrivò nel
dicembre del 1930, a 25 anni, quando alcuni stu-
denti lo convinsero a partecipare al comizio di un
nuovo politico: Adolf Hitler, capo del partito na-
RIUNIONE zionalsocialista, che stava facendo proseliti nell’u-
SUL VALLO niversità. Albert aveva trovato il diavolo a cui ven-
Nel 1943, Hitler e dere la propria anima.
Speer parlano del Speer, schivo e introverso, proveniva da una fa-
Vallo Atlantico, che miglia borghese e liberale di Mannheim. Non
prevedeva una serie
di fortificazioni lungo amava la politica, ma nemmeno la odiava; sem-
le coste dell’Europa plicemente non voleva averci a che fare. Eppure,
Nord-occidentale. quel pomeriggio d’inverno, come racconta nelle
sue Memorie del Terzo Reich (1971), lo segnò. Era
diventato un’altra persona, capace di provare vera
ammirazione per Hitler, freddo ma appassionata-

1937-40
mente votato alla causa della Germania. Si iscrisse
al partito, e fu la sua fortuna professionale.
Iniziò con lavoretti in case e ville di esponenti del
SPEER, SOPRINTENDENTE partito e quando Hitler prese il potere, nel genna-
ALL’URBANISTICA, PROGETTA io del 1933, Speer era già suo fedele collaboratore.
GLI EDIFICI DELLA “NUOVA Arrivò finalmente un incarico importante: Joseph
BERLINO”, DI CUI POCHI REALIZZATI Goebbels, ministro della Propaganda, gli affidò il
rifacimento del palazzo del suo dicastero. Da quel
momento la scalata fu inarrestabile e nel 1934 Spe-
Il sogno di una capitale tutta nuova

I
er divenne l’architetto ufficiale del partito. deare una nuova pubblici e alberghi di 220 metri di altezza e
Speer e Hitler passavano molto tempo a discute- Germania era per lusso. 250 metri di diametro
Hitler uno dei Luoghi di cultura. ispirata alla Basilica
re di progetti che anche Hitler stesso disegnava, va- “passatempi” a cui si Uno spazio era poi di San Pietro di Roma.
gheggiando una nuova Germania, splendida e mo- dedicava con maggior destinato all’intratte- Nella Volkshalle (Sala
numentale, simile all’antica Roma. E proprio come piacere. nimento e alla cultura. del popolo, sotto) si
per Roma, le sue rovine avrebbero “parlato” ai po- Tra il 1937 e il 1940, A metà della via erano sarebbero potute ra-
steri della grandiosità del Terzo Reich. con Speer lavorò previsti infatti il dunare fino a 180mila
Ambizioni monumentali. Hitler in architettu- molto sul progetto Palazzo dell’opera persone. All’estremità
ra aspirava al maestoso e al mai visto: voleva lo sta- di una nuova Berlino, e teatri, uno per opposta, un Arco di
vero fiore all’occhiel- la prosa, uno per Trionfo che avrebbe
dio più grande del mondo a Norimberga, il grat- lo del Terzo Reich. l’operetta e uno per il ridicolizzato quello di
tacielo più alto ad Amburgo, il più vasto stabili- La capitale doveva varietà. Un gigante- Parigi (50 m): alto 120
mento balneare in Pomerania. Questa tendenza al essere attraversata sco cinematografo metri, avrebbe avuto
monumentale si manifestava soprattutto in quel- da una lunga via, la in grado di ospitare incisi i nomi dei caduti
la che avrebbe dovuto essere la Nuova Berlino, do- “Strada Grande”. Sui circa 6mila spettatori. tedeschi nella Prima
ve si progettò di abbattere 50mila edifici per fare suoi 5 km si sarebbero All’inizio e alla fine guerra mondiale.
spazio a enormi e sfarzosi palazzi del potere e della dovuti affacciare i più della grande strada Vicino alla cupola era
importanti palazzi di dovevano sorgere previsto un monu-
cultura (v. riquadro a destra). rappresentanza del due maestosi edifici: mentale Palazzo del
“Ero alla ricerca di un architetto cui poter un giorno Reich e del partito. E una cupola, disegnata Führer, concepito su
confidare i miei progetti edilizi”, disse Hitler a Spe- poi aziende com- dallo stesso Hitler, di modello di Palazzo
er. “Lo volevo giovane perché come lei sa questi pro- merciali, musei, enti Pitti a Firenze.
getti sono proiettati nel futuro. Io ho bisogno che an-
che dopo la mia morte possa continuare a percorrere
questa strada con l’autorità che io gli avrò conferito.
E l’ho visto in lei”.
Così, nel 1937, lo nominò soprintendente all’ur-
banistica e volle il suo ufficio vicino alla Cancelle-
ria, per poterlo raggiungere con discrezione ogni
volta che lo desiderava. Di giorno, ma anche di
notte. Non di rado dopo la mezzanotte, Speer rice-
veva una telefonata da casa Hitler: di solito era un
aiutante che gli chiedeva se avesse qualche nuovo
progetto di cui parlare, poiché il Führer aveva bi-
sogno di distrarsi. Ma poi arrivò la guerra e con lei
l’inaspettata (quanto sospetta) morte, nel 1942, di

BPK/SCALA
Fritz Todt, ministro degli Armamenti, per il quale

ULLSTEIN BILD/GETTY IMAGES (2)

POSE PLASTICHE GRANDI OPERE


Hitler osserva un plastico insieme a Speer (primo a sinistra), nel 1936. Nel 1937, Hitler con Fritz Todt, all’epoca ispettore alle strade; a destra
Il Führer voleva ricostruire le principali città tedesche. (indicato dalla freccia), il suo collaboratore Speer.

79
Albert Speer al processo
di NORIMBERGA
scampò alla PENA
capitale: fu condannato a
20 anni di CARCERE
Speer aveva lavorato e di cui diventò, per ordine
di Hitler stesso, il successore. Inizialmente perples-
so vista la propria inesperienza di guerra, Speer si
convinse in fretta: “Ricordo ancora quale sensazio-
ne di grandezza mi venisse dal fatto di poter disporre,
con una firma, di miliardi e dirigere centinaia di mi-
gliaia di persone che lavoravano nei cantieri”.
Corsa agli armamenti. Speer, abbandonati ri-
ga e compasso, si buttò sul nuovo incarico. Tanto
da prendere, nel 1943, il pieno controllo dell’ap-
parato produttivo bellico tedesco. Godeva (cosa
rara) della stima di Hitler e di un certo prestigio
nell’opinione pubblica per la sua capacità di am-
ministratore. Perfino un pezzo

1942
da novanta come Goebbels aveva
mostrato per quell’uomo, un po’
incolore dal punto di vista dell’i-
PER VOLERE DI deologia, una certa ammirazione,
HITLER tanto da considerarlo un “autenti-
SPEER DIVENTA co nazionalsocialista”.
MINISTRO La strategia di Speer come mi-
DEGLI ARMAMENTI nistro era proteggere, delocaliz-
zandole, le industrie che produce-
vano pezzi indispensabili per i mezzi da guerra. Per
esempio i cuscinetti a sfera. Erano prodotti in mag-
gioranza nel territorio di Scheinfurt. Il bombarda-
mento del 1943 su quella zona provocò la riduzio-
ne della produzione del 40%. La strategia degli Al-
leati era quella di bombardare le città tedesche per
demoralizzare la popolazione concentrandosi po-
co sugli obiettivi sensibili, come le fabbriche di ar-
mamenti. Questo, sommato allo sfruttamento del
lavoro coatto di deportati e prigionieri (dopo l’8
ULLSTEIN BILD/GETTY IMAGES

settembre 1943 tra questi anche molti soldati ita-


liani internati), portò a una grandissima produzio-
ne di armamenti. Troppi. Nell’estate del 1944 la si-
tuazione era paradossale. La Germania al tracollo
in guerra toccò il suo apice nella produzione belli-
ca suscitando un senso di euforia prima della fine:
erano stati prodotti equipaggiamenti per 270 divi-
sioni e la Wehrmacht ne contava a malapena 150.
Fu allora che iniziarono gli screzi: Speer non era
d’accordo sulla strategia bellica e chiese (inascoltato)
UN ARCHITETTO AGLI ARMAMENTI di bombardare le industrie nemiche, in particolare
Speer negli Anni ’40 parla in uno stabilimento di produzione bellica. Abile simulatore, oltre quelle sovietiche. Gli alti comandi invece si concen-
che stretto collaboratore di Hitler, riuscì a conquistarsi la fiducia di molti dirigenti del settore.
trarono sulla battaglia aerea, che nei piani di Hitler

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POPPERFOTO/GETTY IMAGES

LA CATTURA
Da sinistra,
Speer,
l’ammiraglio
Karl Dönitz e il
generale Alfred
Jodl nel 1945,
arrestati dagli
Alleati.

avrebbe dovuto servirsi di mezzi e armi nuovi. Spe-


er, anni dopo, affermò che quella nei cieli fu “la più IL PROCESSO
grande battaglia perduta” dai tedeschi nel conflitto. A Norimberga nel
1946, nonostante
Fine dell’idillio. Con il crollo sul fronte occi- il parere contrario
dentale, nell’agosto del 1944 Hitler dichiarò: “Se il dell’avvocato,
popolo tedesco dovesse uscire sconfitto dalla lotta que- decise di
sto vorrebbe dire che non avrà saputo superare la pro- assumersi

GETTY IMAGES
la responsabilità
va impostagli dalla Storia, e quindi non potrebbe che dei fatti.
essere votato alla fine”. La carica distruttiva del nazi-
smo stava per rivolgersi contro il popolo tedesco e
Speer avrebbe dovuto esserne l’esecutore materiale: FUORI
doveva smantellare gli stabilimenti per la produzio- DAL CARCERE
ne di energia. Ma era solo l’inizio, il Führer ordinò Speer nel 1971,
la distruzione di industrie, magazzini di provviste, nella casa di
Heidelberg dove
centrali telefoniche, documenti anagrafici, bancari visse dopo aver
e catastali, monumenti e fattorie. Il nemico avreb- scontato 20
be dovuto trovare solo il “deserto”. Speer disattese i anni nel carcere
suoi ordini fingendo di credere che il Reich, non an- di Spandau
(Berlino).
cora sconfitto, avrebbe ripreso in mano le sorti della
guerra. I due però erano ormai ai ferri corti. Secon-
do quanto Speer ha affermato a Norimberga, pensò
perfino di uccidere il Führer (ma non ci sono prove)
immettendo gas nell’impianto di aerazione del bun-
ker di Berlino. Era il 1945 e, con il nemico alle por-
te, l’ex architetto decise di pensare solo alla sopravvi-
venza. Mandò la moglie e i sei figli da un amico nel-
lo Schleswig-Holstein, lui li avrebbe poi raggiunti.
Non prima di aver incontrato per l’ultima volta Hit-
ler nel bunker, poco prima che si suicidasse.
Nel maggio ’45 Speer fu arrestato dagli Alleati e
processato un anno dopo. Condannato a 20 anni
di carcere poiché aveva ammesso le sue responsabi-
lità e perché, a suo dire, non sapeva ciò che avveni-
va nei lager. Scarcerato nel ’66 fu travolto dalle po-
ULLSTEIN BILD/GETTY IMAGES

lemiche: la sua difesa a Norimberga e le sue Memo-


rie per molti storici minimizzano il ruolo che ebbe
nei crimini nazisti. •
Federica Ceccherini

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PROTAGONISTI

Il 27 maggio 1942 con l’Operazione ANTROPOID un


commando suicida liquidò a Praga REINHARD HEYDRICH,
uno dei padri della “SOLUZIONE finale”

U
n prestante Sigfrido di un metro e no- Al vertice. L’anno prima Hitler gli aveva conferi-
vanta, tratti decisi e muscoli tonificati to l’ultimo, fatale incarico: quello di vicegovernatore
dallo sport: l’ideale “uomo-copertina” del Protettorato di Boemia e Moravia, territori che
per il Terzo Reich, seppure con qual- dal 1939 erano sotto il dominio nazista. Il governa-
che difetto. Gli occhi, per esempio. E soprattutto il tore del protettorato era il barone von Neurath, vec-
naso adunco, imbarazzante stereotipo razziale che chio e malato, che Heydrich ebbe buon gioco nel di-
sul volto arianissimo sembrava dar corpo alle voci su pingere come un incapace senza nerbo. Il 28 settem-
una sua presunta origine ebraica, cruccio di un’in- bre 1941 ne prese il posto, insediandosi come un si-
tera vita. Questo è ciò che le foto d’epoca ci dico- gnore feudale nell’antico castello della capitale ceca.
no su Reinhard Heydrich, detto “la belva bionda”, Il giorno dopo proclamò la legge marziale e inaugu-
uomo tra i più influenti della corte del Führer: capo rò la sua attività di “boia di Praga”. In poche setti-
della Gestapo e papabile successore di Hitler, teo- mane inviò al plotone d’esecuzione o nei lager cen-
rico dell’Olocausto e aguzzino del popolo ceco. Pro- tinaia di oppositori e dissidenti, intellettuali e po-
prio a Praga un’azione suicida della resistenza (so- litici cechi come il primo ministro Eliáš e i genera-
stenuta dagli inglesi) nel 1942 segnò la fine di quel- li Bílý e Vojta, mentre sempre nuovi manifesti con
la carriera sanguinaria. i volti dei giustiziati tappezzavano le vie del centro.

UCCIDETE
LA BELVA OCCUPANTI
Truppe tedesche
marciano
su Praga nel
1942: Boemia e
Moravia erano
sotto il dominio
nazista dal 1939.
CAMERA PRESS/CONTRASTO
GETTY IMAGES

82
NEL MIRINO
Il comandante di
divisione delle Ss
Reinhard Heydrich
(1904-1942), dal
1941 governatore di
Boemia e Moravia,
represse la resistenza
ceca e fu ucciso da un
commando
nella stessa Praga.

BIONDA

83
GETTY IMAGES (2)
COLPIRLO aveva una grande importanza
strategica e simbolica: Heydrich era un alto
GERARCA e un possibile successore di Hitler
Quei messaggi erano parte della brutale politica del furono trasformati in esperti parà sabotatori. Che
governatore: i cechi erano forza-lavoro per gli sforzi sapessero di essere destinati a una missione quasi
bellici tedeschi e le razioni di cibo dipendevano dal certamente suicida è suggerito tra l’altro dal testa- AL CASTELLO
loro rendimento. Heydrich annunciò da subito ini- mento che scrissero il 28 dicembre. Quella stessa A sinistra,
ziative di pulizia etnica. La misura fu presto colma e notte un aereo militare Halifax MkII li paracadu- l’insediamento
del governatore di
il governo del presidente ceco Edvard Beneš, in esi- tò sul territorio ceco. Moravia e Boemia
lio a Londra, decise di tentare un colpo di mano per A Praga – come previsto dal piano alleato – i due Heydrich nel
eliminare la “belva”. si unirono al tenente ceco Adolf Opálka e, spostan- Castello di Praga, nel
Missione segreta. Protagonista della missio- dosi in varie case di fiancheggiatori, attesero l’oc- settembre del 1941.
Alla sua sinistra,
ne – denominata Operazione Antropoid alluden- casione propizia. Passarono cinque lunghi mesi in Karl Frank, vice di
do forse all’aspetto solo esteriormente umano della clandestinità. Prima si pensò di colpire Heydrich Heydrich.
vittima designata – fu un gruppo di cechi apposita- durante un trasferimento in treno. Poi si proget-
mente addestrato in Scozia dal Soe, reparto speciale tò di attaccarlo durante uno degli spostamenti in
dell’esercito britannico. Jozef Gabčík e Jan Kubiš, città, dove il gerarca si muoveva con una Merce-
uomini chiave dell’operazione, in poche settimane des 320C decappottabile, spesso senza scorta: un

Disonorato, ma riciclato dalle Ss


I
l “macellaio di Hitler” – un al- dove però fu presto congeda- terna al corpo scelto del partito mondiale. Lo fece inscenando,
tro dei soprannomi di Rein- to con disonore a causa di uno nazista. Ambizioso, instanca- il 31 agosto 1939, un falso
hard Heydrich – nacque in scandalo sessuale. bile e totalmente amorale, la attacco polacco (in realtà
Sassonia (Germania Orientale) Ripescato. L’ex tenentino “belva bionda” iniziò così una condotto da Ss) alla stazione
nel 1904. Figlio di musicisti sembrava al capolinea quando, sfolgorante carriera: in pochi radio tedesca di Gleiwitz, che
e forse di origini ebree (da grazie alle giuste conoscenze, anni divenne il leader indiscus- fornì il pretesto per l’invasione
bimbo era detto “Moses”) era entrò nelle Ss e nel partito na- so della Gestapo (la polizia della Polonia. Ma soprattutto
un provetto violinista, ottimo zista. Fu allora che incontrò la segreta) e presto si trasformò fu lui, con i vertici nazisti, a
studente e atleta modello. sua buona (si fa per dire) stella: in uno degli uomini più temuti pianificare nella Conferenza
Dopo un periodo passato Heinrich Himmler. Il coman- del Reich. di Wansee (20 gennaio 1942) i
nel gruppo paramilitare dei dante delle Ss voleva creare Provocatore. Fu Heydrich a dettagli della “soluzione fina-
Freikorps entrò in marina, da una struttura di intelligence in- dare il “la” alla Seconda guerra le”, lo sterminio degli ebrei.

84
bersaglio ideale. Ma solo a maggio l’oc-
casione adatta si presentò. In quei giorni
GRANDI ONORI Heydrich era nella sua residenza estiva di
Hitler rende omaggio Panenské Brezany, a una quindicina di chi-
alla salma di Heydrich lometri da Praga. Gli informatori avvisa-
nella camera ardente
di Praga, il 9 giugno rono il commando: il governatore era sta-
1942. A destra, l’auto to convocato da Hitler e sarebbe tornato
di Heydrich dopo in città la mattina del 27 maggio.
l’attentato e (sotto) L’ora x scattò alle 10:35 di quel giorno,
il mitra senza calcio
usato da Gabčík e una in via Holešovičkách. Gli attentatori ave-
bomba a mano del vano scelto quel punto perché lì una cur-

CONTRASTO
commando. va a gomito avrebbe costretto l’autista a ral-
lentare. Questa la rapida sequenza: Gabčík
si para davanti alla vettura, preme il grilletto del suo battaglioni di Ss circondarono la chiesa ortodossa
mitragliatore Sten ma l’arma si inceppa. Allora in- di Cirillo e Metodio, dove il pope Vladimir Petřek
terviene Kubiš, lanciando una granata contro l’auto. aveva nascosto Gabčík, Kubiš, Opálka e altri 4 uo-
Heydrich, colpito dalle schegge ma mini della resistenza. La battaglia costò ai tedeschi
apparentemente illeso, esce dall’au- 14 morti. I superstiti del commando, senza via di
to con la pistola in pugno. I due at- scampo nella cripta della chiesa inondata di acqua
tentatori fuggono allora tra le vie cit- e lacrimogeni, preferirono suicidarsi, per proteggere
tadine convinti di aver fallito, ma po- gli amici. Fu inutile. Padre Petřek e altri che aveva-
chi istanti dopo il nazista si accascia svenuto. Traspor- no dato loro asilo moriranno nel campo di stermi-
tato d’urgenza in ospedale, morirà il 4 giugno, a 38 nio di Mauthausen (Austria). E la rappresaglia na-
anni: le infezioni causate dalle schegge dell’ordigno zista si scatenerà sugli abitanti del villaggio di Lidi-
avranno la meglio sulla fibra del “boia”. ce: 173 uomini uccisi sul posto, donne e bambini
Presi. Mentre a Berlino Hitler organizzava per deportati. Ma di quest’ennesimo massacro la “bel-
Heydrich funerali degni di un divo, a Praga si scate- va bionda”, oggi in una tomba senza nome del ci-
nò una caccia all’uomo tragicamente breve. Grazie mitero di Berlino, non seppe nulla. •
al traditore Karel Čurda, la notte del 18 giugno due Adriano Monti Buzzetti Colella

85
OLOCAUSTO

ERO UN
Nel 2014 abbiamo intervistato
fu costretto dai nazisti a portare

SONDERKOM

Maximilian Grabner, capo dell’Ufficio


politico del campo di Auschwitz.

SCHEDATI
Con le sigle PPole
(prigioniero politico
polacco), Jude (ebreo),
o ASO (asociale),
alcuni internati di
Auschwitz (Polonia) tra
il 1941 e il 1942. Le foto
segnaletiche furono
scattate da Wilhelm
Brasse (v. riquadro
a fine articolo) per il
Servizio identificazioni
del campo. Nei riquadri
rossi, alcuni nazisti che
usarono le immagini di
Brasse.

86
Enrico Vanzini, che nel 1945, a DACHAU,
i CADAVERI nei forni crematori

MANDO
L’INTERVISTATO
Enrico Vanzini, oggi 97 anni, quando era un
giovane militare. Deportato in Germania,
divenne un Sonderkommando nel 1945.

S
onderkommando: in tedesco si-
gnifica squadra speciale. E spe-
ciale era effettivamente il com-
pito affidato a chi, tra i deportati
nei campi di sterminio del Terzo Reich,
ne faceva parte: disfarsi dei cadaveri dei
prigionieri. Nei primi tempi a riempire i
forni crematori erano le stesse Ss, ma con
l’incremento delle morti, occuparsi tutti
i giorni di cadaveri divenne sempre più
disgustoso e pesante. Furono quindi cre-
ate squadre speciali d’internati. Chi me-
glio di loro, nell’ottica nazista, poteva fa-
re il lavoro sporco?
Primo Levi scrisse che ad Auschwitz i
Sonderkommando avevano il solo privi-
legio di mangiare a sufficienza, ma dopo
qualche mese di quel terribile compito,
nei forni ci finivano anche loro, perché
non raccontassero quel che avevano vi-
sto. Nel libro L’ultimo Sonderkommando
italiano (Rizzoli, 2013), Enrico Vanzini,
varesino di 97 anni, rivive i suoi 15 gior-
ni di tormento passati ai forni di Dachau
nel 1945, prima dell’arrivo degli ameri-
cani. Ne parlò nel 2014 dopo sessant’an-
ni di silenzio su quei sette mesi trascorsi
nel lager. I tedeschi lo presero a 21 anni,
quando era militare italiano ad Atene, de-
portandolo in una fabbrica in Germania,
da dove fuggì. Poi una ragazza milane-
se, per denaro, lo consegnò alla Gestapo.

87
Ricordare UOMINI QUI, DONNE LÀ
La selezione dei deportati appena
il Male giunti in treno nel campo di
concentramento di Birkenau, in

I
l 27 gennaio Polonia. È il 1944.
1945 le truppe
dell’Armata rossa
aprirono i cancelli del
campo di concentra-
mento di Auschwitz,
in Polonia, scopren-
done gli orrori.
I nazisti se ne erano
già andati, portando
con sé i prigionieri
più sani (molti dei
quali morirono
durante la marcia).
I russi trovarono
così soltanto pochi
superstiti, e in
condizioni disperate.
È attraverso la loro te-
stimonianza che oggi
conosciamo i dettagli
del genocidio.
Mai più. Dal 2000
l’Onu ha scelto
proprio il 27 gennaio,
liberazione di Au-
schwitz, per ricordare
la Shoah (lo sterminio
sistematico di milioni
di ebrei, oltre che di
rom, comunisti, omo-
sessuali e Testimoni
di Geova, da parte
dei nazisti) e per ce-
lebrare i quasi 25mila
“giusti” che aiutarono
gli ebrei a sfuggire
alla morte. Obiettivo:
evitare che eventi
del genere possano
verificarsi ancora.

88
Carl Clauberg, medico delle Ss che
usava gli internati come cavie.

Nonostante le tantissime testimonianze,


c’è ancora chi DUBITA dell’esistenza delle
CAMERE A GAS. Per questo è
importante RICORDARE sempre
Erich Priebke, capitano delle Ss, no di sinistra. È così che ho capito che
scrisse nel suo testamento che le came- erano ebrei: quello era il forno che dove-
re a gas sono state un’invenzione della vamo usare solo per loro».
propaganda alleata e che a Dachau gli A negare l’esistenza delle camere a
americani ne costruirono una per met- gas non è stato solo il nazista Priebke:
tere in cattiva luce i tedeschi... dopo l’uscita del libro lei ricevette una
«Ma per favore! Li ho strana telefonata.
tirati fuori io quei pove- «Un uomo, che si
retti dalla camera a gas, presentò come inge-
una cosa terribile, che gnere di Padova, mi
non si può neanche im- disse di essere stato a
maginare. Io non sape- Dachau e che la ca-
vo neanche che esistesse mera a gas non esiste.
quel posto, poco oltre lo Non insistetti troppo,
stanzone dove per tutta ribattei soltanto che
la notte buttavamo nelle io in quel lager non
fiamme i morti. Poi una ci sono entrato da tu-
mattina, assieme al fran- rista, ma in sette me-
cese che lavorava con me si ci ho lasciato 56 chi-
ai forni, la guardia mi ci li e la mia giovinezza.
ha portato. Ci fece in- Ho visto purtroppo
dossare delle mascheri- Enrico in Grecia, in posa con altri quello che le Ss faceva-
ne, ma la testa lì dentro commilitoni ai piedi del Partenone. no, provando sulla mia
mi girava lo stesso. Per pelle fame e bastonate.
terra c’erano sessanta uomini, che erano Ho visto la gente morire di stenti e ma-
entrati lì credendo di trovarsi nella doc- lattie, ho visto i disperati farla finita get-
cia comune. Tutti abbracciati tra loro. Si tandosi sui reticolati elettrificati; ho vi-
vede che sentendosi morire avevano cer- sto come li ammazzavano con le puntu-
cato un ultimo gesto di umanità. È stata re di benzina, con le pallottole o usando-
un’immagine straziante, per me un dolo- li come cavie da esperimento. E noi, che
re tremendo. Ci hanno costretto a stac- non avevamo neanche la forza di stare in
carli gli uni dagli altri e a trascinarli al for- piedi, dovevamo caricare quei cadaveri

89
Josef Mengele: documentava anche lui
con foto i suoi esperimenti medici.

Tanti sono MORTI subito dopo la


LIBERAZIONE nella foga di addentare
finalmente il cibo: il loro INTESTINO,
sottile come carta velina, si SPACCAVA
pelle e ossa e portarli fuori dal campo vi- bruciavano. Ma ho due ricordi più terri-
cino alle caserme dove c’era l’edificio con bili degli altri. Un giorno stavo per buttare
i forni e la camera a gas». nel forno un morto portato dall’inferme-
Come ricorda la fine di tutto questo? ria, dove ai malati facevano un’iniezione
«Il 29 aprile 1945, dopo una giorna- per farli collassare. Scivolando sono fini-
ta di combattimenti, gli americani sono to con l’orecchio sul petto di quel pove-
entrati nel campo e hanno lasciato car- retto e ho sentito un lieve battito. Era an-
ta bianca ai prigionieri: chi si è vendicato cora vivo! Vedendomi indugiare, la guar-
di più con gli oppressori sono stati i russi, dia mi ha puntato il mitra, ha gridato e
che erano più in salute rispetto agli altri. mi ha fatto capire che se non mi sbrigavo
Ho visto un ufficiale Ss appeso al penno- avrebbe buttato dentro anche me. Un al-
ne della bandiera. Il primo liberatore che tro giorno, anziché mandarmi come sem-
mi ha parlato è stato un ragazzo america- pre a riparare i binari colpiti dai bombar-
no: io ero appoggiato alla baracca, non damenti, mi hanno destinato a una fatto-
mi reggevo in piedi e camminavo sulle ria. Strada facendo sono stato affiancato
ginocchia. In italiano mi ha detto: “Fi- da una vecchia contadina che cammina-
nito, finito tutto, adesso andare a casa da va lungo un fosso: sembrava mia madre.
mamma”. Mi ha baciato e mi ha lasciato A un tratto la donna mi ha mostrato un
uno zainetto pieno di cioccolata, caramel- tozzo di pane: “Brot, gut, essen”. Mi in-
le, biscotti. Mi ha fatto capire che dove- vitava a prenderlo, diceva che era buono.
vo mangiare poco per volta: meno male, Sapevo che se avessi accettato l’avrei messa
perché tanti sono morti nei primi giorni in pericolo. Così ho rifiutato più volte, poi
proprio per il troppo cibo. Dopo mesi di però l’ho preso e nascosto sotto il berretti-
fame l’intestino era sottile come carta ve- no. È stato un attimo. Ho sentito una raf-
lina e si spaccava». fica di mitra e la donna è finita nel fosso.
Tra i tanti episodi che hanno segna- Mi sono sentito colpevole di quella morte
to la sua esperienza nel lager, quale le si assurda e non ho mai mangiato quel pane:
ripresenta più spesso? l’ho tenuto come una reliquia. Una volta a
«Per anni ho avuto incubi. Mi capitava casa l’ho dato a mia madre, le ho raccon-
di dover staccare dai fili elettrificati per- tato come l’avevo avuto e abbiamo pianto
sone che vi si erano lanciate per liberar- insieme. Poi lei l’ha portato in una chiesa
si dai patimenti: mi risuonava nelle orec- e l’ha donato a Dio». •
chie lo scricchiolio dei nervi umani che Roberto Brumat

90
L’autore
degli scatti

A
vrebbe dovuto
bruciarle tutte
le oltre 50mila
foto scattate nei campi
di Auschwitz (alcu-
ne delle quali sono
in queste pagine),
invece le conservò,
rischiando la vita, per
documentare l’orrore.
Internato. Lui è il
fotografo polacco
Wilhelm Brasse (sopra
in un autoritratto del
1938, prima di essere
catturato nel 1941
dai nazisti, che poi ne
sfruttarono il talento).
La sua storia è rac-
contata in un libro, Il
fotografo di Auschwitz
(Piemme ).

INCONSAPEVOLI
Ebrei in attesa in un boschetto a
Birkenau nel 1944: non lo sanno
ancora, ma stanno per essere
portati nella camera a gas.

91
OLOCAUSTO
A.JUBRAN/MUNDO ESTRANHO/ED. ABRIL/CONTENT XP.

SPORCIZIA, sovraffollamento e SENZA CULTURA


Era vietata l’istituzione
malnutrizione. Ecco come si VIVEVA di scuole, a volte
improvvisate in segreto in
nei ghetti EBRAICI ripristinati da Hitler soffitte o scantinati. Anche
gli artisti lavoravano di
nascosto.

CONFINATI NEL
GHETTO
O
ggi quando si nominano XIV secolo, il ricco quartiere di Vene-
i ghetti si evocano i fa- zia in cui si erano stabiliti gli ebrei, in-
migerati quartieri in cui torno alle fonderie della città (in vene-
i nazisti, durante la Se- ziano gheto, “getto”).
conda guerra mondiale, confinarono Fine certa. Tra il 1939 e il 1945 la
milioni di ebrei. L’ordine di relegarli furia antisemita della Germania na-
in “zone speciali” delle città occupate zista determinò l’istituzione di circa
arrivò nel 1939, poco dopo l’invasio- 400 ghetti, per lo più nei Paesi occupa- STELLA FAMIGERATA
ne della Polonia da parte delle truppe ti dell’Europa dell’Est. Inizialmente vi Nel 1939 i nazisti
costrinsero gli ebrei del
tedesche. L’idea di costringere i mem- si usciva per ragioni di lavoro (e scor- ghetto di Varsavia a portare
bri delle comunità ebraiche in quar- tati), ma le restrizioni aumentarono una stella di David gialla
tieri chiusi era venuta in realtà già nel finché furono vietate anche le comu- come segno distintivo. Il
1555 a papa Paolo IV, che voleva te- nicazioni con l’esterno (servizi posta- “marchio” si diffuse poi
negli altri ghetti europei.
nerli separati dai cristiani: solo in Ita- li e telefonici inclusi). Nel ghetto tal-
lia ne sorsero a decine e per tre secoli volta fioriva un’economia sotterranea
la vita al loro interno fu segnata dalle basata sul contrabbando di alimenti e
più crudeli vessazioni. L’ultimo ghet- merci. Non esistono dati ufficiali, ma
to, a Roma, fu abolito nel 1870. la maggior parte degli ebrei dei ghetti
Ma il termine “ghetto” ha origini an- (tra i 3,5 e i 4,5 milioni) morirono poi
cora più antiche e non era sinonimo nei campi di sterminio. •
di segregazione: si chiamava così, nel Anita Rubini

VIAGGI MORTALI
All’entrata del ghetto
di Varsavia c’era un
MODELLO IN GRANDE punto di raccolta. Vi
La ricostruzione di un ghetto convergevano i nuovi
ispirata a quello di Varsavia arrivati o si radunavano
(Polonia) istituito nel 1939. coloro destinati ai campi di
Era il più grande d’Europa. concentramento.

92
SCARSA IGIENE
Altissima la mortalità dovuta
al diffondersi di malattie
come la dissenteria, il tifo e la
tubercolosi. Gli alloggi erano
infestati da topi, pulci, cimici,
mosche e zanzare.

SPAZI RIDOTTI
Intere famiglie erano
ammassate in un’unica stanza
che fungeva da cucina, bagno
e camera da letto. Si dormiva
su letti a castello a più piani
e lo spazio a disposizione per
persona era di 2 metri quadrati.

TUTTI ALLA FAME


Fame e malnutrizione
erano costanti: i nazisti
fornivano meno del 10 per
cento del cibo necessario
per sfamare gli abitanti
PICCOLE LIBERTÀ del ghetto.
La pulizia dei servizi igienici e la
distribuzione del cibo era affidata
dal Judenrat, il Consiglio ebraico
a cui i nazisti delegavano la
gestione del ghetto. Senza però
alcuna autonomia.

MEMORIE SCOTTANTI
I fatti quotidiani si
registravano in documenti
segreti, diventati la prova
delle atrocità naziste.

93
LEGGI RAZZIALI

FRATELLI
BRIDGEMAN/ALINARI

D’ITALIA
La discriminazione degli EBREI
fu solo COLPA del fascismo? Oppure
in Italia il germe dell’ANTISEMITISMO
trovò un TERRENO fecondo?
FARABOLA

94

U
n colpo non meno vigoroso è stato in- gonerie di questo genere”. Insomma, ce n’è quanto IN FUGA VERSO
flitto agli ebrei dal Consiglio dei mi- basta per chiedersi legittimamente se in Italia l’an- LA LIBERTÀ
nistri nella tornata del 2 settembre”. tisemitismo fosse già ben vivo prima delle leggi raz- Sotto a sinistra,
ebrei italiani in
Parole di Goebbels? No, di Civil- ziali approvate dal regime fascista. E come queste preghiera a bordo
tà Cattolica, rivista dei gesuiti, da sempre interpre- furono accolte dagli italiani. del transatlantico
te del pensiero della Chiesa sulle questioni politi- Causa di ogni male. Secondo gli storici l’an- Conte di Savoia in
che e sociali. L’occasione: il varo delle leggi razzia- tisemitismo di massa, diffuso da secoli nell’Euro- viaggio verso gli Usa,
nell’aprile del 1940.
li nel 1938. “Vediamo attuarsi quella terribile sen- pa Centro-Orientale o in Francia, in Italia non c’è
tenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la mai stato. Non ci furono mai, come in Germania,
quale va ramingo per il mondo”. Un inquisitore me- in Austria, in Ungheria, movimenti politici o reli-
dioevale? No, padre Agostino Gemelli, fondatore giosi antisemiti. Rari nella storia i pogrom, i mas-
dell’Università cattolica del Sacro Cuore, in appog- sacri di ebrei, abituali invece in Russia, Polonia,
gio a quelle leggi. Nel 1924, per la morte di un in- Ucraina. Due i motivi principali: lo scarso nume-
tellettuale ebreo, aveva scritto: “Ma se insieme con ro di ebrei presenti sul territorio italiano, mai più di
il positivismo, il socialismo, il libero pensiero e con il 40-45 mila, e la riconosciuta parità di diritti con gli
Momigliano morissero tutti i giudei che continuano altri sudditi, sancita da Carlo Alberto di Savoia nel ITALIANI
BRAVA GENTE?
l’opera dei giudei che hanno crocifisso nostro Signore, 1848. Gli ebrei aderirono con entusiasmo al Risor- Qui sotto, il cartello
non è vero che al mondo si starebbe meglio?”. Poi, per gimento, accettando poi senza riserve il nuovo Sta- affisso subito dopo
giustificarsi, padre Gemelli rincarò la dose: era sta- to italiano, e in gran parte persero progressivamen- la promulgazione
ta una “reazione alle brutture che ogni giorno si vedo- te i tratti esteriori della religiosità per un ebraismo delle leggi razziali
(1938) da un negozio
no: sono ebrei che ci hanno regalato il comunismo, la più laico e personale. “Ebrei di complemento”, li de- nei pressi del ghetto
massoneria, il dominio delle banche e mille altre stre- finiva lo scrittore Primo Levi. Ci furono, agli inizi, ebraico di Roma.

LUCE/SCALA
Si calcola che nell’ ITALIA fascista, dopo il 1938, un EBREO su
RASTRELLAMENTO anche molti ebrei fascisti. Difficile quindi, per la prelato, Umberto Benigni. Il loro cavallo di batta-
Sotto a destra, un propaganda religiosa o politica, eccitare fanatismi glia furono i Protocolli dei savi anziani di Sion, un
camion di ebrei contro di loro. C’erano però gli antisemiti, i porta- falso confezionato all’inizio del XX secolo dalla po-
rastrellati dalle Ss nel
ghetto di Roma il 16 tori dell’antigiudaismo teologico, l’antico odio del lizia zarista per avallare la tesi di un piano ebraico
ottobre 1943. Oltre mille cristianesimo per gli ebrei accusati della morte del di conquista del mondo.
romani finirono così nei Cristo, responsabili di orrende pratiche sacrileghe, Il seme dell’odio. Antigiudaismo cattolico e
campi di sterminio di da rinchiudere nei ghetti. antisemitismo nazionalista rimasero a lungo feno-
Auschwitz e Birkenau:
fecero ritorno solo in 17, Sulla stampa cattolica o nelle prediche, già dal- meni marginali. Ma, come ha spiegato il massimo
tra i quali una donna. la fine dell’Ottocento si ripeteva fino alla nausea storico del fascismo, Renzo De Felice, “ciò non to-
In basso, fumetto che gli ebrei erano causa della Rivoluzione france- glie che alcune gocce del veleno antisemita si sparges-
antisemita pubblicato se, del Risorgimento, del capitalismo e del socia- sero in quasi tutti gli ambienti”. L’Italia non diven-
sul Balilla, settimanale
della Gioventù italiana lismo. Dopo il primo conflitto mondiale diven- ne antisemita, ma gli italiani “fecero in un certo sen-
del littorio. A destra, due nero colpa degli ebrei anche la guerra e la Rivolu- so l’orecchio e si abituarono inconsciamente a certi ar-
numeri del quindicinale zione russa. E all’antigiudaismo cattolico si affian- gomenti” convincendosi che, in fondo, qualcosa di
La difesa della razza, cò quello politico dei nazionalisti e dei fascisti più vero dovesse pur esservi.
uscito dal 1938 al 1943.
accesi. Per loro, imbevuti di futurismo, culto del- Gli effetti si videro con le leggi per la difesa del-
la bellezza e della violenza, gli ebrei erano pacifisti, la razza promulgate a partire dal settembre 1938.
borghesi privi di spirito di avventura e di qualsiasi Per la Chiesa avevano “alcuni lati buoni”. “Discri-
altro valore che non fosse il denaro. minare e non perseguitare” fu la posizione più o me-
Fra i più attivi vi fu il giornalista Giovanni Pre- no ufficiale. Ma “la discriminazione era persecuzio-
ziosi, con la rivista Vita italiana, al quale si unì un ne, la più barbara e la più ingiusta che da secoli la
FOTOTECA GILARDI
ATI
COMUNICAZIONE FRANCO FOSS
MUSEO DEL FUME TTO E DELLA

LEEMAGE

96
mille morì SUICIDA Mussolini , i musulmani
terra italiana avesse conosciuta”, ha scritto De Feli-
e la superiorità della razza araba

O
ce. Anche se talvolta le amministrazioni applicaro- asi di Bugàra nendone la battaglia lò di “superiorità
(Libia), irredentista». della razza araba”
no con scarso zelo le normative razziali, per la pre-
20 marzo Simpatia reciproca. rispetto non solo agli
occupazione di bloccare interi settori commerciali 1937: 2.600 cavalieri Soprattutto in Egitto, ebrei ma anche agli
tradizionalmente in mano agli ebrei, in pochi me- arabi celebrano il nacquero organizza- altri popoli di colore.
si migliaia di persone persero il lavoro. duce che, a cavallo, zioni arabe d’ispira- Intanto s’intensifica-
Emma Terracina raccontava che il marito, mec- riceve la “Spada zione fascista. For- rono le iniziative di
canico specializzato all’azienda tranviaria di Roma, dell’islam”. Erano mazioni paramilitari penetrazione cultu-
nel giro di tre giorni «fu allontanato dal lavoro, co- gli anni in cui l’Italia dalle divise colorate rale e ideologica: la
cercava di scalzare (le Camicie azzurre, Fiera del Levante dal
me altri ebrei che lavoravano con lui, senza riceve-
il dominio anglo- le Camicie verdi) che 1930, i convegni a
re alcun compenso per il mancato preavviso e nes- francese in Africa del fascismo ammira- Roma degli studenti
suna solidarietà da parte dei colleghi». del Nord: «Dietro vano l’aspetto milita- asiatici nel 1933 e nel
Rovinati. Molti, vivendo solo di stipendio, fi- allo slancio del duce ristico, la volontà di 1934, le trasmissioni
nirono sul lastrico o dovettero subire odiosi ricat- verso il mondo rivalsa sulle potenze in arabo di Radio Bari
ti. «Mio padre fu licenziato dalla compagnia di as- arabo ci fu sempre la occidentali, l’oscil- dal 1934. Dal punto
sicurazioni per la quale lavorava e iniziammo a pe- voglia di esercitare lare fra tradizione e di vista militare, nel
un ruolo di potenza progresso. Si arrivò 1942 si tentò di costi-
regrinare da Torino a Milano a Roma, alla ricerca
mediterranea», dice fino all’affermazione tuire una Legione
di chi gli desse un lavoro qualsiasi, sempre clande- Manfredi Martelli, di un’affinità dottri- Araba, ma fu un
stino e precario», ricorda Lia Levi, oggi scrittrice. autore del libro Il nale tra fascismo e fallimento.
I professionisti dovettero chiudere gli studi, pro- Fascio e la Mezza- islamismo. In tutto questo la re-
fessori e studenti ebrei furono espulsi dalle scuole. luna (Settimo Sigil- Superiorità araba. ligione c’entrò poco.
lo). «Dagli Anni ’30 Certo il crescente «L’integralismo reli-
l’Italia intrattenne antisemitismo italia- gioso», dice Martelli,
rapporti stretti no generò qualche «arrivò dopo. Sorse
con i movimenti confusione (gli dalle ceneri delle
nazionalisti arabi arabi sono semiti continue mortifica-
e indiani, fornen- come gli ebrei). zioni dell’aspirazione
do loro armi e Per rassicurare, la dei popoli arabi a una
denaro e soste- stampa par- piena indipendenza».

ALINARI (2)
LA SPADA
DELL’ISLAM
Il duce con la spada d’oro
donatagli dai libici. In
realtà fu forgiata in Italia.

97
I loro DOCUMENTI avevano la dicitura “RAZZA EBRAICA”.
ESCLUSI «Quando fui cacciato avevo appena iniziato la pri- bi viaggiatori, di appartenere a club sportivi e di
Sotto, manifesto sulle ma elementare e non riuscivo a capire quale colpa avere domestiche “ariane”, perché “la razza ‘supe-
leggi del 1938, che avessi commesso», testimonia Renato Astrologo. riore’ non poteva fare servizi a quella cosiddetta infe-
escludevano gli ebrei
dagli uffici pubblici. «Ricordo molto bene la rabbia e la vergogna pro- riore”, spiegava De Felice. Chi poté, emigrò; altri
In basso, ebrei al vata». Persero la licenza perfino venditori ambu- si fecero battezzare, nella vana speranza di sfuggi-
lavoro sul greto del lanti, tassisti e osti. Anche lo scrittore e giornali- re alle persecuzioni; nelle famiglie miste si crearo-
Tevere, a Roma. Nel sta Luciano Tas (è morto nel 2014) è sempre stato no tragiche lacerazioni.
1942 fu decretato
il lavoro coatto per un testimone lucido di quei giorni: «Per continua- Se la responsabilità maggiore fu del fascismo, ri-
uomini e donne ebrei: re a lavorare, mio padre dovette cedere a un presta- badiva De Felice, è anche vero che “l’antisemitismo,
furono destinati ai nome “ariano”, ma pagandolo, la sua licenza di ta- dopo che superò il primo momento di resistenza degli
lavori pesanti.
gliatore di diamanti. Mio zio, commerciante, do- italiani, fu da moltissimi di questi accolto come qual-
vette trasformarsi in garzone di cosa di meno grave di quanto fosse sembrato in un pri-
merceria». mo momento”. I giornali si riempirono di attacchi
LEEMAGE

Divieti tra il tragico e e calunnie sempre più personali e dirette ad avvo-


il ridicolo. Tra le tante nor- cati, medici, attori e perfino sportivi ebrei. Partì la
me vessatorie imposte dal re- caccia al cognome ebraico, quasi sempre in base a
gime, anche il divieto di pos- criteri malamente orecchiati.
sedere radio, di figurare negli Si diffusero le denunce anonime e le estorsioni.
elenchi telefonici, di raccoglie- Peggio ancora fece il mondo della cultura: per scrit-
re lana per materassi, di gestire tori, docenti, giornalisti fu l’occasione per metter-
scuole da ballo, di accedere al- si in mostra, fare carriera, denaro, per sfogare ran-
le biblioteche pubbliche, di pi- cori, per prendere il posto tolto al collega ebreo.
lotare aerei, di allevare colom- Solo con il crollo del fascismo e l’occupazione
LUCE/ALINARI

98
Ma il passaporto no, per spingere gli ebrei a EMIGRARE
tedesca si comprese la vera natura delle leggi raz- Tutti i beni mobili e immobili appartenenti agli ISOLATI
ziali e il Paese mostrò il meglio, e purtroppo anche ebrei furono confiscati. Nelle città della Repubbli- Sotto a sinistra, una
il peggio, di sé: da una parte i molti che, rischian- ca sociale le spoliazioni non si fermarono neppure circolare del Club
alpino italiano che
do la deportazione o la fucilazione, salvarono la vi- davanti agli oggetti di uso domestico: il mobilio, limitava l’iscrizione
ta a migliaia di ebrei nascondendoli nei conventi, gli attrezzi da cucina, la biancheria personale, per- ai soli “ariani” e una
nelle chiese, nelle soffitte, nei fienili, fornendo lo- sino i vasi da notte furono requisiti. lettera della Siae
ro documenti falsi. Dall’altra tutta una serie di col- Atteggiamento ambiguo. La Chiesa ufficial- che bandiva gli autori
ebrei.
laboratori, volenti o nolenti, che i tedeschi trovaro- mente tacque, pur appoggiando l’opera dei reli-
no tra gli italiani per la realizzazione dei loro pia- giosi a favore degli ebrei. Ma non rinunciò del
ni di sterminio. tutto alle sue posizioni. Quando il governo Bado-
È un fatto, secondo De Felice, che “polizia, ca- glio decise di abolire le leggi razziali, un incaricato
rabinieri e militari, tranne casi sporadici, eseguirono del Vaticano, padre Pietro Tacchi-Venturi, comu-
passivamente gli ordini dei comandi tedeschi, com- nicò al maresciallo d’Italia che la legislazione raz-
piendo arresti, rastrellamenti, traduzioni di ebrei”. ziale “secondo i principi e le tradizioni della Chie-
Lia Levi e la sua famiglia furono avvertiti in tem- sa cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abro-
po e sfuggirono alla razzia del 16 ottobre 1943 nel gate (quelle sui convertiti e i matrimoni misti) ma
ghetto di Roma. Mussolini era caduto, destituito ne contiene pure altre meritevoli di conferma”. •
dal Gran consiglio del fascismo nella notte tra il Achille Prudenzi
24 e il 25 luglio 1943, ma la tragedia per gli ebrei
italiani cominciava proprio allora. La famiglia di
Luciano Tas spese fino all’ultimo centesimo per
LEEMAGE

procurarsi documenti falsi e corrompere le guar-


die confinarie fasciste nella fuga verso la Svizzera.

Segregati nei ghetti per volere del papa

L’
idea di confinare gli ebrei dei papi, delle circostanze politi-
in quartieri chiusi, per che o economiche, dei rapporti
separarli dai cristiani, venne tra Stati e Chiesa. In alcune città,
a papa Paolo IV nel 1555. In Italia come Milano, un ghetto non ci fu
i ghetti furono decine, da Firenze mai perché agli ebrei era vietato
a Ferrara, da Modena a Venezia soggiornarvi. A Livorno, invece, i
(foto sopra), da Ancona a Manto- Medici concessero agli ebrei ogni
va, da Trieste a Gorizia. libertà perché con i loro commerci
Tartassati. Per tre secoli la vita arricchivano la città.
nei ghetti fu segnata da ogni Espulsi. Nel 1569 Pio V ordinò
possibile vessazione: pagare le agli ebrei dello Stato della Chiesa,
guardie interne, esercitare due salvo quelli di Roma e Ancona,
CATALOGO MOSTRA “DALLE LEGGI ANTIEBRAICHE ALLA SHOAH”

soli mestieri (commerciare stracci di lasciare le loro terre. Molti


e prestare denaro, quest’ultimo emigrarono negli Stati vicini,
perché vietato ai cristiani), porta- altri si rifugiarono nelle due città
re un segno distintivo, assistere e nei loro nomi rimase il ricordo
alle prediche conversionistiche, di quella espulsione: Di Cori, Di
mantenere la casa dei catecumeni Nepi, Ravenna, Modena, Taglia-
(gli ebrei convertiti). Le restrizioni cozzo. L’ultimo ghetto, a Roma, fu
variavano a seconda degli umori abolito nel 1870.

99
LIBERAZIONE

ATTACCO ALLA
SICILIA
Il 10 luglio 1943 gli ALLEATI
sbarcarono in Sicilia. Per il
fascismo fu l’inizio della FINE.
Con qualche lato OSCURO:
violenze gratuite e accordi con
la MAFIA...

100
“ Q
uando sbarcheremo di fronte al nemi- to oscuro. Per fare un po’ di luce bisogna tornare a
co, non esitate a colpirlo. [...] Non mo- quando e a dove tutto ebbe inizio: ossia al genna-
streremo pietà. [...] Il bastardo cesserà di io del 1943, nella città marocchina di Casablanca.
vivere. Avremo la nomea di assassini... Nel “ventre molle”. Nel corso del 1942, terzo
E gli assassini sono immortali”. È così che il gene- anno del secondo conflitto mondiale, le truppe de-
rale americano George Smith Patton aizzò nel lu- gli Alleati avevano conquistato il grosso dell’Africa
glio del 1943 i suoi uomini, alla vigilia dello sbar- Settentrionale e iniziato a dibattere su quale fosse la
co alleato in Sicilia. Dove, per la cronaca, i bastardi strategia migliore per strappare all’Asse Roma-Ber-
da colpire erano i soldati italiani. La guerra è guer- lino il controllo della “Fortezza Europa”. A tal fine
ra, si sa. Ma il discorsetto motivazionale redatto dal fu organizzata un’apposita Conferenza a Casablan-
TUTTI “generale d’acciaio” – questo il soprannome di Pat- ca, dove tra il 14 e il 24 gennaio 1943 si confron-
A TERRA!
A sinistra, unità
ton, che amava girare con un cinturone da cowboy tarono il presidente statunitense Franklin Delano
alleate (in questo caso da cui pendevano due luccicanti Colt calibro 45 – Roosevelt, il premier britannico Winston Churchill
inglesi) scendono a funzionò anche troppo. Tanto che alcuni soldati a e Charles de Gaulle, leader del movimento France
terra sulla costa sud- stelle e strisce, inebriati da quelle parole di fuoco, libre (“Francia libera”). Alla fine prevalse l’idea in-
orientale della Sicilia
durante l’Operazione
estesero il concetto di nemico anche ai civili. Co- glese di attaccare l’Europa partendo dal suo “ven-
Husky, nome in codice sì l’Operazione Husky (il nome in codice dato al- tre molle”, ossia dall’Italia. E come porta d’ingres-
dello sbarco che durò lo sbarco alleato) liberò sì l’isola dal nazi-fascismo, so fu scelta la Sicilia, strategicamente posta nel cuo-
fino a metà agosto. ma al prezzo di una lunga serie di crimini di guerra. re del Mediterraneo, poco distante dal Nord Africa.
Sotto, il fumo di una
nave americana Non solo. Come sappiamo oggi, lo sbarco fu reso Il comando delle operazioni fu assegnato al gene-
colpita da aerei possibile dall’aiuto di noti mafiosi, che non tardaro- rale statunitense Dwight “Ike” Eisenhower, futuro
tedeschi al largo di no a diventare i nuovi padroni dell’isola. Non stupi- presidente Usa, che scelse come comandanti l’in-
Gela, nel tentativo sce quindi che dietro alle immagini di festa, con lan- glese Bernard Law Montgomery (a capo dell’8a ar-

GETTY IMAGES
di contrastare lo
sbarco il 10 luglio ci di cioccolata e sigarette da parte dei soldati ame- mata, supportata da una divisione canadese) e il ri-
1943. ricani, il nostro D-Day nasconda un inquietante la- soluto Patton (7a armata). Il piano prevedeva che
ROGER VIOLLET/ALINARI

101
Messina
17 agosto
IL D-DAY
ITALIANO Reggio
L’Operazione Husky durò Palermo Calabria
dal 10 luglio al 17 agosto (22 luglio)
1943, quando i nazisti
lasciarono l’isola SICILIA
superando lo Stretto Trapani
Gruppo Divisione Aosta Enna (20 luglio) Gruppo Catania (5 agosto)
di Messina. I morti tra i (23 luglio) Enna
soldati italiani e tedeschi Caltanissetta (18 luglio) Schmaiz
Marsala Augusta
furono oltre 8mila, (23 luglio) Divisione Assietta Gruppo
tra gli Alleati oltre 5mila. Fullriede Div. Göring (13 luglio)
Gli italiani fatti prigionieri Div. Livorno Div. Napoli Siracusa
dagli angloamericani Brigate (11 luglio)
furono circa 140mila. Agrigento Licata aviotrasportate
(17 luglio) Gela Vittoria
Ragusa
Capo
(10 lu Passero
glio)
lio)
0 lug
7 ARMATA
a
(1
Pantelleria (11 giugno) (Patton)
8a Armata
(Montgomery)
A

FORZE DELL’ASSE
SI
NI

Italiani Alleati
TU

230.000 160.000 uomini Statunitensi


uomini 4.000 aerei
1.375 navi da guerra Inglesi
Tedeschi 1.124 navi da trasporto

M. PATERNOSTRO
60.000
3.000 mezzi corazzati Canadesi
uomini

Il primo TERRITORIO italiano a essere LIBERATO fu Pantelleria,


l’operazione venisse condotta dai britannici a est leato prevedeva una missione segreta che con setti-
(nella zona tra Capo Passero, Siracusa e Augusta) e mane di anticipo creasse l’humus adatto per l’arrivo
dagli americani a ovest (tra Licata, Gela e Vittoria, dei liberatori, e a tale scopo furono intavolate trat-
v. cartina qui sopra). La manovra, il cui inizio fu fis- tative con boss della criminalità organizzata ameri-
sato per le prime ore del 10 luglio, sarebbe stata pre- cana (di origine siciliana, ma non solo) del calibro
ceduta da bombardamenti strategici e da un lancio di Francesco Castiglia, alias Frank Costello, e Sal-
di paracadutisti. Il tutto con la più ampia flotta mi- vatore Lucania, alias Lucky Luciano.
litare mai messa in mare alle spalle. Vent’anni prima di quei giorni di luglio la ma-
Arriva Cosa Nostra. Prima di procedere era fia siciliana era stata colpita sul piano militare con
però necessario preparare il terreno, ed è a questo le misure eccezionali attuate dal “prefetto di ferro”
punto che entrò in gioco Cosa Nostra. Il disegno al- Cesare Mori. Molti criminali avevano preferito far

Britannici in azione (agosto 1943).


Lo scenario bellico e l’avanzata alleata
Gennaio-febbraio 1943 18 giugno Bombardamen-
Primi bombardamenti su to alleato di Messina.
Augusta, Catania, Trapani e 9-10 luglio Preceduto dal
Palermo. lancio di truppe aviotra-
8 maggio Bombardamento sportate, inizia nottetempo
su Pantelleria. lo sbarco alleato, con le
9 maggio Nuovo bombar- truppe che si dislocano
damento su Palermo. lungo 160 chilometri nella
11-13 giugno Gli angloa- costa meridionale della
mericani occupano le isole Sicilia.
ROGER VIOLLET/ALINARI

di Pantelleria, Lampedusa 10-12 luglio L’8a armata


e Linosa. prende Siracusa.
MAGNUM/CONTRASTO

che si ARRESE l’11 giugno 1943


TRAVOLTI le valigie per gli Usa. «A ben vedere, però, l’inter-
Tedeschi catturati vento di Mori aveva colpito solo i ranghi più bas-
dopo lo sbarco. si della mafia e non le alte sfere», diceva lo storico
La maggior parte
delle forze naziste siciliano Giuseppe Casarrubea, autore di Storia se-
si ritirò attraverso greta della Sicilia (Bompiani). «Di fatto l’intelaiatu-
lo Stretto di Messina. ra mafiosa rimase viva anche durante l’epoca fasci-
A destra, il generale sta». Intanto la mafia “emigrata” diede l’assalto alle
Patton in Sicilia.
grandi città americane. «Cosa Nostra negli Usa ri-
uscì a modernizzarsi, senza che i suoi esponenti di-
menticassero mai la terra d’origine, con cui man-
tennero intensi rapporti».

La risalita della 7a armata 5 agosto Cade anche la firma in segreto l’armisti-


è rallentata dalla Divisio- città di Catania. zio con gli Alleati.
ne Livorno. 6 agosto Dopo 5 giorni di 8 settembre Badoglio
13-18 luglio Sono occu- combattimenti gli Alleati rende pubblico l’armisti-
pate Augusta, Agrigento, occupano Troina, lungo la zio e gli Alleati sbarcano
Caltanissetta. strada per Messina. in Calabria.
22 luglio Gli Alleati pren- 17 agosto Le truppe di 9 settembre Gli Alleati
dono Palermo. Patton entrano a Messina, lanciano l’Operazione
25 luglio Sfiducia e dimis- abbandonata dalle trup- Avalanche e sbarcano a
sioni di Mussolini. Al suo pe tedesche. Salerno.
posto il re nomina Pietro 3 settembre A Cassibile 1° ottobre Gli angloame-
Badoglio. (Siracusa) il Regno d’Italia ricani entrano a Napoli.
EVERETT/CONTRASTO

103
L’alleanza con la MAFIA in vista dello sbarco “minò” lo Stato
ITALIANO? Forse, ma Cosa Nostra era già ben RADICATA
Utili servigi. Un emigrante della prima ora era dalla mafia allo sbarco fu però marginale», chiariva VERSO PALERMO
proprio Luciano (trasferitosi in America nel 1907) Casarrubea. «Il principale aiuto Cosa Nostra lo for- Gli americani accolti
che all’epoca dello sbarco stava scontando una con- nì in seguito, a sbarco ultimato, garantendo l’ordi- come liberatori a
danna pluridecennale e che venne avvicinato dal- ne dopo la partenza degli Alleati». Monreale, alle porte
di Palermo. La città si
la Cia per ottenere “contatti utili” sul territorio si- Con o senza la “mano” mafiosa, i 160mila soldati arrese il 22 luglio.
ciliano, con la promessa di un aiuto per la gestio- messi in campo dagli angloamericani (numero più
ne della regione una volta occupata l’isola. In cam- che raddoppiato nei giorni seguenti), supportati da
bio, nel 1946, il boss verrà scarcerato “per i grandi circa 4mila aerei, decine di grandi navi e quasi 3mi-
servigi resi”. la mezzi da sbarco, non tardarono a impadronirsi
Tra i “consulenti” chiamati in causa dagli Usa si dell’isola, trovando scarsa resistenza e completan-
contarono anche i fratelli Camardos e don Caloge- done la conquista in poco più di un mese. Sarà in-
ro Vizzini, che attivarono la loro rete di amicizie per fatti proprio in Sicilia, a Cassibile (frazione di Sira-
promuovere azioni di boicottaggio contro i fascisti cusa), che il 3 settembre verrà firmato segretamen-
e operazioni di spionaggio. te l’armistizio tra Alleati e italiani.
Secondo alcune fonti, don Calogero Vizzini, boss La conquista. Il tracollo siciliano portò con sé,
di fama internazionale, fornì una lista di persone il 25 luglio, la caduta di Mussolini, messo in mino-
amiche che contribuirono a organizzare sabotaggi ranza dal Gran consiglio del fascismo, arrestato e so-
e poi a far da guida sul territorio alle truppe alleate. stituito da Pietro Badoglio. «Ma prima delle dimis-
«Dal punto di vista militare il contributo offerto sioni del duce, in Sicilia si versò una gran quantità

104
di sangue innocente», dice Fabrizio Carloni, gior-

MAGNUM/CONTRASTO (3)
nalista e saggista. «All’inizio ci pensarono i bom-
bardamenti a fare strage tra i civili, trasformando
per molte settimane la vita dei siciliani in un infer-
no. A partire dal 10 luglio toccò invece agli uomini
di Patton, che nel motivare i suoi aveva tra l’altro
ordinato di sparare al nemico senza accettare pro- cina contro una dozzina di carabinieri che si erano
poste di resa». appena arresi».
Gli “uccelli tonanti”. I primi a tradurre in Quattro giorni dopo, all’aeroporto di Acate, furo-
pratica l’ordine furono gli uomini della 45a divisio- no invece spogliati, derubati e fucilati oltre 70 pri-
ne di fanteria Usa (detta Thunderbird, v. riquadro) gionieri – tra cui alcuni civili – per iniziativa del ca-
con il sostegno dei colleghi dell’82a divisione avio- pitano John Compton e del sergente Horace West,
trasportata. Quasi tutti i soldati della 45a erano al entrambi della 45a. «Tra Gela, Acate e Vittoria si
battesimo del fuoco, e si davano coraggio con alcol formò un “triangolo della morte” in cui le uccisioni
e anfetamine. Questo mix si rivelò micidiale. «Nel- furono di due tipi: “a caldo”, in fase di bonifica del
IL DOLORE le primissime ore dello sbarco, a Gela, fu per esem- territorio, e “a freddo”, condite spesso da un odio
DEI CIVILI pio uccisa senza motivo una ragazza con i suoi due quasi razziale per gli italiani», dice Carloni. Triste-
Sopra, una foto
scattata (come altre bambini, e nel pomeriggio fu messo al muro e fu- mente esemplare è quanto avvenne il 13 luglio in
di queste pagine) cilato a sangue freddo il podestà di Acate, Giusep- contrada Piano Stella, dove cinque coltivatori, estra-
dal reporter Robert pe Mangano. Accanto a lui c’era il figlio, che ven- nei alle vicende belliche, furono prelevati dalle loro
Capa, che seguì le ne a sua volta trucidato con un colpo di baionetta case e assassinati senza un motivo apparente. «Entra-
truppe Usa. A destra,
una ragazzina ferita alla gola», racconta Carloni. «Nel frattempo, anco- rono e ci fecero segno di seguirli», ricordava Giusep-
durante l’avanzata. ra nei pressi di Gela, si era compiuta una carnefi- pe Ciriacono, che allora aveva 13 anni e che fu l’uni-

Una Sicilia indipendente? Don Calogero

N
Vizzini, nel
el vuoto di po- Antonio Canepa e il barone della polizia, che in autun- 1944 sindaco di
tere della Sicilia Lucio Tasca (nel 1943 eletto no uccise 24 persone repri- Villalba e boss
post-sbarco si fece sindaco di Palermo). Dopo mendo una manifestazione mafioso.
velocemente strada l’ideo- l’8 settembre il movimento autonomista a Palermo, il
logia separatista del Cis, il indipendentista si radicò Mis iniziò la lotta armata
Comitato per l’indipenden- nel territorio con il placet creando l’Evis (Esercito
za della Sicilia nato dei servizi segreti Usa e nel volontario per l’indi-
nel 1942, il cui obiettivo era 1944 dal Cis nacque il Mis pendenza della Sicilia) e
la secessione. (Movimento per l’indipen- contattando il bandito Sal-
Misteri. Leader dei sepa- denza della Sicilia) a cui vatore Giuliano. Nel 1946
ratisti era Andrea Finoc- aderirono per un periodo la nascita della Repubblica
chiaro Aprile, che coinvolse noti mafiosi come don tolse potere ai separatisti,
poi personaggi come il Calogero Vizzini. abbandonati anche dagli
docente universitario In risposta alla repressione Stati Uniti.

105
co superstite. «Poi un americano mi prese per il ba­ Sotto processo. «Dalle indagini storiche, dal­
vero e mi fece allontanare. Dopo pochi passi sentii le le inchieste giornalistiche, dai processi della cor­
raffiche di mitra, seguite dalle urla di mio padre e te marziale americana e da numerose testimonian­
degli altri». Un’ennesima strage si verificò infine a ze emergeranno chiaramente le responsabilità di
Canicattì, presso una fabbrica di sapone con annes­ Compton, West e McCaffrey», racconta Carloni.
so deposito di generi alimentari. «Qui il colonnello «L’unico a essere condannato però fu West: si bec­
Herbert McCaffrey sparò su alcuni disperati che sta­ cò un ergastolo, ma fu poi graziato. Dalle inchieste
vano razziando lo stabilimento, freddando sei adul­ emerse inoltre che alcuni soldati americani si erano
ti e una bambina». lasciati andare a stupri e saccheggi».
A denunciare le violenze statunitensi (assai me­ “Guerra pi tutti...”. A lungo relegate nell’o­
no numerose di quelle nazifascite, ovviamente) fu­ blio dall’euforia della liberazione dalla dittatura, ben
rono gli stessi americani. In particolare il cappel­ presto iniziarono anche le operazioni per ripagare la
lano William King, chiamato il 14 luglio ad Aca­ mafia per i suoi servigi. Gli americani, in cerca di uo­
te da alcuni soldati che gli confidarono di provare mini da sostituire alle autorità fasciste, assegnarono ULTIMO SFORZO
vergogna per quello che stava succedendo e che gli cariche a personaggi “al di sotto di ogni sospetto”. Sotto, americani
mostrarono anche i corpi delle vittime di Comp­ Per esempio don Calogero Vizzini fu nominato presso Troina, sulla via
verso Messina, il 4
ton e West. Nonostante i tentativi di Patton di in­ sindaco di Villalba, e Vito Genovese, pregiudica­ agosto 1943. Qui ci
sabbiare tutto, le voci di queste stragi cominciaro­ to, fu promosso interprete ufficiale dell’Ammini­ furono scontri fra
no a diffondersi. strazione alleata nella Sicilia occupata. i più cruenti.

Lo sbarco in Sicilia fu anche una


“PROVA GENERALE” di quello in
NORMANDIA, il 6 giugno 1944

106
La divisione della vergogna

I
l loro stemma, al- incassarono però
meno fino al 1938, molte accuse, in
fu una svastica. seguito provate da
Che venne poi sosti- processi e tribunali
tuita dall’uccello to- militari.
nante (thunderbird), Vendette. Il 29 aprile
figura mitologica 1945, per esempio,
dei nativi americani. dopo aver liberato i
Quasi tutti i soldati detenuti del campo
della divisione di concentramento
provenivano da di Dachau (Germa-
Arizona, Colorado e nia), quelli della 45a
Oklahoma e aveva- sterminarono le
no scarsa esperien- guardie tedesche,
za: questi i segni che si erano arrese.
distintivi della 45a Frank Sheeran, testa
divisione di fanteria calda della divisione,
Usa, responsabile di dirà in proposito che CORTESIA MURSIA ED. DAL LIBRO ”GELA 1943 - LE VERITÀ NASCOSTE DELLO SBARCO AMERICANO IN SICILIA”

violenze gratuite. “quando un ufficiale


Protagonisti. Già ti diceva di prendere
attiva in Nord Africa, un paio di prigionieri
dopo lo sbarco tedeschi sapevi
in Sicilia la Thun- cosa dovevi fare” e
derbird partecipò il colonnello Felix
alla liberazione di Sparks parlò di una
Roma (i suoi uomini dozzina di prigionie-
furono i primi a ri mitragliati. Altri
entrare in Vaticano), testimoni alzeran-
della Francia e della no tale cifra, e nel
VIOLENZE
Soldati della 45a
Germania, brillan- 1986 l’ex colonnello
divisione nelle vie di
do in operazioni Howard Buechner Gela. Qui avvennero
di salvataggio dei rivelerà che il mas- violenze gratuite in
prigionieri di guerra. sacro coinvolse 520 seguito condannate
Oltre alla gloria, tedeschi. dagli Usa.

«A beneficiare della generosità Usa fu anche Giu-


MAGNUM/CONTRASTO (2)

INCONTRI seppe Genco Russo, boss che dopo aver avuto un


Un carro armato ruolo di primo piano nel coordinamento delle fasi
americano a tu per post-sbarco fu messo a capo della cittadina di Mus-
tu con un contadino
siciliano, in un altro someli», diceva Casarrubea. «Poi fu la volta di Ni-
magistrale scatto di cola “Nick” Gentile, a cui fu affidata la gestione del
Robert Capa. territorio di Agrigento, e di Vincenzo Di Carlo, no-
minato responsabile dell’Ufficio per la requisizione
dei cereali. Gli Alleati fecero cioè un pericoloso passo
verso la legittimazione della mafia, che dopo l’Ope-
razione Husky intraprese la sua decisiva escalation».
Secondo la maggior parte degli storici, il prezzo fu
alto ma valeva la pena pagarlo pur di lasciarsi alle
spalle il fascismo e uscire dall’incubo della guerra.
Certo, il conto arrivò a una popolazione già sfian-
cata, vittima perfetta di un vecchio adagio locale:
“La guerra, quannu veni, veni pi tutti...”. La guer-
ra, quando arriva, arriva per tutti. Anche se a por-
tarla non è chi l’ha scatenata e anche se chi la fa vie-
ne nelle vesti del liberatore. •
Matteo Liberti

107
ORE DECISIVE
SCALA

Il 25 LUGLIO 1943,
dopo 10 interminabili
ore di seduta notturna, il
GRAN CONSIGLIO
del fascismo votò la
SFIDUCIA a Mussolini.
Ecco i fatti e i protagonisti

LA CADUTA
N
el copione di due decenni di dittatu- La “grande pena”. I dubbi di Grandi e le sue de-
ra, un ultimo atto lungo “solo” die- cisioni presero forma in un contesto di emergenza:
ci ore è poco più di uno schiocco di la guerra contro gli Alleati andava sempre peggio, in
dita. Di fatto però l’Italia fascista an- primavera era crollata l’ultima resistenza italiana in
dò in pezzi così, con quell’ultima riunione-fiume Africa e anche in Russia le truppe della Wehrmacht
di gerarchi in sahariana nera che nell’afosa notte erano al collasso.
tra sabato 24 e domenica 25 luglio 1943 decise- Il 26 marzo, dopo l’incontro con un Mussolini FINE DI UN’ERA?
ro di “staccare la spina” a Mussolini. Uomo chia- disfatto, Grandi annotò nel suo diario: “Sento una A sinistra, un uomo
ve dell’operazione un conterraneo romagnolo del grande pena per quest’uomo, ormai prigioniero del suo distrugge a martellate
duce, Dino Grandi: presidente della Camera dei demone interiore”. Ai primi di giugno si confrontò uno stemma con il
fascio littorio, il 26
fasci e delle corporazioni (il “parlamento” fascista) con Vittorio Emanuele III e con lui mise a punto un luglio 1943. In alto,
e già ministro degli Esteri, della Giustizia e amba- piano: usare il Gran consiglio del fascismo – “comi- manifestazione a
sciatore a Londra. Un uomo intelligente, sopran- tato centrale” del Partito nazionale fascista – per sca- Milano per la caduta
nominato “fedele disubbidiente” per il suo dissi- ricare Mussolini e sganciarsi dalla Germania. La si- del fascismo (25
luglio 1943). A destra,
dio interiore tra fedeltà al duce e crescente perce- tuazione, però, precipitò: il 10 luglio gli angloame- la prima pagina del
zione dei limiti del regime. ricani sbarcarono in Sicilia. Il 13 e il 16 luglio i ge- Corriere della Sera.

108
OLYCOM

109
FARABOLAFOTO
rarchi inviarono a Mussolini pressanti richieste di tualità di lasciarsi forzare al disimpegno da Berlino».
convocazione del Gran consiglio. Il duce dapprima Grandi non perse tempo. Preparò in gran fretta un
rifiutò poi, a sorpresa, il 21 luglio acconsentì. Prete- ordine del giorno volto a chiedere “l’immediato ripri-
sto della riunione: l’esame dell’andamento del con- stino di tutte le funzioni statali”, privando Mussolini
flitto. Come mai il duce cambiò idea? dei poteri dittatoriali inaugurati con le “leggi fasci-
In trappola. Per lo storico Giuseppe Parlato, stissime” del 1925. A quel punto diede inizio a feb-
che ha curato la prefazione alla più recente edizione brili contatti segreti con gli altri membri del Con-
del memoriale di Grandi, la spiegazione è semplice: siglio: le prime adesioni furono quelle di Giuseppe
«Non poteva fare altro, ormai un po’ tutti gli chie- Bottai e del genero del duce, Galeazzo Ciano.
devano di sganciarsi dalla Germania. Il 19 luglio, Il 22, forse per lealtà, Grandi incontrò Mussolini ITALIA IN FESTA
mentre era impegnato nell’inconcludente incontro per anticipargli i contenuti della sua mozione e gli Sotto, le piazze (qui
di Feltre con Hitler (v. riquadro a destra) lo raggiunse chiese, a tu per tu, di passare la mano. Il duce ribatté San Marco a Venezia)
la notizia del primo bombardamento alleato su Ro- con ciò che aveva appreso da Hitler a Feltre: un’arma gremite di folla
salutano il nuovo
ma (v. articolo nelle pagine seguenti). In quella situa- segreta avrebbe capovolto le sorti del conflitto. “Ma”, governo il 26 luglio
zione credo che lo stesso Mussolini pensasse all’even- concluse, “ne parleremo al Gran consiglio”. 1943.

L’ordine del giorno GRANDI aveva lo scopo di passare


al re Vittorio Emanuele il COMANDO delle forze armate

110
BPK/SCALA
Una lunga notte. L’ultima assise del vertice fa-
scista (che non si riuniva dal ’39) iniziò alle ore 17
del 24 luglio nella Sala del pappagallo di Palazzo
Venezia. Dopo l’appello, ci fu il discorso del duce:
“Guerra o pace? Resistenza o capitolazione? Da questo
Gran consiglio potrà uscire la parola che la nazione in
questo momento attende”. Seguì una seduta intermi-
nabile in cui tutti, fedelissimi e critici, presero lun-
gamente la parola.
Gli ordini del giorno presentati erano tre: quello di
Grandi, quello del “fascistissimo” Farinacci, che vo-
terà contro Grandi pur sostenendo tesi simili, e quel-
lo del neosegretario del Partito fascista Carlo Scor-
za, che confermava l’appoggio a Mussolini, seppure
chiedendo “metodi e mezzi nuovi”. La guerra poteva
A VENEZIA
finire a Feltre?

S
A destra, di fronte an Fermo di Hitler parla di nuove e
alla Basilica di San Belluno, nei pressi potenti armi (i missili
Marco protetta dai di Feltre, 19 luglio V2, appena testati) ma
bombardamenti 1943. Nella rinasci- poi snocciola i molti
si issa la bandiera mentale Villa Gaggia errori italiani costati
italiana. le due appannate star cari ai tedeschi. Morale:
del Patto d’Acciaio fra niente aiuti.
Italia e Germania fanno Opportunità. La notizia
il punto. Per Mussolini del bombardamento di
è l’ultimo atto ufficiale Roma e il precipitoso
da capo del governo: la rientro del duce conclu-
fronda cova da tempo, sero quel vertice senza
e lo stesso capo di Stato storia. Ma che la Storia
maggiore, Vittorio avrebbe potuto farla se
Ambrosio, prima del gli ambienti militari ita-
summit lo scongiura di liani vicini al re – come
far inviare subito rin- si ipotizzò – avessero
SOTTO LA forzi tedeschi in Sicilia, sfruttato l’occasione
MADONNINA altrimenti “dobbiamo per catturare i due
Sotto, a Milano sganciarci e pensare ai leader, facendo forse
in piazza Duomo fatti nostri”. Cioè mol- finire la guerra con due
si festeggiò la lare il Führer. A pranzo anni d’anticipo.
deposizione
di Mussolini
sventolando
bandiere tricolori.

FOTOTECA STORICA CARUBELLI

Sopra, la lettera del 14 luglio con cui il ministro


degli Esteri inglese Eden respinse l’idea di uccidere
Mussolini. In alto, il duce e Hitler a Feltre.
SCALA (3)

111
Nonostante l’uniforme estiva, il CALDO era ATROCE. Anche perché
le finestre della sala erano OSCURATE a causa dei bombardamenti
L’atteggiamento del duce era passivo: ribatteva al- giurati” erano solo Grandi, Bottai, Ciano, Federzo- PUNTO
le critiche senza convinzione. Probabilmente perché, ni e De Stefani». DI SVOLTA
ribadisce Parlato, «si trattava di una pantomima a be- Mussolini, racconta Grandi, avrebbe concluso la A destra, l’arresto
del duce rievocato
neficio di chi tra i presenti, come Farinacci, era pron- seduta con un teatrale “Signori, stasera avete provoca- nel 1963 sulla
to a riferire tutto all’ambasciata tedesca. Doveva in- to la crisi del regime” fermando con un gesto il saluto Domenica del
somma mostrare a Hitler di avere le mani legate, che romano del fedele Scorza. “Ci separammo salutan- Corriere.
era obbligato dai gerarchi a ricusare l’alleanza, oppu- doci appena”, ricorderà anni dopo un altro dei pre-
re a passare la mano a qualcuno che lo facesse al po- senti, De Marsico.
sto suo. Ecco perché, paradossalmente, accolse qua- Eterogenei. Ma chi erano davvero i “venticin-
si con fastidio l’ordine del giorno dell’ignaro Scor- queluglisti”? Fascisti non allineati, dissidenti o che
za, che era in suo sostegno, e fece votare per prima la altro? «C’era un po’ di tutto», risponde Parlato. «Na-
mozione Grandi». zionalisti come Federzoni, vecchi militari come De
L’ora della verità. Alle 2:40 del 25 luglio, la Bono, sindacalisti come Cianetti, Pareschi e Gottar-
proposta che “pensionò” di fatto il duce passò con
19 firme contro 8. Molti però erano convinti di far- A GENOVA...
gli cosa gradita. «Quante volte in passato», ricorda A lato, il tram
lo storico, «il duce aveva bypassato un voto appellan- che va da Foce a
dosi magari a un errore di battitura? Stavolta non lo Sampierdarena
espose una scritta
aveva fatto, quindi era ciò che voleva: questo pensa- inneggiante al nuovo
vano in molti, e questo Pareschi e Gottardi (che vo- capo del governo.
tarono l’ordine del giorno Grandi) ripeteranno in se-
guito al processo di Verona. Altri non vollero leggere
tra le righe e votarono non credendo affatto di sanci-
re la fine politica di Mussolini: pensavano solo di re-
sponsabilizzare il re restituendogli il comando delle
forze armate. Il ministro delle Corporazioni Cianet-
HUMOUR
ti capirà tutto il giorno dopo e scriverà al duce ritrat- A sinistra, una scritta
tando il voto, cosa che gli salverà la vita. I veri “con- ingiuriosa rivolta al
duce su un portone
di Milano. Dice:
“Voleva essere Cesare,
morì Vespasiano”.
In basso, in corso
Vittorio Emanuele
un gruppo di romani
posa sorridente per
festeggiare
la fine del regime
fascista.

SCALA (5)

112
di. C’era chi contava e chi non contava più, come il
vecchio e sordo Marinelli, ex segretario amministra-
tivo del partito fascista, che della seduta non capì
quasi nulla». Molti erano spinti dal rancore per essere
stati ridimensionati (Bottai e lo stesso Grandi). «In
generale erano avversi al fascismo più muscolare».
Re golpista. Il colpo di scena finale spettò a Vit-
torio Emanuele. Il pomeriggio del 25 luglio Mus-
solini si recò dal re a Villa Savoia per comunicar-
gli l’esito della riunione. “Caro duce, l’Italia va in
tocchi”, esordì il sovrano. Dopodiché gli comunicò
bruscamente la sua sostituzione, a capo del gover-
no, con il maresciallo Pietro Badoglio, e lo fece ar-
restare all’uscita del palazzo, tra le ire della regina
Elena che considerava tradite le regole dell’ospita-
lità. Di quello che era ormai diventato un golpe del-
la Corona e degli alti gradi dell’esercito (Badoglio
in testa), più fedeli al re che al duce, i 19 della mo-
zione Grandi furono più strumenti che protagoni-
sti. L’era fascista era finita in una notte. •
Adriano Monti Buzzetti Colella

113
RUE DES ARCHIVES/ALINARI
SN STUDIO/ANSA

114
ASPETTANDO GLI AMERICANI
SN STUDIO/ANSA
Bombardata dagli
ALLEATI, in mano
ai nazisti dopo l’8
settembre, la capitale
visse per prima i
DRAMMI della guerra
di liberazione

ROMA
CITTÀ APERTA

E
mo’ questi ’ndo vanno?”. Naso all’in- Emanuele III si rifugiò a Brindisi e vi trasferì prov-
sù, è questo quel che si domandaro- visoriamente il governo del Regno. Gli Alleati deci-
no molti romani quando, la mattina sero allora di non riconoscere il nuovo status di Ro-
del 19 luglio 1943, videro luccicare in ma che, ormai piena di tedeschi, divenne un obiet-
cielo uno stormo di bombardieri angloamericani, tivo strategico oltre che simbolico. La Penisola si ri-
già convinti che, come altre volte, fossero diretti trovò così divisa in due.
PRIMA VIOLATA altrove. D’altronde, chi mai avrebbe osato colpire Ma Roma significava anche Vaticano. Dove a su-
POI OCCUPATA la Città eterna, la sede del Vaticano e del Colosseo? dare freddo c’era papa Pio XII, che il giorno dei
A sinistra, il Stavolta, però, gli aeroplani non andavano bombardamenti alleati aveva consolato i romani da-
bombardamento ma “venivano”. Roma non era più intoccabile e vanti al Verano e ora osservava i soldati tedeschi po-
alleato su Roma del un’inaspettata pioggia di bombe si abbatté sul sizionarsi sul limitare di Piazza San Pietro con i mi-
19 luglio 1943 e un
manifesto tedesco quartiere di San Lorenzo, sul cimitero del Verano, tra puntati verso la parte “laica” dell’Urbe (il Führer
che invitava i soldati sull’università e su molte altre aree civili, per una aveva ordinato di non violare la zona vaticana). «Lo
italiani di stanza a conta finale di oltre 2mila morti. Sei giorni dopo, scenario di Roma si fece drammaticamente anoma-
Roma alla resa, dopo
l’8 settembre. A
il 25 luglio, moriva anche il fascismo, con le dimis- lo», ha spiegato Maffioletti. «La capitale era infatti
destra, blindati italiani sioni di Mussolini e la nascita del governo di Pie- stata aperta all’ex nemico angloamericano (con cui
messi fuori uso da un tro Badoglio. Iniziava una nuova era, che per la cit- l’Italia era ora cobelligerante), ma era tenuta in scac-
carro armato tedesco a tà dei sette colli assunse immediatamente i contor- co dai nazisti (fedeli alleati fino a pochi giorni prima)
Roma, il 10 settembre
1943. ni di un incubo. e ancora piena di militanti fascisti».
Aperta, ma a chi? «Il 14 agosto Roma fu dichia- Vendetta nazista. «Con gli Alleati ancora im-
rata da Badoglio “città aperta”», ha scritto Roberto pantanati in Campania, i tedeschi ebbero la strada
Maffioletti (1927-2015), partigiano della Resisten- spianata per mettere al giogo la città, e dopo aver
za romana nel saggio-testimonianza La scelta. Roma prescritto divieti come il ricorso al mercato nero e
1943-1944 (GBEditoriA) . «Con tale termine giu- l’ascolto di radio nemiche, avviarono i rastrellamen-
ridico si indicava che la città era concessa al nemi- ti per ottenere forza lavoro», ha spiegato lo storico
co (a quel tempo gli angloamericani) senza oppor- americano Robert Katz (1933-2010). Quanto alla
re resistenza militare, al fine di tutelarne i cittadini sorte degli ebrei romani, fin dai primi giorni circo-
e il patrimonio artistico». Dopo l’annuncio dell’ar- larono voci che suggerivano loro di nascondersi o
mistizio tra Italia e Alleati (l’8 settembre), le truppe fuggire, ma quasi nessuno lo fece. «Di fronte all’an-
naziste invasero però la città, mentre il re Vittorio tisemitismo tedesco il papa aveva scelto una diplo-

115
La borgata del QUADRARO fu ribattezzata dai tedeschi
“nido di vespe” per la presenza di molte basi PARTIGIANE
matica politica del silenzio», ha spiegato Katz. «Co- Resistenti. A partire dall’autunno si registrarono
sì, il 16 ottobre il ghetto ebraico di Roma, uno dei sempre attentati partigiani, condotti spesso con tipi-
più antichi del mondo, fu teatro di un rastrellamen- ci chiodi a quattro punte, perfetti per forare i coper-
to ai danni di oltre mille sventurati». toni dei convogli nazisti, fabbricati in segreto da eroi
Chi riuscì a sfuggire alla retata fu tenuto nasco- popolari come il fabbro trasteverino Enrico Ferola.
sto da cittadini e preti di buon cuore, ma a com- «In questo clima, il 22 gennaio 1944 giunse la noti-
plicare le cose ci si misero alcuni fanatici del duce zia che gli Alleati erano sbarcati ad Anzio, a sud di Ro-
che formarono bande irregolari e catturarono de- ma. L’eco dello sbarco spinse molti partigiani a usci-
cine di antifascisti ed ebrei seviziandoli poi nei sot- re allo scoperto», ha spiegato Maffioletti. «E questo
terranei di Palazzo Braschi (in Piazza Navona) do- favorì il lavoro della Gestapo che divenne più veloce
ve aveva sede il Partito fascista repubblicano (fede- negli arresti». Molti si rifugiarono allora nelle perife-
le alla Repubblica di Salò fondata da Mussolini il rie, infoltendo le file dei combattenti delle borgate:
23 settembre). Sostenuto dalle Ss era invece il sa- da Centocelle al Quadraro fino al Quarticciolo, dove
dico Pietro Koch, ex granatiere messo a capo di un divenne celebre Giuseppe Albano, artefice di rocam-
drappello di uomini (la “banda Koch”), artefice di boleschi assalti ai forni del pane. In centro, in via Ve-
nefandezze come l’assalto del 4 febbraio 1944 al neto, c’era invece il parrucchiere René, che aveva tra
convento della Basilica di San Paolo, dove furono i suoi clienti gerarchi nazisti ai quali carpiva informa-
arrestate 67 persone. «In risposta alle crudeltà na- zioni per conto dei partigiani. «In modo spontaneo,
zifasciste il partigiano Comitato di liberazione na- spesso in reazione all’arroganza tedesca, aveva pre- DEPORTAZIONI
Le schede di alcuni
zionale nato subito dopo l’armistizio aveva intanto so corpo una rete di resistenza urbana che anticipò il ebrei romani
messo in piedi una rete di unità combattenti, coor- movimento partigiano del Nord Italia», ha aggiunto. deportati in
dinate da una giunta militare e pronte a compiere Agonia. Dei liberatori, dopo lo sbarco, in cit- Germania dopo l’8
agguati e sabotaggi», spiegava Maffioletti. «Come tà non si vide traccia troppo a lungo. Un romano settembre 1943: il
flusso aumentò nel
le imprese dei Gruppi d’azione patriottica (Gap) spiritoso scrisse su un muro di Trastevere: “Ame- 1944, fino all’arrivo
che operavano nell’orbita del Partito comunista». ricani, tenete duro, che presto verremo a liberarvi”. degli Alleati.
ANSA (3)

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L’ATTENTATO Nell’attesa, il 23 marzo, un attentato “gappista” in narra la leggenda), alcune donne assaltarono i for-
In alto, soldati delle via Rasella, vicino al Quirinale, costò la vita a 32 ni del pane, causando una nuova reazione dei na-
truppe tedesche di tedeschi. La Gestapo ordinò la rappresaglia: dove- zisti, che il 17 aprile rastrellarono il Quadraro de-
occupazione uccisi
dai partigiani in via vano essere uccisi 10 italiani per ogni caduto (al portando nei lager circa mille persone. Circolò an-
Rasella (23 marzo conto aggiunsero anche un soldato morto altro- che voce che, in caso di arrivo degli americani, i te-
1944). Qui sopra, i ve). L’elenco finale incluse ecclesiastici filopartigia- deschi sarebbero stati pronti a far saltare in aria la
rastrellati prima di ni come don Pietro Pappagallo, la cui storia ispi- città. Che fosse solo una voce fu certo quando, il 4
essere condotti alle
Fosse Ardeatine. rò (insieme a quella del sacerdote Giuseppe Mo- giugno 1944, gli Alleati arrivarono sul serio.
A destra, il generale rosini) il personaggio interpretato da Aldo Fabri- Libera! Messi in fuga i nazisti, la mattina del gior-
Clark (a sinistra), zi nel film di Roberto Rossellini Roma città aperta no dopo le truppe Usa vennero osannate da migliaia
comandante della 5a (1945). Il 24 marzo, presso alcune cave di pozzo- di persone. «Le strade furono invase da donne e uo-
armata Usa, a Roma
nel giugno 1944. lana lungo la via Ardeatina (da cui il nome di Fosse mini che sgomitavano per raccogliere cioccolata e si-
Ardeatine), furono fucilate, sotto il comando del- garette lanciate dai militari, mentre noi ragazzi sgra-
l’Ss Herbert Kappler, 335 persone. Cinque più del navamo gli occhi di fronte a novità come gli accendi-
previsto. Mentre la notizia si diffondeva, i nazisti ni “zippo”, il Ddt e le zuppe in scatola», ha ricorda-
strinsero ancora di più il pugno della repressione. to Maffioletti. «La pace sembrava vicina e c’era una
«In pochi giorni la “banda Koch” arrestò chiunque gran voglia di ricominciare a vivere». Non sarà co-
fosse accostabile alla Resistenza e si procedette a ri- sì facile. Il resto della Penisola aveva davanti ancora
durre le razioni di pane, affamando la città», spie- quasi un anno di guerra di liberazione. •
ga Katz. Già messi in pentola i gatti romani (così Matteo Liberti

De Sica, piccolo “Schindler”

A
ll’inizio del 1944, in diretti al Santuario della Ma- Gestapo. Come? Scritturan- molti mesi, alle prese con
piena occupazione donna di Loreto per chiedere done un numero spropositato una folla eterogenea il cui
nazista, il regista una grazia. E alla fine un mez- (e tecnicamente inutile) in unico compito era fingere di
Vittorio De Sica diede il via, a zo miracolo arrivò sul serio: qualità di “comparse”. recitare. Il regista era peraltro
Roma, alle riprese del film La il regista decise infatti, con il ...e salvati. Certo che dentro a corto di denaro e così si
porta del cielo, pellicola la cui placet del Vaticano (in altre l’abbazia i quasi trecento arrangiò usando pellicola di
gestazione divenne presto occasioni più ambiguo circa le figuranti sarebbero stati al recupero salvo poi, una volta
una storia a sé, degna di una sorti degli ebrei), di abbinare sicuro (anche se qualcuno finita anche quella, iniziare a
tragicommedia. alle riprese un’operazione di verrà comunque arrestato simulare le riprese. Riuscendo
Scritturati... Il film raccontava “salvataggio” a favore di ebrei nel corso delle riprese), De a protrarre i “lavori” fino all’ar-
la vicenda di alcuni pellegrini e partigiani braccati dalla Sica si ritrovò dunque, per rivo degli angloamericani.

117
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CRIMINI DI GUERRA

50 ORE
BESTIALI

Sugli stupri in Ciociaria, il segreto di Stato francese sarà rimosso solo nel 2047.
Ma già nel 1994 il colonnello Jean-Louis Mourrut, responsabile dell’Ufficio storico
dell’Armée, ha anticipato le drammatiche cifre ufficiali contenute nei documenti.

60 mila 3.800 90%


Tasso di attendibilità delle Le condanne a morte
125
Le richieste ufficiali di Le vittime italiane
risarcimento (di cui 12mila ben risarcite dalla Francia. denunce presentate, secondo o all’ergastolo inflitte dalla
documentate). la commissione d’inchiesta Francia per stupri e omicidi in
francese. Ciociaria.
Nella primavera del 1944,
durante l’avanzata degli
Alleati, in CIOCIARIA
le truppe coloniali francesi
STUPRARONO
migliaia di donne italiane

A
spettavano i liberatori, la fine della guer-
ra dopo quattro mesi di paura per quei
cannoni minacciosi sul vicino fronte di
Cassino. Aspettavano una speranza e in-
vece arrivò il terrore. Sono passati 75 anni da quel
maggio del 1944, quando la Ciociaria visse il dram-
VITTIME E CARNEFICI ma delle migliaia di donne violentate dai solda-
Sopra, alcuni goumiers, i soldati ti delle truppe coloniali francesi. I militari del Cef
coloniali francesi. Sotto, donne
italiane fotografate dagli Alleati (Corpo di spedizione francese), guidati dal generale
durante l’avanzata del 1944. Alphonse Juin, un algerino di 55 anni, tozzo e gras-
so, dai modi bruschi. A corto di uomini, preveden-
do l’intensificarsi dei combattimenti in Norman-
dia come in Italia, gli Alleati avevano chiesto rin-
forzi ai francesi. E sul fronte italiano furono spediti
i nordafricani, che così descrisse lo scrittore maroc-
chino Tahar Ben Jelloun: “Era gente abituata a vi-
vere sulle montagne. Pastori, piccoli agricoltori, gente
misera. I francesi li rastrellarono, li caricarono sui ca-
mion, con un’azione violenta di sopraffazione, e li por-
tarono a migliaia di chilometri da casa a compiere al-
tre violenze. Le loro azioni brutali vanno inquadrate
in questo contesto”.
Multietnici. Cassino era la madre di tutte le
battaglie, in quei mesi. I combattimenti iniziarono
nel gennaio del 1944 e si conclusero proprio a mag-
gio. Vi furono impegnati, contro i tedeschi, milita-
ri di ben quindici nazioni diverse, ricordati nei cimi-
teri attorno a Cassino. E c’erano anche loro, i gou-
miers, storpiatura in francese del termine arabo qum
(“squadrone, banda”). Venivano soprattutto dal Ma-
rocco, ma c’erano anche tunisini, senegalesi e algeri-
ni. E tra le 4 diverse etnie non correva sempre buon
sangue. Vestivano in maniera particolare, con unifor-
mi pittoresche, che incutevano paura: i djellaba, l’a-
bito nazionale, una tunica di lana grezza a righe gri-
gie dal colore variabile tra bianco, nero e marrone. I
colori tradizionali delle montagne dei Chleuh. Poi,
come copricapo, un cappuccio ampio, il koub, resi-
stente alla pioggia perché confezionato con pelo di
capra. Sul capo, un turbante. Da solo o sotto un el-
metto. Ai piedi, dei sandali: i nails. Abituati alla vi-
ta dura di montagna nel freddo e nella mancanza di
cibo, quelle truppe vennero utilizzate come carne da

119
Nell’immediato

SIERRA
DOPOGUERRA alcune
furono RISARCITE con
150mila lire, a patto
che non avanzassero altre DALLE
MONTAGNE
RICHIESTE NORDAFRICANE
Un goumier con
la tipica divisa
macello per gli assalti più sanguinosi. E loro rispose- (djellaba) in lana
grezza, a strisce.
ro come sapevano. I goumiers consideravano la guer- Come arma avevano
ra una dimostrazione di coraggio, sgozzavano spesso i un pugnale lungo, la
nemici catturati, si gettavano contro le linee tedesche micidiale koumia.
all’arma bianca, senza paura di morire. Preferivano
un coltello largo, lungo e affilato, chiamato koumia.
La guerra in casa. Molti goumiers morirono nei
combattimenti. I sopravvissuti, una volta sfondata la
linea nazifascista, proseguirono la loro marcia verso i
Monti Aurunci e si scatenarono contro i civili italia-
ni. Senza distinzioni. Li consideravano prede di guer-
ra, nemici, aizzati anche dai discorsi dei loro coman-
danti francesi che covavano profondi risentimenti
per gli italiani dopo la “pugnalata alle spalle” decisa
da Mussolini nel 1940, quando era entrato in guerra
al fianco della Germania. Nell’intera Ciociaria, do-
po le bombe, la fuga e la fame, arrivarono gli stupri.
Negli archivi comunali, nel Museo virtuale sul-
la Battaglia di Cassino, nelle testimonianze raccol-
te dalla ricercatrice Gabriella Gribaudi e da altri, so-
no riuniti i racconti fatti negli anni da quelle donne.
In vita, ne restano poche. Sono i loro figli e nipoti a
ricordarle ogni anno. La memoria collettiva in quei
luoghi, così, ha capovolto il ricordo della guerra, tra-
mandando il mito del “tedesco buono”. Ha scritto
Daria Frezza, storica dell’Università di Siena: «L’i-
dea era che i tedeschi avevano rispettato le donne, a
differenza dei marocchini, definiti bestie. È una feri-
ta non ancora rimarginata nella memoria collettiva».
Carta bianca. In molte testimonianze si dice che
per 50 ore il generale Juin concesse “carta bianca” ai
suoi uomini, come ricompensa per l’eroismo dimo-
strato a Cassino. Erano state le truppe coloniali, al
prezzo di 5.241 caduti (alcune fonti dicono 6.039),
a sfondare per prime il fronte tedesco. In quelle 50
ore, i goumiers divennero, come riportano le testimo-
nianze tramandate, “li diavuli”, i diavoli.
A Lenola (Latina), gli stupri accertati furono 282:
donne tra gli 11 e gli 80 anni. Le truppe coloniali
non risparmiarono gli uomini: in 18 furono violen-
tati. Raffaele Albani, un testimone, raccontò: “I te-
deschi in partenza dissero che sarebbero arrivati i negri
GETTY IMAGES

e di nascondere le donne. I miei parenti si meraviglia-


rono, perché aspettavano gli americani”.

120
LA SCENA DEL DRAMMA 13anni A Castro dei Volsci (Frosinone), il parroco don
l’età di Assunta, Quirino Angeloni scrisse un promemoria, elencan-
violentata da do la successione degli orrori a partire dal 27 mag-
Frosinone 13 militari
42 gio del 1944: “Una maestra di 45 anni dovette sotto-
stare per un’intera notte a un plotone di marocchini, al-
uccisi (uomini
e donne) la presenza del marito che fu legato”. Sempre a Castro
dei Volsci, i goumiers uccisero 42 persone tra uomi-
CASTRO SANT’ELIA ni e donne. A Sant’Elia Fiumerapido la storia di As-
Latina DEI VOLSCI FIUMERAPIDO sunta, ragazzina di 13 anni stuprata e picchiata da 13
CASSINO
LENOLA militari, viene ricordata ogni anno.
ESPERIA Complicità. Gli ufficiali francesi, che avrebbe-
Sabaudia
Terracina ro dovuto garantire la legalità e tenere a freno i sol-
Formia
900 dati, chiusero gli occhi. Per timore, convenienza o
stupri complicità. Inutili furono le segnalazioni ai coman-
(stimati)
di. Del resto, le giovani più delle anziane provavano
Testimonianze e vergogna a parlare.
ricostruzioni
a posteriori hanno 282 Soltanto nella seduta notturna del 7 aprile 1952, la
permesso di disegnare stupri accertati deputata comunista Maria Maddalena Rossi denun-
la mappa di (anche uomini) ciò in parlamento il dramma di quelle donne. Azzar-
quei tragici giorni. dò una cifra: 60mila violentate e 17.368 richieste di
risarcimento. E disse: “Perduta la possibilità di avere
una famiglia, di avere dei figli; perfino il lavoro è pre-
cluso a queste giovani e la povertà nel loro caso è anco-
ra più tragica, perché il benessere economico, il lavoro
potrebbero almeno aiutarle in parte a uscire da questo
terribile isolamento in cui le ha gettate la disgrazia”.
Se tentavano di difendere le loro donne, gli uomi-
ni venivano uccisi. La notte più tragica fu vissuta a
Esperia: 900 violentate. Tra loro, Laura Spiriti, di 14
anni, che contrasse la sifilide. Sul territorio del paese i
soldati si scatenarono. Il parroco, don Alberto Teril-
li, cercò di fermare i goumiers. Fu legato e violentato.
Morì due anni dopo, il 17 agosto 1946, per le con-
seguenze degli abusi. A Esperia fu distrutto anche il
90 per cento delle case. Raccontò Maria De Ange-
lis, che allora aveva 17 anni: “Non sapevamo che que-
sti marocchini pigliavano le femmine. Noi sentivamo
alluccà (gridare, ndr), ma non sapevamo che cos’era”.
Con il buio aumentava il terrore. A gruppi, i solda-
ti bussavano alle porte. Se non veniva aperto, spara-
vano. Il sindaco di Esperia, Giovanni Moretti, scrisse
l’11 ottobre del 1947: “Le truppe marocchine rimase-
ro da occupanti in paese per dieci giorni. L’intera popo-
lazione fu depredata e spogliata di tutto. Qualcuno cer-
cò di trovare conforto e aiuto dagli ufficiali francesi che
rispondevano evasivamente e a volte negativamente”.
Il generale Juin aveva aizzato i suoi uomini, alla vi-
gilia della battaglia decisiva. Li incoraggiò, li moti-
SULLA LINEA vò, forse stuzzicò sentimenti e desideri. Ma il do-
DEL FUOCO cumento di cui parlano alcune testimoni, quel-
L’incontro fra soldati
americani e donne la “carta bianca” concessa ai soldati, alibi per gli
italiane nella primavera stupri, non si è mai trovato. Il testo, più volte
del 1944, durante riprodotto, direbbe: “Oltre quei monti degli Aurun-
l’avanzata. Alcuni reporter
al seguito degli Alleati
ci, oltre quei nemici che stanotte ucciderete, c’è una ter-
segnalarono i racconti ra larga larga e ricca di donne, di vino, di case… Se voi
delle “marocchinate”. riuscirete a passare oltre la linea senza lasciare vivo un

121
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Nel 2004 il presidente
CIAMPI conferì una
medaglia d’oro e dodici
d’argento al VALOR
CIVILE ai comuni
colpiti dalle violenze
nemico, il vostro generale vi promette, vi giura, vi pro-
clama che quelle donne, quelle case, quel vino, tutto
quello che troverete, sarà a vostro piacimento e volon-
tà per 50 ore”.
Insabbiamento. Di fatto, nessun ufficiale riuscì a
frenare la violenza dei soldati. Molte, ma i dati esatti
mancano anche per la ritrosia delle donne a farsi visi-
tare, si ammalarono di sifilide e blenorragia. In tante
cercarono di dimenticare, senza un riconoscimento
dell’abuso subìto. La ragion di Stato impedì di por-
re la questione nelle trattative di pace. L’Italia dove-
RASA AL SUOLO va conquistare consensi negli organismi internazio-
Sopra, Cassino dopo i nali, farsi perdonare il peccato originale della guerra.
bombardamenti alleati e la E si scelse il silenzio. Quando l’Osservatore romano
furiosa battaglia contro provò a denunciare le violenze, fu zittito dagli Allea-
i tedeschi, che durò ti. Ma papa Pio XII non volle ricevere a Roma il ge-
da metà febbraio al 19
maggio 1944. A sinistra, nerale De Gaulle. Per protesta, si mormorò, contro
madre e figlia italiane in quelle violenze.
quegli stessi mesi. Nel 2004, celebrando i 60 anni dalla battaglia di
Cassino, l’allora presidente della Repubblica, Carlo
Azeglio Ciampi, assegnò una medaglia d’oro e dodi-
ci d’argento al valor civile ad altrettanti comuni del-
la provincia di Frosinone. E parlò esplicitamente di
quelle violenze nel suo discorso a Cassino: «Nessuno
potrà mai perdonare le violenze inflitte alle donne,
ai bimbi, agli anziani di Esperia e di tanti altri paesi».
In realtà, la lunga battaglia legale delle donne, tra
pudori da superare, ritrosie, diffidenze dei loro com-
paesani, fu perdente. Molte non parlarono, tennero
nascoste malattie veneree e figli indesiderati. Nell’im-
mediato dopoguerra ci furono raccolte di fondi per
aiutarle. Poi fu stabilito che, come risarcimento una
tantum, il governo italiano dovesse anticipare le som-
me, ricavandole dai 30 miliardi di lire di riparazione
di guerra dovuti alla Francia.
All’inizio, arrivarono 30mila domande. Fu poi pre-
visto un indennizzo individuale di 150mila lire, ma le
donne dovevano dichiarare al pretore che non avreb-
bero accampato pretese su eventuali pensioni suc-
cessive, come vittime civili di guerra. Molte, per ave-
re quei soldi – pochi, maledetti e subito – firmaro-
no. Ma gli stupri non erano ancora riconosciuti co-
me crimini di guerra. Lo fece l’Onu, e soltanto nel
2008. Per le donne ciociare, una beffa della Storia. •
Gigi Di Fiore

122
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RETROSCENA

Lo SBARCO IN NORMANDIA è ricordato da tutti


come un momento epico nella LOTTA per la liberazione
dell’Europa. Morirono migliaia di soldati americani. Ma fu
terribile anche per la POPOLAZIONE civile. Ecco gli errori,
gli eccessi e le VIOLENZE compiuti dagli ALLEATI
secondo la ricostruzione di uno storico inglese

BLINDATA
Le spiagge della Normandia
12 giorni dopo lo sbarco: gli
Alleati scaricano i rifornimenti
dalle navi ormeggiate in rada o
attraccate ai porti artificiali. Lo
sbarramento di palloni protegge
dalle incursioni aeree tedesche.
A destra, un giornale annuncia lo
sbarco del 6 giugno.

IL LATO
OSCURO DEL
D-DAY
124
125
I STOCK AP/ANSA
IMPERIAL WAR MUSEUM
Dal 6 GIUGNO al 25 AGOSTO la Normandia si trovò
sotto il TIRO incrociato dei tedeschi e degli Alleati

T
emo l’effetto negativo che potrebbe ave- tori. I soldati avrebbero dovuto raggiungere alcuni IN AZIONE
re sulla popolazione francese il bom- punti chiave all’interno dello scacchiere norman- 22 giugno 1944: un
bardamento che si svolgerà nelle prime no, diviso per l’occasione in cinque zone: da ovest a bombardiere Mitchell
Mk II della Raf colpisce
fasi dello sbarco… La mia paura è che est vi erano le spiagge Utah, Omaha, Gold, Juno e l’area industriale
i liberatori alleati possano lasciarsi alle spalle un sen- Sword, con le prime due assegnate agli Usa e le re- di Colombelles. Si
so di repulsione e una lunga scia di odio”. Con que- stanti agli inglesi supportati dai canadesi. Ma dopo vedono il fiume Orne
ste parole il primo ministro inglese Winston Chur- il lancio, per molti iniziò un vero viaggio verso l’or- e il canale di Caen: il
6 giugno le truppe
chill metteva in guardia il presidente americano rore. Decine di paracadutisti furono uccisi in aria aviotrasportate
Roosevelt pochi giorni prima del 6 giugno 1944, dal fuoco nemico e la maggior parte di chi toccò ter- britanniche ne
data fissata per lo sbarco in Normandia (D-Day). ra incolume si trovò il più delle volte nel luogo sba- avevano preso i
L’interlocutore liquidò la cosa senza darvi peso, ma gliato (nel paese di Sainte-Mère-Eglise vi fu addirit- ponti per impedire
ai carri tedeschi
i fatti avrebbero dimostrato che le paure di Chur- tura chi rimase impigliato sul campanile della chie- di raggiungere le
chill erano fondate. I rapporti tra la popolazione e sa). «Dei primi 600 lanci, solo 160 raggiunsero gli spiagge dello sbarco.
le truppe alleate furono caratterizzati in più occa- obiettivi prefissati, per via del forte vento e di ma-
sioni da tensioni e violenze, e anche sul piano mili- novre errate dei piloti», spiega Beevor, riconosciu-
tare l’operazione rischiò più volte di arenarsi. «An- to esperto della Seconda guerra mondiale. A qual-
cora si tende a sorvolare sugli aspetti negativi legati cuno capitò poi di ritrovarsi impigliato tra le fron-
allo sbarco in Normandia», afferma il saggista in- de degli alberi, dove venne torturato dai tedeschi a
glese Antony Beevor, autore di D-Day. La batta- colpi di baionetta. «Ma appena la notizia si diffu-
glia che salvò l’Europa (Rizzoli), «eppure quell’im- se», prosegue lo storico, «cominciarono le vendette
presa eroica nasconde un lato oscuro». D’altronde, più atroci». Un esempio? Con un’iniziativa degna
se a un certo punto apparve su alcuni muri fran- di Bastardi senza gloria (film di Quentin Tarantino
cesi la scritta Usa go home! (“Americani tornateve- in cui una squadra di soldati americani va a caccia
ne a casa!”), qualcosa non dovette andare per il ver- di nazisti) ci fu chi iniziò a far collezione di orecchie
so giusto. mozzate ai nemici, mentre altri si divertirono a fa-
Arrivano i nostri. I primi a toccare il suolo re a pezzi i cadaveri tedeschi. La cosa inquietante è
francese furono i paracadutisti, lanciati durante la però che «di lì a poco tale violenza avrebbe caratte-
notte dopo una serie di bombardamenti prepara- rizzato anche il rapporto tra Alleati e popolazione

126
francese», spiega ancora Beevor, che per questo li- gnoso tentativo di usare i condom (sì, proprio i pre-
bro ha scovato documenti e prove in archivi finora servativi) a protezione delle canne dei fucili. Le va-
inaccessibili o trascurati. rie truppe riuscirono infine a riunirsi e iniziarono la
Lo sbarco vero e proprio cominciò all’alba, con- marcia verso le zone interne al grido di shot the ba-
dotto dalla più grande armata marittima della Sto- stards, “spara ai bastardi”.
ria e con il supporto di una flotta aerea altrettanto Sulle altre spiagge le cose andarono meglio, ma
vasta: “Ogni cosa in grado di volare fu spedita in aria”, in ogni caso la giornata si sarebbe chiusa con quasi
dirà poi un ufficiale della Raf. Le nuvole basse li- 10mila soldati alleati morti, di cui oltre 2mila nella
mitarono però la visuale di molti aerei e così “il più sola Omaha (con altrettanti civili francesi uccisi dal-
grande bombardamento mai visto” – come lo definì le bombe). «Interi villaggi erano andati distrutti, co-
il generale Dwight Eisenhower, capo supremo delle me nel caso di Vierville-sur-Mer», aggiunge Beevor.
forze alleate – fu un mezzo fiasco. I bombardieri ini- Erano state gettate le premesse affinché i timori di
GUERRA IN CITTÀ ziarono, infatti, a mancare gran parte degli obiettivi Churchill si trasformassero in realtà. «La Norman-
Sotto, soldati fissati, colpendo al loro posto i tetti delle abitazioni. dia sarebbe presto divenuta l’agnello sacrificale del-
americani sparano Spiagge di sangue. Il flop si ripercosse poi la liberazione francese», scrive lo storico britannico.
nelle strade di sull’umore delle truppe in mare, dove qualcuno Un massacro inutile. Fu a Caen, nel capoluogo
Cherbourg. Nel mese
di giugno del ’44 le commentò sarcastico: “L’unica cosa che stiamo otte- del dipartimento del Calvados, che si ebbe una delle
città costiere della nendo è svegliare i tedeschi”. «All’arrivo sulle spiagge più clamorose stragi di civili dell’intera guerra (una
Normandia furono i soldati erano già psicologicamente distrutti», pro- carneficina simile c’era stata in Italia con il bom-
liberate una alla volta. segue Beevor, «e a peggiorare le cose ci pensò l’al- bardamento da parte alleata dell’abbazia di Monte-
Nella foto grande:
l’84a Field company ta marea, che rese invisibili le mine e gli ostacoli di- cassino). La conquista di Caen era stata ritardata da
dei Royal engineers, fensivi». A Omaha (che si guadagnerà presto il so- una contro-offensiva tedesca guidata dalla divisione
sbarcata a Sword prannome di bloody Omaha, ovvero insanguinata) Hitlerjugend, ma nel frattempo la Raf aveva inizia-
beach, muove sotto
il fuoco nemico, con
il benvenuto alle divisioni alleate venne dato dalle to a far piovere bombe sulla città. Molti dei 60mila
un ferito assistito batterie di cannoni piazzate a ridosso della costa. I abitanti si ritrovarono così sepolti tra le macerie e a
dai commilitoni fortunati che riuscirono ad attraversare incolumi la migliaia cercarono rifugio sottoterra, tra i cunico-
infermieri. spiaggia si ritrovarono poi, nell’80% dei casi, con li della città medioevale. Qui sarebbero rimasti per
armi e munizioni inutilizza- un mese intero, senza cibo e con il boato delle bom-
bili per via dell’acqua e della be nelle orecchie. “Stanno sventrando la nostra città
sabbia, nonostante le custodie in maniera feroce e senza pietà”, disse un testimone
stagne in dotazione e l’inge- a un giornalista. Per poi aggiungere: “Si tratta di un
KEYSTONE/CONTRASTO

ALAMY
Il prolungato bombardamento di CAEN fu TERRIBILE: la città

CORBIS (3)
massacro tanto inutile quanto criminale, anche perché gnalazioni furono più numerose che durante l’oc- EFFETTI
qui di tedeschi ce ne sono sempre stati pochissimi”. Il 9 cupazione tedesca. Come spiega Beevor, «quel che COLLATERALI
luglio gli Alleati ebbero infine la meglio e riusciro- si andava delineando era un preoccupante doppio Sopra a sinistra, gli
americani rispondono
no a penetrare in quel che rimaneva della città, or- volto dell’impresa di Normandia: eroica liberazio- al fuoco dei tedeschi
mai un obitorio a cielo aperto, mentre migliaia di ne da una parte, umana violenza dall’altra». E sen- in ritirata nei pressi
profughi vagavano disperati nelle aree vicine. «Ep- za dubbio violento era il trattamento riservato a uo- del villaggio di Saint-
pure non tutti si resero conto di ciò che Caen aveva mini e donne accusati di collaborazionismo. Si an- Sauveur-le-Vicomte
(luglio 1944).
subìto», commenta Beevor. «Non certo quell’uffi- dava dalle cosiddette “feste del taglio dei capelli” In alto, in un villaggio
ciale canadese che, appena entrato in città, doman- – con le vittime che venivano rasate a zero e poi de- della Bassa Normandia
dò candidamente a un ragazzo se sapesse indicargli rise o, nel peggiore dei casi, prese a calci e pugni – due patrioti francesi
il nome di un buon ristorante». alla fucilazione. In questi casi gli Alleati agivano tagliano i capelli a una
donna accusata di
Nel frattempo, fin dall’8 giugno il grosso delle spesso insieme a membri della Resistenza francese. collaborazionismo.
truppe alleate era in marcia in direzione del por- Ma la maggior parte dei civili morì durante gli scon-
to di Cherbourg, a nord di Utah beach. Qui alcu- tri a fuoco tra le truppe naziste e gli eserciti alleati,
ni generali ordinarono di uccidere qualsiasi nazista trovandosi spesso in mezzo a una grandinata di col-
incontrato lungo la strada senza risparmiare i civi- pi. «In questa situazione molte mamme scrivevano
li sospettati di collaborazionismo. Fu in questo cli- sopra ai vestiti dei figli gli indirizzi dei parenti. In
ma che iniziò a spargersi fra le truppe una voce in- caso fossero morte, chi li avesse trovati avrebbe sa-
quietante: i tedeschi stavano utilizzando le france- puto dove portarli», racconta Beevor.
si come cecchini. Il doppio volto del D-Day continuò intanto a
Guerra alle donne. «In effetti, vi furono al- esprimersi, oltre che attraverso le violenze, anche
cuni casi di stretta collaborazione tra nazisti e don- con diversi errori militari. Fu tragicomico quanto
ne francesi (spesso costrette)», spiega Beevor, «ma accadde ad alcune truppe canadesi. Queste avevano
quella che colpì i soldati alleati fu una vera e pro- segnalatori di fumo giallo da usare nel caso di bom-
pria paranoia, e numerose donne subirono aggres- bardamento, visibili agli aerei alleati che così avreb-
sioni ingiustificate». Oltre a ciò, iniziava a diffon- bero evitato di colpirli. Per una svista alcune divi-
dersi il saccheggio delle abitazioni private. A dar- sioni americane adoperarono segnalatori simili per
ne conferma è lo storico statunitense William evidenziare invece le aree da bombardare! Tra quel-
Hitchcock, che nel suo The bitter road to freedom li scampati al fuoco amico si diffuse così l’abitudi-
(“L’amara strada verso la libertà”) rivela come nell’e- ne di urlare, al primo rumore di aereo: “Al riparo,
state del ’44 le ruberie a danno della popolazione potrebbero essere i nostri!”. Humor nero a parte, nel
francese proseguirono senza freni, tanto che le se- campionario di atrocità fecero la loro comparsa an-

128
bruciò per 11 GIORNI e venne rasa al suolo quasi completamente
che gli stupri. A macchiarsi di questi crimini fu so- co giochi senza regole e tra i suoi monumenti orga-
lo una piccola percentuale di soldati alleati, ma le nizzò feste a base di alcol e prostitute». Il quartiere
cifre fornite dal criminologo statunitense Robert di Pigalle, già luogo di distrazioni, venne ribattez-
Lilly (ricavate dagli archivi dell’esercito Usa) fanno zato Pig alley (“vicolo del maiale”). Molti parigini
comunque paura: le violenze sessuali furono oltre non gradirono il generale atteggiamento di supe-
3mila. Numeri tragicamente simili furono riscon- riorità e spocchia mostrato dagli americani. Beevor
trati nell’Italia del Sud, quando le truppe coloniali racconta che una ragazza rimase perplessa quando
del Nord Africa francese si abbandonarono a stupri si sentì domandare: “Ma voi sapete cos’è il cinema?”.
e saccheggi (vedi articolo pagine precedenti). Conclude: «Questi episodi, insieme ai più gravi ec-
Liberi a caro prezzo. Intanto, mentre il gene- cessi compiuti prima, avrebbero prodotto un peg-
rale americano William Hoge dichiarava sconsola- gioramento nelle relazioni franco-americane che si
to che alcuni dei suoi uomini si stavano compor- fa sentire ancora oggi. Ma se le cose non andarono
tando “peggio dei tedeschi”, Charles De Gaulle, co- proprio come previsto, dando vita a un vero mar-
CACCIA GROSSA mandante delle forze della Francia Libera e futu- tirio in Normandia, lo sbarco alleato fu comunque
Agosto 1944: il 16 del ro presidente della Repubblica, convinse i vertici un successo fondamentale per le sorti europee. Im-
mese i carri Sherman militari alleati a far convergere la manovra in dire- pedì che a fare la parte del leone fosse la sola Arma-
liberano Flers, a zione di Parigi, la cui liberazione avrebbe avuto un ta Rossa sovietica (impegnata sul fronte orientale)
sud-ovest di Caen.
L’80% della cittadina
importante valore simbolico. Il 25 agosto le trup- con le conseguenze geopolitiche che ne sarebbero
era stato distrutto pe alleate sfilarono per le vie della capitale tra le gri- derivate». Con buona pace dei civili francesi mor-
dai bombardamenti da festose dei suoi abitanti. Racconta però Beevor ti per la causa. •
alleati. che «qualche americano scambiò Parigi per un par- Matteo Liberti

129
LA RICOSTRUZIONE DELLO SBARCO IN NORMANDIA

Operazione I
n questa ricostruzione è raffigu-
rato l’apparato messo in piedi
dagli Alleati per lo sbarco in

Overlord
Normandia (il cui nome in codice
era Operazione Overlord).
Preliminari. Dopo la mezzanotte
del 5 giugno 1944 gli aerei della
Raf decollarono alla volta della
Oltre 2 milioni di soldati ALLEATI Francia per lanciare nell’entroter-
ra i paracadutisti che avrebbero
e mezzo milione di VEICOLI appoggiato le unità da sbarco; gli

sbarcarono nel giro di poche settimane

130
“asparagi di Rommel” (pali alti e gnalare i punti per lo sbarco. Da invisibili; sulla battigia c’erano bassa marea: per farli avanzare
acuminati conficcati al suolo) e 4.266 navi (di cui 700 da guerra) campi minati e cavalli di Frisia vennero stesi dei teli (8). Carri
le zone fatte allagare per sven- si staccarono i mezzi da sbarco (5). I tedeschi facevano fuoco Crocodile dotati di lanciafiam-
tare l’attacco dall’alto non fer- Lci, Lcm e Lca (3). da bunker e casematte con me scaricavano lingue di fuoco
marono i lanci. Cominciarono ad L’assalto. Alle 6:30 del mattino mitragliatrici e mortai, ma i ri- (9), mentre gli Sherman Crab
atterrare anche gli alianti carichi del 6 giugno le truppe alleate cognitori della Raf segnalarono con catene rotanti sminavano
di uomini e mezzi. Sulle spiagge iniziarono a prendere terra. le loro posizioni alle navi, che li il terreno davanti ai fanti (10).
iniziò intanto il bombardamen- Molti mezzi saltarono in aria bombardarono (6). I carri anfibi Intanto, dalla Manica, stavano
to navale (1). Mini sommergibili (4): nel fondale sabbioso erano Sherman DD (7) vennero messi arrivando i Mulberry harbour,
X Boat (2), rimasti fino ad allora piantati pali con affisse mine in difficoltà dalle onde e poi porti artificiali da ancorare alle
in immersione, emersero per se- che rimanevano a pelo d’acqua, dal terreno molle lasciato dalla spiagge.

10
D. FLORENTZ
PROTAGONISTI

LA FINE
DI ADOLF
Il capo del nazismo morì nel suo BUNKER
a Berlino nel 1945 con un COLPO alla testa.
Ma come andò VERAMENTE?

È
il 29 aprile del 1945, è mezzanotte pas- che: Mussolini è morto e Milano è insorta. I russi
sata e diversi metri sottoterra si celebra sono a pochi metri dal bunker. Non c’è più tempo.
quello che in un altro momento sarebbe Molti erano già fuggiti dal bunker qualche gior-
stato il matrimonio del secolo. La sposa no prima, e ora anche altri decidono di abbando-
è Eva Braun e lo sposo è Adolf Hitler. nare il nascondiglio: meglio affrontare i nemici SULLE ALPI
Al contrario di quasi tutte le spose, Eva indossa piuttosto che attendere la morte sottoterra, senza A destra, Adolf Hitler
(1889-1945) nella sua
vestito e scarpe nere, unico tocco di colore due ro- luce e con poca aria (i condizionatori malfunziona- casa di Berghof, in
se sulla scollatura e un trucco pesante. Testimoni di vano e l’energia elettrica andava e veniva). Baviera.
nozze sono i fedelissimi del Führer, il suo segretario Così Hitler dà le ultime disposizioni: incarica Otto A destra in alto,
il Führer tiene un
personale Martin Bormann e il ministro della Pro- Günsche, suo assistente personale, di procurarsi 200 discorso alla radio dal
paganda e numero due del nazismo, Joseph Goeb- litri di benzina per bruciare il suo corpo e quello di più famoso tra i suoi
bels. Alla cerimonia, officiata da un impiegato co- Eva dopo il loro suicidio. Subito dopo raduna tutte rifugi, la Wolfschanze
munale di Berlino, fa da sottofondo “musicale” le sue collaboratrici, segretarie, cuoche, infermiere e (“Tana del lupo”) in
Polonia, poche ore
l’artiglieria russa che mette a ferro e fuoco la città. assistenti (che sono rimaste) e dà loro l’ultimo saluto. prima dell’attentato
Cerimonia lugubre. Nel bunker costruito sot- A questo punto è pronto: si chiude nel suo studio fallito del 20 luglio
to il giardino della Cancelleria del Reich viveva- con Eva e dopo aver ingoiato del cianuro si spara al- 1944. Quello in cui
no da qualche mese una trentina di persone. Quel la testa. Tutto questo si presume dalle ricostruzioni Hitler morì fu solo
l’ultimo dei 13 bunker
giorno però c’è un silenzio imbarazzante, a parte dei testimoni, i pochi sopravvissuti, che riportarono che il dittatore si fece
gli schiamazzi dei soldati ubriachi ai piani supe- di aver visto, dopo aver aperto la porta della stanza, costruire.
riori. Alcuni di loro scendono nella parte riservata i coniugi Hitler sul divano. Morti. Eva con la pisto- A destra sotto, un
al Führer e ai suoi collaboratori, per omaggiare la la ai piedi, senza tracce di colpi di pistola, Hitler con soldato americano
nella stanza in cui
sposa e congratularsi con lo sposo. Solo Goebbels un colpo in testa, il vaso di fiori sul tavolo di fronte Hitler si suicidò, nel
prova con qualche battuta a sciogliere la tensione. rovesciato e acqua sparsa sul pavimento. 1945.
Ma tutti lo sanno: è una festa di morti, i russi sono Successivamente i corpi vennero trascinati fuo-
sempre più vicini. ri, bruciati e seppelliti nel giardino della Cancelle-
Dopo la funzione Hitler si chiude nello studio ria del Reich. Era il 30 aprile; il 2 maggio arrivaro-
con la sua segretaria, per formalizzare i due testa- no al bunker i sovietici.
menti, quello privato riguarda il suo patrimonio, Ritrovamento oscuro. Ma le cose an-
l’altro è un testamento politico: dopo di lui Goeb- darono veramente così? Hitler si suicidò?
bels sarà cancelliere del Reich e Bormann capo del Di quegli ultimi giorni nel bunker rimasero
partito. Ha intenzione di suicidarsi. Poi si ritira pochi testimoni: Goebbels si uccise (con la
con la neomoglie nella sua stanza. Il giorno seguen- moglie e i figli), il generale Hans Krebs si tolse
te non è migliore, anzi, arrivano notizie catastrofi- anch’egli la vita e Bormann morì in

132
TIME LIFE PICTURES/GET TY IMAGES

GETTY IMAGES

circostanze mai del tutto chiarite. E anche quelli


che sopravvissero non furono di grande aiuto, pa-
re. “Ognuno dei pochi testimoni aveva visto Hitler in
una maniera diversa”, ha scritto Henri Ludwigg nel
BPK/SCALA

suo libro L’assassinio di Hitler, che nel 1967 ricostruì


i fatti. “Uno, la testa completamente spaccata; un altro,
malgrado questo, la fronte con un riccio caratteristico;
un terzo, la fronte spaccata fino al naso; e l’ultimo, un
medico, soltanto un cranio attraversato da un proietti-
le. Chi parlerà più tardi della morte di Hitler, potrà sce-
gliersi la versione che più gli aggraderà e che più corri-
sponderà a far valere la propria tesi come unica e vera”.
I sovietici, poi, non fecero che confondere le ac-
que. Grande mistero fu fatto sul ritrovamento del
cadavere di Hitler. Stalin preferì, infatti, che sul-
la morte del capo nazista rimanessero dubbi, per
alimentare la leggenda che potesse essere fuggito,
pronto a riprendere il potere.

133
MORTI NEL 1945 CHI C’ERA NEL BUNKER DI BERLINO?
CORBIS (5)

BORMANN MARTIN BRAUN EVA GOEBBELS JOSEPH GOEBBELS MAGDA GOEBBELS HELGA KREBS HANS
(1900-1945). Segretario (1912-1945). Amante (1897-1945). Successore (1901-1945). Moglie di (1932-1945). Figlia (1898-1945). Capo di Stato
di Hitler, morì tra l’1 e il 2 del Führer e sua moglie per di Hitler per un giorno, Joseph, fu una grande maggiore dei Goebbels maggiore dell’esercito, si
maggio forse tentando di un solo giorno. Morì il 30 si suicidò il 1° maggio in sostenitrice del Führer. fu uccisa dai genitori suicidò l’1 o il 2 maggio,
passare le linee nemiche. aprile, con Adolf Hitler. circostanze mai chiarite. Si suicidò con il marito. insieme ai suoi 5 fratelli. dopo la resa.

Lo racconta nelle sue memorie Elena Rzhev­


skaya, scrittrice russa al servizio, come interprete dal I presunti RESTI di Hitler furono
tedesco, del controspionaggio sovietico. La donna
partecipò alle ricerche per il ritrovamento del cada­
nascosti e poi BRUCIATI nella
vere di Hitler e alle successive indagini per identifi­
carlo. Dopo qualche giorno dal ritrovamento, infat­
Germania Est nel 1970. Restano
ti, le fu consegnata una preziosa cassetta contenente una MASCELLA e un CRANIO
la presunta mascella di Hitler perché fosse analizzata.
Elena riuscì a mostrare il reperto a una delle assistenti
del dentista di Hitler, Käthe Heusermann, che con­
fermò che apparteneva al Führer grazie al confron­
to con alcune radiografie ritrovate nella Cancelleria.
La notizia rimbalzò sui giornali occidentali. Ma
Stalin, deciso a non confermare la morte del Führer
e far circolare le voci sulla presunta fuga, avviò una
finta indagine – amplificata dalla stampa sovietica –
per ritrovare il capo del nazismo che, aiutato da Fran­
cisco Franco (dittatore fascista spagnolo) si diceva

SCALA
Nel Führerbunker

N
ato come rifugio antiaereo,
il bunker, con due spazi in- 6
terconnessi sotto il giardino
della Cancelleria a Berlino, divenne 2
dal 16 gennaio 1945 la residenza
fissa di Hitler e dei suoi più
stretti collaboratori. 5
1 La stanza da letto di Hitler
(a sinistra) e la sala riunioni 3
dove prendeva le decisioni
militari.
2 Salottino con il divano 4
per il relax; a fianco, l’ufficio del Führer.
3 La camera da letto di Eva e,
a sinistra, il bagno a lei riservato.
4 L’ufficio di Bormann e la sala comunicazioni.
5 Lo studio di Goebbels.
6 La camera di Goebbels; a fianco, l’infermeria.

134
GETTY IMAGES (3)
SOPRAVVISSUTI

FLEGEL ERNA GÜNSCHE OTTO JUNGE TRAUDL KEMPKA ERICH LINGE HEINZ MISCH ROCHUS
(1911-2006). Infermiera, (1917-2003). Ufficiale delle (1920- 2002). Segretaria (1910-1975). Autista del (1913-1980). Ufficiale Ss (1917-2013). Telefonista
rimase nel bunker fino Ss, bruciò i cadaveri di personale di Hitler, fu Führer incaricato, con e cameriere personale di e guardia del corpo del
all’arrivo dei sovietici. Adolf ed Eva nel giardino arrestata dai russi mentre Günsche, di farne sparire Hitler dal 1935 fino agli Führer, fu uno degli ultimi
Visse fino al 1977 della Cancelleria. tentava di fuggire dal i resti. Fu preso dagli ultimi giorni nel bunker. a lasciare il bunker il 2
nell’anonimato. bunker. americani. maggio all’alba.

fosse scappato in Argentina. Ma i britannici, scetti- occasione di una grande mostra dal titolo Agonia del
ci sulle notizie che venivano da Mosca, nel 1945 in- Terzo Reich-Castigo. Per la prima volta furono esposti
caricarono lo storico Hugh Trevor-Roper di indaga- (della mandibola c’era però solo la fotografia) insie-
re sulla vicenda, al fine di fugare ogni sospetto sulla me ai rapporti dei servizi segreti, a brandelli di stoffa
sua effettiva morte. Trevor-Roper lavorò per un pa- del sofà, sul quale presumibilmente morì Hitler, e ad
io di anni, intervistando sopravvissuti e testimoni, e altri cimeli del bunker.
il risultato fu un libro dal titolo Gli ultimi giorni di Ma a più di settant’anni di distanza il dibattito non
Hitler (1947), un “classico” sul quale si fondano la è ancora chiuso. Nel 2009 alcuni ricercatori statuni-
maggior parte delle informazioni che abbiamo og- tensi dell’Università del Connecticut, Nick Bellan-
gi sulla vicenda. toni e Linda Strosbach, hanno affermato che in ba-
Resti itineranti. Mentre le grandi potenze si da- se ai loro studi quel cranio non apparteneva al Füh-
vano battaglia sull’affaire Hitler, i resti furono porta- rer, ma a una donna di 40 anni (che non poteva es-
ti dai servizi segreti sovietici al sicuro, a Magdebur- sere nemmeno Eva, morta pare per avvelenamento).
go, nella Germania occupata dai sovietici. Qui furo- Fine ingloriosa. Allora forse Hitler non si spa-
no seppelliti in un luogo segreto. Solo nel 1970 l’allo- rò? Oppure, come afferma Ludwigg, sarebbe mor-
ra presidente dell’Unione Sovietica, Leonid Brežnev, to non per mano sua, ma per mano di qualcuno che
diede ordine di riesumarli (non si è mai saputo quan- prima lo avvelenò, poi gli sparò alla testa, in modo da
UNA BUCA
IN GIARDINO ti e quali fossero), di bruciarli e spargerli in un af- far credere al mondo che si fosse suicidato da solda-
Un soldato russo, fluente del fiume Elba. Si salvarono, non si sa come to, da eroe. In altre parole potrebbe essere stato “sui-
nel 1945, mostra ai né perché, solo un cranio con un foro e una mandi- cidato” da uno dei suoi. Ma da chi? I suoi successo-
corrispondenti di bola, attribuiti a Hitler. ri, forse Bormann? O Goebbels, che secondo qualcu-
guerra il presunto
luogo dove fu sepolto
Quel che rimaneva del Führer fu riposto negli ar- no voleva liberarsene, prendere il suo posto e firma-
il corpo di Hitler. chivi segreti di Mosca e mostrato solo nel 2000, in re la pace con i russi? Non si sa. E quindi le ipotesi si
sprecano. Quel che è certo è che, nonostante i ten-
tativi fatti dai nazisti dopo la morte di Hitler, Mosca
non accettò nessuna trattativa di pace: l’unica via per-
corribile dai vertici tedeschi era la resa incondiziona-
ta, e la sera del giorno successivo la morte di Hitler,
Goebbels si uccise.
Eppure anche sulla fine di Goebbels, secondo i te-
stimoni, c’è confusione: si avvelenò? Sparò prima al-
la moglie e poi rivolse la pistola contro se stesso? Si
fece uccidere da un attendente delle Ss? Sembra che
sui suoi resti carbonizzati e quelli della moglie non
sia stato possibile nessun tipo di indagine. Ma del re-
sto a Stalin non importava. Era Hitler, la personifi-
cazione del male, a fare più paura di tutti; era l’unico
che gli serviva tenere in vita, uno spauracchio utile a
mantenere i russi (e il mondo) con il fiato sospeso. •
Federica Ceccherini
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135
DIETRO LE QUINTE

L’ULTIMO
TESTIMONE
Il 30 aprile 1945,
in un BUNKER
di Berlino, Adolf
Hitler si toglieva la
vita. CON LUI,
fino all’ultimo, era
rimasta una delle
sue GUARDIE
del corpo: Rochus
Misch. Ecco la sua
VERSIONE

I
l 30 aprile 1945 Hitler si suicidò campo, Wilhelm Brückner, mi aveva
con la sua compagna Eva Braun preso da parte per chiedermi come mi
nel bunker ricavato sotto il giardi- andassero le cose. Brückner era un tipo
no della Cancelleria del Reich (ve- paterno, io un giovane soldato ancora
di articolo pagine precedenti). Con lui molto rigido. A un certo punto lui si al-
erano rimasti pochi gerarchi e qualche zò e io aprii la porta. Dietro c’era Hitler,
soldato, tra cui la guardia del corpo Ro- il suo ufficio era a pochi passi. Brückner
chus Misch, ex imbianchino che si ar- mi presentò e io tremavo dall’emozione.
ruolò nelle Ss nel 1937, entrò nella scor- Hitler mi chiese da dove venissi ma lo in-
ta del Führer e vi rimase fino alla fine. Il dovinò subito da solo, probabilmente per
2 maggio 1945 fu catturato dai sovietici. via del mio accento: “Dalla Slesia, vero?”.
Scontata la lunga prigionia in un gulag, “Signorsì, vengo dall’Alta Slesia, dalle par-
nel 1954 poté tornare a Berlino, dove ti di Oppeln”, risposi. Hitler si rivolse a
aprì un negozio di articoli per la casa. La Brückner: “Ho già degli slesiani tra i miei
sua vicenda è stata raccontata in un libro uomini? Comunque il giovanotto può subi-
pubblicato in Italia nel 2007 da Castel- to fare qualcosa per me”. E mi affidò una
vecchi (L’ultimo). Poco prima che mo- lettera da portare a sua sorella a Vienna».
risse (nel 2013) lo abbiamo intervistato. GIOVANE SS Lei ha riferito più volte di avere avuto
Rochus Misch in divisa da Ss nel quartier
Quando incontrò Hitler per la pri- generale di Hitler (1944). paura in quegli anni. Di che cosa?
ma volta? A destra, Il Reichstag (parlamento) di «Di sbagliare. Ai ricevimenti Hitler ci
«Nel 1940. Il capo degli aiutanti di Berlino bombardato, nel maggio del 1945. osservava per vedere come trattavamo gli

136
AP/LA PRESSE

ospiti. Guardava come prendevamo in sia, nemmeno alla fine». Berghof. Mi venne presentata come go-

ULLSTEIN BILD - VOLLER ERNST


consegna i fiori portati dagli invitati. Che Secondo lei era pazzo? vernante che avremmo dovuto chiama-
magari avrebbero potuto contenere una «No, per nulla. La sua mente era sicu- re “gentile signorina”, ma nessuno si at-
bomba. Chi faceva un errore scompariva ramente lucida. Anche quando si discu- tenne a questa disposizione. Per tutti era
nel nulla da un giorno all’altro». teva nel bunker – e quei discorsi in parte semplicemente Eva».
Che faceva Hitler durante il giorno? li ho sentiti – si esprimeva in modo nor- Lei sostiene che Joseph Goebbels era
«Passava molto tempo nel suo ufficio. malissimo. Hitler sapeva bene cosa dice- il più simpatico tra i capi attorno a Hit-
Ogni tanto, ma solo per poco, andava a va. Anche se era fragile e un po’ malmes- ler. Ma come, proprio il fautore della
fare due passi in giardino con Blondie, il so: la mano gli tremava, all’inizio solo un “guerra totale”?
suo cane pastore. Quando era in monta- poco, verso la fine sempre di più». «Già, però era sempre di buon umo-
gna, a Berchtesgaden, se ne stava un po’ Le era simpatico? re. Goebbels osava contraddire Hitler,
sulla terrazza del Berghof e poi scompa- «No, si aveva sempre la sensazione che gli diceva in faccia le sue opinioni. Per-
riva di nuovo. Disegnava molto, era pie- fosse inavvicinabile. Non mi ha mai dato ché Hitler di solito si fidava troppo degli
no di carte e leggeva parecchio. C’era un la mano; una volta gli porsi la mia men- altri, specialmente dei vecchi camerati».
gran giro di dispacci, il fattorino andava tre scendeva dall’auto, ma non la prese». Oggi noi – lei compreso – sappiamo
e veniva in continuazione». Quando lei parla di Hitler lo definisce che queste persone che giudicava sim-
Hitler dimostrò mai compassione nei sempre “il capo”, “il Führer” o “Adolf patiche erano in realtà dei criminali...
suoi confronti, visto che gli rimase ac- Hitler”, mentre per Eva Braun usa sem- «Allora non li vedevo così, facevano
canto fino all’ultimo? plicemente il nome “Eva”... parte del sistema. I compiti che svolgevo
«Non riesco a ricordare di averlo mai «È vero, la chiamavamo per nome. Mi al servizio di Hitler erano in realtà limi-
visto mostrare compassione per chicches- ricordo la prima volta che l’incontrai al tati, e molti argomenti erano tabù. Tre

137
cordo più se si trovava sul divano o nella
poltrona accanto, ma la vedo ancora da-
vanti a me con le ginocchia tirate su qua-
si fino al petto».
Si dice che Hitler abbia ingerito il cia-
nuro e si sia anche sparato. Avete senti-
to il colpo?
«No, non posso affermare che si sia spa-
rato. E non ho nemmeno visto del san-
gue sul suo cadavere».
Uno dei capitoli più terrificanti di
quegli ultimi giorni nel bunker di Ber-
lino riguarda la famiglia Goebbels: i ge-
nitori uccisero i figli...
È FINITA «Sì. Quello fu davvero troppo per la
Soldati americani a Parigi mia mente. Mi ricordo ancora che i bam-
leggono la notizia della bini di tanto in tanto venivano giù da
morte di Hitler.
noi. Un giorno Hanna Reitsch, la pilo-

SZ/AGF
ta che il 26 aprile 1945 era riuscita ad at-
terrare a Berlino sotto il fuoco dei russi,
Durante la PRIGIONIA Misch fu implorò la signora Goebbels: “Se lei vuo-
torturato dai sovietici: si dice che STALIN le restare qui, è affar suo. Ma per favore, i
bambini non possono rimanere, li porto via
non avesse creduto alla MORTE di Hitler io con l’aereo”. La Reitsch quasi piangeva,
ma la Goebbels era di ghiaccio. Una vera
quarti di quelli che accompagnavano Con questo non vorrà mica negare nazista che voleva morire insieme agli al-
Hitler portavano il distintivo d’oro del l’Olocausto? tri. Proprio come Eva, anche se non so se
partito, erano grandi nazisti». «No, assolutamente no. Ora sono in- Eva volesse davvero morire».
Una diceria è quella secondo cui Hit- formato bene sui fatti di allora. È accla- E lei? Voleva morire anche lei con gli
ler si sarebbe servito di sosia... rato che sia successa questa cosa atroce, altri?
«Per carità, no! Hitler non avrebbe mai non ci sono giustificazioni. I campi di «No, io volevo andarmene e aggregar-
accettato una cosa del genere. E lo so con concentramento sono esistiti davvero, mi ai gruppi che sarebbero usciti dal bun-
certezza, perché noi lavoravamo a stretto non si può negare. Sono stati commessi ker. Ma vi restai come fedele servitore».
contatto con i servizi segreti del Reich». dei crimini inauditi». Finché Goebbels, il 2 maggio del
Lei è mai stato con Hitler in un cam- Lei ha assistito alla fine del Terzo 1945, non la lasciò andare...
po di concentramento? Reich nel bunker. Chiunque andasse da «All’improvviso venne e mi disse: “Sia-
«No, mai. Se Hitler ne avesse visitato Hitler doveva passare davanti al suo uffi- mo stati capaci di vivere, saremo anche ca-
uno ci sarebbe stato uno di noi ad accom- cio. Ci racconti come si arrivò alla fine... paci di morire. Non ho più bisogno di lei.
pagnarlo. Nella cerchia più stretta lui non «Ce la aspettavamo. Il 22 aprile stavo Pianti tutto e se ne vada”. Mi sbrigai, di-
ha mai accennato ai campi di sterminio. andando da mia moglie, nella casa berli- strussi tutto quanto poteva essere distrut-
Forse era un argomento segretissimo, op- nese dove viviamo ancora oggi, quando to e mi precipitai dall’addetto agli im-
pure i suoi collaboratori non volevano che Hitler dichiarò al personale: “La guerra è pianti: “Senti, non dobbiamo più essere re-
lo stesso Hitler ne venisse a conoscenza». persa, ma io resto a Berlino, nessuno di voi peribili, Goebbels mi ha licenziato”».
Sta dicendo seriamente? è obbligato a fare qualcosa, nessuno”. Poi le Le faccio una domanda personale: si
«Certo. Quando per esempio Hitler cose si risolsero a poco a poco». sente ancora legato al suo “capo”?
venne a sapere che due gerarchi seque- Lei si trovava a pochi metri quando «Sì, non posso negarlo». •
stravano chiese in Austria per scopi mili- venne aperta la porta della stanza di Hit- Sascha Priester
tari, li fece licenziare immediatamente». ler e lo vide morto. Che cosa provò?
Sembra quasi che voglia sollevare Hit- «Non l’ho disprezzato per il suicidio.
ROCHUS MISCH
ler dalla responsabilità per i crimini na- L’aiutante personale del Führer mi ave- Nato nel 1917 in
zisti. Non crede di farla troppo facile? va appena detto: “Poco fa il capo si è con- Alta Slesia (oggi
«All’epoca c’erano molti Hitler, mi- gedato. Non vuole più essere disturbato”. Polonia) è vissuto e
ca uno solo. E non tutti agivano come Per me era tutto chiaro. Quando venne morto a Berlino (nel
CORTESIA P.M. HISTORY

2013). A 20 anni si
voleva lui. Il secondo Hitler alle spal- aperta la porta, guardammo nella stanza. arruolò nelle Ss e
le del Führer era Himmler, e quello era Hitler aveva la testa poggiata sul tavolo, divenne guardia del
onnipresente». quella di Eva era reclinata di lato. Non ri- corpo di Hitler.

138
Storia
EPILOGO

Centinaia di criminali nazisti SFUGGIRONO


ai processi di NORIMBERGA. I documenti desecretati
in questi anni hanno permesso di CAPIRE come
e con l’APPOGGIO di chi

LA GRANDE
FUGA
N
ella primavera del 1945 in Europa gli
dèi erano caduti da un pezzo. Chi ave-
va aspirato a prenderne il posto – Hitler
e Mussolini in testa – si accingeva a fare
la stessa fine. Berlino bruciava sotto i colpi dell’Ar-
mata Rossa e Milano “capitolava” di fronte agli Al-
leati e ai partigiani. E mentre la Germania faceva i

THE LIFE PICTURE COLLECTION/GETTY IMAGES


conti con l’evidenza della sconfitta, il resto del mon-
do li faceva con la ferocia dell’Olocausto. Le imma-
gini dei reportage di guerra erano inequivocabili:
uomini come topi, segregati in campi di sterminio.
Città coperte da tonnellate di bombe. Intere nazio-
ni in ginocchio pagavano il prezzo di ideologie san-
guinarie. È in quei mesi di inizio ’45 che molti ge-
rarchi nazisti cercarono di mettersi in salvo, dandosi
alla clandestinità nel fuggi fuggi generale. la Cia, del Kgb o della Stasi. Come fu possibile? E il GERMANIA
Esodo. Dall’Europa Centrale e dalla Croazia cen- nostro Paese che ruolo giocò in questa partita? Gli ANNO ZERO
tinaia di migliaia di profughi scendevano come in archivi desecretati in questi anni hanno permesso Il busto di Hitler
trovato vicino
un esodo biblico verso l’Italia e la Spagna, meta stra- di fare luce. alle rovine della
tegica per la fuga. Molti tedeschi con le mani spor- Operazione verità. La risposta però non è uni- Cancelleria del Reich
che di sangue si unirono a loro: almeno 50 criminali voca. Ed è bene, prima di addentrarsi nella comples- a Berlino (sopra) nel
di guerra e oltre 300 quadri militari del Reich riusci- sa vicenda, sgombrare il campo da alcune delle più giugno del 1945,
alcune settimane
rono così a farla franca. I loro nomi sono noti: An- clamorose bufale che ancora circolano sul tema: nes- dopo il suicidio del
te Pavelic, il capo degli ustascia croati; Erich Priebke, sun alto dirigente nazista nel ’45 scappò a bordo di dittatore tedesco.
boia delle Ardeatine; Josef Mengele, il sadico “dottor improbabili sommergibili attraverso l’Atlantico. Men
morte”; Adolf Eichmann, organizzatore della “solu- che meno Hitler. Sulle spiagge del Sud America non
zione finale”; Klaus Barbie, il boia di Lione; e molti arrivarono mai casse stracolme d’oro sottratto agli
altri (v. riquadro nelle pagine successive). ebrei, né furono costruiti nascondigli segreti sulle An-
Tutti si rifecero una vita, chi in Sud America, chi de. Anche il famoso Piano Odessa – presunta opera-
in Medio Oriente, chi in Australia e chi addirittu- zione pianificata per agevolare la fuoriuscita dei cri-
ra in Europa o negli Stati Uniti da collaboratore del- minali in vista della rinascita di uno Stato neonazi-

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Il processo di NORIMBERGA iniziò il 18 ottobre 1945.
Per gli STORICI, oltre 50 criminali nazisti e CENTINAIA
di collaborazionisti MANCAVANO all’appello
sta – va maneggiato con cura. Non ci fu infatti nien- La tecnica era questa: nelle settimane del crollo del LA DÉBÂCLE
te del genere. Piuttosto, stando alle ricostruzioni, si Reich chi riusciva si metteva in clandestinità. Poi, con Le rovine della
trattò di una rete di fuga resa possibile da conniven- il tempo, prendeva contatti con uomini conniven- stazione ferroviaria
di Berlino nei giorni
ze di uomini dello Stato e della Chiesa. ti, grazie ai quali raggiungeva basi sicure, spesso con precedenti la resa.
Molti di loro agirono spaventati dal cosiddetto “pe- l’appoggio di monasteri, dall’Austria all’Italia. Nel Nelle ultime due
ricolo rosso”, il nuovo nemico comunista. Altri da af- frattempo i gerarchi ottenevano una nuova identità settimane di guerra,
finità elettive nei confronti dei nazifascisti, maturate e con l’appoggio di servizi segreti stranieri espatriava- sulla città caddero
40.000 tonnellate di
negli Anni ’30. Le stesse affinità che li rendevano pro- no verso Paesi con regimi di destra e anticomunisti. bombe. Alla fine, il
pensi ad accogliere i tedeschi e a respingere gli ebrei. A gestire quel traffico erano in molti. Uomini del- 75% delle abitazioni
Campione di “ospitalità” fu l’argentino Juan Perón, lo Stato, della Chiesa e della Croce Rossa. Il più at- era inabitabile o
che accettò fino a 5mila nazisti. In buona compagnia tivo era un prete croato, padre Krunoslav Dragono- distrutto.
con altri capi di Stato sudamericani: quello del Brasi- vich, dal 1945 impiegato all’Istituto croato del Col-
le ne ospitò quasi 2mila. Il Cile poco più di 500, se- legio di San Girolamo degli Illirici, a Roma.
guito da Uruguay e Paraguay. Ma c’era anche chi an- La sua attività era nota agli americani e le vie di fu-
dava in Sudafrica, in Medio Oriente e in Australia. ga che poteva garantire erano ritenute sicure ed effi-
La rete. I servizi segreti americani chiamarono Rat cienti. «Il flusso raggiunse il suo apice tra il 1948 e il
line (“linea dei topi”) il sistema di vie di fuga euro- 1949 e coinvolse una cinquantina di militari più un
pee percorse da nazisti e fascisti per mettersi in salvo. cospicuo numero di alti quadri del Reich, nonché

142
LA SECONDA VITA DEI NAZISTI
Attraverso una rete internazionale di appoggi e con false identità, criminali
nazisti e collaborazionisti sono riusciti a mettersi in salvo. Ecco dove.
1 2 3 4 5

HANS ANTE ALOIS ARIBERT FRANZ


LIPSCHIS PAVELIČ BRUNNER HEIM STANGL
GERMANIA SPAGNA SIRIA EGITTO BRASILE
Guardiano di Auschwitz, Dittatore croato a capo Capitano delle Ss, fuggì Medico nel campo di Comandante del campo di
è stato arrestato nel 2013 degli ustascia. Morì in in Egitto ed è morto in Mauthausen, si dice sia Treblinka, fu arrestato in
a Stoccarda. Spagna nel 1959. Siria nel 2010. morto in Egitto nel 1992. Brasile nel 1967. è morto.

HANS
LIPSCHIS
GERMANIA

1
FRANZ
STANGL
BRASILE
2 ALOIS
3 BRUNNER
DAMASCO
4
ANTE
PAVELIČ
SPAGNA

F. SPELTA
ARIBERT
5 HEIM
EGITTO
KLAUS JOSEF
BARBIE 7 6 MENGELE
BOLIVIA BRASILE

8 EDUARD
WALTER ROSCHMANN
RAUFF 9 PARAGUAY
SANTIAGO
DEL CILE ADOLF
ERICH 10 EICHMANN
ARGENTINA
PRIEBKE 11
ARGENTINA

6 7 8 9 10 11

JOSEF KLAUS EDUARD WALTER ADOLF ERICH


MENGELE BARBIE ROSCHMANN RAUFF EICHMANN PRIEBKE
BRASILE BOLIVIA PARAGUAY CILE ARGENTINA ARGENTINA
Medico di Auschwitz Comandante della Gestapo Comandante del ghetto L’ideatore dei camion- Organizzatore dello Capitano delle Ss, finì
detto “dottor morte”, a Lione, fu arrestato in di Riga (Lettonia), morì nel camera a gas morì di sterminio, catturato nel agli arresti domiciliari nel
morì in Brasile nel 1979. Bolivia nel 1971. è morto. 1977 in Paraguay. morte naturale nel 1984. ’57 e giustiziato nel ’62. 1995. è morto nel 2013.

143
AKG/MONDADORI PORTFOLIO
Il capitano delle Ss Alois Brunner è MORTO
a Damasco nel 2010. Collaborò con i DISSIDENTI
del regime di Hafez Assad, PADRE di Bashar al-Assad
migliaia di collaborazionisti francesi, belgi, croati, “mangiapane a tradimento”. Per affrontare la situa- PROFUGHI
sloveni, ucraini e ungheresi, nonché fascisti di Salò», zione intervennero la Croce Rossa internazionale e la Sopra, un campo
spiega Matteo Sanfilippo, docente di Storia moderna Pontificia commissione di assistenza. Quest’ultima si profughi della
all’Università della Tuscia. Il tutto in un contesto cao- occupò del sostegno spirituale dei cattolici, la Croce Croce Rossa in
Danimarca.
tico. «L’Italia, stremata dal conflitto e incapace di far Rossa di quello materiale di tutti i profughi, che in-
fronte alla nuova emergenza, dopo la guerra si trovò cludeva la generalizzata mancanza di documenti». Il
circa 12 milioni di profughi desiderosi di una patria problema, però, fu che quell’aiuto fu dato a tutti in-
e di un’identità». Nel giugno del 1945, al Brennero distintamente: criminali e non.
per esempio, le amministrazioni locali e quella stata- Travestimenti. Avvenne così che uno dei princi-
le, insieme alle associazioni e agli enti internazionali, pali responsabili dell’Olocausto, Adolf Eichmann, in
cercarono di porvi rimedio. abiti da montagna con in testa un cappello tirolese,
Si aprirono campi di identificazione dove prima riuscì a passare il Brennero con l’aiuto di “traghetta-
c’erano i campi di concentramento nazifascisti. Tan- tori” di frontiera. Lo consegnarono al parroco di Vi-
tissimi profughi vi rimasero per anni, in attesa di un’i- piteno. Qui, con il beneplacito del vicario generale
dentità certa. «Molti erano sospettati di essere nazisti della diocesi di Bressanone (un filotedesco che non
in fuga», precisa lo storico, «oppure spie di regimi co- aveva digerito l’annessione del Sudtirolo all’Italia) ri-
munisti, ritenuti potenzialmente pericolosi oltre che cevette un nuovo nome. Il suo rifugio fu poi un chio-

144
stro dei francescani nella provincia di Bolzano, fin- Maria dell’Anima, a Roma. Con lui collaborò il ve-
ché a Merano ottenne documenti falsi e, a Genova, scovo argentino Augustin Barrère.
un “permesso di libero sbarco”. Ma il capo della Chiesa cattolica, Pio XII, era al
Non andò peggio a Josef Mengele, il medico di Au- corrente? La questione è dibattuta: «In realtà, al di là
schwitz che finì i suoi giorni in Sud America, senza di singoli sacerdoti, che non lavoravano per il Vati-
mai dover rendere conto delle atroci torture compiu- cano, ma per altre associazioni e comitati della Chie-
te su donne e bambini. Le modalità di fuga furono sa cattolica, non c’è prova di una strategia vaticana di
simili a quelle di Adolf Eichmann: dopo alcuni anni salvare alti funzionari nazisti», risponde Sanfilippo.
in Baviera, ottenne, con modalità mai chiarite, do- «In genere si trattava di preti tedeschi. Erano in gioco
cumenti falsi a nome di Helmut Gregor, nato nel co- reti di relazioni personali preesistenti e sentimenti di
mune di Termeno (Bolzano), meccanico. affinità politica: non dimentichiamo che molti sacer-
Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, si do- doti avevano sostenuto il fascismo e il nazismo». La
tò invece di documenti e identità nuove diventando Santa Sede si sarebbe spesa per offrire una via di fuga
Otto Pape, “lettone, direttore d’albergo”, con doppia a profughi sfollati. Non in quanto nazisti, ma perché
residenza a Roma e Bolzano. Trascorse quasi mezzo profughi. Lo stesso fece la Croce Rossa. È questa og-
UN PAPA secolo a San Carlos de Bariloche (Argentina) con la gi l’opinione dominante nelle ricostruzioni, sebbene
IN BILICO moglie e tornò più volte in Italia prima di essere ar- non sia condivisa da tutti.
Eugenio Pacelli nel restato. Il sistema di fuga, per lui e gli altri, era sem- Vincitori e vinti. Sono tutti d’accordo invece nel
1939, anno in cui pre lo stesso: trovare figure “amiche” in possesso di ritenere che nessuna delle competenze naziste in fatto
divenne papa Pio XII:
il suo pontificato durò passaporti falsi. E con quelli fuggire. di torture e tecniche di pressione psicologica sia anda-
fino al 1958. È ancora I documenti recentemente desecretati hanno per- ta perduta. Gli uomini della Gestapo nell’immedia-
discussa la posizione messo di ricostruire tipologie e persino prezzi dei pas- to dopoguerra vennero arruolati di nascosto da mol-
mantenuta nei saporti: i nazisti pagavano fino a 1.000 scellini au- tissimi Stati. Chi non divenne uomo della Cia entrò
confronti del regime
nazifascista e degli striaci per andarsene il più in fretta possibile, ma c’e- nel Kgb, nella Stasi della Germania Est o in altri ser-
ebrei. ra chi otteneva i documenti addirittura gratis. Gli vizi segreti. A confermarlo, nel 2014, è stato anche
archivi hanno permesso di il tedesco Der Spiegel. Il settimanale ha pubblicato i
capire anche chi fu a copri- contenuti di alcuni documenti desecretati, che con-
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re i criminali di guerra: oltre fermano questa scomoda (ma risaputa) verità: il “pa-
al già citato Krunoslav Dra- dre” della Germania postbellica e dell’Europa uni-
gonovich e al vicario genera- ta – il leader democristiano Konrad Adenauer – era
le della diocesi di Bressano- a conoscenza dell’arruolamento di nazisti nei servizi
ne Alois Pompanin, fu atti- di sicurezza tedeschi del Dopoguerra e in quelli sta-
vo il vescovo austriaco Alois tunitensi. Come avrebbe detto Lenin, spesso “il ci-
Hudal, guida spirituale della nismo non sta nelle parole che descrivono la realtà, ma
comunità tedesca in Italia e nella realtà stessa”. •
parroco della chiesa di Santa Giuliana Rotondi

TUTTI IN
ARGENTINA
Una foto dall’alto della
NATIONAL GEOGRAPHIC CREATIVE

piazza principale di
Buenos Aires: almeno
5mila nazisti dopo il
1945 trovarono rifugio
nell’Argentina di Perón.

145
Storia
LETTURE
A cura di Matteo Liberti

LA II GUERRA
La Seconda guerra
mondiale
Raymond Cartier (Mondadori)
Pietra miliare della saggistica
ra principale scatenata dall’Asse
nel 1941 contro l’Urss, con una
puntuale analisi delle dinami-
che che condussero gli Alleati
MONDIALE Mondadori Scienza S.p.A. - Via Mondadori 1 – 20090 Segrate (Mi)
sulla Seconda guerra mondiale, alla vittoria. Società con unico azionista, soggetta ad attività di direzione e coordinamento
il volume ne ricostruisce i mo- da parte di Arnoldo Mondadori S.p.A.
menti salienti e ne analizza cau- Il nemico in casa
se e conseguenze. L’autore at- Marco Patricelli (Laterza) Direttore responsabile
tinge a documenti diplomatici A partire dal 1943, in concomi-
e militari, spaziando dagli archi- tanza con la caduta di Mussoli-
Raffaele Leone (raffaele.leone@mondadori.it)
vi del Pentagono agli interro- ni, il suolo italiano diventa terra Vicedirettore Gian Mattia Bazzoli
gatori dei criminali di guerra a contesa: dagli anglo-americani Ufficio centrale Emanuela Cruciano (caporedattore),
Norimberga. che risalivano da Sud e dai tede- Marco Casali (vicecaporedattore), Mariangela Corrias (vicecaporedattore)
schi che scendevano da Nord.
Le origini della Seconda Pronti, entrambi, a macchiarsi Ufficio Art Director Luca Maniero (caporedattore), Massimo Rivola
guerra mondiale di brutali crimini di guerra. (caporedattore), Marina Trivellini (caporedattore)
Richard J. Overy (Il Mulino) Ufficio AR Vittorio Sacchi (caposervizio)
Libro che offre un’analisi detta- D-Day Redazione Federica Ceccherini, Lidia Di Simone (caporedattore),
gliata delle cause che portarono Antony Beevor Irene Merli (caposervizio), Paola Panigas, Anita Rubini, Fabrizia Sacchetti
al secondo conflitto mondiale, (Rizzoli) (caposervizio)
che non fu semplice espressio- 5.000 navi e mez- Ufficio fotografico Rossana Caccini
ne delle velleità belliche di Hit- zi anfibi, 104 cac-
ler ma l’esito di crescenti instabi- ciatorpediniere, Redazione grafica Katia Belli, Barbara Larese
lità internazionali, tra il declino 150.000 soldati: Segreteria di redazion
dei vecchi imperi e l’emergere di queste le forze im- Marzia Vertua (mvertua@gujm.it)
nuove potenze. pegnate nello sbar-
co in Normandia, evento rac-
La grande storia della contato con l’ausilio di lettere Hanno collaborato a questo numero:
Seconda guerra mondiale dal fronte, diari di guerra e me- Giorgio Albertini, Claudio Botteon, Roberto Brumat, Viola Calabrese,
Martin Gilbert (Mondadori) morie personali, senza sottace- Gigi Di Fiore, Maria Leonarda Leone, Matteo Liberti, Andrea Marrone,
Minuziosa sintesi dei sei anni re gli errori strategici commessi Fernando Mazzoldi, Adriano Monti Buzzetti Colella, Sascha Priester,
che vanno dall’aggressione te- dagli Alleati. Achille Prudenzi, Stefano Rossi
desca alla Polonia alla resa fina-
le del Giappone, con descrizio- La Seconda guerra Focus Storia Collection: Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Milano, n. 54
ni delle operazioni belliche, dei mondiale. I sei anni che del 3/02/2012. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Il materiale ricevuto e
retroscena diplomatici, delle at- hanno cambiato la Storia non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito.
tività di spionaggio, dell’orrore Antony Beevor (Rizzoli) Direzione, redazione, amministrazione: Via A. Mondadori, 1 - 20090 Segrate (Mi) Tel. 02.75421;
dei lager e degli sconvolgimenti Avvalendosi di recenti scoper- email: redazione@focusstoria.it; email amministrazione: fornitori.ame@mondadori.it
patiti dalla società civile. te d’archivio, il libro offre un ric- Stampa: Elcograf S.p.A., via Mondadori, 15, Verona.
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co mosaico del conflitto soffer-
Guerra assoluta. La Russia mandosi sui fronti meno noti Pubblicità: Mediamond S.p.A. - Sede centrale: Palazzo Cellini - Milano Due 20090 Segrate (Mi) -
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