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Copertina storia 24.

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I misteri sulla morte di Lenin

G
li scienziati avanzano nuove versioni sulle vere cause del
decesso di una delle figure politiche più importanti del XX
secolo. Secondo la versione ufficiale, il politico da tempo
soffriva di una grave arteriosclerosi che lo avrebbe portato
all’ictus cerebrale.
Verità o bugia?
Rimanendo in terra sovietica: quali sono i misteri irrisolti dei servizi sovietici?
Dal paranormale alle morti ancora oggi avvolte nel mistero. Cosa potrebbero
nascondere gli archivi non ancora svelati?
Come è morto Stalin?
È polemica in Russia per il film “The Death of Stalin” del comico e regista
Armando Iannucci. A tanti anni di distanza, il decesso del dittatore resta un
Bimestrale - Anno III - n°24
grande enigma, e ci sono almeno tre radicate teorie che si oppongono alla
versione ufficiale
Direttore Editoriale
Abbiamo raccolto le tre spiegazioni alternative del decesso più diffuse.
GIULIO FASCETTI
Dentro, come sempre, c’è molto altro. A voi il piacere di scoprirlo.
Direttore testata e progetto editoriale
Buona lettura. DARIO GULLI
Direttore responsabile
Dario Maria Gulli EUGENIO ORTALI
Progetto grafico
MARCO PERSICO
Impaginazione grafica
MARCO PERSICO E DANILO PERSICO

La redazione
GIANLUCA NERI, VINCENZO TRAPANI,
MARCO ROSI, CELINE RUSSO
Realizzazione
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Gli enigmi della Storia 3


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SOMMARIO
Tutti i contenuti della rivista

I MISTERI IRRISOLTI DEI SERVIZI SOVIETICI

DAL PARANORMALE ALLE MORTI


ANCORA OGGI AVVOLTE NEL
MISTERO. ECCO COSA
POTREBBERO NASCONDERE GLI
ARCHIVI NON ANCORA SVELATI

RUBRICHE
06 La Storia in una foto
Attentati di londra

08 Anniversari e Storia
Tutti gli avvenimenti più importanti del passato

64 Mostre e Storia
Al castello di san giorgio fino al 16 settembre

66 Recensioni libri
Caccia alle streghe e Stregoneria

Articoli
12 Misteri e Storia
EFESO E IL MISTERO DELLA
TOMBA DI MARIA
Sulle colline che circondano Efeso, straordinario centro
dell’antichità e una delle più grandi città ioniche in Anatolia,
esiste la Meryem Ana Evi, ovvero la Casa di Maria

14 Pillole di Etimologia
PIRAMIDI E FARAONI
Alla scoperta delle Piramidi Egizie

20 Enigmi Storici
L’ANTARTIDE E IL MITO
LOVECRAFTIANO
Un luogo pieno di mistero

4
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30 Leggende e Storia
LA PIETRA LUCIFERINA
14 Il Graal, la pietra celeste

32 Personaggi e Storia
I MISTERI SULLA MORTE DI LENIN
Gli scienziati avanzano nuove versioni sulle vere cause del
decesso di una delle figure politiche più importanti del XX
secolo

34 Segreti e Storia
I MISTERI IRRISOLTI DEI SERVIZI
SOVIETICI
Dal paranormale alle morti ancora oggi avvolte nel mistero.
Ecco cosa potrebbero nascondere gli archivi non ancora svelati

38 Segreti e Storia
TRE IPOTESI ALTERNATIVE SULLA
MORTE DI STALIN
48 È polemica in Russia per il film “The Death of Stalin”
del comico e regista Armando Iannucci.

44 Etimologia e Storia
OGIGIA ORIGINE E SIGNIFICATO DI
UN NOME
Le riflessioni di Bruno d’Ausser Berrau

48 Mitologia e Storia
L’ARCA DI NOHA E IL DILUVIO
UNIVERSALE NELLE TRADIZIONI
DEL MONDO ANTICO
50 Enigmi Storici
DOTTRINA DEI CICLI E
MOVIMENTO DELLA STORIA
La teoria dei cicli cosmici

58 Notizie e Storia
LA SCOPERTA DI UN BRIGANTINO
AMERICANO
La scoperta di un brigantino americano: utilizzo della visione
a distanza e comparazione dei dati ottenuti con i rilevamenti
effettuati attraverso le strumentazioni elettroniche.

60 Notizie e Storia
NUOVI ARTEFATTI INDICANO CHE
38 L’UOMO MODERNO È ARRIVATO IN
ARABIA MOLTO PRIMA DI...
62 Notizie e Storia
PIÙ VECCHIE DEL PREVISTO
LE PRIME IMPRONTE UMANE
AMERICANE
Gli enigmi della Storia 5
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La Storia in una foto

7 LUGLIO 2005
ATTENTATI DI LONDRA
Gli attentati di Londra del 7 luglio 2005 furono una serie di esplosioni
causate da attentatori suicidi che colpirono il sistema di trasporti
pubblici della capitale britannica durante l'ora di punta,
mentre molte persone si recavano al lavoro. Tre treni
della metropolitana furono colpiti quasi contemporaneamente
e dopo poco meno di un'ora esplose un autobus.
Gli attacchi causarono 56 morti, inclusi gli attentatori,
e circa 700 feriti di cui un centinaio
venne ricoverato in ospedale.

6 Gli enigmi della Storia


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La Storia in una foto

Gli enigmi della Storia 7


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Anniversari e Storia
di Stefania Veneri

PASSATO PROSSIMO
1963 - Nelson Mandela accusato
di sabotaggio e altri crimini equivalenti
al tradimento
Protagonista, con il predecessore Frederik de Klerk, della fine dell'apartheid e insieme a
questi insignito del premio Nobel per la pace nel 1993, Mandela fu il primo presidente
sudafricano a essere eletto con suffragio universale e il primo non bianco a ricoprire tale
carica; attivista per i diritti civili e avvocato, aveva scontato 27 anni di carcere per la sua
opera di pieno riconoscimento dei diritti civili degli appartenenti ai gruppi etnici non
bianchi. Rivoluzionario e uomo di un governo di riconciliazione e pacificazione, successivamente,
fu a lungo uno dei leader del movimento anti-apartheid ed ebbe un ruolo determinante
nella caduta di tale regime, pur passando in carcere gran parte degli anni dell'attivismo
anti-segregazionista. Uomo simbolo dell'uguaglianza e dell'antirazzismo, premio Nobel,
Lenin e Sakharov per pace e libertà di pensiero ha saputo dosare differenti approcci
politici e pragmatici alla lotta di liberazione del suo popolo, dalle iniziali teorie di opposizione
non violenta di Gandhi, che tenterà anche in seguito di anteporre, alla lotta armata, dal
comunismo marxista alla democrazia.
Di ideologia Ubuntu, internazionalista ma nel disegno del nazionalismo africano e socialista
democratica, la sua ispirazione politica venne influenzata dal marxismo[6][7][8]. Si ispirò
in parte alla rivoluzione cubana nella fondazione del movimento armato Umkhonto we
Sizwe; all'epoca dell'arresto che lo condurrà ad una prigionia di 27 anni era membro del
Comitato Centrale del Partito Comunista Sudafricano. Negli anni successivi, portò l'ANC
nell'Internazionale Socialista. Protagonista insieme al presidente de Klerk delle trattative
che portarono all'abolizione dell'apartheid all'inizio degli anni novanta, venne eletto
presidente nel 1994, nelle prime elezioni multirazziali del Sudafrica, rimanendo in carica
fino al 1999. Il suo partito, l'African National Congress (ANC), è rimasto da allora
ininterrottamente al governo del paese

1945 - Seconda guerra mondiale:


Conferenza di Potsdam - A Potsdam, i tre
principali capi alleati iniziano
l'incontro finale della guerra.
Conferenza di Potsdam è la denominazione con cui è noto nella storiografia l'ultimo dei vertici tra le tre grandi
potenze alleate tenutosi dal 17 luglio al 2 agosto 1945. La conferenza era identificata nei documenti segreti con il
nome in codice "Terminal". Nel corso dell'incontro i massimi dirigenti, i cosiddetti Tre Grandi, delle potenze vincitrici
della Seconda guerra mondiale (Stati Uniti d'America, Unione Sovietica e Regno Unito, la Grande Alleanza) discussero
e raggiunsero accordi sulla gestione dell'immediato dopoguerra. La conferenza ebbe luogo presso il Palazzo
Cecilienhof a Potsdam. In origine la conferenza avrebbe dovuto tenersi a Berlino, ma a causa dei forti danneggiamenti
subiti dalla città la sede fu spostata nell'intatto castello di Potsdam.In precedenza vi furono diversi incontri, a partire
dalla conferenza di Teheran, nel corso dei quali diversi leader delle forze interalleate si incontrarono per definire la
gestione della vittoria sul Nazionalsocialismo. Dalla conferenza di Casablanca emerse la richiesta di resa
incondizionata, mentre nel corso della conferenza di Yalta fu decisa la ripartizione del territorio tedesco in zone di
occupazione coordinate da una commissione di controllo centrale. Dopo il crollo militare, la resa incondizionata del
Terzo Reich dell'8 maggio 1945, e l'arresto dei leader del governo Dönitz e von Krosigk avvenuto il 23 maggio, le forze
vincitrici presero ufficialmente il potere di governo in Germania tramite la dichiarazione di Berlino, la costituzione
delle zone di occupazione, e l'insediamento del consiglio di controllo alleato.

8 Gli enigmi della Storia


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Anniversari e Storia

accade a Luglio

1943 – Battaglia del Golfo di Kula tra le


forze americane e quelle giapponesi
La battaglia del Golfo di Kula fu una battaglia navale che ebbe luogo nelle prime ore del 6
luglio 1943, durante la seconda guerra mondiale, tra navi da guerra statunitensi e
giapponesi al largo delle coste di Kolombangara, nelle Isole Salomone. Il 5 luglio, il Task
Group 36.1 (TG 36.1) della Marina degli Stati Uniti d'America — comandato dal contrammiraglio
Walden L. Ainsworth e composta dagli incrociatori leggeri USS Honolulu (CL-48), USS St.
Louis (CL-49) e USS Helena (CL-50), più quattro cacciatorpediniere — ricevette l'ordine di
effettuare un'altra missione per contrastare il Tokyo Express giapponese attraverso lo
stretto della Nuova Georgia (soprannominato the Slot) presso le Isole Salomone, e il task
group procedette verso nord-ovest attraverso l'isola di Nuova Georgia. Le truppe alleate
stavano per lanciare la loro prossima offensiva nelle Isole Salomone, avendo appena
fatto sbarcare le truppe sull'isola di Rendovacome azione preliminare alla conquista del
principale campo di aviazione presso Munda, nell'isola di Nuova Georgia. A supporto di
questo sbarco, che avrebbe dovuto creare una testa di ponte iniziale per muovere le
truppe americane attraverso il canale Blanche fino a Nuova Georgia, l'ammiraglio
Ainsworth condusse, la notte precedente, un bombardamento navale su Vila, posta
sull'isola Kolombangara e su Bairoko (sull'isola di Nuova Georgia) e, a corto di rifornimenti
e munizioni, stava per ritirarsi nel Mar dei Coralli per rifornirsi. Uno sbarco dei Marine americani era programmato sulla costa nord della Nuova Georgia per il 10 luglio, che avrebbe
richiesto ulteriore supporto navale. In questo caso il Tokyo Express era rappresentato da dieci cacciatorpediniere, parte dei quali impiegati come trasporti truppe, con circa 2600
uomini a bordo. All'inizio dello scontro la nave ammiraglia giapponese Niizuki venne ripetutamente colpita e affondata, provocando la morte dell'ammiraglio Teruo Akiyama.
Successivamente due caccia giapponesi lanciarono una salva di siluri pesanti Long Lance che colpirono l'incrociatore USS Helena, reso evidente dalle sue salve con polvere
senza fumo, adatta all'uso diurno ma evidente di notte, poiché la nave aveva consumato la polvere senza lampo il giorno precedente. La nave condannata affondò dopo che alcuni
caccia di scorta avevano recuperato i circa 750 superstiti. Nel frattempo due caccia nipponici vennero attaccati e colpiti. La Nagatsuki si arenò e venne abbandonata, poi finita il
giorno dopo, mentre la Hatsuyuki venne pesantemente danneggiata e interruppe il combattimento allontanandosi. Solo 850 uomini erano stati sbarcati dai giapponesi e 350
erano affondati con i due caccia. Per contro le perdite statunitensi furono di 168 uomini e l'incrociatore Helena.

1996 – Edimburgo: nei laboratori del


Roslin Institute nasce la pecora Dolly, il
primo mammifero frutto di clonazione
La pecora Dolly (Roslin, 5 luglio 1996 – Roslin, 14 febbraio 2003) è stata il primo mammifero ad essere stato clonato con
successo da una cellula somatica, sebbene non il primo animale in assoluto ad essere stato clonato con successo.
Dolly è stata prodotta al Roslin Institute in Scozia a pochi chilometri da Edimburgo, dove ha vissuto fino alla morte
avvenuta circa sette anni dopo. Gli scienziati annunciarono la sua nascita solo l'anno successivo, il 22 febbraio 1997. Il
nome "Dolly" le fu dato in onore della prosperosa cantante country Dolly Parton, dato che la cellula usata per la
clonazione fu una cellula mammaria. Il metodo utilizzato da Ian Wilmut per ottenere la clonazione a partire da una
cellula somatica adulta consiste nel trasferimento del nucleo da una cellula somatica : i nuclei di cellule non appartenenti
alla linea germinale del donatore vengono trasferiti in cellule embrionali denucleate (private del proprio nucleo)[5] e
quindi indotti ad avviare lo sviluppo del feto[6] tramite elettroshocke successiva impiantazione in una madre surrogata.
Difatti Dolly ha avuto tre madri: una fornente il nucleo di una cellula non germinale e quindi il DNA (la vera pecora
clonata), un'altra la cellula embrionale denucleata e l'ultima è la madre surrogata. Tramite tale metodo Dolly è stata
clonata nel 1996 a partire da una cellula somatica di una pecora donatrice di 6 anni. Il 9 aprile 2003 i resti impagliati di Dolly sono stati posti al Royal Museum di Edimburgo, che fa parte
del National Museum di Scozia. Nel 1999 su Nature è stata pubblicata una ricerca in cui si suggeriva che Dolly poteva essere suscettibile di un invecchiamento precoce a causa dei
ridotti telomeri delle sue cellule. Si speculò che questi potevano essere stati ereditati dalla madre, che aveva l'età di 6 anni quando le fu prelevato il materiale genetico, così che Dolly
poteva avere geneticamente già 6 anni alla nascita. I primi segni di un invecchiamento precoce sono stati effettivamente riportati nel 2002, quando Dolly aveva 5 anni. Sviluppò una
forma potenzialmente debilitante di artrite, insolita a questa giovane età. Ciò andò a sostegno dell'ipotesi della senescenza prematura.

Gli enigmi della Storia 9


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Anniversari e Storia
di Stefania Veneri

PASSATO REMOTO
TERMINA LA BATTAGLIA DI GETTYSBURG 1863
La battaglia di Gettysburg (1º-3 luglio 1863) è considerata una delle battaglie più importanti
della guerra di secessione americana, conclusa con una netta vittoria delle forze dell'Unione
dell'Armata del Potomac, che arrestarono l'offensiva in Pennsylvania dell'esercito confederato
dell'Armata della Virginia Settentrionale. I Confederati, al comando del generale Robert E. Lee,
superarono il fiume Potomac invadendo la Pennsylvania per minacciare le vie di comunicazione
e di rifornimento unioniste e costringere l'Armata del Potomac ad abbandonare il fronte
virginiano ed accettare una battaglia decisiva in terreno sfavorevole ed in inferiorità tattica.
Un grande successo confederato a nord del Potomac avrebbe potuto, secondo il Presidente
Jefferson Davis e il generale Lee, alleggerire la pressione federale su Vicksburg e favorire
sviluppi politici favorevoli alla Confederazione. La battaglia ebbe inizio inaspettatamente il 1º
luglio con una serie di scontri imprevisti tra i reparti unionisti e quelli confederati che nel
corso della giornata sopraggiunsero sul campo di battaglia da varie direzioni. I combattimenti
del primo giorno terminarono con il parziale successo dei sudisti, che costrinsero il nemico a
ripiegare, ma senza riuscire ad occupare le posizioni tatticamente dominanti sul campo di battaglia. Nel secondo giorno giunse sul campo di battaglia la maggior parte delle forze
delle due armate; il generale Lee riprese i suoi attacchi sulle due ali dello schieramento nemico e raggiunse alcuni successi locali ma non riuscì a conquistare le posizioni più
importanti; gli unionisti, guidati dal generale George G. Meade, nonostante errori tattici iniziali, si difesero accanitamente e respinsero gli assalti. Il 3 luglio il generale Lee dovette
scegliere, dopo il fallimento sostanziale dei suoi attacchi del 2 luglio sui due fianchi delle linee federali, tra un difficile attacco frontale al centro delle difese nemiche o la ritirata.
Essendo in inferiorità numerica e senza speranza di rinforzi, mantenere la posizione senza prendere l'iniziativa avrebbe esposto le sue truppe al rischio di essere accerchiate e
distrutte dalle preponderanti forze nemiche che potevano accorrere da tutto il Nord. Il generale Lee ordinò quindi alla divisione fresca del generale George E. Pickett (composta tutta
da esperti reggimenti della Virginia), rafforzata da altre due divisioni già peraltro esauste dai combattimenti dei due giorni precedenti, di attaccare, dopo un violento fuoco di
artiglieria, il centro dello schieramento nordista, sul leggero declivio del Cemetery Ridge. L'azione dell'artiglieria non fu sufficiente ad indebolire in modo decisivo le solide linee
dell'Unione, e nonostante gli sforzi della fanteria confederata lanciata all'attacco, l'azione fallì completamente con perdite elevatissime. Le tre divisioni della colonna d'attacco, tra
morti, dispersi, feriti e prigionieri, subirono perdite superiori al 50%. Diverse brigate furono quasi completamente distrutte e il generale Lee fu costretto a ripiegare a sud del Potomac.
La battaglia di Gettysburg segnò un momento decisivo della guerra, vanificò le grandi speranze di Lee e Davis e rafforzò la determinazione del presidente Abraham Lincoln e degli stati
dell'Unione a continuare il conflitto fino alla totale sottomissione degli stati secessionisti.

CARLO DI BORBONE VIENE INCORONATO REX UTRIUSQUE SICILIAE


(RE DELLE DUE SICILIE) NELLA CATTEDRALE DI PALERMO
1735
Carlo Sebastiano di Borbone (Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio; Madrid, 20 gennaio 1716 – Madrid, 14
dicembre 1788) è stato Duca di Parma e Piacenza con il nome di Carlo I dal 1731 al 1735, Re di Napoli e Re di
Sicilia senza numerazioni dal 1735 al 1759, e dal 1759 fino alla morte Re di Spagna con il nome di Carlo III.
Primogenito delle seconde nozze di Filippo V di Spagna con Elisabetta Farnese, era durante l'infanzia solo
terzo nella linea di successione al trono spagnolo, cosicché sua madre si adoperò per dargli una corona in
Italia rivendicando l'eredità dei Farnese e dei Medici, due dinastie italiane prossime all'estinzione. Grazie a
un'efficace combinazione di diplomazia e interventi armati, la Farnese riuscì a ottenere dalle potenze
europee il riconoscimento dei diritti dinastici di Carlo sul Ducato di Parma e Piacenza, di cui egli divenne
duca nel 1731, e sul Granducato di Toscana, dove l'anno seguente fu dichiarato gran principe (cioè principe
ereditario).
Nel 1734, durante la guerra di successione polacca, al comando delle armate spagnole conquistò i regni di
Napoli e di Sicilia, sottraendoli alla dominazione austriaca. L'anno successivo fu incoronato re delle Due
Sicilie a Palermo, e nel 1738 fu riconosciuto come tale dai trattati di pace, in cambio della rinuncia agli stati
farnesiani e medicei in favore degli Asburgo e dei Lorena. Capostipite della dinastia dei Borbone di Napoli,
restituì alla città l'antica indipendenza dopo oltre due secoli di dominazione straniera, inaugurando un
periodo di rinascita politica, ripresa economica e sviluppo culturale.
Alla morte del fratellastro Ferdinando VI nel 1759, fu chiamato a succedergli sul trono di Spagna, dove, allo
scopo di modernizzare il paese, fu promotore di una politica riformista che gli valse la fama di monarca
illuminato. In politica estera raccolse tuttavia diversi insuccessi a causa dell'alleanza con la Francia,
sancita dal terzo patto di famiglia borbonico, che lo portò a contrapporsi con sorti alterne alla potenza
marittima della Gran Bretagna.

10 Gli enigmi della Storia


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Anniversari e Storia

accade a Luglio

RIVOLUZIONE AMERICANA: IL CONGRESSO CONTINENTALE APPROVA


LA DICHIARAZIONE D'INDIPENDENZA DALLA GRAN BRETAGNA.
NASCONO COSÌ GLI STATI UNITI D'AMERICA 1776
La dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America fu un documento che segnò la
nascita e l'indipendenza di tale federazione, siglato il 2 luglio 1776 e reso effettivo la sera del 4
luglio 1776, oggi festività nazionale statunitense (giorno dell'Indipendenza), al Congresso di
Filadelfia, nello Stato della Pennsylvania. In essa, tredici colonie britanniche della costa atlantica
nordamericana dichiararono la propria indipendenza dall'Impero britannico, esponendovi le
motivazioni che le avevano indotte a questo atto; con questo trattato nacquero quindi ufficialmente
gli Stati Uniti d'America. Per quanto vi fossero già stati alcuni scontri fra i coloni ribelli e
l'esercito britannico, essa segnò il vero inizio della Rivoluzione americana, che 7 anni dopo si
sarebbe conclusa con la vittoria dell'esercito continentale di George Washington sulle forze di
re Giorgio III. Di fatto, il Congresso di Filadelfia, guidato da John Adams, uno dei maggiori leader
americani che combatté per l'indipendenza americana, rappresentò un momento di trasformazione
della lotta dei coloni con la Gran Bretagna per la difesa dei propri diritti, in una vera e propria
rivoluzione volta a rovesciare la politica esistente. Il documento non mirò propriamente a
definire una nuova forma di governo, e pertanto non va confuso con la futura Costituzione degli
Stati Uniti d'America. L'obiettivo fu invece quello di rafforzare il supporto interno alla propria battaglia, incoraggiando l'intervento a proprio favore di alcune potenze
europee, in particolare della Francia. La dichiarazione venne richiesta e scritta da Thomas Jefferson. La dichiarazione fu scritta dalla cosiddetta Commissione dei Cinque,
composta da Thomas Jefferson, che fu il principale redattore della prima bozza, quindi John Adams, Benjamin Franklin, Robert R. Livingston e Roger Sherman. Anche se già
due giorni prima, il martedì 2 luglio (data che lo stesso Adams propose, invano, come data ufficiale) il Congresso approvò la sua indipendenza dalla Corona, il documento fu
invece ratificato formalmente su carta di canapa nella sala congressi di Filadelfia, la sera del giovedì del 4 luglio 1776. Cinquantacinque delegati del secondo congresso
continentale, chiamati Padri Fondatori (Founding Fathers), si unirono (nei giorni successivi[3]) alla unica prima firma apposta quella sera, dal politico John Hancock. Nello
stesso documento, si accusava il re (e non più i suoi collaboratori, come in passato) ritenuto l'unico legame esistente tra i coloni e la Gran Bretagna. L'originale della
dichiarazione, ormai quasi illeggibile, è esposto nei National Archives di Washington, museo che custodisce molti documenti, ufficiali e non, dei fatti che hanno segnato la
storia degli Stati Uniti. La dichiarazione di indipendenza viene esposta al pubblico assieme alla Costituzione degli Stati Uniti e al United States Bill of Rights nella sala più
prestigiosa, chiamata Rotunda per via della sua forma circolare.

1212 - SPAGNA: BATTAGLIA DI LAS NAVAS DE TOLOSA


La battaglia di Las Navas de Tolosa, fu la battaglia avvenuta nel 1212, tra ispanici e l'esercito almohade
(berbero-arabo maghrebino e andaluso, con quote non indifferenti di mercenari turchi, turkmeni e
curdi), nella quale quest'ultimo fu sconfitto dalle forze riunite dei cristiani della penisola iberica. Nel
1212 Navarra, Aragona, Castiglia e Portogallo, appoggiate da gruppi di cavalieri provenienti da tutto
l'occidente, unirono le forze vincendo la battaglia che avrebbe dato una svolta decisiva alla
"Reconquista". Dopo la sconfitta in questa battaglia inizierà il declino della dinastia almohade.Lo
scontro costituì la rivincita della clamorosa sconfitta patita dai cristiani spagnoli 17 anni prima nella
battaglia di Alarcos/al-Arak del 19 luglio 1195 ad opera del terzo sovrano almohade Abu Ya'qub Yusuf
II. Indispensabile per la vittoria fu il superamento delle endemiche contrapposizioni fra i sovrani
cristiani spagnoli e fu infatti quando un accordo legò solidalmente tra loro il re di Navarra Sancho VII
il Forte e Pietro II d'Aragona che le basi della vittoria si poterono dire finalmente gettate, malgrado
all'accordo restasse inizialmente estraneo Alfonso IX di León. Grande importanza per l'esito della
battaglia fu l'azione diplomatica condotta dall'Arcivescovo di Toledo Rodrigo Jimenez de Rada.
All'alleanza garantirono la loro partecipazione anche Alfonso II del Portogallo e i cavalieri Álvaro Núñez de Lara, Diego López de Haro e Lope Díaz, mentre papa Innocenzo III
garantì all'impresa lo status di Crociata. All'alleanza presero parte anche Franchi, con alcuni vescovi, e l'Ordine dei templari. Gli Almohadi erano, dopo la morte di Yaʿqūb al-
Mansūr il 22 gennaio 1199, in preda a una crisi dinastica, visto che nuovo Califfo divenne il diciassettenne figlio del defunto, il vanesio Muhammad al-Nasir, attorniato dai
suoi zii abbastanza incompetenti. La battaglia fu preceduta da incursioni lanciate da Alfonso VIII di Castiglia nelle provincie di Murcia e Jaén e il giovane califfo accettò lo
scontro che invece gli sconsigliava ʿAbd al-Wāhid b. Abī Ḥafṣ il governatore dell'Ifriqiya per conto degli Almohadi ed eponimo della futura dinastia degli Hafsidi. I sovrani
cristiani di Castiglia, Navarra e Aragona presero nel giugno 1212 Calatrava, il cui governatore fu giustiziato poco più tardi da Muhammad al-Nāsir cui egli aveva voluto portare
la notizia. Ciò provocò l'astensione dai futuri combattimenti della maggior parte dei musulmani di al-Andalus, che trovarono ingiustificata e insensata tale condanna.

Gli enigmi della Storia 11


012-013 efeso ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:38 Pagina 12

Misteri e Storia

EFESO E IL MISTERO
DELLA TOMBA DI MARIA
Sulle colline che circondano Efeso, straordinario centro dell’antichità e una delle più grandi città ioniche in Anatolia, esiste la Meryem
Ana Evi, ovvero la Casa di Maria, considerata l’ultima dimora della Madre di Gesù Cristo. Anche a Gerusalemme, tuttavia, nella Valle di
Giosafat, un santuario sotterraneo accoglie il luogo dove si suppone che i discepoli abbiano sepolto la Madonna.

12 Gli enigmi della Storia


012-013 efeso ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:38 Pagina 13

Misteri e Storia
dal sito www.fisicaquantistica.it

elementi che attestano la veridicità del luogo: San Giovanni,


nel suo Vangelo, dice che Gesù, prima di morire gli affidò la
Madonna dicendo: “Ecco tua madre”. A partire da quel mo-
mento egli la prese con sé. Gli Atti degli Apostoli poi narrano
che, dopo la morte di Cristo, la persecuzione imperversò a Ge-
rusalemme. Gli apostoli si sparpagliarono per il mondo per pre-
dicare il Vangelo di Gesù, e a San Giovanni (che portò con sé
Maria) fu affidata proprio l’Asia Minore. Altre conferme arriva-
no, da una parte, dalla tradizione orale, fedelmente conservata
dagli abitanti ortodossi del villaggio di Kirkince e discendenti
dei primi cristiani di Efeso, i quali ogni anno si recavano in pel-
legrinaggio in questo luogo a celebrare la festa della dormizione
di Maria; dall’altra, il Concilio Ecumenico svoltosi nella città nel
431 – nella prima chiesa del mondo dedicata a Maria, per defi-
nirvi il dogma della maternità divina di Maria Santissima – atte-
sta la credenza che quel luogo fosse considerato proprio la di-
mora ultima della Madonna. I Padri del Concilio parlando di Ne-
storio dicono: “Arrivato ad Efeso laddove il teologo Giovanni e la
Vergine Santa Maria, madre di Dio…”(implicitamente attestan-
do la presenza di Giovanni e Maria a Efeso). Inoltre è assai inte-

S
ulle colline che circondano Efeso, straordinario ressante la modalità del ritrovamento del sito. Verso la fine
centro dell’antichità e una delle più grandi città io- dell’Ottocento apparve un libro intitolato: “La vita della Vergi-
niche in Anatolia, esiste la Meryem Ana Evi, ovve- ne secondo le rivelazioni della religiosa tedesca Anna Kathari-
ro la Casa di Maria, considerata l’ultima dimora na Emmerick” e scritto da Clemens Maria Brentano (scrittore
della Madre di Gesù Cristo. Anche a Gerusalemme, tedesco che raccolse le narrazioni della religiosa). Questa mona-
tuttavia, nella Valle di Giosafat, un santuario sot- ca pur non avendo mai visitato questi luoghi, descrisse con im-
terraneo accoglie il luogo dove si suppone che i discepoli ab- pressionante esattezza il posto dove si trovava la casa di Maria
biano sepolto la Madonna. Ad Efeso, quando si arriva sul posto, a Efeso. Attraverso le sue visioni dettagliate, ella fu in grado di
una lunga fila di pellegrini anticipa l’arrivo alla casa di Maria, fornire indicazioni molto precise sulla effettiva collocazione
una piccola costruzione posta tra i boschi, che ormai ricorda della casa, seguendo le quali, due spedizioni scientifiche effet-
una piccola chiesa. A convalidare il fatto che questa sarebbe tuate nel 1891, ritrovarono le rovine del luogo, esattamente
stata l’ultima dimora della Vergine Maria, ci sono una serie di dove la veggente aveva indicato.

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Pillole di Etimologia

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Pillole di Etimologia
di Agostino De Santi Abati

PIRAMIDI
E FARAONI
Le piramidi egizie sono costruzioni architettoniche in forma di solido geometrico costituito da un poliedro individuato
da una faccia poligonale detta base, normalmente di forma quadrata, e da un vertice, che non giace sul piano della
base indicato come apice, o vertice, della piramide. Si ritiene, benché in nessuna di quelle note siano state trovate
tracce comprovanti tale utilizzo (corpi o corredi funebri), si trattasse di costruzioni facenti parte di un più ampio
complesso funerario per sovrani dell'antico Egitto.

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Pillole di Etimologia

L
e Piramidi una delle più famose strutture essere composto dai seguenti vocaboli
architettoniche presenti sul nostro pianeta, c’è da dire ‫ יפ‬variante di ‫ הֶּפ‬peh: bocca, apertura, cavità
che ve ne sono anche altre tipologie ma noi ‫ ריפ‬phir condotto, fossa, Uno spazio chiuso su tutti i lati che corre
identifichiamo come piramidi unicamente quelle lungo la lunghezza di un edificio.
presenti in Egitto tra le quali la più importante è ‫ רי‬ir forma di ‫ הָאְרִי‬yirah: una paura, impressionante
considerata per via della sua maestosità e tecnica ‫ מר‬rem variante di ‫ תמר‬Remeth “altezza”
costruttiva quella di Cheope che fa parte insieme alla Piramide di ‫ דימ‬Definizione: Un allungamento fuori dal tempo.
Chefren E a quella di Micerino e ad altri antichi monumenti alla ‫ דימת‬ta-mid, continuamente, continuo, quotidiano, sempre, perpetuo,
Necropoli di Giza complesso situato nell’omonima piana. Perché mai, avvenimento senza interruzione o cessazione; continuo nel
tali strutture furono chiamate con questo nome cosa significa? tempo.
Il termine nell’etimologia classica viene fatto derivare dal greco py- ‫ די‬Yad Una parola primitiva; una mano (quella aperta (che indica po-
ramis (πυραμίς) che significa letteralmente “della forma del fuoco” tenza , mezzi , direzione , ecc.), a differenza di H3709 , quella chiusa
(da pyr-, “fuoco”). Alcuni storici ritengono che il termine greco a sua ); usato (come nome, avverbio, ecc.) in una grande varietà di appli-
volta provenga dal termine egizio per-em-us che nel Papiro di Rhind cazioni, sia in senso letterale che figurativo, sia prossimale che remoto
è usato per rappresentare l’altezza della piramide (alla lettera “ciò che mano (di uomo) forza, potenza (fig.), lato (di terra), parte, porzione
va su”); i greci, applicando la figura retorica della sineddoche (la parte (metaf.) (fig.), (vari sensi tecnici speciali), segno, monumento, parte,
per il tutto e viceversa), lo avrebbero poi usato per indicare l’intera parte frazionaria, quota . tempo, ripetizione alberi assiali, asse sog-
opera monumentaria. giorni, supporto (per laver) tenoni (nel tabernacolo) un fallo, una mano
Per quanto vi siano altre costruzioni simili nel mondo nessuna ha lo (significato insicuro). polsi
stesso nome dato a quelle presenti in egitto dove si parla la lingua egi- Il termine PIRAMIDE quindi così scomposto ci permette di conoscere
zia (in egizio (traslitterato) r n kmt, letteralmente bocca della Terra il concetto [frase] che lo ha generato
Nera ossia ciò che si parla lungo le rive del Nilo), nota anche come LUOGO MONUMENTO LA CUI ALTEZZA E’ IMPRESSIO-
egiziano antico (questa espressione è però ambigua, perché propria- NANTE FATTO DI SPAZI CHIUSI E CONDOTTI DOVE
mente l’egiziano (o egizio) antico sarebbe la fase storica della lingua AVVIENE IL PASSAGGIO SENZA INTERRUZIONE NEL
parlata durante l’Antico Regno), è una lingua che appartiene alla fa- TEMPO
miglia delle lingue afro-asiatiche, imparentata con il gruppo delle lin- quindi
gue berbere e con quello delle lingue semitiche. luogo di trapasso dove veniva posto il cadavere del Faraone o in tempi
In ebraico il termine è ‫ דימריפ‬phiramid che ad un’attenta analisi risulta ancora precedenti era invece luogo in cui tramite una porta dimensio-

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Pillole di Etimologia

nale uno stargate si poteva accedere ad altri mondi? Secondo lo stu-


dioso Mario Pincherle (Bologna, 9 luglio 1919 – Bientina, 23 settem-
bre 2012), la torre zed e il “sarcofago di Cheope” sarebbero una sorta
di luogo in cui il tempo e lo spazio sembrano modificarsi, per la dif-
fusione di onde alfa verso i lobi frontali.
Giganteschi sarcofagi ricavati da blocchi unici di granito dal peso di
70 tonnellate con una misura approssimativa di 4 m di lunghezza, 2,30
m di larghezza e 3,30 m di altezza sono posizionati in anguste nicchie
scavate nelle profondità della terra, cosa o chi dovevano contenere gi-
ganti o erano uno strumento per entrare in altri mondi?
FARAONE
Il faraone è il titolo dei re dell’antico Egitto, considerato violento. Il
nome deriva dalla parola egiziana para, che significa “casa grande” o
casa dei malvagi verso il sole.
La parola era usata per descrivere il palazzo del re e nel corso degli
anni il suo significato fu cambiato per descrivere il re stesso. La prima
volta che il termine Faraone fu usato per indicare il re d’Egitto fu du-
rante il tempo di Thutmose III, che regnò durante la XVIII dinastia
(1539-1292 AC), a cominciare dalla dinastia ventiduesima (945 - 720
BCE) Uno dei sovrani della dinastia.
La Bibbia, incluso il libro dell’Esodo, usa il titolo di Faraone come
nome principale del re d’Egitto, seguito dal nome Faraone nel mondo
occidentale come sinonimo del re d’Egitto, quindi riferito ai re del-
l’Egitto come “Faraoni”.
Il faraone è citato a lungo alla fine del libro della Genesi, nella descri-
zione della discesa di Giuseppe, seguita da Giacobbe e gli altri suoi
figli, in Egitto. All’inizio del Libro dell’Esodo, è scritto, “E il re di
Hadash si alzò in Egitto, che non conosceva Giuseppe.” Ma il nuovo

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Pillole di Etimologia

letteralmente o figurativamente (come segue) - fare male, inchinarsi,


fare storto, commettere iniquità, pervertire, (fare) perverso (-ly), guai,
per girare, fare malvagità, sbagliare piegare, torcere fare male, inchi-
narsi, fare storto, commettere iniquità, pervertire, fare perversamente,
re si chiama Faraone, e il Libro dell’Esodo si occupa di esso in detta- problemi, girare,
glio. Il faraone è anche menzionato in altre Bibbie, sia in riferimento
all’esodo dall’Egitto (per esempio nel Libro dei Salmi) sia nella de- IL NATO SBAGLIATO CHE DEVE GOVERNARE
scrizione dei re più tardi, menzionati nei libri dei Profeti, insieme ad
un altro nome, come “Faraone Nechah Meles - Mitzrayim”, Versetto Si è appurato grazie anche a nuove tecnologie mediche come la tac
29, “Faraone il faraone d’Egitto” (Sefer Yirmiyahu, capitolo 34, ver- che molti faraoni erano malati accertamenti fatti ad esempio sulla
setto 30) . mummia di Tutankhamon hanno accertato malformazioni così come
Dal tardo latino Pharaōnem , forma accusativa di Pharaō (“faraone“), anche Akhenaton si è riscontrato anche che molti erano malati di cuore
dal greco antico Φαραώ (Pharaṓ ), dall’ebraico ‫( הֹעְרַּפ‬par’ōh) Come secondo lo studio pubblicato da Jama e condotto da un team interna-
affermato per l’etimo di PIRAMIDE anche in questo caso il termine zionale di cardiologi ed egittologi che ha analizzato mummie che ri-
FARAONE deriva dall’ebraico e più propriamente dal concetto origi- salgono fino a 3.500 anni fa.
nato dalle parole che compongono il quadrivocalico ebraico ‫הֹעְרַּפ‬ Ecco perché la ricerca medica egizia era all’avanguardia per poiché
(par’ōh) volta a salvare la vita del Faraone.
‫ הָרָּפ‬parah: Una radice primitiva; portare frutto (letteralmente o figu- Nella lingua egiziana la parola scienza si traduce con una parola che
rativamente) - recare, produrre (frutto), (essere, essere, fare) produrre significa “segreto”. Prima che i geroglifici venissero decifrati, Omero,
frutti, crescere, crescere, portare frutto, essere fruttuoso fare lui fe- Erodoto, Ippocrate e Plinio furono i primi a parlare della Medicina
condo, ti rende fecondo. Egizia. Erodoto diceva che il popolo Egiziano era il più pulito e lo de-
‫ ָעהָר‬ra’ah: Una radice primitiva; tenere un gregge; cioè Pascolo; in- finiva “il popolo dei sanissimi”!, grazie all’importante sistema sanita-
transitivamente, per pascolare (letteralmente o figurativamente); ge- rio che possedevano ed all’ esistenza di un medico per ogni infermità
neralmente per governare; per estensione, da associare a (come . I medici egiziani godevano di molta fama e venivano chiamati presso
amico), compagno, compagnia, divorare, mangiare, male supplicare, le corti di altri popoli come i Persiani.
nutrire, usare come amico, fare amicizia, herdman, mantenere (pecore) Molti nobili venivano dall’estero per consultarli, oppure erano gli
(er), pastore, tosare a casa, pastore, vagare, sprecare, pausa, compagno, stessi medici, dietro autorizzazione o ordine del faraone, a recarsi
compagnia, divorare, mangiare, malvagio supplicare. presso i potenti vicini per prestare la propria opera.
‫ הֹע‬Forma del termine ‫ הָוָע‬avah: una radice primitiva; per imbrogliare,

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“ Chi sono questi avventurieri? Sono tre maghi che trag-


gono i loro sortilegi dalla loro antica terra, sono poeti e
narratori che conosceremo dai loro nomi attuali:
Edgar Allan Poe, Howard Phillips Lovecraft
e Miguel Serrano

L’ANTARTIDE E IL MITO
LOVECRAFTIANO
L’Antartideè uno di quei luoghi del nostro pianeta che fu l’ultimo a convertisi nell’ennesimo oggetto della cupidigia
dell’uomo. I suoi misteri e pericoli hanno esercitato il loro influsso poderoso sugli intrepidi avventurieri del passato,
ma la loro eco ha superato gli oceani del tempo e invaso l’anima di alcuni moderni esploratoriche non hanno paura
di accettare la sfida lanciata loro dal continente ghiacciato.
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Enigmi storici
di Sergio Fritz Roa - dal sito http://www.centrostudilaruna.it

Sergio Fritz Roa


Sergio Fritz Roa è uno scrittore cileno specializzato in esoterismo e letteratura.

L’
Antartide è uno di quei luoghi del nostro
pianeta che fu l’ultimo a convertirsi
nell’ennesimo oggetto della cupidigia
dell’uomo. I suoi misteri e pericoli hanno
esercitato il loro influsso poderoso sugli
intrepidi avventurieri del passato, ma la
loro eco ha superato gli oceani del tempo e invaso l’anima di
alcuni moderni esploratori che non hanno paura di accettare
la sfida lanciata loro dal continente ghiacciato. Questi
personaggi hanno dovuto confrontarsi con misteri di vecchia
data, hanno utilizzato inusuali strumenti di esplorazione per
penetrare la sua Verità, mezzi come la letteratura ed il magico
universo dei sogni. Hanno oltrepassato anche i veli della
coscienza ordinaria per accedere ad uno stato di
supercoscienza. E tutto questo, per dissotterrare oscuri arcani
e fare luce su di un luogo fisico e spirituale così diverso da
qualsiasi altro che ci appare come una regione non-terrestre.
Chi sono questi avventurieri? Sono tre maghi che traggono i
loro sortilegi dalla loro antica terra, sono poeti e narratori che
conosceremo dai loro nomi attuali: Edgar Allan Poe, Howard
Phillips Lovecraft e Miguel Serrano (1). Tre geni letterari, tre
sognatori di sogni impossibili, tre colossi che hanno narrato
una volta ancora i miti di un lontano passato. Tre ricercatori
del Graal nell’Antartide. Tra di loro, il più importante per que-
Philip Osbourne rilegge la vita sto lavoro in particolare è, certamente, H. P. Lovecraft. Egli
di Edgar Allan Poe in chiave sarà il filo conduttore della nostra avventura, la quale ha im-
nuova e affascinante. pregnato lo spirito di colui che ha realizzato questo saggio e
Il protagonista è Vincent, il “Ni- implicherà quello di tutti i nostri lettori. Lovecraft sarà colui
ghtmare Blogger”. I teenager di che ci segnalerà, con la sua torcia, il cammino e ci metterà in
tutto il mondo lo adorano, ma il guardia dai terrori che, rannicchiati, tendono l’ agguato al
suo profondo legame con viaggiatore.
Edgar Allan Poe lo sta quasi por-
tando alla pazzia. Ha la capacità Edgar Allan Poe
di percezione extrasensoriale e Il tema della novella, grosso modo, consiste in un lungo viag-
sa che per comprendere i suoi gio per mare che culmina tra i bianchi ghiacci dell’estremo
poteri infernali dovrà risalire ai sud. Lì i viaggiatori s’imbattono in aborigeni dalla pelle scura,
misteriosi eventi che hanno se- un popolo sconosciuto all’uomo bianco, la cui condizione
provocherà in questi una confusione completa di sentimenti
gnato gli ultimi giorni di vita
opposti, dove l’attrazione e la repulsione si confondo tra loro.
dello scrittore di Baltimora.
Le ultime pagine sono una corsa suicida che sembra non por-
tare ad altro che ad un terrore indeterminato, ad un vortice
folle il cui termine non si trova in nessun centro ed in nessun

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Enigmi storici

sto: il bianco come fonte del terrore. Ed è questo l’elemento


che fa di quest’ opera qualcosa di più che una semplice novel-
la. Di molto di più, senza dubbio, perchè ci obbliga a realizza-
re un’interpretazione metaletteraria, esoterica. Vediamo, al-
lora, il significato del bianco nel codice di Poe e nel suo rac-
conto. Però prima dobbiamo conoscere il significato di questo
non-colore conformemente all’ermeneutica tradizionale
(René Guénon) e all’interpretazione di un compagno d’ufficio
di Poe: Herman Melville. Dall’attenta lettura dei saggi del tra-
dizionalista francese René Guénon (3) abbiamo dedotto tre
affermazioni:
Primo: Esiste un confronto tra il bianco ed il nero. La spiega-
zione più frequente che si da al riguardo, afferma René Gué-
non, ha una diretta relazione con la luce e le tenebre, il giorno
e la notte; e cioè, il confronto tra opposti complementari. Se-
condo: L’opposizione non è assoluta, giàcche bianco e nero
hanno un’ origine comune. Non vi è dualismo, “posto che tali
dualità sono reali ed esistono veramente nel loro ordine, i
loro termini non smettono per quello di discendere dall’unità
di un medesimo principio” (4). Ciò si chiarisce maggiormente
allorchè pensiamo al simbolo dello yin-yang. Nel quale, an-
che quando i colori sembrano opporsi, notiamo che dentro
ciascuna zona di dominio di un colore si trova presente il co-
lore contrario. Terzo: Nero e Bianco sono espressioni del Non
Manifesto e della Manifestazione, rispettivamente. Senza
dubbio, questa regola ha delle eccezioni e, a volte, noi incon-
triamo la situazione inversa; ossia, dove il nero corrisponde
alla Manifestazione ed il bianco al Non Manifesto. L’Antartide,
secondo il nostro giudizio, sarebbe uno di questi casi d’ecce-
zione. Il bianco polare è il Non Manifesto, il velo che occulta il
Segreto. In relazione allo scrittore di prosa Herman Melville,
nordamericano come Poe e Lovecraft, dobbiamo prendere in
considerazione la sua opera Moby Dick la Balena Bianca come
Edgar Allan Poe uno dei romanzi occidentali più simbolici e misteriosi tra i
vertice. Le risposte sono molto timide, quasi ingenue; i miste- tanti che sono stati scritti. Il suo capitolo La bianchezza della
ri stanno sul punto di decifrarsi, però mai si otterrà riuscire a Balena ci aiuterà a comprovare la nostra ipotesi e a svelare il
disvelarli; dacchè al finale della Narrazione di Arthur Gordon carattere esoterico del bianco, assunto d’importanza vitale
Pym, Poe inizia un’altra storia, un altro racconto. Una storia per questo articolo. Questo capitolo è una summa di pensieri
che, naturalmente, mai scriverà… Però in questo mare di dub- in relazione al bianco di quella balena e alle emozioni che
bi e nebbie indefinite, vi è un mistero che, alla fine, si decifra. esso provoca. Il principio del quale si avvale Melville è il me-
Ossia: Poe ci indica ciò che provoca terrore ai negri: temono il desimo sul quale si basano le idee di Poe e Lovecraft; cioè la
bianco, l’assenza totale del colore che riempiva tutta quella paura umana nei confronti del bianco.“Ciò che mi abbatteva
regione e il disperato grido Tekeli-Li, giacché è il presagio ne- sopra ogni altra cosa era la bianchezze della balena” (5). Può
fando della sua immediata manifestazione. Ma il mistero su- sembrarci interessante questa citazione di Meliville, ma solo
bito tornerà ad occultarsi col suo manto: una terribile visione, se ci arrestiamo qui e non continuiamo con la lettura di que-
l’ultima immagine della novella, sarà l’emersione di un gigan- sto capitolo. L’autore menzionerà molte altre bestie bianche:
te bianco “le cui proporzioni erano molto più grandi di quelle l’orso polare, lo squalo bianco, l’albatros, il cui non-colore
di qualsiasi abitante della terra” (2), visione terrifica che ful- causa il raffreddarsi del sangue solo alla loro presenza. Così, il
mina il negro Nu-Nu. Chi è questa creatura? Qual è l’ origine narratore continuerà sullo stesso sentiero, per tentare di ri-
misteriosa di Nu-Nu e degli altri aborigeni? Qual è l’allegoria spondere all’enigma. Con nuove domande si aprirà il cammi-
che si nasconde nella paura nei confronti del bianco? Che ci no fino a giungere alla soluzione del mistero: com’ è possibile
volle dire Edgar Allan Poe con tutto questo? che questo colore che rappresenta la spiritualità, “lo stesso
Gli interrogativi galoppano furiosamente, come maledette velo della divinità cristiana”, secondo Melville, sia al medesi-
stelle fugaci. Una lettura profonda della Narrazione di Arthur mo tempo un segno di ciò che è più terrificante? Non si dovrà
Gordon Pym, incentrata in quei segni con maggiore denota- per caso questo orrore all’indefinito, il quale si manifesta tra-
zione, forse ci segnala il sentiero corretto. Una lettura che as- mite il bianco? Non sarà che il bianco, che implica l’assenza di
suma l’analisi comparativa come una delle sue regole impera- colore, ci assale all’improvviso toccando le più intime fibre
tive. Questo è il cammino che abbiamo deciso di far nostro in del nostro essere?
questo saggio, e, naturalmente, in questa parte dedicata a Poe Il bianco, potremmo concludere dalla lettura dell’opera di
e al suo strano racconto. Non vi è dubbio che l’essenza del mi- H. Melville, simbolizzando l’indefinito, e anche forse l’ambi-
stero della Narrazione di Arthur Gordon Pym risiede in que- guo, che valgono come sinonimi, rappresenta in definitiva il

22 Gli enigmi della Storia


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Enigmi storici

mistero per antonomasia. E da lì scaturisce il terrore che il


bianco ci provoca, perchè ci ritrobiamo indifesi davanti a un
velo arcano che ci occulta altri misteri. Tornando all’opera di
Poe, ricorderemo che il bianco causa la paura negli abitanti di
Tsalal, isola vicina all’Antartide, occupata da indigeni di pelle
scura. Non importa che si tratti di un semplice fazzoletto o di
un inoffensivo polvillo bianco, qualunque cosa sia, la reazio-
ne di orrore dei negri non tarda a giungere. Nella pagina finale
della tragedia di Pym leggiamo: “Molti uccelli giganteschi, di
un pallore fantasmale, volavano continuamente giungendo
da oltre il velo bianco, e il loro grido, mentre li perdevo già di
vista, era l’eterno Tekeli-li!” (6). Questo evento causerà la
morte di Nu-Nu, abitante di Tsalal, prigioniero di Pym. Il ter-
ribile Tekeli-li! degli uccelli viene imitato dagli indios ogni
volta che si trovano davanti la presenza del bianco o quando
sono immediatamente prossimi alla sua poderosa influenza.
Gli uccelli sono i messaggeri di Dio: ricordiamo l’importanza
di questi nella narrazione biblica di Noè. Essi annunceranno l’
ultimo terrore ai negri: che verrà raffigurato nel Gigante Bian-
co. In sintesi, il bianco antartico nella novella di Edgar Allan
Poe è un simbolo
di terrore e, di conseguenza, di mistero. Però che significato
potrebbe avere il bianco nell’ambito del codice morale e so-
ciale dello stesso autore? Sidney Kaplan e Julio Cortázar cre-
dono di avere una risposta: la lotta fra il bianco e il nero che
viene rappresentata nella Narrazione di Arthur Gordon Pym è
una manifestazione del pensiero razzista di Poe (7). “Poe non
dissimulò mai le sue opinioni in favore della schiavitù” (8),
dirà l’argentino. Ma come rendere coerenti le idee razziste di
Poe con l’architettura del suo racconto? Di certo non è diffici- Miguel Serrano o i giganti
le: il viaggio della Jane Guy (imbarcazione che salva Pym e i cordiamo la sua bella frase: “Ogni certezza è nei miei sogni”
suoi compagni dal naufragio della sua nave precedente, il (11). Un ultimo dato quanto a Poe e alla sua posizione nei con-
Grampus) rappresenta il cammino esoterico verso il fronti dei negri. Si teorizza che la sua predilezione per la nar-
bianco, simbolo della purezza. Quanto più a sud si addentra- rativa del terrore nasca con le storie che ascoltava dagli schia-
no i naviganti, tanto più il bianco impone con forza la sua pre- vi nella cucina di casa sua quanto era un bambino: “E quei ti-
senza ed il suo mistero. Quanto più vicino all’Antartide – ri- mori glieli avevano inculcati i negri e le negre schiavi del suo
cordiamo il suo altro nome: il continente bianco -, Pym si ri- tutore, nei racconti di fantasmi che avevano costantemente in
trova tanto più vicino al simbolo aristocratico per eccellenza. bocca, e che il piccolo Edgar andava ad ascoltare in cucina”
Senza dubbio, questo viaggio iniziatico non è esente da peri- (12). Addirittura, Harvey Allen, la cui opinione viene citata da
coli e difficoltà. La carneficina della quale sono vittime gli uo- Ferrari, ci assicura che l’influenza narrativa dei negri su Poe è
mini della Jane Guy per mano dei furibondi negri, è solo una ancora maggiore dacché la musicalità della sua composizione
delle pericolose prove che deve passare il pellegrino che va letteraria – i ritmi, complicati e pieni di sfumature – è, in una
per questo sentiero solitario. Come segno di vicinanza al sa- certa qual forma, un’ imitazione dei canti degli schiavi”. Sia o
cro e dalla prospettiva razzista di Poe, continuiamo ad analiz- no questo certo, è importante considerare queste opinioni
zare questo avvicinamento all’estremo confine del Continen- come ipotesi, le quali possono aiutarci a far luce nel caso Poe.
te Bianco. Man mano che il viaggiatore si approssima al Cen- Seguendo molto di presso il geniale Poe, nel mistero che qui
tro del Polo, va sperimentando un aumento graduale della ci interessa, troviamo la persona di un altro mago, il cileno
temperatura, ossia, più ci ritroviamo prossimi al centro del Miguel Serrano.
centro, più le forze ostili della natura vanno perdendo il pote-
re della loro influenza. E anche se questo dato annotato da Miguel Serrano o i giganti
Poe nella sua narrazione ci possa apparire oggi di scarso valo- Il Mito Antartico acquisisce forza incontenibile nella lettera-
re scientifico, certo è che non era lontano dall’esperienza che tura del poeta, scrittore e viaggiatore Miguel Serrano, creato-
può essere constatata dalle testimonianze di qualche viaggia- re di testi magici come Ni por Mar ni por Tierra, La Serpiente
tore antartico. Come esempio, citiamo il curioso fenomeno del Paraíso, Quién Llama en los Hielos, El Círculo Herméti-
delle “Oasi dell’Antartide” dove l’acqua raggiunge una tem- co, Elella, Libro del Amor Mágico, Nietzsche y la Danza de
peratura comparativamente più elevata che quella del resto Siva e Las Visitas de la Reina de Saba, con prologo di C. G.
delle acque antartiche (9). Conosceva Edgar Allan Poe questo Jung. Sono in relazione diretta con l’Antartide due dei suoi
fenomeno? Se avesse potuto risponderci, probabilmente lo più interessanti lavori: La Antártica y otros Mitos, Santiago,
avrebbe fatto nella medesima forma di H. P. Lovecraft quan- 1948 e Quien llama en los Hielos, Santiago, 1957. Il primo di
do gli chiesero se avesse mai visitato Parigi: “Si, nei miei so- essi è la trascrizione di una serie di conferenze tenute in Cile
gni” (10). Poe la pensava, senza dubbio, allo stesso modo: ri- dall’ autore ed ex diplomatico. La sua copertina è rivelatrice:

Gli enigmi della Storia 23


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Enigmi storici

più lontano futuro. Dicono anche i selcnam, che è nel Sud, lì,
in quella “Isola Bianca che sta nel Cielo” dove dimorano gli
spiriti dei loro antenati, conducendo una vita libera da preoc-
cupazioni” (17). Saranno questi spiriti ancestrali Gli Antichi,
menzionati da Lovecraft? Sarà l’Antartide quella Isola Bianca
della quale parlano le vecchie leggende onas? Serrano, che fu
uno dei primi cileni a visitare la regione antartica, ci parla del-
la relazione esistente tra questo luogo e la follia (18) e segna-
liamo, da parte nostra, che il titolo dell’indimenticabile rac-
conto di Lovecraft Alle montagne della follia non è dovuto a
un capriccio o ad una trovata ingegnosa per richiamare l’at-
tenzione di alcuni lettori febbricitanti. Serrano dirà che l’uni-
ca via per comprendere questa realtà del sud, o meglio, per
salvarsi dalla follia che lì è in agguato, è il Sogno (19) ed il
mondo dei sogni è un elemento classico della narrativa di
H.P Lovecraft. L’inquietante possibilità che esista una entità
non-umana nell’Antartide si registra anche nelle pagine del
testo dell’autore cileno. Il sincronismo tra questi due scrittori
ci lascia stupefatti, soprattutto per il fatto che Miguel Serrano
non conosceva l’opera di Lovecraft quando scrivette La An-
tártica y otros Mitos. Citiamo, allora, Serrano, che con la sua
arte ci ricorda i vecchi alchimisti: “Senza dubbio, in quel con-
tinente del riposo e della morte vive qualcuno. Un prigioniero
si agita, avendo come mezzo di sopravvivenza il fuoco arden-
te ed eterno” (20). Questa idea di Serrano si plasma anche in
un altro testo del medesimo autore: Quien llama en los Hie-
los. Nel quale vi è un paragrafo di una bellezza terribile: “Io
ho visto questo essere, questo Angelo nero: lì, nel suo recinto
del Polo Sud. È in una immensa cavità oscura che egli risie-
de… Spazi enormi, senza limiti, lievi e deprimenti allo stesso
tempo, che si estendono, sicuramente, nell’interiorità psichi-
ca della terra, al di sotto dei ghiacci eterni. E così si muove il
un disegno di un gigante bicorne alato che emerge dalle bian- Zinoc… Ascende o discende, fino all’estremo di quella apertu-
che nevi con in mano un tridente. Fin dall’inizio dunque Ser- ra e, da lì, si lancia ad una velocità vertiginosa in cerca del suo
rano fa mostra del sincronismo che mantiene con Poe. Il tema altro estremo, della sua fine irraggiungibile. Tutta l’eternità
di queste conferenze è il Mito in relazione all’Antartide, e te- l’ha trascorsa in questo sforzo, cadendo a testa in giù, cercan-
niamo in conto che il titolo del testo, come dice Erwin Rober- do di raggiungere il luogo antipodico dal quale è stato pro-
tson, segnala che “l’Antartide è un mito” (14). Serrano ripor- scritto all’inizio stesso della creazione. Il nord è il suo sogno,
terà numerose leggende in riferimento al tema ci interessa: le il suo profondo anelito e la sua maggiore sofferenza” (21). Lo-
cronache delle guerre degli onas (antichi abitanti della Terra vecraft, da parte sua, nel suo racconto scriverà qualcosa di ri-
del Fuoco), la leggenda della Vergine dei Ghiacci, il continen- velatore: “Fondarono nuove città terresti, le più importanti di
te Lemuria, il gigante di Poe e, ancora, la sfacciata idea che esse nell’Antartico, perchè quella regione, scenario del loro
Adolf Hitler vive nel freddo Antartico. E anche se a prima vi- arrivo, era sacra. A partire da allora, l’Antartico fu come prima
sta ci sembra non esistere alcuna relazione tra ciascuna di il centro della Civiltà degli Antichi, e tutte le città costruite lì
esse; vi è, dato che tutte queste leggende fanno riferimento ai dalla prole di Cthulhu furono distrutte” (22). Più innanzi il
misteriosi dimoratori dell’Antartide. Vi è qui un altro punto narratore del racconto di Lovecraft indicherà che le mappe in-
nel quale confluisce il pensiero di questi tre autori. Serrano contrate nella vecchia città polare mostrano che le città degli
conosce il racconto di Poe e riguardo al Gigante Bianco anno- Antichi nell’epoca pliocenica si trovavano nella loro totalità,
ta: “Poe conosceva la leggenda dei selcnam sugli Jon che abi- al di sotto del 50° parallelo della latitudine sud”. Queste refe-
tano l’Isola Bianca” (15). “O sapeva anche del Prigioniero renze di entrambi gli autori sono fondamentali, perchè ci in-
dell’Antartide, che vive nel suo nero fondo, e che per questo dicano l’opposizione simbolica tra il Polo Nord (o la mitica
stesso motivo appare bianco?” (16). Per capire chi sono gli Jon Iperborea) ed il Polo Sud, sede degli Antichi. Questa opposi-
e a cosa si riferisca Serrano quando parla dell’Isola Bianca, si zione non risponde solamente a una differenza di carattere
raccomanda di leggere la pagina 25 de La Antártica y Otros geografico ma, prima di tutto a delle differenze spirituali. In
Mitos, dove si spiega che gli antichi onas (i selcnam erano effetti, il Polo Nord è il polo positivo – in termini cristiani, il
solo una delle tribù onas) credevano nell’esistenza degli Jon: Bene – ed il Polo Sud – secondo la stessa prospettiva, il Male.
uomini di una casta aristocratica dotati di facoltà sovrannatu- Senza dubbio, questi opposti, conformi ai principi della filo-
rali e possessori dei Misteri. “Furono gli Jon, maghi selcnam sofia manichea, sono complementari. Entrambi i poli man-
della Terra del Fuoco, coloro che conservano i segreti inse- tengono l’Ordine nella Terra, regolano il buon funzionamento
gnati da Queno e che ancora si immortalizzavano imbalsa- energetico del nostro mondo. L’unica possibile differenza ha
mandosi dentro i ghiacci del sud, per resuscitare rinnovati nel relazione col tipo di energia che irradiano detti luoghi, dacchè

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in verità sono dei centri energetici. Questa conoscenza che si unire i tre autori; cioè: la relazione del bianco con il continen-
esprime attraverso la letteratura moderna (Lovecraft e Serra- te ghiacciato. Il colore in questo caso non è solo espressione
no), che differenzia i centri volitivi terrestri, concorda punto dei ghiacci, ma degli aspetti immateriali e filosofici. Cortázar,
per punto col pensiero antico o tradizionale che insegnarono i come abbiamo già scritto, seguendo in questo Sidne Kaplan,
maestri indoeuropei, per i quali le parole che danno il nome vedrà in questi principi il fondamento del razzismo di Poe:
ai distinti luoghi sacri sono: Cielo, Terra o Mondo, Centro (24) “L’opposizione del nero come segno negativo e del bianco
e Inferno (25). Il Cielo, per essi, è la dimora degli eroi, coloro come una forza che combatte contro di esso e fino alla fine”
che vissero la vita come si deve, e corrisponde ad Iperborea o (28). E a proposito del razzismo, dobbiamo segnalare qui un
al nostro Polo Nord; la Terra è il luogo abitato o il terreno di fatto che non smette di intrigarci: Poe e Lovecraft sostennero
spedizioni e viaggi, essi la identificavano con l’Asia e l’Euro- una filosofia razzista, e Miguel Serrano, sostiene oggi questa
pa. L’Inferno, che era la casa dei demoni – gli Antichi e gli stessa filosofia. Ricordi il lettore che non vi è casualità, fuor-
Shoggoths – sembra non essere mai stata descritta e ubicata chè casualità misteriosa. Ma citeremo proprio Serrano riguar-
con maggior dettaglio dagli antichi saggi indoeuropei. Questo do al collegamento tra i colori e l’ Antartide: “Esiste inoltre
Inferno è per noi il Polo Sud. In Quien llama en los Hielos, una relazione tra il colore ed il polo. Gli uccelli neri tendono a
Serrano racconto di un sogno nel quale una misteriosa creatu- sparire su questi mari e gli è molto difficile raggiungere le lati-
ra gli dice: “L’immortalità si raggiunge fra i ghiacci – mi rispo- tudini estreme dell’Antartico. Invece, gli uccelli dal piumag-
se – e si consegue ghiacciandosi. Non sono nessuno, nè nulla gio bianco sopportando molto di più il freddo” (29). Curio-
posso fare ora. Il tuo grande combattimento sarà con l’Angelo so, Lovecraft anche ci parla di questo altro legame tra gli uc-
delle Ombre” (26). Serrano enfatizza specialmente i miti onas celli e il colore. Nel suo ben poema Antarktos, leggiamo: “Nel
nelle sue conferenze sui Miti dell’Antartide, per fornirci una profondo del mio sogno il grande uccello bisbigliòdel cono
chiave per decifrare gli arcani nascosti: “Fu Queno colui che nero emerso in mezzo alla vastità polare, spingendo verso
iniziò a creare la terra, da cima a fondo. Però prima, con argil- l’alto la crosta di ghiaccio desolata, battuta e rovinata dalle
la bianca modellò gli Hohuen, esseri giganteschi e trasparenti folli tempeste degli eoni. Di qui, non passa forma vivente, e
come angeli. Appena creati gli Hohuen iniziarono a lottare fra solo pallide aurore e fioche luci solari brillano su quella roccia
loro. Senza dubbio non potevano morire” (27). Ed ecco i me- butterata, le cui origini sono incerte anche ai Grandi Antichi.
desimi tratti archetipici degli Antichi lovecraftiani: aspetto Se gli uomini potessero vederlo, semplicemente si stupireb-
imponente, poderosi, bellicosi, non-umani e immortali. La bero di fronte a quel curioso tumulo costruito dalla Natura;
mitologia ona ci dice che gli Hohuen (i nostri Antichi) furono ma l’uccello narrò di cose immense, che sotto il profondo su-
creati col ghiaccio. Questo, in verità, indica la loro origine dario di ghiaccio, covano e meditano e attendono. Dio aiuti il
geografica: l’Antartide. Per concludere, il testo di Miguel Ser- sognatore al quale le pazze visioni mostrino quegli occhi mor-
rano apporta un dato che è, forse, il filo che ci permette di ti incastonati in golfi di cristallo”!

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Enigmi storici

alla tentazione di comparare questa emancipazione con la


guerra biblica fra Dio e i suoi angeli fedeli contro il Primo Ri-
belle, Lucifero o Prometeo. Gli Antichi si difenderanno da
questa minaccia per mezzo di un’arma altrettanto devastante
che la bomba atomica. “Gli Antichi utilizzarono alcune strane
armi di perturbazione molecolare e atomica contro le entità
ribelli, e alla fine ottennero una vittoria completa” (32). Con-
viene ricordare che solo nel 1945 cadrà una bomba atomica su
Hiroshima e un’altra su Nagasaki. Questo carattere profetico
dell’opera lovecraftiana è un altro dei suoi inquietanti aspetti.
La narrazione fa riferimenti turbanti a un libro spaventoso di
sapienza proibita: il Necronomicon, dell’arabo pazzo Abdul
Alhazred. Questo oscuro testo è un elemento chiave nella
narrativa di Lovecraft, è la fonte della sua cosmogonia e della
sua teologia. Il Necronomicon è stato consultato da alcuni dei
membri della spedizione antartica, specialmente da Dan-
forth, che era uno studioso e “un accanito lettore di narrativa
fantastica, ed aveva parlato tantissimo di Poe” (33), inoltre
egli era uno di quei pochi sfortunati che aveva avuto la sfac-
ciataggine di esaminare in forma esaustiva il libro condanna-
to. Danforth si riferirà in ripetute occasioni al Necronomi-
con e farà timidi riferimenti alla possibilità che l’oscuro alto-
piano di Leng, quella tenebrosa ragione, la cui ubicazione ne-
anche lo stesso Alhazred fu capace di precisare, in verità sia
un antico nome per designare l’Antartide. Più che la narrazio-
ne in sè stessa, l’atmosfera di terrore del racconto viene evo-

Howard Phillips Lovecraft o il Trovatore di Leng


Il recluso di Providence, il maestro dell’horror e il genio della
letteratura fantastica di questo secolo, scriverà nell’ anno 1931
uno dei suoi pochi racconti che costituirà un pilastro fonda-
mentale della sua opera. Ci riferiamo a Le montagne della fol-
lia. Scriverlo e pubblicarlo fu tutta una sofferenza per il no-
stro autore. La ragione: detestava trascrivere a macchina le
sue narrazioni ma questo era un requisito obbligatorio affin-
chè qualsiasi narrazione o racconto venisse considerato per la
pubblicazione in riviste per appassionati come la leggenda-
ria Weird Tales. Lovecraft dirà, riferendosi al direttore della
rivista menzionata: “Maledetto sia Wright se rifiuta la storia
che quasi mi uccide nel batterla a macchina!” (31). Questa fu
un’esperienza molto dura e sgradevole per Lovecraft. Senza
dubbio, il destino non volle che il suo racconto passasse inos-
servato, e fece in modo che alla fine dovesse essere pubblica-
to. In sintesi, Le montagne della follia tratta delle avventure
di una spedizione scientifica nell’Antartide, però il protagoni-
sta, prima di iniziare la sua narrazione, insiste nell’avvertire i
possibili lettori che quel continente non deve essere perforato
da alcuna mano, che non accada che si risveglino orrori che
non devono essere liberati. L’orrore che non deve venir per-
turbato è la razza degli Antichi e dei loro schiavi, gli Shog-
goths. Nella mitologia lovecraftiana, gli Antichi sono orribili
divinità che scesero dal cielo e che fecero dell’Antartide la
loro prima base. Questi giganti dalla testa a forma di stella
crearono l’uomo e anche gli Shoggoths, goffe bestie da soma,
sottomesse all’inizio ma che più tardi furono in grado di con-
durre una ribellione contro i loro padroni. È difficile sottrarsi

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Enigmi storici

cata dal paesaggio e dall’ambiente ordito dalla penna di Love-


craft. In effetti, egli sarà sempre fedele a un suo principio per
il quale la cosa fondamentale nella letteratura del terrore non
è tanto la trama ma l’ambiente o l’atmosfera che lo scrittore
crea e i sentimenti e le sensazioni nefande che il lettore speri-
menta. Angela Carter, in un eccellente studio lovecraftiano,
segnalerà al riguardo: “L’Antartide di Lovecraft è il più terribi-
le di tutti i suoi paesaggi. Questo desolato regno di gelo e
morte, il luogo dal quale giungevano “la nebbia e la morte” al
vecchio Marinaio è, al medesimo tempo, una versione inten-
sificata dell’Antartide reale, e una visione dell’aborrito alto-
piano di Leng, il tetto del mondo” (34). Lovecraft, con la pen-
na di uno scrittore che è innanzitutto un osservatore attento e
uno psicologo, ha creato in forma singolare uno degli ambien-
ti più inospitali e più ostili della Terra. Ciascun elemento del
continente meridionale è una daga, un passaggio senza scam-
po fino alla Morte. Alcuni di questi elementi sono rappresen-
tati dal Vento, la Solitudine, la Lontananza, le Leggende, il
Gelo, l’Odore e, naturalmente, dagli abitanti di questo deser-
to, che occultati nella bianchezza non sono morti, ma atten-
dono di essere risvegliati dal loro sonno forzato. E come
esempio dell’uso magistrale di questi elementi, citeremo al-
cuni passi del racconto che fanno allusione al suono del ven-
to: “Il terribile vento antartico soffiava a intermittenza, e la
sua cadenza assumeva alle mei orecchie un vago motivo mu-
sicale, somigliante all’eco di alcuni flauti naturali, che per
qualche ragione ignota mi pareva inquietante se non minac-
cioso” (35). Il titolo del racconto si riferisce particolarmente
alla gigantesca catena dove si trovano le colossolali rovine
delle città degli Antichi, una regione di alture impossibili da
immaginare per la mente e i sentimenti di un uomo normale e
dove l’incredibile è la regola. Addentrarsi in quei luoghi signi-
fica penetrare nel subcosciente; eterno oceano cosmico di ar-
chetipi: “Era come se quelle torri da incubo costituissero la
soglia che dava accesso a sfere proibite di sogno, a complessi
abissi remoti di tempo, spazio e altre dimensioni” (36). L’ar-
chitettura lovecraftiana è un concetto arrischiato e coraggioso
che tende ad innalzare i sentimenti al loro massimo livello di nuncia la morte, il misterio carico di minacce. Perchè è l’in-
resistenza; esattamente fino al punto in cui la tensione è qua- contro con l’orrore più terribile, è la voce stessa degli Shog-
si insopportabile e terminano per precipitarsi nell’oscurità di goths. Danforth, che conosce l’opera di Poe, dirà “ero interes-
un vuoto senza sensazioni. Questo tratto così personale del sato per l’ ambientazione antartica dell’unico racconto lungo
suo stile narrativo, lo ritroviamo in varie delle sue storie più di Poe, l’inquietante ed enigmatico Arthur Gordon Pym” (37).
eccezionali; cioè Il richiamo di Cthulhu, La città senza Come vediamo un’altra volta la letteratura di Poe è il punto di
nome e La casa delle streghe. In tutti questi, il titanico e il partenza per autori posteriori, come Serrano e Lovecraft. In
grandioso sono l’essenza del contenuto narrativo. Difronte a effetti, Poe è la Chiave. Segnalati alcuni aspetti primordiali
quei formidabili edifici e a quelle sculture anormali e inquie- del racconto di Lovecraft, riesamineremo di seguito in manie-
tanti, l’uomo deve comprendere che non è più che un piccolo ra puntuale le chiavi del mistero dell’Antartide che si ritrova-
atomo, una creatura insignificante che crede di conoscere i no in esso. La prima chiave, che ci aiuterà nella comprensione
segreti dell’ immensità dello spazio interstellare e della vita, di aspetti abbastanza oscuri nelle opere degli altri due autori,
quando in realtà non è altro che ignorante, rozzo, navigante è quella che individua l’Antartide come il luogo dove fecero la
in un vasto mare di concetti irrilevanti, creati per render più loro apparizione gli Antichi. Il Polo Sud è la Porta, da lì le
sopportabile la sua esistenza. Quegli esploratori del schiere luciferine ascenderanno fino al Polo nord, alla mitica
freddo Antartide, proveranno questa ominosa sensazione di Iperborea, in un cammino di rappresentazione dell’ascesi
insignificanza, e tra coloro che possiedono un livello più alto esoterica attraverso i distinti chakra corporali e che è la via di
di comprensione, come nel caso di Danforth, impazziranno. raggiungimento del potere divino, precisamente ciò che il De-
Alla fine saranno sommersi dalla terribile immensità e dalla miurgo castigò. Serrano in un’intervista disse: “La Terra è un
devastante oppressione della solitudine nelle turbolenti ac- astro, un essere vivo, che sta qui, possiede i suoi differenti or-
que della follia. Un altro elemento di orrore è il misterioso gri- gani, e la parte corrispondente al sud del mondo, e al Polo,
do che abbiamo menzionato nella parte dedicata a Edgar Al- corrisponde agli organi sessuali” (38). Questi dati ci permetto-
lan Poe. Si, il temibile Tekeli-li! Le parole di Poe si trasforma- no di intendere perchè il cristianesimo è stato tanto reticente
no per mezzo della magia di Lovecraft nell’uccello che an- a riguardo del potere sessuale e all’energia che da esso deriva.

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Enigmi storici

ricorda l’immortale Divina Commedia di Dante. Entrambi i te-


sti descrivono molto bene le tappe del cammino iniziatico.
Differiscono, questo si, nel fatto che gli esploratori della Mi-
skatonic University non risolvono l’enigma della Sfinge e ven-
gono precipitati all’Inferno per soffrire per sempre nella sua
pestilenza. Il viaggio fino al Centro del Sud, il Polo Sud, è la
sentiero conduttore al Centro del Mondo Incosciente. Da que-
sto la sua difficoltà: vederdi trascinati nelle turbolente acque
dei sogni, delle paure e dei traumi. Questa realtà disturbante
è stata rappresentata nelle pagine finali del racconto, scene
che trascorrono in vertiginosi labirinti sotto terra, luoghi dove
il narratore e il giovane Danforth verrano scoperti da uno
Shoggoth, il quale viene a rivestire il ruolo del Minotauro, il
guardiano del Labirinto. Il Labirinto richiede una speciale at-
tenzione, perchè occupa un posto di preferenza nella narrati-
va lovecraftiana, per esempio: Tra le mura di Eryx, Prigionie-
ro coi faraoni, La bestia nella cava, I topi nel muro, Orrore a
Red Hook. In tutti questi racconti sempre ritroveremo un’im-
magine del Labirinto e dei suoi abitanti. È probabile che il
maggior numero di somiglianze tra le narrazioni di Love-
craft possano rintracciarsi nel racconto antartico e ne La be-
stia nella cava. In entrambi il Labirinto possiede la forma di
una caverna (40) o, se si vuole, una profonda fenditura nella
terra. In generale si associa la caverna alla dimora dei nostri
primitivi antenati, ma in realtà ha un suo significato più cor-
retto: è il recinto dove si realizza l’ iniziazione”. La caverna
deve formare un tutto completo e contenere in sè stessa la
rappresentazione del ciclo così come della terra” (41). È il luo-
go della morte e della resurrezione. Riguardo al Labirinto, un
principio fondamentale è la selezione: non deve entrarci uno
qualsiasi. È una delle prove finali, quella che misura le capa-
cità acquisite sul lungo cammino dell’ascesi gnostica. È l’ulti-
ma partita a scacchi, nella quale si affronta un nemico che se-
gue la nostra avanzata e che ci conosce. È il confronto contro
Questo si deve, come già vediamo, alla relazione esistente tra ciò che di più terribile è in noi: il Mostro. Gli Antichi, come il
l’energia sessuale e Lucifero. Senza dubbio, un’alchimia spiri- loro nome indica, sono la rappresentazione viva del mondo
tuale ci dà la facoltà di trascendere il piano dell’energia ses- passato, al principio del tempo, sono l’immagine di quello
suale pura (l’orgone di Wilhelm Reich) per trasformarla in che si trova nel più recondito della nostra mente. Gli Shog-
energia dello Spirito, ciò che ci innalzerà a quello stado di ple- goths sono la degenerazione dell’antico, l’imperfetto o che si
nitudine. Il Polo Sud – che è il sesso del mondo – è la tana de- trova sottomesso a un processo di mutazione costante. Il
gli Antichi. E sebbene abbiano occupato anche altri territori, Bianco – la grande chiave del mistero antartico – è l’intoccabi-
torneranno lì per costruire le loro città. René Guénon, in una le, il virginale e proibito. Il Vento corrisponde a ciò che è in-
critica all’ interpretazione di Eliphas Levi sull’Inferno di Dan- tangibile, però che senza dubbio esiste, i mormorii degli altri.
te, dice: “Questo è certo in un senso, dal momento che il Il grido Tekeli-li è il terribile che si dice e ripete, una volta e
monte del Purgatorio si formò, nell’emisfero australe, a parti- ancora una volta. Le titaniche costruzioni di pietra sono ciò
re dai materiali fuoriusciti dal seno della terra quando la ca- che anche se non ha un obiettivo occupa uno spazio nella
duta di Lucifero scavò l’abisso” (39). Possiamo affermare allo- mente; è un disturbo, un’inutile rovina che dobbiamo lasciar-
ra che il monte del Purgatorio era l’Altopiano di Leng di cui ci ci indietro. E il nefando Necronomicon è il luogo dove tutti
parla il Necronomicon? Questa intuizione di Lovecraft nel ri- questi elementi assumono la terribile forma della leggenda,
conoscere il Polo Sud come Porta e Rifugio degli Antichi, po- che si perpetua oltre gli eoni e le generazioni, portando con sè
trebbe provare ciò che molti pensano al suo riguardo: che fos- il messaggio degli antenati. Da questa prospettiva possiamo
se un iniziato alle cose esoteriche. Senza dubbio, crediamo dire che il narratore proibisce, nei termini di un avvertimen-
che la sua conoscenza non la dovette alle fonti generose di to, lo sfruttamento dell’Antartide per segnalare, in realtà, che
qualche fratellanza segreta ma alla sua poderosa intuizione, nessuno deve attraversare il mondo dell’ incosciente se non
che si rese lucida attraverso le sue letture e alla giusta inter- vi è preparato, perchè potrebbe non tornare. L’interpretazio-
pretazione dei messaggi che gli giungevano dal mondo dei so- ne che abbiamo fatto potrà somigliare alla psicoanalisi agli oc-
gni. La seconda Chiave, rivela che il viaggio esterno realizzato chi di qualcuno. Ma non è così, per quanto tutta la tecnica
dagli uomini dell’Arkham e della Miskatonic (le navi che tra- psicologica è limitata da una visione e, un pensiero frammen-
sportano gli esploratori all’Antartide) è anche un viaggio inte- tato e molto distante da tutta l’origine o fonte primaria; per-
riore. In effetti, essi si devono confrontare con i Cinque Ele- tanto, nulla di più lontano da uno sforzo per ottenere una vi-
menti per giungere al Centro del Labirinto. Questa battaglia ci sione tradizionale, che si caratterizza per il totalitarismo, os-

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Enigmi storici

sia che intenti situarsi al di fuori di ogni punto di vista: nel


centro stesso del Centro. Allora si tratta di intendere il senso
Occulto di questo racconto tramite l’interpretazione tradizio-
nale di René Guénon e di Evola, perchè solo una filosofia tra-
dizionale ci permette di fare una comparazione esoterica
dell’opera di Lovecraft rispetto all’opera di altri autori. Alcuni
di essi possessori di una solida conoscenza della Tradizione e Note
altri ignoranti della stessa Filosofia: non resta altro che leg- 1) Avremmo potuto includere in questa analisi lo scrittore Jules Verne e il suo racconto La Sfinge dei
gerli per darci conto di coloro che sono gli uni e di coloro che Ghiacci, pretesa continuazione della Narrazione di Arthur Gordon Pym. Senza dubbio, quest’opera
sono gli altri. non è fedele quasi in nulla a Poe, e non contiene altrettanto quell’ingrediente esoterico che ci ha
permesso di collegare agli autori di questo saggio.
L’incontro di tre giganti 2) Edgar Allan Poe, Narración de Arthur Gordon Pym. Sexta edición, Alianza Editorial, Madrid 1986,
pag. 210 (ed. italiana Le avventure di Arthur Gordon Pym).
I testi che abbiamo preso in considerazione sono relazionati –
3) Per questo studio sul significato del Bianco ho utilizzato il testo di René GuénonSímbolos funda-
senza dubbio – da un medesimo tema e da un unico scenario. mentales de la Ciencia Sagrada, Eudeba, Buenos Aires 1988, 419 pag. (versione italiana Simboli
Abbiamo comprovato che il pensiero di questi tre autori, della scienza sacra, Adelphi, Milano 1996). Si è consultato specialmente il capitolo intitolato El
coincide grazie a una causalità interna che non è facile da de- blanco y el negro, pag. 264-266.
cifrare, però che risponde a un sincronismo universale e alle 4) René Guénon, Op. Cit., pag. 265.
fonti uniche dalle cui acque essi hanno bevuto. Una volta 5) Herman Melville, Moby Dick o la Ballena Asesina, España, Ramón Sopena 1974, pag 159.
concluso questo viaggio all’Antartide crediamo che sia conve- 6) Edgar Allan Poe, Op. Cit., pag. 210.
niente sederci in compagnia dell’aristocratico Edgar Allan
7) Vedi prologo di Julio Cortázar per il testo di Poe che stiamo analizzando, specialmente le pagine 11
e 12.
Poe, dal viso pallido e dall’ampia fronte, e del grande Miguel 8) Edgar Allan Poe, Op. Cit., pag. 12. Il pensiero razzista di Poe viene associato con una posizione
Serrano, un adepto dell’Amor Magico. Insieme ad essi vi è co- molto critica nei confronti della democrazia. “Odiava la folla e disprezzava la democrazia” segnala
modamente seduto uno degli uomini più lucidi del secolo, Ferrari e Baudelaire, nel prologo a Nuevas Narraciones Extraordinarias, di E.A. Poe (Editorial Juven-
Howard Phillips Lovecraft. Se ci avviciniamo e prendiamo tud, España), citerà un pensiero che rivela la filosofia politica di Poe: “Il popolo non ha nulla a che
parte alla loro conversazione potremo udire meravigliose sto- vedere con le leggi se non che gli deve ubbidire.”
rie di giganti bianchi, dell’Houe e degli Antichi. E se aguzzia- 9) Vedere i diari cileni del 1955, specialmente “La Tercera de la Hora” del 19 giungo del 1955 e del 4
mo ancor più l’udito ascolteremo tutti in fine sussurro, un bi- febbraio del 1968.
10) Rivista Planeta N°1. Argentina, Settembre/Ottobre 1964, pag. 89.
sbiglio che proviene, senza che vi siano dubbi, dai freddi mari
11) Ch. Baudelaire, Op. Cit., pag. 58.
antartici. (Pubblicato per la prima volta in Ciudad de los Césa- 12) Santiago Ferrari, E.A. Poe, Genio Narrador, Editorial Poseidón, Argentina 1946, pag. 16.
res, N°47, Ottobre-Dicembre del 1997, Cile. Traduzione a cura 13) Santiago Ferrari, Op Cit., pag, 16.
di Alchemica®, qui lievemente emendata). 14) Ciudad de los Césares Nº18. Vedi l’ articolo Manú: Por el Hombre que Vendrá, di Erwin Roberson.
15) Miguel Serrano, La Antártica y otros Mitos, Imprenta El Esfuerzo, Chile 1948, Pag. 28.
16) Miguel Serrano, Op. Cit., pag. 28.
17) Miguel Serrano, Op. Cit., pag. 25.
18) Miguel Serrano, Op. Cit., pag. 20.
19) Miguel Serrano, Op. Cit., pag. 20.
20) Miguel Serrano, Op. Cit., pag. 20.
21) Citato da Marco Paredes ne El Mito en La Obra de H. P.Lovecraft, pagg. 26-29 della rivista Entre-
guerras Nº9, Santiago, primavera del 1994.
22) H.P. Lovecraft, En las Montañas de la Locura in Obras Escogidas de Lovecraft Primera selección,
Ediciones Acervo, España 1956, pag. 195.
23) H.P. Lovecraft, Op. Cit., pag. 198.
24) Si ricordi la Terra di Mezzo di Tolkien: coincidenza? Impossibile, perchè le coincidenze non esi-
stono.
25) Vedi nella rivista spagnola Hespérides (N°?) l’articolo di Jean Haudry Lingüística y Tradición
Indo-Europea.
26) Miguel Serrano, Quien llama en los Hielos in Trilogía de la búsqueda en el Mundo Exterior, pag.
201.
27) Miguel Serrano, Op.Cit., pag. 204.
28) Edgar Allan Poe, Op. Cit., Prologo di Julio Cortázar, pag. 11.
29) Miguel Serrano, Op. Cit., pag. 264
30) H.P. Lovecraft, Hongos de Yuggoth, Pag. 47.
31) L. Sprague de Camp, Lovecraft. Una Biografía, Valdemar Editores, España 1992, pag. 293.
32) H.P. Lovecraft, En las montañas di la Locura, pag. 196.
33) H.P. Lovecraft, Op. Cit., pag. 125.
34) Ver Mundo Desconocido, España, Abril de 1981, página 133 Artículo de Ángela Carter, “Love-
craft y su Paisaje”, incluido en el estudio sobre El Necronomicón.
35) H.P. Lovecraft, En Las montañas de la Locura, pag. 124.
36) H.P. Lovecraft, Op. Cit., pag. 152.
37) H.P. Lovecraft, Op. Cit., pag. 125.
38) Ciudad de los Césares Nº 13. Ver el artículo Miguel Serrano: El Peregrino de la Gran Ansia, pag 12.
39) René Guénon, El Esoterismo de Dante, Editorial Dédalo, Argentina 1976
40) René Guénon, Símbolos fundamentales de la Ciencia Sagrada, Eudeba, Buenos Aires 1988,
pagg. 173-180.
41) René Guénon, Op. Cit., pag. 176.

Gli enigmi della Storia 29


030-031 la pietra luciferina ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:55 Pagina 30

Leggende e Storia

LA PIETRA LUCIFERINA

I
n queste leggende, liberate che siano dai rivestimenti espressione, ad esempio, nel Leabhar na hvidhe, Dove si legge
di ordine religioso in senso stretto, appare di nuovo la Che i Tuatha sono «dèi e falsi dèi, ai quali notoriamente risale
connessione del Graal quale pietra celeste con un re- l’origine dei sapienti irlandesi. È probabile che in Irlanda essi
taggio e un potere misterioso connesso con lo «stato giunsero dai cieli, donde la superiorità della loro scienza e del-
primordiale» e, in un certo modo, conservatosi nel pe- le loro conoscenze» (72). Qui bisognerebbe dunque procedere
riodo dell’«esilio». Il riferimento a Lucifero, in se stes- ad una separazione alquanto delicata di motivi, onde stabilire
so, di là dal quadro a carattere cristiano e teistico, può essere ciò che si riferisce ad elementi autenticamente luciferini, ai
presentato come una variante del tema di un tentativo, aborti- quali può applicarsi correttamente l’idea di una «caduta» e
to o deviato, di riconquista «eroica» di tale stato. Quanto al della presenza sulla terra come un castigo, e ciò che invece –
tema della schiera degli angeli discesi dal cielo col Gra- attraverso una rappresenta-
al, esso richiama quello della razza stessa dei Tuatha zione tendenzio-
dé Danann, anch’essa considerata come di “esseri samente de-
divini”, venuta in Irlanda dal cielo, portando formata-
anch’essa una pietra sovrannaturale – la pie- può
tra dei re legittimi – e altresì oggetti che,
come si è notato, corrispondono esatta-
mente a quelli del ciclo del Graal: una
spada, una lancia, un recipiente che
dà inesauribilmente ad ognuno il
suo alimento. In pari tempo la pa-
tria dei Tuatha – lo sappiamo – è
quell’Avallon che, secondo una
tradizione già segnalata, è an-
che la sede dei libri del Graal e
che, in ogni caso, si è spesso
confuso, per via di oscure as-
sociazioni, col luogo dove si
manifestò eminentemente
il Graal. Ma vi è di più. In
alcune leggende celtiche
gli angeli caduti vengono
identificati proprio ai
Tuatha dé Danann (70):
in altre leggende, si parla
esattamente di spiriti
che, come castigo per la
loro neutralità, dovette-
ro scendere sulla terra.
Essi vengono descritti
come gli abitanti di una
regione occidentale
transatlantica, raggiunta
da San Brandano, regio-
ne che, di nuovo, è un
fac-simile dell’Avallon,
così come un tale viaggio
è una imagine cristianiz-
zata di quello compiuto
da vari eroi celtici per rag-
giungere l’«Isola», patria
originaria e centro inviola-
bile dei Tuatha (71). Abbia-
mo dunque una curiosa in-
terferenza di motivi, che trova

30
030-031 la pietra luciferina ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:55 Pagina 31

Leggende e Storia
di Julius Evola

riferissi ai custodi in terra del potere dall’alto è della tradizione


di cui il Graal è simbolo: quasi come persistente, non alterata,
segreta presenza di ciò che fu proprio allo stato primordiale e
«divino» . La «neutralità» degli angeli del Graal, di cui in Wol-
fram, spinge infatti a far pensare ad uno stadio idealmente an-
teriore a quella differenziazione della spiritualità, in funzione
della quale può definirsi in genere, lo spirito luciferico. E se
Wolfram in un secondo tempo dà una diversa versione, facen-
do dire a Trevrizent che gli angeli neutrali non risalirono in cie-
lo (come i Tuatha di nuovo si ritirarono nell’Avallon), ma cau-
sarono la loro eterna rovina, e «chi vuol essere ricompensato
da Dio, deve mostrarsi l’avversario di questi angeli caduti» (73),
bisogna tener conto, appunto, del modo con cui il cristianesi-
mo ha deformato tradizioni anteriori, sostituendo al loro senso
originario dei significati assai diversi. In genere, per il carattere
generale proprio alla sua visione prevalentemente «lunare» del
sacro, il cristianesimo ha spesso stigmatizzato come «Luciferi-
co» e «diabolico» non solo ciò che è effettivamente è tale, ma
anche ogni tentativo di reintegrazione di tipo “eroico» e ogni
spiritualità estranea ai rapporti di devo azione e di creaturale
dipendenza dal divino e teisticamente concepito. Così anche
altrove abbiamo avuto occasione di constatare mescolanze di
motivi analoghe a quella ora vista per i Tuatha dé Danann, ad
esempio in certa letteratura siriaco-ebraica, dove gli angeli ca-
duti finiscono col fare una sola cosa con una stirpe di «Veglian-
ti» , concepita come l’istruttrice primordiale dell’umanità (74).
Tertulliano (75) non esita a riferire in blocco agli angeli caduti
l’insieme delle dottrine magico-ermetiche, quelle che abbiamo
già visto aiutare Flegetanis a penetrare i testi originari del Gra-
al, e che la Morte Darhur attribuisce a Salomone, concepito
come un capostipite degli eroi del Graal, proprio negli stessi
termini di Tertulliano: «Questo Salomone era un Saggio e co-
nosceva tutte le virtù delle pietre e degli alberi, come pure il
corso delle stelle e molte altre cose ancora» (76).
Quando Innocenzo III accusò i Templari di essersi dati anch’es- momento di combattere, che a proteggerti sia il pensiero di
si alla dottrina «dei démoni» – utentes docrtinis daemonoriun una donna [sottinteso: non Dio]» (76). Animato da tale sdegno
(77) – con grande probabilità egli ebbe i vista i pretesi misteri e da tale fierezza Parsifal, dopo non essere riuscito nella sua
anticristolatrici dei Templari e procedette istintivamente alla prima visita al castello del Graal, compie le sue avventure. Ed
stessa assimilazione, per via della quale la «razza divina» pri- egli, così staccato da Dio, evitando chiese, dandosi ad imprese
mordiale venne presentata come la razza colpevole o luciferica «selvagge» di cavalleria – wilden Aventüre, wilden, Ferren Rit-
degli angeli caduti. Per conto nostro, abbiamo già dato punti di terscharft – finisce con vincere egualmente, col conseguire
riferimento sufficientemente esatti per orientarsi di fronte a di- egualmente la gloria di re del Graal. Trevrizent deve dirgli: «Ra-
storsioni del genere e per fissare il limite che separa lo spirito ramente si vide miracolo più grande: mostrando la vostra ira,
luciferico da quel che non lo è, e il punto di vista cristiano dal avete ottenuto da Dio ciò che desideravate» (79). Va inoltre no-
punto di vista di una più alta spiritualità. Così ad ognuno sarà tato che in Wolfram Parsifal appare come colui che raggiunge il
facile distinguere la varia portata dei singoli elementi che si in- castello del Graal eccezionalmente, senza esser stato designato
contrano nella nostra saga, presso a molte interpolazioni e de- ho chiamato come gli altri (80). La sua elezione avviene suc-
formazioni. Avendo mostrato che l’elemento «titanico» resta la cessivamente – per così dire, sono le stesse avventure di Parsi-
materia prima da cui può trarsi l’«eroe», è comprensibile che, fal che la determinano e quasi impongono. Trevrizent dice:
malgrado tutto, Wolfram dia a Parsifal alcuni tratti «luciferini» , mai era accaduto che il Graal potesse venir conquistato com-
facendogli però portare felicemente a termine la sua avventu- battendo Es was e Ungewolhnheit, dasz den Gral ze keine zê-
ra, tanto che alla fine egli assume la forma luminosa di un re ten jeman möchte erstriten». Anche questo tratto fa riconosce-
del Graal e di un restauratore. Infatti Parsifal accusa Dio di re il tipo «eroico» : colui che non per natura, come il tipo «olim-
averlo tradito, di a egli mancato di fede per non averlo assistito pico» (cui si potrebbe far corrispondere il re legittimo del Graal,
fino alla conquista del Graal. Egli si ribella, e nella sua collera poi caduti in decadenza, insenilitosi, ferito o reso inane), ma
dice «servivo un essere cui si dà il nome di Dio prima che si fos- per il risveglio di una vocazione profonda e grazie alla sua azio-
se permesso di espormi ad oltraggioso scherno e che mi rico- ne giunge a partecipare a ciò, di cui il Graal è simbolo, e si porta
prisse di onta… Sono stato suo servitore sottomesso, perché tanto innanzi, da divenire cavaliere del Graal e, infine, da far
credevo che mi avrebbe accordato il suo favore: ma dora in poi sua la suprema dignità dell’Ordine del Graal. ( Capitolo XV
mi rifiuterò di servirlo. Se mi perseguiterà col suo audio, mi estratto dal libro di Julius Evola “Il mistero del Graal”, Edizioni
rassegnerò. Amico [dice egli a Galvano], quando verrà per te il Mediterranee 1994).

Gli enigmi della Storia 31


032-033 I misteri sulla morte di Lenin ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:56 Pagina 32

Personaggi e Storia

I MISTERI
SULLA MORTE DI LENIN
Gli scienziati avanzano nuove versioni sulle vere cause del decesso di una
delle figure politiche più importanti del XX secolo
32 Gli enigmi della Storia
032-033 I misteri sulla morte di Lenin ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:56 Pagina 33

Personaggi e Storia
di Marina Pozdnyakova Rossiyskaya Gazeta
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ha iniziato ad avere continui mal di testa, insonnia e svenimenti.


Nel 1922 la sua salute è peggiorata e sono iniziati i problemi di di-
sordine del linguaggio e della scrittura, mentre il lato destro del
corpo è rimasto paralizzato. Il leader sovietico è morto nel 1924
all'età di 53 anni. Si è riscontrato che prima della morte aveva
avuto diverse emorragie cerebrali, le cui motivazioni non sono
ancora state stabilite. A turbare il gruppo di scienziati, formato
dallo storico e giornalista Lev Lurie di San Pietroburgo, da Harry
Winters, neuroscienziato della University of California e dal dot-
tor Filipp Makoviak, era il fatto che i vasi cerebrali del leader fos-
sero quasi pietrificati dopo la morte. Secondo le informazioni dei
testimoni oculari, durante l'autopsia, battendoli con una pinza, i
vasi potevano tintinnare. Per molto tempo non si è scoperta la
causa di questo fenomeno.

La paralisi
Nel 2011, la dottoressa Cynthia St Hilaire ha suggerito con il suo
lavoro che la causa dell’arteriosclerosi precoce di Lenin fosse la
mutazione del gene NT5E. Gli scienziati hanno avanzato la teoria
che il politico avrebbe potuto subire qualche mutazione dell'or-
ganismo, in seguito alle quali sarebbe iniziata la paralisi, fino alla
morte prematura. "Crediamo di essere di fronte a un raro caso di
mutazione ereditaria per linea paterna, infatti suo padre era mor-
to in circostanze simili. Forse il suo ruolo di leader della rivolu-
zione mondiale ha inciso nello sviluppo dell’arteriosclerosi pre-

I
l mistero della morte di Lenin, ideologo e promotore coce dei vasi cerebrali”, sostiene Makovyak. Lo storico Lurie non
della rivoluzione del 1917 in Russia, fondatore del- esclude che la causa della morte potrebbe assumere anche un ca-
l'Unione Sovietica e del primo stato socialista della rattere diverso. Nel suo libro, "22 morti, 63 versioni" egli valuta
storia, continua a ossessionare gli scienziati. E ancora alcune delle ipotesi più probabili. Tra queste, l’avvelenamento
oggi molti documenti restano nascosti sotto la dicitu- del leader su ordine di Stalin. Lurie ritiene che Stalin fosse un
ra “Riservato”. Secondo la versione ufficiale, il politi- buon esecutore e manteneva relazioni amichevoli con Lenin, fin-
co da tempo soffriva di una grave arteriosclerosi che lo avreb- ché non ha iniziato ad aspirare al suo ruolo politico. Lo storico
be portato all’ictus cerebrale. “Il grado di arteriosclerosi cere- racconta che Lenin, nei periodi particolarmente difficili della sua
brale, con la grave calcificazione delle arterie cerebrali, è un malattia, si rivolgeva a Stalin chiedendo del veleno. Lui promet-
fenomeno molto strano – ha detto a Rbth Filipp Makoviak, teva di reperirlo e di portargli del cianuro. Questo risulta da molti
professore del centro medico di Baltimora, Maryland –, so- documenti. Però i test tossicologici che avrebbero rivelato del ve-
prattutto se si considera che Lenin non aveva alcuna predi- leno nel corpo di Lenin non sono stati effettuati. Secondo un'al-
sposizione a malattie cerebrovascolari. Non aveva ipertensio- tra versione dello storico, Lenin potrebbe essere stato logorato
ne, diabete e non fumava”. dalla sifilide. Anche dopo l'annuncio della causa ufficiale della
morte, arteriosclerosi, alcuni medici hanno ripetutamente richie-
Lo stress e quella morte sinistra sto lo screening per individuare eventuali altre malattie. La ma-
I gravi problemi di salute per Lenin sono cominciati, secondo gli lattia, che si trasmette sessualmente, potrebbe, secondo Lurie,
storici, nel 1921. A quel tempo la guerra civile, iniziata in Russia aver innescato un ictus. Tuttavia, come detto in precedenza da
dopo la rivoluzione, si era conclusa con la vittoria dell'Armata Winters, i sintomi del leader e i risultati dell'autopsia confutano
Rossa. Nel Paese dominava la carestia e la devastazione. Il leader questa teoria.

Gli enigmi della Storia 33


034-037 i misteri irrisolti ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:01 Pagina 34

Segreti e Storia

I MISTERI IRRISOLTI
DEI SERVIZI SOVIETICI
Dal paranormale alle morti ancora oggi avvolte nel mistero. Ecco cosa
potrebbero nascondere gli archivi non ancora svelati
34 Gli enigmi della Storia
034-037 i misteri irrisolti ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:01 Pagina 35

Segreti e Storia
Articolo realizzato dal sito Russia Beyond
https://it.rbth.com

plomatico svedese Raoul Wallenberg lavorava in Ungheria.


Nel tentativo di salvare il maggior numero di vite umane con-
segnò il passaporto svedese a varie persone di origine ebraica,
nascondendole poi all’interno di abitazioni prese in affitto
dall’ambasciata del suo Paese. Il suo operato salvò dalla
morte migliaia di persone. Ma nel 1945, durante l’assedio di
Budapest da parte dell’esercito rosso, Wallenberg ebbe un tra-
gico incontro con i sovietici. In quell’occasione incontrò il
maresciallo Rodion Malinovskij, incaricato di condurre l’of-
fensiva su Budapest, e venne arrestato con l’accusa di spio-
naggio da alcuni membri della Smersh, il dipartimento di
controspionaggio dell’Armata Rossa istituito nel 1943. Questa
fu l’ultima volta in cui Wallenberg venne visto vivo.
Nel 1957 il ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko
consegnò all’ambasciatore svedese un documento in cui si at-
testava che Wallenberg, presumibilmente trattenuto nel car-
cere di Lubyanka, a Mosca, sarebbe morto nel 1947 a causa di
un infarto. Si trattava della prima volta in cui l’Urss ricono-
sceva che il diplomatico era stato a Mosca, nonostante le
cause della sua scomparsa risultino poco chiare ancora oggi.
Secondo fonti ufficiali, gli archivi degli interrogatori sareb-
bero spariti.
Sono in molti a dubitare della veridicità del documento con-
segnato da Gromyko e alcuni testimoni sarebbero pronti ad
affermare che Wallenberg sarebbe stato ancora vivo negli
anni Cinquanta e che sarebbe stato avvistato in un campo di
lavoro forzato, dal quale alla fine sarebbe riuscito a scappare.
Il governo svedese ha dichiarato ufficialmente la sua morte

S
econdo la legge della Federazione Russa, le infor-
mazioni custodite negli archivi statali possono
restare segrete per non più di 30 anni. E, nono-
stante lo storico Sergej Kudryashov di recente ab-
bia dichiarato alla radio Eco di Mosca che non è
prevista alcuna pena per chi rivela tali informa-
zioni, molte agenzie preferiscono tenere chiusi i propri cas-
setti. Il Servizio federale di Sicurezza (FSB), nato dalle ceneri
del KGB, ovviamente non fa eccezione. D’altronde sono molti
i segreti di epoca sovietica che mantengono il proprio alone di
mistero ancora oggi. Vediamo quali.

Il destino di Raoul Wallenberg


Alla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1944-1945, il di- Fonte: Getty Images

Gli enigmi della Storia 35


034-037 i misteri irrisolti ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:01 Pagina 36

Segreti e Storia

nel 2016. Il 26 luglio la famiglia di Wallenberg ha presentato


Gleb Bokyj. Fonte: Foto d'archivio
una richiesta all’Fsb nella quale chiedeva l’apertura degli ar-
chivi legati alla sua morte.

La morte di Beria
Lavrentyj Beria, capo della polizia segreta dell’Nkvd, fu diret-
tore del programma nucleare sovietico tra il 1938 e il 1945.
Dopo la morte di Stalin, nel 1953, Beria, famoso per la sangui-
nosa repressione, perse la lotta per il potere contro i leader
sovietici come Malenkov e Nikita Krushchev. Ciò significò
non solo la fine della sua carriera politica ma anche della sua
vita. Accusato di essere stato assoldato come spia dal Regno
Unito e di aver falsificato una gran quantità di casi criminali,
venne condannato a morte il 23 dicembre 1953 e ucciso in
quello stesso giorno. Questa, perlomeno, è la versione uffi-
ciale dei fatti.
Tuttavia alcuni storici sono convinti che non ci sia stata al-
cuna sentenza e che i rivali di Beria avessero architettato que-
sta versione per giustificare come legali le loro azioni.
Inoltre non è mai stato rivelato il luogo in cui Beria sarebbe
stato condannato a morte e sepolto.
La morte di uno degli uomini di fiducia di Stalin continua a
restare un mistero e anche gli uomini dei servizi segreti, gli
unici che conoscevano la verità, non l’hanno mai rivelata.
Le inchieste sul paranormale
Al contrario dei servizi segreti di Hitler, che vantavano alcune

36 Gli enigmi della Storia


034-037 i misteri irrisolti ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:01 Pagina 37

Segreti e Storia

RAOUL WALLENBERG
Raoul Wallenberg era un esponente della dinastia
imprenditoriale svedese dei Wallenberg. Fu inviato a Budapest
in Ungheria in missione diplomatica e incominciò ben presto a
prendersi carico, per conto del War Refugee Board americano,
della difficile condizione degli Ebrei nell'Ungheria occupata
dalle forze naziste.
Consegnò a molti Ebrei dei certificati con bandiera svedese e
stemma della corona svedese : le persone che portavano con sé
questi cosiddetti "passaporti Wallenberg" erano al sicuro dai
nazisti e non venivano deportate nei campi di concentramento.
Wallenberg istituì anche cucine da campo, ospedali, orfanotrofi
e scuole per gli Ebrei ungheresi superstiti, istituì una "zona
sicura" comprendente 31 case e ostelli speciali che ospitavano
circa 33.000 persone.
Negli ultimi giorni di guerra sventò il piano nazista di far
esplodere due ghetti, salvando così circa 100.000 persone.
Raoul Wallenberg fu imprigionato dalle truppe sovietiche nel
1945 e di lui non si seppe più nulla. In seguito l'Unione Sovietica
dichiarò che morì nel palazzo della Lubjanka nel 1947. Secondo il
cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal ci sono prove certe della
sua esistenza in vita dopo tale data come detenuto in un
ospedale psichiatrico in URSS a seguito di un suo sciopero della
fame (come citato in un capitolo a lui dedicato del libro
"Giustizia, non vendetta"). Il 17 ottobre 1989 l'URSS ha
Fonte: AP riconosciuto l'arresto di Wallenberg come un «tragico errore»,
restituendo tutti gli effetti personali del diplomatico svedese
unità speciali dedicate esclusivamente alle attività paranor- alla sorella invitata appositamente a Mosca. L'URSS aveva nelle
mali, l’intelligence sovietica era molto scettica nei confronti settimane precedenti invitato i cittadini sovietici attraverso la
del misticismo. Le teorie soprannaturali erano considerate
prive di fondamento e antimarxiste.
TV a fornire informazioni utili per risolvere l'enigma Wallenberg.
Tuttavia non mancavano le eccezioni. Fra queste vi è la storia In ogni caso, sulla base del referto dell'epoca stilato da un
di Gleb Bokyj, un agente della Cheka, la polizia segreta sovie- medico morto nel 1953, fu confermata la morte per attacco
tica, tra il 1921 e il 1934. cardiaco nel luglio 1947 e dichiarato che il corpo di Raoul
Egli non solo fu l’ideatore dei campi di lavoro forzato ma si
interessò anche alle attività paranormali.
Wallenberg fu cremato e sotterrato in una fossa comune presso
Cercò anche di organizzare una spedizione in Tibet con l’ocu- il monastero Donskoj di Mosca. La sorella continuò a sperare
lista Aleksandr Barchenko alla ricerca del mitico territorio di che Wallenberg fosse vivo all'insaputa delle autorità sovietiche.
Shambhala. Nel 2001 si chiuse l'inchiesta di una commissione russo-
Il governo dichiarò però che una simile spedizione non sa-
rebbe stata altro che una terribile perdita di tempo e cancellò
svedese. Da parte svedese restò il dubbio che Wallenberg visse
il viaggio. Sia Bokyj sia Barchenko vennero uccisi durante le prigioniero molti anni dopo il 1947, mentre da parte russa si
grandi purghe alla fine degli anni Trenta. ritenne che probabilmente lo svedese fu fucilato per essersi
Da allora l’Nkvd, il Kgb e altri servizi segreti sovietici negano
rifiutato di collaborare col KGB e perché la Svezia non fu
qualsiasi tipo di coinvolgimento con il mondo paranormale.
C’è invece chi sostiene il contrario, affermando che gli archivi interessata a uno scambio di prigionieri. La Svezia chiese
siano pieni di informazioni relative agli alieni, ad antichi mi- comunque scusa ai familiari di Wallenberg per non aver mai
steri e ad altre forme di vita soprannaturali. preso in considerazione le richieste effettivamente ricevute da
Mosca per uno scambio di prigionieri.

Gli enigmi della Storia 37


038-043 tre ipotesi sulla morte di stalin ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:02 Pagina 38

Segreti e Storia

38 Gli enigmi della Storia


038-043 tre ipotesi sulla morte di stalin ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:03 Pagina 39

Segreti e Storia
di Aleksej Timofejchev
https://it.rbth.com

Tre ipotesi alternative


sulla morte di

S t a l i n
È polemica in Russia per il film “The Death of Stalin” del comico e regista Armando Iannucci. A tanti anni di distanza,
il decesso del dittatore resta un grande enigma, e ci sono almeno tre radicate teorie che si oppongono alla versione
ufficiale Il film “The Death of Stalin” (“La morte di Stalin”) del comico e regista scozzese (di origini italiane) Armando
Iannucci, che in Italia uscirà il 18 gennaio del 2018, sta suscitando non poche polemiche. Può una commedia, tratta
da una graphic novel (la francese “La mort de Staline” di Fabien Nury e Thierry Robin), essere adatta a un tema così
drammatico e serio? Per di più la scomparsa del dittatore è ancora avvolta nel mistero. Abbiamo raccolto le tre
spiegazioni alternative del decesso più diffuse.

Gli enigmi della Storia 39


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Segreti e Storia

S
econdo la legge della Federazione Russa, le infor-
mazioni custodite negli archivi statali possono re-
stare segrete per non più di 30 anni. E, nonostan-
te lo storico Sergej Kudryashov di recente abbia
dichiarato alla radio Eco di Mosca che non è pre-
vista alcuna pena per chi rivela tali informazioni,
molte agenzie preferiscono tenere chiusi i propri cassetti.
Il Servizio federale di Sicurezza (FSB), nato dalle ceneri del
KGB, ovviamente non fa eccezione. D’altronde sono molti i
segreti di epoca sovietica che mantengono il proprio alone di
mistero ancora oggi. Vediamo quali.

Il destino di Raoul Wallenberg


Alla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1944-1945, il di-
plomatico svedese Raoul Wallenberg lavorava in Ungheria.
Nel tentativo di salvare il maggior numero di vite umane con-
segnò il passaporto svedese a varie persone di origine ebraica,
nascondendole poi all’interno di abitazioni prese in affitto
dall’ambasciata del suo Paese. Il suo operato salvò dalla
morte migliaia di persone.
Ma nel 1945, durante l’assedio di Budapest da parte dell’eser-
cito rosso, Wallenberg ebbe un tragico incontro con i sovie-
tici. In quell’occasione incontrò il maresciallo Rodion
Malinovskij, incaricato di condurre l’offensiva su Budapest, e
venne arrestato con l’accusa di spionaggio da alcuni membri
della Smersh, il dipartimento di controspionaggio dell’Armata
Rossa istituito nel 1943. Questa fu l’ultima volta in cui Wallen-
berg venne visto vivo. Nel 1957 il ministro degli Esteri sovie-
tico Andrej Gromyko consegnò all’ambasciatore svedese un
documento in cui si attestava che Wallenberg, presumibil-
mente trattenuto nel carcere di Lubyanka, a Mosca, sarebbe
La prima pagina del giornale parigino "l'Humanité" dedicata alla morte di Stalin, 7 marzo 1953

Una scena tratta dal film "La morte di Stalin" del regista Armando Iannucci

40 Gli enigmi della Storia


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Segreti e Storia

morto nel 1947 a causa di un infarto. Si trattava della prima


volta in cui l’Urss riconosceva che il diplomatico era stato a
Mosca, nonostante le cause della sua scomparsa risultino
poco chiare ancora oggi. Secondo fonti ufficiali, gli archivi
degli interrogatori sarebbero spariti.
Sono in molti a dubitare della veridicità del documento con-
segnato da Gromyko e alcuni testimoni sarebbero pronti ad
affermare che Wallenberg sarebbe stato ancora vivo negli
anni Cinquanta e che sarebbe stato avvistato in un campo di
lavoro forzato, dal quale alla fine sarebbe riuscito a scappare.
Il governo svedese ha dichiarato ufficialmente la sua morte
nel 2016. Il 26 luglio la famiglia di Wallenberg ha presentato
una richiesta all’Fsb nella quale chiedeva l’apertura degli ar-
chivi legati alla sua morte.

La morte di Beria Nikita Khrushchev e Iosef Stalin, 1936


Lavrentyj Beria, capo della polizia segreta dell’Nkvd, fu diret-
tore del programma nucleare sovietico tra il 1938 e il 1945.
Dopo la morte di Stalin, nel 1953, Beria, famoso per la sangui- rebbe stato condannato a morte e sepolto. La morte di uno
nosa repressione, perse la lotta per il potere contro i leader degli uomini di fiducia di Stalin continua a restare un mistero
sovietici come Malenkov e Nikita Krushchev. Ciò significò e anche gli uomini dei servizi segreti, gli unici che conosce-
non solo la fine della sua carriera politica ma anche della sua vano la verità, non l’hanno mai rivelata.
vita. Accusato di essere stato assoldato come spia dal Regno
Unito e di aver falsificato una gran quantità di casi criminali, Le inchieste sul paranormale
venne condannato a morte il 23 dicembre 1953 e ucciso in Al contrario dei servizi segreti di Hitler, che vantavano alcune
quello stesso giorno. Questa, perlomeno, è la versione uffi- unità speciali dedicate esclusivamente alle attività paranor-
ciale dei fatti. Tuttavia alcuni storici sono convinti che non ci mali, l’intelligence sovietica era molto scettica nei confronti
sia stata alcuna sentenza e che i rivali di Beria avessero archi- del misticismo. Le teorie soprannaturali erano considerate
tettato questa versione per giustificare come legali le loro prive di fondamento e antimarxiste. Tuttavia non mancavano
azioni. Inoltre non è mai stato rivelato il luogo in cui Beria sa- le eccezioni. Fra queste vi è la storia di Gleb Bokyj, un agente

Nikita Khrushchev e Lavrentyi Beria al funerale di Stalin

Gli enigmi della Storia 41


038-043 tre ipotesi sulla morte di stalin ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:03 Pagina 42

Segreti e Storia

della Cheka, la polizia segreta sovietica, tra il 1921 e il 1934.


Egli non solo fu l’ideatore dei campi di lavoro forzato ma si
interessò anche alle attività paranormali. Cercò anche di orga-
nizzare una spedizione in Tibet con l’oculista Aleksandr Bar-
chenko alla ricerca del mitico territorio di Shambhala. Il
governo dichiarò però che una simile spedizione non sarebbe
stata altro che una terribile perdita di tempo e cancellò il
viaggio. Sia Bokyj sia Barchenko vennero uccisi durante le
grandi purghe alla fine degli anni Trenta.
Da allora l’Nkvd, il Kgb e altri servizi segreti sovietici negano
qualsiasi tipo di coinvolgimento con il mondo paranormale.
C’è invece chi sostiene il contrario, affermando che gli archivi
siano pieni di informazioni relative agli alieni, ad antichi mi-
steri e ad altre forme di vita soprannaturali.

42 Gli enigmi della Storia


038-043 tre ipotesi sulla morte di stalin ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:03 Pagina 43

Segreti e Storia

STALIN? OSSESSIONATO DAGLI UFO


STALIN ERA TALMENTE OSSESSIONATO DAGLI UFO, DALLA PAURA CHE FOSSERO UNA
NUOVA ARMA SEGRETA AMERICANA CHE AVREBBE POTUTO SPAZZAR VIA L'UNIONE SO-
VIETICA, DA SGUINZAGLIARE UNA MAREA DI SPIE ATTORNO AL TRIANGOLO ATOMICO DEL
NUOVO MESSICO (TRA ALAMOGORDO E LOS ALAMOS) ED IN PARTICOLARE A ROSWELL,
OVE NEL 1947, SECONDO LA STAMPA MONDIALE, ERA STATO RECUPERATO UN DISCO VO-
LANTE DAGLI AMERICANI.

E FU COSÌ CHE IL DITTATORE GEORGIANO RINCHIUSE PER TRE GIORNI IN UNA STANZA IL
PADRE DELLA MISSILISTICA RUSSA, SERHEI KOROLEV, ED I SUOI PIÙ FIDI COLLABORATORI,
COSTRINGENDOLI A LEGGERSI TUTTI I REPORT, RECUPERATI DAGLI AGENTI DEL SERVIZIO
SEGRETO, SUGLI UFO. E QUANDO LO SCIENZIATO, PADRE DELLA MISSILISTICA SOVIETICA,
GLI DISSE CHE I DISCHI VOLANTI NON POTEVANO ESSERE UN'ARMA SEGRETA DEGLI YAN-
KEES, STALIN NE FU ENORMEMENTE SOLLEVATO. EVIDENTEMENTE L'IDEA DI VISITATORI
DALLO SPAZIO ESTERNO - LA CUI ESISTENZA PER INCISO NON CONTRASTAVA CON LE TESI
DEL MATERIALISMO DIALETTICO DI MARX - NON LO TERRORIZZAVA PIÙ DI TANTO.

IL CHE NON GLI IMPEDÌ, PERCHÉ EVIDENTEMENTE L'ORDINE ARRIVA DAL CREMLINO, DI
SGUINZAGLIARE NEGLI ANNI A VENIRE OPINIONISTI E SCIENZIATI CHE RACCONTASSERO
SUI MEDIA, AL PUBBLICO, UNA VERSIONE DI COMODO, TRANQUILLIZZANTE, CHE CIOÈ I DI-
SCHI VOLANTI ERANO SOLO ALLUCINAZIONI. NEL 1989 ANCHE L'UNITÀ, CHE DA BRAVO CA-
GNOLINO DI CASA RIPETEVA ANCORA A PAPPAGALLO QUALSIASI BALLA PROVENISSE DA
MOSCA, GRAZIE ALLA PERESTROJKA CHE LIBERALIZZÒ ANCHE L'INFORMAZIONE UFOLO-
GICA, FU COSTRETTA A RIPORTARE L'EPISODIO "UFOLOGICO" DI BAFFONE...

LA STAMPA DEL 14-8-91 E L'UNITÀ DEL 30-6-94. A SEGUIRE, IL CASO ROSWELL IN PRIMA
PAGINA SULLA STAMPA ITALIANA, 9 LUGLIO 1947

Gli enigmi della Storia 43


044-047 OGIGIA ORIGINE E SIGNIFICATO DI UN NOME ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:09 Pagina 44

Etimologia e Storia

OGIGIA ORIGINE
E SIGNIFICATO DI UN
NOME
ἀλλά µοι ἀµφ’ Ὀδυσῆϊ δαΐφρονι δαίεται ἦτορ,
δυσµόρῳ, ὃς δὴ δηθὰ φίλων ἄπο πήµατα πάσχει
νήσῳ ἐν ἀµφιρύτῃ, ὅθι τ’ ὀµφαλός ἐστι θαλάσσης,
νῆσος δενδρήεσσα, θεὰ δ’ ἐν δώµατα ναίει,
… ma il mio cuore si spezza per Odisseo cuore ardente,
misero! Che lunghi dolori sopporta lontano dai suoi,
nell’isola in mezzo alle onde, dov’è l’ombelico del mare:
isola ricca di boschi, una dea v’ha dimora
Οδύσσεια/α, 48-51
44 Gli enigmi della Storia
044-047 OGIGIA ORIGINE E SIGNIFICATO DI UN NOME ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:09 Pagina 45

Etimologia e Storia
di Bruno d’Ausser Berrau

I
toponimo omerico ‘Ωγυγια ha dato luogo a diverse in- subsunt, qui instigant laedere id ipsum Quodeumque est, ra-
terpretazioni, ma tutte non hanno illuminato granché bies unde illaec germina surgunt.6
sul senso che esso potrebbe avere avuto. Resta in ogni Quindi è tutto in perfetto pendant col tenebroso fascino di दौगा,
caso la concordia degli antichi sul suo estremo arcai- Durga, la seducente e alternativa manifestazione della stessa
smo; in altri termini esso appare remoto già all’epoca Kaly. Insomma le scelte aggettivali sembrano bene addirsi al-
dei due poemi omerici. A conferma c’è appunto l’agget- l’ardua collocazione geografica, suggerita da Plutarco,7
tivo ωγυγιος, che ne deriva assumendo il significato di vec- Ὠγυγίη τις νῆσος ἀπόπροθεν εἰν ἁλὶ κεῖται», δρόµον
chio, antico, vetusto; dai contesti, ne traspare in sostanza qual- ἡµερῶν πέντε Βρεττανίας ἀπέχουσα πλέοντι πρὸς ἑσπέ-
cosa di lontano nel tempo, con un di più di potente e temibile ραν Un’isola, Ogigia, che si trova lontana nel mare, a cinque
quale ben si addice alla sede dell’infida Καλυψω, che tutto giorni di navigazione verso occidente dalla Britannia
mette in atto per convincere Οδυσσευς a rimanere con lei: e pertanto convenire all’inquietante aspetto dell’isola delle Fær
τον µεν εγω φιλεον τε και ετρεφον, ηδε εφασκον θηεσειν Øer e all’intero ambiente di quella selvaggia natura boreale: une
αθαναταον και αγηραον ηµατα παντα1 beauté qui naît du trouble et qui inquiète. Quanto al nome at-
E io lo raccolsi, lo nutrii e promettevo di farlo immortale e senza tuale Stora Dimun, stora (stórur) nella lingua locale – affine al-
vecchiezza per sempre. l’islandese – significa grande intendendo contrapporsi all’altra,
E ribadendo nel rivolgersi direttamente a lui: la piccola ossia lítla. Inaccessibile e pertanto mai abitata. Nella
ἀθάνατός τ᾿εἴης2 immortale saresti. Si deve comunque rico- prima, in passato, sono vissute sino a 25 persone, mentre la
noscere che l’offerta non era da poco e che sfidava la nota ostili- chiesa locale è stata dismessa nel 1922. Le immagini ci mostra-
tà degli dei nei riguardi delle loro consimili che si univano ai no soltanto precipiti rocce, scoscesi declivi ed erbose praterie
mortali, mentre il rifiuto di lui resta nel vago come a conferma sommitali, che oggi sembrano contrastare la descrizione di
dell’intrinseca finitezza della nostra natura. A riprova dei signi- un’isola ricca di boschi (δενδρήεσσα)8 quale ci perviene da
ficati sottesi all’aggettivo ωγυγιος, lo troviamo, infatti, in Esio- Omero. Non si deve però dimenticare che nelle Fær Øer, in Is-
do,3 a qualificare l’acqua dello Stige, il fuoco in Empedocle, la landa e in buona misura anche in Scozia e Irlanda, le passate
forza in Sofocle e certe descrizioni di montagne in Pindaro. La esigenze di legname per la navigazione hanno distrutto gran
ninfa, già nel nome, kaly-, rivela la sua parentela i.e. con l’oscu- parte e, in certi casi totalmente, la copertura arborea. Le due
ra, omonima dea indù: काल, Kaly,“la Nera”. Del resto, i greci la isole, insieme, formano quindi una coppia, un duo, cioè dímun
consideravano un’ipostasi di Afrodite nel suo aspetto µελαινις come appare essere l’interpretazione più ragionevole. Di per sé,
4, la signora dei cimiteri, cui erano cari il cipresso, il mirto, il dímun non ha un preciso riscontro germanico, ma il dí- è, in
melograno e il loto: amore e morte, associazione meno para- ogni caso, un prefisso che, secondo un processo molto naturale
dossale di quanto possa apparire: in i.e., nel lessico colto di molte lingue attuali e nei composti
Spectarunt nuptas hic se Mors atque Voluptas – Unus (fama fe- derivati dal greco, sta a significare due, doppio. Parimenti dí è
rat), quem quo, vultus erat.5 due in celtico e, nelle isole, numerose sono le testimonianze
Del resto anche Lucrezio: storiche e linguistiche di una precedente presenza di quell’et-
Osculaque adfigunt, quia non est pura voluptas, Et stimuli nia; inoltre – sempre a conferma della verosimiglianza del sud-
detto processo – c’è pure il passaggio da वे, dvá a द, dí nell’evolu-
zione dal skr. all’hindi. Sia l’ipotesi celtica, sia il senso del pre-
fisso si devono al linguista faroese Jacob Jacobsen Riepilogan-
do, e ferma restando la nostra prospettiva storica dei luoghi, si
può esporre così la successione dei popoli che furono presenti
in queste terre: proto-Elleni, Celti e, ormai da molto, Germani.
Quanto di documentato e di più prossimo alla lingua dei primi è
il miceneo (- 1600/ -1200) la cui trascrizione è nota come Linea-
re B e che, nel 1952, fu tradotto da Michael Ventris, il quale riu-
scì a dimostrare trattarsi, appunto, di una forma arcaica di gre-
co. In miceneo, mujomeno è un participio che sta per iniziato, a
sua volta riferibile a un verbo µυιοµαι o µυεοµαι, entrambi ri-
conducibili a µυω il cui senso generico sottintende il chiudere,
il chiudersi verso l’esterno e pertanto anche alla vista, all’ascol-
to e alla comunicazione, ossia attraverso il mutismo … insom-
ma un’espressione di tutto ciò che è segreto, occulto, indicibile
e interdetto ai più. Le assonanze e le omofonie contribuirono
all’accettazione da parte dei Celti, per i quali màm era, appunto,
una collina, mentre per i subentrati Germani quei suoni riman-
darono a un contesto più prossimo all’originale: nell’ant. norv.
mon è dovere, mentre nel presente isl. mun è volontà. Il vb.
got. munan sta per pensare, credere, comprendere. Siamo
quindi in un ambito alto, spirituale qual è appunto quello degli
sviluppi della radice *men che ha dato mens in lt. e मनस् , manas
in skr. In quest’ultima lingua c’è un altro risultato stimolante: मु
न, múni, che indica chi è mosso da un impulso interiore, una
persona ispirata e anche un santo, un saggio, un eremita che

Gli enigmi della Storia 45


044-047 OGIGIA ORIGINE E SIGNIFICATO DI UN NOME ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:09 Pagina 46

abbia fatto voto di silenzio9. Dal risultato di quest’analisi, scatu- un processo di antonomasia. Quanto al celtismo non si deve di-
risce, per l’impervia coppia insulare, un’antica ed assai evidente menticare che … nel vero Occidente le favole celtiche collocano
attribuzione sacrale. Tale aura di mistero è confermata dal nome la terra nota come il Tir na-nOg [oppure Tír na hÓige],11 la
stesso della ninfa: Καλυψω viene da καλύπτω, coprire, dissi- Terra della Gioventù, la Ogygia invisibile che il mito irlandese
mulare, occultare che, secondo il Μέγα Ἐτυµολογικὸν10 signifi- ricorda ancora con il nome di Tir fo Thuinn, la Terra sotto le
ca καλύπτουσα το διανοούµενον ovvero dissimulare la cono- Onde, immersa nel mare dell’esistenza ma da esso non macu-
scenza. Tutto ciò – collazionato con l’epiteto di δολόεσσα, elusi- lata. 12. In tale contesto Og- / hÓige appare interpretato come
va, misteriosa, ma anche astuta con il quale la gratifica Omero – gioventù, id est l’eterna gioventù ossia un pardes.13 La temperie
il quadro è completo.(1864-1918). Qui giunti, non si deve dimen- spirituale del luogo pertanto non muta neppure per il popolo
ticare che, nei tempi omerici, il nome dell’isola era ‘Ωγυγια, che precedé i germani nelle Fær Øer. Og- / hÓige però suona as-
Ogigia e che pertanto quel –mun, sul quale abbiamo sinora inda- sai simile al gr.οικος, dimora, il posto dove si abita, la patria ed è
gato e che oggi ha un ruolo toponomastico maggiore, era solo singolare notare questa coincidenza in un arcipelago dove, ov-
l’aggettivo che la qualificava. Il monte Høgoyggj che la culmina viamente, la patria è sempre un’isola. A questo punto risalta
è quello che più ci richiama all’originale; merita dunque analiz- però come ‘Ωγυγια si avvicini, in palese congruenza con l’am-
zarlo con attenzione. In un primo momento, dato che, in faroe- biente marino, all’altra lettura di Ωκεανός ossia quella probabil-
se, esso ha un preciso significato, ogni ravvicinamento ellenico mente originaria di Ωγενός e non sfugge che tale dizione fosse,
sembra illusorio. Infatti, si tratta di un nome composto: høg- per la sua prossimità a γενεσις, considerata particolarmente si-
oyggj, alta isola, dove høg, alto è la contrazione di høgur. La fac- gnificativa essendo, per Aristotele, ciò che è umido e liquido nu-
cenda strana è che oyggj col significato di isola non abbia un trimento e origine di tutto. Inoltre, l’agg. ωγενιός ci rimanda an-
soddisfacente riscontro in alcuna altra lingua del gruppo scandi- cora come per ωγυγιος14 1144 14 al senso di αρχαιος. Que-
navo e neppure nel celtico; è quindi come se in faroese l’assun- st’impressione di lontananza ed al fondo di vera e propria estra-
zione di oyggj all’attuale corrispondenza per isola fosse dovuta a neità, si può spiegare col fatto che, dal lessico dei popoli i.e., si
evince come, ab origine, il mare fosse per essi sconosciuto,
tant’è che l’etimo di Ωκεανός/Ωγενός viene, molto ragionevol-
mente, collocato o nel gruppo semitico (accadico) o comunque
sempre fuori dall’area i.e (sumero) dove, appunto, trova un pre-
ciso riscontro sia nel sum. agienna, acqua alta, sia nell’accad.
agû, acqua profonda, scura. La circostanza che Ωκεανός sia un
fiume non è dovuta solo alla mancanza originaria del concetto
di mare, ma nel contesto atlantico di quell’arcipelago, è chiaro
che Omero voglia fare riferimento a quel grande fiume marino
che è la corrente del golfo. La quale, appunto come un fiume, sia
per riflessi e sia per cromatismi, mostra la sua traccia sulla su-

Gli enigmi della Storia


044-047 OGIGIA ORIGINE E SIGNIFICATO DI UN NOME ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:09 Pagina 47

Etimologia e Storia

Note

1 Οδύσσεια/ε, 135. Traduzione Rosa Calzecchi Onesti.

2 Ibidem 209.

3 Esiodo, nella Teogonia, definisce Stige, che presiedeva all’infer-


nale fiume omonimo, la più illustre delle Oceanine in quanto fu la
prima a schierarsi con Zeus nella guerra contro i Titani, per questo
motivo l’amerà accogliendo i suoi figli e legando al suo nome il giu-
ramento sacro agli dei.

4 Evangelia Anagnostou-Laoutides, Eros and ritual in ancient litera-


ture: singing of Atalanta, Daphnis, and Orpheus, Gorgias Disserta-
tions, 11. Classics Volume 3. Piscataway: Gorgias Press, 2005; p. 31,
n. 84. Per un’analisi della complessa figura di Calipso, vd. : T. Van
Nortwick, The unknown Odysseus. Alternate worlds in Homer’s
Odyssey, Ann Arbor, 2009, p. 13-19 e G. Crane, Calypso. Backgrounds
and Conventions of the Odyssey, Frankfurt am Main, 1988, p. 31-60.

5 G.d’Annunzio; Le vergini delle rocce, Meridiani Mondadori; dal-


l’iscrizione su una fontana.

6 Rer. Nat. IV. 1081.

7 È stato questo lo starting point, che ha poi permesso al Vinci di


perficie marina. Il sumero è stata una lingua ergativa come lo è il elaborare la sua ipotesi baltica per l’ambientazione di entrambi i
basco e agglutinante come lo sono le lingue uraloaltaiche; men- poemi: F. Vinci, Omero nel Baltico, F.lli Palombi Ed., Roma, 1ª ed. 1995.
tre la collocazione geografica, al pari della fama di navigatori Si nota inoltre un certo parallelismo tra lo schema geografico se-
che li distingue, danno quindi un certa credibilità all’ipotesi dei guito da Plutarco e quello di Platone in Timeo 24 E-25A per la collo-
proto-Baschi quale ulteriore e più profondo sostrato. Prima an- cazione di Atlantide.
cora quindi degli stessi proto-Elleni e ciò in conformità alla sup-
posizione che vorrebbe i Baschi come la sopravvivenza di prei- 8 Vd. supra in esergo.
storici abitanti del nostro continente. Una traccia di questa più
ampia, antica relazione dei Baschi con le isole atlantiche si trova
9 Cfr. Rig-veda; vii, 56.8.
forse nel nome dato all’Irlanda dai Romani: Hibernia. L’unico
appiglio e molto ipotetico in heuskara è il nome dell’acqua di
mare, urgazi (ur, acqua; gazi, sale: acqua salata ) dalla quale, con
10 Vd. F. Lasserre and N. Livadaras (eds.), Etymologicum Magnum
un processo fonetico non impossibile, si potrebbe essere perve-
Genuinum, Symeonis Etymologicum una cum Magna Grammatica,
nuti a‘Ωγυγια/Ogigia. Quindi, l’isola, quell’isola come sinonimo Etymologicum Magnum Auctum, vol. 1 (Rome 1976); 2 (Athens 1992)
del mare aperto, lontano. In ogni caso, tale alterità linguistica di
fondo non è però sufficiente − pel successivo gioco delle asso- 11 Vd. http://en.wikipedia.org/wiki/T%C3%ADr_na_n%C3%93g .
nanze con le lingue dei popoli sopravvenuti, come accade ap-
punto con γενεσις − ad escludere il sovrapporsi di un’etimologia 12 Vd. AA. VV. L’Orientalista guerriero. Omaggio a Pio Filippani-Ron-
greca15, sicché la struttura del nome attuale suggerisce che pure coni, a cura di Angelo Iacovella, Il Cerchio, Rimini 2011, pp. 55-62; cfr.
‘Ωγυγια sia un composto: Ωγ−υγι−α, quindi υγι ← οικος. In- James MacKillop, A dictionary of Celtic mythology, OUP, 1988.
somma si può affermare che quell’isola fosse un ωγυγιος οικος.
un’antica dimora o, se si vuole, un ωγενιός οικος, il quale, nelle 13 Vd. http://www.celticworld.it/sh_wiki.php?act=sh_art&iart=730.
successioni alloglotte che l’hanno abitato,16 è poi divenuto Hø-
goyggj. Resta allora solo da comprendere il prefisso Ωγ− 14 Vd. supra per ‘Ωγυγια e n. 3.
(Ωγ−υγια), che rimarrebbe insondabile se non lo s’intendesse
quale contrazione del vb. ογκοω, nella sua accezione di alzarsi, 15 Vd. P. Chantraine, Dictionnaire éthymologique de la langue grec-
quindi qualcosa come *ογκυγια→ωγυγια, l’isola (la patria) alta. que ; s.v. Ωκεανός.
È dunque da qui che sarebbe nata la pedissequa trasposizione
nel faroese Høgoyggj. Intrigante infine, per la sua vicinanza al
suesposto significato sotteso a –mun e sempre per ογκοω l’acce-
16 In successione; ignote: proto-basche? proto-elleniche, celtiche,
zione traslata esaltare, da intendersi per nascita, nobiltà e quin-
germaniche.
di, in virtù di anagogia, nella fattispecie sacrale delle funzioni
che vi venivano svolte.

Gli enigmi della Storia 47


048-049 l'arca di noha ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:10 Pagina 48

Mitologia e Storia

L’ARCA DI NOHA E IL
DILUVIO UNIVERSALE
NELLE TRADIZIONI
DEL MONDO ANTICO
L’arca di Noè - nel racconto biblico - è una grande imbarcazione costruita su
indicazione divina da Noè per sfuggire al Diluvio universale, per preservare la
specie umana e gli altri esseri viventi. Un analogo racconto, nell’ambito
dell’epopea di Gilgamesh, affonda le sue radici nella mitologia mesopotamica.
48 Gli enigmi della Storia
048-049 l'arca di noha ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:10 Pagina 49

Mitologia e Storia
di Giuseppe Di Re

I
l racconto dell’arca di Noha, con conseguente diluvio 9.600 a.C., e chiamato “Wurm”.
universale, deriva da alcune cronache, o se si preferi- Anche la tradizione ebraica, attraverso lo studio del Talmud,
sce da una serie di “miti”, di gran lunga antecedenti attribuisce la causa di questo disastroso evento alla caduta di
alla Torah Ebraica.Se ne parla sia nel poema di ben due meteoriti che impattarono in antichità sul pianeta
Atraḫasis Paleobabilonese che in alcuni poemi sumeri terrestre, e che innescarono quello che viene considerato l’ul-
datati intorno al XVI secolo a.C. e tradotti col nome di timo grande evento di estinzione su scala globale, generando
“Enki e Ninḫursaĝa”. l’ultima grande era glaciale…
La cosiddetta “Arca” viene descritta nei suddetti poemi (ma Curiosamente anche la data riferita da Platone nel suo “Ti-
sopratutto nella tradizione talmudica degli ebrei) come meo” per la fine di Atlantide è “casualmente” la stessa (se-
un’enorme “banca dati” galleggiante che servì a conservare i condo la geologia) della fine dell’ultima glaciazione, così
SEMI di tutte le specie viventi animali che abitarono la terra come è la stessa (secondo la paleontologia) dell’ultima estin-
prima del diluvio. zione di massa della storia (quando si estinsero la tigre dai
Nel poema di Atrahasis, e nel racconto di Enki e Ninḫursaĝa, denti a sciabola, il toxodonte e dalle Americhe scomparvero
il ruolo del Noha biblico viene “ricoperto” da cavalli, elefanti e cammellidi), per non parlare del fatto che
Utanapištim/Ziusudra, “colui che ha trovato la vita”, un questo fatidico 9.600 a.C. risulta essere pure la data approssi-
uomo dalle caratteristiche sensazionali che fu preparato ed mativa in cui compaiono (o ricompaiono?) le prime civiltà che
aiutato dal “dio” Enki, che si oppose fermamente al concilio si dedicano alla coltivazione dei cereali, contemporaneamen-
degli Anunna in quanto questi avevano segretamente com- te ed in posti situati l’uno agli antipodi dell’altro nel mondo.
plottato per lo sterminio dell’intero genere umano, avvalen-
dosi di un imminente dissesto che si sarebbe palesato su scala
planetaria, dissesto che venne indicato nei testi di tutta l’anti-
chità col nome di “diluvio”.
Questo evento, che fu ricordato e tramandato nei millenni sia
per iscritto che per via orale dagli antichi popoli di tutto il
mondo, viene spesso rifiutato dall’uomo moderno, che pensa
di credere nella scienza e che ha costruito attraverso di essa LA GENESI E L’ARCA
miti meno nobili e sopratutto meno veritieri (vedasi le varie
ipotesi filosofiche ottocentesche senza prova alcuna, come il
darwinismo o la teoria dell’attualismo). Michelangelo, il Diluvio universale alla Cappella Sistina.
In realtà l’evento del diluvio biblico trova innumerevoli ri- La Genesi, al capitolo 6, 14 afferma che l'Arca era stata
scontri nella registrazione stratigrafica geologica e paleonto- realizzata in "legno resinoso" o "legno di ‫( "רפג‬in ebraico,
logica, in un evento di immane portata registrato intorno al
letteralmente, gofer o gopher o "kedr"). La Jewish
Encyclopedia ipotizza che questa espressione sia
probabilmente una traduzione del babilonese gushure iş erini
(= "travi di cedro") o dell'assiro giparu (= "canna"). La Vulgata
latina, nel V secolo, l'ha trascritto come lignis levigatis (=
"legno levigato"). La versione dei Settanta greca non menziona
alcuna qualità di legno in particolare ma evoca la costruzione
di una grande imbarcazione quadrata con il guscio
incatramato dentro e fuori. Antiche traduzioni inglesi, tra cui la
Bibbia di Re Giacomo del XVII secolo, scelgono semplicemente
di non tradurre l'espressione. Molte traduzioni moderne
scelgono il cipresso sulla base di un falso[senza fonte]
ragionamento etimologico indotto da accostamenti fonetici,
benché la parola ebraica usata nella Bibbia per indicare il
cipresso sia "erez". Altre versioni contemporanee propongono
il pino o riprendono l'idea del cedro. Suggestioni più recenti,
fra altre, hanno avanzato l'ipotesi che il testo abbia perduto il
proprio senso, lungo i secoli, per alterazione, o che esso faccia
riferimento ad un tipo di legno oggi scomparso, o che si tratti
semplicemente di una cattiva trascrizione della parola kopher
(= "resina"). Al di là del mitologema, nessuna di queste ipotesi
riscuote l'unanimità dei consensi.

Gli enigmi della Storia 49


050-057 dottrina dei cicli ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:11 Pagina 50

Enigmi storici

DOTTRINA DEI CICLI E


MOVIMENTO DELLA STORIA
“Gli storiografidei secoli scorsi hanno considerato la teoria dei cicli cosmicicome una superstizione
occultista e l’hanno disprezzata. La loro ignoranza dei cicli è la conseguenza naturale del fatto che è
impossibile verificare un fenomenoquando esso non è riproducibile più di una volta, dal momento che
la durata di tale fenomeno riguarda un periodo troppo lungo di apparizione, in sproporzione quindi con la
vita dell’osservatore, se non di tutta quella della sua razza”
50 Gli enigmi della Storia
050-057 dottrina dei cicli ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:11 Pagina 51

Enigmi storici
di Gaston Georgel


G
li storiografi dei secoli scorsi hanno considerato
la teoria dei cicli cosmici come una
superstizione occultista e l’hanno disprezzata.
La loro ignoranza dei cicli è la conseguenza
naturale del fatto che è impossibile verificare
un fenomeno quando esso non è riproducibile
più di una volta, dal momento che la durata di tale fenomeno
riguarda un periodo troppo lungo di apparizione, in
sproporzione quindi con la vita dell’osservatore, se non di tutta
quella della sua razza”[1]. Dopo aver ricordato che, fino ad
un’epoca abbastanza recente, la scienza ufficiale respingeva
con disprezzo la teoria dei cicli, Luc Benoist si soffermò
largamente sui lavori dello storiografo inglese Toynbee, il
quale, senza riferirsi alla Tradizione, ha rinvenuto l’esistenza
dei cicli sociali; da lì iniziò a germinare un certo interesse per la
dottrina dei cicli, e a volte perfino un certa passione. La
disgrazia, però, è che troppa gente si è messa a scrivere sul tema
senza aver preso la precauzione di studiarlo seriamente, e da
ciò è derivata una gran confusione che è ora di dissipare con
un’esposizione succinta, ma chiara e precisa, della vera dottrina
tradizionale dei cicli cosmici, nella maniera in cui la sto
esponendo da più di 25 anni nelle mie differenti opere, scritte
sotto la direzione dello stesso René Guénon.
In realtà, iniziai a interessarmi dell’argomento dei cicli cosmici
nel 1932, quando mi trovai coinvolto, come per caso, nel
problema degli avvenimenti storici simili ad intervalli fissi di
539 anni, interessandomi in particolare del caso del
parallelismo fra Luigi IX e Luigi XVI. Due anni più tardi, cioè, divide in quattro Età (oYuga) di durate decrescenti. la quarta ed
nella primavera del 1934, ebbi l’idea di allargare la questione ultima durerebbe quindi 432.000 anni, cioè 4.320.000/10;
all’insieme della Storia, e fu così, in maniera completamente 2. durata delKalpao “Giorno di Brahma”: 14 x 4.320.000 =
empirica, che fui spinto a riscoprire l’esistenza di un ciclo 60.480.000 anni;
cosmico tradizionale conosciuto dagli Antichi, cioè il periodo di 3. durata dell’ “Anno di Brahma”: 360 x 60.480.000 anni =
2160 anni durante il quale il punto primaverile percorre 30º di 21.772.800.000 anni.
un segno dello zodiaco. L’unica novità da me apportata 4. durata delPara(o “Vita di Brahma”): 100 anni di Brahma = 100
consisteva nell’affermazione secondo cui tale ciclo diriga x 21.772.800 anni.
effettivamente ed assai concretamente il corso della storia. Si La tradizione caldea, da parte sua, partiva da un Saros di 600
noti come per gli autori dei secoli scorsi fosse impossibile tale anni, per terminare in un ciclo di 36.000 anni = 60 x 600 anni;
scoperta, e ciò per due ragioni: prima di tutto perché, non in seguito, da lì al ciclo di 432.000 anni = 12 x 36.000 anni.
conoscendo la storia propriamente detta oltre al VI secolo a.C., E, per finire, bisogna segnalare ancora il Grande Anno
il campo d’investigazione dei ricercatori era molto ristretto; e in platonico, la cui durata è di 12.960 anni.
secondo luogo, perché è solo in epoca recente che sono apparse Detto questo, conviene lasciare la parola a René Guénon, che
le opere utili per questo genere di lavoro. L’edizione originale scriveva: “Dicesi “Kalpa” lo sviluppo totale di un mondo, o di
dei “Rythmes dans l’Histoire” (febbraio 1937), nella quale io un grado dell’Esistenza universale”. È necessario aggiungere a
esponevo le mie numerose scoperte relative alle leggi cicliche questa definizione l’osservazione seguente, molto importante:
della storia, fu accolta favorevolmente, e ciò mi permise di “il Kalpa è la durata totale di un mondo, e non può rimanere
entrare in corrispondenza con René Guénon, il quale, compreso in nessun ciclo più esteso”.
nell’ottobre del 1937, doveva dare della mia opera una Questa affermazione sembra contraddire il testo indù sopra
recensione che segnalava specialmente la realtà del ciclo citato, dove si parla di un “Anno di Brahma” che
storico ed astronomico di 2160 anni. Un anno più tardi, Guénon corrisponderebbe a 360 Kalpa o “Giorni di Brahma”. Per
pubblicava a sua volta, in “Etudes Traditionnelles”, un articolo risolvere questa difficoltà, bisogna rifarsi ad un altro articolo di
dedicato alla dottrina dei cicli cosmici. Questo articolo, benché René Guénon, intitolato “La catena dei mondi”, nel quale si
succinto, era di un’importanza capitale per lo studio dei periodi dimostra come le espressioni “Anno” e “Vita di Brahma”
ciclici, perché svelava quello che le cifre astronomiche delle facciano uso di un simbolismo temporale che assimila i mondi
tradizioni indù e caldea occultavano. Fu quando venni indotto, o gli stati di esistenza con cicli successivi; e, in fondo, questa
seguendo René Guénon, a penetrare nel dominio di questa nozione di un incatenamento causale costituisce il vero senso
dottrina dei cicli cosmici (che per me e per molti altri era di quello che è tradotto simbolicamente con le apparenze di
completamente nuovo) che sviluppai le mie due opere, “Les una successione ciclica…
Quatre Ages de l´Humanité”e “L’Ere future et le Mouvement de Non v’è spazio per considerare, nel dominio temporale, un altro
l’Histoire”, e che cercherò ora di riassumere per quanto mi sia ciclo che il Kalpa; in altri termini, non v’è un ciclo di molti
possibile. Innanzitutto, riportiamo le favolose cifre riportate dai Kalpa, bensì solamente sottomultipli.
testi indù: Il Kalpa, o ciclo di un mondo, si divide in 14 Manvantara, che
1. durata delManvantara: 4.320.000 anni. Questa durata si formano due serie di settenari, in un certo modo “simmetrici”,

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Enigmi storici

Quanto alla durata globale del ciclo di precessione, si può


osservare che è di 360 x 72 = 25.920 anni[3].
Date queste spiegazioni, possiamo ritornare al Kalpa. Si è visto
che esso si divideva in 14 Manvantara di 64.800 anni ognuno, il
che ci dà, per i 7 Manvantara passati compreso l’attuale, 7 x
64.800 anni = 453.600 anni. Allo stesso modo, la durata globale
dei 7 manvantara futuri sarà di: 7 x 64.800 anni = 453.600 anni.
Il che ci porta, per la durata totale del Kalpa o Ciclo di un
mondo, a 2 x 453.600 anni = 907.200 anni.
Si potrà osservare come siamo ben lontani non solamente delle
cifre favolose della tradizione indù (e il perché di questo punto
ci è già stato spiegato da René Guénon) ma anche dai miliardi di
anni che assai generosamente i geologi concedono al nostro
pianeta, così come delle centinaia di milioni di anni che si
attribuisce alle “ere geologiche”. Si potrebbe essere tentati di
respingere in blocco tutte le affermazioni della scienza
moderna, ma qui sorge una difficoltà, in quanto vediamo in
effetti che, per quanto riguarda i fatti relativamente recenti
della preistoria, la cronologia tradizionale concorda quasi del
tutto con quella degli studiosi moderni. Le contraddizioni di cui
abbiamo parlato sopra hanno origine da una concezione
differente del tempo: in tutte le dottrine tradizionali il tempo è
considerato come ciclico, mentre, per i moderni, esso è
rettilineo. Detto in altro modo, la cronologia ciclica tradizionale
può essere iscritta in un circolo, il punto di tangenza
coincidendo col punto di partenza delle due cronologie, e si
vede immediatamente che: 1) nelle vicinanze del punto di
tangenza le due cronologie quasi coincidono, ma: 2) esse
differiscono quanto più ci allontaniamo dal punto di tangenza.
Nel limite, il tempo rettilineo tende verso l’infinito o, detto in
altro modo, verso cifre eccessivamente grandi, mentre, al
contrario, il tempo ciclico supererà appena i 450.000, il che ci
porta ad una cifra relativamente minore. Detto questo, è
necessario tornare ora al Manvantara per poter studiare,
ad immagine della successione altrettanto simmetrica dei sette almeno succintamente, le sue grandi suddivisioni. Mi basterà
anni di abbondanza seguiti dai sette anni di siccità. Inoltre, i per ciò riassumere l’opera che ho dedicato a questa importante
primi sette Manvantara, cioè, i sei passati e l’attuale che sta questione: “Les Quatre Ages de l´Humanité”. Ricorderò in
giungendo alla sua fine, sono messi in corrispondenza con gli primo luogo cosa bisogna intendere per “Manvantara“:
Asura, o “demoni”, ed i sette Manvantara futuri lo sono con i “Nella tradizione indù, si chiama Manvantara il periodo ciclico
Déva, o dei. Osserviamo ora un Manvantara: etimologicamente di 64.800 anni che corrisponde allo sviluppo totale di
questa parola significa “era di un Manu”[2], e come ciclo, indica un’umanità della quale il Manu è il reggente. Questa umanità si
quello di una Umanità della quale il Manu è il Reggente. La sua espanderà su una ‘Terra’ che abbia i suoi poli ed il suo aspetto
durata è di cinque Grandi Anni, cioè: 5 x 12.960 = 64.800 anni. propri, passando per differenti fasi successive (Età o Grandi
Questo sembra contraddire le cifre precedenti della dottrina Anni) fino all’esaurimento totale delle sue possibilità, dopo il
indù, ma, in realtà, come scrisse Guénon: “Quello che bisogna quale un cataclisma cosmico investirà la posizione del globo e
considerare in tali cifre è solamente il numero 4.320, e non gli l’aspetto del cielo, e poi la posizione dell’asse dei poli, per dare
zeri più o meno numerosi che gli seguono, e che possono essere di seguito luogo a “Nuovi Cieli” e a una “Nuova Terra”, dimora
soprattutto destinati a confondere quanti volessero darsi a certi prima di tutto paradisiaca di una nuova umanità che sarà
calcoli… “. A tal riguardo, ci si potrebbe domandare perché diretta dal Manu del nuovo Manvantara“.
René Guénon abbia allora svelato quanto era stato nascosto fino È così, per esempio, che, nella tradizione indù, all’origine del
ad allora. La ragione è semplice: oggi siamo nei “Tempi Ultimi” Manvantara attuale si descrive la transizione cataclismica da un
nei quali “tutto sarà svelato”, in quanto ora come ora è più ciclo all’altro sotto la forma di un diluvio un po’ analogo a
sconveniente “nascondere la luce sotto lo staio” che collocarla quello biblico, benché quest’ultimo sia molto più recente. Nei
sul candeliere “affinché brilli ed illumini tutta la casa”. Detto due casi le Scritture ci insegnano che Dio ordinò ad un giusto di
questo, si può immediatamente notare che abbiamo: costruire “l’arca nella quale dovranno essere rinchiusi i germi
1) 4320 anni = 2 x 2160 anni e: del mondo futuro durante il cataclisma che segnerà la
2) 3 x 4320 anni = 12.960 anni. separazione dei due Manvantara successivi”. Questo giusto si
Ciò significa che il periodo cosmico di 4320 anni corrisponde chiama Satyavrata nella tradizione indù, e si trasforma nel
cioè al tempo che impiega il punto primaverile a percorrere due Manu Vaivaswata del ciclo attuale. In ciò si può vedere come la
segni dello zodiaco, ovvero un arco di 60º. A ragione del punto sua funzione sia simile a quella di Noé, la cui Arca contiene
1, sarà quindi ogni 72 anni, in quanto 60 x 72 = 4320 anni. ugualmente tutti gli elementi che serviranno per la

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Enigmi storici

facilmente la durata delle tre età precedenti:


– Durata dell’Età dell’Oro: 4 x 6.480 = 25.920 anni
– Durata dell’Età dell’Argento: 3 x 6.480 = 19.440 anni
– Durata dell’Età del Bronzo: 2 x 6.480 = 12.960 anni
– Durata dell’Età del Ferro: 1 x 6.480 = 6480 anni
– Durata totale del Manvantara = 64.800 anni
Partendo da ciò, e ammettendo il 2030 come data della fine
dell’età del Ferro[5], è facile stabilire una cronologia, almeno
approssimativa, delle quattro Età, che darebbe il principio
dell’età dell’Oro per l’anno 62.770 a.C., da cui
approssimativamente risulterebbe la seguente tavola
cronologica:
Età dell’Oro: dal 62.770 al 36.850, a.C.
Età dell’Argento: dal 36.850 al 17.410, a.C.
Età del Bronzo: dal 17.410 al 4450, a.C.
Età del Ferro: del 4450, a.C. al 2030, d.C.
Si sa, inoltre, che alle durate decrescenti delle Età successive
corrisponde una degradazione progressiva del mondo in
generale, e dell’umanità in questione. Per spiegare questo
processo di regressione, la dottrina indù si basa qui sulla teoria
dei tre “gunas “, o tendenze:
La Bontà (Satwa = tendenza ascendente);
La Passione (Rajas = tendenza espansiva);
L’Oscurità (Tamas = tendenza discendente). Abbiamo quindi le
qualità, o tendenze, che si manifestano nell’uomo; attivate dal
tempo, esse agiscono nell’anima. Quando l’organo interno
(antakharana), l’intelligenza (buddhi) ed i sensi condividono
soprattutto la “Bontà”, (tendenza ascendente, “Satwa“,
luminoso), abbiamo il Krita-Yuga (Età dell’Oro), la quale si
compiace nella scienza del Tapas (traducibile
approssimativamente come “austerità”). Quando gli esseri si
volgono nel dovere, nell’interesse, nel piacere, allora v’è il
restaurazione dal mondo dopo il Diluvio” (René Guénon). Tréta-Yuga, nel quale domina la Passione (Rajas = tendenza
Dopo questa breve digressione dedicata all’origine del presente espansiva). Quando regnano la concupiscenza, l’insaziabilità,
Manvantara, bisognerà studiare le sue grandi divisioni, che l’orgoglio, l’impostura, l’invidia, in mezzo ad attuazioni
sono: interessate, v’è allora il Dwâpara-Yuga (Età di Bronzo), dove
1) Una divisione ternaria in 3 cicli polari di uguale durata, cioè: 3 dominano la Passione (Rajas), e l’Oscurità (Tamas = tendenza
x 21.600 anni = 64.800 anni; discendente, tenebrosa). Infine, quando regna l’inganno, la
2) Una divisione quaternaria in quattro età di durata bugia, l’inerzia, il sonno, la frode, la costernazione, il
decrescente che sono: l’Età dell’Oro, l’età dell’Argento, l’Età del malumore, le confusioni, la paura, la tristezza, quell’età si
Bronzo e l’Età del Ferro. chiama Kali-Yuga (Età di Ferro), la quale è esclusivamente
3) Una divisione quinaria in 5 Grandi Anni di uguale durata, tenebrosa (presenza della sola tendenza discendente, Tamas)”.
cioè: 5 x 12.960 = 64.800 anni. Questa è, nella dottrina indù e nella tradizione romana, la
Della divisione ternaria, che nessuna tradizione menziona, dirò definizione delle quattro Età (o Yuga). La tradizione greca, della
solamente che le sue tre fasi successive corrispondono quale c’informa Esiodo ne “Le Opere e i Giorni”, menziona
rispettivamente alle tre funzioni profetica, sacerdotale e regale, inoltre un’altra Età, l’Età degli Eroi, che in realtà altro non
del “Re del Mondo”. In particolare, la funzione profetica si rappresenta che la prima metà dell’Età Oscura, Kali-Yuga (o Età
manifesta nella 1ª fase, la funzione sacerdotale nella 2ª, e la del Ferro per i Latini)[6].
funzione regale nella 3ª ed ultima fase. Ritroveremo inoltre Nella Bibbia, l’Età dell’Oro è vista “abbreviatamente”: essa è
questa divisione ternaria parlando a proposito di certi periodi simboleggiata dal Paradiso terrestre della Genesi, e termina con
secondari relativamente recenti, e ci sarà allora possibile il significativo episodio della caduta. Le due età seguenti,
confrontare questa divisione ternaria coi dati della Storia, cosa quelle d’Argento e di Bronzo, non sono chiaramente distinte,
che qui non è possibile. Con la divisione del Manvantara in ma la transizione dall’Età di Bronzo all’attuale Età Oscura è ben
quattro Età (d’Oro, d’Argento, di Bronzo e di Ferro), entriamo in descritta, almeno a livello simbolico, nel celebre episodio della
un dominio ben conosciuto: le differenti tradizioni indo- “confusione delle lingue”. La degradazione del mondo dopo la
europee[4] sono in effetti molto prolisse su questo tema. In “Caduta”, ovvero dopo la fine del’Età dell’Oro, è ugualmente
primo luogo quello che esse c’insegnano è che le diverse durate descritta nel seguente passaggio del Libro della Genesi : “Il
delle quattro Età sono rispettivamente proporzionali ai numeri suolo è maledetto per causa tua…. con penoso lavoro otterrai
4, 3, 2 e 1, il cui totale vale 10. Quindi, la durata della quarta età l’alimento per tutti i giorni della tua vita; ti produrrà spine e
è uguale alla decima parte della durata globale del Manvantara, cardi, e mangerai l’erba dei campi”.
il che ci dà: 64.800 / 10 = 6.480 anni. Da ciò si deduce È necessario aggiungere, a queste nefaste conseguenze della

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Enigmi storici

Situazione: Polare
Continente: Iperborea
Grande Anno: Secondo
Cronologia: dal 49.810 al 36.850 a.C.
Razza: Gialla
Situazione: Polare
Continente: Lemuria
La Caduta: intorno al 36.850 a.C. – Il Gran Cambiamento
Grande Anno: Terzo
Cronologia: dal 36.850 al 23.890 a.C.
Razza: Nera
Situazione: Australe
Continente: Gondwana
Grande Anno: Quarto
Cronologia: dal 23.890 al 10.930 a.C.
Razza: Atlantidea
Situazione: Occidentale
Continente: Atlantide
Il Diluvio: intorno al 10.930 a.C. – Sprofondamento
dell’Atlantide
Grande Anno: Quinto
Cronologia: dal 10.930 a.C. al 2030 d. C.
Razza: Bianca
Situazione: Nordica
Continente: Europa
Questa tavola cronologica che succintamente riassume la
successione dei cinque Grandi Anni durante il corso del
Manvantara richiede numerose osservazioni. Qui ne citerò
alcune, pregando il lettore di riferirsi, per il resto, alla mia opera
“Les Quatre Ages de l’Humanité”. È necessario innanzitutto
sapere che i primi due Grandi Anni, dato che ricadono nell’Età
dell’Oro, non hanno lasciato tracce materiali del loro passaggio
sulla terra (i paesi felici non hanno storia…) bensì solamente
Caduta, il fatto che la durata della vita umana diminuisce tradizioni: prima di tutto la Tradizione Primordiale, di origine
durante il corso delle Età, mentre il male, cioè il disordine, si Iperborea, che si è trasmessa fino a noi tramite i Veda, e in
estende sul mondo. Ma la Caduta avrà ripercussioni seguito una Tradizione di origine orientale che è conservata
geografiche altrettanto importanti, come si potrà vedere ora a nella Genesi biblica. A partire dalla Caduta, si può facilmente
proposito della successione dei cinque Grandi Anni. osservare come la cronologia citata concordi coi dati della
Abbiamo visto precedentemente che la durata del Manvantara, Preistoria; la concordanza sarebbe perfino perfetta se gli
cioè 64.800 anni, si divideva naturalmente in cinque Grandi scienziati si occupassero seriamente del problema
Anni di 12.960 anni ognuno. La successione di questi cinque dell’Atlantide, il continente di cui parlava Platone il cui
periodi successivi può essere relazionata coi cinque elementi, o sprofondamento doveva segnare il fine del Paleolitico ed il
con i quattro punti cardinali più il centro. In effetti, come dice seguente principio del Neolitico, che corrisponde
René Guénon: “il numero cinque, essendo quello dei Bhûtas, o approssimativamente alla prima metà del quinto ed attuale
elementi del mondo sensibile, deve avere necessariamente una Gran Anno, e che termina con la fine dell’Età Oscura. D’altra
speciale importanza dal punto di vista cosmologico… si parte, l’attuale ed ultimo Grande Anno può, in ragione della
dovrebbe perfino considerare una certa correlazione tra i legge di analogia tra i cicli, dividersi a sua volta in cinque fasi di
cinque Bhûtas ed i cinque Grandi Anni successivi.” 2592 anni ognuna, cioè, arrotondando, di 26 secoli; e l’ultima di
Queste osservazioni permettono di stabilire la seguente tavola queste cinque fasi coincide con quel periodo propriamente
di corrispondenze : storico chiamato “Ciclo del Profeta Daniele” (dal 570 a.C. al
Elementi: Etere – Aria – Fuoco – Terra – Acqua 2030 d.C.). Ma in questa sede non entreremo nel dominio della
Punti cardinali: Polo – Oriente – Sud – Occidente – Nord storia classica, che merita e richiede un studio speciale. Quando
Grandi Anni: Primo – Secondo – Terzo – Quarto – Quinto iniziai, nel 1946, a studiare la storia alla luce della dottrina
Razze: Primordiale – Gialla – Nera – Atlantidea – Bianca tradizionale dei cicli cosmici, mi resi conto che stavo entrando
Temperamenti: Equilibrato – Nervoso – Sanguineo – Bilioso – in un dominio completamente nuovo, che nessuno aveva mai
Linfatico. Per completare la tavola precedente, rimane da esplorato, e nel quale mi sarei perso se René Guénon non mi
stabilire la cronologia dei cinque Grandi Anni successivi, da cui avesse aiutato coi suoi consigli ed appoggiato, nel caso, con i
origina il seguente schema: suoi commenti positivi. La prima delle mie scoperte riguardava
Grande Anno: Primo la divisione in quattro “Età”, da un lato, del Millennio cristiano
Cronologia: dal 62.770 al 49.810 a.C. (Millennium), e, dall’altro, del seguente “Ciclo Moderno”; Ecco
Razza: Primordiale quanto in merito pensava René Guénon (lettera del 6-4-1946):

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Enigmi storici

facilmente se si osserva in primo luogo che le proporzioni delle


differenti parti della statua sono le stesse di quelle delle età
della vita umana; orbene, per passare dal microcosmo (che qui
sarebbe il ciclo individuale umano), al macrocosmo (cioè
all’intero Manvantara), dobbiamo applicare la regola del
rovesciamento: “Quello che sta sotto è come quello che sta
sopra, ma in senso inverso”. Questa spiegazione trovò il
consenso del maestro, che mi diede così il suo accordo (lettera
del 18 Luglio 1950):
“La spiegazione da lei considerata circa il rovesciamento delle
proporzioni delle quattro parti della statua è con sicurezza
molto plausibile”. Tenendo conto delle scoperte precedenti, mi
fu possibile offrire due interpretazioni complementari del
commento di Daniele relativo alla statua di piedi di fango:
1) le quattro parti della statua (testa, busto, ventre, e gambe e
piedi) simboleggiano i quattro “regni” del millennio antico:
babilonese, persiano, greco e romano. Le durate successive di
questi quattro regni sono in effetti approssimativamente di 1, 2,
3 e 4 secoli, il che ci dà in totale 1000 anni.
2) le differenti parti della statua rappresentano, tenendo questa
volta in conto il rovesciamento delle proporzioni per quanto la
loro durata, le età successive del “Ciclo di Daniele”, cioè della
quinta ed ultima divisione quinaria dell’attuale Grande Anno.
D’altra parte, un tale ciclo, che comincia nel secolo VI a.C.,
rappresenta l’insieme della storia classica. Non è eccessivo
segnalare l’importanza di una tale indicazione: significa in
effetti che la nostra storia è sottoposta alle leggi cicliche
enunciate nella dottrina tradizionale dei cicli cosmici, e
specialmente nella divisione di certi periodi secondari in
quattro fasi analoghe alle quattro Età (d’oro, d’argento, di
bronzo e di ferro) di durate rispettivamente proporzionali ai
numeri 4, 3, 2 e 1. E’ quest’ultimo metodo di divisione che ho
proposto di designare come “Movimento della Storia”, poiché si
“Quello che lei mi espone a proposito delle divisioni del periodo applica a periodi propriamente storici. Ma attenzione, questo
millenario dal 313 al 1313 e del periodo seguente mi sembra “Movimento della Storia” è forzosamente “discendente”, dato
molto interessante, e non vedo che cosa vi si potrebbe che è provocato dalla Caduta e deve infine terminare nel regno,
obiettare. Mi sembra, come a lei, che tutto ciò potrebbe trovare del resto effimero, dell’Anticristo. A dire il vero, e come René
uno spazio nella nuova edizione del suo libro”. Guénon ha ripetuto in numerose occasioni, “in realtà, le due
In realtà, bisognava includere la pubblicazione di dette scoperte tendenze ascendente e discendente coesistono sempre in ogni
in un libro speciale; notai, in effetti, che il tema era più ampio di manifestazione, e mai si può parlare del predominio di uno
quanto in principio non avessi creduto. Avrei allora dovuto sull’altro, senza escludere la considerazione di quell’altra”
sezionare, se mi è permesso, i differenti “ingranaggi” del ciclo (lettera del 28-1-48). Le scoperte delle quali ho appena parlato
cristico, e mi occupai di comunicare a René Guénon il risultato sono state esposte e sviluppate nella mia terza opera, “L’Ere
delle mie investigazioni; in risposta, egli mi scrisse (lettera del future et le Mouvement de l’Histoire”, che doveva apparire
5-10-1949): presso le edizioni “La Colombe” nel maggio del 1956. “L’Era
“Mi rallegra sapere che ha corretto le prime bozze della sua futura” che io annunciavo approssimativamente per il 1957, è
prossima opera e che le ha già preparate. Le sue osservazioni effettivamente iniziata nel 1958 col ritorno al potere del
circa i differenti cicli che si integrano esattamente in alcuni altri generale De Gaulle. Partendo dal 1958 come inizio della 4ª ed
sono molto interessanti, e chissà che, se continua il suo lavoro ultima fase del ciclo moderno, mi è stato possibile stabilire una
in questo senso, lei non possa scoprire dell’altro “. cronologia esatta, da una parte, del Ciclo moderno, e, dall’altra,
Quello che avevo trovato era la chiave della celebre profezia del Millennium, cronologia che può riassumersi come segue:
relativa al colosso con i piedi di fango; in effetti, notai che le I, Cronologia del Millennio cristiano, o Milennium (310-1310)
altezze delle quattro parti della statua erano rispettivamente Inizio: verso il 310. Regno di Constantino. Età dell’Oro: 310-710.
proporzionali ai numeri 1, 2, 3 e 4 della Tetraktis pitagorica, e si Si suddivide in due fasi, una romana e l’altra franca.
può osservare che queste sono, in senso inverso, le proporzioni Età dell’Argento: 710-1010. Più o meno l’era carolingia.
delle quattro Età dell’Umanità. Consultato a questo proposito, Età del Bronzo: 1010-1210. apparizione della borghesia.
René Guénon mi rispose (lettera del 24-4-1950): Età del Ferro: 1210-1310. periodo popolare con suo apogeo sotto
“La sua scoperta delle proporzioni della statua è davvero San Luigi.
curiosa e merita di essere esposta nel suo libro al completo; ma Fine del Milennium: il 13 maggio di 1310: Distruzione
come considera il rovesciamento tra le quattro Età e le dell’ordine del Tempio ed inizio del regno di Mammona[7].
differenti parti della statua?”. Tale rovesciamento si spiega II, Cronologia del Ciclo moderno (durata: 720 anni).

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Enigmi storici

Inizio: 13 maggio di 1310, sotto Filippo il Bello. 54 templari sono ancora una volta, citare René Guénon, che dice (lettera del 29-3-
bruciati vivi a Parigi. 1.938): “non bisogna dimenticare che ogni ciclo particolare
Età dell’Oro: 1310-1598, durata: 288 anni = 4 x 72. implica forzosamente, nel suo insieme, una fase ascensionale o
Si suddivide in due fasi: crescente, seguita di una fase discendente”. Applichiamo ciò
1. a) da 1310 a 1453/54: periodo di transizione e Guerra dei 100 all’insieme del Ciclo Cristico che va dal 30 d.C. al 2030 d.C., nel
anni. quale si integrano i due periodi menzionati, il Millennium (310-
2. b) da 1453 a 1598: Rinascimento, Riforma e Guerre di 1310) ed il Ciclo moderno (1310-2030). Si vede immediatamente
Religione. che la metà del Ciclo Cristico (l’anno 1030) corrisponde
Età dell’Argento: 1598-1814, durata: 216 anni = 3 x 72. Periodo all’apogeo della Chiesa. Questi 2000 anni della vita della Chiesa
aristocratico e regno dei Borboni, finito con la Rivoluzione. possono dividersi naturalmente in due millenni successivi, uno
Età del Bronzo o Età borghese: durata: 144 anni = 2 x 72. di crescita o salita, e l’altro di decadenza. Ma questo non è
Periodo borghese e capitalista finito con la quarta Repubblica tutto. Ognuno di questi due millenni può suddividersi a sua
(1814-1958). volta in sette fasi secondarie di 143 anni ciascuna, poiché 7 x 143
Età del Ferro: da 1958 al 2030, durata teorica: 72 anni. Età
“popolare.”
4×7,2=28,8
3×7,2=21,6
2×7,2=14,4
1×7,2=7,2
1958+28,8=1986+21,6=2008,4+14,4=2022,8+7,2=2030.
1958+7,2=1965,2+14,4=1979,6+21,6=2001,2+28,8=2030
Si possono fare numerose osservazioni in merito alle due tavole
sopra esposte. Eccone alcune: in primo luogo, si può constatare
che la metà esatta del Millennium, cioè l’anno 810, corrisponde
al regno di Carlo Magno (cioè ad una fase di apogeo), e la stessa
cosa succede nella metà del ciclo moderno, cioè nel 1670, che
appartiene al più bel periodo del regno del Re Sole, Luigi XIV.
Anche la metà dell’Età di Ferro del Millennium, il 1260, è sotto il
regno di San Luigi, il che è un’altra fase di apogeo. Dobbiamo,

56
050-057 dottrina dei cicli ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:11 Pagina 57

Enigmi storici

= 1001. Dall’anno 30 all’anno 1030 vi sono effettivamente Nel maggio del 1429, Giovanna d’Arco, liberando Orléans,
compresi 1001 anni, ed anche dal 1030 al 2030. In questo modo, cambia il corso della storia[10]. 539 anni più tardi, cioè nel
il Ciclo Cristico di 2000 anni appare come un doppio settenario maggio del 1968, uno studente, Cohn-Bendit, farà la stessa cosa
analogo, da un lato, a quello dei sette anni di abbondanza e a Parigi; più tardi, nell’Irlanda del Nord, Bernadette Devlin,
sette di siccità, e, dall’altro, all’insieme del Kalpa o ciclo di un soprannominata la “Giovanna d’Arco irlandese”, solleva il
mondo, il quale implica, come è noto, sette Manvantara passati paese contro gli inglesi. Bernadette sarà fatta prigioniera nel
e sette Manvantara futuri. Il fatto che il Ciclo Cristico che viene 1970, cioè 540 anni dopo Giovanna d’Arco, che fu arrestata a
a concludere l’attuale e settimo Manvantara sia la metà esatta Compiège nel 1430. Carlo VII fu incoronato a Reims nel Luglio
dell’intero kalpa ci permette di comprendere la frase di Cristo: del 1429; 540 anni più tardi, il “delfino” Georges Pompidou fu
“Non sono venuto ad abolire la legge, bensì a compierla”. eletto presidente della Repubblica. Il suo programma, la
Questo sia detto per dimostrare il grossolano errore degli riconciliazione dei francesi, sarà uguale a quello di Carlo VII.
occultisti “cristiani” che affermano imperativamente che Il 30 maggio del 1431, Giovanna d’Arco venne arsa viva a Rouen.
“l’astrologia è falsa dall’incarnazione del Verbo”; questi 539 anni dopo, nel 1970, numerosi giovani si suicidarono
disgraziati non capiscono che in questo modo definiscono dandosi fuoco. Peggio ancora, nella festa di Tutti i Santi dello
Cristo come “Grande Anarchico dell’Universo”, il che è assurdo. stesso anno 1970, 146 giovani morirono bruciati nell’incendio di
Ho precedentemente afferamto che la durata del “Ciclo una discoteca. Precedentemente, a Praga, lo studente Jean
Cristico” sarebbe di 2000 anni. Si può arrivare a questa data, già Pallach si diede fuoco per protestare contro l’invasione
proposta da alcuni Padri della Chiesa e confermata dalla sovietica. Per concludere, ricorderò che non ci stiamo
Profezia dei Papi (come da quella del Re del Mondo), mediante avvicinando alla “Fine del Mondo”, bensì alla “Fine di un
un semplice ragionamento basato sulla Profezia evangelica Mondo”, e questo avvenimento presenterà un’importanza
relativa alla Fine dei Tempi. Tale Profezia si realizzò già per la eccezionale nel senso che rappresenterà veramente il “Centro
prima volta dopo 40 anni[8], e 40 è il numero che indica la dei Tempi” per quanto riguarda la totalità del Kalpa: e non è
perfezione della penitenza; la realizzazione finale, che sarà una casuale che proprio allora Cristo ritornerà allora in tutta la sua
nuova Pentecoste, dovrà allora avvenire 2000 anni (50 x 40 = Gloria ed in tutta la sua Potenza[11].
2000) dopo l’Ascensione, poiché 50, perfezione della Traduzione dallo spagnolo a cura di Talib
ricompensa, è anche il numero della Pentecoste. Il Ciclo Cristico
si può allora tracciare in questo modo: 2000 = 50 x 40. Orbene,
questi cinquanta periodi “penitenziali” di 40 anni possono,
tenendo conto degli insegnamenti dell’Apocalisse, raggrupparsi
in questo modo:
1) 7 periodi di 40 anni = 280 anni, dal 30 al 380: il tempo delle Note
persecuzioni. [1] Luc Benoist, “Retour aux cycles” (“Études Traditionnelles”, nº 421-422).
2) 25 periodi di 40 anni = 1000 anni, dal 310 al 1310: il
Milennium. [2] A proposito della natura e della funzione del Manu, vedasi René Guénon, “Il Re del Mondo”. Adel-
3) 18 periodi di 40 anni = 720 anni, dal 1310 al 2030: il Ciclo phi (cap.II: Regalità e Pontificato. pag. 17). NdT
Moderno.
[3] Gli astronomi moderni offrono cifre un poco differenti, e senza interesse per noi, poiché in que-
Troviamo così di nuovo questi due cicli, il Milennium ed il Ciclo
sta sede noi ci basiamo unicamente sui dati tradizionali.
Moderno. Quanto a quest’ultimo, si può facilmente osservare
come esso rappresenti la terza fase ternaria del ciclo di 2160 [4] Si tenga presente che “le parentele linguistiche e culturali tra i diversi gruppi etnici dei cosid-
anni (o “Ciclo di Cesare”, che va dal 130 a.C. al 2030 d.C.), con il detti ‘popoli indoeuropei’ non devono far supporre l’esistenza di una comune razza originaria, ma
quale termina l’Età Oscura, e con essa il Manvantara. La durata soltanto la presenza di elementi simili dovuti ad una comune origine tradizionale” (Paolo Urizzi,
dell’Età Oscura, cioè 6480 anni, si divide naturalmente in 3 “Regalità e Califfato”. In: “Perennia Verba”, numero 6/7 pag. 19). Sugli indoeuropei, vedasi inoltre le
“Anni Cosmici” di 2160 anni ciascuno, dei quali l’ultimo (che ho opere di Georges Dumezil, nonché il “Vocabolario delle istituzioni indoeuropee” del Benveniste. NdT
chiamato “Ciclo di Cesare” perché tale è il nome che domina
[5] Come l’autore spiega nel suo studio “La definizione di ‘Ultimi Tempi’ secondo la dottrina tradizio-
tutta la Storia dalla fondazione dell’Impero Romano), si nale dei Cicli Cosmici”, anch’esso da noi tradotto in lingua italiana. NdT
suddivide a sua volta in 3 cicli secondari di 720 anni ciascuno: il
primo, dal 130 a.C. al 590 d.C., è relativamente “profetico” (la [6] E che secondo il mito greco perì sotto le mura di Troia. NdT
qual cosa è confermata dall’apparizione di Cristo[9]); il
secondo, dal 590 al 1310, è “sacerdotale”, perché vede il trionfo [7] Sulla figura dell’Ordine del Tempio nell’opera di René Guénon, vedasi:http://www.mondimedie-
del Papato verso l’anno 1000; e infine il terzo, dal 1310 al 2030, è vali.net/Cantosirene/Templari.htm. NdT
“regale” o “dittatoriale”, poiché ha visto il potere temporale
[8] Cioè quando il Tempio di Gerusalemme venne distrutto dall’Imperatore Tito nel 70 d.C. NdT
diventare onnipotente. Tale è dunque il Ciclo Moderno, dal 1310
al 2030, che si integra perfettamente nell’insieme dei cicli [9] Si osservi anche come gli anni che vedono la conclusione di questo ciclo coincidano col pe-
cosmici. Per concludere questo breve riassunto della dottrina riodo della nascita del Profeta Muhammad, che è appunto il “sigillo della Profezia”. NdT
dei cicli, vorrei dimostrare, mediante un esempio recente,
l’attualità dei “Ritmi della Storia” che scoprii già più di 50 anni [10] Su Santa Giovanna d’Arco e sulla sua funzione, vedasi anche lo studio di Michel Vâlsan intito-
fa. Desidero parlare specialmente del periodo ciclico di 539 anni lato “Giovanna D’Arco” (Edizioni All’Insegna del Veltro), che non sarebbe però privo di imperfezioni.
NdT
(o, arrotondando, di 540) che separa certi fatti storici della vita
di San Luigi ad analoghi fatti avvenuti nella vita di Luigi XVI. [11] Per quanto riguarda le opere di Gaston Georgel, vedasi anche le recensioni scritte da Guénon e
Prolungando questo parallelismo fino ai nostri giorni, si scopre pubblicate nella raccolta postuma “Forme Tradizionali e Cicli Cosmici” (edizioni Mediterranee). NdT
quanto segue:

Gli enigmi della Storia 57


058-059 la scoperta di un brigantino ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:12 Pagina 58

Notizie e Storia

LA SCOPERTA
DI UN BRIGANTINO
AMERICANO
La scoperta di un brigantino americano: utilizzo della visione a distanza e
comparazione dei dati ottenuti con i rilevamenti effettuati attraverso le
strumentazioni elettroniche.
58 Gli enigmi della Storia
058-059 la scoperta di un brigantino ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:12 Pagina 59

Notizie e Storia
A cura di Stephan A. Schwartz e Randall J. De Mattei – “The Mobius Society”
www.coscienza.org

tion Assiciates parteciparono al progetto. Il lavoro, che è durato


4 settimane incluse 443 ore di immersioni effettuate dagli ar-
cheologi, è stato realizzato con la licenza del governo locale. Tra
gli archeologi, Peter Throckmorton della Nova Univrsity, uno
dei fondatori della moderna archeologia nautica e Catherin
Throckmorton, Richard Svete; Stephen Rogers; Michel Parret.
Saul Friedman, del Lamont Geological Laboratories e Robert
Bisson, direttore del BCI Geonetics utilizzando strumentazioni
come il magnetometro e rilevazioni sia aeree che satellitarie,
condussero le ricerche geofisiche. Il gruppo dei sensitivi com-
prendeva 12 persone, sia uomini che donne, nessuno di loro era
mai stato in quella località prima di allora. Otto di loro (Andre
Vaillancourt; John Oligny; Ben Moses; Hella Hammid; Judith Or-
loff; Alan Vaughan; Rasalyn Bruyere; Michael Crichton) presero
parte all’esperimento attraverso interviste dirette; quattro di
loro (Keith Harary; Umberto Di Grazia; Terry Ross; Roger Nel-
son) parteciparono via posta. Unica indicazione fornita loro,

N
el 1987, Stephan A. Schwartz e Randall J. De una mappa in bianco e nero con scala 1:300.000, dove i nomi si-
Mattei, fondatori del Mobius Society, condus- gnificativi dei posti o altri dati geografici erano stati cancellati
sero una particolare ricerca archeologica nel ed aggiunto il disegno di una bussola. Entrambi i gruppi di sen-
Golfo delle Bahamas, un’area con un’estensio- sitivi, attraverso un protocollo ben stabilito, risposero a doman-
ne di circa 1.500 km quadrati, in cui venne ri- de, effettuarono registrazioni e fecero disegni di oggetti che se-
trovato un brigantino americano affondato nel condo il loro intuito o con l’utilizzo della visione a distanza (re-
1834. La particolarità dell’esperimento consistette nel fatto che mote viewing) potevano essere ritrovati in aree specifiche della
il successo della spedizione fu possibile grazie alla partecipazio- mappa. I singoli risultati ottenuti vennero poi sovrapposti su
ne di un gruppo di sensitivi, che indicò il sito in cui venne poi ef- un’unica mappa e quindi selezionate tre aree di interesse su cui
fettivamente ritrovato il brigantino, mentre i rilevamenti geolo- la maggior parte di loro avevano segnalato la presenza di un
gici che venivano effettuali contemporaneamente, attraverso le qualcosa. L’esperimento venne quindi ripetuto con il medesimo
strumentazioni elettroniche in dotazione, non portarono ad al- protocollo, questa volta su carte delle aree selezionate, con scala
cun risultato evidente. A conti fatti, data anche l’estensione 1.100.000. Il 29 settembre 1987 venne fatta l’immersione, gli ar-
dell’area, la probabilità di trovare la nave nel posto indicato è ri- cheologi si trovarono inizialmente su un fondale che non sem-
sultata pari a 0,00009, il che fortemente suggerisce che non sus- brava avesse nulla di particolare, quando uno di loro notò una
siste altra spiegazione possibile al di là della partecipazione dei sequenza di coralli che in un punto era innaturalmente simme-
sensitivi al progetto. Il team, coordinato da Stephan A. Schwartz trica, ne staccò un pezzo, ed il gioco era fatto, si trattava proprio
e Randall De Mattei, era composto da parapsicologi, archeologi, del brigantino americano. Riprendendo e valutando i dati forniti
geofisici e storici, provenienti dagli USA, Spagna, Italia, Gran dai sensitivi ne è emerso che: l’84% delle risposte erano corret-
Bretagna e dalle Bahamas; 8 esploratori della Seaview Explora- te; 12% parzialmente corrette; 4% completamente errate.

Gli enigmi della Storia 59


060-061 arabia ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:13 Pagina 60

Notizie e Storia

NUOVI ARTEFATTI
INDICANO CHE L’UOMO
MODERNO È ARRIVATO
IN ARABIA MOLTO PRIMA
DI QUANTO RITENUTO
FINORA
60 Gli enigmi della Storia
060-061 arabia ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:13 Pagina 61

Notizie e Storia
dallo SchwartzReport - Traduzione a cura di Erica Dellago
www.coscienza.org

S
econdo un nuovo studio, artefatti scoperti negli
Emirati Arabi Uniti risalgono a 100mila anni fa e
indicano che l’uomo moderno ha lasciato per la
prima volta l’Africa molto prima di quanto ritenu-
to finora. Alla luce dei loro scavi, un team inter-
nazionale di ricercatori guidati da Hans-Peter
Uerpmann della Eberhard Karls University di Tübingen, in
Germania, sostiene che gli esseri umani potrebbero essere ar-
rivati nella Penisola Arabica già 125mila anni fa direttamente
dall’Africa e non attraverso la Valle del Nilo o dal Vicino
Oriente, come sostenuto da altri ricercatori in passato. I tempi
e la migrazione dell’uomo moderno fuori dall’Africa sono sta-
ti a lungo dibattuti, anche se la maggior parte delle ricerche
finora eseguite indica un esodo lungo il Mar Mediterraneo o
lungo la costa araba ca. 60mila anni fa.
Questa nuova ricerca, che colloca i primi esseri umani nella
Penisola Araba molto prima, è apparsa nel numero del 28
Gennaio di Science, pubblicato da AAAS, associazione scien-
tifica senza scopo di lucro.
Il team di ricercatori, tra cui l’autore Simon Armitage della
Royal Holloway, Università di Londra, ha scoperto un set di
utensili preistorici presso il sito archeologico di Jebel Faya ne-
gli Emirati Arabi Uniti. La tecnologia assomiglia a quella uti-
lizzata dai primi umani nell’Africa orientale, ma l’esecuzione
artigianale deriva dal Medio Oriente, dicono.
Questo set comprende strumenti a mano relativamente pri-
mitivi oltre a una varietà di raschietti e perforatori, e il suo
contenuto rivela che non era necessaria l’innovazione tecno-
logica perché i primi umani migrassero verso la Penisola Ara-
bica. Armitage ha calcolato l’età degli utensili di pietra usan-
do una tecnica conosciuta come “datazione tramite lumine-
scenza” e ha stabilito che gli artefatti risalgono a ca.
100mila/125mila anni fa.
“Questi umani “anatomicamente moderni” – come voi e noi –
si sono sviluppati in Africa ca. 200mila anni fa e successiva-
mente hanno popolato il resto del mondo”, ha detto Armita-
ge. “Le nostre scoperte dovrebbero stimolare una rivalutazio-
ne del modo e degli strumenti grazie ai quali l’uomo moderno
è diventato una specie globale”.
Uerpmann e il suo team hanno analizzato anche i dati ineren-
ti al livello del mare e ai cambiamenti climatici nella regione

A poco a poco stiamo svelando il durante l’ultimo periodo interglaciale, ca. 130mila anni fa.
Hanno stabilito che lo Stretto di Bab al-Mandab, che separa

nostro passato, e arriviamo a l’Arabia dal Corno d’Africa, sarebbe regredito a causa di un ab-
bassamento del livello del mare, permettendo così ai primi
uomini un passaggio sicuro prima di quest’ultimo periodo in-
saperne di più sulla grande diaspora terglaciale e durante la sua fase iniziale.
A quel tempo, la Penisola Arabica era molto più umida di oggi

umana. Stephan A. Schwartz con una più ampia copertura vegetale e una rete di laghi e fiu-
mi. Tale morfologia del paesaggio avrebbe consentito ai primi
umani di entrare in Arabia e poi nella Mezzaluna Fertile e in
NATASHA PINOL – AAAS American India, secondo i ricercatori.
“L’archeologia senza date è come un mosaico al quale sono

Association for the Advancement of stati rimossi i pezzi di collegamento – hai molte informazioni,
ma non riesci a farle combaciare per produrre un quadro
completo”, ha detto Armitage.
Science (Associazione Americana “A Jebel Faya, le date rivelano un quadro affascinante secon-
do cui l’uomo moderno sarebbe emigrato dall’Africa molto

per il Progresso della Scienza) prima di quanto si pensasse in precedenza, aiutato dalle flut-
tuazioni globali del livello dei mari e dal cambiamento clima-
tico nella Penisola Arabica”.

Gli enigmi della Storia 61


062-063 impronte umane - ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:13 Pagina 62

Notizie e Storia

Più vecchie del previsto


le prime impronte umane
americane
Una nuova datazione per quelle che si pensava fossero le prime impronte umane
delle Americhe svela che probabilmente non sono umane e che forse non sono
nemmeno delle impronte. Lo studio è stato realizzato da Paul Renne, del Berkeley
Geochronology Center in California, ed è pubblicato sulla rivista Nature (Vol. 438
numero 7068).

62 Gli enigmi della Storia


062-063 impronte umane - ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:13 Pagina 63

Notizie e Storia
www.coscienza.org

S
econdo Renne, le impronte, trovate sul Lago Valse- prove decisive della presenza di impronte umane, sarà diffici-
quillo nei pressi di Puebla nel Messico Meridionale, le continuare a sostenere che si tratta delle più antiche tracce
non risalgono a 40 mila anni fa ma a un milione e 300 di esseri umani mai trovate nelle Americhe.
mila anni fa. E questo perché a essere così antica è la Fonte: Agenzia ZadiG-Roma
cenere vulcanica fossile nella quale sono fissate. Lo
dimostrano le analisi chimiche sul dimezzamento de-
gli isotopi contenuti nel materiale e una serie di analisi ma-
gnetiche. “Questo rende altamente improbabile che siano
orme di esseri umani, anche se è impossibile escludere del
tutto la possibilità che a quell’epoca ci fossero ominidi in
America. Se così fosse sarebbe la scoperta del secolo”, dice
Renne. “Non sono nemmeno convinto che si tratti di impron-
te di piedi”, aggiunge l’esperto. La scoperta era stata fatta da
Silvia Gonzalez della Liverpool John Moores University. Suc-
cessive analisi di datazione avevano indicato che risalivano a
40 mila anni fa, mentre le prime presenze certe di esseri uma-
ni nelle Americhe non sono più vecchie di 14.500 anni fa.
La Gonzalez ha detto che intende ritornare sul sito messicano
alla ricerca di prove incontrovertibili della sua scoperta e di
aver ricevuto un finanziamento di 370 mila dollari dal Natural
Environment Research Council britannico per proseguire il
suo lavoro. Altri esperti ritengono che l’argomento sia ancora
in discussione, ma che se non si troveranno

Gli enigmi della Storia 63


064-065 MOSTRE - ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:14 Pagina 64

Mostre e Storia

MANTOVA
AL CASTELLO DI SAN GIORGIO FINO AL 16 SETTEMBRE

IL GIRO DEL MONDO IN 8 STANZE PRESENTA, PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA,


I COSMORAMI DI HUBERT SATTLER (1817-1904)
L’esposizione riflette sul tema del viaggio nell’Ottocento attraverso una serie di vedute di paesaggi e città
realizzate dall’artista austriaco.

64 Gli enigmi della Storia


064-065 MOSTRE - ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:14 Pagina 65

Mostre e Storia
A cura di Stefania Veneri

F
ino al 16 settembre 2018, il Castello di San Giorgio a profilo è mancante del simbolo moderno della Tour Eiffel.
Mantova ospita la mostra Il giro del mondo in 8 stanze Quindi, attraversando il Mediterraneo, Sattler rivela i paesaggi
che presenta, per la prima volta in Italia, i cosmorami di esotici del Vicino Oriente e dell’Egitto per poi trasferirsi in
Hubert Sattler (1817-1904), provenienti dal Salzburg America di cui coglie le metropoli del futuro, come New York
Museum. Curata da Attilio Brilli, in collaborazione con ancora senza grattacieli, Boston, Città del Messico, ma anche i
Johannes Ramharter, Peter Assmann, Nina Knieling, grandi monumenti naturalistici, come il Grand Canyon o le ca-
l’esposizione invita il visitatore a vestire i panni di Phileas scate del Niagara. La rassegna si chiude idealmente con una ri-
Fogg e del fido cameriere Passepartout, protagonisti del ro- flessione sul viaggio intrapreso per necessità, illustrato da
manzo di Jules Verne Il giro del mondo in 80 giorni, il libro che alcune testimonianze del fenomeno dell’emigrazione, che
rivoluzionò l’idea stessa di viaggio, verso una forma più mo- spinse molti a cercare fortuna lontano dalla propria patria.
derna e popolare che superasse quella aristocratica del Grand
Tour o religiosa dei pellegrinaggi. Il pubblico si trova immerso Accompagna la mostra un catalogo Tre Lune edizioni.
in paesaggi e contesti dei più vari, grazie alle vedute di pae- Mantova, maggio 2018
saggi e di città raccolte sul posto dall’artista austriaco, dappri-
ma con i disegni, poi con i degherrotipi, quindi dipinte a olio IL GIRO DEL MONDO IN 8 STANZE. Un viaggio attraverso il
su grandi tele con estrema precisione tecnica e in grado di cosmorama di Hubert Sattler (1817-1904)
rendere al massimo l’illusione della realtà. Il percorso esposi- Mantova, Complesso Museale Palazzo Ducale, Castello di San
tivo si apre con una sezione che presenta due prime edizioni Giorgio
del Giro del mondo di Verne, in francese e in italiano, e con Fino al 16 settembre 2018
oggetti d’epoca come valigie, guide turistiche, souvenir, car-
toline e altro. Ha quindi inizio il viaggio vero e proprio attra-
verso i cosmorami di Hubert Sattler, in un itinerario che tocca
l’Italia (Roma, Genova, Pompei, Venezia, Taormina) e prose-
gue nelle grandi capitali europee come Londra e Parigi, il cui

Gli enigmi della Storia 65


066- La storia e il libro - Luciano Pirrotta ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:14 Pagina 66

Libri e Storia
a cura di Luciano Pirrotta

Caccia alle streghe


e Stregoneria

P
er ‘strega’ intendo quella che si crede produca lustri predecessori, anche il recente libro di Claudio Bondì,
(in virtù di un patto prodigioso, o di un immagi- pubblicato da Fefè Editore, le Donne la Morte il Diavolo, sotto-
nario accoppiamento con il demonio, per sua li- titolato medichesse, streghe e fattucchiere nel Rinascimento ita-
bera scelta e volontà o per istigazione del demo- liano. L’autore, regista cinematografico e televisivo di talento,
nio stesso e per il potere di questi) malefici delle artefice di una pregevole trasposizione filmica del De reditu
più varie specie e ciò semplicemente con il pen- suo (417 d.C.) di Rutilio Namaziano (De reditu – Il ritorno,
siero, oppure mediante maledizione, o con orazioni grotte- 2003) si cala qui, in veste di storico, nelle pieghe di sei proces-
sche e contrarie all’ordine stabilito: come sarebbe il far accen- si istruiti contro altrettante maleficae nostrane, conclusisi
dere il cielo di folgori improvvise, suscitare tempeste, rimuo- con varie condanne (spesso capitali, e un’assoluzione). Bondì
vere le messi fertili nei campi e renderli deserti, far ammalare ricostruisce – forte di un minuzioso vaglio documentale – le
in maniera innaturale uomini e animali per poi trovare altret- vicende delle sventurate donne, accusate di crimini indimo-
tanto innaturali rimedi, spostarsi in breve tempo per amplis- strabili, stritolate dalla messa in moto di un meccanismo in-
sime distanze, condurre danze con i demoni e con essi ban- fernale infinitamente più grande di loro, mostrando lo zelo
chettare o comportarsi da succube, trasformare gli uomini in parossistico dei giudici, posseduti da autentica libido persecu-
bestie”. Con tale efficace sintesi il medico tedesco Johann tionis. Il quadro fosco che ne deriva è quindi condivisibile ap-
Wier (1515-1588) elencava i principali capi d’accusa rivolti alla pieno e non sarà mai stigmatizzata abbastanza la crudeltà de-
schiera di donne (ma non mancarono rappresentanti del ses- menziale esercitata dall’autorità ecclesiastica, supportata da
so maschile) colpevoli dell’esecrando rea- quella civile, nell’accendere roghi in Eu-
to di stregoneria. Wier, vissuto nel pe- ropa lungo oltre tre secoli.
riodo crescente della campagna anti- Detto questo occorrerà però
stregonica patrocinata dalla Chiesa di ribadire un punto fermo
Roma (cui non furono da meno le ve- condiviso da antropologi,
menze oltranziste delle obbedienze morfologi delle civiltà, sto-
luterane e calviniste) non negava rici delle religioni, studiosi
l’esistenza del Diavolo, ispiratore di del folklore e delle tradizio-
ogni nefandezza e follia, ma riteneva ni esoteriche: la stregone-
quelli che ne venivano contaminati ria, presente in tutte le lati-
solo deboli vittime irresponsabili, tudini ed epoche, compren-
soggiogate dalla perversità luciferi- de una realtà infinitamente
na, per cui difendeva le ragioni dei maggiore rispetto alla mor-
perseguitati a fronte del fanatismo fologia esplicitatasi nel
ossessivo e l’accanimento morboso- Vecchio Continente sotto le
paranoico dei loro persecutori, Non specie circoscritte represse
a caso l’espressione “caccia alle stre- dalla ‘caccia alle streghe’.
ghe” - vista la sostanziale infonda- Ogni lettura tardofemmini-
tezza e pretestuosità delle imputa- sta sopravvissuta che ten-
zioni - è divenuta ormai sinonimo da a sovrapporre ed equi-
di crociata gratuita, ipocrita e ves- parare macro e micro feno-
satoria, ordita su basi pregiudiziali meno può soltanto falsare
inconsistenti a danno di minoran- le prospettive e distorcere,
ze sociali, comunità emarginate e o peggio, stravolgere gra-
singole figure ‘eccentriche’ scelte vemente, le coordinate
di volta il volta quali capri espiato- identificative dei rispet-
rii. In tale solco di denuncia anti- tivi ambiti.
dogmatica si colloca, dopo altri il-

66 Gli enigmi della Storia


III di copertina abbonamento.qxp_Layout 1 08/06/18 10:15 Pagina I
IV di copertina speciale storia in rete.qxp_Layout 1 08/06/18 10:15 Pagina I

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