Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
G
li scienziati avanzano nuove versioni sulle vere cause del
decesso di una delle figure politiche più importanti del XX
secolo. Secondo la versione ufficiale, il politico da tempo
soffriva di una grave arteriosclerosi che lo avrebbe portato
all’ictus cerebrale.
Verità o bugia?
Rimanendo in terra sovietica: quali sono i misteri irrisolti dei servizi sovietici?
Dal paranormale alle morti ancora oggi avvolte nel mistero. Cosa potrebbero
nascondere gli archivi non ancora svelati?
Come è morto Stalin?
È polemica in Russia per il film “The Death of Stalin” del comico e regista
Armando Iannucci. A tanti anni di distanza, il decesso del dittatore resta un
Bimestrale - Anno III - n°24
grande enigma, e ci sono almeno tre radicate teorie che si oppongono alla
versione ufficiale
Direttore Editoriale
Abbiamo raccolto le tre spiegazioni alternative del decesso più diffuse.
GIULIO FASCETTI
Dentro, come sempre, c’è molto altro. A voi il piacere di scoprirlo.
Direttore testata e progetto editoriale
Buona lettura. DARIO GULLI
Direttore responsabile
Dario Maria Gulli EUGENIO ORTALI
Progetto grafico
MARCO PERSICO
Impaginazione grafica
MARCO PERSICO E DANILO PERSICO
La redazione
GIANLUCA NERI, VINCENZO TRAPANI,
MARCO ROSI, CELINE RUSSO
Realizzazione
STUDIO DG
officeallrightscompany@aol.com
Editore
Zona Franca Edizioni srl - Via V. Veneto, 169 - 00187 Roma
Stampa
Tuccillo Arti Grafiche - S.S. Sannitica 87 Km 11 - 80024 Cardito (Napoli)
Distribuzione
Press Di: Distribuzione Stampa e Multimedia Srl - 20134 Milano
SOMMARIO
Tutti i contenuti della rivista
RUBRICHE
06 La Storia in una foto
Attentati di londra
08 Anniversari e Storia
Tutti gli avvenimenti più importanti del passato
64 Mostre e Storia
Al castello di san giorgio fino al 16 settembre
66 Recensioni libri
Caccia alle streghe e Stregoneria
Articoli
12 Misteri e Storia
EFESO E IL MISTERO DELLA
TOMBA DI MARIA
Sulle colline che circondano Efeso, straordinario centro
dell’antichità e una delle più grandi città ioniche in Anatolia,
esiste la Meryem Ana Evi, ovvero la Casa di Maria
14 Pillole di Etimologia
PIRAMIDI E FARAONI
Alla scoperta delle Piramidi Egizie
20 Enigmi Storici
L’ANTARTIDE E IL MITO
LOVECRAFTIANO
Un luogo pieno di mistero
4
004-005 Sommario - ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:30 Pagina 5
30 Leggende e Storia
LA PIETRA LUCIFERINA
14 Il Graal, la pietra celeste
32 Personaggi e Storia
I MISTERI SULLA MORTE DI LENIN
Gli scienziati avanzano nuove versioni sulle vere cause del
decesso di una delle figure politiche più importanti del XX
secolo
34 Segreti e Storia
I MISTERI IRRISOLTI DEI SERVIZI
SOVIETICI
Dal paranormale alle morti ancora oggi avvolte nel mistero.
Ecco cosa potrebbero nascondere gli archivi non ancora svelati
38 Segreti e Storia
TRE IPOTESI ALTERNATIVE SULLA
MORTE DI STALIN
48 È polemica in Russia per il film “The Death of Stalin”
del comico e regista Armando Iannucci.
44 Etimologia e Storia
OGIGIA ORIGINE E SIGNIFICATO DI
UN NOME
Le riflessioni di Bruno d’Ausser Berrau
48 Mitologia e Storia
L’ARCA DI NOHA E IL DILUVIO
UNIVERSALE NELLE TRADIZIONI
DEL MONDO ANTICO
50 Enigmi Storici
DOTTRINA DEI CICLI E
MOVIMENTO DELLA STORIA
La teoria dei cicli cosmici
58 Notizie e Storia
LA SCOPERTA DI UN BRIGANTINO
AMERICANO
La scoperta di un brigantino americano: utilizzo della visione
a distanza e comparazione dei dati ottenuti con i rilevamenti
effettuati attraverso le strumentazioni elettroniche.
60 Notizie e Storia
NUOVI ARTEFATTI INDICANO CHE
38 L’UOMO MODERNO È ARRIVATO IN
ARABIA MOLTO PRIMA DI...
62 Notizie e Storia
PIÙ VECCHIE DEL PREVISTO
LE PRIME IMPRONTE UMANE
AMERICANE
Gli enigmi della Storia 5
006-007 La Storia in una foto - ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:37 Pagina 6
7 LUGLIO 2005
ATTENTATI DI LONDRA
Gli attentati di Londra del 7 luglio 2005 furono una serie di esplosioni
causate da attentatori suicidi che colpirono il sistema di trasporti
pubblici della capitale britannica durante l'ora di punta,
mentre molte persone si recavano al lavoro. Tre treni
della metropolitana furono colpiti quasi contemporaneamente
e dopo poco meno di un'ora esplose un autobus.
Gli attacchi causarono 56 morti, inclusi gli attentatori,
e circa 700 feriti di cui un centinaio
venne ricoverato in ospedale.
Anniversari e Storia
di Stefania Veneri
PASSATO PROSSIMO
1963 - Nelson Mandela accusato
di sabotaggio e altri crimini equivalenti
al tradimento
Protagonista, con il predecessore Frederik de Klerk, della fine dell'apartheid e insieme a
questi insignito del premio Nobel per la pace nel 1993, Mandela fu il primo presidente
sudafricano a essere eletto con suffragio universale e il primo non bianco a ricoprire tale
carica; attivista per i diritti civili e avvocato, aveva scontato 27 anni di carcere per la sua
opera di pieno riconoscimento dei diritti civili degli appartenenti ai gruppi etnici non
bianchi. Rivoluzionario e uomo di un governo di riconciliazione e pacificazione, successivamente,
fu a lungo uno dei leader del movimento anti-apartheid ed ebbe un ruolo determinante
nella caduta di tale regime, pur passando in carcere gran parte degli anni dell'attivismo
anti-segregazionista. Uomo simbolo dell'uguaglianza e dell'antirazzismo, premio Nobel,
Lenin e Sakharov per pace e libertà di pensiero ha saputo dosare differenti approcci
politici e pragmatici alla lotta di liberazione del suo popolo, dalle iniziali teorie di opposizione
non violenta di Gandhi, che tenterà anche in seguito di anteporre, alla lotta armata, dal
comunismo marxista alla democrazia.
Di ideologia Ubuntu, internazionalista ma nel disegno del nazionalismo africano e socialista
democratica, la sua ispirazione politica venne influenzata dal marxismo[6][7][8]. Si ispirò
in parte alla rivoluzione cubana nella fondazione del movimento armato Umkhonto we
Sizwe; all'epoca dell'arresto che lo condurrà ad una prigionia di 27 anni era membro del
Comitato Centrale del Partito Comunista Sudafricano. Negli anni successivi, portò l'ANC
nell'Internazionale Socialista. Protagonista insieme al presidente de Klerk delle trattative
che portarono all'abolizione dell'apartheid all'inizio degli anni novanta, venne eletto
presidente nel 1994, nelle prime elezioni multirazziali del Sudafrica, rimanendo in carica
fino al 1999. Il suo partito, l'African National Congress (ANC), è rimasto da allora
ininterrottamente al governo del paese
Anniversari e Storia
accade a Luglio
Anniversari e Storia
di Stefania Veneri
PASSATO REMOTO
TERMINA LA BATTAGLIA DI GETTYSBURG 1863
La battaglia di Gettysburg (1º-3 luglio 1863) è considerata una delle battaglie più importanti
della guerra di secessione americana, conclusa con una netta vittoria delle forze dell'Unione
dell'Armata del Potomac, che arrestarono l'offensiva in Pennsylvania dell'esercito confederato
dell'Armata della Virginia Settentrionale. I Confederati, al comando del generale Robert E. Lee,
superarono il fiume Potomac invadendo la Pennsylvania per minacciare le vie di comunicazione
e di rifornimento unioniste e costringere l'Armata del Potomac ad abbandonare il fronte
virginiano ed accettare una battaglia decisiva in terreno sfavorevole ed in inferiorità tattica.
Un grande successo confederato a nord del Potomac avrebbe potuto, secondo il Presidente
Jefferson Davis e il generale Lee, alleggerire la pressione federale su Vicksburg e favorire
sviluppi politici favorevoli alla Confederazione. La battaglia ebbe inizio inaspettatamente il 1º
luglio con una serie di scontri imprevisti tra i reparti unionisti e quelli confederati che nel
corso della giornata sopraggiunsero sul campo di battaglia da varie direzioni. I combattimenti
del primo giorno terminarono con il parziale successo dei sudisti, che costrinsero il nemico a
ripiegare, ma senza riuscire ad occupare le posizioni tatticamente dominanti sul campo di battaglia. Nel secondo giorno giunse sul campo di battaglia la maggior parte delle forze
delle due armate; il generale Lee riprese i suoi attacchi sulle due ali dello schieramento nemico e raggiunse alcuni successi locali ma non riuscì a conquistare le posizioni più
importanti; gli unionisti, guidati dal generale George G. Meade, nonostante errori tattici iniziali, si difesero accanitamente e respinsero gli assalti. Il 3 luglio il generale Lee dovette
scegliere, dopo il fallimento sostanziale dei suoi attacchi del 2 luglio sui due fianchi delle linee federali, tra un difficile attacco frontale al centro delle difese nemiche o la ritirata.
Essendo in inferiorità numerica e senza speranza di rinforzi, mantenere la posizione senza prendere l'iniziativa avrebbe esposto le sue truppe al rischio di essere accerchiate e
distrutte dalle preponderanti forze nemiche che potevano accorrere da tutto il Nord. Il generale Lee ordinò quindi alla divisione fresca del generale George E. Pickett (composta tutta
da esperti reggimenti della Virginia), rafforzata da altre due divisioni già peraltro esauste dai combattimenti dei due giorni precedenti, di attaccare, dopo un violento fuoco di
artiglieria, il centro dello schieramento nordista, sul leggero declivio del Cemetery Ridge. L'azione dell'artiglieria non fu sufficiente ad indebolire in modo decisivo le solide linee
dell'Unione, e nonostante gli sforzi della fanteria confederata lanciata all'attacco, l'azione fallì completamente con perdite elevatissime. Le tre divisioni della colonna d'attacco, tra
morti, dispersi, feriti e prigionieri, subirono perdite superiori al 50%. Diverse brigate furono quasi completamente distrutte e il generale Lee fu costretto a ripiegare a sud del Potomac.
La battaglia di Gettysburg segnò un momento decisivo della guerra, vanificò le grandi speranze di Lee e Davis e rafforzò la determinazione del presidente Abraham Lincoln e degli stati
dell'Unione a continuare il conflitto fino alla totale sottomissione degli stati secessionisti.
Anniversari e Storia
accade a Luglio
Misteri e Storia
EFESO E IL MISTERO
DELLA TOMBA DI MARIA
Sulle colline che circondano Efeso, straordinario centro dell’antichità e una delle più grandi città ioniche in Anatolia, esiste la Meryem
Ana Evi, ovvero la Casa di Maria, considerata l’ultima dimora della Madre di Gesù Cristo. Anche a Gerusalemme, tuttavia, nella Valle di
Giosafat, un santuario sotterraneo accoglie il luogo dove si suppone che i discepoli abbiano sepolto la Madonna.
Misteri e Storia
dal sito www.fisicaquantistica.it
S
ulle colline che circondano Efeso, straordinario ressante la modalità del ritrovamento del sito. Verso la fine
centro dell’antichità e una delle più grandi città io- dell’Ottocento apparve un libro intitolato: “La vita della Vergi-
niche in Anatolia, esiste la Meryem Ana Evi, ovve- ne secondo le rivelazioni della religiosa tedesca Anna Kathari-
ro la Casa di Maria, considerata l’ultima dimora na Emmerick” e scritto da Clemens Maria Brentano (scrittore
della Madre di Gesù Cristo. Anche a Gerusalemme, tedesco che raccolse le narrazioni della religiosa). Questa mona-
tuttavia, nella Valle di Giosafat, un santuario sot- ca pur non avendo mai visitato questi luoghi, descrisse con im-
terraneo accoglie il luogo dove si suppone che i discepoli ab- pressionante esattezza il posto dove si trovava la casa di Maria
biano sepolto la Madonna. Ad Efeso, quando si arriva sul posto, a Efeso. Attraverso le sue visioni dettagliate, ella fu in grado di
una lunga fila di pellegrini anticipa l’arrivo alla casa di Maria, fornire indicazioni molto precise sulla effettiva collocazione
una piccola costruzione posta tra i boschi, che ormai ricorda della casa, seguendo le quali, due spedizioni scientifiche effet-
una piccola chiesa. A convalidare il fatto che questa sarebbe tuate nel 1891, ritrovarono le rovine del luogo, esattamente
stata l’ultima dimora della Vergine Maria, ci sono una serie di dove la veggente aveva indicato.
Pillole di Etimologia
Pillole di Etimologia
di Agostino De Santi Abati
PIRAMIDI
E FARAONI
Le piramidi egizie sono costruzioni architettoniche in forma di solido geometrico costituito da un poliedro individuato
da una faccia poligonale detta base, normalmente di forma quadrata, e da un vertice, che non giace sul piano della
base indicato come apice, o vertice, della piramide. Si ritiene, benché in nessuna di quelle note siano state trovate
tracce comprovanti tale utilizzo (corpi o corredi funebri), si trattasse di costruzioni facenti parte di un più ampio
complesso funerario per sovrani dell'antico Egitto.
Pillole di Etimologia
L
e Piramidi una delle più famose strutture essere composto dai seguenti vocaboli
architettoniche presenti sul nostro pianeta, c’è da dire יפvariante di הֶּפpeh: bocca, apertura, cavità
che ve ne sono anche altre tipologie ma noi ריפphir condotto, fossa, Uno spazio chiuso su tutti i lati che corre
identifichiamo come piramidi unicamente quelle lungo la lunghezza di un edificio.
presenti in Egitto tra le quali la più importante è ריir forma di הָאְרִיyirah: una paura, impressionante
considerata per via della sua maestosità e tecnica מרrem variante di תמרRemeth “altezza”
costruttiva quella di Cheope che fa parte insieme alla Piramide di דימDefinizione: Un allungamento fuori dal tempo.
Chefren E a quella di Micerino e ad altri antichi monumenti alla דימתta-mid, continuamente, continuo, quotidiano, sempre, perpetuo,
Necropoli di Giza complesso situato nell’omonima piana. Perché mai, avvenimento senza interruzione o cessazione; continuo nel
tali strutture furono chiamate con questo nome cosa significa? tempo.
Il termine nell’etimologia classica viene fatto derivare dal greco py- דיYad Una parola primitiva; una mano (quella aperta (che indica po-
ramis (πυραμίς) che significa letteralmente “della forma del fuoco” tenza , mezzi , direzione , ecc.), a differenza di H3709 , quella chiusa
(da pyr-, “fuoco”). Alcuni storici ritengono che il termine greco a sua ); usato (come nome, avverbio, ecc.) in una grande varietà di appli-
volta provenga dal termine egizio per-em-us che nel Papiro di Rhind cazioni, sia in senso letterale che figurativo, sia prossimale che remoto
è usato per rappresentare l’altezza della piramide (alla lettera “ciò che mano (di uomo) forza, potenza (fig.), lato (di terra), parte, porzione
va su”); i greci, applicando la figura retorica della sineddoche (la parte (metaf.) (fig.), (vari sensi tecnici speciali), segno, monumento, parte,
per il tutto e viceversa), lo avrebbero poi usato per indicare l’intera parte frazionaria, quota . tempo, ripetizione alberi assiali, asse sog-
opera monumentaria. giorni, supporto (per laver) tenoni (nel tabernacolo) un fallo, una mano
Per quanto vi siano altre costruzioni simili nel mondo nessuna ha lo (significato insicuro). polsi
stesso nome dato a quelle presenti in egitto dove si parla la lingua egi- Il termine PIRAMIDE quindi così scomposto ci permette di conoscere
zia (in egizio (traslitterato) r n kmt, letteralmente bocca della Terra il concetto [frase] che lo ha generato
Nera ossia ciò che si parla lungo le rive del Nilo), nota anche come LUOGO MONUMENTO LA CUI ALTEZZA E’ IMPRESSIO-
egiziano antico (questa espressione è però ambigua, perché propria- NANTE FATTO DI SPAZI CHIUSI E CONDOTTI DOVE
mente l’egiziano (o egizio) antico sarebbe la fase storica della lingua AVVIENE IL PASSAGGIO SENZA INTERRUZIONE NEL
parlata durante l’Antico Regno), è una lingua che appartiene alla fa- TEMPO
miglia delle lingue afro-asiatiche, imparentata con il gruppo delle lin- quindi
gue berbere e con quello delle lingue semitiche. luogo di trapasso dove veniva posto il cadavere del Faraone o in tempi
In ebraico il termine è דימריפphiramid che ad un’attenta analisi risulta ancora precedenti era invece luogo in cui tramite una porta dimensio-
Pillole di Etimologia
Pillole di Etimologia
Enigmi storici
di Sergio Fritz Roa - dal sito http://www.centrostudilaruna.it
L’
Antartide è uno di quei luoghi del nostro
pianeta che fu l’ultimo a convertirsi
nell’ennesimo oggetto della cupidigia
dell’uomo. I suoi misteri e pericoli hanno
esercitato il loro influsso poderoso sugli
intrepidi avventurieri del passato, ma la
loro eco ha superato gli oceani del tempo e invaso l’anima di
alcuni moderni esploratori che non hanno paura di accettare
la sfida lanciata loro dal continente ghiacciato. Questi
personaggi hanno dovuto confrontarsi con misteri di vecchia
data, hanno utilizzato inusuali strumenti di esplorazione per
penetrare la sua Verità, mezzi come la letteratura ed il magico
universo dei sogni. Hanno oltrepassato anche i veli della
coscienza ordinaria per accedere ad uno stato di
supercoscienza. E tutto questo, per dissotterrare oscuri arcani
e fare luce su di un luogo fisico e spirituale così diverso da
qualsiasi altro che ci appare come una regione non-terrestre.
Chi sono questi avventurieri? Sono tre maghi che traggono i
loro sortilegi dalla loro antica terra, sono poeti e narratori che
conosceremo dai loro nomi attuali: Edgar Allan Poe, Howard
Phillips Lovecraft e Miguel Serrano (1). Tre geni letterari, tre
sognatori di sogni impossibili, tre colossi che hanno narrato
una volta ancora i miti di un lontano passato. Tre ricercatori
del Graal nell’Antartide. Tra di loro, il più importante per que-
Philip Osbourne rilegge la vita sto lavoro in particolare è, certamente, H. P. Lovecraft. Egli
di Edgar Allan Poe in chiave sarà il filo conduttore della nostra avventura, la quale ha im-
nuova e affascinante. pregnato lo spirito di colui che ha realizzato questo saggio e
Il protagonista è Vincent, il “Ni- implicherà quello di tutti i nostri lettori. Lovecraft sarà colui
ghtmare Blogger”. I teenager di che ci segnalerà, con la sua torcia, il cammino e ci metterà in
tutto il mondo lo adorano, ma il guardia dai terrori che, rannicchiati, tendono l’ agguato al
suo profondo legame con viaggiatore.
Edgar Allan Poe lo sta quasi por-
tando alla pazzia. Ha la capacità Edgar Allan Poe
di percezione extrasensoriale e Il tema della novella, grosso modo, consiste in un lungo viag-
sa che per comprendere i suoi gio per mare che culmina tra i bianchi ghiacci dell’estremo
poteri infernali dovrà risalire ai sud. Lì i viaggiatori s’imbattono in aborigeni dalla pelle scura,
misteriosi eventi che hanno se- un popolo sconosciuto all’uomo bianco, la cui condizione
provocherà in questi una confusione completa di sentimenti
gnato gli ultimi giorni di vita
opposti, dove l’attrazione e la repulsione si confondo tra loro.
dello scrittore di Baltimora.
Le ultime pagine sono una corsa suicida che sembra non por-
tare ad altro che ad un terrore indeterminato, ad un vortice
folle il cui termine non si trova in nessun centro ed in nessun
Enigmi storici
Enigmi storici
Enigmi storici
più lontano futuro. Dicono anche i selcnam, che è nel Sud, lì,
in quella “Isola Bianca che sta nel Cielo” dove dimorano gli
spiriti dei loro antenati, conducendo una vita libera da preoc-
cupazioni” (17). Saranno questi spiriti ancestrali Gli Antichi,
menzionati da Lovecraft? Sarà l’Antartide quella Isola Bianca
della quale parlano le vecchie leggende onas? Serrano, che fu
uno dei primi cileni a visitare la regione antartica, ci parla del-
la relazione esistente tra questo luogo e la follia (18) e segna-
liamo, da parte nostra, che il titolo dell’indimenticabile rac-
conto di Lovecraft Alle montagne della follia non è dovuto a
un capriccio o ad una trovata ingegnosa per richiamare l’at-
tenzione di alcuni lettori febbricitanti. Serrano dirà che l’uni-
ca via per comprendere questa realtà del sud, o meglio, per
salvarsi dalla follia che lì è in agguato, è il Sogno (19) ed il
mondo dei sogni è un elemento classico della narrativa di
H.P Lovecraft. L’inquietante possibilità che esista una entità
non-umana nell’Antartide si registra anche nelle pagine del
testo dell’autore cileno. Il sincronismo tra questi due scrittori
ci lascia stupefatti, soprattutto per il fatto che Miguel Serrano
non conosceva l’opera di Lovecraft quando scrivette La An-
tártica y otros Mitos. Citiamo, allora, Serrano, che con la sua
arte ci ricorda i vecchi alchimisti: “Senza dubbio, in quel con-
tinente del riposo e della morte vive qualcuno. Un prigioniero
si agita, avendo come mezzo di sopravvivenza il fuoco arden-
te ed eterno” (20). Questa idea di Serrano si plasma anche in
un altro testo del medesimo autore: Quien llama en los Hie-
los. Nel quale vi è un paragrafo di una bellezza terribile: “Io
ho visto questo essere, questo Angelo nero: lì, nel suo recinto
del Polo Sud. È in una immensa cavità oscura che egli risie-
de… Spazi enormi, senza limiti, lievi e deprimenti allo stesso
tempo, che si estendono, sicuramente, nell’interiorità psichi-
ca della terra, al di sotto dei ghiacci eterni. E così si muove il
un disegno di un gigante bicorne alato che emerge dalle bian- Zinoc… Ascende o discende, fino all’estremo di quella apertu-
che nevi con in mano un tridente. Fin dall’inizio dunque Ser- ra e, da lì, si lancia ad una velocità vertiginosa in cerca del suo
rano fa mostra del sincronismo che mantiene con Poe. Il tema altro estremo, della sua fine irraggiungibile. Tutta l’eternità
di queste conferenze è il Mito in relazione all’Antartide, e te- l’ha trascorsa in questo sforzo, cadendo a testa in giù, cercan-
niamo in conto che il titolo del testo, come dice Erwin Rober- do di raggiungere il luogo antipodico dal quale è stato pro-
tson, segnala che “l’Antartide è un mito” (14). Serrano ripor- scritto all’inizio stesso della creazione. Il nord è il suo sogno,
terà numerose leggende in riferimento al tema ci interessa: le il suo profondo anelito e la sua maggiore sofferenza” (21). Lo-
cronache delle guerre degli onas (antichi abitanti della Terra vecraft, da parte sua, nel suo racconto scriverà qualcosa di ri-
del Fuoco), la leggenda della Vergine dei Ghiacci, il continen- velatore: “Fondarono nuove città terresti, le più importanti di
te Lemuria, il gigante di Poe e, ancora, la sfacciata idea che esse nell’Antartico, perchè quella regione, scenario del loro
Adolf Hitler vive nel freddo Antartico. E anche se a prima vi- arrivo, era sacra. A partire da allora, l’Antartico fu come prima
sta ci sembra non esistere alcuna relazione tra ciascuna di il centro della Civiltà degli Antichi, e tutte le città costruite lì
esse; vi è, dato che tutte queste leggende fanno riferimento ai dalla prole di Cthulhu furono distrutte” (22). Più innanzi il
misteriosi dimoratori dell’Antartide. Vi è qui un altro punto narratore del racconto di Lovecraft indicherà che le mappe in-
nel quale confluisce il pensiero di questi tre autori. Serrano contrate nella vecchia città polare mostrano che le città degli
conosce il racconto di Poe e riguardo al Gigante Bianco anno- Antichi nell’epoca pliocenica si trovavano nella loro totalità,
ta: “Poe conosceva la leggenda dei selcnam sugli Jon che abi- al di sotto del 50° parallelo della latitudine sud”. Queste refe-
tano l’Isola Bianca” (15). “O sapeva anche del Prigioniero renze di entrambi gli autori sono fondamentali, perchè ci in-
dell’Antartide, che vive nel suo nero fondo, e che per questo dicano l’opposizione simbolica tra il Polo Nord (o la mitica
stesso motivo appare bianco?” (16). Per capire chi sono gli Jon Iperborea) ed il Polo Sud, sede degli Antichi. Questa opposi-
e a cosa si riferisca Serrano quando parla dell’Isola Bianca, si zione non risponde solamente a una differenza di carattere
raccomanda di leggere la pagina 25 de La Antártica y Otros geografico ma, prima di tutto a delle differenze spirituali. In
Mitos, dove si spiega che gli antichi onas (i selcnam erano effetti, il Polo Nord è il polo positivo – in termini cristiani, il
solo una delle tribù onas) credevano nell’esistenza degli Jon: Bene – ed il Polo Sud – secondo la stessa prospettiva, il Male.
uomini di una casta aristocratica dotati di facoltà sovrannatu- Senza dubbio, questi opposti, conformi ai principi della filo-
rali e possessori dei Misteri. “Furono gli Jon, maghi selcnam sofia manichea, sono complementari. Entrambi i poli man-
della Terra del Fuoco, coloro che conservano i segreti inse- tengono l’Ordine nella Terra, regolano il buon funzionamento
gnati da Queno e che ancora si immortalizzavano imbalsa- energetico del nostro mondo. L’unica possibile differenza ha
mandosi dentro i ghiacci del sud, per resuscitare rinnovati nel relazione col tipo di energia che irradiano detti luoghi, dacchè
in verità sono dei centri energetici. Questa conoscenza che si unire i tre autori; cioè: la relazione del bianco con il continen-
esprime attraverso la letteratura moderna (Lovecraft e Serra- te ghiacciato. Il colore in questo caso non è solo espressione
no), che differenzia i centri volitivi terrestri, concorda punto dei ghiacci, ma degli aspetti immateriali e filosofici. Cortázar,
per punto col pensiero antico o tradizionale che insegnarono i come abbiamo già scritto, seguendo in questo Sidne Kaplan,
maestri indoeuropei, per i quali le parole che danno il nome vedrà in questi principi il fondamento del razzismo di Poe:
ai distinti luoghi sacri sono: Cielo, Terra o Mondo, Centro (24) “L’opposizione del nero come segno negativo e del bianco
e Inferno (25). Il Cielo, per essi, è la dimora degli eroi, coloro come una forza che combatte contro di esso e fino alla fine”
che vissero la vita come si deve, e corrisponde ad Iperborea o (28). E a proposito del razzismo, dobbiamo segnalare qui un
al nostro Polo Nord; la Terra è il luogo abitato o il terreno di fatto che non smette di intrigarci: Poe e Lovecraft sostennero
spedizioni e viaggi, essi la identificavano con l’Asia e l’Euro- una filosofia razzista, e Miguel Serrano, sostiene oggi questa
pa. L’Inferno, che era la casa dei demoni – gli Antichi e gli stessa filosofia. Ricordi il lettore che non vi è casualità, fuor-
Shoggoths – sembra non essere mai stata descritta e ubicata chè casualità misteriosa. Ma citeremo proprio Serrano riguar-
con maggior dettaglio dagli antichi saggi indoeuropei. Questo do al collegamento tra i colori e l’ Antartide: “Esiste inoltre
Inferno è per noi il Polo Sud. In Quien llama en los Hielos, una relazione tra il colore ed il polo. Gli uccelli neri tendono a
Serrano racconto di un sogno nel quale una misteriosa creatu- sparire su questi mari e gli è molto difficile raggiungere le lati-
ra gli dice: “L’immortalità si raggiunge fra i ghiacci – mi rispo- tudini estreme dell’Antartico. Invece, gli uccelli dal piumag-
se – e si consegue ghiacciandosi. Non sono nessuno, nè nulla gio bianco sopportando molto di più il freddo” (29). Curio-
posso fare ora. Il tuo grande combattimento sarà con l’Angelo so, Lovecraft anche ci parla di questo altro legame tra gli uc-
delle Ombre” (26). Serrano enfatizza specialmente i miti onas celli e il colore. Nel suo ben poema Antarktos, leggiamo: “Nel
nelle sue conferenze sui Miti dell’Antartide, per fornirci una profondo del mio sogno il grande uccello bisbigliòdel cono
chiave per decifrare gli arcani nascosti: “Fu Queno colui che nero emerso in mezzo alla vastità polare, spingendo verso
iniziò a creare la terra, da cima a fondo. Però prima, con argil- l’alto la crosta di ghiaccio desolata, battuta e rovinata dalle
la bianca modellò gli Hohuen, esseri giganteschi e trasparenti folli tempeste degli eoni. Di qui, non passa forma vivente, e
come angeli. Appena creati gli Hohuen iniziarono a lottare fra solo pallide aurore e fioche luci solari brillano su quella roccia
loro. Senza dubbio non potevano morire” (27). Ed ecco i me- butterata, le cui origini sono incerte anche ai Grandi Antichi.
desimi tratti archetipici degli Antichi lovecraftiani: aspetto Se gli uomini potessero vederlo, semplicemente si stupireb-
imponente, poderosi, bellicosi, non-umani e immortali. La bero di fronte a quel curioso tumulo costruito dalla Natura;
mitologia ona ci dice che gli Hohuen (i nostri Antichi) furono ma l’uccello narrò di cose immense, che sotto il profondo su-
creati col ghiaccio. Questo, in verità, indica la loro origine dario di ghiaccio, covano e meditano e attendono. Dio aiuti il
geografica: l’Antartide. Per concludere, il testo di Miguel Ser- sognatore al quale le pazze visioni mostrino quegli occhi mor-
rano apporta un dato che è, forse, il filo che ci permette di ti incastonati in golfi di cristallo”!
Enigmi storici
Enigmi storici
Enigmi storici
Enigmi storici
Leggende e Storia
LA PIETRA LUCIFERINA
I
n queste leggende, liberate che siano dai rivestimenti espressione, ad esempio, nel Leabhar na hvidhe, Dove si legge
di ordine religioso in senso stretto, appare di nuovo la Che i Tuatha sono «dèi e falsi dèi, ai quali notoriamente risale
connessione del Graal quale pietra celeste con un re- l’origine dei sapienti irlandesi. È probabile che in Irlanda essi
taggio e un potere misterioso connesso con lo «stato giunsero dai cieli, donde la superiorità della loro scienza e del-
primordiale» e, in un certo modo, conservatosi nel pe- le loro conoscenze» (72). Qui bisognerebbe dunque procedere
riodo dell’«esilio». Il riferimento a Lucifero, in se stes- ad una separazione alquanto delicata di motivi, onde stabilire
so, di là dal quadro a carattere cristiano e teistico, può essere ciò che si riferisce ad elementi autenticamente luciferini, ai
presentato come una variante del tema di un tentativo, aborti- quali può applicarsi correttamente l’idea di una «caduta» e
to o deviato, di riconquista «eroica» di tale stato. Quanto al della presenza sulla terra come un castigo, e ciò che invece –
tema della schiera degli angeli discesi dal cielo col Gra- attraverso una rappresenta-
al, esso richiama quello della razza stessa dei Tuatha zione tendenzio-
dé Danann, anch’essa considerata come di “esseri samente de-
divini”, venuta in Irlanda dal cielo, portando formata-
anch’essa una pietra sovrannaturale – la pie- può
tra dei re legittimi – e altresì oggetti che,
come si è notato, corrispondono esatta-
mente a quelli del ciclo del Graal: una
spada, una lancia, un recipiente che
dà inesauribilmente ad ognuno il
suo alimento. In pari tempo la pa-
tria dei Tuatha – lo sappiamo – è
quell’Avallon che, secondo una
tradizione già segnalata, è an-
che la sede dei libri del Graal e
che, in ogni caso, si è spesso
confuso, per via di oscure as-
sociazioni, col luogo dove si
manifestò eminentemente
il Graal. Ma vi è di più. In
alcune leggende celtiche
gli angeli caduti vengono
identificati proprio ai
Tuatha dé Danann (70):
in altre leggende, si parla
esattamente di spiriti
che, come castigo per la
loro neutralità, dovette-
ro scendere sulla terra.
Essi vengono descritti
come gli abitanti di una
regione occidentale
transatlantica, raggiunta
da San Brandano, regio-
ne che, di nuovo, è un
fac-simile dell’Avallon,
così come un tale viaggio
è una imagine cristianiz-
zata di quello compiuto
da vari eroi celtici per rag-
giungere l’«Isola», patria
originaria e centro inviola-
bile dei Tuatha (71). Abbia-
mo dunque una curiosa in-
terferenza di motivi, che trova
30
030-031 la pietra luciferina ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:55 Pagina 31
Leggende e Storia
di Julius Evola
Personaggi e Storia
I MISTERI
SULLA MORTE DI LENIN
Gli scienziati avanzano nuove versioni sulle vere cause del decesso di una
delle figure politiche più importanti del XX secolo
32 Gli enigmi della Storia
032-033 I misteri sulla morte di Lenin ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 09:56 Pagina 33
Personaggi e Storia
di Marina Pozdnyakova Rossiyskaya Gazeta
https://it.rbth.com
La paralisi
Nel 2011, la dottoressa Cynthia St Hilaire ha suggerito con il suo
lavoro che la causa dell’arteriosclerosi precoce di Lenin fosse la
mutazione del gene NT5E. Gli scienziati hanno avanzato la teoria
che il politico avrebbe potuto subire qualche mutazione dell'or-
ganismo, in seguito alle quali sarebbe iniziata la paralisi, fino alla
morte prematura. "Crediamo di essere di fronte a un raro caso di
mutazione ereditaria per linea paterna, infatti suo padre era mor-
to in circostanze simili. Forse il suo ruolo di leader della rivolu-
zione mondiale ha inciso nello sviluppo dell’arteriosclerosi pre-
I
l mistero della morte di Lenin, ideologo e promotore coce dei vasi cerebrali”, sostiene Makovyak. Lo storico Lurie non
della rivoluzione del 1917 in Russia, fondatore del- esclude che la causa della morte potrebbe assumere anche un ca-
l'Unione Sovietica e del primo stato socialista della rattere diverso. Nel suo libro, "22 morti, 63 versioni" egli valuta
storia, continua a ossessionare gli scienziati. E ancora alcune delle ipotesi più probabili. Tra queste, l’avvelenamento
oggi molti documenti restano nascosti sotto la dicitu- del leader su ordine di Stalin. Lurie ritiene che Stalin fosse un
ra “Riservato”. Secondo la versione ufficiale, il politi- buon esecutore e manteneva relazioni amichevoli con Lenin, fin-
co da tempo soffriva di una grave arteriosclerosi che lo avreb- ché non ha iniziato ad aspirare al suo ruolo politico. Lo storico
be portato all’ictus cerebrale. “Il grado di arteriosclerosi cere- racconta che Lenin, nei periodi particolarmente difficili della sua
brale, con la grave calcificazione delle arterie cerebrali, è un malattia, si rivolgeva a Stalin chiedendo del veleno. Lui promet-
fenomeno molto strano – ha detto a Rbth Filipp Makoviak, teva di reperirlo e di portargli del cianuro. Questo risulta da molti
professore del centro medico di Baltimora, Maryland –, so- documenti. Però i test tossicologici che avrebbero rivelato del ve-
prattutto se si considera che Lenin non aveva alcuna predi- leno nel corpo di Lenin non sono stati effettuati. Secondo un'al-
sposizione a malattie cerebrovascolari. Non aveva ipertensio- tra versione dello storico, Lenin potrebbe essere stato logorato
ne, diabete e non fumava”. dalla sifilide. Anche dopo l'annuncio della causa ufficiale della
morte, arteriosclerosi, alcuni medici hanno ripetutamente richie-
Lo stress e quella morte sinistra sto lo screening per individuare eventuali altre malattie. La ma-
I gravi problemi di salute per Lenin sono cominciati, secondo gli lattia, che si trasmette sessualmente, potrebbe, secondo Lurie,
storici, nel 1921. A quel tempo la guerra civile, iniziata in Russia aver innescato un ictus. Tuttavia, come detto in precedenza da
dopo la rivoluzione, si era conclusa con la vittoria dell'Armata Winters, i sintomi del leader e i risultati dell'autopsia confutano
Rossa. Nel Paese dominava la carestia e la devastazione. Il leader questa teoria.
Segreti e Storia
I MISTERI IRRISOLTI
DEI SERVIZI SOVIETICI
Dal paranormale alle morti ancora oggi avvolte nel mistero. Ecco cosa
potrebbero nascondere gli archivi non ancora svelati
34 Gli enigmi della Storia
034-037 i misteri irrisolti ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:01 Pagina 35
Segreti e Storia
Articolo realizzato dal sito Russia Beyond
https://it.rbth.com
S
econdo la legge della Federazione Russa, le infor-
mazioni custodite negli archivi statali possono
restare segrete per non più di 30 anni. E, nono-
stante lo storico Sergej Kudryashov di recente ab-
bia dichiarato alla radio Eco di Mosca che non è
prevista alcuna pena per chi rivela tali informa-
zioni, molte agenzie preferiscono tenere chiusi i propri cas-
setti. Il Servizio federale di Sicurezza (FSB), nato dalle ceneri
del KGB, ovviamente non fa eccezione. D’altronde sono molti
i segreti di epoca sovietica che mantengono il proprio alone di
mistero ancora oggi. Vediamo quali.
Segreti e Storia
La morte di Beria
Lavrentyj Beria, capo della polizia segreta dell’Nkvd, fu diret-
tore del programma nucleare sovietico tra il 1938 e il 1945.
Dopo la morte di Stalin, nel 1953, Beria, famoso per la sangui-
nosa repressione, perse la lotta per il potere contro i leader
sovietici come Malenkov e Nikita Krushchev. Ciò significò
non solo la fine della sua carriera politica ma anche della sua
vita. Accusato di essere stato assoldato come spia dal Regno
Unito e di aver falsificato una gran quantità di casi criminali,
venne condannato a morte il 23 dicembre 1953 e ucciso in
quello stesso giorno. Questa, perlomeno, è la versione uffi-
ciale dei fatti.
Tuttavia alcuni storici sono convinti che non ci sia stata al-
cuna sentenza e che i rivali di Beria avessero architettato que-
sta versione per giustificare come legali le loro azioni.
Inoltre non è mai stato rivelato il luogo in cui Beria sarebbe
stato condannato a morte e sepolto.
La morte di uno degli uomini di fiducia di Stalin continua a
restare un mistero e anche gli uomini dei servizi segreti, gli
unici che conoscevano la verità, non l’hanno mai rivelata.
Le inchieste sul paranormale
Al contrario dei servizi segreti di Hitler, che vantavano alcune
Segreti e Storia
RAOUL WALLENBERG
Raoul Wallenberg era un esponente della dinastia
imprenditoriale svedese dei Wallenberg. Fu inviato a Budapest
in Ungheria in missione diplomatica e incominciò ben presto a
prendersi carico, per conto del War Refugee Board americano,
della difficile condizione degli Ebrei nell'Ungheria occupata
dalle forze naziste.
Consegnò a molti Ebrei dei certificati con bandiera svedese e
stemma della corona svedese : le persone che portavano con sé
questi cosiddetti "passaporti Wallenberg" erano al sicuro dai
nazisti e non venivano deportate nei campi di concentramento.
Wallenberg istituì anche cucine da campo, ospedali, orfanotrofi
e scuole per gli Ebrei ungheresi superstiti, istituì una "zona
sicura" comprendente 31 case e ostelli speciali che ospitavano
circa 33.000 persone.
Negli ultimi giorni di guerra sventò il piano nazista di far
esplodere due ghetti, salvando così circa 100.000 persone.
Raoul Wallenberg fu imprigionato dalle truppe sovietiche nel
1945 e di lui non si seppe più nulla. In seguito l'Unione Sovietica
dichiarò che morì nel palazzo della Lubjanka nel 1947. Secondo il
cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal ci sono prove certe della
sua esistenza in vita dopo tale data come detenuto in un
ospedale psichiatrico in URSS a seguito di un suo sciopero della
fame (come citato in un capitolo a lui dedicato del libro
"Giustizia, non vendetta"). Il 17 ottobre 1989 l'URSS ha
Fonte: AP riconosciuto l'arresto di Wallenberg come un «tragico errore»,
restituendo tutti gli effetti personali del diplomatico svedese
unità speciali dedicate esclusivamente alle attività paranor- alla sorella invitata appositamente a Mosca. L'URSS aveva nelle
mali, l’intelligence sovietica era molto scettica nei confronti settimane precedenti invitato i cittadini sovietici attraverso la
del misticismo. Le teorie soprannaturali erano considerate
prive di fondamento e antimarxiste.
TV a fornire informazioni utili per risolvere l'enigma Wallenberg.
Tuttavia non mancavano le eccezioni. Fra queste vi è la storia In ogni caso, sulla base del referto dell'epoca stilato da un
di Gleb Bokyj, un agente della Cheka, la polizia segreta sovie- medico morto nel 1953, fu confermata la morte per attacco
tica, tra il 1921 e il 1934. cardiaco nel luglio 1947 e dichiarato che il corpo di Raoul
Egli non solo fu l’ideatore dei campi di lavoro forzato ma si
interessò anche alle attività paranormali.
Wallenberg fu cremato e sotterrato in una fossa comune presso
Cercò anche di organizzare una spedizione in Tibet con l’ocu- il monastero Donskoj di Mosca. La sorella continuò a sperare
lista Aleksandr Barchenko alla ricerca del mitico territorio di che Wallenberg fosse vivo all'insaputa delle autorità sovietiche.
Shambhala. Nel 2001 si chiuse l'inchiesta di una commissione russo-
Il governo dichiarò però che una simile spedizione non sa-
rebbe stata altro che una terribile perdita di tempo e cancellò
svedese. Da parte svedese restò il dubbio che Wallenberg visse
il viaggio. Sia Bokyj sia Barchenko vennero uccisi durante le prigioniero molti anni dopo il 1947, mentre da parte russa si
grandi purghe alla fine degli anni Trenta. ritenne che probabilmente lo svedese fu fucilato per essersi
Da allora l’Nkvd, il Kgb e altri servizi segreti sovietici negano
rifiutato di collaborare col KGB e perché la Svezia non fu
qualsiasi tipo di coinvolgimento con il mondo paranormale.
C’è invece chi sostiene il contrario, affermando che gli archivi interessata a uno scambio di prigionieri. La Svezia chiese
siano pieni di informazioni relative agli alieni, ad antichi mi- comunque scusa ai familiari di Wallenberg per non aver mai
steri e ad altre forme di vita soprannaturali. preso in considerazione le richieste effettivamente ricevute da
Mosca per uno scambio di prigionieri.
Segreti e Storia
Segreti e Storia
di Aleksej Timofejchev
https://it.rbth.com
S t a l i n
È polemica in Russia per il film “The Death of Stalin” del comico e regista Armando Iannucci. A tanti anni di distanza,
il decesso del dittatore resta un grande enigma, e ci sono almeno tre radicate teorie che si oppongono alla versione
ufficiale Il film “The Death of Stalin” (“La morte di Stalin”) del comico e regista scozzese (di origini italiane) Armando
Iannucci, che in Italia uscirà il 18 gennaio del 2018, sta suscitando non poche polemiche. Può una commedia, tratta
da una graphic novel (la francese “La mort de Staline” di Fabien Nury e Thierry Robin), essere adatta a un tema così
drammatico e serio? Per di più la scomparsa del dittatore è ancora avvolta nel mistero. Abbiamo raccolto le tre
spiegazioni alternative del decesso più diffuse.
Segreti e Storia
S
econdo la legge della Federazione Russa, le infor-
mazioni custodite negli archivi statali possono re-
stare segrete per non più di 30 anni. E, nonostan-
te lo storico Sergej Kudryashov di recente abbia
dichiarato alla radio Eco di Mosca che non è pre-
vista alcuna pena per chi rivela tali informazioni,
molte agenzie preferiscono tenere chiusi i propri cassetti.
Il Servizio federale di Sicurezza (FSB), nato dalle ceneri del
KGB, ovviamente non fa eccezione. D’altronde sono molti i
segreti di epoca sovietica che mantengono il proprio alone di
mistero ancora oggi. Vediamo quali.
Una scena tratta dal film "La morte di Stalin" del regista Armando Iannucci
Segreti e Storia
Segreti e Storia
Segreti e Storia
E FU COSÌ CHE IL DITTATORE GEORGIANO RINCHIUSE PER TRE GIORNI IN UNA STANZA IL
PADRE DELLA MISSILISTICA RUSSA, SERHEI KOROLEV, ED I SUOI PIÙ FIDI COLLABORATORI,
COSTRINGENDOLI A LEGGERSI TUTTI I REPORT, RECUPERATI DAGLI AGENTI DEL SERVIZIO
SEGRETO, SUGLI UFO. E QUANDO LO SCIENZIATO, PADRE DELLA MISSILISTICA SOVIETICA,
GLI DISSE CHE I DISCHI VOLANTI NON POTEVANO ESSERE UN'ARMA SEGRETA DEGLI YAN-
KEES, STALIN NE FU ENORMEMENTE SOLLEVATO. EVIDENTEMENTE L'IDEA DI VISITATORI
DALLO SPAZIO ESTERNO - LA CUI ESISTENZA PER INCISO NON CONTRASTAVA CON LE TESI
DEL MATERIALISMO DIALETTICO DI MARX - NON LO TERRORIZZAVA PIÙ DI TANTO.
IL CHE NON GLI IMPEDÌ, PERCHÉ EVIDENTEMENTE L'ORDINE ARRIVA DAL CREMLINO, DI
SGUINZAGLIARE NEGLI ANNI A VENIRE OPINIONISTI E SCIENZIATI CHE RACCONTASSERO
SUI MEDIA, AL PUBBLICO, UNA VERSIONE DI COMODO, TRANQUILLIZZANTE, CHE CIOÈ I DI-
SCHI VOLANTI ERANO SOLO ALLUCINAZIONI. NEL 1989 ANCHE L'UNITÀ, CHE DA BRAVO CA-
GNOLINO DI CASA RIPETEVA ANCORA A PAPPAGALLO QUALSIASI BALLA PROVENISSE DA
MOSCA, GRAZIE ALLA PERESTROJKA CHE LIBERALIZZÒ ANCHE L'INFORMAZIONE UFOLO-
GICA, FU COSTRETTA A RIPORTARE L'EPISODIO "UFOLOGICO" DI BAFFONE...
LA STAMPA DEL 14-8-91 E L'UNITÀ DEL 30-6-94. A SEGUIRE, IL CASO ROSWELL IN PRIMA
PAGINA SULLA STAMPA ITALIANA, 9 LUGLIO 1947
Etimologia e Storia
OGIGIA ORIGINE
E SIGNIFICATO DI UN
NOME
ἀλλά µοι ἀµφ’ Ὀδυσῆϊ δαΐφρονι δαίεται ἦτορ,
δυσµόρῳ, ὃς δὴ δηθὰ φίλων ἄπο πήµατα πάσχει
νήσῳ ἐν ἀµφιρύτῃ, ὅθι τ’ ὀµφαλός ἐστι θαλάσσης,
νῆσος δενδρήεσσα, θεὰ δ’ ἐν δώµατα ναίει,
… ma il mio cuore si spezza per Odisseo cuore ardente,
misero! Che lunghi dolori sopporta lontano dai suoi,
nell’isola in mezzo alle onde, dov’è l’ombelico del mare:
isola ricca di boschi, una dea v’ha dimora
Οδύσσεια/α, 48-51
44 Gli enigmi della Storia
044-047 OGIGIA ORIGINE E SIGNIFICATO DI UN NOME ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:09 Pagina 45
Etimologia e Storia
di Bruno d’Ausser Berrau
I
toponimo omerico ‘Ωγυγια ha dato luogo a diverse in- subsunt, qui instigant laedere id ipsum Quodeumque est, ra-
terpretazioni, ma tutte non hanno illuminato granché bies unde illaec germina surgunt.6
sul senso che esso potrebbe avere avuto. Resta in ogni Quindi è tutto in perfetto pendant col tenebroso fascino di दौगा,
caso la concordia degli antichi sul suo estremo arcai- Durga, la seducente e alternativa manifestazione della stessa
smo; in altri termini esso appare remoto già all’epoca Kaly. Insomma le scelte aggettivali sembrano bene addirsi al-
dei due poemi omerici. A conferma c’è appunto l’agget- l’ardua collocazione geografica, suggerita da Plutarco,7
tivo ωγυγιος, che ne deriva assumendo il significato di vec- Ὠγυγίη τις νῆσος ἀπόπροθεν εἰν ἁλὶ κεῖται», δρόµον
chio, antico, vetusto; dai contesti, ne traspare in sostanza qual- ἡµερῶν πέντε Βρεττανίας ἀπέχουσα πλέοντι πρὸς ἑσπέ-
cosa di lontano nel tempo, con un di più di potente e temibile ραν Un’isola, Ogigia, che si trova lontana nel mare, a cinque
quale ben si addice alla sede dell’infida Καλυψω, che tutto giorni di navigazione verso occidente dalla Britannia
mette in atto per convincere Οδυσσευς a rimanere con lei: e pertanto convenire all’inquietante aspetto dell’isola delle Fær
τον µεν εγω φιλεον τε και ετρεφον, ηδε εφασκον θηεσειν Øer e all’intero ambiente di quella selvaggia natura boreale: une
αθαναταον και αγηραον ηµατα παντα1 beauté qui naît du trouble et qui inquiète. Quanto al nome at-
E io lo raccolsi, lo nutrii e promettevo di farlo immortale e senza tuale Stora Dimun, stora (stórur) nella lingua locale – affine al-
vecchiezza per sempre. l’islandese – significa grande intendendo contrapporsi all’altra,
E ribadendo nel rivolgersi direttamente a lui: la piccola ossia lítla. Inaccessibile e pertanto mai abitata. Nella
ἀθάνατός τ᾿εἴης2 immortale saresti. Si deve comunque rico- prima, in passato, sono vissute sino a 25 persone, mentre la
noscere che l’offerta non era da poco e che sfidava la nota ostili- chiesa locale è stata dismessa nel 1922. Le immagini ci mostra-
tà degli dei nei riguardi delle loro consimili che si univano ai no soltanto precipiti rocce, scoscesi declivi ed erbose praterie
mortali, mentre il rifiuto di lui resta nel vago come a conferma sommitali, che oggi sembrano contrastare la descrizione di
dell’intrinseca finitezza della nostra natura. A riprova dei signi- un’isola ricca di boschi (δενδρήεσσα)8 quale ci perviene da
ficati sottesi all’aggettivo ωγυγιος, lo troviamo, infatti, in Esio- Omero. Non si deve però dimenticare che nelle Fær Øer, in Is-
do,3 a qualificare l’acqua dello Stige, il fuoco in Empedocle, la landa e in buona misura anche in Scozia e Irlanda, le passate
forza in Sofocle e certe descrizioni di montagne in Pindaro. La esigenze di legname per la navigazione hanno distrutto gran
ninfa, già nel nome, kaly-, rivela la sua parentela i.e. con l’oscu- parte e, in certi casi totalmente, la copertura arborea. Le due
ra, omonima dea indù: काल, Kaly,“la Nera”. Del resto, i greci la isole, insieme, formano quindi una coppia, un duo, cioè dímun
consideravano un’ipostasi di Afrodite nel suo aspetto µελαινις come appare essere l’interpretazione più ragionevole. Di per sé,
4, la signora dei cimiteri, cui erano cari il cipresso, il mirto, il dímun non ha un preciso riscontro germanico, ma il dí- è, in
melograno e il loto: amore e morte, associazione meno para- ogni caso, un prefisso che, secondo un processo molto naturale
dossale di quanto possa apparire: in i.e., nel lessico colto di molte lingue attuali e nei composti
Spectarunt nuptas hic se Mors atque Voluptas – Unus (fama fe- derivati dal greco, sta a significare due, doppio. Parimenti dí è
rat), quem quo, vultus erat.5 due in celtico e, nelle isole, numerose sono le testimonianze
Del resto anche Lucrezio: storiche e linguistiche di una precedente presenza di quell’et-
Osculaque adfigunt, quia non est pura voluptas, Et stimuli nia; inoltre – sempre a conferma della verosimiglianza del sud-
detto processo – c’è pure il passaggio da वे, dvá a द, dí nell’evolu-
zione dal skr. all’hindi. Sia l’ipotesi celtica, sia il senso del pre-
fisso si devono al linguista faroese Jacob Jacobsen Riepilogan-
do, e ferma restando la nostra prospettiva storica dei luoghi, si
può esporre così la successione dei popoli che furono presenti
in queste terre: proto-Elleni, Celti e, ormai da molto, Germani.
Quanto di documentato e di più prossimo alla lingua dei primi è
il miceneo (- 1600/ -1200) la cui trascrizione è nota come Linea-
re B e che, nel 1952, fu tradotto da Michael Ventris, il quale riu-
scì a dimostrare trattarsi, appunto, di una forma arcaica di gre-
co. In miceneo, mujomeno è un participio che sta per iniziato, a
sua volta riferibile a un verbo µυιοµαι o µυεοµαι, entrambi ri-
conducibili a µυω il cui senso generico sottintende il chiudere,
il chiudersi verso l’esterno e pertanto anche alla vista, all’ascol-
to e alla comunicazione, ossia attraverso il mutismo … insom-
ma un’espressione di tutto ciò che è segreto, occulto, indicibile
e interdetto ai più. Le assonanze e le omofonie contribuirono
all’accettazione da parte dei Celti, per i quali màm era, appunto,
una collina, mentre per i subentrati Germani quei suoni riman-
darono a un contesto più prossimo all’originale: nell’ant. norv.
mon è dovere, mentre nel presente isl. mun è volontà. Il vb.
got. munan sta per pensare, credere, comprendere. Siamo
quindi in un ambito alto, spirituale qual è appunto quello degli
sviluppi della radice *men che ha dato mens in lt. e मनस् , manas
in skr. In quest’ultima lingua c’è un altro risultato stimolante: मु
न, múni, che indica chi è mosso da un impulso interiore, una
persona ispirata e anche un santo, un saggio, un eremita che
abbia fatto voto di silenzio9. Dal risultato di quest’analisi, scatu- un processo di antonomasia. Quanto al celtismo non si deve di-
risce, per l’impervia coppia insulare, un’antica ed assai evidente menticare che … nel vero Occidente le favole celtiche collocano
attribuzione sacrale. Tale aura di mistero è confermata dal nome la terra nota come il Tir na-nOg [oppure Tír na hÓige],11 la
stesso della ninfa: Καλυψω viene da καλύπτω, coprire, dissi- Terra della Gioventù, la Ogygia invisibile che il mito irlandese
mulare, occultare che, secondo il Μέγα Ἐτυµολογικὸν10 signifi- ricorda ancora con il nome di Tir fo Thuinn, la Terra sotto le
ca καλύπτουσα το διανοούµενον ovvero dissimulare la cono- Onde, immersa nel mare dell’esistenza ma da esso non macu-
scenza. Tutto ciò – collazionato con l’epiteto di δολόεσσα, elusi- lata. 12. In tale contesto Og- / hÓige appare interpretato come
va, misteriosa, ma anche astuta con il quale la gratifica Omero – gioventù, id est l’eterna gioventù ossia un pardes.13 La temperie
il quadro è completo.(1864-1918). Qui giunti, non si deve dimen- spirituale del luogo pertanto non muta neppure per il popolo
ticare che, nei tempi omerici, il nome dell’isola era ‘Ωγυγια, che precedé i germani nelle Fær Øer. Og- / hÓige però suona as-
Ogigia e che pertanto quel –mun, sul quale abbiamo sinora inda- sai simile al gr.οικος, dimora, il posto dove si abita, la patria ed è
gato e che oggi ha un ruolo toponomastico maggiore, era solo singolare notare questa coincidenza in un arcipelago dove, ov-
l’aggettivo che la qualificava. Il monte Høgoyggj che la culmina viamente, la patria è sempre un’isola. A questo punto risalta
è quello che più ci richiama all’originale; merita dunque analiz- però come ‘Ωγυγια si avvicini, in palese congruenza con l’am-
zarlo con attenzione. In un primo momento, dato che, in faroe- biente marino, all’altra lettura di Ωκεανός ossia quella probabil-
se, esso ha un preciso significato, ogni ravvicinamento ellenico mente originaria di Ωγενός e non sfugge che tale dizione fosse,
sembra illusorio. Infatti, si tratta di un nome composto: høg- per la sua prossimità a γενεσις, considerata particolarmente si-
oyggj, alta isola, dove høg, alto è la contrazione di høgur. La fac- gnificativa essendo, per Aristotele, ciò che è umido e liquido nu-
cenda strana è che oyggj col significato di isola non abbia un trimento e origine di tutto. Inoltre, l’agg. ωγενιός ci rimanda an-
soddisfacente riscontro in alcuna altra lingua del gruppo scandi- cora come per ωγυγιος14 1144 14 al senso di αρχαιος. Que-
navo e neppure nel celtico; è quindi come se in faroese l’assun- st’impressione di lontananza ed al fondo di vera e propria estra-
zione di oyggj all’attuale corrispondenza per isola fosse dovuta a neità, si può spiegare col fatto che, dal lessico dei popoli i.e., si
evince come, ab origine, il mare fosse per essi sconosciuto,
tant’è che l’etimo di Ωκεανός/Ωγενός viene, molto ragionevol-
mente, collocato o nel gruppo semitico (accadico) o comunque
sempre fuori dall’area i.e (sumero) dove, appunto, trova un pre-
ciso riscontro sia nel sum. agienna, acqua alta, sia nell’accad.
agû, acqua profonda, scura. La circostanza che Ωκεανός sia un
fiume non è dovuta solo alla mancanza originaria del concetto
di mare, ma nel contesto atlantico di quell’arcipelago, è chiaro
che Omero voglia fare riferimento a quel grande fiume marino
che è la corrente del golfo. La quale, appunto come un fiume, sia
per riflessi e sia per cromatismi, mostra la sua traccia sulla su-
Etimologia e Storia
Note
2 Ibidem 209.
Mitologia e Storia
L’ARCA DI NOHA E IL
DILUVIO UNIVERSALE
NELLE TRADIZIONI
DEL MONDO ANTICO
L’arca di Noè - nel racconto biblico - è una grande imbarcazione costruita su
indicazione divina da Noè per sfuggire al Diluvio universale, per preservare la
specie umana e gli altri esseri viventi. Un analogo racconto, nell’ambito
dell’epopea di Gilgamesh, affonda le sue radici nella mitologia mesopotamica.
48 Gli enigmi della Storia
048-049 l'arca di noha ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:10 Pagina 49
Mitologia e Storia
di Giuseppe Di Re
I
l racconto dell’arca di Noha, con conseguente diluvio 9.600 a.C., e chiamato “Wurm”.
universale, deriva da alcune cronache, o se si preferi- Anche la tradizione ebraica, attraverso lo studio del Talmud,
sce da una serie di “miti”, di gran lunga antecedenti attribuisce la causa di questo disastroso evento alla caduta di
alla Torah Ebraica.Se ne parla sia nel poema di ben due meteoriti che impattarono in antichità sul pianeta
Atraḫasis Paleobabilonese che in alcuni poemi sumeri terrestre, e che innescarono quello che viene considerato l’ul-
datati intorno al XVI secolo a.C. e tradotti col nome di timo grande evento di estinzione su scala globale, generando
“Enki e Ninḫursaĝa”. l’ultima grande era glaciale…
La cosiddetta “Arca” viene descritta nei suddetti poemi (ma Curiosamente anche la data riferita da Platone nel suo “Ti-
sopratutto nella tradizione talmudica degli ebrei) come meo” per la fine di Atlantide è “casualmente” la stessa (se-
un’enorme “banca dati” galleggiante che servì a conservare i condo la geologia) della fine dell’ultima glaciazione, così
SEMI di tutte le specie viventi animali che abitarono la terra come è la stessa (secondo la paleontologia) dell’ultima estin-
prima del diluvio. zione di massa della storia (quando si estinsero la tigre dai
Nel poema di Atrahasis, e nel racconto di Enki e Ninḫursaĝa, denti a sciabola, il toxodonte e dalle Americhe scomparvero
il ruolo del Noha biblico viene “ricoperto” da cavalli, elefanti e cammellidi), per non parlare del fatto che
Utanapištim/Ziusudra, “colui che ha trovato la vita”, un questo fatidico 9.600 a.C. risulta essere pure la data approssi-
uomo dalle caratteristiche sensazionali che fu preparato ed mativa in cui compaiono (o ricompaiono?) le prime civiltà che
aiutato dal “dio” Enki, che si oppose fermamente al concilio si dedicano alla coltivazione dei cereali, contemporaneamen-
degli Anunna in quanto questi avevano segretamente com- te ed in posti situati l’uno agli antipodi dell’altro nel mondo.
plottato per lo sterminio dell’intero genere umano, avvalen-
dosi di un imminente dissesto che si sarebbe palesato su scala
planetaria, dissesto che venne indicato nei testi di tutta l’anti-
chità col nome di “diluvio”.
Questo evento, che fu ricordato e tramandato nei millenni sia
per iscritto che per via orale dagli antichi popoli di tutto il
mondo, viene spesso rifiutato dall’uomo moderno, che pensa
di credere nella scienza e che ha costruito attraverso di essa LA GENESI E L’ARCA
miti meno nobili e sopratutto meno veritieri (vedasi le varie
ipotesi filosofiche ottocentesche senza prova alcuna, come il
darwinismo o la teoria dell’attualismo). Michelangelo, il Diluvio universale alla Cappella Sistina.
In realtà l’evento del diluvio biblico trova innumerevoli ri- La Genesi, al capitolo 6, 14 afferma che l'Arca era stata
scontri nella registrazione stratigrafica geologica e paleonto- realizzata in "legno resinoso" o "legno di ( "רפגin ebraico,
logica, in un evento di immane portata registrato intorno al
letteralmente, gofer o gopher o "kedr"). La Jewish
Encyclopedia ipotizza che questa espressione sia
probabilmente una traduzione del babilonese gushure iş erini
(= "travi di cedro") o dell'assiro giparu (= "canna"). La Vulgata
latina, nel V secolo, l'ha trascritto come lignis levigatis (=
"legno levigato"). La versione dei Settanta greca non menziona
alcuna qualità di legno in particolare ma evoca la costruzione
di una grande imbarcazione quadrata con il guscio
incatramato dentro e fuori. Antiche traduzioni inglesi, tra cui la
Bibbia di Re Giacomo del XVII secolo, scelgono semplicemente
di non tradurre l'espressione. Molte traduzioni moderne
scelgono il cipresso sulla base di un falso[senza fonte]
ragionamento etimologico indotto da accostamenti fonetici,
benché la parola ebraica usata nella Bibbia per indicare il
cipresso sia "erez". Altre versioni contemporanee propongono
il pino o riprendono l'idea del cedro. Suggestioni più recenti,
fra altre, hanno avanzato l'ipotesi che il testo abbia perduto il
proprio senso, lungo i secoli, per alterazione, o che esso faccia
riferimento ad un tipo di legno oggi scomparso, o che si tratti
semplicemente di una cattiva trascrizione della parola kopher
(= "resina"). Al di là del mitologema, nessuna di queste ipotesi
riscuote l'unanimità dei consensi.
Enigmi storici
Enigmi storici
di Gaston Georgel
“
G
li storiografi dei secoli scorsi hanno considerato
la teoria dei cicli cosmici come una
superstizione occultista e l’hanno disprezzata.
La loro ignoranza dei cicli è la conseguenza
naturale del fatto che è impossibile verificare
un fenomeno quando esso non è riproducibile
più di una volta, dal momento che la durata di tale fenomeno
riguarda un periodo troppo lungo di apparizione, in
sproporzione quindi con la vita dell’osservatore, se non di tutta
quella della sua razza”[1]. Dopo aver ricordato che, fino ad
un’epoca abbastanza recente, la scienza ufficiale respingeva
con disprezzo la teoria dei cicli, Luc Benoist si soffermò
largamente sui lavori dello storiografo inglese Toynbee, il
quale, senza riferirsi alla Tradizione, ha rinvenuto l’esistenza
dei cicli sociali; da lì iniziò a germinare un certo interesse per la
dottrina dei cicli, e a volte perfino un certa passione. La
disgrazia, però, è che troppa gente si è messa a scrivere sul tema
senza aver preso la precauzione di studiarlo seriamente, e da
ciò è derivata una gran confusione che è ora di dissipare con
un’esposizione succinta, ma chiara e precisa, della vera dottrina
tradizionale dei cicli cosmici, nella maniera in cui la sto
esponendo da più di 25 anni nelle mie differenti opere, scritte
sotto la direzione dello stesso René Guénon.
In realtà, iniziai a interessarmi dell’argomento dei cicli cosmici
nel 1932, quando mi trovai coinvolto, come per caso, nel
problema degli avvenimenti storici simili ad intervalli fissi di
539 anni, interessandomi in particolare del caso del
parallelismo fra Luigi IX e Luigi XVI. Due anni più tardi, cioè, divide in quattro Età (oYuga) di durate decrescenti. la quarta ed
nella primavera del 1934, ebbi l’idea di allargare la questione ultima durerebbe quindi 432.000 anni, cioè 4.320.000/10;
all’insieme della Storia, e fu così, in maniera completamente 2. durata delKalpao “Giorno di Brahma”: 14 x 4.320.000 =
empirica, che fui spinto a riscoprire l’esistenza di un ciclo 60.480.000 anni;
cosmico tradizionale conosciuto dagli Antichi, cioè il periodo di 3. durata dell’ “Anno di Brahma”: 360 x 60.480.000 anni =
2160 anni durante il quale il punto primaverile percorre 30º di 21.772.800.000 anni.
un segno dello zodiaco. L’unica novità da me apportata 4. durata delPara(o “Vita di Brahma”): 100 anni di Brahma = 100
consisteva nell’affermazione secondo cui tale ciclo diriga x 21.772.800 anni.
effettivamente ed assai concretamente il corso della storia. Si La tradizione caldea, da parte sua, partiva da un Saros di 600
noti come per gli autori dei secoli scorsi fosse impossibile tale anni, per terminare in un ciclo di 36.000 anni = 60 x 600 anni;
scoperta, e ciò per due ragioni: prima di tutto perché, non in seguito, da lì al ciclo di 432.000 anni = 12 x 36.000 anni.
conoscendo la storia propriamente detta oltre al VI secolo a.C., E, per finire, bisogna segnalare ancora il Grande Anno
il campo d’investigazione dei ricercatori era molto ristretto; e in platonico, la cui durata è di 12.960 anni.
secondo luogo, perché è solo in epoca recente che sono apparse Detto questo, conviene lasciare la parola a René Guénon, che
le opere utili per questo genere di lavoro. L’edizione originale scriveva: “Dicesi “Kalpa” lo sviluppo totale di un mondo, o di
dei “Rythmes dans l’Histoire” (febbraio 1937), nella quale io un grado dell’Esistenza universale”. È necessario aggiungere a
esponevo le mie numerose scoperte relative alle leggi cicliche questa definizione l’osservazione seguente, molto importante:
della storia, fu accolta favorevolmente, e ciò mi permise di “il Kalpa è la durata totale di un mondo, e non può rimanere
entrare in corrispondenza con René Guénon, il quale, compreso in nessun ciclo più esteso”.
nell’ottobre del 1937, doveva dare della mia opera una Questa affermazione sembra contraddire il testo indù sopra
recensione che segnalava specialmente la realtà del ciclo citato, dove si parla di un “Anno di Brahma” che
storico ed astronomico di 2160 anni. Un anno più tardi, Guénon corrisponderebbe a 360 Kalpa o “Giorni di Brahma”. Per
pubblicava a sua volta, in “Etudes Traditionnelles”, un articolo risolvere questa difficoltà, bisogna rifarsi ad un altro articolo di
dedicato alla dottrina dei cicli cosmici. Questo articolo, benché René Guénon, intitolato “La catena dei mondi”, nel quale si
succinto, era di un’importanza capitale per lo studio dei periodi dimostra come le espressioni “Anno” e “Vita di Brahma”
ciclici, perché svelava quello che le cifre astronomiche delle facciano uso di un simbolismo temporale che assimila i mondi
tradizioni indù e caldea occultavano. Fu quando venni indotto, o gli stati di esistenza con cicli successivi; e, in fondo, questa
seguendo René Guénon, a penetrare nel dominio di questa nozione di un incatenamento causale costituisce il vero senso
dottrina dei cicli cosmici (che per me e per molti altri era di quello che è tradotto simbolicamente con le apparenze di
completamente nuovo) che sviluppai le mie due opere, “Les una successione ciclica…
Quatre Ages de l´Humanité”e “L’Ere future et le Mouvement de Non v’è spazio per considerare, nel dominio temporale, un altro
l’Histoire”, e che cercherò ora di riassumere per quanto mi sia ciclo che il Kalpa; in altri termini, non v’è un ciclo di molti
possibile. Innanzitutto, riportiamo le favolose cifre riportate dai Kalpa, bensì solamente sottomultipli.
testi indù: Il Kalpa, o ciclo di un mondo, si divide in 14 Manvantara, che
1. durata delManvantara: 4.320.000 anni. Questa durata si formano due serie di settenari, in un certo modo “simmetrici”,
Enigmi storici
Enigmi storici
Enigmi storici
Situazione: Polare
Continente: Iperborea
Grande Anno: Secondo
Cronologia: dal 49.810 al 36.850 a.C.
Razza: Gialla
Situazione: Polare
Continente: Lemuria
La Caduta: intorno al 36.850 a.C. – Il Gran Cambiamento
Grande Anno: Terzo
Cronologia: dal 36.850 al 23.890 a.C.
Razza: Nera
Situazione: Australe
Continente: Gondwana
Grande Anno: Quarto
Cronologia: dal 23.890 al 10.930 a.C.
Razza: Atlantidea
Situazione: Occidentale
Continente: Atlantide
Il Diluvio: intorno al 10.930 a.C. – Sprofondamento
dell’Atlantide
Grande Anno: Quinto
Cronologia: dal 10.930 a.C. al 2030 d. C.
Razza: Bianca
Situazione: Nordica
Continente: Europa
Questa tavola cronologica che succintamente riassume la
successione dei cinque Grandi Anni durante il corso del
Manvantara richiede numerose osservazioni. Qui ne citerò
alcune, pregando il lettore di riferirsi, per il resto, alla mia opera
“Les Quatre Ages de l’Humanité”. È necessario innanzitutto
sapere che i primi due Grandi Anni, dato che ricadono nell’Età
dell’Oro, non hanno lasciato tracce materiali del loro passaggio
sulla terra (i paesi felici non hanno storia…) bensì solamente
Caduta, il fatto che la durata della vita umana diminuisce tradizioni: prima di tutto la Tradizione Primordiale, di origine
durante il corso delle Età, mentre il male, cioè il disordine, si Iperborea, che si è trasmessa fino a noi tramite i Veda, e in
estende sul mondo. Ma la Caduta avrà ripercussioni seguito una Tradizione di origine orientale che è conservata
geografiche altrettanto importanti, come si potrà vedere ora a nella Genesi biblica. A partire dalla Caduta, si può facilmente
proposito della successione dei cinque Grandi Anni. osservare come la cronologia citata concordi coi dati della
Abbiamo visto precedentemente che la durata del Manvantara, Preistoria; la concordanza sarebbe perfino perfetta se gli
cioè 64.800 anni, si divideva naturalmente in cinque Grandi scienziati si occupassero seriamente del problema
Anni di 12.960 anni ognuno. La successione di questi cinque dell’Atlantide, il continente di cui parlava Platone il cui
periodi successivi può essere relazionata coi cinque elementi, o sprofondamento doveva segnare il fine del Paleolitico ed il
con i quattro punti cardinali più il centro. In effetti, come dice seguente principio del Neolitico, che corrisponde
René Guénon: “il numero cinque, essendo quello dei Bhûtas, o approssimativamente alla prima metà del quinto ed attuale
elementi del mondo sensibile, deve avere necessariamente una Gran Anno, e che termina con la fine dell’Età Oscura. D’altra
speciale importanza dal punto di vista cosmologico… si parte, l’attuale ed ultimo Grande Anno può, in ragione della
dovrebbe perfino considerare una certa correlazione tra i legge di analogia tra i cicli, dividersi a sua volta in cinque fasi di
cinque Bhûtas ed i cinque Grandi Anni successivi.” 2592 anni ognuna, cioè, arrotondando, di 26 secoli; e l’ultima di
Queste osservazioni permettono di stabilire la seguente tavola queste cinque fasi coincide con quel periodo propriamente
di corrispondenze : storico chiamato “Ciclo del Profeta Daniele” (dal 570 a.C. al
Elementi: Etere – Aria – Fuoco – Terra – Acqua 2030 d.C.). Ma in questa sede non entreremo nel dominio della
Punti cardinali: Polo – Oriente – Sud – Occidente – Nord storia classica, che merita e richiede un studio speciale. Quando
Grandi Anni: Primo – Secondo – Terzo – Quarto – Quinto iniziai, nel 1946, a studiare la storia alla luce della dottrina
Razze: Primordiale – Gialla – Nera – Atlantidea – Bianca tradizionale dei cicli cosmici, mi resi conto che stavo entrando
Temperamenti: Equilibrato – Nervoso – Sanguineo – Bilioso – in un dominio completamente nuovo, che nessuno aveva mai
Linfatico. Per completare la tavola precedente, rimane da esplorato, e nel quale mi sarei perso se René Guénon non mi
stabilire la cronologia dei cinque Grandi Anni successivi, da cui avesse aiutato coi suoi consigli ed appoggiato, nel caso, con i
origina il seguente schema: suoi commenti positivi. La prima delle mie scoperte riguardava
Grande Anno: Primo la divisione in quattro “Età”, da un lato, del Millennio cristiano
Cronologia: dal 62.770 al 49.810 a.C. (Millennium), e, dall’altro, del seguente “Ciclo Moderno”; Ecco
Razza: Primordiale quanto in merito pensava René Guénon (lettera del 6-4-1946):
Enigmi storici
Enigmi storici
Inizio: 13 maggio di 1310, sotto Filippo il Bello. 54 templari sono ancora una volta, citare René Guénon, che dice (lettera del 29-3-
bruciati vivi a Parigi. 1.938): “non bisogna dimenticare che ogni ciclo particolare
Età dell’Oro: 1310-1598, durata: 288 anni = 4 x 72. implica forzosamente, nel suo insieme, una fase ascensionale o
Si suddivide in due fasi: crescente, seguita di una fase discendente”. Applichiamo ciò
1. a) da 1310 a 1453/54: periodo di transizione e Guerra dei 100 all’insieme del Ciclo Cristico che va dal 30 d.C. al 2030 d.C., nel
anni. quale si integrano i due periodi menzionati, il Millennium (310-
2. b) da 1453 a 1598: Rinascimento, Riforma e Guerre di 1310) ed il Ciclo moderno (1310-2030). Si vede immediatamente
Religione. che la metà del Ciclo Cristico (l’anno 1030) corrisponde
Età dell’Argento: 1598-1814, durata: 216 anni = 3 x 72. Periodo all’apogeo della Chiesa. Questi 2000 anni della vita della Chiesa
aristocratico e regno dei Borboni, finito con la Rivoluzione. possono dividersi naturalmente in due millenni successivi, uno
Età del Bronzo o Età borghese: durata: 144 anni = 2 x 72. di crescita o salita, e l’altro di decadenza. Ma questo non è
Periodo borghese e capitalista finito con la quarta Repubblica tutto. Ognuno di questi due millenni può suddividersi a sua
(1814-1958). volta in sette fasi secondarie di 143 anni ciascuna, poiché 7 x 143
Età del Ferro: da 1958 al 2030, durata teorica: 72 anni. Età
“popolare.”
4×7,2=28,8
3×7,2=21,6
2×7,2=14,4
1×7,2=7,2
1958+28,8=1986+21,6=2008,4+14,4=2022,8+7,2=2030.
1958+7,2=1965,2+14,4=1979,6+21,6=2001,2+28,8=2030
Si possono fare numerose osservazioni in merito alle due tavole
sopra esposte. Eccone alcune: in primo luogo, si può constatare
che la metà esatta del Millennium, cioè l’anno 810, corrisponde
al regno di Carlo Magno (cioè ad una fase di apogeo), e la stessa
cosa succede nella metà del ciclo moderno, cioè nel 1670, che
appartiene al più bel periodo del regno del Re Sole, Luigi XIV.
Anche la metà dell’Età di Ferro del Millennium, il 1260, è sotto il
regno di San Luigi, il che è un’altra fase di apogeo. Dobbiamo,
56
050-057 dottrina dei cicli ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:11 Pagina 57
Enigmi storici
= 1001. Dall’anno 30 all’anno 1030 vi sono effettivamente Nel maggio del 1429, Giovanna d’Arco, liberando Orléans,
compresi 1001 anni, ed anche dal 1030 al 2030. In questo modo, cambia il corso della storia[10]. 539 anni più tardi, cioè nel
il Ciclo Cristico di 2000 anni appare come un doppio settenario maggio del 1968, uno studente, Cohn-Bendit, farà la stessa cosa
analogo, da un lato, a quello dei sette anni di abbondanza e a Parigi; più tardi, nell’Irlanda del Nord, Bernadette Devlin,
sette di siccità, e, dall’altro, all’insieme del Kalpa o ciclo di un soprannominata la “Giovanna d’Arco irlandese”, solleva il
mondo, il quale implica, come è noto, sette Manvantara passati paese contro gli inglesi. Bernadette sarà fatta prigioniera nel
e sette Manvantara futuri. Il fatto che il Ciclo Cristico che viene 1970, cioè 540 anni dopo Giovanna d’Arco, che fu arrestata a
a concludere l’attuale e settimo Manvantara sia la metà esatta Compiège nel 1430. Carlo VII fu incoronato a Reims nel Luglio
dell’intero kalpa ci permette di comprendere la frase di Cristo: del 1429; 540 anni più tardi, il “delfino” Georges Pompidou fu
“Non sono venuto ad abolire la legge, bensì a compierla”. eletto presidente della Repubblica. Il suo programma, la
Questo sia detto per dimostrare il grossolano errore degli riconciliazione dei francesi, sarà uguale a quello di Carlo VII.
occultisti “cristiani” che affermano imperativamente che Il 30 maggio del 1431, Giovanna d’Arco venne arsa viva a Rouen.
“l’astrologia è falsa dall’incarnazione del Verbo”; questi 539 anni dopo, nel 1970, numerosi giovani si suicidarono
disgraziati non capiscono che in questo modo definiscono dandosi fuoco. Peggio ancora, nella festa di Tutti i Santi dello
Cristo come “Grande Anarchico dell’Universo”, il che è assurdo. stesso anno 1970, 146 giovani morirono bruciati nell’incendio di
Ho precedentemente afferamto che la durata del “Ciclo una discoteca. Precedentemente, a Praga, lo studente Jean
Cristico” sarebbe di 2000 anni. Si può arrivare a questa data, già Pallach si diede fuoco per protestare contro l’invasione
proposta da alcuni Padri della Chiesa e confermata dalla sovietica. Per concludere, ricorderò che non ci stiamo
Profezia dei Papi (come da quella del Re del Mondo), mediante avvicinando alla “Fine del Mondo”, bensì alla “Fine di un
un semplice ragionamento basato sulla Profezia evangelica Mondo”, e questo avvenimento presenterà un’importanza
relativa alla Fine dei Tempi. Tale Profezia si realizzò già per la eccezionale nel senso che rappresenterà veramente il “Centro
prima volta dopo 40 anni[8], e 40 è il numero che indica la dei Tempi” per quanto riguarda la totalità del Kalpa: e non è
perfezione della penitenza; la realizzazione finale, che sarà una casuale che proprio allora Cristo ritornerà allora in tutta la sua
nuova Pentecoste, dovrà allora avvenire 2000 anni (50 x 40 = Gloria ed in tutta la sua Potenza[11].
2000) dopo l’Ascensione, poiché 50, perfezione della Traduzione dallo spagnolo a cura di Talib
ricompensa, è anche il numero della Pentecoste. Il Ciclo Cristico
si può allora tracciare in questo modo: 2000 = 50 x 40. Orbene,
questi cinquanta periodi “penitenziali” di 40 anni possono,
tenendo conto degli insegnamenti dell’Apocalisse, raggrupparsi
in questo modo:
1) 7 periodi di 40 anni = 280 anni, dal 30 al 380: il tempo delle Note
persecuzioni. [1] Luc Benoist, “Retour aux cycles” (“Études Traditionnelles”, nº 421-422).
2) 25 periodi di 40 anni = 1000 anni, dal 310 al 1310: il
Milennium. [2] A proposito della natura e della funzione del Manu, vedasi René Guénon, “Il Re del Mondo”. Adel-
3) 18 periodi di 40 anni = 720 anni, dal 1310 al 2030: il Ciclo phi (cap.II: Regalità e Pontificato. pag. 17). NdT
Moderno.
[3] Gli astronomi moderni offrono cifre un poco differenti, e senza interesse per noi, poiché in que-
Troviamo così di nuovo questi due cicli, il Milennium ed il Ciclo
sta sede noi ci basiamo unicamente sui dati tradizionali.
Moderno. Quanto a quest’ultimo, si può facilmente osservare
come esso rappresenti la terza fase ternaria del ciclo di 2160 [4] Si tenga presente che “le parentele linguistiche e culturali tra i diversi gruppi etnici dei cosid-
anni (o “Ciclo di Cesare”, che va dal 130 a.C. al 2030 d.C.), con il detti ‘popoli indoeuropei’ non devono far supporre l’esistenza di una comune razza originaria, ma
quale termina l’Età Oscura, e con essa il Manvantara. La durata soltanto la presenza di elementi simili dovuti ad una comune origine tradizionale” (Paolo Urizzi,
dell’Età Oscura, cioè 6480 anni, si divide naturalmente in 3 “Regalità e Califfato”. In: “Perennia Verba”, numero 6/7 pag. 19). Sugli indoeuropei, vedasi inoltre le
“Anni Cosmici” di 2160 anni ciascuno, dei quali l’ultimo (che ho opere di Georges Dumezil, nonché il “Vocabolario delle istituzioni indoeuropee” del Benveniste. NdT
chiamato “Ciclo di Cesare” perché tale è il nome che domina
[5] Come l’autore spiega nel suo studio “La definizione di ‘Ultimi Tempi’ secondo la dottrina tradizio-
tutta la Storia dalla fondazione dell’Impero Romano), si nale dei Cicli Cosmici”, anch’esso da noi tradotto in lingua italiana. NdT
suddivide a sua volta in 3 cicli secondari di 720 anni ciascuno: il
primo, dal 130 a.C. al 590 d.C., è relativamente “profetico” (la [6] E che secondo il mito greco perì sotto le mura di Troia. NdT
qual cosa è confermata dall’apparizione di Cristo[9]); il
secondo, dal 590 al 1310, è “sacerdotale”, perché vede il trionfo [7] Sulla figura dell’Ordine del Tempio nell’opera di René Guénon, vedasi:http://www.mondimedie-
del Papato verso l’anno 1000; e infine il terzo, dal 1310 al 2030, è vali.net/Cantosirene/Templari.htm. NdT
“regale” o “dittatoriale”, poiché ha visto il potere temporale
[8] Cioè quando il Tempio di Gerusalemme venne distrutto dall’Imperatore Tito nel 70 d.C. NdT
diventare onnipotente. Tale è dunque il Ciclo Moderno, dal 1310
al 2030, che si integra perfettamente nell’insieme dei cicli [9] Si osservi anche come gli anni che vedono la conclusione di questo ciclo coincidano col pe-
cosmici. Per concludere questo breve riassunto della dottrina riodo della nascita del Profeta Muhammad, che è appunto il “sigillo della Profezia”. NdT
dei cicli, vorrei dimostrare, mediante un esempio recente,
l’attualità dei “Ritmi della Storia” che scoprii già più di 50 anni [10] Su Santa Giovanna d’Arco e sulla sua funzione, vedasi anche lo studio di Michel Vâlsan intito-
fa. Desidero parlare specialmente del periodo ciclico di 539 anni lato “Giovanna D’Arco” (Edizioni All’Insegna del Veltro), che non sarebbe però privo di imperfezioni.
NdT
(o, arrotondando, di 540) che separa certi fatti storici della vita
di San Luigi ad analoghi fatti avvenuti nella vita di Luigi XVI. [11] Per quanto riguarda le opere di Gaston Georgel, vedasi anche le recensioni scritte da Guénon e
Prolungando questo parallelismo fino ai nostri giorni, si scopre pubblicate nella raccolta postuma “Forme Tradizionali e Cicli Cosmici” (edizioni Mediterranee). NdT
quanto segue:
Notizie e Storia
LA SCOPERTA
DI UN BRIGANTINO
AMERICANO
La scoperta di un brigantino americano: utilizzo della visione a distanza e
comparazione dei dati ottenuti con i rilevamenti effettuati attraverso le
strumentazioni elettroniche.
58 Gli enigmi della Storia
058-059 la scoperta di un brigantino ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:12 Pagina 59
Notizie e Storia
A cura di Stephan A. Schwartz e Randall J. De Mattei – “The Mobius Society”
www.coscienza.org
N
el 1987, Stephan A. Schwartz e Randall J. De una mappa in bianco e nero con scala 1:300.000, dove i nomi si-
Mattei, fondatori del Mobius Society, condus- gnificativi dei posti o altri dati geografici erano stati cancellati
sero una particolare ricerca archeologica nel ed aggiunto il disegno di una bussola. Entrambi i gruppi di sen-
Golfo delle Bahamas, un’area con un’estensio- sitivi, attraverso un protocollo ben stabilito, risposero a doman-
ne di circa 1.500 km quadrati, in cui venne ri- de, effettuarono registrazioni e fecero disegni di oggetti che se-
trovato un brigantino americano affondato nel condo il loro intuito o con l’utilizzo della visione a distanza (re-
1834. La particolarità dell’esperimento consistette nel fatto che mote viewing) potevano essere ritrovati in aree specifiche della
il successo della spedizione fu possibile grazie alla partecipazio- mappa. I singoli risultati ottenuti vennero poi sovrapposti su
ne di un gruppo di sensitivi, che indicò il sito in cui venne poi ef- un’unica mappa e quindi selezionate tre aree di interesse su cui
fettivamente ritrovato il brigantino, mentre i rilevamenti geolo- la maggior parte di loro avevano segnalato la presenza di un
gici che venivano effettuali contemporaneamente, attraverso le qualcosa. L’esperimento venne quindi ripetuto con il medesimo
strumentazioni elettroniche in dotazione, non portarono ad al- protocollo, questa volta su carte delle aree selezionate, con scala
cun risultato evidente. A conti fatti, data anche l’estensione 1.100.000. Il 29 settembre 1987 venne fatta l’immersione, gli ar-
dell’area, la probabilità di trovare la nave nel posto indicato è ri- cheologi si trovarono inizialmente su un fondale che non sem-
sultata pari a 0,00009, il che fortemente suggerisce che non sus- brava avesse nulla di particolare, quando uno di loro notò una
siste altra spiegazione possibile al di là della partecipazione dei sequenza di coralli che in un punto era innaturalmente simme-
sensitivi al progetto. Il team, coordinato da Stephan A. Schwartz trica, ne staccò un pezzo, ed il gioco era fatto, si trattava proprio
e Randall De Mattei, era composto da parapsicologi, archeologi, del brigantino americano. Riprendendo e valutando i dati forniti
geofisici e storici, provenienti dagli USA, Spagna, Italia, Gran dai sensitivi ne è emerso che: l’84% delle risposte erano corret-
Bretagna e dalle Bahamas; 8 esploratori della Seaview Explora- te; 12% parzialmente corrette; 4% completamente errate.
Notizie e Storia
NUOVI ARTEFATTI
INDICANO CHE L’UOMO
MODERNO È ARRIVATO
IN ARABIA MOLTO PRIMA
DI QUANTO RITENUTO
FINORA
60 Gli enigmi della Storia
060-061 arabia ENIGMI STORIA 24.qxp_Layout 1 08/06/18 10:13 Pagina 61
Notizie e Storia
dallo SchwartzReport - Traduzione a cura di Erica Dellago
www.coscienza.org
S
econdo un nuovo studio, artefatti scoperti negli
Emirati Arabi Uniti risalgono a 100mila anni fa e
indicano che l’uomo moderno ha lasciato per la
prima volta l’Africa molto prima di quanto ritenu-
to finora. Alla luce dei loro scavi, un team inter-
nazionale di ricercatori guidati da Hans-Peter
Uerpmann della Eberhard Karls University di Tübingen, in
Germania, sostiene che gli esseri umani potrebbero essere ar-
rivati nella Penisola Arabica già 125mila anni fa direttamente
dall’Africa e non attraverso la Valle del Nilo o dal Vicino
Oriente, come sostenuto da altri ricercatori in passato. I tempi
e la migrazione dell’uomo moderno fuori dall’Africa sono sta-
ti a lungo dibattuti, anche se la maggior parte delle ricerche
finora eseguite indica un esodo lungo il Mar Mediterraneo o
lungo la costa araba ca. 60mila anni fa.
Questa nuova ricerca, che colloca i primi esseri umani nella
Penisola Araba molto prima, è apparsa nel numero del 28
Gennaio di Science, pubblicato da AAAS, associazione scien-
tifica senza scopo di lucro.
Il team di ricercatori, tra cui l’autore Simon Armitage della
Royal Holloway, Università di Londra, ha scoperto un set di
utensili preistorici presso il sito archeologico di Jebel Faya ne-
gli Emirati Arabi Uniti. La tecnologia assomiglia a quella uti-
lizzata dai primi umani nell’Africa orientale, ma l’esecuzione
artigianale deriva dal Medio Oriente, dicono.
Questo set comprende strumenti a mano relativamente pri-
mitivi oltre a una varietà di raschietti e perforatori, e il suo
contenuto rivela che non era necessaria l’innovazione tecno-
logica perché i primi umani migrassero verso la Penisola Ara-
bica. Armitage ha calcolato l’età degli utensili di pietra usan-
do una tecnica conosciuta come “datazione tramite lumine-
scenza” e ha stabilito che gli artefatti risalgono a ca.
100mila/125mila anni fa.
“Questi umani “anatomicamente moderni” – come voi e noi –
si sono sviluppati in Africa ca. 200mila anni fa e successiva-
mente hanno popolato il resto del mondo”, ha detto Armita-
ge. “Le nostre scoperte dovrebbero stimolare una rivalutazio-
ne del modo e degli strumenti grazie ai quali l’uomo moderno
è diventato una specie globale”.
Uerpmann e il suo team hanno analizzato anche i dati ineren-
ti al livello del mare e ai cambiamenti climatici nella regione
A poco a poco stiamo svelando il durante l’ultimo periodo interglaciale, ca. 130mila anni fa.
Hanno stabilito che lo Stretto di Bab al-Mandab, che separa
nostro passato, e arriviamo a l’Arabia dal Corno d’Africa, sarebbe regredito a causa di un ab-
bassamento del livello del mare, permettendo così ai primi
uomini un passaggio sicuro prima di quest’ultimo periodo in-
saperne di più sulla grande diaspora terglaciale e durante la sua fase iniziale.
A quel tempo, la Penisola Arabica era molto più umida di oggi
umana. Stephan A. Schwartz con una più ampia copertura vegetale e una rete di laghi e fiu-
mi. Tale morfologia del paesaggio avrebbe consentito ai primi
umani di entrare in Arabia e poi nella Mezzaluna Fertile e in
NATASHA PINOL – AAAS American India, secondo i ricercatori.
“L’archeologia senza date è come un mosaico al quale sono
Association for the Advancement of stati rimossi i pezzi di collegamento – hai molte informazioni,
ma non riesci a farle combaciare per produrre un quadro
completo”, ha detto Armitage.
Science (Associazione Americana “A Jebel Faya, le date rivelano un quadro affascinante secon-
do cui l’uomo moderno sarebbe emigrato dall’Africa molto
per il Progresso della Scienza) prima di quanto si pensasse in precedenza, aiutato dalle flut-
tuazioni globali del livello dei mari e dal cambiamento clima-
tico nella Penisola Arabica”.
Notizie e Storia
Notizie e Storia
www.coscienza.org
S
econdo Renne, le impronte, trovate sul Lago Valse- prove decisive della presenza di impronte umane, sarà diffici-
quillo nei pressi di Puebla nel Messico Meridionale, le continuare a sostenere che si tratta delle più antiche tracce
non risalgono a 40 mila anni fa ma a un milione e 300 di esseri umani mai trovate nelle Americhe.
mila anni fa. E questo perché a essere così antica è la Fonte: Agenzia ZadiG-Roma
cenere vulcanica fossile nella quale sono fissate. Lo
dimostrano le analisi chimiche sul dimezzamento de-
gli isotopi contenuti nel materiale e una serie di analisi ma-
gnetiche. “Questo rende altamente improbabile che siano
orme di esseri umani, anche se è impossibile escludere del
tutto la possibilità che a quell’epoca ci fossero ominidi in
America. Se così fosse sarebbe la scoperta del secolo”, dice
Renne. “Non sono nemmeno convinto che si tratti di impron-
te di piedi”, aggiunge l’esperto. La scoperta era stata fatta da
Silvia Gonzalez della Liverpool John Moores University. Suc-
cessive analisi di datazione avevano indicato che risalivano a
40 mila anni fa, mentre le prime presenze certe di esseri uma-
ni nelle Americhe non sono più vecchie di 14.500 anni fa.
La Gonzalez ha detto che intende ritornare sul sito messicano
alla ricerca di prove incontrovertibili della sua scoperta e di
aver ricevuto un finanziamento di 370 mila dollari dal Natural
Environment Research Council britannico per proseguire il
suo lavoro. Altri esperti ritengono che l’argomento sia ancora
in discussione, ma che se non si troveranno
Mostre e Storia
MANTOVA
AL CASTELLO DI SAN GIORGIO FINO AL 16 SETTEMBRE
Mostre e Storia
A cura di Stefania Veneri
F
ino al 16 settembre 2018, il Castello di San Giorgio a profilo è mancante del simbolo moderno della Tour Eiffel.
Mantova ospita la mostra Il giro del mondo in 8 stanze Quindi, attraversando il Mediterraneo, Sattler rivela i paesaggi
che presenta, per la prima volta in Italia, i cosmorami di esotici del Vicino Oriente e dell’Egitto per poi trasferirsi in
Hubert Sattler (1817-1904), provenienti dal Salzburg America di cui coglie le metropoli del futuro, come New York
Museum. Curata da Attilio Brilli, in collaborazione con ancora senza grattacieli, Boston, Città del Messico, ma anche i
Johannes Ramharter, Peter Assmann, Nina Knieling, grandi monumenti naturalistici, come il Grand Canyon o le ca-
l’esposizione invita il visitatore a vestire i panni di Phileas scate del Niagara. La rassegna si chiude idealmente con una ri-
Fogg e del fido cameriere Passepartout, protagonisti del ro- flessione sul viaggio intrapreso per necessità, illustrato da
manzo di Jules Verne Il giro del mondo in 80 giorni, il libro che alcune testimonianze del fenomeno dell’emigrazione, che
rivoluzionò l’idea stessa di viaggio, verso una forma più mo- spinse molti a cercare fortuna lontano dalla propria patria.
derna e popolare che superasse quella aristocratica del Grand
Tour o religiosa dei pellegrinaggi. Il pubblico si trova immerso Accompagna la mostra un catalogo Tre Lune edizioni.
in paesaggi e contesti dei più vari, grazie alle vedute di pae- Mantova, maggio 2018
saggi e di città raccolte sul posto dall’artista austriaco, dappri-
ma con i disegni, poi con i degherrotipi, quindi dipinte a olio IL GIRO DEL MONDO IN 8 STANZE. Un viaggio attraverso il
su grandi tele con estrema precisione tecnica e in grado di cosmorama di Hubert Sattler (1817-1904)
rendere al massimo l’illusione della realtà. Il percorso esposi- Mantova, Complesso Museale Palazzo Ducale, Castello di San
tivo si apre con una sezione che presenta due prime edizioni Giorgio
del Giro del mondo di Verne, in francese e in italiano, e con Fino al 16 settembre 2018
oggetti d’epoca come valigie, guide turistiche, souvenir, car-
toline e altro. Ha quindi inizio il viaggio vero e proprio attra-
verso i cosmorami di Hubert Sattler, in un itinerario che tocca
l’Italia (Roma, Genova, Pompei, Venezia, Taormina) e prose-
gue nelle grandi capitali europee come Londra e Parigi, il cui
Libri e Storia
a cura di Luciano Pirrotta