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Ciò che inferno non è

Secondo me con questo titolo l'autore vuole fare capire al lettore che anche in una realtà
negativa e compromessa attraverso l'amore può nascere qualcosa di positivo. Se nasci
all'inferno conosci solo quella realtà e hai bisogno di vedere anche solo un frammento di
bene per capire che ne esiste una diversa. Come ha mostrato don Puglisi a Federico,
l'inferno è tutto ciò che ferisce, distrugge e fa perdere la capacità di amare: per opporvisi
occorre riparare e ricostruire con pazienza, attraverso le piccole azioni quotidiane.
In questo modo si può innescare un processo di cambiamento e far nascere fili d'erba in
mezzo al cemento, proprio come lo stesso padre Pino si impegna ogni giorno per realizza-
re un futuro migliore a Brancaccio.
Palermo, città costruita sul paradosso, è tuttoporto: richiamo e luogo di arrivo, ma anche
dove c'è il desiderio di partenza e fuga di chi vi è nato.
La figura retorica che spesso viene menzionata nel romanzo è quella dell'ossimoro, in cui
Federico si riconosce poichè rappresenta le contraddizioni che caratterizzano la sua ado-
lescenza, un periodo in cui cerca di comprendere sé stesso e il mondo che lo circonda
(viene fatto riferimento anche all'elemento chimico del francio, molto instabile).

Autore e analisi del testo:


Alessandro d'Avenia è uno scrittore, insegnante e sceneggiatore nato a Palermo. Qui
frequenta il Liceo Classico Vittorio Emanuele II, dove incontra padre Puglisi, suo insegnan-
te di religione (dal quale resta fortemente influenzato). Si laurea in letteratura greca alla
Sapienza di Roma, in seguito vince un dottorato di ricerca all'università di Siena e nel frat-
tempo inizia a insegnare. Si trasferisce poi a Milano, dove frequenta un master in sceneg-
giatura, fonda una compagnia teatrale e inizia anche la sua carriera di scrittore.
Nel 2014 esce il suo terzo romanzo “Ciò che inferno non è nel quale racconta, attraverso il
personaggio di Federico e sapendo unire il linguaggio poetico a quello semplice e dialet-
tale, un fatto che ha toccato la sua vita e che si svolge a Palermo: città divisa in due da un
passaggio a livello: una parte fatta di luce e l'altra invece di oscurità e lutto.
La storia, che inizia in medias res, è narrata seguendo la fabula (seguendo l'ordine crono-
logico) e ci sono due narratori: Federico, il protagonista, che racconta i fatti in prima perso-
na in modo soggettivo secondo il suo punto di vista ed un narratore esterno nascosto e
onnisciente che racconta i fatti in terza persona, in modo oggettivo e secondo vari punti di
vista con i quali riescem a far comprendere al meglio al lettore le diverse situazioni e le
relative problematiche.

Trama, temi e commento:


Il romanzo inizia raccontando le vacanze estive di Federico, un ragazzo palermitano di
diciassette anni, dalla fine della scuola al 15 settembre e tratta diversi temi, quali l'adole-
scenza con le sue incertezze, cambiamenti e amori; quelli della mafia, della libertà negata,
dell'omertà, della ignoranza, della delinquenza e anche della figura di padre Pino Puglisi, il
cui impegno per allontanare i giovani dalla strada lo ha portato alla morte: verrà infatti ucci-
so il 15/09/93 proprio nel giorno del suo 56° compleanno, ritenuto pericoloso poichè riesce
ad attirare i bambini a sé e portare cambiamenti a Brancaccio.
Padre Pino è l'insegnante di religione di Federico e anche il sacerdote di Brancaccio, quar
tiere malfamato di Palermo, dove è nato e cresciuto (il padre faceva il calzolaio ed era un
uomo di poche parole, mentre la madre era sarta, affettuosa e convinta dell'importanza di
far studiare i figli per indirizzarli verso una vita migliore) e nel quale è tornato nel '90 dopo
essere diventato sacerdote. È un uomo semplice, mite e allo stesso tempo determinato a
cercare di strappare i giovani all'ignoranza e alla strada della violenza a cui sono destinati
per dare loro un'alternativa e la possibilità di scegliere un futuro migliore. Per fare questo
mette in primo piano l'amore, che crede essere presente in ogni individuo e cerca di farlo
emergere in coloro che lo circondano, insegnando loro attraverso i suoi racconti e aiutan-
doli a ritrovare la strada dell'onestà e della speranza. Con pazienza, coraggio e costanza
si impegna a costruire una società in cui il bene possa contrastare e respingere il male,
liberare le persone dall'omertà e dalla paura per dare loro un'alternativa alla criminalità e
alla violenza.
Il racconto è molto coinvolgente ed è riuscito a mostrarmi una realtà malata che colpisce
anche i più piccoli e, attraverso la doppia realtà di Palermo, a farmi poi riflettere e conside-
rare l'importanza dell'ambiente in cui si cresce e degli insegnamenti che si ricevono.
Credo infatti che nessuno nasca cattivo o violento, ma lo diventi a seconda dei valori che
gli vengono trasmessi. Il racconto mi ha fatto anche comprendere che molte realtà non si
possono stravolgere, ma che ognuno di noi può impegnarsi e riuscire, attraverso piccole
azioni, a innescare un processo di cambiamento. Per farlo è necessario tenere la testa
alta per osservare la realtà, agire con intelligenza e uscire dall'indifferenza.
Nonostante conoscevo la storia di padre Puglisi, il romanzo mi ha toccato molto perchè è
riuscito a mettere in evidenza la semplicità, la costanza, il coraggio (non abbassa lo sguar-
do davanti ai mafiosi, li guarda e gli sorride) ed il profondo altruismo del sacerdote, che per
migliorare la vita degli altri non si è tirato indietro davanti a situazioni complesse, pericolo-
se e ha dato la propria vita, riuscendo a sorridere al suo assassino. Proprio quest'ultimo
gesto e la reazione dei ragazzi, che si sono stretti attorno al suo corpo restandogli vicino e
non lasciandolo solo, hanno secondo me mostrato il cambiamento messo in atto da
quell'uomo semplice e allo stesso tempo eccezionale.

Riassunto e personaggi:
Federico è un ragazzo di diciassette anni la cui passione è la lettura.
Ama la poesia, che lo ha attratto fin da piccolo e nella quale si rifugia con i suoi sogni e gli
autori classici, tra cui predilige Petrarca poichè riesce a concentrare il caos del mondo in
poche parole. Ha appena finito di frequentare il quarto anno del liceo Vittorio Emanuele II
di Palermo e a scuola non ha difficoltà. Il ragazzo appartiene a una famiglia benestante,
vive in un quartiere borghese di Palermo insieme ai genitori ed il fratello Manfredi (che ha
7 anni in più, studia neurologia ed è fidanzato con Costanza, la ragazza più bella della
città) e conduce una vita agiata.
È il mese di giugno del 1993 (è passato poco più di un anno da quando Cosa Nostra ha
ucciso Falcone e la sua scorta nella strage di Capaci), l'anno scolastico sta per finire e
Federico non vede l'ora che inizino le vacanze estive, durante le quali si divertirà al mare
insieme agli amici e in seguito partirà per un viaggio studio (vicino a Oxford) per approfon-
dire lo studio dell'inglese. L'ultimo giorno di scuola tornando a casa incontra don Pino Pu-
glisi, il suo professore di religione, sempre molto disponibile verso gli alunni (da loro chia-
mato affettuosamente con il soprannome 3P) e parroco di Brancaccio, quartiere malfama-
to della periferia di Palermo. L'uomo chiede al ragazzo di andare ad aiutarlo in parrocchia
con i bambini del quartiere, che cerca di sottrarre a Cosa Nostra, i cui uomini, noti con i
nomi di Madre Natura (capo mafioso insieme ai fratelli chiamati “i picciotti”, comandano a
Brancaccio con il benestare dei corleonesi secondo una rigida gerarchia: sanno tutto, ve-
dono tutto e dettando le regole), 'u Turco (chiamato così perchè fuma molto, è il braccio
operativo di Madre Natura), il Cacciatore (ha 30 anni, i capelli ricci, è sposato con tre figli
che ama e ai quali vuole garantire un futuro prospero; è stato un muratore infaticabile, ma
dopo aver perso il lavoro ed essersi indebitato ha iniziato con le rapine ed è entrato nella
mafia, stringendo con essa un patto di sangue che gli garantisce soldi facili con cui man-
tenere la famiglia. È un uomo freddo e determinato che esegue ordini, riscossione del piz-
zo, intimidazioni e omicidi, dimostrandosi fedele e obbediente a Madre Natura) e Nuccio
(ha 20 anni, naso lungo, labbra sottili e occhi tristi, non ha un lavoro e non lo cerca perchè
preferisce guadagnare soldi facilmente con i quali comprare una villa al mare dove stare
insieme alla sua ragazza; non ha ancora ucciso nessuno e per ora si occupa di spaccio,
riscossione del pizzo e del controllo di alcune prostitute. Segue il Cacciatore, vorrebbe
avere altrettanto potere e cerca di imparare da lui, anche se spesso a sua insaputa non si
lascia sfuggire l'occasione per fare la cresta sul pizzo) controllano il territorio e gestiscono i
traffici illegali seguendo la legge mafiosa.
Per togliere i ragazzi dalla strada e dare loro un'alternativa don Pino ha creato, non senza
incontrare difficoltà, il centro Padre Nostro, dove gli stessi possono giocare, studiare e sta-
re insieme. Si è anche più volte attivato (anche se i permessi non sono ancora arrivati) per
far aprire una scuola media in un palazzo di via Hazon, uno stabile di proprietà del comu-
ne e utilizzato abusivamente per le attività illecite (magazzino di armi e droga, luogo di pro-
stituzione e bisca per duelli tra cani e scommesse).
Il giorno dopo la fine della scuola Federico, come è solito fare, va a fare il bagno con i suoi
amici a Mondello, dove si diverte tra tuffi, spiaggia e discorsi con gli amici. Ad un tratto, gli
torna in mente la proposta fattagli dall'insegnante e così decide che prima di partire per la
sua vacanza vicino ad Oxford sarebbe andato ad aiutarlo.
Un giorno il ragazzo si reca in bicicletta a Brancaccio: si inoltra nel quartiere sentendosi
quasi un turista e si rende conto di trovarsi in una realtà che non conosce e ha sempre
ignorato, anche se esso non è molto distante da casa sua. Dopo aver legato la bici ad un
palo si dirige alla chiesa, dove al suo interno trova don Pino che seduto al primo banco si
è addormentato. In seguito l'uomo lo porta con lui a far visita ad una famiglia e il ragazzo
si rende conto che lì tutto è molto diverso dal luogo in cui vive: è infatti un quartiere popo-
lare con case basse, palazzine di uno o due piani e vicoli in cui vi sono cassonetti che tra-
boccano di sacchi di immondizia. Arrivati a destinazione, il parroco entra nell'abitazione,
che è costituita da una sola stanza dove vivono più persone (disseminata di letti e dove
tutto è di tutti), mentre Federico resta sulla soglia non sapendo cosa fare o dire (e nel suo
pensiero la confronta a casa sua dove lui invece dispone di una camera tutta per sè).
All'interno ci sono una donna dagli occhi buoni e il viso stanco (Gemma), un uomo anziano
malato di Parkinson e tre bambini, che seduti sul divano guardano come ipnotizzati la tele-
visione. Sopraggiunge poi Lucia, una ragazza di sedici anni: ha i capelli neri che scendo-
no a onde sulle spalle, la pelle scura e gli occhi verdi scintillanti. Ama la lettura, il teatro e
frequenta le magistrali: vorrebbe infatti diventare una maestra e anche una sceneggiatrice.
È una ragazza buona, forte e orgogliosa che si impegna in molte iniziative per aiutare don
Pino e i bambini. Federico nel conoscerla arrossisce perchè, fin da subito prova un certo
interesse per lei; decide così di continuare a frequentare la ragazza e di prestarle in futuro
il Canzoniere di Petrarca, il suo libro preferito.
In seguito durante il pomeriggio il ragazzo aiuta don Pino arbitrando una partita di calcio
fra i bambini del quartiere. Quando uno di loro lo insulta per via di una sua decisione in
merito a un goal, lui lo espelle e per questo viene aggredito dal bambino, che gli sferra un
pugno che lo ferisce al labbro facendolo sanguinare. Federico, lasciandosi prendere dalla
rabbia, reagisce allora afferrando il bambino (di circa dieci anni) per la maglietta e bloccan
dolo a terra, mentre l'altro cercando di liberarsi, lo colpisce con calci, gli sputa addosso e
cerca di intimidirlo. Il ragazzo allora, arrabbiato, si allontana deciso ad andarsene, ma vie-
ne raggiunto da don Pino, che dopo aver saputo quanto accaduto rimprovera il bambino.
Si accorge poi della presenza di Lucia, che cerca di fargli capire che il comportamento del
bambino dipende dall'educazione ricevuta, secondo la quale se non vuoi diventare una vit
tima devi attaccare e non puoi essere umiliato davanti agli altri.
Arrivato il momento di tornare a casa, si accorge poi che la sua bicicletta è stata rubata;
don Pino allora, ancora più desolato, si offre di accompagnarlo alla fermata dell'autobus e
durante il percorso gli mostra le dure realtà del quartiere, la povertà, il lavoro nero, il con-
trabbando di sigarette, lo spaccio, la prostituzione, l'analfabetismo e gli racconta di ciò che
sta cercando di fare per quei bambini. Come quelli che ha visto quel giorno ce ne sono
molti altri: Francesco, che non conosce suo padre e la cui madre, Maria, è costretta a
prostituirsi per mantenerlo, è molto affezionato a don Pino e grazie ai suoi insegnamenti
capisce che la violenza è ingiusta e dannosa, Dario, che sogna di poter fuggire dalla stra-
da dove il suo corpo è in vendita e volare via con le ali che sta costruendo, Giuseppe,
costretto a rubare dal padre e che per questo si trova nel carcere minorile di Palermo, ma
che sogna di diventare un falegname, Totò, il cui sogno è diventare direttore d'orchestra,
Serena, l'amica di Lucia che studia all'università e il cui padre, che vende mobili, viene
minacciato da Nuccio per il pagamento del pizzo e anche Riccardo, furbo, intelligente, la
cui famiglia è implicata negli affari mafiosi e che in cambio di denaro riporta a 'u Turco e
Madre Natura ciò che avviene al centro Padre Nostro.
Arrivato l'autobus, il ragazzo vi sale e durante il tragitto verso casa si rende conto di non
aver mai conosciuto la propria città e che il quartiere in cui vive è solo una piccolissima
parte del mondo che lo circonda. Tornato a casa cerca, senza riuscirvi, a nascondere alla
famiglia ciò che gli è accaduto; è molto nervoso, risponde alle prese in giro del fratello con
un pugno e si chiude in camera per stare solo. Si accorge di esser diventato violento nei
confronti delle persone che ama, come se l'inferno gli si fosse attaccato addosso e non si
riconosce più. Dopo aver trascorso il pomeriggio con don Pino, Federico è assorto da molti
pensieri: capisce di essere cambiato e di aver scoperto una realtà che fino ad allora aveva
ignorato e decide di tornare a Brancaccio. Il giorno seguente don Pino lo chiama per sape-
re come sta e così decide di andare con lui al carcere minorile, non lontano dal casa sua,
dove il sacerdote si deve recare per far visita a Giuseppe, al quale porta in regalo un vec-
chio libro di Pinocchio, sperando che impari a leggere e di alimentare in lui il desiderio di
diventare un falegname. Anche questa è per il ragazzo una nuova esperienza e, vedendo
molti ragazzi rinchiusi come abbandonati in recinti, per la prima volta capisce il valore della
libertà, che dava per scontata e non sapeva nemmeno di avere fino a quando non ha in-
contrato qualcuno che invece l'aveva persa. Federico resta molto colpito da Giuseppe e
conoscendolo mette da parte tutti i suoi pregiudizi e si rende conto che quel ragazzo sa-
rebbe potuto essere lui se anziché nel suo quartiere fosse nato Brancaccio. Sente che ora
non è il labbro ad essere stato ferito, ma la sua anima. Quando ritorna a casa trova il fra-
tello in camera sua e, dopo avergli chiesto scusa per il comportamento avuto il giorno pri-
ma, gli racconta ciò che gli è successo a Brancaccio. Manfredi tenta allora di metterlo in
guardia, dicendogli che non sa niente di quel quartiere e di convincerlo a non andarci più,
ma Federico gli risponde che la realtà che ha visto ha cambiato il suo cuore.
Nel frattempo il momento della vacanza ad Oxford si avvicina, Federico ha già preparato
la valigia, ma la sera prima della partenza durante la cena il ragazzo comunica ai genitori
che ha deciso di non partire per andare ad aiutare don Pino a Brancaccio e dopo essersi
scontrato con gli stessi, che non accettano il suo cambiamento di programma, reagisce
chiudendosi nella sua camera e restandoci finchè l'aereo che doveva prendere non è par-
tito. Per questo viene punito dal padre, che lo rinchiude in camera, dove vi rimane fino a
quando, in assenza dei genitori, Manfredi decide di aiutarlo facendolo uscire di nascosto e
permettendogli così di tornare a Brancaccio per incontrare Lucia.
Quando poi torna a casa scopre che Manfredi è riuscito a convincere i genitori a consentir-
gli di andare a Brancaccio fino al momento della partenza per la vacanza al mare insieme
alla famiglia (la madre è terrorizzata e ha paura che gli possa accadere qualcosa di male,
mentre il padre in fondo è orgoglioso che il figlio si sia battuto per una decisione che aveva
preso). Fortunatamente ha perso solo i soldi del biglietto aereo, mentre quelli del corso gli
verranno rimborsati. Federico in seguito si reca da don Pino, che sorridendogli lo abbrac-
cia, lo ringrazia del suo sacrificio e gli parla della situazione del quartiere: i mafiosi hanno
sostituito il lavoro della terra al potere sulla terra, che esercitano approfittando dell'ignoran-
za e della povertà delle persone e per cambiare le cose occorre cercare poco per volta di
ridurre la loro influenza attraverso una resistenza paziente all'ignoranza e alla miseria. Gli
racconta poi che lui è nato negli “Stati Uniti”, la zona più povera di Brancaccio (il ghetto nel
ghetto), dove si era stabilito suo nonno, che era ferroviere.
Nel frattempo la mafia continua ad operare nel quartiere: il Cacciatore è stato incaricato di
uccidere un uomo e di pomeriggio, in una via deserta, dopo averlo affiancato gli spara alla
testa; poi, senza che nessuno abbia visto o sentito nulla, si libera della pistola nasconden-
dola nel solito magazzino e tornato a casa, come se niente fosse accaduto, accarezza i
suoi bambini. Un'ora dopo torna poi sul luogo dell'omicidio, chiede informazioni sull'acca-
duto e guarda la scena come stesse guardando un film in tv. Don Pino, accompagnato da
Federico, si dirige a benedire il defunto, accanto al quale c'è la piccola figlia dell'uomo che
stringe la sua bambola (il parroco ha già visto la bambina senza riuscire a parlarle): ve-
dendola triste, cerca di rassicurarla dicendole che il padre non l'ha lasciata e le promette
che l'avrebbe portata lui al mare al posto del padre per insegnarle a nuotare.
Ai tre uomini di Cosa Nostra ('U Turco, il Cacciatore, Nuccio, che un mese prima hanno
bruciato il furgone della ditta incaricata dei lavori di riparazione della chiesa), viene affidato
il compito di intimidire i fondatori del comitato intercondominiale (nato con l'obiettivo di ot-
tenere la realizzazione di alcuni servizi essenziali nel quartiere - la fognatura, la scuola
media e dei giardini pubblici) appiccando fuoco alle porte delle loro abitazioni; questi ultimi,
nonostante le minacce ricevute, non si piegano all'omertà e denunciano gli atti dolosi.
Don Pino non ignora quando accaduto e durante la messa domenicale, alla quale parteci-
pano anche alcuni malavitosi, più serio del solito, sprona i presenti parlando loro di giusti-
zia, del fatto che ci sia qualcuno che non vuole che tutti possano vivere degnamente e di
non riuscire a spiegarsi perchè, chiedendo a queste persone di parlarne con lui.

Il parroco inoltre, insieme a Lucia, che è riuscita a coinvolgere mamme, nonne e anche
qualche papà (vorrebbe fare una sorpresa a don Pino il giorno del suo compleanno) sta
organizzando uno spettacolo teatrale i cui protagonisti sono i bambini. È intitolato “Orlan-
dino alla conquista della città” e racconta la storia del prode Orlando, nipote di Carlo Ma-
gno, che con la sua astuzia e l'aiuto del mago Pipino (interpretato da don Pino) riuscirà a
smascherare il piano di Gano, consigliere di Carlo che vuole eliminarlo e sottrargli il trono.
Ogni settimana, al centro Padre Nostro, si tengono le prove e Lucia, che ha adattato la sto
ria, sistemato il testo e scelto i diversi personaggi, deve gestire una quindicina di bambini
(fra cui Francesco nella parte di Orlando, Riccardo in quella di Gano e la bambina con la
bambola, inserita nel gruppo da poco, nella parte di una donna della corte). La ragazza
chiede a Federico, che è andato di nascosto a vedere le prove dello spettacolo e le ha
portato il Canzoniere di Petrarca (dove sono raccolte le poesie che il suo autore preferito
dedica alla donna amata), di aiutarla e gli assegna il ruolo di Carlo Magno nello spettacolo.
In seguito Federico chiede al fratello di poter prendere la sua chitarra per insegnare a suo-
nare uno strumento musicale a Totò, un ragazzino di Brancaccio il cui sogno è di diventare
direttore d'orchestra, al quale da poi alcune lezioni (vedendo poi la gioia del bambino nel
cercare di suonare, decide di lasciargliela in prestito affinchè possa esercitarsi).
Il ragazzo cerca anche di convincere alcuni suoi amici a dare una mano a Brancaccio e
racconta loro che stanno organizzando una festa per il primo anniversario della morte di
Borsellino durante la quale si svolgeranno delle gare sportive, senza tuttavia ottenere un
riscontro positivo: tutti declinano l'invito inventando delle scuse. Questa volta anche Gian-
ni, il suo migliore amico che l'ha sempre difeso, non è d'accordo con lui e gli consiglia di
stare lontano da quel quartiere pericoloso. Federico confida all'amico di essersi innamora-
to di Lucia, di essere uscito dal piccolo mondo in cui era relegato e di aver scoperto grazie
ai bambini e a don Pino una realtà diversa e vera.
Il ragazzo invita Lucia a casa sua per sistemare il copione dello spettacolo e, dopo averle
mostrato tutti i suoi libri, le chiede quali siano le sue cinque parole preferite: la ragazza,
non rimanendo sorpresa della domanda, le scrive su un libro che poi mescola tra quelli
nella stanza. In questa occasione Lucia conosce la madre di Federico e Manfredi, che vie-
ne invitato dalla stessa allo spettacolo teatrale che stanno preparando.
Il 25 luglio è il giorno della festa intitolata “Brancaccio per la vita”, organizzata da don Pino
in onore di Borsellino un anno dopo la sua uccisione, grazie alle offerte delle persone del
quartiere (dato che i fondi promessi dalla Regione non sono arrivati).
Il pubblico è numeroso (c'è anche un giornalista), si tengono gare, giochi ed un professore
(Roberto), collega di don Pino, legge il discorso contro la mafia che hanno preparato insie
me. Quel giorno è memorabile: non si è mai visto tanta gioia a Brancaccio, gli operatori te-
levisivi riprendono tutto ed intervistano il parroco, che ne approfitta per ricordare che, no-
nostante siano trascorsi tre anni dalla richiesta, nel quartiere non ci sono ancora strutture
fondamentali come la scuola media, il distretto sanitario e giardini pubblici dove i bambini
possano giocare. Tra la folla Federico scorge anche il fratello, che in seguito si reca a casa
di Lucia per visitare il nonno malato, a cui consiglia dei medicinali per migliorare la sua
mobilità e la sensibilità. L'evento, le parole e la popolarità di don Puglisi, lo hanno però re-
so un incomodo pericoloso per la mafia. Per questo Madre Natura, che non vuole perdere
potere e il controllo del territorio, si incontra con u' Turco in uno scantinato, dove decidono
prima di intimidirlo con la violenza mostrandogli la loro forza e nel caso non si piegasse di
toglierlo di mezzo.
Un giorno Federico mentre si sta dirigendo a Brancaccio viene aggredito da un gruppo di
ragazzi più grandi di lui capeggiati da Nuccio, che dopo averlo picchiato gli intimano di non
farsi vedere mai più nel quartiere, lasciandolo a terra ferito. Viene trovato in quello stato da
Lucia e, dopo aver perso conoscenza, si risveglia in una camera d'ospedale, dove dice al-
la ragazza che lui non vuole lasciarla in quel quartiere, che deve andar via ed iscriversi
all'università. La ragazza gli risponde che non vuole andarsene perchè lì c'è la sua fami-
glia e, preoccupata per l'accaduto, dice a Federico di non recarsi più a Brancaccio e che
loro non dovranno più vedersi; subito dopo va via senza aggiungere altro. Il ragazzo viene
poi raggiunto anche dai familiari, che dopo essersi accertati che stia bene gli proibiscono
di tornare in quel quartiere. Una volta rimasto solo con il fratello, gli chiede poi di andare al
suo posto a insegnare a suonare la chitarra a Totò.
Nei giorni successivi riceve anche la visita di don Pino, che si scusa con i genitori ed è d'
accordo con loro sulla decisione di tenerlo lontano dal quartiere. Il parroco lo informa poi
che porterà i bambini al mare a Mondello e invita il ragazzo a raggiungerli se lo vorrà.
Durante la sua permanenza in ospedale Federico, sfogliando un libro di Kafka, trova le
cinque parole preferite scritte da Lucia quando è stata a casa sua.
Nel frattempo la ragazza incontra Serena, la sua migliore amica e si accorge che qualcosa
la turba. Lei allora le rivela piangendo di essere stata abusata da Nuccio e di essere incin-
ta: per questo ha intenzione di andar via da Brancaccio, abortire e lasciarsi tutto alle spalle
(Lucia, cercando di tranquillizzarla, la convince a parlarne con don Pino).

Arriva poi il giorno della gita a Mondello, a cui prendono parte anche Lucia e Federico.
Il ragazzo all'inizio spera di non incontrare qualcuno che conosce, vergognandosi per la
maleducazione dei bambini; poi vedendo Lucia, che si comporta in modo spontaneo e na-
turale, cerca di imitarla. Don Pino è impegnato ad insegnare a nuotare alla bambina con la
bambola, sostituendosi al padre, come le aveva promesso. Quel giorno Federico, parlando
con Totò, scopre che il fratello è andato a dargli delle lezioni di chitarra e che ha promesso
al bambino di regalargliela, se avesse continuato così. A fine giornata tutti i bambini saluta-
no e abbracciano Federico, che decide di non voler lasciare Lucia e che quindi tornerà a
Brancaccio per rivederla prima di partire per la vacanza con i genitori.
Il ragazzo, accompagnato dal fratello, torna nel quartiere per incontrare la ragazza, che è
impegnata con le prove dello spettacolo. Con il pretesto di farsi restituire il libro prestatole,
riesce a restare solo con la ragazza e le rivela di essersi innamorato di lei e che non vuole
lasciarla sola in quel luogo. Lucia allora (gli racconta la storia di Rita Atria, una ragazza
che apparteneva a una famiglia mafiosa a cui avevano ucciso il padre e il fratello e dato
che aveva cercato di allontanarsi da quell'ambiente ed anche incontrato Borsellino era sta-
ta ripudiata dalla famiglia, cacciata da casa e lasciata sola. Una settimana dopo l' uccisio-
ne di Borsellino si era suicidata, al suo funerale non aveva partecipato nessuno dei paren-
ti e addirittura la madre con un martello aveva rotto la fotografia posta sulla sua tomba) gli
dice gli vuole bene, ma che deve stare lontano da lei.
Le intimidazioni a don Pino continuano: un giorno è costretto a tornare a casa a piedi, per-
chè Riccardo senza farsi vedere e in cambio di denaro ha tagliato una ruota della sua auto
(la prima persona che il parroco incontra è proprio il bambino, che lo saluta con un sorriso
che lui ricambia). Quando poi arriva a casa viene aggredito da due uomini incappucciati,
che lo picchiano, minacciandolo con un coltello gli intimano di smetterla con le feste e le
interviste e lo lasciano poi sul pavimento. Quella sera prova molta solitudine, ma non per-
de la sua determinazione e con più cautela continua nella sua vita quotidiana.
Si dirige prima da Maria e cerca di convincerla a cambiare vita, dicendole di averle trovato
lavoro presso una signora anziana come badante; in seguito va a casa di Serena, che in-
sieme a Lucia lo sta aspettando per esporgli la sua difficile situazione e dopo averla ascol-
tata le dice che può far nascere il bambino e darlo poi in affidamento: in questo modo evi-
terebbe di infliggersi il dolore per aver negato una vita.
Federico parte poi al mare con i genitori e quando torna, a settembre, è desideroso di ri-
vedere Lucia per raccontarle della vacanza.
Don Pino si reca da Antonio, il preside della scuola in cui insegna e suo amico di vecchia
data, per dirgli che quell'anno a causa dei suoi impegni in parrocchia dovrà lasciare l'inse-
gnamento. L'amico si stupisce di tale decisione: non avrebbe mai immaginato che avesse
potuto rinunciare alla scuola e si accorge che in lui c'è qualcosa di strano. Gli sembra pre-
occupato e assente e insiste per fargli cambiare idea, promettendogli di concentrare le sue
ore di lezione in pochi giorni, così da lasciargli più giorni liberi. Don Pino prima di lasciarlo
chiede poi all'amico di pregare per lui in quanto ne ha bisogno.
L'uomo subisce poi un altro agguato: a tarda sera, mentre si trova in chiesa viene nuova-
mente picchiato. Quando Federico si reca da don Puglisi per dirgli che ha avuto dai genito-
ri il permesso di recarsi a Brancaccio accompagnato dal fratello e consegnargli la busta
contenente il denaro che sarebbe servito per il corso d'inglese (che ha deciso di donargli),
notando la ferita al labbro e un livido chiede all'uomo cosa gli sia successo. Il parroco cer-
ca di cambiare discorso e gli mente, dicendo prima che si è tagliato con il rasoio e in se-
guito di aver sbattuto camminando al buio, ma il ragazzo capisce che sono i segni di una
aggressione. L'uomo poi, prima di andare, rivolgendosi a Federico serio e con un'espres-
sione dura, gli fa promettere di non recarsi più da solo a Brancaccio e gli chiede di non la-
sciarlo solo. Il ragazzo non capisce quelle parole, resta perplesso e nei giorni seguenti ne
parla con Lucia: entrambi capiscono che stia nascondendo qualcosa e sono preoccupati
per lui, che pur intuendo di essere in pericolo, affidandosi a Dio, continua tuttavia nelle sue
opere quotidiane. Il 14 settembre, festa della Croce, celebra la messa per la comunità di
ragazze madri alle quali, portando l'esempio di Maria, cerca di infondere coraggio, dicen-
do che Dio non le lascerà sole e che attraverso l'amore è possibile superare la sofferenza
(tra loro c'è anche Serena, che capendo che si sta rivolgendo a lei, in lacrime gli sorride).
Quello stesso giorno, in riva al mare, Federico e Lucia si dichiarano il loro amore.

Il 15 settembre 1993, giorno del compleanno di don Pino, nel pomeriggio Lucia e i bambini
sono impegnati delle prove generali dello spettacolo che si terrà alla sera, per il quale c'è
molta agitazione e eccitazione. Tutti non vedono l'ora che arrivi il momento della pizza, or-
ganizzato dopo lo spettacolo per festeggiare il parroco e fargli una sorpresa (a Federico
oltre che il ruolo di Carlo Magno è stato assegnato anche quello del mago Pipino, che poi
don Pino interpreterà a sorpresa). Don Pino come al solito è molto occupato: ha celebrato
due matrimoni, partecipato ad una riunione per l'ennesima richiesta dei locali in via Hazon
e si è poi dedicato al corso prematrimoniale (riceve da una coppia un'offerta per il centro
Padre Nostro), dove sopraggiungono poi alcuni amici, che hanno portato un vassoio di
cannoli e cassatine per festeggiare il suo compleanno.
La sera, quando è ormai è buio, tornando a casa si ferma in una cabina telefonica e
chiama Maria: cerca di farsi promettere che cambierà vita e di convincerla a rivolgersi a
chi le ha indicato, dove sarà aiutata a trovare un lavoro. Si riavvia poi verso casa (l'ultima
persona che incontra è Riccardo, che gli augura un buon compleanno e gli dà due baci).
Davanti casa ci sono due macchine (non sono rubate dato la semplicità dell'atto) e quattro
uomini, che come lupi affamati lo stanno aspettando: 'u Turco, il Cacciatore, Nuccio e uno
sconosciuto. Sono quasi le nove e, arrivato vicino al portone, don Pino cerca nel borsello
le chiavi di casa, ma non fa in tempo ad entrare perchè due uomini gli sbarrano la strada.
Uno di loro, che non conosce, gli dice che è una rapina e, mentre lui sorridendogli gli ri-
sponde che se lo aspettava (quella visita e la morte), il Cacciatore gli spara alla nuca da
una distanza di venti centimetri, uccidendolo. Il sorriso di don Pino rimane impresso al suo
assassino tanto da non dargli pace e non farlo dormire.
(In punto di morte si rimpiangono le 5 cose più importanti della vita: non aver vissuto se-
condo le nostre inclinazioni, essersi dedicati troppo al lavoro, presi dalla competizione e
dai risultati a discapito di legami e relazioni, non aver trovato il coraggio di dire la verità,
non aver trascorso tempo con chi amavamo e infine di non essere stati più felici)
Don Pino muore con l'unico rimpianto di lasciare la propria città, gli amici e i suoi bambini.
Gli uomini di Cosa Nostra, come pianificato, gli rubano il borsello per simulare una rapina
e si rintanano poi in un magazzino di un'impresa di trasporti, dove organizzano la prossi-
ma azione: appiccare fuoco ad una tabaccheria. Frugando nel borsello non trovano bigliet-
ti segreti, ma solo qualche banconota, la patente (da cui staccano le marche da bollo, che
si dividono) e due buste: una contenente 50 mila lire e un biglietto di auguri con la scritta
“A don Pino, che ci ha trattati come un padre quando gli altri ci giudicavano e basta” e
l'altra (quella di Federico) sulla quale c'è la scritta “per Maria”, che contiene molti soldi e
che il Cacciatore mette in tasca senza farsi vedere.
La prima a trovare il corpo esanime di don Pino è la bambina della bambola, che ha prece-
duto gli altri, ancora impegnati nelle prove (alla quale hanno di nuovo portato via un padre)
e poi Mimmo, il poliziotto che abita al secondo piano dell'edificio in cui abitava anche il par
roco (quando torna a casa dopo una giornata di lavoro raccoglie i dati dalle sue attente os-
servazioni per costruire mappe del potere della delinquenza e la cui vicinanza dava sicu-
rezza al parroco), che al grido della bambina si affaccia dalla finestra ed interviene.
Quando gli altri bambini insieme a Lucia e Federico sopraggiungono, don Pino è già stato
portato via e viene detto loro che si è sentito male e che è stato portato in ospedale.
Mentre poi all'ospedale viene eseguita l'ispezione esterna post mortem, che ricostruisce le
ultime ore della vittima, a Brancaccio una tabaccheria viene incendiata.

Federico, Lucia e i bambini alla camera ardente si stringono vicino al corpo di don Pino, il
cui sorriso è rimasto sul volto. I bambini iniziano poi a recitare i versi del copione dello
spettacolo che stavano preparando per lui; Federico li guarda uno ad uno e nella sua men-
te, provando un grande dolore, ripensa ai momenti trascorsi con il parroco, ai suoi preziosi
insegnamenti e alle sue parole, che non aveva compreso: “non lasciarmi solo”.
Maria raggiunge il figlio Francesco, rimasto in piedi con le mani aggrappate al bordo della
bara, lo abbraccia e cerca di consolare il suo pianto; guardando poi il volto di don Pino ri-
risente la sua voce al telefono (la sua ultima telefonata, con la quale le chiedeva di promet
tergli che avrebbe cambiato vita). Il bambino poi prende dalla tasca una busta sulla quale
c'è scritto “per Maria” e la porge alla madre, dicendo di averla ricevuta da un grande uomo
riccio che non conosceva (il Cacciatore).
Fra tutti manca solo Dario, che è fuggito, si è rifugiato in un palazzo abbandonato e dopo
aver indossato le ali che ha costruito con i fogli per fare gli aquiloni, si lancia dal tetto cer-
cando di raggiungere don Pino. Nella notte a trovare il suo corpo è Riccardo, che piange
perchè si rende conto di aver contribuito all'uccisione di don Pino e non sapeva che il male
si potesse moltiplicare così rapidamente. Serena, non avendo più un punto di riferimento è
partita, lasciando per sempre il suo paese. La bambina della bambola ha abbandonato il
giocattolo regalatole dal padre ed è fuggita via, seguendo i binari fino a quando la stan-
chezza non l'ha sopraffatta; Il giorno dopo verrà ritrovata da Mimmo, addormentata accan-
to a ai binari, al quale dice che si sta dirigendo da suo padre, che abita alla fine dei binari e
si chiama don Pino.
Federico e Lucia ritornano dal corteo funebre ripercorrendo la strada in silenzio, come se il
corteo non si fosse interrotto e cercano di farsi forza a vicenda, decidendo di mantenere le
promesse fatte a don Pino.
Poi il ragazzo le legge la poesia che ha scritto utilizzando le loro dieci parole preferite.
Nuccio viene ucciso dai suoi stessi complici per aver preso delle iniziative e non aver obbe
dito agli ordini che gli sono stati impartiti (i soldi di Maria, la cresta sul pizzo e l'abuso di
Serena, figlia del negoziante di mobili). Il suo corpo viene poi in parte bruciato per render-
lo irriconoscibile e fatto ritrovare a un isolato di distanza dal luogo in cui è stato commesso
l'omicidio del parroco, affinchè tutti credano che il responsabile dell'accaduto sia un ladro
sprovveduto estraneo al paese o un tossico disperato. Nella semantica mafiosa infatti il ri-
trovamento di quel cadavere significa che è il colpevole dell'omicidio, dato che la mafia
non uccide i preti e rimette tutto in ordine (dove non arriva lo Stato arriva la Mafia).
Tutti i giornali parlano dell'omicidio di don Pino (ucciso a 56 anni dopo tre anni di servizio a
Brancaccio). Mimmo ha esaminato quanto accaduto dopo la morte dell'amico ed è certo
che l'esecuzione sia stata mascherata: infatti durante il corteo funebre si è accorto che in
una via, sulla porta della bottega di un corniciaio è appesa la foto di Totò Riina insieme ad
una nota famiglia di Brancaccio (questo sta a significare che l'ordine è tornato nel paese e
che la Mafia continua a mantenerne il controllo).
Le strade del paese si popolano di bambini, in cerca di giochi (come tirare sassi ai cani af-
famati, attirandoli con dei pezzi di carne) e Francesco è uno di loro, ma questa volta utiliz-
za la pietra che ha in mano per fare allontanare l'animale, salvandolo e dicendo poi agli al-
tri bambini che è scappato.
Dopo il funerale di don Pino, Federico insieme a Manfredi decide di andare a far visita a
Giuseppe, che ora è rimasto solo e piange, stringendo il libro che gli aveva portato don
Pino come se stesse stringesse il braccio dell'uomo, al quale dice che se vuole andrà lui a
trovarlo. Sa infatti che ora lui è tutto ciò che resta al ragazzo e ha anche promesso a suo
padre che un giorno avrebbe raccontato questa storia, che lo ha toccato profondamente e
ha cambiato la sua vita.

Hamil è un amico musulmano di don Pino: i due, nonostante professino due religioni diff-
erenti vanno d'accordo e l'uomo racconta al parroco un sacco di storie sulla sua terra.
- storia delle stelle marine: due amici tornano a casa e trovano sulla spiaggia migliaia di
stelle marine, trascinate fino a lì dalle onde del mare in seguito ad una tempesta. Uno
dei due di tanto in tanto ne raccoglie una e la rigetta in mare, salvandole così dalla mor-
te; esempio che don Pino fa a Federico per fargli capire ciò che tenta di compiere ogni
giorno a Brancaccio: salvare i bambini uno ad uno dalla strada e da Cosa Nostra, cer-
cando di garantire loro un futuro, un'educazione e la capacità di amare.
- storia della palma da dattero: chi semina datteri non mangerà mai i datteri della palma
piantata (poiché devono passare almeno due generazioni perchè dia frutti), ma in futuro
qualcuno lo farà e vi si riparerà all'ombra; esempio che don Pino fa a Federico per fargli
capire ciò che tenta di compiere ogni giorno a Brancaccio: lasciare un segno nel cuore
dei bambini affinchè in futuro possano seguire una vita onesta e cambiare in questo mo-
do la realtà del quartiere.

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