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PRIMA GIORNATA: Regina Pampinea

Introduzione: l’opera si apre con la descrizione della tragica situazione di Firenze oppressa dalla peste. I
morti per le strade, i lamenti, le urla, l’aria pesante rendevano la vita in città una continua sofferenza. Per
questo motivo sette nobili ragazze (Pampinea, Neifile, Filomena, Fiammetta, Emilia, Lauretta ed Elissa)
seguendo la proposta di Pampinea, decidono di fuggire dalla città e rifugiarsi in una villa in campagna dove
pensano di trovare allegria e di scampare alla peste. Coinvolgono in questa impresa anche tre giovani nobili
Filostrato, Panfilo e Dioneo. Così il giorno dopo giungono in questa bellissima casa con i loro servi e
stabiliscono che ogni giorno venga eletto un re o una regina che gestirà a suo piacere la giornata. La prima
regina è Pampinea che dopo aver dato disposizioni ai servi e agli amici decide che alla stessa ora per dieci
giorni ognuno racconti una novella che dovrà seguire l’argomento proposto dal re o dalla regina della
giornata. Il tema della prima è vario ed il primo ad incominciare è Panfilo.

1)Prima novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Panfilo Tema centrale: La capacità
delle parole di ribaltare le situazioni.

Schema narrativo: Musciatto Franzesi, mercante e usuraio di origine fiorentina, arricchitosi alla corte di
Filippo il Bello, re di Francia, deve lasciare la Francia per venire in Italia al seguito del fratello del re, Carlo di
Valois [detto anche Carlo Senzaterra - chiamato così dopo il fallimento della sua spedizione in Sicilia - il
quale era stato invitato da papa Bonifacio VIII a Firenze, con il pretesto di dirimere i contrasti fra Guelfi
Bianchi e Neri; ma al fine, in realtà, di favorire questi ultimi]. Ma Musciatto, dovendo lasciare a terzi i suoi
affari in Francia, non vuole partire prima di aver trovato qualcuno che si occupi di riscuotere dei crediti che
lui ha presso dei borgognoni, persone veramente di malaffare. Decide di affidare il disbrigo di questi affari
ad una persona di sua fiducia. Bisognava trovare qualcuno abile e spregiudicato, perché sapeva che i
borgognoni erano gente malvagia e sleale. Pensò che la persona più adatta fosse un certo Ser Cepperello da
Prato (che era notaio), che spesso egli ospitava a Parigi in casa sua. I francesi lo chiamavano con il
diminutivo di Ciappelletto (chiamato così perché i francesi sono in realtà convinti che il suo nome sia un
diminutivo di cappello). Ser Ciappelletto era il peggior uomo che fosse mai nato. Ser Ciappelletto si reca in
Borgogna e tratta egregiamente gli affari, ma si ammala gravemente. I due fratelli, presso i quali risiede
(due usurai), si preoccupano per la sua morte e sepoltura. Ser Ciappelletto era cattivo e malvagio, quindi o
non si sarebbe confessato, oppure, se si fosse confessato, nessun frate o prete gli avrebbe dato
l’assoluzione, dal momento che i suoi peccati erano orribili. Ciò avrebbe colpito sia gli interessi dei due
fratelli (perché i borgognoni avrebbero colto il pretesto che essi avevano dato ospitalità a un uomo così
malvagio per assalirli o ucciderli) sia la reputazione degli altri italiani in Borgogna (già malvisti per i loro
affari). Ser Ciappelletto capisce questa preoccupazione e li prega di chiamare un frate, al quale si confessò
in maniera così abile che finì con il farsi credere un santo. Il frate, colpito dalla santità di vita condotta
dall’uomo, gli chiese se dopo la morte gradisse di essere seppellito nel convento dei frati. Quelle sera
Ciappelletto muore, i frati gli fanno una veglia ed un funerale degni di un re e lo proclamano Santo.

2)Seconda novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Neifile Tema centrale: La
capacità di convinzione e la corruzione del clero.

Schema narrativo: La vicenda ha per protagonisti due mercanti: Giannotto, cristiano e Abraam, ebreo. I due
nonostante la differenza di religione sono legati da una profonda amicizia. Giannotto insiste a lungo con
l'amico per convincerlo a convertirsi al cristianesimo, ma questo, anche se attratto dalle motivazioni
dategli, rimane fedele alla sua religione. Abraam un giorno comunica a Gianotto che stava per compiere un
viaggio a Roma, per vedere da vicino lo stile di vita del Papa e del clero, e che se ne fosse rimasto colpito si
sarebbe fatto battezzare. Giannotto è convinto che, vedendo il comportamento vergognoso del clero,
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Abraam si convinca per sempre a non accettare la sua religione, perciò, cerca di trattenerlo. Abraam parte
per Roma e si accorge da subito della vita peccaminosa dei chierici e, tornato a Parigi, Giannotto ha ormai
perso ogni speranza. A sorpresa Abraam gli annuncia, invece, che nessuno potrà ostacolargli il battesimo
perché proprio durante il proprio viaggio si è accorto che lo Spirito Santo è con il Cristianesimo e con
nessuna altra religione, perché, pensa, solo in questo modo avrebbe potuto sopravvivere in mezzo a tanto
peccato e ad accrescere di giorno in giorno il numero dei fedeli, nonostante coloro che hanno il compito di
guidare il gregge facciano di tutto per disperderlo.

3)Terza novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Filomena Tema


centrale: L’intelligenza umana, capace di fulminee illuminazioni per uscire da situazioni imbarazzanti, e
l’ideale della cortesia e della signorilità nei rapporti umani.

Schema narrativo: Il Saladino, sultano di Babilonia, avendo speso tutto il suo tesoro in guerra e in liberalità,
aveva bisogno di denaro. Si ricordò del ricco giudeo Melchisedech, che prestava denari ad usura in
Alessandria d’Egitto, e pensò di rivolgersi a lui. Ma sapeva che era avaro e che non gli avrebbe mai dato il
denaro di sua spontanea volontà. Pensò allora di ricorrere l'astuzia, affinché riuscisse ad ottenere ciò che
voleva con un’apparenza di giustizia. Lo mandò a chiamare, lo fece sedere accanto a sé e gli chiese quale
delle tre religioni, fra la giudaica, la musulmana e la cristiana, fosse quella vera. Melchisedech intuì che il
Saladino voleva coglierlo in fallo, era molto astuto e capì subito che con una sua risposta poteva andare
contro il sultano. Aguzzò l’ingegno e raccontò la parabola dei tre anelli, con la quale riuscì a sventare
l’insidia nascosta nella domanda: infatti, come ebreo, non avrebbe potuto rinnegare la sua religione, né
indicare come vera la musulmana, che era la religione di Saladino, o la cristiana, incorrendo alla sua ira.
Raccontò che un tempo c’era un uomo ricco, il quale possedeva un bellissimo anello. Volendo lasciarlo ai
suoi discendenti, ordinò che quello dei suoi figli che l’avesse da lui ricevuto, fosse ritenuto suo erede e
quindi onorato e riverito dagli altri come capo della famiglia. Così avvenne dopo la sua morte e così andò in
seguito, di generazione in generazione, finché l’anello arrivò nelle mani di uno, il quale aveva tre figli belli e
virtuosi, tutti e tre amati ugualmente dal padre. Perciò, non volendo far torto a nessuno di essi, fece fare da
n valente orefice altri due anelli uguali al primo, erano così perfetti che perfino chi li aveva fatti non sapeva
più distinguere quale fosse il vero. Prima di morire, segretamente diede a ciascuno un anello. Dopo la
morte del padre, ciascuno di essi, credendo di essere l’erede, mostrò l’anello, e siccome gli anelli erano
perfettamente uguali, la questione resta ancora irrisolta. La stessa cosa si può dire delle religioni, date da
Dio ai tre popoli: ciascun popolo crede che la propria sia vera, ma la questione è irrisolta. Il Saladino fu
colpito da tanta saggezza e dall'intelligenza di Melchisedech, e lealmente gli rivelò la verità: coglierlo in
fallo, per impadronirsi del suo denaro, perché ne aveva bisogno. Melchisedech, colpito dalla lealtà del
Saladino, gli prestò il denaro, ch e poi il Saladino gli restituì, aggiungendo ricchi doni e onorandolo per
sempre come suo amico.

4)Quarta novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Dioneo Tema centrale: L’astuzia
dell’uomo e i peccati degli uomini di Dio.

Schema narrativo: In Lunigiana c’era un monastero benedettino e in questo monastero c’era un giovane
monaco. Il quale, un giorno, mentre passeggiava tutto solo in un luogo solitario, incontra una giovane e
bella ragazza. Il monaco fu assalito da un desiderio carnale e per soddisfare questi suoi “desideri”, la porta
con sé nella sua cella, in modo che nessuno potesse vederlo. E, mentre lui era trasportato da una forte
passione, l’abate passa dinanzi la cella. Ascolta le voci è i rumori e intuisce che in quella cella si trovava una
donna. L’abate pensò di entrare per punire il peccato che aveva commesso il monaco, ma decise di
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aspettare che il monaco uscisse dalla cella, per poter indagare meglio. Il monaco, però, capisce di esser
stato scoperto e, con una scusa, esce. Uscito il monaco, l’abate decide di entrare nella cella per parlare con
la ragazza, la quale, vedendo l’abate, per la vergogna, comincia a piangere. L’abate, come il monaco,
vedendo quella bella ragazza, non resiste alla passione carnale e decide di soddisfare il suo “desiderio”. La
giovane, che non era di ferro, si piega facilmente ai piaceri dell’abate. Il monaco aveva finto di andare nel
bosco, e quando vide l’abate chiudersi nella cella, capì che stava commettendo il suo stesso peccato.
L’abate, dopo aver dimorato con la giovane, ritornò nella sua stanza, e sentendo il monaco e credendo che
fosse ritornato dal bosco, pensò di rimproverarlo e punirlo. Il monaco gli fa capire di averlo visto
"intrattenersi" con la ragazza e allora l'abate deve soprassedere e insieme lasciano uscire la ragazza, che
rientrerà spesso al convento per il piacere di entrambi.

5)Quinta novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: FiammettaTema


centrale: L’astuzia femminile.

Schema narrativo: Il Marchese di Monferrato era famoso alla corte di Francia per le sue gesta valorose, ma
era conosciuta anche la Marchesa, considerata una delle donne più belle. Il re di Francia, ascoltando le
parole di un cavaliere, il quale continuamente elogiava la bellezza della Marchesa di Montefferrato, senza
averla mai vista, iniziò ad amarla. Il re di Francia (Filippo Augusto), dovendo partire per la crociata, decide di
partire da Genova, per passare dalla Signoria del Monferrato e far visita alla Marchesa, con l'intento di
soddisfare il suo desiderio, sapendo che non c’era il Marchese. Avvisata dell'arrivo del re, la Marchesa
capisce subito le sue intenzioni e si prepara ad affrontarlo. La Marchesa prepara un banchetto dove fa
servire solo galline. Il re, durante la cena, nota che tutte le pietanze sono cucinate con delle galline, e in
modo lieto si rivolge alla donna chiedendole se nel suo paese tutte le galline non hanno un gallo. A questa
battuta del re, la Marchesa lo fredda, facendogli intendere di aver capito le sue intenzioni e lo risponde
spiegandogli che lei è una donna proprio come tutte le altre e che non ha niente in più o in meno.
Naturalmente questo concetto viene espresso attraverso l’uso delle galline: una gallina seppur cucinata e
servita in vari modi o in tempi diversi resta sempre una gallina così come una donna per quanto notevole
possa esser la sua fama o la sua bellezza, o per quanto possa ornarsi e impreziosirsi, resterà pur sempre una
donna come se ne possono trovare in altre parti del regno e non solo nel Monferrato. Il re, udite queste
parole, capì la presenza delle galline, le quali nascondevano un significato, e dato che non era il caso di
usare violenza, decise di dare fine a questo amore disonesto. E senza più rivolgerle motti maliziosi, dopo
averla ringraziata per l’ospitalità, se ne andò.

6)Sesta novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Emilia Tema centrale: Battute
improvvise che fanno ravvedere e l'avarizia e la corruzione del clero.

Schema narrativo: Questa novella racconta di un valente uomo che, con una battuta divertente, diede una
lezione ad un prete avaro. A Firenze viveva un frate minore inquisitore, che si sforzava di apparire santo,
ma, si preoccupava di più degli affari dei ricchi piuttosto che degli affari dei peccatori. Per caso, un uomo
più ricco che intelligente, parlando con i suoi amici ed avendo bevuto troppo, disse che il vino, che stava
bevendo, lo avrebbe bevuto anche Cristo, tanto che era buono. Il frate venne a sapere del fatto e,
conoscendo la ricchezza di quest’uomo, volle istituire subito un processo contro questo, soprattutto per
trarne profitto, ma anche per accertarsi se avesse veramente detto quella frase. L’uomo, durante il

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processo, acconsentì al fatto e l’inquisitore disse:” Tu hai detto che Cristo era un ubriacone, ciò è molto
grave e per questo meriti il fuoco”. Con queste ed altre dure e provocatorie parole il frate accusava l’uomo

che, impaurito, gli diede parecchi soldi da utilizzare in opere di carità. Il gesto fu accettato talmente
volentieri che l’unica punizione inflitta all’uomo fu quella di portare sui suoi vestiti una croce gialla e nera,
andare a messa tutte le mattine e dopo la messa presentarsi dal frate all’ora di pranzo. Un giorno, mentre
l’uomo era a messa, sentì un vangelo che recitava:” Voi riceverete il centuplo quaggiù e successivamente la
vita eterna”. All’ora di pranzo l’uomo si recò dal frate il quale gli chiese:” Sei andato a messa?”, “Si” rispose
l’uomo. “Hai sentito qualcosa in cui non credi?” replicò il frate, “Io credo in tutto quello che sento durante il
vangelo, ma oggi è stata detta una cosa che mi ha commosso pensando alla brutta situazione vostra e di
tutti i frati quando raggiungerete l’aldilà” rispose l’uomo. “E quale sarebbe?” chiese il frate. Il vangelo dice:
“voi riceverete il centuplo” affermò l’uomo, e il frate stupito gli domandò: ”Questo è vero, e perché ti sei
commosso?”. L’uomo rispose: “Signore, da quando sono qui, vedo distribuire ai poveri uno o due grandi
pentoloni di brodaglia, se per ognuno di essi nell’aldilà ne avrete cento, ce ne sarà così tanta che voi
potreste affogare dentro”. Tutti i presenti risero e l’inquisitore si arrabbiò a tal punto che avrebbe voluto
istituire un altro processo, ma si pentì di ciò che aveva fatto e liberò l’uomo dalla sua punizione.

7)Settima novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Filostrato Narratore di 3°


grado: Bergamino Tema centrale: I racconti che fanno ravvedere e l'avarizia di cui è facile cadere vittime.

Schema narrativo: Questa novella racconta la storia del messer Cane della Scala, uno dei più grandi signori
che si conoscessero in Italia. Messer Cane della Scala aveva ordinato di preparare una festa meravigliosa a
Verona, e a quella festa giunge gente da ogni parte. Ma, all'ultimo momento, senza motivo, annullò la festa
e fece tornare tutti gli ospiti a casa. Tutti tornarono a casa, solo una persona, chiamata Bergamino, senza
che gli fosse data licenza, decise di restare, convinto di venire richiamato in poco tempo. I giorni passavano
e Bergamino non veniva chiamato, né cercato per svolgere il suo mestiere (novellatore di professione).
Bergamino cominciava ad intristirsi e a non riuscire più a pagare l'oste che lo ospitava. Un giorno messere
Cane lo vede, nota la sua malinconia e gli chiede di raccontargli una storia. Bergamino gli racconta la
novella di Primasso e dell'abate di Clignì. La novella raccontata da Bergamino era questa: il giovane
Primasso si reca alla corte dell’abate di Clignì, incuriosito dall’abate, dato che era giudicato un grande
uomo. L’abate di Clignì, preso da improvvisa avarizia, non voleva dare da mangiare a questo suo nuovo
ospite. Resosi conto della sua avarizia e scoperto che Primasso era un famoso scrittore, gli offre il pranzo e
lo riempie di doni. Messer Cane capisce ciò che voleva dire Bergamino e si rende conto che, come l’abate di
Clignì, era stato assalito dall’avarizia. Per porre rimedio a questo suo comportamento paga il conto di
Bergamino all'oste e gli da dei soldi.

8)Ottava novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Lauretta Tema centrale: Battute
improvvise che fanno ravvedere e l'avarizia dei nobili

Schema narrativo: A Genova viveva un uomo chiamato Messer Ermino de’Grimaldi, il quale era considerato
uno degli uomini più ricchi in Italia. Era l’uomo più ricco, ma anche l’uomo più avaro che fosse mai esistito.
Non era avaro solo con gli altri, infatti, nonostante le sue ricchezze, conduceva una vita misera, non
sperperava le sue ricchezze in vestiti, nel cibo o nel bere. Per questo motivo veniva chiamato da tutti,
“Ermino Avarizia”. Il quel periodo arrivò a Genova uno stimato uomo di corte, Guiglielmo Borsiere.
Guigliemo venne accolto e onorato da tutti i gentili uomini di Genova e, mentre si trovava in città, aveva
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udito molte cose riguardo la miseria e l’avarizia di messere Erminio e, incuriosito, voleva conoscerlo.
Messere Ermino, con parole gentili e amichevoli, accolse Guiglielmo Borsiere, e altri genovesi che erano con
lui, in casa sua. Ermino, dopo avergli mostrato la sua casa, chiese al suo ospite cosa far dipingere di mai
visto su una parete. Guglielmo gli consigliò di far dipingere la Cortesia. Ermino, udite quelle parole, provò
una gran vergogna. Quelle parole mutarono completamente i suoi pensieri e da quel giorno divenne l’uomo
più generoso di Genova.

9)Nona novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Elissa Tema centrale: Battute
improvvise che fanno ravvedere e la viltà.

Schema narrativo: Durante il regno di Guido di Lusignano, accadde che, una donna di Guascogna, andata in
pellegrinaggio al Santo Sepolcro, venne villanamente oltraggiata a Cipro da alcuni uomini scellerati, mentre
ritornava a casa. La donna, per alleviare il suo dolore, voleva andare dal re e chiedere al sovrano di punire i
suoi oltraggiatori; ma le anticiparono che era inutile, perché al re non importava nulla, infatti, era
considerato un vile che lasciava oltraggiare persino la propria persona. La donna, udendo questa cosa, era
disperata e, per cercare di alleviare questa sua sofferenza, pensò di colpire l’incapacità del re. Arrivata
dinanzi a re, piangendo disse: “ io non vengo dinanzi a te in cerca di vendetta per l’ingiuria che ho ricevuto,
ma in compenso ti prego di insegnarmi in che modo tu sopporti le offese subite, in modo che io possa
sopportare la mia”. Il re, ascoltate quelle parole, si rese conto che era stato troppo pigro e vile. Divenne il
più severo persecutore degli oltraggiatori, punì chiunque osava oltraggiare l’onore della sua corona.

10)Decima novella Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: PampineaTema


centrale: L'abilità di schernire.

Schema narrativo: A Bologna viveva un medico di grande fama, chiamato maestro Alberto. Nonostante la
sua età, non allontanò mai la fiamma dell’amore: infatti, si innamorò di una bellissima donna vedova,
Malgherita dei Ghisolieri, la quale conobbe ad una festa. Cominciò, pertanto, ad andare tutti i giorni, o a
cavallo o a piedi, davanti alla casa della donna. Malgherita, insieme ad altre donne, comprese il perché di
quel continuo passare, e insieme alle amiche iniziò a motteggiarlo, dato che la divertiva vedere un uomo
anziano innamorato; riteneva che la passione fosse un sentimento solo dei giovani. In un giorno di festa,
vedendo maestro Alberto nelle vicinanze, lo invitò nella sua abitazione. Il vecchio medico, però, si rese
conto che l’invito era una sorta di beffa. Capì che Malgherita e le sue amiche volevano motteggiarlo. Il
maestro Alberto rispose alle insinuazioni delle donne e diede loro una lezione sull’amore: l’amore degli
anziani non è qualcosa di ridicolo, anzi, è molto più maturo e profondo di quello dei giovani. Così la donna,
non avendo considerato le qualità della persona che voleva punzecchiare, si ritrovò punzecchiata.

Conclusione della prima giornata Era quasi sera, quando le novelle delle giovani donne e dei tre giovani
erano terminate. Pampinea, terminata la giornata, nomina come regina della seconda Filomena. Filomena,
dopo aver organizzato la giornata, diversamente da Pampinea, stabilisce il tema delle novelle:”chi da
diverse cose infestato, sia oltre la speranza riuscito a lieto fine”. Dioneo chiede il permesso di raccontare
novelle senza attenersi al tema, e chiede anche di poterle raccontare senza seguire un ordine. La brigata
acconsente a questa richiesta. Arrivata l’ora del desinare, Filomena ordina che si danzi. Emilia canta la
ballata: “Io son sì vaga della mia bellezza”. Finita questa ballata, la brigata torna nelle sue stanze per
riposare.

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