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Gori Valentina Cristina

ITALO CALVINO
(esame orale Becchereti)
1/05/17
Calvino non ama parlare della propria storia personale... ha sempre tenuto la propria storia
il più possibile distante dalla propria biografia intellettuale. Ma è generoso nel presentarsi
come autore. Autoesegesi della propria acrittura, informazioni molto ampie sulla propria
attività di scrittore,quindi vi è un autobiografismo intellettuale. Era un lettore di grande
ampiezza. Calvino cresce in una famiglia con una impostazione culturale scientifica e laica.
Il padre è un agronomo,la madre è una scienziata naturale; entrambi i genitori
provengono da una cultura scientifica. È nativamente laico,è l'unico del proprio liceo per
cui la famiglia chiede l'esonero dal l'insegnamento della religione cattolica. Scelta molto
contro-corrente;lo esclude dalla comunità. Adolescenza che si fonda su un'analisi razionale
e scientifica delle cose ed una educazione familiare anticonformista. Alla fine degli studi
medi superiori si iscrive alla facoltà di agraria.Ma capisce che non è proprio la sua
vocazione seguire le orme dei suoi genitori. Nasce nel '23. Nel '43 dopo l'8 settembre decide
di arruolarsi come partigiano,scelta fondamentale perché l'esperienza della resistenza è
fondamentale per la propria scrittura. Dopo si iscriverà alla facoltà di lettere a
Torino,facendo dei lavoretti come facchino presso la casa editrice Einaudi. In poco tempo
conquista l'amicizia di Cesare Pavese ed entra a lavorare per la casa editrice come
consulente editoriale. Ha una passione per il cinema,soprattutto quello d'avventura. In
'biografia di uno spettatore' racconta di sè e della sua passione per il cinema. Matura una
passione per i film Americani. Si arruola nelle brigate Garibaldi e dopo la fine della guerra
si iscriverà subito al partito comunista e farà attività politica defilata per una decina
d'anni,che testimonia un impegno di partecipazione e ricostruzione di una nuova Italia alla
fine della guerra. Il primo romanzo che pubblica si dà un'immagine della
resistenza,possiamo inserirlo nel neorealismo (1946),scritto tutto d'un fiato. Lo fa leggere a
Pavese che ne è cosnquistato e lo convince a pubblicarlo in una collana prestigiosa, "i
Coralli". Il romanzo in questione è "Il sentiero dei nidi di ragno". Ne viene fatta una
ristampa nel giro di pochi mesi,l'edizione definitiva esce nel 1964. '47,'54 e definitiva nel '64.
Tre edizioni. Questo romanzo non è un racconto autobiografico. La sua tensione è evitare
qualsiasi compromissione diretta con quello che scrive,anche se il romanzo parla della
resistenza e lui ha combattuto sulla riviera di Ponente. Si rende conto che non gli riesce
raccontare l'esperienza in prima persona. Fa una scelta originale perchè non solo racconta
in terza persona e spersonalizzare il racconto;compie un ulteriore allontanamento da sè ma
scegliendo come protagonista un ragazzino di 10 anni,un abbassamento del livello dello
sguardo;ha una percezione limitata di quello che gli accade intorno,si trovo coinvolto in
questa avventura come se si trovasse in una favola è tutto ha una dimensione più che
realistica, fantastica. Scelta anomala nell'ambito del neorealismo resistenziale ma che non
esclude aspetti realistici che pur attraverso l'occhio straniato di questo ragazzino
emergono,deprivati di ogni tensione ideologica. Non c'è un'impostazione ideologica. È un
bambino particolare,un orfano,di cui si prende cura la sorella maggiore,chiamata 'la nera'
che nel 'carruggio lungo' vive facendo la prostituta e mantiene dei rapporti continuativi
con un marinaio tedesco. Un'infanzia problematica,ibrida tra la sua età che lo porterebbe a
cercare amicizie con altri ragazzi,ma rifiutato perché le madri non hanno piacere che i figli
giochino con il fratello di una prostituta. Quindi cerca contatto con gli adulti,frequenta le
osterie;nasce dalla sua percezione di una solitudine e dal bisogno di integrazione.
L'avventura di Pin,il protagonista,parte da un'osteria. Qui si ritrovano alcuni abitanti del
carruggio ed un estraneo sta cercando di costruire un gruppo di partigiani,il 'signor
comitato'. Lui ci si vuole mettere in mezzo. Per partecipare a queste questioni deve rubare
la pistola,la ruba al marinaio tedesco. Ma era una scherzo fatto a lui. Tiene comunque la
pistola e la nasconde in una riva scoscesa che va verso il torrente lungo il quale fanno i nidi
i ragni,'il sentiero dei nidi di ragno'. Scava una buca e nasconde la pistola. Quando torna in
paese il tedesco si rende conto che gli hanno rubato la pistola con tutto il cinturone.
Quando Pin arriva con addosso il cinturone,lo arrestano e lo portano in commissariato per
interrogarlo. Viene picchiato ma lui non parla,anzi si mette a strillare e lo sentono
dappertutto,arrivando al punto di lasciarlo fare. Lo rinchiudono in cella ed incontra 'lupo
rosso' , un giovane partigiano,che lo fa fuggire. Ma la mattina seguente lupo rosso lo lascia
da solo,pensava di aver trovato un amico. Ma incontra 'Cugino' che vedendolo smarrito è
solo lo porta con sè in collina. Entra in un gruppo di partigiani il cui comandante si chiama
'Il biondo'. Pin non ha però la percezione concreta di quello che succede,ma ha un certo
intuito e conosce quello che è il sesso è tanti tipi di atteggiamenti. Qualcosa incrina la
facciata del combattimento,percepisce la tensione erotica tra il biondo e l'unica donna del
distaccamento,'la giglia' ,moglie del partigiano cuoco. Ma i partigiani non combattono per
un'idea,ma per circostanze individuali alla ricerca di un riscatto da qualche situazione
estranea al movimento nella sua idealità. Leggendo ciò che Pin vede si percepisce
questo,una dimensione antieroica,con il comandante che non crede assolutamente nella
lotta ma è preso da questa donna,al punto che manda i propri combattenti da
soli,rimanendo solo con lei,usando la scusa che sta male. Quando le truppe rientrano dalla
missione si lascia sfuggire che il biondo era stato con la Giglia,si scatena una lite verso il
comandante che lo allontana dal gruppo. Lo riprende con sè il Cugino,finalmente una
protezione,un adulto che si prende cura di lui,ma Cugino deve portare a termine una
missione,di regolamento dei conti,nei confronti non solo dei fascisti,dei repubblichini
(Saló) contro i partigiani,ma anche con i collaborazionisti,chi aveva collaborato coi
fascisti,ed anche le donne che si erano compromesse con tedeschi o fascisti. La punizione
più leggera era quella della rasatura a zero,e l'esibizione di quelle che si erano
accompagnate a fasciste o tedeschi. 'La nera' deve essere regolata da Cugino,che però non
ha armi. Gliela dà Pin. I partigiani alla fine della guerra dovevano riconsegnare le armi.
Cugino parte in città con la pistola di Pin quindi. Torna subito. Pin pensa che sia andato a
puttane,Cugino risponde che gli ha fatto schifo ed è tornato subito,si pensa che abbia
ucciso 'La nera'. Pin e Cugino diventano amici. Fine della trama. il libro è testimonianza di
una tensione morale anche se non è ideologicamente impostato. Vi è gusto letterario. Non
c'è soltanto una componente di vissuto,clima di un'epoca,vi sono anche dei modelli letterari
cui fare riferimento per sottolineare che anche i contenuti nati sotto questo clima hanno
un alto valore letterario. Prima di un fatto d'arte è un'esplosione di recuperare la parola
dopo anni di censura. Immediatezza di comunicazione tra scrittore e pubblico,ci si
strappava le parole di bocca. Annullamento della distanza tra lettore e scrittore,si parla
delle stesse cose. Universalità di contenuti. Calvino sottolinea peró che dietro tutta questa
massa di storia e avventure,non era oggetto solo di documentazione e informazione ma
esprimere la carica esplosiva di libertà di ESPRIMERE E NON DOCUMENTARE.
Esprimere noi stessi,tante cose che si credeva di essere. Nell'introduzione Calvino affronta
molti temi,insiste sulla letterarietà. Riprende Verga,Vittorini e Pavese ('Paesi tuoi' sta alla
spalle a livello letterario del 'Sentiero dei nidi di ragno'). Si colloca avventure nei paesaggi.
La Resistenza è quasi vista come un romanzo di avventura. Pavese sottolineô la
particolarità di questo testo come esempio di realismo a carica fiabesca. Etichetta a cui
Calvino avrà paura di restare agganciato. Tutta la vicenda si sviluppa sulla struttura di una
fiaba. Un personaggio debole (Pin) con una percezione limitata della realtà,sottoposto ad
una prova ed una volta superata sottoposto ad una serie di avventure. Romanzo picaresco.
Il picaro è un orfano che se la deve cavare nel mondo degli adulti grazie alla propria
astuzia. Sia Vittorini che Pavese trovavano un punto debole,rappresentato dal capitolo
nono, spurio rispetto al resto. L'unico momento in cui si fa carico di una dimensione
ideologica e una tensione morale. Quando nel '64 ripubblica il romanzo non sa se togliere o
meno questo 9* capitolo,identificato come qualcosa di debole,anche perché dopo quasi
venti anni l'ideologia è cambiata. Qui vi erano le riflessioni teoriche del commissario
Kim,gli consigliarono un taglio netto del capitolo i lettori. Ma tenne duro. Il libro era nato
così e ce lo lasciô. Il libro deve essere testimoni zia di quel clima ed io così lo
ripropongo,pensó Calvino . Dialogo tra il commissario Kim (a cui è dedicato inizialmente il
romanzo),il nome di battaglia di un giovane partigiano,studente di medicina e
Ferriera,comandante. Ferriera è un operaio,per lui la guerra partigiana è una cosa giusta e
corretta. Ideologicamente ferrato,che ha maturato coscienza politica. Kim ha una
formazione borghese,ha un desiderio di logica ed ha molti interrogativi di soldi. Kim ha
l'aspirazione di fare lo psichiatra. Loro due sono portatori di due posizioni diverse della
resistenza. I due si incontrano in un distaccamento dei partigiani e discutono
sull'opportunità di mantenere questo gruppo.

2.05.2017
Calvino stesso riteneva il capitolo IX come distaccato, rispetto alla linea non ideologica
adottata dal romanzo. Questo capitolo gli appariva ancora nel 1964 come una prefazione
zeppata in mezzo al romanzo, questo espediente venne criticato anche allora, ma ripropone
il libro nello stesso modo, ritiene il capitolo IX fondamentale come documento di un clima
storico e culturale. Ne avevamo già iniziato a parlare, di due personaggi laterali del
racconto, Kim e il comandante Ferriera, abbiamo già visto la differenza sociologica tra i
due. il distaccamento partigiano nel quale si trova Pin sono antieroici, sono combattenti per
ragioni personali e non per un ideale politico. Ferriera li definisce ‘mele marce’, partigiani
sicuramente poco consoni all’idea di una lotta per la liberazione. Ferriera contesta che
queste mele marce siano riunite in un unico gruppo che potrebbe aumentare la loro
inaffidabilità con un comandante che non è interessato ad una propria battaglia
antifascista, bensì è interessato a conquistare la moglie del cuoco. Mentre Kim ribadisce che
la scelta di riunirli non è stato uno sbaglio, ma una sorta di vero e proprio esperimento di
carattere psicologico e sociale. Distribuirle nei vari distaccamenti poteva avere un’influenza
negativa, mentre unirle nel solito gruppo garantiva un controllo migliore. Kim cerca di
spiegare a Ferriera le sue ragioni : ogni uomo combatte per qualcosa, ha il proprio furore e
il proprio dolore da risarcire. L’importante è che questa ansia di riscatto non è un’energia
spesa individualmente, ma è collettiva, somma l’energia in un’unione, ugualmente uniti,
viene incanalata per un fine positivo. ‘Queste persone non vogliono sentire parlare di ideali,
sono buoni tutti ad averli […]’
Mentre Ferriera sa per cosa combatte, per i valori del comunismo, mentre gli altri sono
spinti a combattere per cose concrete ( pag 104 ). Kim e gli altri sono nella storia dalla
parte del riscatto, per costruire un’umanità senza più rabbia, serena, un’umanità in cui si
possa non essere più cattivi. L’altra è la parte dei perduti furori ed ingiusti, non servono a
liberare, ma a perpetuare furore ed odio, un odio anonimo negli occhi. E’ un capitolo molto
impostato ideologicamente, che stona in un romanzo come questo, filtrato attraverso la
prospettiva di un ragazzino di dieci anni che vive questo episodio della sua vita con lo stesso
spirito di un personaggio picaresco, non capisce le dinamiche che gli stanno intorno. E’
importante per capire il Calvino di questi anni, spinto dall’impegno fa attività politica e si
iscrive al partito comunista, ma testimonia la tensione etica di questi anni, che negli anni
’50 cercherà di trovare la propria strada. Sempre in questa prefazione affronta altri temi :
come il rapporto lingua – dialetto , il recupero del dialetto nel linguaggio. Calvino
sottolinea che nel romanzo ha utilizzato questa ricerca di espressione dialettale che è
abbastanza evidente, come i riferimenti a modi di dire e al lessico ligure. Un altro aspetto
importante è quello dell’aspetto espressionistico di questo testo, soprattutto laddove
descrive i partigiani , descritti con una forte tendenza a caricare in senso fisico questi
personaggi, è un modo di forzare la realtà. Il carattere descrittivo, cronachistico che viene
definito al neorealismo in realtà si può trasformare in una forma di neoespressionismo,
deformare la fisionomia, contraffarle, in modo da rendere questi personaggi già di per sé
negativi, di mostrarli nella negatività, dove Calvino diceva di trovare un senso poetico. Non
è un romanzo realistico in senso scritto : dice di aver provato rimorso nei confronti della
realtà che aveva vissuto e dei ragazzi con cui aveva vissuto, perché non sono quelli descritti
nel romanzo. Non vuole dare un’immagine oggettiva della Resistenza, dà un’immagine
espressionista della Resistenza, crea una sua immagine dei partigiani. Ne dà un’immagine
volutamente deformata, della quale si sente responsabile : ‘le persone vere che conoscevo
non erano così’. Non tornerà quasi mai più su questo tema, la Resistenza di Calvino si
esaurisce nel sentiero dei nidi di ragno. Calvino si interroga sul posto che questo romanzo
ha nel contenitore ‘letteratura della Resistenza’, questo romanzo che non lo è, che è solo
ambientato in quel momento, a metà tra realismo e fiabesco. Calvino avverte una
responsabilità per un tema così impegnativo per un giovane, ha 24 anni quando esce il
romanzo, ma sapeva di essere testimone di un grande momento storico della storia del
nostro paese. Lo definisce un esempio di letteratura impegnata nel senso più ricco e pieno
della parola. La sfida che Calvino fa questo romanzo si dirige verso due bersagli polemici : i
rifrattori della Resistenza che sottolineavano gli sbandamenti della gioventù postbellica, la
difficoltà di stabilire una nuova italianità, il riadattarsi ad una vita normale, adattarsi alle
legalità. Tutto questo creò delle diffidenza, delle distorsioni dell’interpretazione della
Resistenza. Dall’altra la tendenza opposta, trasformarla in una sorta di immagine eroica
assoluta, celebrarla in maniera quasi mitologica. Da questi due poli contrapposti, Calvino
sceglie di scrivere un testo che si pone in una zona franca, cercando di contrapporsi sia
all’una che all’altra visione della Resistenza : ‘Ah sì, volete l’eroe socialista? Volete il
romanticismo rivoluzionario? E io vi scrivo una storia di partigiani in cui nessuno è eroe
[…]’ inserisce nel processo storico i suoi personaggi accanto agli altri, non sarà una
Resistenza eroica ma vittoriosa. Calvino sottolinea di essere consapevole del fatto che si
tratti di un’opera letteraria, non è un documento, è pur sempre un romanzo ed opera di
finzione. In quanto opera letteraria non può non avere alle spalle la letteratura, ha dietro di
sé altra letteratura, entra quel patrimonio di letture che costituiscono l’esperienza dello
scrittore. ‘Ogni esperienza di vita per essere interpretata chiama certe letture e si fonde con
esse’ che i libri nascano sempre da altri libri è una verità in contraddizione, i libri nascono
dalla vita pratica e dai rapporti tra gli uomini. L’introduzione del 1964 è di vent’anni dopo la
pubblicazione, quando ormai Calvino ha sviluppato una sua idea di poetica, adesso riesce ad
auto leggersi, con la coscienza e consapevolezza di uno scrittore ormai maturo. ‘La
letteratura è un modo per interpretare la vita’ : i libri nascono da altri libri e dalla vita
pratica, vi è un osmosi continua, sono due elementi inscindibili. Diventerà fondamentale
nel suo testamento, ‘Lezioni americane’. Attraverso i libri si interpreta la propria stessa
realtà. Fa nomi di chi lo ha ispirato, come Hemingway, che aveva scritto Per chi suona la
campana, un romanzo sulla resistenza spagnola. La letteratura americana dei grandi
romanzieri , nomi in ambito italiano, cita Pavese, Vittorini , Verga ed i Malavoglia. Cita
scrittori presenti nelle sue letture. Discute della scelta del protagonista, le ragioni le
abbiamo già dette, ci rimane da dire che questo tratto dell’introduzione Calvino sottolinea
oltre l’esigenza di spersonalizzazione del racconto, un’affinità con il personaggio di Pin, non
è soltanto un occhio altro attraverso il quale raccontare la propria esperienza : Pin gli
assomiglia, il suo rapporto con la guerra partigiana corrispondeva a quello intrattenuto da
Calvino con la Resistenza, trova un’affinità, che consisteva in questo senso di inferiorità,
nei confronti degli altri all’interno della lotta partigiana. L’inferiorità di Pin bambino nei
confronti della comprensione del mondo dei grandi era la stessa che provava Calvino in
quanto borghese, un senso di non inclusione, come Pin si sentiva estraneo, lo stesso senso di
difficoltà di comprensione dice Calvino di averlo percepito in sé come borghese nei
confronti dei compagni che provenivano da altre classi sociali. Si domanda quale romanzo
sia stato più rappresentativo di quel periodo, il bilancio non è molto confortante, sebbene
l’esplosione di memoriali e documenti, l’unico romanzo per Calvino , che contiene la
Resistenza in tutti i suoi aspetti, il libro che la sua generazione voleva fare, era ‘Una
questione privata’ di Fenoglio, romanzo uscito l’anno prima , nel’63. Perché è considerato da
Calvino il vero romanzo della resistenza? ‘E’ un romanzo di follia amorosa e cavallereschi
inseguimenti, come l’Orlando furioso e nello stesso tempo c’è la resistenza, proprio
com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni
limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più
impliciti, e la commozione e la furia […]’ e’ un romanzo costruito su un grande modello
letterario , quello della ricerca, un movimento continuo dove non ci sono complicazioni di
carattere psicologico, attraverso il racconto di una questione personale e privata si racconta
della Resistenza, il racconto di Fenoglio, non è a caldo, si matura nel tempo, l’esperienza
della Resistenza è stata assorbita dalla memoria, Fenoglio non ha avuto bisogno di capitolo
per veicolare i valori della Resistenza, ma attraverso la finzione, la fantasia. ‘Figure rapide e
tutte vive’, la rapidità è un valore del terzo millennio, niente indugi di carattere psicologico,
reali nella loro funzionalità, un libro di parole precise e vere. E’ un libro assurdo e
misterioso. La conclusione di questa prefazione è molto spiazzante : ‘questo romanzo è il
primo che ho scritto’ (Calvino utilizza molto spesso questo per introdurre) sarebbe bene
non scriverlo mai, perché? Quali sono le ragioni? : il primo libro già ti definisce, mentre tu
sei ancora lontano dall’esser definito. ‘La sindrome sentiero’ secondo Francesca Serra
accompagna Calvino per il tutto il suo percorso di narratore’, superare le esperienze via via
maturate, l’ansia di sperimentare sempre nuove vie, scrollarsi l’immagine di sé come autore
che provenivano dai suoi libri. Quando Calvino portava a compimento un’opera narrativa
cercava di non ripetersi mai, aveva paura di rimanere ingabbiato in un’immagine di
scrittore per tutta la vita, voleva liberarsi dalla costruzione dell’immagine di sé. Scrivendo il
primo libro ci si priva di una libertà che si vive una volta sola, quella di cominciare, non si
ha più l’inizio, il momento della massima liberta. Al momento in cui si inizia qualcosa, la
cosa iniziata ti condiziona, è un concetto molto importante, perché l’ultimo romanzo di
Calvino si fonderà proprio su una collezione di inizi. Calvino rifiuta ogni forma di
autobiografismo, gli interessa l’immagine che emerge dai libri. Con questa prima
immagine dovrai sempre fare i conti : confermarla, smentirla, etc. non riuscire a liberarsi
mai dall’immagine di scrittore derivata dal primo libro. L’altro punto su cui Calvino riflette
si lega al tema della memoria : è chiaro che alla base del romanzo c’è stata un’esperienza
vissuta che è stata trasfigurata, riversata sulla pagina scritta, da mondo reale è diventato
mondo scritto. La memoria di quell’esperienza si è fatta nero su bianco: da quel momento si
è fissato una parte del ricordo, del racconto, una volta che la parte del ricordo è divenuta
concreta ha respinto nell’indefinito tutto il resto. La memoria ha fatto violenza su se stessa,
tutto ciò che è rimasto fuori dal racconto, si è perso. La memoria di Fenoglio viene definita
fedele, la sua non si è confermata , si è reso conto di aver perso la memoria di quel vissuto.
Per questo dice che avrebbe fatto meglio a non scriverlo, il libro non lo consolerà mai di ciò
che ha distrutto scrivendolo.

3/05/17
Il sentiero dei nidi di ragno non fa riferimento in maniera diretta al contenuto del romanzo
luogo segreto in cui Pin si rifugia allontanandosi dalla realtà della propria vita i ragni sono
bestie schifose, quasi simbolo della realtà rivoltante in cui Pin si trova titolo legato a un
sostrato ''ansia di purificazione'', ansia di purezza percezione della negatività della realtà.
Scrive dei brevi racconti prima del Sentiero dei nidi di ragno, che però non vengono
pubblicati a causa del rifiuto da parte di Einaudi (43-46) ammirazione per Zavattini.
Dicotomia dello scrittore negli anni 40: 8 settembre 1943 l' armistizio non accetta di essere
arruolato, si nasconde per non entrare nell'esercito, fa il partigiano e questo interromperà i
suoi studi di agraria
47 Ultimo viene il corpo; 30 racconti brevi diversità tematica (Resistenza, mondo ligure,
etc)
opera di montaggio di racconti, raggruppamento di racconti per gruppi (3 raccont similari,
stessa tematica); schema ternario, criterio tematico/similarità
Lezioni americane: 5 conferenze autocommento due tempi dell'opera di Calvino aggiusta,
cambia, sperimenta nuove strade 1963 punto di svolta

La giornata di uno scrutatore: distinzione fra primo e secondo tempo testamento che
chiude una stagione, aprendone un'altra 47-63 primo tempo cerca la propria strada in due
direzioni, che danno origine a due/tre linee narrative diverse
L'entrata in guerra, 54: raccoglie tre racconti lunghi di carattere autobiografico avventure
vissute con alcuni compagni di liceo nel periodo 36-39, prima della guerra Calvino rifiuterà
questo libro, considerandolo fallito, dato che la strada autobiografica non fa per lui
avventura, vicenda, esternodal 48 al 62 lavora a tre progetti di romanzo (resteranno
incompiuti).
Il bianco veliero, La collana della regina, I giovani del Po
I giovani del Po
pubblicati alcuni capitoli sulla rivista di Pasolini, ''Officina'' romanzo di tipo generazionale
rappresentare la storia della sua generazione, i ragazzi del 23 problemi del realismo
socialistauscire dall'immagine di sè come scrittore 54 gli viene proposto di lavorare ad
un'antologia di fiabe tradizionali popolari italiane, dato che in Europa si stava diffondendo
questa raccolta di fiabe di ogni paese riscoperta delle tradizioni popolari, del dialetto, della
cultura aiuto di Pucchiara (antropologo) lavora su una tradizione di fiabe scritte, le quali
sono scrite in dialetto -> traduzione, trasposizione dal dialetto in italiano (lingua nazionale)
certe fiabe si ripresentano nella tradizione, quindi ne va scelta una
Vladimir Prop, Morfologia della fiaba
corrente teorica del formalismo russo (nato in Russia negli anni 30, poi in Francia nel
dopoguerra) -> spostamento teorico, attenzione fondata sull'analisi del testo letterario nelle
dinamiche interne, rapporti strutturali che governano il raccontare che siano costanti,
smontaggio dei meccanismi narrativi; testo come insieme di relazioni strutturali che
presenta elementi costanti e altri variabili
studio delle forme della fiaba estrae dalle fabie russe le strutture di base ogni fiaba, nella
sua variante, si fonda sulle stesse funzioni narrative (all'interno, la storia si struttura su
funzioni generali, astratte, riempite poi dai personaggi).
Pin deve rubare la pistola
elemento magico dichiara l'importanza delle fiabe
fiaba come travestimento fantastico della vita reale, metafore dell'esistenza
l'io si confronta con il mondo esterno
52 Il visconte dimezzato
racconto fantastico, assurdo
visconte che va in guerra contro i turchi, durante uno scontro viene divisio in due da una
palla di cannone; le due metà sopravvivono, una è buona e l'altra è cattiva a Terralba, torna
prima la metà cattiva. Negli anni 50, due direzioni - narrativo-fantastica

Il visconte dimezzato, Il barone rampante (57), Il cavaliere inesistente (59)


60, raccolti in un unico volume, trilogia, ''I nostri antenati''
preceduti da una luuuunga introduzione, che serve a dare un significato+unitarietà
''racconti verdi'', fantastici
- narrativo-realistica
''racconti grigi'' -> La formica argentina (52), La speculazione edilizia (57), La nuvola di
smog (59), La giornata di uno scrutatore (63) (non entra nella raccolta)
Cronache degli anni 50
non più grande romanzo, ma testi più brevi.

8/05/17
Nell'estate del 1951 a Calvino viene in mente di scrivere una storia (Il visconte dimezzato)
e la manda a Vittorini, iniziando a pubblicarla. La decisione di Vittorini lascia perplesso
Calvino. Ha paura che questo libro lo inganni. Calvino non ha nessuna intenzione di dare
di se questa immagine.
Calvino si interroga sul fatto se questo romanzetto sarebbe piaciuto a Pavese. Sembra non
avere nessun collegamento con la realtá contemporanea.
Fatto sta che nel 1952 il visconte dimezzato esce nel movimento dei gettoni, ed escono
anche delle recensioni positive.
Di che cosa parla questo libro...? Nasce come un senso, un elemento nel 1952.
È un'immagine del protagonista che partecipando alla guerra dei turchi. Il libro è
composto da 10 capitoli. È divisa a metà, ed è una metà "cattiva". Sono tracce in cui il conte
lascia come messaggio che il conte divide a metà e che si conforta in modo cattivo.. è una
dimensione totalmente malvagia. La svolta avviene a metà del libro: succede qualcosa di
strano. Cominciano a manifestare dei segni. Sembrerebbe che il conte diventi buono. È
tornata la metà buona. Nella prima parte del romanzo, il visconte si innamora di una
giovane di nome Pamela, chiedendola in sposa alla famiglia.
Nella seconda parte, al giorno del matrimonio si presentano tutte e due le metà del
visconte. Vi è uno scontro sanguinoso.
Il visconte e Pamela comunque alla fine si sposano (lieto fine, tipico di Calvino).
Questa è la lite dell'intreccio che assume come reale una situazione assurda (personaggio
diviso in due, sdoppiamento della persona).
Il testo di riferimento che Calvino cita è di Robert Stevenson del dottor Cecchi di mr. Hyde.
C'è una suggestione letteraria per Calvino.
Si ha uno sdoppiamento della personalità, che rappresenta il male e il bene e fisicamente è
lo stesso uomo, ma nel romanzo di Calvino, si divide proprio al livello fisico.
L'immagine che consiste è la divisione a metà, la rottura dell'integrità della persona.
Ci sono altre suggestioni letterarie che Calvino puó aver recepito: a partire dall'Orlando
innamorato. Questo poema etico rivoltato verso il comico e grottesco. C'è un personaggio
diviso in due da Orlando in una battaglia. Era morto diviso a metá e quelle due parti
continuano a lottare. Questo aspetto fantastico lo si ritrova nel "barone di louncahuser":
porta il proprio cavallo a imbeverarsi, non si sazia mai. Il barone cerca l'altra metà del
cavallo, la prende e la risalda al cavallo.
Calvino non sottolinea l'elemento di carattere fantastico. Il fantastico di Calvino è
presentato come fatto; racconto assurdo ma non vi è nessun approccio.
Il fantastico si costruisce attraverso il reale.
Il mondo è una metafora che rappresenta il rapporto tra scienza e tecnica.
Due figure femminile del romanzo sono Pamela e la vecchia balia Sebastiana, ed è la balia
che ha un duplice rapporto all'interno del testo. È talmente legata d'affetto a Medardo.
Il buono spesso finisce per creare dei brutti risultati. Spesso un gesto di buone intenzioni
puó provocare dei risultati devastanti.
Sebastiana si fa portatrice di una dimensione di approccio del bene e del male. È necessario
un equilibrio in ambe due le parti.
Ci sono due personaggi collettivi contrapposti: i labbrosi e gli ugonotti.
L'altro elemento importante di questo racconto é la scelta alla voce narrante. Tutti e tre i
romanzi della trilogia rappresentano il meccanismo narrativo. Nel visconte dimezzato,
Calvino opera una scelta simile ma non uguale come ne "i sentieri dei nidi di ragno". Come
nel sentiero, la vicenda viene raccontata da un bambino, nipote di Medardo.
Calvino realizza il meccanismo della regressione.
È un narratore testimone di quello che avviene, narratore interno e in alcune zone del
racconto, protagonista.
Non solo, il ragazzino è importante perchè colui è il primo che si incontra il buono. Nella
metá del romanzo è proprio lui che si ritrova nello sconcerto di ritrovarsi protagonista
dell'episodio, è il primo del paese che si rende conto che qualcosa di strano sta accadendo.
Il ragazzino in un momento, si addormenta mentre pesca e quando si sveglia, vede sulla
testa una mano che penzola, e un ragno che provoca delle reazioni allergiche.
Si volta e vede suo zio, uno zio strano, diverso. (Descrizione sul libro).
Dunque, c'è qualcosa di strano che il ragazzo percepisce. Lo zio salva il nipote e corre da
Sebastiana per chiederle un medicamento per il bambino.
La parte Medardo cattiva era la parte destra, ma il bambino era stato punto alla parte
sinistra.
Il ragazzino ritrova la figura dimezzata.
Su questo racconto Calvino torna nel 1960. Nel 1960 Calvino costruisce "i nostri antenati" e
scrive una post fazione.
Calvino raccoglie tre storie importanti:
- Visconte dimezzato 1952
- Il barone rampante 1958
- Cavaliere inesistente 1969
Storie che partono dal presupposto non realistico e sono ambientati in ambienti storici
lontani. Calvino li chiama "i nostri antenati". Ma nel definirli nostri antenati, Calvino carica
questi tre racconti di un significato particolare.
In qualche modo mantengono una sorta di continuità con il presente. Nostri antenati in cui
portiamo dentro di noi i caratteri di coloro che lo hanno preceduto. Questi tre personaggi
mantengono un legame con il presente. Sono appunto i nostro antenati.
Altro aspetto comune ai tre racconti, è l'ambientazione spaziale che appunto si svolte in
paesi diversi, lontani, anche immaginari... c'è uno spaesamento temporale e spaziale.
Rappresentano un ciclo chiuso ed esaurito nel 1960: "non scriverò mai più questi racconti".
Calvino indica un clima temporale. La situazione storica è quella del dopo guerra che
aveva visto la ridistribuzione, la partizione della Germania in due parti e aveva visto
nascere una conflittualità sotterranea fra i due sistemi: quella occidentale e quella
orientale. Due sistemi ideologici contrapposti.
Calvino era partito da un'immagine, sottolinea come la storia si realizzasse su se stessa
come una figura geometrica: la geometrizzazione, l'equilibrio tecnico informatico della
narrazione.
Qui Calvino fornisce un ulteriore spunto... questo tipo di immagine si collega direttamente
al tempo presente, perchè finirebbe per rappresentare il gioco narrativo: uomo
contemporaneo.
Questo racconto in qualche modo ha anche una dimensione allegorica (rappresenta una
vicenda per raccontare qualcosa).
Rappresenta l'uomo contemporaneo, dividiato, mutilato, incompleto; nemico a se stesso.
Una parola importante per Calvino è "alienato". L'uomo alienato è importante nella
letteratura e nell'industria, o anche represso.
"Marcs" alienato e "Freud" represso (Cit. Calvino).
La parte successiva dice che nei personaggi di contorno, ha caricato la responsabilità di
esemplificare i vari tipi di mutilazione cui è sottoposto l'uomo contemporaneo.
Gli ugonotti sono contrari; il moralismo è quello che viene definito l'origine del
capitalismo.
Regole interne e rinunce attive: l'auto costruzione avviene attraverso questi elementi.
Crearsi un codice per lo stile di vita. Ogni scelta porta dietro di se una rinuncia, uno
scambio. Ad esempio devi scegliere fra due strade: rinunce attive.

9/05/17
Visconte dimezzato: forzatura tematica per transitare a spiegare il secondo momento della
trilogia.
Calvino insiste fin dall'inizio su questo elemento alla cui centralità nel percorso della storia
dell'individuo, Calvino era interessato allo studio delle fiabe. Il barone lo scrive tra il 56-57.
Il barone rampante: 30 capitoli, rappresenta argomenti di svolta. I primi 7-8 capitoli sono
importanti, parla degli alberi, della possibilità di vivere sugli alberi senza mettere piede.
Cosimo è il protagonista.
Calvino cerca di rendere la narrazione più verosimile e realistica. I primi 8-9 capitoli sono
destinati a risolvere delle situazioni. Poi avvengono delle tappe importanti. Una delle tappe
importanti è la scoperta della lettura e quindi attraverso la lettura si ha una cultura più
ricca.
Cosimo non rompe i rapporti con l'inquisitore e continua a frequentarlo, a prendere lezioni,
e quindi studiare. Si apre anche una storia d'amore che procede fra alti e bassi. Viola è la
ragazza di Cosimo. Viola vorrebbe un qualcosa di stabile e sicuro e quando chiede a Cosimo
di scendere dall'albero, Cosimo rinuncia e la storia finisce.
La fine della storia con Viola porterà a Cosimo ad una depressone; si chiuderà in se stesso.
Il romanzo è molto ricco di fatti ed eventi. Ci sono alcune cose importanti che Calvino dice.
Una cosa fondamentale è costituita dall'analisi del racconto di Cosimo con il mondo, ciò
che resta sul tempo.
L'elemento fondamentale è che questo rapporto, che è un rapporto di distacco, tra l'io
(Cosimo) e gli altri, non è un allontanamento. Non significa che Cosimo non sia inserito
nella vita e nella storia degli altri. Cosimo partecipa a tutto ció che accade sulla terra, non
solo, ma questa sua situazione che vive sull'albero, gli consente di vivere una situazione e
comprendere meglio le cose che stanno in basso. Dall'alto vi è un'ampia comprensione
(visione completa e globale del territorio).
La posizione che Cosimo occupa è privilegiata proprio perchè consente di vedere l'esatta
cognizione di una posizione in tutti i dettagli di tutto quanto.
La sua è una posizione di "vedetta" (osserva la situazione e avverte nell'arrivo di qualche
pericolo). Questo consente di percepire le situazioni e di intervenire. Cosimo combatte
dall'alto, senza mai mettere piede.
Per cui questo romanzo, l'elemento filo conduttore è affidato al senso della vista.
Il romanzo gioca il significato profondo di questo senso, sull'ossimoro.
La distanza non comporta separazione ma porta dentro di se un elemento di patos
(partecipazione emotiva e diretta alla realtà), l'empatia deriva da questa parola (patos:
soffrire).
Calvino identifica nel barone rampante un rapporto molto stretto con il clima culturale e
storico nel momento in cui è stato scritto.
Nel 1956 si colloca un fatto importante nella vita di Calvino ma che possiamo considerare
un elemento importante nel percorso intellettuale. Dopo la guerra, Calvino si era iscritto
come comunista. Era stato un personaggio attivo nel partito comunista. Nel 1953 era stato
candidato alle elezioni per il partito.
Nel 1956 accadono dei fatti, la rivolta anti sovietica dell'ungheria che viene invasa dai
sovietici. Questo fatto provocó una profonda crisi politica.
Fu il fatto che la corrente del partito, si oppose in una situazione estremamente critica
nell'invasione dell'Ungheria, nel tentativo di pendenza. Tentativo in cui si schierò a fianco
di questa occasione.
Si creò una frattura.
Con grande sofferenza scrisse una lunga lettera nella quale spiegava le ragioni della
restituzione della tessera del partito.
Calvino ribadiva "sono stato e sempre sarò comunista".
Ci fu anche un momento di profonda crisi, la sua idea di impegno come intellettuale.
Calvino mette in discussione non tanto l'utopia di fondo, ma mette in discussione il fatto di
essere sulla terra e di uscire da terreno ma senza rinunciare al suo sguardo critico.
Cosimo in qualche modo è figura di Calvino, l'intellettuale che fa la scelta di prendere la
distanza, ma non la lontananza: sguardo diverso, più ampio e più completo. Una
partecipazione nei confronti del mondo contemporaneo ma da un altro punto di vista
(apparenza distaccate), che significa avere uno sguardo di vista più acuto, più ampio e più
aperto.
Calvino sfugge sempre di parlare di se come persona... la pone su un piano in generale.
È un'epoca di ripensamento del ruolo che possiamo avere noi intellettuali, nel movimento
storico.
Mentre nuove speranze e nuove amarezze si alternano. Nonostante tutto i tempi portano
verso meglio: trovare la coscienza individuale. Calvino sta cercando di far coincidere con il
corso della storia.
Calvino è sempre affascinato dal transito, dalla metamorfosi, dalla trasformazione.
Il cavaliere inesistente esce nel 1959 ed è l'ultimo capitolo della trilogia.
La storia è ambientata nel tempi di Carlo Magno, e al tempo dei paladini e dei cavalieri. Il
protagonista centrale è un cavaliere, il cavaliere Agerulfo.
Il cavaliere inesistente si colloca sul piano del visconte. Il cavaliere non c'è. La sorpresa
narrativa si rivela nel quinto capitolo, che mostra un topus nel romanzo.
Il topus è la rassegna, in cui Carlo Magno passa alla rassegna, saluta i cavalieri uno per
uno. La rivisitazione di Calvino nel topus della rassegna ha molti caratteri, tra cui quello
comico.
L'armatura è bianca, elemento importante perché denota il personaggio.
Calvino mano a mano che riflette sul suo passato, gli sembrano sempre più importanti i
libri storici in cui sono stati scritti.
È un libro dal punto di vista molto complesso, in cui c'è al tempo stesso la presenza
dell'ironia ma è attraversato sotterraneamente da una tensione filosofica maggiore.
Calvino racconta anche il personaggio, lo descrive. Agiruffo viene definito da Calvino uno
specchio di tipo umano, inesistenza munita di volontà e coscienza.
Questi due personaggi, uno privo d individualità fisica e l'altro di coscienza. Sono talmente
opposti che una storia non puó nascere attraverso questi due personaggi. L'esserci o non
esserci caratterizzano l'aspetto ambiguo e contraddittorio che portano alla nascita di una
storia.
Il tipo umano che può rappresentare questa albiguitá nell'essere o nel non essere è
identificata nel giovane.
Rampaldo è il paladino che cerca di affermare il proprio essere attraverso il fare. Rambaldo
sarà il morale dell'esperienza della storia.

10/05/17
Calvino è consapevole della maggiore complessità filosofica di questo testo peró, sottolinea
che nello scrivere questo testo racconto lungo, ha sempre cercato di trasmettere questi
contenuti come piacevolezza di lettura, ma che non equivale ad una facilità di scrittura,
perchè questo romanzo. Il mondo scritto o la visione che lo scrittore ha, si traduca in segni
su pagina, si faccia un mondo scritto. La difficoltà è questa ed è presente in tutti gli
scrittori. Il modo per superare questa difficoltà è la spersonalizzazione. Calvino ha scelto
dei narratori "interni" che si fanno galanti di quanto viene raccontato nell'atto narrativo.
"Ho scelto ogni volta un personaggio marginale" (cit. Calvino). Nel cavaliere inesistente
nella voce narrante è molto piú complesso. Questo incepit si rappresenta come scritto da
un narratore esterno che rappresenta una scena secondo i meccanismi internazionali del
romanzo in terza persona.
Questo meccanismo narrativo (narratore esterno onnisciente) subisce una svolta, un
mutamento sorprendente. In questo punto di svolta, avviene nel quarto capitolo e poi egli
instaurerà un motivo narrativo che verrà più volte ripreso nei capitoli successivi.
Nel capitolo quarto è piuttosto anomalo. Diversamente dagli altri è preceduto da un panico
distinto da tutto il resto. A sua volta è costituito da un paragrafo assestante (es opera dei
meridiani di Calvino). L'edizione critica di riferimento che uno studioso deve prendere
come punto di riferimento, è l'edizione completa di Calvino dei "meridiani". È un format
molto preciso e rigido dedicata agli autori della letteratura passata e contemporanea.
È corredata tutti gli elementi, raccoglie cose inedite. Ricostruisce filologicamente tutto il
percorso narrativo dei vari testi. Presenta un'anomalia dell'interruzione del filo del racconto
dell'intreccio da spazi demografici. Sono due paragrafi che contengono due osservazioni
diverse.
Il primo paragrafo del cap. 4 è la voce del narratore esterno che peró entra
improvvisamente nel racconto per aprire una pausa di riflessione sul contesto in cui il
capitolo si svolge. Prima vi era un'osservazione dall'esterno e dopo entra per esprimere le
sue opinioni.
La voce del narratore coincide con la voce dell'autore.
Calvino pubblica un articolo pochi mesi dopo l'uscita del cavaliere inesistente e che si
intitola "la falsa bella Epoque". Calvino sottolineava il vuoto di ideali, svelando gli oggetti e
le cose che riempivano la vita (il boom economico: tv, elettrodomestici...) e che nasconde
peró di fondo una profonda crisi di valori.
Era un'epoca dice Calvino "in cui la volontà, di fare attrito di tutto ció che c'è, nessuno non
se ne faceva nulla e quindi una certa quantità andava persa nel vuoto". È un'epoca in cui
non siamo presenti. Ci poniamo in una situazione di rapporto critico con la realtà (fare
attrito). Non si è quando non si fa attrito, quando non ci si distingue da questa
realtà/situazione. Dopo questo inizio che in qualche modo tende di far coincidere la storia
contemporanea c'è la sorpresa narrativa, la svolta. Non c'è più un narratore esterno e
improvvisamente si viene a scoprire che chi racconta la storia è suor Teodora. È una suora
appunto che racconta questa storia servendosi di testimonianze altrui, desumendola (fare
delle ipotesi) da delle carte e da delle testimonianze. Il lavoro di suor Teodora è quello di
ricostruire una storia attraverso questi materiali. La narratrice è una narratrice distante
dagli eventi, o almeno così sembra in questo momento.
La svolta è che si dichiara, dice "io". Affronta un altro motivo, ovvero la difficoltà di
scrivere, perchè non è a conoscenza di nulla. Questo aspetto accennato da poi a modo di
Calvino di proseguire su questa linea. Nei capitoli successivi suor Teodora si sofferma sulla
situazione della scrittura (modalità meta narrativa). Non è fatica minore ma maggiore
rispetto a quelle materiali.
Nel capitolo 6 insiste sulla pesantezza, mentre cerca la leggerezza del lettore, confessa la
pesantezza nel scrivere una storia "è difficile mettere nero su bianco la realtà" (cit. suora).
Calvino parla di se come scrittore; non riesce a fare il salto.
La difficoltà tecnica è anche quella di raccontare eventi lontano, mai visti. Abbiamo una
nuova sorpresa alla fine del romanzo: l'ultimo capitolo, il 12esimo, è il più breve "libro ora
sei giunto alla fine...". Elisa.mugnai@hotmail.it
L'ultima rivelazione, colpo di teatro, è che la storia è stata scritta dalla stessa protagonista
del racconto stesso. Suor Teodora che racconta la storia è la stessa persona. La scrittura è
come la vita per Calvino, scrivere romanzi è come la vita stessa, non sai mai cosa ti
succede, cosa accadrà in futuro. Quando inizi una storia non sai mai quale storia verrà
raccontata. È una traccia di quello che sarà poi il percorso stesso di Calvino, e lui scriverà
un romanzo fatto di inizi senza sapere la fine.
Ci sono dei segni che frutteranno per Calvino. Non c'è un primo Calvino diverso dal
secondo.
Bradamante corre verso la vita e smette di scrivere; il romanzo si conclude così. Un altro
momento importante di questo romanzo che serve a capire come il cavaliere inesistente
possa essere quasi considerato un compte filosofique (racconfo filosofico: racconti che
racchiudevano delle conversazioni esplicite di carattere filosofico). Calvino rifiuta questa
modalità, ma che inevitabile, presente spontaneamente nel romanzo stesso. Nel capitolo
quinto presenta due elementi importanti: il momento della distribuzione del rancio e uno
in relazione alla battaglia e al momento dopo la battaglia, quando bisogna seppellire i
cadaveri. L'episodio della "zuppa" che è un episodio comico, grottesco ma che si ribalta poi
in una dimensione alta. Il protagonista è Gurdulù, quello tutto corpo e niente cervello.
Stanno servendo un grande pentolone in cui è presente la zuppa.
La zuppa la lasciano a disposizione a Gurdulù; la cedono tutta a lui. Succede che
chinandosi per prendere la crosticina in fondo, cade dentro, la marmitta si rovescia e
Gurdulù ci resta dentro (scena comica). Gurdulù riesce poi ad uscire ma esce tutto sporco
(descrizione comica presente nel libro). La differenza fra Gurdulù che dice "tutto zuppa" e
dopo "tutto è zuppa". Si sposta il protagonista nella visione della realtá della zuppa (la zuppa
coincide con la realtà). Quella vista di Gurdulù che usciva dalla zuppa, "dette un
turbamento da far girare il capo". Il turbamento di Rampante, è un turbamento fondo,
un'immensa minestra senza forma, un groviglio di forme, in cui tutto si disfa.
Successivamente cercano di farci capire che in realtà tutto non è zuppa. L'unico modo di
capire che la realtà non è zuppa, è porsi un compito ben preciso. Si supera l'idea della
zuppa attraverso il compito, un dovere. Si apre un'altra pausa di riflessione, una rara
situazione, una zona narrativa in cui Calvino parla del tema della morte, in cui Calvino
solitamente non ne parla mai. Questo è uno dei rari momenti in cui attraverso i pensieri
(capitolo quinto) in teoria è suor Teodora che racconta e non può sapere i pensieri di
Gurdulù e gli altri (da ricordare che chi parla veramente è Calvino e non suor Teodora).
Ci sono tre meditazioni sulla morte che si inseriscono nel pensiero dei personaggi.
"Rambaldo, Agirulfo e Gurdulù trascinano un morto e pensano."
Viene detto, ripetuto tre volt: Rambaldo trascina il corpo e pensa, Ageroldo trascina... viene
detto tre volte perchè ci sono tre pensieri diversi. Calvino lo descrive come "carcassa" come
se fosse la carcassa di un animale non un essere umano. Tale termine è la visione
fisiologica. Il cadavere è inserito in un ciclo biologico, in fondo dal cadavere della morte,
del disfacimento del corpo, nasce la vita. E quindi ha una vita che non finisce. Alla fine non
c'è più la carcassa, il cadavere, ma il morto.
Calvino non si lascia irretire dalla vanità. Cos'è importante alla fine? Non sprecare nulla
nella vita, vivere per il futuro.
Calvino utilizza i tre personaggi centrali per sviluppare la situazione della morte in tre
termini diversi: carcassa, cadavere e il morto. La morte è la vita e la vita bisogna viverla
mettendosi degli obiettivi per creare un mondo nuovo per se stessi.
Riflessione del testo del colpo di scena finale: come spiega Calvino del colpo di scena
finale? È un colpo di scena che gli è venuto in mente all'ultimo momento, e per lui è
un'esperienza di tipo narrativo, la difficoltà di scrivere. Lui descrive il colpo di scena ma
ogni lettore è libero di interpretare il testo come meglio crede, ma che sono comunque
vincolanti.

IMPORTANTE: Nel cavaliere inesistente la conquista dell'essere (Calvino ha detto che i


personaggi più mobili sono i due giovani, Rampaldo e Torismondo). Nel visconte
dimezzato l'aspirazione a una completezza al di là delle mutilazioni imposte dalla società.
Uomo che aspira alla sua completezza che gli permette di superare la mancanza. Nel
barone rampante una via verso una completezza non individualistica, non ripiegata su se
stessa, non estranea al mondo. Da raggiungere attraverso la fedeltà a una
autodeterminazione individuale; la regola che ci si sceglie come regola di vita, e tutti
questo tre gradi Calvino li definisce tre gradi di approccio alla libertà. E in questa
situazione Calvino vuole conversare in un elemento del richiamo alla libertà, sottintende
un discorso preciso: Calvino è convinto non di fare qualcosa di diverso ma di rappresentare
quello spirito di avventura, di prova, di lotta che secondo lui gli derivava dalla resistenza, la
resistenza per lui è alle spalle ma questa libertà vuole per Calvino essere richiamata come
stagione, nella sua essenza di fondo, mettersi in gioco, conquistarsi come individuo che per
Calvino è il valore fondamentale, che secondo lui è rappresentata molto nei romanzi di
Fenoglio.
Per Calvino queste tre storie si devono reggere in piedi, storie che comunque ognuno le
legga in base a come le interpreta. Lui vorrebbe che fossero guardate com un albero
genealogico, che abbiano il tratto delle persone intorno a noi e noi stessi. Sono quindi
l'albero genealogico del mondo contemporaneo. Calvino vuole in questi tre libri un unico
organismo.

Nel 1960 Calvino aveva scritto un'altra introduzione che non pubblicherá mai. Una
introduzione molto diversa non per la sostanza ma per come è condotta, in cui dice in
qualche modo le stesse cose.
Ma sottolinea due aspetti non tanto chiari: la stagione della letteratura post residenziale.
Calvino e Ariosto: La valutazione critica degli anni 50-60, la difficoltà di scrivere storie
realistiche che l'ha portato a deviare verso un tipo di narrazione, e la dichiarazione di un
debito (Ludovico Ariosto). Il cavaliere inesistente è ispirato ai romanzi di Ariosto.
Calvino perde sul modo con cui Ariosto si era portato alla tradizione della letteratura
cavalleresca. È importante l'atteggiamento, il modo di apportarsi di Ariosto con il mondo
cavalleresco.
Oggi risalire ad Ariosto vuol dire insegnare come l'intelligenza viva anche e soprattutto di
immaginazione, di ironia, di accuratezza formale, sono fondamentali. Questo è ciò che
Calvino dice di Ariosto. Queste doti non devono essere fine a se stesse, ma solo di aiuto,
strumenti di una rappresentazione dell'idea della realtà.
La nostra epoca si basa sulla tecnologia, ma il progresso non deve cancellare la capacità
dell'uomo sull'ironia ecc...
Nel 1960 Calvino inizierà l'avventura scientifica.

15/05/17
Calvino nel suo percorso narrativo più volte torna nei propri testi. 4 romanzi lunghi,
completati separatamente; hanno vicende piuttosto complicate.
Questi 4 romanzi sono:
1) "La formica argentina" che esce nello stesso anno del visconte dimezzato.
2) Esce nel 57, "La speculazione edilizia", il più importante
3) Nel periodo del cavaliere, "La nuvola di Smog"
4) "La giornata di uno scrutatore", il progetto di questo libro era nato nel 53
Rappresentano il frutto di quella linea linguistica che Calvino aveva inseguito, e che aveva
cercato di trasformare in romanzi.
Questi racconti sono racconti in cui Calvino tratta dei temi narrativi alla vita dell'uomo
contemporaneo sotto punti diversi.

1) La formica argentina è spunto da un evento di cronaca, un fatto che si verifica anche


oggi. Un animale che invade, la formica argentina, non è autoctona ma viene
importata involontariamente attraverso il commercio del Sud America. La formica
argentina è estremamente aggressiva, invadente, quindi è rappresentato in quegli anni
come un elemento di preoccupazione per la sua presenza nell'ecosistema. Calvino
prende proprio spunto e ne fa una storia. Trama: protagonista una famiglia che si
trasferisce in campagna alla ricerca di un ambiente per la crescita del bambino appena
nato. Si trovano nella nuova casa invasa da queste formiche, ovunque. Comincia così
una estrema lotta per difendersi dall'invasione delle formiche, che venendo da un paese
straniero, si diffondono nella città. La lotta è la distruzione delle formiche. Questa lotta
è perdente; non si riesce a venirne a capo. L'unico modo è evitarli.. questo racconto
affronta il tema della natura matrigna, non più alleata dell'uomo ma che crea dei
problemi. È un racconto che avvia un percorso di conoscienza, di negatività del
presente.
5) La speculazione edilizia: un racconto che affronta il problema della crescita edilizia. Il
tema di fondo di questo romanzo, è la distruzione dell'ambiente, la cementificazione,
coinvolgimento negativo dell'eco sistema. Calvino lo racconta come un racconto che lo
definisce autobiografico. Questo racconto presenta delle scoperte. Il protagonista del
racconto è sempre una famiglia, ma il personaggio principale è Quinto Anfossi. Quinto
è un intellettuale che lavora per il cinema, il fratello è un chimico. I due fratelli sono
rimasti soli con la madre, Quinto invece non vive sempre con la famiglia per via del
lavoro. La famiglia è proprietaria di una bella casa, con un terreno ampio. Da qui nasce
l'idea di inserirsi in qualche modo nel processo di ammodermanto del periodo. Quinto
e il fratello non sono uomini d'affari. Non danno ascolto a nessuno. L'unica che
cercherà di evitare il disastro ecologico ed economico è la madre. Ci sono due fatti: uno
il disastro, due la concezione dell'impotenza.
6) La nuvola di Smog: è un racconto spostato su una tematica diversa. È un racconto
ambientato in cittá a Torino, e come è evidente il titolo, è la città industrializzata, e il
risultato di questa industrializzazione, è questa sorta di nebbia, spessa e untuosa che si
piazza ovunque. Anche qua il protagonista è un intellettuale che fa il giornalista. La
situazione quasi comica è che lavora per un giornale "La purificazione".
7) Il racconto più importante "La giornata di uno scrutatore": romanzo conclusivo, tappa
importante nel percorso di Calvino. Romanzo in cui ci fu una lunga gestazione, anche
qui partendo da una situazione personale. In quell'anno Calvino era candidato nel
partito comunista. Calvino aveva l'opportunitá di avere un'esperienza "devastante". Si
trova a fare l'osservatore nell'esercito elettorale in Portorengo (istituto con degenti
minorati fisici o psichici). Non era un ospedale normale ma un istituto di lunga
decenza in cui c'erano malati gravi. Il problema politico nell'ospedale è la correttezza
nell'espletamento delle correzioni di voto. Ci sono delle regole ben precise per evitare
l'alterazione dell'operazione di voto. Necessita il rispetto delle regole. Ogni voto in più
puó essere decisivo. Calvino fa una prima esperienza, che definisce devastante non al
livello politico, quanto per essere entrato in una "discesa agli inferi". Vorrebbe scrivere
un racconto, ma non lo fa perchè non si sente abbastanza pronto. Nel 1961 Calvino
viene nominato il rappresentante di lista: sono quelle persone fiduciarie, con il compito
di osservare la regolarità dello scrutinio di voto. Alla fine scrive un racconto: il
protagonista è Amerigo, scrutatore (vive l'esperienza di Calvino). È un racconto
particolare, non si riconoscerebbe mai come libro di Calvino. È un libro rigido,
soffocante e il modo di scrittura è diverso dalla scrittura conosciuta di Calvino. È
costruito su due livelli: uno narrativo, ma questa linea narrativa è interrotta tra
parentesi (riflessioni personali di Amerigo nel personaggio). È un livello di scrittura
referenziale e introspettivo. I problemi dono di varia natura: l'aspetto più problematico
del libro è sulla riflessione del piano sociale e del rapporto dell'uomo con la natura. Se
per Calvino la natura rappresenta un rifugio per l'uomo, ci sono comunque elementi
negativi. Amerigo viene sconvolto perchè viene a sapere che la sua compagna aspetta
un figlio. Ma per lui presenta solo paura in quanto ha paura della salute del figlio dal
punto di vista genetico.

Nel 1963 avviene un altro progetto che Calvino aveva cominciato anni prima e che
culmina nel 1963. Sono una serie di raccontini "Maroncovaldo" o "Le stagioni in città". Libro
composto da una serie di eventi lunghi, che si incentra su un unico protagonista, ed è
Mancoevaldo, che è un uomo di fatica che vive in città con la moglie.
Questo personaggio è il filo conduttore di questi racconti. La serie comincia nel 1952 e
prosegue per un decennio. Sono racconti che escono su un quotidiano, per un pubblico
adulto.
Tra il 52 e 53 escono 6 appunti/racconti di questa serie. Diventano quotidiani, e non più
settimanali. Tali racconti vengono poi pubblicati su un giornale per ragazzi: comincia
come un racconto per adulti e finisce come un racconto per ragazzi. Alla fine di questo
percorso viene pubblicato nella collana "libri per ragazzi". Poi alla fine ritorna per adulti.
I 20 racconti sono organizzati da Calvino, le stagioni 4 (5 racconti per ogni stagione)
alternati, e sono caratterizzati da una stessa struttura: hanno lo stesso schema narrativo.
Personaggio Marco Valdo che vive in città, e che cerca nella città gli aspetti della natura.
Cerca di uscire dalla gabbia cittadina per cercare quella naturalistica.
Nel 1966 quando viene fatta l'edizione scolastica, esce con una prefazione non firmata che
peró è una prefazione seria.
In questa prefazione Calvino sottolinea: un protagonista, un personaggio buffo e
malinconico, protagonista di una serie di "favole moderne".
Questo termine risulta come unica forma narrativa i due aspetti che Calvino aveva
approfondito negli anni: favola e rapporto e con la modernità.
Qua descrive il personaggio: personaggio semplice, ma ingenuo; l'incarnazione di una serie
di "candido eroe, povero diavolo (cit. Calvino)".
Il personaggio sa cogliere il minimo dettaglio delle stagioni. Non si interessa della città,
ma dei segni di natura del passaggio da una stagione all'altra. Sogna anche uno stato di
natura ed infine va incontro ad una mancata delusione.
I protagonisti di queste favole moderne/scenette di vita contemporanea, (sono
novelle/favole ma Calvino le definisce così), portano nomi altisonanti.
La città non è mai nominata... questa indeterminatezza è voluta dall'autore per significare
che non è una città, ma LA CITTÀ. Potrebbe essere Milano, Torino... ma non è certo.
E così la ditta dove lavora Marco Valdo è indeterminata. Si sa che Marco è un magazziniere,
ma non è detto.
Quindi la città, la ditta... sono allegorici. La nota di fondo di questo racconto che in alcuni
spazi è comico, nella nota di fondo è malinconica. Lo schema il fondo oltre alla comicità è
malinconico (si pensi a Charlie Chaplin, il piccolo vagabondo). Situazione comica che veste
una situazione aspra e amara. Ma Valdo, attraverso tutti gli scacchi/sconfitte non è mai un
pessimista. È sconfitto, ma NON È MAI UN PESSIMISTA. È sempre pronto a scoprire lo
spiraglio a sua misura. È sempre pronto a ricominciare da capo e mai buttarsi giù. Per
questo motivo il romanzo è diretto anche verso i giovani. Il messaggio è fondamentale per
tutti! Il protagonista non si arrende ed è sempre pronto a ricominciare. Il libro non invita al
positivismo, ma al superamento della disarmonia, delle brutte situazioni. L'atteggiamento
che domina è l'ostinazione: non abbandonarsi ad un ottimismo senza consapevolezza.
In fondo Calvino rappresenta gli stessi problemi di mutamento degli anni 60.
L'atteggiamento che deve dominare è l'ostinazione, la NON RASSEGNAZIONE.
Questo libro ha una sua precisa posizione di fronte al mondo che lo circonda. Questo libro
è una critica alla civiltà industriale ma al tempo stesso non ha nessuna volontà di ritornare
a una sorta di strato naturale.
Tornare indietro nella storia è impossibile, anche perchè quel paradiso non è mai esistito; è
sempre stata un'idea.. l'amore per la natura di Marco Valdo è solo il suo pensiero, non
quello che vede ma quello che sente.
Calvino chiudendo questa rappresentazione del 1966, dell'edizione di Marco Valdo per la
scuola.
Scritti in anni diversi (52-63). Hanno lo stesso stile e personaggio ma nel tempo i temi si
modificano, mutamento del racconto; presentano tematiche diverse... Calvino la spiega la
situazione, la differenza, il cambiamento dei racconti.
I primi racconti (52-53) si trovavano in un crinale letterario, nel momento quasi
dell'esaurirsi nella narrativa neorealistica. Questi primi racconti cominciano quando la
grande ondata neorealista già si accenna nel riflusso. I temi rischiavano di diventare luoghi
comuni per la letteratura. L'autore allora sperimentava un tipo di favola moderna.
A poco a poco l'atmosfera del paese cambia: all'immagine dell'Italia povera, si presenta un
cambiamento della situazione sociale: nasce il boom economico "la belle Epoque". In
letteratura i temi diventano attualità: tutti i valori diventano "medici" da mettere in atto. La
corsa di Valdo nella famiglia senza un soldo, è l'immagine simbolica!
C'è un racconto divertente "fumo, vento, bolle di sapone". Fantasia molto divertente in
relazione ad una campagna pubblicitaria di detersivi. I 4 figli di Valdo si divertono a
raccogliere i buono omaggio. I ragazzini accumulano tanti buoni riscuotendo il tutto. Alla
fine viene fatta un inchiesta, i ragazzini si spaventano, prendono i detersivi, vanno verso il
fiume e svuotano il detersivo.
Da qui si formano bolle di sapone invadendo tutta la città. Per Calvino è il rapporto di
consumo mascherato nel mondo umano.
Il lettore destinatario di questo libro chi è? È destinato a tutti! È un libro universale,
leggibile a qualsiasi livello che fanno da schermo che esprime perplessità e critiche nel
mondo contemporaneo. Francesca Serra lo definisce questo testo "un ibrido camaleontico",
che muta forma e aspetto e che vede nel Mantovaldo il vero momento di transizione verso
quella nuova direzione che Calvino assume fino al 1963. Calvino si dedicherà anche ai
fumetti.
Scrittori importanti del 900 per ragazzi: Calvino, Moravia, Malerba. Scrittori che si sono
impegnati a scrivere favole per ragazzini pur facendo parte del mondo della letteratura
italiana (scrittori non esclusivamente devoti alle favole, es. Gianni Rodari).

16/05/17
Nel settimo capitolo di Calvino "i libri e le idee", capitolo sostanzioso perchè Francesca
Serra costruisce tutte le collaborazioni di Calvino, la sua attività saggistica. Calvino
attraversa tutta la sua esperienza di scrittore, con collaborazioni di vari tipo, saggisti ecc...
Ci sono due importanti saggi di Calvino importanti.
Il più importante "una pietra sopra" 1980 e "collezione di sabbia" che esce qualche anno
dopo.
Il primo titolo è significativo perchè Calvino vuole sottolineare che questi saggi
appartengono al passato. Rappresentano il suo tempo passato, il suo vissuto.
Il titolo si chiama così perchè ci mette appunto una pietra sopra.

- "Il midollo del leone": riflette su una questione specifica che era nata nella seconda fase
del neorealismo (fase programmatica). Una questione importante e discussa è il
personaggio tipico; il romanzo avrebbe dovuto rappresentare dei personaggi
rappresentativi in una condizione sociale. Un personaggio che doveva incarnare una
tipicità sociale e antropologica su cui lavorare in un'introspettiva futura. Tale saggio
affronta il discorso sul personaggio, alla maniera di Calvino, delineando per lui un
personaggio della letteratura allontanandosi letteralmente dal personaggio introspettivo
esistenziale.
Calvino nel midollo del leone definisce il suo tipo di personaggio. Per Calvino il
personaggio non ha nessun interesse di carattere psicologico. Il personaggio che Calvino
individua nella propria strada, è un personaggio "portatore" di risolutezza morale,
intellettuale ma soprattutto un personaggio d'azione, colto in quello che fa. Ciò che ci
interessa sono le prove che l'uomo attraversa e che supera. Si crea un attrito tra uomo e
mondo e l'obiettivo é il superamento della prova.
Perchè Calvino usa questa metafora? Il leone metaforicamente è legato all'idea di forza. È
l'allegoria della potenza. Il midollo è la spina dorsale, ciò che sostiene. E il midollo in
questo caso il simbolo di forza. Famosa è la frase "quella persona è smidollata", per questo il
midollo è fisiologicamente che sostiene il tutto. Quindi il midollo del leone fa riferimento
alla spina dorsale del leone stesso. È una forza, un energia fondamentale del rapporto
dell'Io con il mondo esterno.
Calvino fa una scelta di campo; nel midollo del leone fa il nome di Ernest Eminguay.
L'altro scrittore importante della letteratura americana è stato Pavese. Nel 1960 avviene la
nascita della neo-avanguardia, Calvino affronta tale evento.
I due saggi sono "il male dell'oggettività" e "la sfida al labirinto".
Sono due temi che affrontano la condizione dell'uomo contemporaneo. La prima opera
tende ad affrontare la condizione dell'uomo contemporaneo attraverso il mare degli
oggetti, dei consumi. Tale saggio è in competizione con "Il cavaliere inesistente".
Trasmettono a Calvino atteggiamenti negativi: l'individuo è immerso e soffocato dagli
oggetti. Calvino dice che è importante prendere consapevolezza e analizzare criticamente
la situazione dell'uomo contemporaneo. Ci sono due immagini metaforiche per Calvino:
quella del male e del labirinto. Rappresentano la complessità oggettuale, come se si
trovasse all'interno di un labirinto, difficile da uscire. La paura è quella di rimanere
immersi nel mare. Nel labirinto non si può avere un atteggiamento remissivo in cui si ha
sempre la consapevolezza; nel labirinto bisogna avere un atteggiamento di sfida.
Impegnarsi per trovare la via di uscita dal labirinto anche a costo di uscire da un labirinto
per uscire dal labirinto stesso.
Il labirinto non è un groviglio: se si osserva il labirinto dall'alto, ottenendo una prospettiva
superiore, il labirinto non ha niente di casuale; è una figura geometrizzata. Le vie di uscita
sono molteplici, difficili da trovare ma non impossibili.

Nel 1963 ci fu un evento di Svolta. Calvino inizia a scrivere dei raccontini che confluiranno
in un volume del 65. Sono in tutto 12.
Cosmicomiche: neologismo che Calvino si inventa, costituiscono un evento unico. Fa
riferimento alla tipologia di questi racconti brevi (cosmiche e comico). Calvino dice in una
delle sue solite introduzioni, si autopresenza. Questi racconti presentano alcune
caratteristiche riferite al comix (Charlie Brown, Snopie...), si assomigliano tra di loro, ed
hanno un unico protagonista. Sono dei racconti in cui Calvino tenta di superare una
dicotomia tra scienza e letteratura, creando delle storie su basi di carattere scientifico.
Hanno una struttura di base simile. Un racconto importante "tutto in un punto".
In questi racconti Calvino tenta l'esperimento di superare la dicotomia tra la cultura
scientifica e la cultura umanistica creando delle storie su base scientifica. L'incipit di ogni
racconto è appunto costituito da una citazione tratta da un testo scientifico di cosmologia
(ben riconoscibile perché separato dal resto del testo e scritto in corsivo). Il racconto che
segue non è e non vuole essere una spiegazione della teoria, Calvino parte dall'immagine
della teoria e si inventa una storia: traduce/traspone la teoria scientifica in un'immagine
letteraria , creando un nuovo mito moderno.
Tutti i racconti sono ambientati ai tempi della storia dell'universo e della terra prima della
nascita dell'uomo. Per fare ciò Calvino userà un espediente narrativo, una voce sempre
presente in tutti i racconti che è testimone del momento di cui parla la teoria scientifica.
Qfwfq, questo il nome della voce (palindromo), è testimone e protagonista dei racconti.
Le cosmicomiche non possono e non devono essere definiti racconti di fantascienza per due
motivi: la fantascienza si rivolge al futuro e al progresso, mentre i nostri raccontini hanno
lo sguardo rivolto al passato quando tutto ebbe inizio; inoltre ne Le cosmicomiche c'è la
palese diversità dell'immaginazione rispetto ai racconti di fantascienza.
Un altro importante elemento comune a tutti i racconti è il passaggio da una condizione
all'altra: tutte le storie sono ambientate in un momento di transizione da una condizione
all'altra (prima e dopo il big bang, i dinosauri, i colori, eccetera...).

17/05/17
Ad esempio, il racconto Senza colori parla del momento in cui si è formata l'atmosfera,
quando la terra appariva grigia, uniforme, e senza colori come adesso la luna. In questo
racconto Calvino rivisita il mito di Orfeo ed Euridice. Ci vengono mostrate due immagini di
realtà: una realtà grigia, piatta, uniforme, ma riposante e non problematica, l'ideale della
protagonista femminile che scappa dall'altra realtà, colorata, vivace, ma disordinata,
compleassa, multiforme; questa rappresentazione vuole essere una allegoria dello scrittore
moderno secondo Calvino, il quale non si deve rifugiare nel grigiore ma deve immergersi
nel colore e nella fantasia. In molte delle cosmicomiche Calvino fa un riuso di materiale
preesistente, in questo caso di un mito dell'antica Grecia; già il suo mentore Cesare Pavese
nei Dialoghi con Leucò (1947) recuperava i miti dell'antica Grecia per farne una serie di
raccontini, tra i quali anche appunto Orfeo ed Euridice.
La grande capacità di Calvino in questi racconti sta proprio nel riuscire a dare un doppio
significato alle storie, fa trasparire cioè un significato più profondo di ciò che c'è in
superficie.

Nel capitolo sulla visibilità delle Lezioni americane Calvino discute il rapporto tra
immaginazione, visibilità e scrittura partendo da un verso del Purgatorio di Dante: nelle
varie parti del Purgatorio Dante nota dei bassorilievi e leggendoli ne ricava degli
insegnamenti etici e morali, sono oggetto cioè dell'interpretazione e dell'immaginazione
della fantasia del poeta. Con lo stesso procedimento Calvino analizza i processi della sua
immaginazione, fonte della propria scrittura: quando deve scrivere una storia parte da
un'immagine per ogni racconto e andando avanti, sviluppandolo, l'immagine passa in
secondo piano. Scrive lui stesso nelle Lezioni americane: "Nelle Cosmicomiche il
procedimento è un po' diverso, perché il punto di partenza è un enunciato tratto dal
discorso scientifico: il gioco autonomo delle immagini visuali deve nascere da questo
enunciato concettuale. Il mio intento era dimostrare come il discorso per immagini tipico
del mito possa nascere da qualsiasi terreno: anche dal linguaggio più lontano da ogni
immagine visuale come quello della scienza d'oggi. Anche leggendo il più tecnico libro
scientifico o il più astratto libro di filosofia si può inconrtrare una frase che
inaspettatamente fa da stimolo alla fantasia figurale". È detta appunto "fantasia figurale" la
capacità di creare delle immagini nella propria mente.
Le comiscomiche spostano l'attenzione dall'uomo a ciò che c'era prima di esso, hanno cioè
un approccio anti-antropocentrico. Continua Calvino nelle Lezioni americane: "la scienza
m'interessa proprio nel mio sforzo per uscire da una conoscenza antropomorfa; ma nello
stesso tempo sono convinto che la nostra immaginazione non può essere che
antropomorfa; da ciò la mia scommessa di rappresentare antropomorficamente un
universo in cui l'uomo non è mai esistito, anzi dove sembra estremamente improbabile che
l'uomo possa mai esistere".

Nel 1968 esce La memoria del mondo e altre storie cosmicomiche, in cui Calvino
raggruppa le dodici classiche cosmicomiche e la sezione Ti con zero, altri raccontini
suddivisi in tre parti: nella prima ci sono altre storie simili alle cosmicomiche in cui il
protagonista è sempre Qfwfq; la seconda parte, Priscilla, racconta la vita di una cellula;
nella terza parte, quella che da il nome alla raccolta, ci sono racconti diversi, deduttivi come
dirà lo stesso Calvino, in cui si affrontano situazioni contemporanee.
Nella premessa a questa edizione del '68 Calvino chiarisce le differenze tra le sue
cosmicomiche e la fantascienza (qui già citate in precedenza).
Finestra sul contesto storico di quei tempi: dalla secoda metà degli anni '50 parte la corsa
allo spazio (essenzialmente fra USA e URSS), fino al 1969 quando l'uomo metterà per la
prima volta il piede sulla luna. Nel 1959 invece viene lanciato dall'Unione Sovietica il
primo satellite orbitante, lo Sputnik. A tal proposito Calvino scriverà un primo breve
racconto in stile cosmicomico, pubblicato su rivista e mai più recuperato in raccolta; si
tratta di Dialogo sul satellite, dove recuperando la forma del dialogo, Calvino farà
interloquire due personaggi che si interrogano sull'utilità del satellite per l'umanità,
presentando entrambe le posizioni, a favore e contrari (Calvino infatti era favorevole alla
progressione scientifica e alla corsa allo spazio, purché si traessero benefici per l'uomo sulla
Terra, ma non tutti erano di questa idea; Pasolini, ad esempio, era contrario).
Un altro dato culturale importante è che nel 1960 viene tradotto e pubblicato per la prima
volta in italia un saggio di George Snow Le due culture in cui l'autore fa il punto critico del
sapere accademico e sugli studi universitari; viene mostrata una contrapposizione tra la
cultura umanistica e quella scientifica, creata in epoca moderna con l'avvento della
tecnologia e dell'ampia specializzazione.

Per Calvino questa separatezza non ha senso di esistere, in quanto per lui le due culture
hanno le stesse fondamenta, sono due discipline complementari. Le cosmicomiche
vogliono essere una risposta a questa polemica, ma il vero motore che ha ispirato l'autore
per questi racconti sono due incontri che fa durante il suo viaggio nel 1960 negli Stati Uniti
finanziato dalla borsa di studio. Durante questi sei mesi infatti Calvino visiterà la IBM, la
più grande azienda di calcolatori elettronici, e resta colpito dai primi computer grandi
come stanze e dalle loro capacità.
Ancora più decisiva sarà la conferenza a New York a cui partecipa tenuta da Giorgio de
Santillana, autore de Il mulino di Amleto, in cui c'è la valorizzazione del mito come forma
di trasposizione della prima conoscenza scientifica. Le cosmicomiche seguono infatti questo
procedimento, dal sapere scientifico alla trasposizione letteraria e alle immagini.

Sempre in questi anni Calvino sta riscoprendo Galileo e il suo lato da scrittore. Lo
scienziato venne infatti imprigionato per la teoria di Copernico in quanto quest'ultimo si
limitò a scrivere delle nozioni scientifiche, mentre Galileo le trasformò in racconti, e quindi
in immagini, usando il dialogo, e quindi raggiungibili da chiunque.

Nel 1959 Einaudi pubblica Le meraviglie del possibile, antologia curata e introdotta da
Sergio Salvi contente i racconti dei maggiori scrittori statunitensi di fantascienza; era il
primo libro in assoluto di una grande casa editrice (nella collana "Gli struzzi") che
valorizzava la fantascienza.
L'introduzione di Salvi affascina Calvino in quanto presenta i protagonisti come eroi della
modernità equiparati agli eroi del romanzo cavalleresco basandosi sull'idea dell'avventura
in un mondo sconosciuto, con creature particolari e un forte senso dell'"altrove".
22/05/17
La sezione Ti con zero sono quattro racconti composti fra il '65 e il '67 che si differenziano
dalle Cosmicomiche soprattutto perché il narratore non è più Qfwfq, ma variano, e sono
personaggi relativamente contemporanei (umani). Questi quattro racconti hanno tutti la
stessa struttura: c'è una situazione data, di partenza, che da origine ad una serie di
possibilità di sviluppo, si crea così una molteplicità di storie possibili in ognuno dei
racconti.
In T con zero, il racconto che da il nome alla raccolta, un cacciatore si trova ad affrontare
con l'arco un leone in una sorta di fermo immagine: l'arco è teso, la freccia sta per scoccare
e il leone sta attaccando: è il Tₒ, cioè il punto in cui il tempo si ferma e da qui si possono
immaginare esiti differenti. A Calvino interessa proprio questo, valutare le variabili degli
eventi che potrebbero accadere.
L'ultimo dei raccconti è il più complesso, usa materiale letterale già esistente, prende
spunto infatti dal romanzo ottocentesco Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas.

Nel 1965 Calvino è a Urbino a un convegno di semiologia dove Paolo Fabbri fa una
conferenza sulla cartomanzia cioè la predilizione del futuro leggendo i tarocchi, un mazzo
di carte apposta costituito da delle figure e da dei simboli, e con dei semi simili alle carte
napoletane. Le figure sono gli arcani maggiori che rimandano a delle idee e a dei concetti.
Calvino ne resta colpito, perché proprio in quel periodo sta riflettendo sulla realtà
combinatoria, traendo due importanti conclusioni: 1) si può ricavare una storia leggendo
delle figure, e 2) questa narrazione non è legata al significato delle carte, ma alla sequenza
con cui vengono scoperte e alla loro posizione reciproca.
Calvino usa un mazzo di tarocchi marsigliesi per sperimentare una nuova serie di racconti;
è un mazzo ordinario, con gli arcani più comune, che riproduce l'originale del 1700: da
questa esperienza creerà La taverna dei destini incrociati. Calvino vuole riuscire a dare a
questo libro una struttura compatta, un ordine, dando il senso dell'incrociarsi delle varie
storie, ma non ci riesce e abbandona il progetto.
Nel 1968 Franco Maria Ricci decide di fare un'edizione di un libro illustrata con un mazzo
di tarocchi del 1500 e chiede a Calvino di scrivere un testo introduttivo. L'autore pensa di
utilizzare quello che aveva già scritto, ma le illustrazioni sono molto diverse; si rimette
quindi a lavoro e in 6 mesi riesce a consegnarlo al Ricci. L'anno dopo Calvino recupera
questo testo e lo pubblica come Il castello dei destini incrociati, accorpandoci poi nel '71
anche La taverna. Il motel dei destini incrociati doveva essere il terzo libro della trilogia,
ambientato in epoca moderna, con dei comics al posto dei tarocchi, ma non fu neanche mai
iniziato.
Il castello dei destini incrociati ha una struttura a cornice, cioè c'è una storia che fa da
contorno ad altre storie. Un personaggio che parla in prima persona giunge a un castello
che offre rifugio ai viandanti. Nella sala grande del castello trova molti altri forestieri
seduti ad una tavola imbandita preparata dal castellano. Si rende conto che tutti sono muti,
lui compreso. Dopo cena il castellano mette sul tavolo un mazzo di tarocchi; uno degli
ospiti prende una carta, la posa sul tavolo davanti a sé e tutti gli ospiti notano la
somiglianza tra il personaggio e il tarocco. Inizia così a raccontare la sua storia accostando
ogni volta una nuova carta accanto alla precedente. Qui la parola chiave è "forse", perché in
ogni caso sono tutte ipotesi che il narratore fa, la storia potrebbe prendere tranquillamente
pieghe diverse attraverso interpretazioni diverse.
Le due storie centrali sono riscritture dell'Orlando fuorioso.
L'ultimo capitolo si intitola "Tutte le altre storie" poiché come disse lo stesso Calvino "dato
un numero fisso di elementi, ci sono infinite possibilità di combinazione, io ne ho scritte
solo alcune".
Calvino fece anche parte dell' Ou.Li.Po. (Ouvroir de Littérature Potentielle, ovvero "officina
di letteratura potenziale") un gruppo di scrittori e matematici francesi che definisce il
termine littérature potentielle come "la ricerca di nuove strutture e schemi che possano
essere usati dagli scrittori nella maniera che preferiscono".

23/05/17
La Despadition: Pereq scrive un romanzo di 300 pagine in francese senza mai utilizzare
parola con la vocale "e". Per sostituire parole con la e, Pereq deve utilizzare tutte le risorse
creative e linguistiche della lingua francese, deve fare un grande sforzo della creatività
linguistica, sottoponendosi a questa regola.
La "comprent" è vissuta come capacità di stimolo e creatività linguistica.
La Despadition presenta delle difficoltà di comprensione linguistica enorme. Il libro si
intitola appunto la scomparsa. Un paio di anni dopo, scrive "La Revenoint", i ritornati;
seguito di quello precedente con operazione diversa. Torna la "e" e le parole contengono
solo la lettera e. Il liprogramma diventa la corrente fondamentale. I lipogrammi in questo
romanzo si scrive un lipogramma per un unico vocale.
Il castello dei destini incrociati viene proprio qualificato come un testo odiern, per due
ragioni fondamentali, una per la costruzione geometrica che Calvino impone a tale testo, e
l'altro aspetto è la concezione della combinatorietá. La letteratura combinatoria come
letteratura esponenziale che utilizzando gli stesso elementi riesce a dare gli elementi della
realtà attraverso i meccanismi di combinazione.
Anche in questo caso un maestro della letteratura combinatoria, che scrive un testo molto
particolare, "100 mila miliardi di poemi", libro particolarissimo perchè costituito da pagine
partendo dall'idea di un sonetto. Parte da uno scritto e poi lo scompone creando pezzi
interecambiabili. È un libro diviso in tante strisce in modo che ciascun lettore possa
comporre un sonetto. Questo lavoro ci consente di riflettere anche su un altro aspetto che
fa il lettore. Questo ci fa capire l'importanza del ruolo del lettore. Il lettore puó in qualche
modo costruirsi il proprio testo con un operazione del genere. Non c'è un messaggio
definitivo, ma il lettore deve dare la possibilità di costruirsi un proprio testo e dare un
proprio senso.
Nel fine degli anni 70, la vita e le istruzioni di Pelluso, è un romanzo molto complesso in
cui l'autore immagina la vita e le storie di famiglie in un condominio, e incrocia le storie e
le vicende delle famiglie secondo schemi geometrici in cui compare l'ordine geometrico e
la molteciplità delle cose di Pellè.

Lipogrammi vocali su progressive --->


"Aiuole oblate d'erba, sa un cupo brusio smuovervi, allusione ed altre estati, cetonia blu
violetta, enunciando nuomeni oscuri: tutto fu...".
Ciclo vitale, tutta la vita dell'universo. Quindi non è privo di senso questo componimento.
Il meccanismo del secondo verso è uguale al primo.

Schema i Quartina
AEIOU U
AEIO OU
AEI IOU
AE EIOU
A AEIOU
Lezione americana: visibilità. In visibilità Calvino parla del castello dei destini incrociati.
Calvino vuole selezionare dei valori letterari, nei quali profondamente crede da consegnare
al terzo millennio, vuole identificare alcune modalità per lui fondamentali; una sorta di
eredità.
Queste lezioni sono il suo "testamento", ma per lui rappresentano la riflessione nella
letteratura occidentale in generale. In visibilità cita un verso dantesco, costruendo un
sistema letterario in cui le 5 lezioni sono testimonianze.
In questa lezione, Calvino fa delle autobiografie; parla molto di se come scrittore. Calvino
sottolinea l'importanza le letture dei giornalini per bambini.

Le città invisibili: escono nel 1972 nella collana Einaudi ed ha in copertina la riproduzione
di un quadro molto famoso "Il castello dei mirenei" in cui raffigura un castello con un
masso enorme che fluttua sopra il mare. I particolari di questo quadro vi è un antitesi di
contrasto evidente.
Calvino immagina Marco Polo e l'imperatore, che se ne sta chiuso nella capitale
dell'impero e chiede a Marco Polo di chiedergli i posti che ha visitato.
I libro si divide in 9 capitoli composto all'inizio e alla fine dalla cornice e cioè dal dialogo
tra Marco Polo. All'interno di ciascun capitolo vi sono le descrizioni della città, minimo 5
sono le città, che hanno tutte nomi di donna.
In corsivo sono indicate le cornici e ciascun capitolo è incorniciato da delle parti i corsivo
che è il dialogo tra Marco Polo e l'imperatore. Il cap. 1 e 9 sono i più lunghi, contengono 10
città ciascuno, mentre gli altri 5 città. Questo mostra l'equilibrio strutturale già evidente
dall'indice. Al fianco di ciascun titolo in grassetto ci sono i vari nomi femminili
appartenenti ad un'onomastica antica. Queste città sono in tutto 55. Queste 55 città sono a
loro volta distribuite in rubriche; si raggruppano in 11 categorie che Calvino chiama
rubriche e sono indicate dell'indice in grassetto. Sono:
1) Le città e la memoria
8) Le città e il desiderio
9) Le città e i segni
10) Le città sottili
11) Le città e gli scampi
12) Le città e gli occhi
13) Le città e il nome
14) Le città e i morti
15) Le città e il cielo
16) Le città continue
17) Le città nascoste
In ogni capitolo vengono aggiunti dei dettagli.

24/05/17

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