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Italo Svevo

(1861 - 1928)

Fabio Prestipino
4 giugno 2021

1 Vita
La nascita di Svevo a Trieste è molto importante per la sua produzione. Egli infatti è inuenzato
dalla cultura Mitteleuropea, studia tedesco e legge i grandi della letteratura e della losoa te-
desca, in particolare Freud Nietzsche e Schopenhauer. Il suo vero nome è Ettore Schmitz e Italo
Svevo è uno pseudonimo che indica proprio la duplicità delle sue origini. Dopo gli studi letterari,
che si concludono nella sua giovinezza, va ad una scuola commerciale e trova un impiego in banca.
Scrive in questo epriodo i suoi primi due romanzi: Una vita (1892) e Senilità (1898). Si sposa
con la cugina Livia Veneziani, glia di un grande industriale, entra così a far parte dell'industria
veneziani e decide di terminare denitivamente la sua carriera letteraria. Questa decisione deriva
probabilmente dall'insuccesso dei primi due romanzi e dall'inconciliabilità dell'impegno commer-
ciale con quello letterario. Conosce James Joyce, suo insegnante di Inglese, che apprezza le sue
opere e lo pubblicizza, insieme ad Eugenio Montale, nel panorama culturale dell'epoca. Si inte-
ressa ai lavori di Freud e fa sottoporre ad analisi suo cognato, con scarsi risultati. Ritorna alla
letteratura scrivendo il suo ultimo e più acclamato romanzo: La coscienza di Zeno. Poco dopo il
suo successo letterario, muore in un incidente stradale.

2 Inuenze culturali
In Svevo sono compresenti vari orientamenti culturali dicilmente conciliabili fra loro, che lo
scrittore concilia in modo originale. É inuenzato da positivismo, naturalismo e darwinismo da
un lato e dall'altro dalla losoa Di Marx, Schopenhauer e Nietzsche e dalla psicanalisi di Freud.
Dei primi accoglie il riuto della metasica e l'approccio preciso e scientico ma riuta l'ottimismo
per il progresso, dei secondi apprezza la demisticazione dei valori correnti e la critica della società
borghese ma ne desume solamente le tecniche di critica senza accettare le conclusioni politiche,
ascetiche o superomistiche. Da Freud desume l'interesse per l'inconscio e la teoria del piacere ma
riuta la sua ideologia e la validità medica della psicanalisi.

3 Una vita (1892)


Il primo romanzo sveviano è ancora molto inuenzato dalla tradizione tardo naturalistica. Questa
inuenza è evidente nell'oggettività della narrazione, il narratore è infatti simile ad un "giudice"
esterno che mette in evidenza gli errori del protagonista esprimendo talvolta anche un giudizio
morale. La presenza di questi due livelli di narrazione tuttavia testimonia il bisogno di distinguere
il piano della realtà da quello della psicologia e dell'introspezione, si apre così uno spazio per
l'analisi.

3.1 La vicenda
Alfonso Nitti è un impiegato colto con aspirazioni letterarie che si sente "diverso" e a disagio
nella società borghese, il suo idealismo si deve scontrare infatti con una realtà monotona. Tenta
così il salto di classe seducendo Annetta, la glia di un banchiere. Fin ora i caratteri esposti
sono tipicamente naturalisti, si aggiunge però un nuovo tema: si svela la natura di inetto del
protagonista che, arrivato quasi al suo obiettivo, prova delle pulsioni interne irrazionali che lo

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portano all'autodistruzione. Egli decide infatti di allontanarsi dalla città senza giusticarsi con
Annetta, sapendo che questo gli costerà la sua relazione. Tornato in banca è visto male da tutti,
è degradato lavorativamente e, inne, per un'incomprensione, viene sdato a duello dal fratello di
Annetta. L'inettitudine di Alfonso lo porta a suicidarsi al posto di arontare la lotta.

4 Senilità (1898)
Il secondo romanzo presenta sostanziali dierenze dal primo: non sono più presenti scene naturali-
ste, c'è spesso una rappresentazione della psicologia dei personaggi, si esce dal canone naturalistico.
Il protagonista, sempre un letterato piccolo borghese, non si oppone alla società come Alfonso Nit-
ti ma accetta le consuetudini borghesi e vi si uniforma, nonostante permanga un conitto. Vi è
una forte opposizione fra desiderio istintuale e repressione sociale, fra piacere e realtà. É ancora
presente tuttavia la voce del narratore che interviene smentendo il protagonista, si dovrà attendere
il terzo romanzo per arrivare alla completa eliminazione di un'interpretazione oggettiva.

4.1 La vicenda
Emilio Brentani è un impiegato trentacinquenne con la passione per la letteratura che, come la
sorella Amalia, vive una vita senile e grigia. A lui si contrappone la gura dell'amico donnaiolo
Stefano Balli. Emilio conosce Angiolina una giovane e bella popolana, che rappresenta una pos-
sibilità di partecipazione alla vita per il protagonista. Questi se ne innamora senza capire che lei
vuole solo soddisfare i suoi piaceri. Una volta resosi conto di questa realtà tenta di lasciarla ma
capisce di avere bisogno della sua giovinezza per vivere. Emilio prova così ad educare Angiolina,
per inscatolarla nei valori borghesi e rendere possibile il loro amore. La ragazza però è comple-
tamente refrattaria all'educazione, questa è un'allegoria per dire che la realtà non è riducibile a
schemi ideologici, come la mentalità borghese pretendeva di fare (tema che ritornerà nell'ultimo
romanzo dell'autore). Angiolina però si innamora di Balli, il quale a sua volta è amato da Amalia.
Quando Emilio lo scopre, intima Balli di non presentarsi più a casa sua, per questo la sorella nirà
per morire dal dolore. Rimasto solo, Emilio torna a vivere nella senilità. I personaggi formano
un quadrilatero perfetto con i due uomini, contrapposti fra loro per l'atteggiamento che hanno nei
confronti della vita e, analogamente, con le due donne, antitetiche.

5 La coscienza di Zeno (1923)


Dopo la prima guerra mondiale il contesto culturale Europeo cambia: l'ottimismo positivista non è
più accettabile e l'intuizionismo, la psicoanalisi e il relativismo prendono il sopravvento, in partico-
lare la conoscenza della teoria freudiana è centrale in questo romanzo. Il protagonista è un inetto,
questa condizione è molto diusa nella letteratura dell'epoca e si congura come una malattia
mentale. L'inetto è sempre dubbioso ed indeciso, non riesce a vedere la realtà nella semplicità
di rapporti di causa-eetto e svela la complessità del reale e la falsità della normalità dell'uomo
comune, demistica le false certezze su cui si poggia la sanità mentale del genere umano. Tutta
l'opera è incentrata nel mettere in evidenza gli autoinganni mentali che il protagonista cerca di
mascherare a se stesso e che comunque niscono per trapelare e risaltare agli occhi del lettore.

5.1 La struttura e la prefazione del dottor S.


La struttura dell'opera è innovativa ed esclude un narratore esterno, presente invece nei due romanzi
precedenti. La storia infatti viene narrata dallo stesso Zeno sotto consiglio del suo psicanalista,
il dottor S. Nella prefazione, scritta da questo dottore, si dice che visto che Zeno ha interrotto la
cura, per ripicca il dottore pubblicherà il suo diario. Questa è chiaramente una critica ironica alla
psicanalisi terapeutica ma allo stesso tempo ha la funzione di creare una narrazione totalmente
soggettiva e dunque inadabile: il punto di vista è proprio quello del paziente psicoanalizzato e
non sapremo mai se il suo modo di vedere le cose sia distorto o fantasioso (nonostante talvolta si
intuisca). Si determina così una continua collaborazione del lettore alla ricostruzione del signicato
di ciò che legge. L'io narrante, nelle classiche autobiograe, è solitamente superiore all'io narrato e
non si mette in dubbio la sua autoanalisi, nella Coscienza invece questi sono sullo stesso piano e ciò
crea un dubbio continuo. Anche il tempo non è lineare ma interiore alla coscienza del protagonista.

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Tutta l'opera è attraversata dal dubbio, bisogna leggere fra le righe per capirne il vero signicato.
La letteratura assume una funzione salvica perché compensa i fallimenti della vita.

5.2 Il fumo
Questo romanzo non è una biograa di Zeno cosini ma la narrazione della sua infermità mentale.
Dopo la prefazione del signor S., il primo capitolo parla del rapporto del protagonista col fumo:
egli tenta continuamente di smettere ma ogni volta rimanda l'"ultima sigaretta" (comportamento
tipicamente nevrotico e proprio anche di Svevo).

5.3 Il padre
Il secondo capitolo ore un indizio sull'origine della malattia, nonostante Zeno non lo ammetta
mai. Il rapporto col padre, da sempre conittuale, è distorto dal protagonista che sminuisce
tale condizione e la nasconde dietro un amore (imposto dall'ideologia borghese) inesistente. Il
culmine di questo rapporto è lo schiao del padre in n di vita a Zeno, egli non ammetterà
mai che questo atto sia volontario ma vivrà sempre nel dubbio interiore se questo gesto derivi
dall'insoddisfazione del padre nei suoi confronti o semplicemente da un gesto involontario dovuto
all'incoscienza del moribondo. Una gura autoritaria paragonabile a quella del padre sarà sempre
presente per Zeno in tutto il romanzo prima con il suocero e poi con l'Olivi (l'uomo a cui il padre
ha lasciato l'amministrazione dei beni di famiglia). Questo a confermare lo stato di inettitudine
del protagonista che non riesce mai ad emanciparsi totalmente.

5.4 Il matrimonio
La narrazione continua con le vicende del matrimonio di Zeno, egli decide di scegliere fra le tre glie
di un ricco imprenditore (esempio di matrimonio borghese d'interesse). In una scena tragicomica il
protagonista, rigettato dalla prima glia (Ada, la più bella), per non essere allontanato da questa
famiglia, decide di proporsi alla seconda e inne alla terza, (Augusta la meno bella) con cui si
sposerà. La gura di Augusta, simbolo sanità mentale, rappresenta il tipo di persona "normale"
che basa la sua integrità su falsi piani stabili (É interessante la riessione di Zeno sulla religiosità di
Augusta). Anche la sanità della moglie è trasformata da Zeno in malattia, una malattia accettata
dalla società e mascherata da illusioni.

5.5 L'amante
Questo matrimonio è insidiato, come spesso accadeva nella società borghese, dalla presenza di
Carla, l'amante. Questa è una povera bisognosa a cui Zeno fa la carità, questo rapporto diventa
ben presto intimo. L'amante fa parte del matrimonio borghese tipo ed è vista quasi come segno di
mascolinità. Zeno decide di abbandonare Carla per non nuocere alla povera Augusta, ma ancora
una volta non riesce a prendere la decisione di darle l'"ultimo abbraccio". L'abbandono di Carla
non avviene per iniziativa di Zeno (ancora una volta inetto) ma perchè Carla si innamora di un
altro uomo.

5.6 Il cognato
Un'altro lone narrativo è quello del rapporto fra Zeno e il suo rivale Guido che sposando Ada,
la prima scelta di Zeno, diventerà suo cognato. Nonostante il protagonista aermi che dopo molti
anni i loro rapporti erano pacici, si ha motivo di credere che sia vero tutto il contrario. Il desiderio
di Zeno per Ada, essendo irrealizzabile, non può essere accettato dal protagonista nonostante sia
chiaro il travaglio all'interno della sua personalità. Un esempio lampante è che quando Zeno diventa
contabile di Guido, nonostante nel diario si ribadisca più volte la sua buona fede, il lettore non
esclude che il protagonista abbia contribuito al fallimento dell'azienda del cognato, che porterà
al suo suicidio. Ciò risulta chiaro quando, come per un lapsus, Zeno sbaglia funerale e non può
assistere a quello del cognato. Ada parte per l'Argentina uscendo completamente dalla vita di Zeno
(ancora inquieto verso questa gura).

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5.7 La guerra
Scoppiata la guerra Zeno si ritrova a Trieste, in assenza dell'Olivi, ad amministrare i suoi beni.
Zeno aerma che il commercio lo ha guarito dalla sua malattia, probabilmente perchè in esso ha
trovato uno scopo e una realizzazione e si è sentito nalmente autonomo, artece del proprio destino
(quasi un riscatto nale dal padre). Tuttavia il dottor S. nella prefazione, scritta a posteriori di
tutti questi eventi, sostiene che Zeno non sia mai guarito. Questo è un esempio dll'ambiguità di
questo testo, data dall'inadabilità sia del dottore che di Zeno.

5.8 "La catastrofe inaudita"


Il tono del romanzo cambia bruscamente, il protagonista fa le sue considerazioni sulla vita ed espone
la sua visione. Secondo Zeno(-Svevo) la sanità mentale non può essere raggiunta dall'"occhialuto
uomo" (cioè innaturale, gli occhiali sono una creazione umana), che l'ha persa inventando ed uti-
lizzando gli "ordigni", che lo hanno portato alla furbizia alla debolezza, l'uomo è dunque inquinato
alla radice. La sanità mentale potrà essere riacquistata solo quando l'uomo, creando una bomba
tanto potente da poter distruggere l'intera terra, nirà per ridurre ad una nebulosa la terra, elimi-
nando ogni malattia. Mancavano ancora più di vent'anni all'esplosione delle prime bombe nucleari.
La grandezza del romanzo di Svevo sta nel mettere in luce una condizione propria di tutti gli esseri
umani del nuovo secolo evidenziandone gli aspetti psicologici e criticando la società che sembra non
accorgersene. La malattia di Zeno è da ricercare nella consapevolezza novecentesca dell'assenza di
valori e dunque di senso nella vita, individuata dai grandi loso e letterati dell'otto-novecento.
Il nale del romanzo non profetizza solamente l'avvento delle bombe atomiche ma anche l'autodi-
struzione dell'intero genere umano a seguito della presa di coscienza collettiva della mancanza di
valori (o, svevianamente, la coscienza della inevitabile malattia comune).

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