DRAMATIS PERSONAE
Il volto e la figura
nell’arte italiana contemporanea
A cura di
Virgilio Patarini
ANTEPRIMA
D RAMATIS P ERSONAE
DRAMATIS PERSONAE
Il volto e la figura nell’arte italiana contemporanea
Cataloghi d’Arte
EDITORIALE GIORGIO MONDADORI
ISBN 978-88-6052-537-6
Riproduzione vietata.
Tutti i diritti riservati
D RAMATIS P ERSONAE
PRIMA PARTE
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Vexata quaestio
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Espressionismo, Cubismo e Futurismo furono i tre Fin dai suoi primi quadri astratti Kandinsky
cataclismi quasi simultanei che si abbatterono sembra mettere consapevolmente fuori gioco
sull’Arte Occidentale e sul tradizionale rassicurante secoli e secoli di storia dell’arte fondata sulla
concetto di Mimesis, scardinandone rappresentazione più o meno icastica della realtà:
completamente le fondamenta. La reazione nessuna mimesi, nessuna concessione all’aspetto
altrettanto drastica e praticamente immediata fu la fenomenico della realtà. Infondo non è altro che
Metafisica e solo in seguito il Surrealismo: entrambi un tirare le estreme conseguenze dell’approccio
i movimenti cercarono per così dire di spostare il decisamente noumenico dei contemporanei cubisti
fulcro della questione (e della rivoluzione) dal come (e in parte anche di futuristi ed espressionisti) che
al che cosa. non mirano a rappresentare la realtà per come si
Ma si trattò a mio avviso, come cercherò di vede, bensì l’idea che l’artista ha della realtà o di
spiegare in seguito, di una specie di boomerang: alcuni suoi elementi. E dunque? Nessuna mimesi
mentre col pretesto di proporre nuove e suggestive e perciò nessuna narrazione? Non proprio.
associazioni spiazzanti e inedite di immagini, De Se analizziamo anche solo i titoli delle prime tre
Chirico, Carrà e gli altri di fatto restauravano i serie di opere astratte realizzate compiutamente
canoni (almeno formali) della «bella pittura», in e programmaticamente dall’artista russo possiamo
realtà mostravano inesorabilmente la fine di un fare alcune interessanti scoperte: «Impressioni,
millenario sistema di rappresentazione della realtà. Improvvisazioni, Composizioni», questi i titoli delle
Per dirla con uno slogan (che più avanti proverò a tre serie in questione.
spiegare): l’allegoria si trasformava in enigma e A parte l’evidente, esplicito richiamo alla musica,
raggiungeva il suo limite estremo. Oltre ci sarebbe e dunque alla forma di espressione artistica più
stato (apparentemente?) solo il silenzio. svincolata da ogni possibile rapporto mimetico con
Ma sono anni rutilanti in cui tutto succede, la realtà, balza subito all’occhio che il primo ciclo,
rivoluzioni epocali, nel rapido volgere dei giorni: ovvero quello delle «Impressioni» mantiene ancora
dello stesso anno, il 1910, in pieno fervore un qualche rapporto con la realtà e il suo apparire
espressionista, cubista e futurista, sono il primo fenomenico: in queste opere l’artista ritrae col
acquerello astratto di Kandinsky dipinto in alta tratto rapido e corsivo della guache le sue
Baviera e il primo quadro metafisico dipinto a «impressioni» di un paesaggio, di una scena, di
Firenze da Giorgio De Chirico (dopo essere una situazione. Gli elementi visivi a cui ci si riferisce
passato proprio da Monaco, quartier generale di sono ancora, sia pur blandamente, vagamente
Kandinsky e del Cavaliere Azzurro): ovvero riconoscibili. La visione, il fenomenon è sul punto
l’estrema conseguenza e la massima reazione alla di sfaldarsi, ma non si è ancora del tutto sfaldato.
rivoluzione cubo-futur-espressionista. Tuttavia non si tratta di uno «sfaldarsi» nella luce
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o nella scomposizione dei colori come per gli Appare al tempo stesso in qualche modo superato,
Impressionisti, ma di uno sfaldarsi in relazione alla spiazzato, messo «fuori gioco» il sistema di
percezione dell’aspetto visivo e al suo trasformarsi significazione fino ad allora vigente, fatto di singole
in «idea» nella mente dell’artista. immagini (figure, oggetti, paesaggi) riconoscibili
Ma è con le «Improvvisazioni» che il dado è in stretto rapporto con l’aspetto fenomenico della
definitivamente tratto. In questi lavori l’artista realtà e collegate tra loro da una «sintassi» che
esprime direttamente e liberamente sulla superficie costituiva l’ossatura di quella specifica forma di
forme e colori del tutto svincolate da un rapporto narrazione. Una narrazione appunto per immagini
con una realtà visiva preesistente: sono quelle fondata su un rapporto di somiglianza (mimetico,
stesse forme, segni e colori una realtà a se stante, icastico) con la realtà.
idee improvvise balenate nella mente del pittore e Ora volti, figure, nature morte, paesaggi … tutto
prontamente trasformate in quadri, opere del tutto questo antico e tradizionale armamentario della
«autonome», «auto-referenti». Nessuna Mimesis, pittura di colpo appare obsoleto e retrò e con
solo Eidos. esso il modo consueto di articolarlo sulla tela:
A questo punto occorre soffermarci sulla terza sostituito non solo da forme e colori «astratti» ma
serie e sui suoi titoli: ovvero le «Composizioni». anche da una nuova «sintassi».
Si tratta di opere decisamente più complesse, Dunque si apre una nuova, univoca fase della
strutturate,articolate, in cui i singoli elementi Storia dell’Arte? Non proprio, poiché è a questo
costitutivi risultano tra loro collegati secondo punto della storia che fanno la loro comparsa sulla
un preciso gioco di assonanze e rimandi, con scena i pittori della Metafisica prima e del
una evidente volontà espressiva. Insomma, Surrealismo poi i quali, per così dire, cercano di
Kandinsky mette in campo una precisa salvare l’armamentario tradizionale di volti, figure,
«sintassi» capace di legare tra loro forme e oggetti e vedute dipinte combinandoli in maniera
colori e di costruire una «narrazione» analoga del tutto nuova e spiazzante, secondo una sintassi
a quella di un brano musicale: una successione nuova e diversa sia da quella tradizionale che da
di elementi in grado di suscitare in chi guarda quella «inventata» da Kandinsky, che fa
delle sensazioni estetiche, delle emozioni, delle riferimento a regole diverse da quelle della
idee. razionalità e della logica, o anche solo della più
Dunque con le «Composizioni» e l’invenzione comune esperienza quotidiana e dell’altrettanto
di una nuova «sintassi» ci troviamo di fronte ad comune buon senso, catapultando le opere d’arte
una nuova forma di narrazione del tutto nella dimensione del Sogno o dell’Enigma.
svincolata dal concetto di Mimesis. E la Ma si tratta per così dire di un’esperienza limite
dimostrazione che è possibile fare arte visiva che, soprattutto con la Metafisica, ci consente al
«astraendosi» del tutto da ogni rapporto con tempo stesso, mentre ne recupera gli stilemi, di
l’aspetto fenomenico della realtà. comprendere con estrema chiarezza che l’arte
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l’Informale, e provenienti da esperienze accademiche ideata alcuni anni prima da Bertold Brecht), Roy
o comunque figurative, con una sorta di consapevolezza Lichtenstein cita i fumetti, Schifano le scritte
che la figurazione per come la si intendeva allora, la pubblicitarie, e così via.
pittura accademica e fin’anche la nuova (o meglio Ed è su queste «virgolette» che, per così dire, qualche
rinnovata) Pittura Tonale avesse fatto il suo corso. anno dopo, casca l’asino. Già, poiché a me pare che
Certo ci fu anche chi andava in altra direzione, e non col passare dei decenni e col succedersi delle generazioni
riporterò qui tutta la querelle di quegli anni tra Astrattisti queste benedette, necessarie «virgolette» siano cadute,
e Figurativi, i secondi con a capo Renato Guttuso… cadute in disuso, dimenticate, cancellate, ignorate, e la
ma per trovare qualcuno in Italia che nel recuperare in figurazione sia ritornata come se nulla fosse. Come se
qualche modo la Figurazione si collocasse al tempo nulla fosse accaduto, come se tutte le Avanguardie non
stesso nell’alveo dell’Arte Contemporanea e non in ci fossero state e non avessero messo in discussione il
quello della Nostalgia, occorrerà aspettare i protagonisti concetto di mimesis e di raffigurazione della realtà.
della cosiddetta «Scuola di Piazza del Popolo» (che Unica concessione al retaggio Pop è la stilizzazione, il
puoi «scuola» in effetti non fu mai), ovvero i vari Mario riferimento al linguaggio dei fumetti, i colori accesi e
Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Giosetta Fioroni. innaturali … E le «virgolette»? E gli effetti di
«straniamento»?
Le virgolette e l’asino
Poi dopo la stagione del Pop vennero altre stagioni: il
Ma appunto quando alcuni anni dopo, con la Pop Art, Concettuale, l’Arte Povera, la Pittura Analitica,
in Italia come in tutto il mondo occidentale, sarà movimenti che spostarono la questione su altri piani,
possibile recuperare un simulacro di figurazione finché con la cosiddetta «Transavanguardia», in Italia la
occorrerà fare un uso marcato delle «virgolette» per questione si ripropose prepotentemente. Ma si
sdoganare un volto, una natura morta, un paesaggio e ripropose negli stessi anni anche in America coi Graffitisti
vederlo ancora una volta protagonista su di una tela come Basquiat, Haring e gli altri, e in Germania coi
(magari serigrafata più che dipinta). Le «virgolette» Nuovi-Selvaggi. In Italia inoltre, negli stessi anni, anche
questo è il punto cruciale: la figurazione viene recuperata i cosiddetti «Nuovi-Nuovi» di Renato Barilli erano
e rimessa in circolo, nel circuito dell’arte, in corto- all’incirca sulla stessa lunghezza d’onda dei «Fantastici
circuito, ma solo come «citazione». Andy Worhol «cita» Cinque» Transavanguardisti di Achille Bonito Oliva:
il celebre ritratto fotografico di Marylin Monroe e lo forse solo un po’ più raffinati, ironici e disincantati, quelli
rifà sfruttando le variazioni serigrafiche della di Barilli, ma stilisticamente comunque affini agli altri più
quadricromia, moltiplicandolo così per quattro, noti e più spesso sugli scudi.
ottenendo uno spiazzante e rivelatore effetto di E a questo punto forse è il caso di aprire una parentesi,
«straniamento» (effetto che ha a mio avviso un di tipo teorico e metodologico, sull’Espressionismo e i
interessante contraltare «teatrale» proprio nella suoi «derivati».
cosiddetta tecnica di recitazione dello «straniamento»
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Le tre sorelle rovescia anche sui fratelli, non solo contro i padri,
vale a dire, fuor di metafora, sulle altre coeve
Quando al liceo o all’università studiamo le Avanguardie.
Avanguardie Artistiche del Novecento l’enfasi è La storia dell’arte poi ha finito per prendere per
sempre riposta sulle differenze: innanzitutto le buoni tutti questi proclami, fondando su questi la sua
differenze tra la singola Avanguardia e l’arte «narrazione».
precedente e contemporanea, specie se di matrice Ma siamo sicuri che sia il modo migliore per capire
tradizionale; quindi le differenze tra le varie davvero come stanno le cose?
Avanguardie. Differenze di stile, di tecnica, e Per capire la storia francese della prima metà
naturalmente di impostazione e visione estetico- dell’Ottocento ci baseremmo mai solo sulle memorie
filosofica. di Napoleone Bonaparte?
In questa marcata e insistita sottolineatura delle
differenze i vari studiosi e divulgatori autori di libri e Proviamo a ribaltare la prospettiva: proviamo a
manuali, infondo, non fanno altro che seguire, più o sottolineare le somiglianze.
meno pedissequamente, la vulgata divulgata Ed ecco che di colpo, ad esempio, le tre grandi
(perdonatemi il gioco di parole), strategicamente, Avanguardie di cui stiamo parlando (Futurismo,
prima di tutto dagli stessi esponenti delle Avanguardie Cubismo, Espressionismo) ci appaiono sorelle
medesime, o dai loro fiancheggiatori aventi il ruolo coetanee, ovvero gemelle: magari non omozigote,
di critici-teorici-sostenitori. E questo in una logica, magari gemelle eterozigote, ovvero gemelle diverse,
allora essenziale per la sopravvivenza, di propaganda ma pur sempre gemelle!
come strumento di auto-affermazione. Le somiglianze sono infinitamente di più delle
E naturalmente tale propaganda, che aveva differenze, ma soprattutto quello che ci appare come
l’obiettivo principale di far affermare sul ring un minimo comun denominatore è quell’azione di
dell’agone artistico e culturale l’avanguardia di turno, «deformazione» espressiva che è la quintessenza per
doveva necessariamente sottolineare le differenze e antonomasia dell’Espressionismo ma che è
gli aspetti caratterizzanti rispetto ai vari competitors altrettanto evidente anche nella pittura cubista e in
vecchi e nuovi, pena il fallimento, che nella fattispecie quella futurista.
coincideva con l’anonimato, con l’indifferenza di E quella «deformazione» delle figure che è un
pubblico e critica. carattere tipico dell’Espressionismo, e che ritroviamo
Di qui una sorta di complesso edipico tipico delle anche nelle due Avanguardie sorelle, ha una storia
Avanguardie: in cui i figli, cioè gli artisti delle nuove che viene da lontano e che forse porta anche più
generazioni, devono per forza uccidere lontano. Oltre i limiti cronologici di quei pochi anni a
(metaforicamente) i padri, cioè gli artisti della ridosso della Prima Guerra Mondiale, limiti entro
generazione precedente, per potersi affermare e cui invece sembrerebbero destinate a restare le altre
sopravvivere. E spesso questo meccanismo si due sorelle gemelle.
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Premessa di attualità
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Ma potremmo rovesciare il punto di vista e chiederci: somiglianza del volto è solo uno dei tanti aspetti che
come mai nel corso di tutto il Novecento l’Arte ha sentito fanno di quel quadro un ritratto particolarmente efficace.
per così dire la necessità di intrecciarsi e contaminarsi Esiste qualcosa di simile nella pittura dell’ultimo secolo
ripetutamente con il neonato Cinema, il Teatro, la che sia paragonabile per complessità e articolazione della
Scrittura e le altre Arti sorelle secolari? narrazione allegorica ai capolavori succitati? Guernica
di Picasso potrebbe essere un buon esempio: un ottimo
Sintassi e Paratassi termine di paragone, per importanza e imponenza
dell’opera.
Se passiamo in rassegna alcuni capolavori Non mi dilungherò in una disanima del capolavoro in
particolarmente rappresentativi della Storia dell’Arte questione, anche perché altri lo hanno già fatto meglio
come La Primavera di Botticelli, La Scuola di Atene di quanto potrei sperare di fare, ma è abbastanza
di Raffaello, per non parlare del Giudizio Universale evidente se si confronta con gli altri capolavori dei secoli
di Michelangelo, ci balza subito all’occhio la scorsi a cui si faceva cenno, che nell’opera dell’artista
straordinaria complessità della narrazione allegorica spagnolo ci sia una certa arbitrarietà, soggettività dei
sottesa a ciascuno di essi: non solo viene rappresentata simboli e delle allegorie e una inevitabile prevalenza della
una certa scena particolare (nell’ordine: la Primavera in paratassi rispetto alla sintassi.
veste di fanciulla che avanza in un prato, un incontro tra Perché «inevitabile»? Per due motivi, direi.
filosofi in una piazza di Atene, il momento alla fine dei Il primo dipende da quanto si accennava sopra, ovvero
tempi in cui i morti risorgono e il Padre Eterno esprime quella specie di maledizione: la maledizione delle
il suo Giudizio Universale), ma dietro ogni figura e ogni Avanguardie, del «parricidio» simbolico, della tabula
elemento raffigurato si cela una ridda di simboli e allegorie rasa. Ogni volta si ricomincia da capo, ogni volta si deve
e dall’accostamento di ciascuno di questi elementi e dei inventare dal nulla o quasi un linguaggio: un nuovo
relativi aspetti simbolici ne deriva una articolata e sistema di segni e una nuova sintassi ma che per forza
stratificata narrazione allegorica. Ma questo vale anche di cose non può essere più di tanto complessa, poiché
per le opere minori, sia pure magari con una minore dev’essere appresa intuitivamente dal fruitore nel
grandiosità e complessità di elementi. momento stesso della fruizione. Il che obbliga a ripiegare
Se prendiamo un qualsiasi banalissimo ritratto, ad sulla paratassi, cioè una sintassi semplificata al massimo
esempio, di un qualsiasi buon pittore dal Quattrocento in cui ogni elemento è posto semplicemente accanto
alla fine dell’Ottocento, sempre troveremo la presenza all’altro, senza principali e subordinate, senza gerarchie,
di una serie di elementi dipinti nell’opera che servono a priorità: una cosa accanto all’altra, un elenco
costruire una trama di simboli e allegorie che ci dica chi indifferenziato.
è il personaggio ritratto: da quello che tiene in mano, a Il secondo motivo potremmo riassumerlo con uno
certi particolari nell’abbigliamento, a quello che compare slogan: vedi Gutenberg e poi muori. E nelle prossime
alle sue spalle, attraverso una finestra, e così via. La righe si capirà il perché.
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Diacronicità vs Sincronicità
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dal frastuono mediatico provocato da questa boutade importanza ribolliscono insieme a faccende di grande
del nostro campione padovano). rilevanza. E tutto sembra, almeno per un istante,
E così la provocazione di turno, magari vacua e straordinariamente significativo. Con l’accento posto
velleitaria, balza prepotentemente alla ribalta e per sempre immancabilmente sulla presunta, supposta,
qualche ora, o qualche giorno, se ne sta sotto i riflettori. assoluta, stupefacente «novità». C’è da stupirsi se poi
E così via, di tanto in tanto. Di provocazione in troppo spesso gli artisti si preoccupano solo di stupire?
provocazione. Con l’intervallo, magari, per sbaglio, Ma quest’arte necessariamente «stupefacente» è
della notizia di qualche mostra davvero rilevante. Di un’arte evidentemente «drogata». Un’arte spesso
qualche evento davvero significativo. destinata per questo, come certi cavalli dopati, a
Questo giochino è dai tempi di Filippo Tommaso crollare miseramente dopo il primo illusorio traguardo
Maria Marinetti che va avanti . E ancora dura, raggiunto. Almeno finchè non si passa dalla smania di
funziona. Da più di un secolo. Già, perché noi ora stupire alla necessità – non di comunicare, ma – di
pensiamo che sia una caratteristica di questi nostri emozionare, ammaliare, catturare, conquistare,
tempi balordi, ma sono stati i Futuristi i primi ad usare inquietare, incuriosire, stimolare, irritare, irretire,
la provocazione come strumento di propaganda delle attirare … Necessità di dire, significare più cose allo
loro idee artistiche rivoluzionarie. La provocazione e stesso tempo. Di dire e contraddire. Di dire e non
qualche volta pure le scazzottate … altro che Cattelan! dire: non solo di dire.
Una delle domande più stupide… anzi, no: più
Alla fine che rimane? Una gran confusione. Un enorme assurde- che si può fare ad un artista a proposito di
calderone di informazioni in cui quisquilie di nessuna un’opera è: «qual è il messaggio?» Il messaggio??!
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SECONDA PARTE
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Ofelia fotografato da Valentina Carrera sono l’elisione. E il discorso su tutti finisce per convergere.
tragicamente silenti. Ed è il silenzio di un istante lo E il senso sotteso a queste figure, a questi volti pare
squarcio di luce e colore che saetta nel tran-tran infine poter emergere.
quotidiano delle figure post-moderne dipinte dalla Così questi volti talvolta sono sfuggenti, come
Vasilieva. Ed è un urlo muto quello che lancia l’attrice cancellati dal tempo o da un’eclissi della memoria.
sotto il velo fotografata da Boselli o quello dei bimbi Ma anche quando invece sono più o meno definiti,
immortalati dalla Mietitore. E un silenzio ieratico emana delineati, riferibili ad una persona in carne e ossa,
dai volti dei personaggi storici ritratti per l’occasione quasi sempre appaiono in qualche modo comunque
da Fabio Cuman ed avvolge paradossalmente anche i «astratti», assoluti: non si tratta di uomini e donne
volti e i gesti quotidiani disegnati con brio e capacità di storicamente esistenti, anche se talvolta le opere
sintesi da Silvio Natali. E c’è un silenzio sospeso e apparentemente possono riferirsi ad essi, bensì di
misterioso nei gesti delle donne di Antonio Presti, Vito uomini sub specie aeternitatis, ossia uomini intesi
Carta e Nino Ninotti, carico di miti, un silenzio pieno di come categoria assoluta del pensiero, proiezione
ascetica armonia nelle figure di Anna Maria Artegiani e ideale. Uomini con la «U» maiuscola.
di estasi sensuale nei volti di Gabriella Santuari, un Ed è proprio un discorso sull’uomo quello che si
silenzio pesante -il silenzio dell’incomunicabilità- nei intende fare con questo progetto al tempo stesso
quadri della Bracci e della Doni. E così via. editoriale ed espositivo. Sull’uomo, sulla sua
Sempre e comunque silenzio. Un silenzio avvolgente essenza da una parte e sul suo assoluto,
e struggente come una musica di violoncello. Un imprescindibile, umanissimo bisogno di rapporti
silenzio fatto di luce soffusa e di colore morbido e sociali dall’altra.
vibrante. Un silenzio assolutamente paradossale. Un Tutte le figure dipinte o scolpite o fotografate che
silenzio che non è assenza, ma presenza ellittica: più ci interessano si manifestano e si relazionano
presenza che nel tempo stesso in cui si manifesta in attraverso un gesto, talvolta un abbraccio, una
qualche modo si nega, si nasconde. Nasconde una carezza, una tensione di corpi che accennano ad
parte di sé. Forse cela un enigma. O più semplicemente una sorta di danza di cui noi non cogliamo che un
cancella dalla tela o dall’argilla, dallo spazio virtuale e istante, finale o di passaggio. Una danza enigmatica
artistico della rappresentazione, della «raffigurazione» e sensuale nella musica del silenzio.
nel senso letterale del termine, ogni aspetto più Nella consapevolezza che un gesto, una carezza o
prosaicamente anedottico per lasciar emergere l’unica uno schiaffo dicano più (e meglio) di mille insulti o
vera essenza, l’unico discorso pertinente, l’unico parole d’amore, e che la postura di un capo
oggetto (e soggetto) di riflessione che parrebbe leggermente reclinato, o il brivido caldo di un corpo
interessare tutti questi artisti: l’uomo. L’uomo e le sue appena sfiorato non possa mentire e dica cose più
relazioni con altri esseri umani. esplicite, più forti, più significative (e non più
Ed ecco che nell’opera di tutti questi artisti, al di là ritrattabili) di quanto non possano fare le povere
delle differenze, si rivela essere dominante l’ellissi, vecchie consunte truffaldine parole.
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Mentre da una parte assistiamo ad un ritorno antesignano l’artista ceco Jiri Kolar (1914-2002). Ma
prepotente e tecnicamente ineccepibile di una andiamo per gradi e occupiamoci innanzitutto dei primi
narrazione vecchio stile, con pittori che sanno due gruppi, che sono anche i più nutriti.
dipingere e che fanno una solida pittura che oscilla da
un post-impressionismo, al tonale, fino Come in uno specchio
all’iperrealismo, dall’altra assistiamo ad un fenomeno
che talvolta ci potrebbe sembrare affine, poiché Ogni quadro, ogni foto, ogni scultura può essere uno
analoga spesso è la perizia dell’esecuzione tecnica e specchio in cui l’Uomo Contemporaneo, il fruitore di
l’efficacia della resa «visiva», ma che in realtà è una mostra o di una catalogo, ha la possibilità di
tutt’altra cosa e che potremmo definire «Post- rispecchiarsi e (forse) ritrovarsi, riconoscersi.
Realismo» o «Realismo Post-Moderno». Una forma Il vantaggio che oggi ha l’artista contemporaneo,
di narrazione post-moderna in cui il medium si fa grazie al retaggio di tutte quelle Avanguardie che si
metafora aprendo ad altri piani la fruizione: ad esempio sono occupate di rinnovare e re-inventare il concetto
la scomposizione dell’immagine e la sua di Mimesis, è la possibilità di dar forma a specchi
ricomposizione utilizzando media differenti e spiazzanti, molto differenti: una lunga e articolata teoria di specchi
che sono latori di ulteriori livelli di lettura. concavi, convessi, deformanti, opachi, lucidi, infranti,
Scomposizione di cui fu maestro indiscusso e appannati, ustori … E dunque moltiplicare le immagini
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Lo specchio infranto
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Soggiace evidentemente una volontà feroce di la sua instabilità, la sua evanescenza, il suo essere
riduzione ai minimi termini degli strumenti espressivi transeunte. Il dissidio insanabile è tra l’essere e il
(un solo segno, un solo gesto ripetuto) e l’uso divenire, se la vogliamo mettere sul filosofico. Tra il
paradossale di una costruzione paratattica per dare condensarsi della materia e il suo espandersi,
vita ad una narrazione tendenzialmente sintattica. E esplodere sino alla dissoluzione. Ma la materia in
così segni uguali, ripetuti, accostati l’uno all’altro e questione è il colore nero impresso da un timbro
bidimensionali si compongono in modo da apparire sulla tela, o la parola vergata a mano o la tessera di
differenti, strutturati gerarchicamente e tridimensionali. fumetto ritagliato o il cerchio decorativo, dipinto con
E in quest’ultimo aspetto ciascuno di questi artisti un gesto ripetitivo, apparentemente impersonale.
rivela il suo essere al tempo stesso antico e E come possiamo chiamare il conflitto irrisolto tra
contemporaneo. Come artista contemporaneo usa la essere e divenire, tra soggettivo e oggettivo, se non
paratassi come struttura portante delle sue opere, ma col nome antico e dimenticato di «tragedia»?
la sua nostalgia per la forza evocativa della sintassi (e
della «narrazione») è evidente e gli fa piegare la Ma occorre fare forse anche altre riflessioni sul tema
paratassi verso confini inediti e inusuali, sottilmente della scomposizione dell’immagine.
spiazzanti, volutamente contraddittori. Oggi i nostri occhi vedono in modo diverso rispetto
Dunque uno strumento adatto piuttosto ad un’arte ad un secolo fa. Il nostro «sguardo» è cambiato.
seriale o d’ispirazione minimal viene utilizzato Eppure di questo non siamo affatto consapevoli.
«impropriamente» per fare una pittura figurativa Siamo talmente avvezzi a certe modalità di fruizione
sostanzialmente classicheggiante. Quello che si delle immagini che non ci facciamo più caso.
genera così è una sorta di cortocircuito tra il mezzo L’immagine di un quadro vista dal vero, stampata su
espressivo e l’opera espressa. Una contraddizione una rivista o trasmessa in tivù ci sembra la stessa cosa.
che diviene rivelazione, perché nasce da una duplice La stessa immagine.
necessità: da una parte la necessità di essere Negli ultimi decenni giornali, televisione e Internet si
contemporanei, di usare mezzi e linguaggi e schemi sono così progressivamente affermati come strumenti
espressivi della contemporaneità; dall’altra di comunicazione (e fruizione) di massa, e con tali
l’impossibilità a rinunciare ad una sorta di narrazione assidui interscambi e disorientanti cortocircuiti, da farci
d’impianto classicheggiante. accettare ed equiparare cose tra loro decisamente
E si tratta tutto sommato di contrasti che non si diverse.
sanano. Tesi ed antitesi non trovano sintesi. Lo Tralasciando altri aspetti rilevanti, occorre osservare
scontro è senza fine e senza risoluzione. È di qui che come la specificità tecnica di mezzi elettronici come
scaturisce la forza di questi quadri. In queste opere Internet e televisione, ovvero il modo in cui le immagini
figurative, nei ritratti, lo scontro frontale, l’aporia è vengono trasmesse, attraverso una fitta rete di punti
tra stasi e movimento, tra spazio e tempo. Tra la luminosi colorati (pixel), sia molto differente non solo
presenza fisica incombente della figura, del volto, e dal modo in cui il nostro occhio percepisce le immagini
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ESPRESSIONISMO E DINTORNI
Sul perché in questo caso non parlerei di «post- commuove e la sua arte riesce per qualche istante a
espressionismo» o di «neo-espressionismo», ma sospendere il tempo.
semplicemente di «Espressionismo», magari Un poco diverso è quello che si può dire a proposito
sottolineando che si tratta di artisti espressionisti di delle Sindoni laiche di Bruno De Santi e delle figure e
terza o quarta generazione, rimando al precedente dei volti della Castoro e della Mingardi. Si tratta a
capitolo intitolato: «Conforme, Deforme, Informe». tutti gli effetti di un discorso sull’identità: innanzitutto
Tuttavia, vista la ricchezza e la complessità del sulla propria identità e poi per riflesso, ovviamente,
linguaggio degli artisti qui selezionati ritengo opportuno anche sull’identità dell’uomo contemporaneo. Un
scendere nel dettaglio della loro poetica, sia pur uomo che si guarda allo specchio. Non a caso nella
brevemente, esemplare della ricchezza di possibilità Castoro troviamo spesso il tema del Doppio: lo stesso
che questo orizzonte di riferimento sottende. volto raddoppiato, o la stessa silhouette. Mentre in
Nei quadri di Cuman, Benigna e Anna Urbani De De Santi e nella Mingardi in colore cade, si sfalda,
Gheltof troviamo alcuni elementi analoghi: una energia rendendo meno nitida, sfuggente, ineffabile il volto
dirompente soggiace alla loro pittura e scaturisce e si ritratto: un’identità che si sfalda, labile, sull’orlo della
alimenta dall’incontro-scontro di forze ancestrali dissoluzione.
antitetiche. Il Caos –ovvero la materia informe, In tutti costoro, sia in Benigna, Cuman, la De Gheltof,
l’inconscio- contrapposto ad un principio ordinatore che poi in De Santi, la Castoro, la Mingardi, quello
che potremmo definire «cosmogonico» che cerca di che si fa in definitiva è un discorso sulla nostra identità:
mettere ordine nel disordine e trasformare il Caos in sullo specchio e sull’ombra. Ci costringe a guardarci
Cosmos – ovvero in ragione, in forma. Il Pathos allo specchio per scoprire in quello specchio che siamo
contrapposto al Logos. Questi tre artisti di tre ombre, e che ci sono ombre nella nostra esistenza.
generazioni diverse combattono contro i loro demoni. Qui di Cuman prtesentiamo dei lavori un poco sui
E il campo di battaglia è la tela. Ma forse la metafora generis, realizzati per questo progetto: pur
in quasto caso è fuorviante, forse non si tratta di una appartenendo alla serie del cosiddetto «Esercito della
battaglia ma di una incantagione. In una battaglia lo cenere», non si tratta dei suoi soliti guerriri d’ombra,
scopo è l’annientamento dell’avversario, la sua in cui la matrice espressionista del gesto pittorico è
sconfitta. In un incantesimo invece la sua cattura e più esplicita, ma di due di una serie di ritratti di figure
riduzione in stato di obbedienza, magari solo celebri della storia, in cui l’attenzione ai dati di
temporanea. somiglianza ha portato l’artista milanese ad assumere
Si tratta di una sorta di danza sciamanica in cui l’artista un approccio più «realistico» del suo solito.
tenta di tenere queste forze oscure sotto controllo, Anche nel caso di De Santi si tratta di due lavori fatti
almeno per un poco. Come Orfeo che cantando apposta per Dramatis Personae e la mostra di Napoli
incanta gli Dei degli Inferi, egli non li uccide: li e fuori dalla sua consueta area di azione.
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gamma cromatica (Cardone) o del tipo di disegno altrettanto rassicurante coerenza di stile e/o di
e di scenario (Grin, Presti). linguaggio.
In alcuni di questi artisti le figure sono personaggi Alcuni di loro contaminano un figurativo realistico
apparentemente quotidiani dall’abbigliamento e con altri elementi, altri stili, linguaggi. Altri invece
dalle pose disinvolte, talvolta persino glam: costruiscono le loro opere visive come autentiche
insomma, la classica modella ( o il modello) della sciarade: accostando elementi visivi essenziali
porta accanto. In altri si tratta di figure di un mito elevati al grado di simboli (rami, frutti, foglie,
declinato nei tratti di una affascinate semplicità. giochi di specchi o raddoppiamenti di immagini),
In tutti i casi i contrasti formali, le apparenti aporie con un vocabolario essenziale ed efficace ed una
stilistiche (tra icastico e informale, tra colore piatto sintassi di ascendenza più simbolista che
e disegno sfumato, ecc.), inavvertitamente, surrealista.
provocano una sorta di moto di inquietudine Il risultato, tuttavia, è analogo negli approcci di
nell’animo del fruitore. Tutto sembra perfetto: tutti questi artisti: ci troviamo di fronte ad una
molto elegante ed equilibrato, eppure abbiamo la realtà che è, al tempo stesso, familiare e
sensazione che ci sia qualcosa che non va. sconosciuta, consueta e tuttavia ineffabile. Freud
Qualcosa che non torna. All’equilibrio cromatico, avrebbe utilizzato, per descriverla, l’aggettivo
formale, compositivo non corrisponde una unheimlich: spaesante, perturbante.
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sprofondando negli abissi dell’Oblio. E le epifanie La memoria e l’oblio, la presenza e l’assenza, il tutto
di alberi, le sezioni di tronchi evocate materialmente e il nulla: questi artisti danzano sul filo invisibile (e
da Orsenigo sono manifestazioni del Reale o deliri indissolubile) che lega questi opposti e forse finisce
del Sogno? E le foto strappate e cancellate da per suggerire che, in realtà, gli opposti non solo
Ranieri e Lodigiani (come ad esempio, sopra, i rappresentano due ris-volti della stessa medaglia, ma
fumetti cancellati di Stramacchia) rappresentano forse, addirittura, sono la stessa cosa.
l’apoteosi della cultura pop o la sua dissoluzione? Essere o non essere? Entrambe le cose.
E così via. Contemporaneamente.
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TERZA PARTE
PROGETTO «DRAMATIS PERSONAE»
Le mostre e gli artisti
Nota. La presente pubblicazione non è solo frutto di una riflessione teorica sullo «Stato
dell’Arte» figurativa italiana contemporanea svolta dall’autore in qualità di studioso e di
fruitore di mostre e pubblicazioni, ma nasce anche e soprattutto dal suo lavoro sul
campo come critico militante e come curatore.
Nella fattispecie questa pubblicazione giunge dopo un lungo e articolato ciclo di mostre
curate nell’arco di tre anni, in spazi museali pubblici e in gallerie private di cinque diverse
città italiane. Mostre che hanno consentito a migliaia di visitatori di ammirare
complessivamente quasi trecento opere d’arte di circa una settantina di autori
contemporanei. La gran parte di queste opere costituiscono le illustrazioni delle pagine
precedenti. Qui di seguito inoltre pubblichiamo la cronologia, la composizione e i luoghi
dove tali esposizioni sono state allestite, con qualche foto a corredo. E a seguire schede
biografiche e stralci di note critiche relative agli artisti protagonisti, in ordine alfabetico.
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PRIMA MOSTRA
Opere di Fausto Arrighi, Marino Benigna, Roberto
Borra, Amalia Borin, Alda Boscaro, Roberto
Cardone, Mario D’Amico, Laura Di Fazio, Paolo
Facchinetti, Carolina Ferrara, Ersilietta Gabrielli,
Max Gasparini, Francesco Lodigiani, Paolo Lo
Giudice, Laura Longhitano Ruffilli, Carla Mascaro,
Sergio Merghetti, Luigi Montefoschi, Antonio
Presti, Gianluca Ranieri, Maria Luisa Ritorno,
Francesco Siclari, Massimo Sottili, Ezio Tambini,
Anna Urbani De Gheltof, Lyudmila Vasilieva
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TERZA MOSTRA
Opere di Giovanna Bassi, Andrea Boldrini, Simone
Boscolo, Valentina Carrera, Fabio Cuman, Marilena
De Stefano, Alfredo Di Bacco, Christine Franceschini,
Ilaria Grin, Alice Macchione, Delphi Morpurgo,
Graziella Paolini Parlagreco, Donatella Sarchini,
Edoardo Stramacchia, Luciano Valensin
Torino, Galleria 20
3 - 14 novembre 2013
Ferrara, Palazzo della Racchetta
16 - 28 novembre 2013
Una foto dell’allestimento della terza mostra a Torino
QUARTA MOSTRA
Opere di Giovanna Bassi, Roberto Cardone, Vito
Carta, Anna Castoro, Angelo Conte, Amos Crivellari,
Daniela Da Riva, Mario D’Amico, Alfredo Di Bacco,
Carolina Ferrara, Max Gasparini, Laura Longhitano
Ruffilli, Annalisa Mori, Nino Ninotti, Maria Luisa
Ritorno, Tina Saletnich, Donatella Sarchini, Massimo
Sottili, Luciano Valensin, Lyudmilla Vasilieva.
QUINTA MOSTRA
Opere di Simone Boscolo, Tiziana Buschettu,
Valentina Carrera, Davide Ferro, Gabriella Mingardi,
Nino Ninotti, Luigi Ratti. E due mini personali di Mario
D'amico e Alfredo Di Bacco
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SESTA MOSTRA
Premio Dramatis Personae
Artisti finalisti: Angela Valentini, Anna Pluda, Cinzia
Sauli, Claudio Scandura, Donatella Sarchini, Fulvio
Rottichieri, Ivana Boris, Laura Beatrice Gerlini, Lucia
Simone, Lydia Lorenzi, Mariapia Saccone, Rosa
Franceschino, Yana Poteshkina, Yelena Milanesi, Ylenia
Pilato, Anna Urbani De Gheltof, Vittorio Pavoncello.
Milano, Spazio E
26-30 dicembre 2015
SETTIMA MOSTRA
Opere di Anna Maria Artegiani, Marino Benigna,
Alberto Besson, Simone Boscolo, Anna Maria Bracci,
Vito Carta, Angelo Conte, Fabio Cuman, Daniela Da
Riva, Daniela Doni, Bruno De Santi, Maria Franca
Grisolia, Paolo Lo Giudice, Laura Longhitano Ruffilli,
Nino Ninotti, Antonio Presti, Maria Luisa Ritorno,
Gabriella Santuari, Roberto Tortelotti.
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FAUSTO ARRIGHI
Fausto Arrighi è nato a Siena l’ 8 luglio del 1940: è
scrittore, avvocato, pittore, scultore cantautore, suona
il pianoforte… Dopo mille avventure nel 2003 si
trasferisce a Castel del Piano, sul Monte Amiata e
abbandona l’attività forense.
Formazione
Fausto Arrighi ha frequentato il liceo classico e si è
laureato in legge. Dai primi collages, ai tempi del liceo,
passa alla tecnica dell’olio su tela nel ’57, per poi
sperimentare l’uso dell’acrilico e negli anni ’90 si
approccia alla scultura. Ha partecipato per 17 anni al
Premio Internazionale Valbruna, vincendo alcuni
premi, fra cui quello della critica. Negli anni ‘80
ispirandosi allo schema del Premio, crea e partecipa
con altri colleghi, ad una settimana d’arte Murale, in
Castel del Piano, che vede coinvolto noti pittori italiani.
La mostra si è ripetuta per otto anni, con l’inserimento
e l’organizzazione di pomeriggi didattici per giovani
pittori. Nel 2003 si trasferisce a Castel del Piano,
lavorando alla produzione artistica prevalentemente
su commissione.
Esperienze principali
Ha partecipato, dal ’68 al 2010 a più di cinquanta
mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.
Dal 22 dicembre ‘12 al 10 gennaio ‘13 a Roma,
presenta una serie di lavori per la sua personale, presso
la Galleria di Palazzo Maffei Marescotti, mostra
riproposta nel 9 febbraio 2013 presso l’Ambasciata
di Romania in Roma. Partecipa alla mostra «La Cour
des Arts de Bruxelles», Spazio Italia, del 25 aprile
2013. Nel corso del 2012 entrando in contatto con
la new Artemisia Gallery espone a Londra (4-18
luglio), e alla collettiva «Nudo d’Autore» (15-30
settembre) di Bergamo.
Qualche foto del vernissage a Castel dell’Ovo, Napoli
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Hanno scritto di lui tra gli altri Riccardo Pillonetto GIUSEPPE ORSENIGO
Millemaggi, Giorgio Pilla, Giorgio Rosini, Eraldo Giuseppe Orsenigo è nato a Cantù (Co) nel
Di Vita, Raffaele De Salvatore, Pompea Vergara, 1948. Diplomatosi Maestro d’Arte sino al
V.V.Mariuz, Giovanna Calvo Di Ronco, Serena 2001 si è rifiutato di esporre le sue opere. In
Carlino, Mara Campaner, Roberta Filippi. “trent’anni di segreto lavoro”, come scrive il
noto critico Morando Morandini, ha “affinato
Stralci di note critiche il suo stile pittorico”. Ha esposto le sue opere
La figura umana che abita il mondo di Ninotti è in numerose personali, tra cui una
transeunte come la luce, destinata a scomparire in retrospettiva a lui dedicata allo “Spazio
pochi istanti nel dialogo tra luce e ombra, tra forma Guicciardini” di Milano, Aosta, di nuovo
e colore, realtà e artificio; sembra quasi di sentire Milano al Nuovo Spazio Aleph e alla Galleria
un sommesso monologo, un vuoto «ricco» di Zamenhof, Venezia Palazzo Zenobio, Torino
eventi. Eventi pittorici, naturalmente, perché la Galleria 20, Como, Porto Venere, La Thuile,
figura impregnata di luce mette in ombra la varietà Saint-Vincent, Figino, Cantù, Mariano,
del mondo multiforme. Il pensiero pittorico di Vertemate, Menaggio, Ferrara Palazzo della
Ninotti nella sua evoluzione sembra quasi Racchetta, Venezia Chiesa dei Frari. Dal
affrancarsi da questa figura-donna-pensiero per settembre 2013 fa parte di un gruppo di
giungere ad una forma di conoscenza di luce artisti(pittori, scultori, poeti e forografi)
interiore. Ed è qui che dobbiamo coglierne il più presso lo SpazioE di Milano curato da:
profondo significato: nello sfaldarsi della materia, Valentina Carrera, Alessandro Baito e Virgilio
nell’oscillare della luce che diventa silenzio Patarini con mostre collettive mensili a tema.
impalpabile, nella polvere che il tempo deposita, Nel 2014 ha esposto con le seguenti personali:
lento e inesorabile sulle caduche cose umane. Cantù curata da A. Longatti Ferrara Mostra
Riccardo Millemaggi Pillonetto internazionale curata da V. Patarini con
Le poetiche di Nino Ninotti sono catalogo Mondadori, Milano Spazio E
esemplificazioni delle lezioni più vere dei realisti “Alchimie del giorno e della notte”. Nel 2015
del Novecento, dove la figurazione non è soltanto Erba patrocinio Assipromos, Milano Spazio
fine a se stessa, ma gli elementi che la E “Astrazioni” a cura di V: Patarini. Diverse
compongono vogliono raccontare una storia anche le collettive tra cui Parigi, New York,
anche dal punto di vista narrativo (...) La spiccata Nimes, Innsbruck, Ferrara, Lecce, Torino,
sensualità espressiva di questo artista e il suo Venezia. Di lui hanno scritto: Laura e
temperamento si manifestano anche nell’uso dei Morando Morandini, G. Pre. F. De Faveri,G.
colori mai accesi, mai volgari, che contribuiscono Possa,A. Masseglia, G. Vicentini, C. Cattaneo,
alle sue tipiche fantasticazioni narrative, dove V. Colpi, L. Morandotti, D. Corsetti, V.
Apocalisse e quotidiano entrano continuamente Patarini, P. Levi, A. Longatti. Le sue opere
in rotta di collisione. sono pubblicate nel volume “Post-
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ANNA URBANI DE GHELTOF 2012 è tra i finalisti del Premio Effetto Arte 2012
Anna Urbani De Gheltof è nata a Scorzè (Ve), il 1 con l’opera «Lassù» (ovvero «Mamma»). E lo
aprile del 1945. Vive e lavora a Padova. stesso anno ha partecipato alle collettive «Fatti
Formazione d’Arte» (dicembre ’12 – gennaio ’13) presso il
L’artista Urbani De Gheltof ha conseguito una Museo Internazionale del Vetro d’Arte e delle
laurea in lettere e ha insegnato materie letterarie Terme di Montegrotto, Padova; alla Biennale di
nella scuola media. Ha frequentato un corso di Palermo 2012; al Premio dei Normanni, Monreale,
specializzazione in Storia dell’Arte presso Palermo; a «Lo sport nell’arte attraverso lo
l’Università di Padova e per un periodo, la Scuola sguardo delle donne» presso il Centro Culturale
libera del nudo a Venezia. Partendo da un San Gaetano, Padova; a «Artisti Veneti», Villa
linguaggio figurativo, la sua produzione artistica, Pisani, Stra’, Venezia; a Villa Malfitano Witaker
si è evoluta verso altre forme di espressione, (come finalista del Premio Effetto Arte 2012),
esplorando le tecniche pittoriche e sperimentando Palermo; a «Colori in concerto», I° premio ex
nuovi materiali. aequo, Galleria Stomeo in Martano (Lecce).
Esperienze principali
Ha partecipato a mostre collettive in Italia e Stralci di note critiche
all’estero e ha tenuto personali di rilievo, «Per capire quanto possa essere stata bella una
ottenendo segnalazioni da parte della critica. donna anziana, bisogna non solo guardarla, ma
Inoltre, è presente in diverse pubblicazioni e tradurre ogni lineamento […] sosteneva Proust
cataloghi a carattere nazionale. Tra le personali nella sua «Recherche». Ma oltre all’attenzione ai
più recenti ricordiamo quella del 2013 presso il lineamenti, l’intensità e l’interpretazione dello
Museo Internazionale del Vetro d’Arte e delle sguardo, l’artista pone l’accento sul messaggio
Terme di Montegrotto, Padova e nel 2012 presso evocativo del segno. Il volto si veste delle sue
l’Hotel Molino Falcade, Belluno. Nel 2011 la emozioni…»
mostra personale «Volti della Storia» presso il Alessandra Possamai Vita
Comune di Pontecchio Polesine, Rovigo, e la «Centro focale della ricerca artistica di Anna
personale «Sogni dipinti» presso il Circolo Urbani de Gheltof è la ritrattistica come
Culturale Arti Decorative, Rovigo. Tra le collettive rappresentazione non tanto dell’aspetto quanto
degli ultimi anni, nel 2013 partecipa alla mostra della psicologia che si rivela nelle espressioni dei
«35 anni di Arte» presso la Galleria Comunale ex volti. […]La pittrice travalica i confini della pura
Pescheria di Este a Padova; a «Non solo Biennale» riconoscibilità, per restituire le profondità
presso Villa Bassi Abano Terme di Padova; e a caratteriali e le tracce che le esperienze lasciano
«Primaverarte 2013» presso Galleria Città di sulle fisionomie, instaurando un dialogo fra la sua
Padova; a «Le sfaccettature della femminilità» pittura e il soggetto rappresentato fatto di sottintesi
presso Villa Obizzi, Albignasego, Padova. Nel e di tensioni emotive, altrimenti inesprimibile.»
Paolo Levi
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