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giovanni verga
PERCHÉ VERGA È UN CLASSICO? Verismo con il bozzetto siciliano Nedda (1874), segui-
to nello stesso anno dal Padron ‘Ntoni, primo nucleo
1. Perché, pur essendo scrittore “regionale” quanto al dei futuri Malavoglia e, nel 1878, dalla novella Rosso
mondo rappresentato, è stato autore di respiro euro Malpelo e dalla prima idea di un ciclo di romanzi dal
peo per consapevolezza letteraria e lucidità di visione, titolo provvisorio La Marea. Siamo nella terza stagione
più coerente e geniale degli stessi maestri del Natu- della narrativa verghiana; nel 1880 vennero pubblica-
ralismo francese nell’applicare il canone realista del- te le novelle di Vita dei campi, nel 1881 I Malavoglia,
l’“impersonalità”. nel 1883 le raccolte di bozzetti Novelle rusticane e Per
2. Perché ha saputo ricondurre il mito positivista del le vie. Nel frattempo (1882) aveva fatto visita a Zola a
progresso all’antica idea di hybris, coniugando l’epica Parigi e pubblicato l’ultimo dei “romanzi mondani”, Il
dello sviluppo alla visione tragica del teatro greco. marito di Elena. Una burrascosa vicenda sentimenta-
3. Perché ha saputo interpretare meglio di altri il pas- le (Verga ebbe fama di grande seduttore), conclusasi
saggio traumatico dal mondo arcaico e immutabile con un clamososo scandalo, contribuì a ispirargli la
delle passioni primitive a quello moderno della ragio- trasposizione teatrale della novella Cavalleria rustica-
ne calcolatrice e dei grandi mutamenti sociali. na: l’esordio teatrale di Verga, nel 1884 a Torino (con
4. Perché nelle sue opere ha saputo compiutamente Eleonora Duse nella parte della protagonista Santuz-
raffigurare la “religione della famiglia” e la “religione za), fu un trionfo; qualche anno dopo (1890) Cavalleria
della roba” come principi ispiratori dell’agire umano. rusticana divenne anche opera lirica, con le musiche
di Pietro Mascagni.
mondane e veriste, alcune costanti a livello di “filoso- ritratta nei panni della femme fatale, conosce solo la
fia di vita”. La sorte dei personaggi verghiani appare dedizione fino allo struggimento o, al contrario, l’ab-
sempre segnata da un destino avverso contro cui ogni bandono a una sfrenatezza che infrange ogni pudo-
ribellione risulta inutile; la saggezza consiste nel sa- re e ogni legge sociale; nell’uomo si configura invece
persi piegare e rassegnare, mentre chi si crede arbi- come passione travolgente ma superficiale, limitata
tro del proprio destino è condannato inesorabilmente alla sfera dei sensi, che anzi lo distoglie da altri inte-
alla sconfitta. Questa lotta impari contro il fato avverso ressi e ambizioni, come l’affermarsi in società e il far-
costituisce il nucleo drammatico di tutti i suoi libri; in si una posizione. Da questa pregiudiziale misogina di
questa lotta, inoltre, l’eroe è abbandonato a se stes- matrice positivista nascono i contrasti che concludono
so, perché la società descritta da Verga non conosce drammaticamente tutte queste storie d’amore, am-
pietà o solidarietà, ma è mossa solo da uno spietato bientate nei salotti mondani di Firenze e Milano che
e cinico egoismo; i deboli sono condannati a essere Verga ben conosceva. L’autore stesso ammetteva che
schiacciati dai più forti, come anche dalla storia e dal- le complicazioni sentimentali raccontate nei romanzi
la natura. non esistono nello stato di natura, ma sono frutto del
benessere e dell’artificio della società moderna.
I l “discorso indiretto libero” e la rappresentazione servato concentrando l’attenzione sui desini individua-
del sentimento li, appare a Verga nient’altro che una brutale macina
Per conferire al racconto l’immediatezza della testi da cui nessuno, a nessun livello sociale, può salvarsi: il
monianza orale Verga tratta la sintassi con grande vincitore che oggi si impone schiacciando il vinto sarà
libertà, ricorrendo frequentemente al “discorso indi schiacciato a sua volta dai vincitori di domani.
retto libero”, che permette di innestare, nel corpo del-
la narrazione indiretta, inserti di discorso diretto che Un ciclo incompiuto
rinviano appunto al narratore omodiegetico. La rivoluzionaria tecnica narrativa adottata, e in parti-
Altro espediente tecnico è la rinuncia alla descrizio- colare la rinuncia al narratore onnisciente, è probabil-
ne “interna” dei moti dell’animo (tipica del narratore mente la causa dell’incompiutezza del ciclo. Se infatti
onnisciente); pensieri, sentimenti ed emozioni vengo- era possibile rappresentare la psicologia elementare
no descritti solo nella misura in cui si traducono in delle classi più umili attraverso la mera descrizione
atteggiamenti esteriori, osservabili dallo sguardo del del comportamento esteriore, la cosa si rivelava ir-
testimone-osservatore che è, ancora una volta, il nar- realizzabile affrontando i più alti livelli sociali, dove le
ratore omodiegetico. convenzioni, l’educazione, la cultura, oltre a rendere
estremamente complesso il mondo interiore dei per-
sonaggi, alimentano la dissimulazione e impongono
Il ciclo dei Vinti una “maschera”.
Dopo il successo di Nedda, incoraggiato dall’editore
Treves, Verga iniziò un altro bozzetto siciliano, Padron I Malavoglia [1881]
‘Ntoni, che da semplice novella divenne poi romanzo,
e addirittura primo di un ciclo di cinque romanzi (l’i- La vicenda
dea venne probabilmente dal ciclo dei Rougon-Mac- Nel paesino di Aci Trezza, alle pendici dell’Etna, vive la
quart di Zola) intitolato dapprima La Marea e succes- famiglia Toscano, soprannominata Malavoglia, com-
sivamente I vinti. posta dal patriarca padron ‘Ntoni, dal figlio Bastianaz-
zo sposato con Maruzza la Longa, e dai loro cinque
Le linee-guida figli: il giovane ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Pro-
Possiamo ritrovare le linee-guida di questo ciclo in prietari della casa del nespolo e di una barca, la Prov-
alcune lettere e poi, soprattutto, nella Prefazione ai videnza, i Malavoglia vivono onestamente di pesca fino
Malavoglia (1881). I cinque romanzi (I Malavoglia, Ma- a quando la partenza del giovane ‘Ntoni per il servi-
stro-don Gesualdo, La duchessa de Leyra, l’Onorevole zio militare (siamo all’indomani dell’Unità d’Italia) li
Scipioni e L’uomo di lusso) dovevano rappresentare spinge a improvvisarsi commercianti, acquistando a
complessivamente «una specie di fantasmagoria del- credito una partita di lupini dallo zio Crocifisso, l’usu-
la lotta per la vita, che si estende dal cenciaiuolo al raio del paese. Il naufragio della barca e del carico e
ministro e all’artista, e assume tutte le forme, dalla la morte di Bastianazzo avviano la famiglia alla cata-
ambizione alla avidità del guadagno», adattando stile strofe, anche perché ‘Ntoni, rientrato dalla leva, non
e tecniche narrative ai diversi ambienti rappresentati. sa più adattarsi alla vita di prima. A partire da questo
Il progetto rimase incompiuto: Verga non andò oltre momento, disgrazie si sommano a disgrazie: perdute
l’abbozzo dei primi capitoli della Duchessa de Leyra. la barca e la casa, i Malavoglia si riducono a lavorare
a giornata; Luca muore nella battaglia navale di Lis-
Una visione fatalista della vita umana sa; Maruzza muore di colera; Lia, disonorata, fugge in
Nella Prefazione ai Malavoglia Verga appare convin- città e finisce in un postribolo; ‘Ntoni frequenta cattive
to dell’esistenza di una legge universale che governa compagnie e finisce in carcere; padron ‘Ntoni, spezza-
tutti i destini umani, legge di cui i romanzi dovevano to da tante sventure, muore miseramente in ospeda-
fornire la conferma e che consiste in questo: la vita le. Ma alla fine Alessi, riscattata la casa del nespolo,
umana a ogni livello è agitata da una lotta di tutti con sembra avviare la rinascita della famiglia.
tro tutti senza pietà e senza quartiere, lotta governata
dal più sfernato egoismo e in cui il calcolo e l’interesse La legge dell’interesse
sono gli unici criteri di scelta. In un simile contesto i L’interesse economico è il motore principale dell’in-
deboli sono destinati a scoccombere e i forti a preva- treccio romanzesco; esso non solo motiva e guida le
lere e non ha più senso parlarte di “vizi” e “virtù”, per- azioni, ma stabilisce anche il sistema dei valori e le
ché essi presuppongono la libera scelta dell’uomo (il gerarchie sociali: solo chi ha «delle barche sull’acqua
libero arbitrio), mentre invece per Verga il comporta- e delle tegole al sole» gode di stima e considerazio-
mento umano è determinato senza scampo dalle leg- ne, la perdita della casa del nespolo e della Provvi-
gi brutali della lotta per la sopravvivenza e l’autoaf- denza getta i Malavoglia da un giorno all’altro nella
fermazione. Questa lotta provocata dalla «ricerca del categoria dei reietti; sulla base dell’interesse (e non
meglio» è motore della società e della storia umana. Il certo dell’amore) vengono combinati i matrimoni;
“progresso infinito” (idea di matrice positivista), se os- sulla base dell’interesse agisce lo zio Crocifisso, non
a caso detto «campana di legno» perché sordo a qua- tribuiscono inoltre: la gestualità “teatrale” dei perso
lunque altro argomento. Badare ai propri interessi è naggi, che ne crea efficaci ritratti dal vivo e aggira la
la legge fondamentale degli abitanti di Aci Trezza, che rinuncia all’introspezione; l’impiego frequentissmo di
li chiude in un gretto egoismo rendendoli ciechi alle similitudini e proverbi tutti legati all’esperienza e alla
disgrazie altrui e sordi ai richiami della pietà e della cultura dei parlanti; i soprannomi, non di rado ispi-
solidarietà. rati a una lettura ironico-grottesca del personaggio
(si pensi allo zio Crocifisso, alla Santuzza, agli stessi
Il mito del benessere e «l’ideale dell’ostrica» Malavoglia).
Il romanzo iniziale del ciclo dei Vinti vuole mostrare che
cosa accade a chi sente «le prime irrequietudini pel Il problema della lingua
benessere» e prende coscienza «che non si sta bene, Per conciliare la ricerca del colore locale con l’esi-
o che si potrebbe star meglio». In questo senso perso- genza della comprensibilità, che comportava la rinun-
naggio emblematico è il giovane ‘Ntoni che, abbaglia cia al dialetto, Verga adottò una lingua molto vicina
to dalle sirene del progresso quando si è allontanato al parlato e ricca di locuzioni idiomatiche; ricorse
da Aci Trezza per il servizio militare, non accetta più a particolari accorgimenti sintattici al limite della
di spezzarsi la schiena con rassegnazione e pazien- sgrammaticatura, come il “che” polivalente, il pro-
za, ma vuole andarsene a fare fortuna, per mangiare nome pleonastico («la gente gli rideva sul muso allo
«pasta e carne tutti i giorni». La sua è dunque una vi zio Crocifisso»), le “frasi foderate” («ci vuole la terra
cenda di formazione, o meglio di de-formazione, per- al sole, ci vuole!»); a livello lessicale, impiegò termini
ché va incontro a un completo fallimento: tornato di («sciara», «fariglioni», «malabestia», «Giufà») o modi
notte al paese ridotto come un pezzente, si dà al bere di dire («da pagarsi col violino», «aceto dei sette la-
e al contrabbando, riducendosi a livello quasi anima- dri») che rinviano al dialetto, arricchendo in questo
le. La sua colpa consiste nella violazione della legge modo da un lato la lingua italiana di nuovi lemmi e
del destino che impone a ciascuno di accontentarsi dall’altro nobilitando il dialetto che acquisisce dignità
di ciò che possiede, senza aspirare a cambiamenti: scritta e dimensione sovraregionale.
legge che nel romanzo è incarnata dal vecchio padron Da notare anche l’abnorme frequenza dei verbi all’im
‘Ntoni e che nella novella Fantasticheria Verga stesso perfetto, tempo della durata e della ripetizione, espe-
chiamò «ideale dell’ostrica»: l’uomo può essere felice diente che esprime la visione immobilistica del desti-
solo nella «rassegnazione coraggiosa» che lo fa rima- no tipica di Verga.
nere tenacemente attaccato allo scoglio sul quale la
fortuna lo ha lasciato cadere. ‘Ntoni comprende tutto
questo, ma troppo tardi: nel mondo di Verga l’ammis- Mastro-don Gesualdo [1889]
sione delle proprie colpe e il ravvedimento non basta- La vicenda
no, per il colpevole non esiste redenzione. In questo La vicenda è ambientata a Vizzini fra il 1820 e il 1848.
senso l’orizzonte ideologico verghiano richiama quello Gesualdo Motta è un self-made man che è riuscito
della tragedia greca: il desiderio di migliorare la pro- laddove il giovane ‘Ntoni aveva fallito: grazie al suo
pria condizione è la versione moderna della hybris an- fiuto per gli affari e a una vita di sacrifici e rinunce in
tica, cioè della tracotanza dell’uomo che si ribella al nome del valore supremo della «roba», da modesto
fato credendosi arbitro del proprio destino: una colpa muratore è diventato il “re” del mattone e ora vuo-
che può essere espiata solo con l’annientamento. Ver- le arrivare a controllare l’intera produzione agricola
ga appare quindi lontanissimo sia dalla visione religio- della zona e dettare i prezzi al mercato. Allo scopo di
sa e provvidenzialistica di Manzoni, sia dalla mentalità ottenere il sostegno o almeno la neutralità dei nobili
moderna tutta fiduciosamente protesa al progresso locali sposa l’aristocratica Bianca Trao, pur sapendo-
tecnico, sociale, economico. la sul lastrico e incinta di un altro. Ma anche per lui,
proprio quando si crede al vertice, comincia la caduta:
Caratteri narrativi logorato dalla continua guerra contro la cupidigia di
Il rifiuto del narratore onnisciente in favore del nar parenti e compaesani e dai bocconi amari inghiottiti in
ratore omodiegetico ha come prima conseguenza il famiglia (della moglie e della figlia Isabella non solo
fatto che l’orizzonte degli eventi narrati sia limitato ad non ha ottenuto l’affetto, ma neppure il rispetto), muo-
Aci Trezza: come un personaggio se ne allontana, esce re di cancro abbandonato a se stesso tra l’indifferenza
dall’orizzonte narrativo e di quel che gli capita siamo generale, mentre la sua «roba» viene dilapidata con
aggiornati limitatamente a quanto egli stesso riferisce noncuranza dal genero, il duca de Leyra.
(o a quanto possono riferire eventuali testimoni occa-
sionali). Così avviene per ‘Ntoni: nulla sappiamo del- I temi: aristocrazia e borghesia; essere e avere
le esperienze da lui vissute dopo la “fuga” dal paese, Nel romanzo va in scena il conflitto fra due mondi
quel che possiamo conoscere sono semmai i segni, e due mentalità, quella aristocratica, incarnata dai
fisici e psicologici, che esse hanno lasciato in lui. Trao, immobilistica e fondata sul privilegio del san-
A creare sapienti effetti di realtà e di colore locale con- gue, e quella borghese e imprenditoriale, dinamica e
violenza, chiunque non segua la mentalità corrente e I ricordi del capitano d’Arce [1891]
agisca per motivi diversi dal proprio tornaconto deve La raccolta comprende sette novelle che si costituisco-
essere messo al bando, emarginato, soppresso; letto no come i capitoli di un romanzo, tenuti insieme dalla
attraverso il giudizio ostile del narratore che incarna la ripresa dei medesimi personaggi e dal medesimo filtro
mentalità dominante, il protagonista perde però ogni narrativo (il capitano d’Arce rievoca gli amori di donna
tratto eroico assumendo caratteri criminali o ferini. La Ginevra Silverio), cui si aggiungono, per affinità temati-
campagna perde ogni connotazione idilliaca e bucoli- ca, altre tre novelle tratte dalla raccolta Drammi intimi.
ca e appare come un luogo ostile dove impera, come Verga torna al mondo frivolo e brillante dei salotti che
dappertutto, la lotta per la sopravvivenza con le sue era stato al centro dei romanzi mondani; l’asse temati-
regole spietate. co si sposta dalla “religione della roba” alla sfera sen-
timentale, ma il gioco della seduzione appare ormai
Novelle rusticane [1883] disperatamente frivolo e vuoto.
La raccolta comprende dodici novelle (si segnalano
La roba e Libertà) i cui personaggi appartengono Don Candeloro e C.i [1894]
per lo più alla moderna borghesia intellettuale o Don Candeloro e C.i. costituisce l’ultima raccolta ver-
imprenditoriale e rappresentano un’umanità perfet- ghiana e comprende dodici novelle. Protagonista è
una folla di attori da strapazzo in un grottesco sovrap-
tamente integrata nella cinica morale dell’interesse.
porsi del piano della finzione scenica a quello della
Il narratore popolare questa volta condivide la men-
realtà che ne fa degli alienati, dei «tristi commedianti
talità del personaggio e ne approva l’astuzia senza
della vita». Per Verga tutto il mondo è un teatrino in
scrupoli, specie se usata a danno dei deboli e degli cui gli uomini sono ridotti a marionette e nulla esiste
sprovveduti; la cultura appare come strumento di in- al di sotto delle apparenze.
ganno e veicolo di sopraffazione. Solo la natura fa da
argine alla dominante mentalità rapace ed egoistica:
con la sua forza devastante e distruttrice; con le ma- Il teatro
lattie; con la vecchiaia e la morte, cui nessuno può
sfuggire. Verga trascrisse per il teatro tre delle sue novelle: Ca-
valleria rusticana (1884: è l’atto di nascita del teatro
Per le vie [1883] verista), Il canarino del n. 15 (che sulle scene divenne
La raccolta comprende dodici novelle (si segnalano Il In portineria, 1885) e La lupa (1896). L’esito delle rap-
canarino del n. 15, Via crucis e L’ultima giornata) in cui presentazioni fu alterno, ma in generale il passaggio
dalla forma narrativa a quella teatrale conferisce a
Verga trasporta nell’ambiente milanese la sua visione
questi testi un aspetto convenzionale e patetico, lon
disincantata e immobile del mondo. Sono storie di de
tano dall’efficacia espressiva dell’originale.
grado e miseria i cui protagonisti, per lo più di estra-
zione popolare, si agitano in un mondo in cui può solo Dal tuo al mio [1903-1906]
accadere di sprofondare più in basso e dove, rispetto L’opera ebbe un percorso inverso: nata per le scene
alla già spietata mancanza di solidarietà delle campa- nel 1903, tre anni dopo fu pubblicata come roman-
gne, si sperimenta la dimensione ancora più alienante zo. Il tema è politico: contro la volontà del padre, la
dell’assoluta indifferenza. figlia di un nobile siciliano sposa un rappresentante
dei minatori portandogli in dote una zolfara; il risul-
Vagabondaggio [1887] tato è che il marito, divenuto possidente, abbandona
La raccolta comprende dodici novelle (si segnalano le idee socialiste e non esita ad affrontare con il fu-
Vagabondaggio, ... e chi vive si dà pace e Quelli del cile spianato i suoi ex compagni di lavoro per difen-
colèra) il cui filo rosso è nel tema evocato dal titolo: dere la «roba». Arroccato su posizioni conservatrici,
protagonista è un’umanità in perenne cammino, per- Verga intende dimostrare che ogni uomo in fondo al
ché in fuga o in cerca di lavoro o spinta dalla «vaga cuore è un borghese teso al possesso e che quindi,
bramosia dell’ignoto», destinata comunque a girare a al di là delle ideologie, quanti lottano per l’abolizione
vuoto per ritornare, il più delle volte, al punto di par- della proprietà privata in realtà mirano unicamente ad
tenza senza aver combinato nulla. acquisirla per sé.