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Mondo nuovo
Il 1492 segna una svolta epocale. La scoperta dell’America è qualcosa che sconvolge l’immaginario
collettivo.
L’economia:
evolve dalla dimensione esclusivamente europea a quella planetaria e il traffico
commerciale si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico:
nuovi prodotti agricoli, quali pomodoro, cacao, patata, tabacco; affluenza di argento e oro da
Messico e Perù, una delle principali cause dell’inflazione e della rivoluzione dei prezzi.
gli schiavi vengono trasportati dall’Africa alle colonie americane e i prodotti del loro lavoro
finiscono nei mercati olandesi e inglesi.
le colonie americane svolgeranno un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’Inghilterra del
1700, nella direzione che porta alla rivoluzione industriale.
A seguito della scoperta dell’America:
La visione del mondo medievale viene scossa dalla constatazione che esistono popoli e
territori estranee all’ambito biblico;
Si ingenera una forte concorrenza fra gli Stati (soprattutto spagnoli, portoghesi, inglesi,
francesi e olandesi) per il predominio sulle nuove terre;
La storia acquista più spiccatamente una dimensione eurocentrica, essendo evidente il
primato dell’espansionismo europeo.
Tutto ciò ebbe comunque degli alti costi: gran parte della popolazione india fu sterminata, furono
sconvolte le organizzazioni sociali, si giunse a considerevoli crolli demografici (il Messico da 20
milioni passò a 2 milioni), gli europei esportarono epidemie, malattie virali.
Tuttavia, sebbene gli europei tendevano ad assorbire le culture indigene, essi cercarono di adattare
gli schemi organizzativi della madrepatria alle nuove situazioni.
3 continenti furono investiti dal ciclo espansionistico, originato dalla conquista dell’America:
America, ma anche Asia e Africa.
Si distinguono 2 fasi: fase delle esplorazioni marittime (1492-1519);
fase eroica della conquista (1519-1540), in cui iniziò la fattiva
esplorazione e conquista della parte interna del continente
americano.
Il Portogallo, partendo dalle prime scoperte nel Nord Africa, giunge nel 1487 alla
circumnavigazione dell’Africa (Bartolomeo Diaz) e alla scoperta del capo di Buona Speranza. Così,
viene aperta una nuova via oceanica verso l’Oriente. Inoltre, il Portogallo si segnala anche in
ambito giuridico: per giustificare l’occupazione delle terre africane, questo inventa il concetto di
terre di nessuno, terre che non appartengono ad alcuna comunità organizzata in forma stato e che
sono abitate da selvaggi senza alcun ordinamento socio-giuridico. Questo concetto sarà rispolverato
per giustificare l’assoggettamento dei popoli e la conquista delle terre americane.
La Spagna iniziò a dedicarsi alla conquista di territori extraeuropei non appena terminò
l’operazione di Reconquista dei territori ancora occupati dai Mori. L’affermazione interna dei
castigliano-aragonesi è un presupposto fondamentale per l’avvio del ciclo espansionistico. Prima di
Colombo, nel 1479 la Spagna conquistò le Isole Canarie e stipulò con i portoghesi un trattato in cui
i 2 Stati si riconoscevano reciprocamente il diritto di possesso dei territori conquistati.
Il Portogallo era più fragile della Spagna da un punto di vista economico-politico. Inoltre, mentre il
Portogallo era interessato maggiormente all’India, la Spagna mirava alla costruzione di un impero
euro-africano (visto che possedeva territori italiani).
Tuttavia, nonostante il ruolo precipuo che Portogallo e Spagna rivestirono nella conquista del nuovo
mondo, questa può essere a ragione riconosciuta all’intera Europa, a causa del variegato panorama
di energie socio-culturali (mercanti italiani, cartografi tedeschi, ecc…) e dell’esistenza della
Repubblica internazionale del denaro (comunità di uomini d’affari) che finanziò le spedizioni
transoceaniche.
Nel 1493, il papa spagnolo Alessandro VI Borgia emana una bolla papale che legittima gli spagnoli
e li autorizza per le future conquiste, escludendo i portoghesi dai benefici dei nuovi territori.
Nel 1494, il trattato di Tordesillas riconosceva il dominio portoghese sui territori africani sulla rotta
per l’India e sul Brasile orientale mentre agli spagnoli quello sui territori dell’America centro-
meridionale.
Il Portogallo possiede i territori africani del centro-sud e, col passare del tempo, si fa sempre più
presente nei territori asiatici.
Nel 1497, Vasco de Gama circumnaviga l’Africa e giunge a Calicut, tornando con un enorme carico
di spezie. Inoltre, nel 1519-1522, Magellano costeggia l’America meridionale, attraversa l’oceano
pacifico e approda nelle isole Filippine, dove viene ucciso dagli indigeni.
A inizio 1500 l’impero portoghese comprende 4 nuclei:
Le colonie agricole dell’Atlantico (Azzorre, Madera e Capo Verde);
Una vasta area che va dalla Sierra Leone al Congo, importante per il commercio di schiavi;
L’estado da India, che si estende dal Mozambico alla costa cinese e che frutta al Portogallo
il monopolio commerciale sulle spezie (pepe nero, cannella, noce moscata), sebbene il
centro commerciale mondiale rimane Anversa, in cui confluiscono capitali e risorse
tedeschi, fiorentini e fiamminghi.
Il Brasile intero (importantissimo per lo zucchero) conquistato nel 1521-1530, a seguito di
una situazione internazionale divenuta più tesa riguardo alle espansioni (Inghilterra e
Francia esigevano più spazio).
Riguardo l’amministrazione dei nuovi territori, il Portogallo cerca di estendervi le proprie leggi
(sebbene con qualche modifica), non dando vita ad una vera legislazione coloniale, cercando così di
poter progressivamente vincere le resistenze indigene.
Nonostante tutto ciò, nella seconda metà del 1500, il Portogallo si collocherà nell’area debole
dell’economia mondiale a causa della sua fragilità strutturale, dell’incremento del debito pubblico e
delle inflazioni.
L‟espansione spagnola
Alla fine del ciclo di conquiste (1560 circa), gli spagnoli giungeranno a possedere il Messico, molti
territori caraibici (Cuba, Giamaica e Portorico, Guatemala e Honduras) e alcuni territori lungo la
cordigliera delle Ande (Bolivia, Cile e Perù).
Nel 1519 Cortes giunge in Messico, dove sconfiggerà gli aztechi, facendo ricorso all’artiglieria e a
tutta una serie di brutalità, e fonderà la odierna Città del Messico sulle rovine della capitale
distrutta. Egli possiede cavalli e armi da fuoco. Sia a Cuba che in Messico, cavalli e uomini bianchi
con potenti armi provocano il timore delle popolazioni indigene, sì organizzate ma ignoranti
l’esistenza di animali come i cavalli. Tali popolazioni interpretano tali eventi straordinari come
eventi magici.
Pizzarro ha con sé 180 uomini e 37 cavalli, quando nel 1522 si dirige verso il Perù. Questo era un
territorio molto ricco di metalli preziosi ma in cui vivevano popolazioni molto deboli. Le brutalità
sono peggiori di quelle di Cortes, l’’imperatore Inca viene fatto prigioniero e condannato a morte e
la capitale viene distrutta.
Nel corso del 1500, l’opera di colonizzazione spagnola si estende sempre più, fino alla California e
alla Florida.
Nelle sue colonie la Spagna non vuole esportare il feudalesimo e considera molto importante la
fondazione di grandi città; marca sempre l’importanza del rapporto diretto colonie-madrepatria;
sottolinea il fine dell’evangelizzazione. La Spagna era solita effettuare una encomendo (incarico),
assegnazione ad un colono di una circoscrizione territoriale e della licenza reale, concessione di
titoli e autorizzazioni in cambio della quale doveva esserci l’impegno del colono a convertire al
Cristianesimo gli indigeni affidatigli e a investire per la Corona: venivano create delle comunità
dotate di chiese e parroci, che finivano per essere gli unici mezzi utili a sfruttare gli eccessi di
produzione dei popoli conquistati.
La Spagna aveva un difficile rapporto con la realtà locale e doveva anche affrontare annose
problematiche come il contrabbando e gli assalti dei pirati in mare aperto. Tuttavia, essa riponeva
molte speranze di sviluppo economico proprio nelle colonie del Nuovo mondo, considerata la
considerevole pressione demografica interna.
Soprattutto per Carlo V (investito come sovrano di Spagna col nome di Carlo I), la questione
coloniale divenne di fondamentale importanza economica, specialmente per quanto riguarda
l’abbondanza di miniere d’oro e d’argento, sebbene queste si trovassero in posti impervi (la Spagna
è il maggiore esportatore di oro per tutto il 1500). Seppure per utilitarismo, a Carlo V premeva la
sorte degli Indios.
Tuttavia, esistono dei limiti alle esplorazioni geografiche: il limite territoriale delle foreste
amazzoniche, il problema delle pampas argentine e la resistenza soprattutto alla colonizzazione
spagnola di talune tribù indipendenti.
Considerazioni
Il sistema urbano era malamente articolato, le grandi città erano molto distanti fra loro e la
congestione tipica dell’odierno Sud America pone le sue radici nei primi sviluppi urbanistici latino-
americani.
Per quanto concerne nuove procedure tecnologiche, si scopre che l’utilizzo del mercurio può
rendere più produttivo il processo di lavorazione dell’argento.
Meticciato: costituisce la classe intermedia, della quale fanno parte i meticci nati da relazioni fra
bianchi e indigene.
Il concetto di Rinascimento
A tale concetto è attribuita una forte carica di modernità in contrapposizione al Medioevo.
Il termine Rinascimento indica un periodo che va dal 1300 a fine 1500. All’interno di tale periodo
sono individuabili cambiamenti sociali, economici e politici. Inoltre, con il Rinascimento si afferma
l’uomo in quanto individuo con uno sviluppatissimo spirito critico e una rinnovata stima per i
classici. I mutamenti politici fanno dello Stato moderno la nuova forma di organizzazione politica.
Quali sono le spinte che portano alla formazione dello stato moderno?
La componente militare costituisce una spinta importante visto che uno stato ben
organizzato doveva assicurarsi la possibilità di una politica espansionistica e la solidità del
potere sul fronte interno. Perciò l’esercito viene reso più professionale, viene creata
l’artiglieria e viene creata una struttura di servizi logistici, che assicuri rifornimenti di divise,
armi e viveri.
La componente fiscale, visto che per mantenere un buon esercito e per assicurare solidità
interna ed esterna dello stato era necessaria la creazione di una solida organizzazione
contabile e finanziaria. Ciò comporta la formazione di una classe professionale di tecnici che
si occupi della situazione fiscale dello Stato.
La giustizia, poiché è forte la voglia di riformare tale sfera. Così viene deciso che quelli che
si laureano possono entrare a far parte della sfera giuridica e si definiscono meglio le figure
dei notai. Inoltre, vengono istituiti i Supremi Tribunali del Regno e vengono create delle
corti di giustizia periferiche. Tuttavia, permangono tribunali autonomi, quali quelli speciali
dell’Inquisizione e della nobiltà.
La spinta religiosa è importante perché gli stati necessitano di una struttura solida e di un
potere forte per porsi sullo stesso piano della chiesa e poter regolare, senza soccombere, i
rapporti tra questa e lo Stato. Un esempio è il concordato del 1518 tra Francia e Papa,
concordato che stabilì l’abolizione di una buona parte dei tributi destinati a Roma, che tolse
al Pontefice il diritto di nomina dei vescovi francesi e che limitò l’azione della giurisdizione
pontificia.In seguito, l’esempio francese fu seguito da Spagna e Inghilterra.
Il caso della rivoluzione dei prezzi e le diverse velocità delle economie europee
A metà 1500 in molti paesi europei si prende coscienza del fatto che il prezzo delle merci è
sensibilmente aumentato rispetto a inizio secolo. Ciò fu dovuto soprattutto all’afflusso di una gran
quantità di metalli preziosi dalle Americhe. Ma l’inflazione monetaria non fu la sola causa:
l’economia subì molteplici trasformazioni e la popolazione europea crebbe indubbiamente
(l’aumento delle bocche da sfamare portò ad investire maggiori capitali nell’economia agricola e
portò alla corsa alla terra da coltivare).
Dal punto di vista industriale, proprio a questo periodo risale una prima età industriale (le campagne
dominavano al 90% lo scenario economico), con la prima produzione di siderurgici, metallurgica e
tessile
In questi anni emergono le figure del mercante imprenditore e dell’operatore finanziario.
L’Inghilterra è il paese in cui la rivoluzione dei prezzi è in maggior misura indice di uno sviluppo
generale dell’economia (poi Francia e Spagna). In Italia è importante Genova per il flusso di capitali
che vi transitano.
La Francia
Dopo la conquista della Borgogna e della Provenza, si completa l’unificazione geopolitica della
Francia, unificazione il cui vero garante è il sovrano.
La Francia è il più calzante esempio di Stato moderno. Il sovrano è supremo giudice e legislatore (i
decreti vengono emanati nel suo nome). Inoltre la rappresentatività è assicurata dall’esistenza degli
Stati generali (cmq convocati pochissimo e, dopo moltissimo tempo, nel 1789), che rappresentano
clero, nobiltà e Terzo Stato (comprendente abitanti paganti la taglia, l’imposta versata dai
contadini). I Parlamenti sono gli organi che rappresentano le province e costituiscono il più centro
di resistenza: mentre il re considera solo una formalità la registrazione delle ordinanze reali, i
parlamentari pretendono di esercitare una fattiva attività di consultazione e valutazione.
Il re era coadiuvato da un consiglio del Re, un organismo di origine medievale evolve la propria
organizzazione in linea con i cambiamenti occorsi all’intera forma Stato: se prima i membri
rappresentavano era estensione del re, col passare del tempo all’interno del Consiglio viene stabilito
a chi attribuire competenze generali, giudiziarie e finanziarie.
La Francia è lo Stato in cui l’apparato burocratico risulta più compiutamente formato rispetto agli
altri Stati.
L‟Inghilterra
Alla fine del 1400, Enrico VII Tudor riesce a risolvere a proprie favore i conflitti sorti tra i grandi
feudatari e riesce a realizzare l’unificazione geografica inglese (il regno comprendeva anche
La Spagna
Dopo il matrimonio nel 1469 di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia e la fine della
Reconquista (liberazione di Granada nel 1492) si può parlare della formazione dello Stato iberico.
Tuttavia, fu evitata la fusione di territori diversi (Aragona e la più vasta Castiglia) in un solo
dominio. Durante il 1500, anche in Spagna si compie un processo di ristrutturazione amministrativa,
che si concretizza nell’istituzione di tutta una serie di Consigli (Consiglio di Stato, di Guerra, di
Suprema Inquisizione, ecc…).
Panoramica
Regimi autocratici esistevano:
in Russia: autocrazia ortodossa, forte centralizzazione, servitù della gleba, espropriazione
delle terre a favore della nobiltà vicina allo zar.
nell’Impero Ottomano: dopo la Conquista di Costantinopoli (1453) si assiste ad una forte
espansione (differente grado di sviluppo odierno dei Balcani è causato proprio da tale
dominazione). Il potere apparteneva dispoticamente al sovrano, non esisteva la proprietà
privata e il controllo del sistema spettava ai teologi musulmani (ulema).
Danimarca: il punto debole della sua monarchia consisteva mancanza di un diritto costante di
successione.
Polonia: si estingue il poter della dinastia degli Jagelloni, si afferma la monarchia elettiva e
l’aristocrazia riconquista il potere, finendo per provocare un indebolimento del centro statale.
Svezia: Gustavo I Vasa conquista il potere e impone la monarchia ereditaria.
Germania: si tratta di uno stato per ceti. Lo sviluppo dello stato avviene su 2 piani: quello degli stati
territoriali e quello dell’impero che ha perso tre requisiti medievali: sacralità, universalità,
continuità.
Il sistema degli Stati italiani: dal fragile equilibrio alla crisi politica
Nel 1400, le grandi potenze in Europa sono 3: Francia, Spagna e Impero ottomano (cui, poco dopo
si aggiungerà l’Inghilterra). L’Italia poteva considerarsi un laboratorio politico, laboratorio in cui
Firenze era lo Stato che, più di ogni altro in tutto l’Occidente, si distingueva nell’evoluzione e
sperimentazione politica.
1454 - Pace di Lodi: essa, grazie alla promozione da parte di Lorenzo il Magnifico di una politica
all’insegna dell’equilibrio, aveva l’obiettivo di scongiurare che uno stato regionale prevalesse sugli
altri e che il territorio italiano divenisse oggetto delle mire dei grandi Stati nazionali.
Agli occhi stranieri, di fondamentale importanza era il dominio su Milano e sul Regno di Napoli,
due Stati con importanti risorse e poca solidità (non erano come Venezia, Firenze e Stato
Pontificio). In mancanza di uno Stato che potesse fungere da leader nella nostra penisola, la prassi
politica degli Stati medi italiani consisteva nell’unione con la più debole fra le grandi potenze per
bilanciare il potere dello Stato più forte.
La storia politica italiana tra metà 400 e metà 500 è attraversata da 3 fasi:
Fase a) dalla Pace di Lodi alla discesa di Carlo VIII, dall’equilibrio di Lorenzo il Magnifico alla
fine della cosiddetta “libertà d’Italia”;
Fase b) crollato il sistema durante le Guerre d’Italia, la penisola diventa totalmente dipendente dagli
interessi di Francia e Spagna;
Fase c) con la Pace di Cateau-Cambresis l’Italia entra nell’area di egemonia spagnola.
Effimera conquista francese di Carlo VIII, re capace, che mette appunto un potente apparato
militare e che dà l’aria di essere in grado di condurre un’azione politica efficace. Così,
nell’agosto 1494 compie una cavalcata trionfale, raggiungendo Asti; trattata la neutralità con
Inghilterra e Spagna, raggiunto l’accordo con il Duca di Milano (Ludovico Sforza, detto il
Moro) e, poco dopo, con Venezia e Papa Alessandro VI Borgia, giunge addirittura a Napoli
nel febbraio 1495.
Marzo 1495: si costituisce una lega antifrancese e Carlo VIII è costretto a rientrare in
Francia;
Nel 1498 muore Carlo VIII, cui succede Luigi XII, che nel 1499 discende nuovamente in
Italia, conquista Milano e, scendendo a compromessi con Venezia e Roma, cerca di porre i
presupposti per la conquista del Meridione. Tuttavia, anche la Spagna (che già controllava
Sardegna e Sicilia), aveva l’obiettivo di estendere la propria egemonia all’intero sud Italia.
Così, nel 1500 Francia e Spagna firmano il Trattato di Granada, secondo cui Luigi XII
avrebbe dovuto occuparsi della reggenza del napoletano mentre Ferdinando il Cattolico di
Puglia e Calabria.
Ciò nonostante, l’accordo non regge: l’esperta fanteria spagnola sconfigge la più lenta
cavalleria francese a Cerignola (1502) e sul Garigliano (1503). Così, si giunge alla
stipulazione del Trattato di Noyon (1516), che sancisce la divisione dell’Italia in 2 sfere
d’influenza: Milano (e, in generale, il nord) resta alla Francia mentre la Spagna ottiene
Napoli, continuando a mantenere il controllo sul meridione (la Corsica resta nella zona
d’influenza genovese).
Frattanto, inizia la crisi della politica espansionistica di Venezia, causata dalla creazione da
parte di Papa Giulio II della Rovere di una lega antiveneziana, in cui confluirono forze
francesi, spagnole, svizzere e pontificie. Sebbene più volte Venezia fosse nettamente
sconfitta, essa uscì da tale situazione sì ridimensionata ma con un’importanza che era
seconda solo allo Stato Pontificio.
Per inciso, si doveva continuare a bilanciare la Spagna ricorrendo alla Francia e viceversa.
L‟impero di Carlo V
Gli Asburgo d’Austria godevano del diritto di rappresentanza su tutto il territorio dell’impero
germanico, che, tuttavia, risultava come un complesso di realtà socio-politiche eterogenee.
Dal matrimonio che Massimiliano I d’Austria aveva combinato tra il proprio figlio Filippo e
Giovanna la Pazza (figlia dei Re cattolici spagnoli), nacque Carlo V.
Tale matrimonio cambia la storia del mondo: a seguito della morte dei rispettivi dignitari, nel 1516
Carlo V diventa re di Spagna e nel 1519 imperatore del Sacro Romano Impero (grazie all’alta
finanza, che, riluttante all’elezione di uno straniero, investì molto denaro per comprare i voti degli
elettori, a discapito di Francesco I di Francia).
Una volta al governo di un Impero su cui il sole non tramontava mai, i problemi dei territori
governati da Carlo V erano:
La precarietà dei collegamenti geografici tra territori vasti e distanti, con una situazione
socio-culturale non omogenea (in Spagna faceva fatica a mantenere unità politica, in
Germania soprattutto l’unità religiosa);
I benefici concessi ai principi tedeschi in occasione della propria elezione a imperatore del
S.R.I., benefici che faranno della Germania la vera spinta nel fianco di Carlo V;
L’astio della Francia, più compatta territorialmente e molto attenta all’evolversi della
situazione, perché timorosa di essere schiacciata.
Il problema turco, che spinge Carlo V a dover conquistare Tripoli e Tunisi, per preservare la
sicurezza del Regno di Napoli.
Nonostante tali problematiche, da subito Carlo V si dimostrò un sovrano intelligente: per porre fine
alle insurrezioni spagnole e per evitarne la nascita nei territori italiani, cercò di affermare l’autorità
monarchica cercando di stringere alleanze con i vari gruppi sociali dei singoli regni.
Per quanto riguarda la realtà italiana, egli non riservò a Sicilia, Sardegna e Regno di Napoli lo
stesso trattamento di una qualsiasi regione del Nuovo mondo: Carlo V rispettava la consolidata
identità politica, giuridica e religiosa della situazione italiana.
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4. LA RIFORMA PROTESTANTE
Martin Lutero
Egli nasce a Eislben (Sassonia) nel 1483 e si laurea in teologia a Wittenberg nel 1512; è un monaco
agostiniano che sposa un’ex monaca dalla quale ha sei figli e muore nel 1546. Lutero non ha
lasciato un’opera dalla quale sia possibile rilevare i fondamenti della sua dottrina.
Egli è il catalizzatore di un processo che mette in moto la formazione dello stato moderno, è
l’elemento di coagulo di una preesistente situazione esplosiva, soprattutto in Germania: la polemica
anticuriale e antipapale si sviluppa in Germania perché lì non esiste uno stato forte e una realtà
politica solida in grado di opporsi alla Chiesa. A causa di tale debolezza politica, non era pensabile
che si giungesse ad un concordato che regolasse i rapporti tra stato e chiesa, come avevano
precedentemente fatto Spagna e Francia.
13 ottobre 1517: Lutero affigge alle porte della Cattedrale di Wittenberg le sue 95 tesi e così entra
ufficialmente in contrasto con la gerarchia ufficiale. Le Tesi vengono stampate in molte parti
d’Europa (soprattutto Germania e Svizzera) e hanno una grande risonanza.
La protesta di Lutero prende le mosse dal fatto che la chiesa, ad un certo punto della sua storia,
decide di concedere le indulgenze previo pagamento di un obolo, perché bisognosa di maggiori
entrate: l’indulgenza diventa una vera e propria vendita delle remissioni. L’indulgenza era la totale
o parziale remissione delle pene temporali che il peccatore doveva ottenere per assicurarsi il
perdono di Dio. L’indulgenza era una pratica che discendeva dal fatto che il pontefice era il
depositario dei meriti accumulati da Gesù e dai Santi e, dunque, era possessore di un certo
patrimonio di azioni da poter eseguire.
Così, Lutero giunge a maturare la Teologia della Croce, che mette in crisi tutto il sistema della
Chiesa cattolica:
Valutazione pessimistica della natura dell’uomo, visto che questo è macchiato in modo
pesante dal peccato originale;
La salvezza viene raggiunta non per quello che si fa bensì per la fiducia nel sacrificio di
Cristo: l’uomo buono fa opere buone, non sono le opere che rendono buono l’uomo (chi è
stato scelto per essere salvato si desume dalle opere che compie, l’uomo non conquista la
salvezza). Del sacrificio di Cristo l’uomo diventa consapevole per fede. Si giunge alla
negazione del libero arbitrio.
Sebbene, almeno inizialmente, Lutero non avversi il primato gerarchico del Papa e la dottrina
riguardante il Purgatorio, soprattutto con gli scritti del 1519-1520 egli sostiene che non serve più la
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Principali tappe
1517: inizia la protesta di Lutero;
1519: Carlo V viene eletto imperatore.
15 giugno 1520: si pone fine all’incertezza papale e viene emessa la bolla Exurge Domine et iudica
(si alzi il Signore e giudichi questa situazione), concordata con Carlo V, visto che anche lui voleva
una riforma della chiesa per ripulire il clero ed eliminare alcuni malcostumi;
dicembre 1520: Lutero boccia la bolla, bruciandola pubblicamente;
gennaio 1521: bolla Decet romanorum pontificem, con la quale Lutero viene scomunicato e
giudicato eretico;
aprile 1521: Dieta di Worms, alla presenza di Carlo V al fine di evitare una totale rottura, ma
Lutero conferma le sue idee;
8 maggio 1521: condanna politica che avviene con un bando imperiale contro Lutero.
Così, il duca Federico di Sassonia, preoccupato per l’incolumità di Lutero, lo fa proteggere nel suo
castello di Wartburg mettendo in scena un finto rapimento.
Riforma e rivolte
La protesta luterana, poiché mette in discussione la Chiesa, fa riflettere su molti aspetti della vita
quotidiana e ingenera l’esplosione di alcuni malcontenti sommersi, esplosione che sfocia nella
Rivolta dei Cavalieri e nella Guerra dei contadini:
Rivolta dei Cavalieri (1522-1523). Ha come protagonisti tutti i signori che venivano esclusi
da trasmissioni ereditarie perché non primogeniti. Tale rivolta fu repressa nel sangue;
Guerra dei contadini (1524-1525). I contadini (termine con cui si indicano tutti quelli che
non ricoprivano incarichi in uffici pubblici e, in genere, tutti gli abitanti delle città soggette
al potere signorile e al sistema feudale) vengono organizzati da Muntzer in organizzazioni
comunitarie dei fedeli, che abbattano la divisione per ceti. Si tratta di una guerra sanguinosa
che fa seriamente preoccupare per l’ordine sociale.
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Si deve riconoscere che Lutero prende una posizione netta contro le rivolte e le delegittima anche
dal punto di vista religioso. Le due rivolte consolidano la convinzione che bisogna organizzare il
movimento di protesta in una chiesa maggiormente radicata nel territorio. Tale iniziativa è vista di
buon occhio da molti politici e proprio per questo la protesta di Lutero ha un certo successo e una
notevole cassa di risonanza. In questo contesto avviene la cosiddetta statalizzazione della Riforma
Protestante, grazie alla Riforma dei Principi: i principi acquisiscono delle competenze in materia
ecclesiastica che prima spettavano ai vescovi; cambia il ruolo del sacerdote ma le parrocchie
rimangono; i beni ecclesiastici diventano proprietà dello stato.
Tale riforma costituisce un punto di snodo per la formazione dello stato moderno in Germania.
La protesta di Lutero ingenera delle reazioni diverse a seconda del luogo in cui si diffonde:
Calvinismo e Zwingli in Svizzera, anglicanesimo in Inghilterra.
Riforma in Svizzera
1523: Zwingli, predicatore della cattedrale di Zurigo, si confronta con il rappresentante del
vescovo in disputa pubblica. Zwingli finisce per svalutare culti, cerimonie e sacramenti:
l’eucaristia assume solo un valore simbolico e commemorativo e viene criticato il celibato
dei ministri della Chiesa. La comunità dei fedeli arriva a costituirsi democraticamente in
società politica, in modo che i fedeli riuniti in chiesa facciano parte anche di un organismo
politico. La Svizzera finisce per dividersi tra cantoni riformati e cantoni cattolici. Inoltre,
Zwingli condanna il fatto che la Svizzera vivesse della fornitura di milizie mercenarie da
altri paesi. Egli, deve fare i conti con i cattolici e con gli anabattisti (ala riformatrice che
pratica il battesimo nell’età adulta).
1531: Zwingli muore nella battaglia di Cappell, condotta contro i cattolici.
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1521, editto di Worms: Lutero viene condannato ma, a causa della volontà di Carlo V di non
esporsi troppo politicamente, la risoluzione dei problemi più annosi viene rinviata al
convocando Concilio (che peraltro il Papa voleva evitare, convinto che i concili fossero
delle sovraordinazioni al Pontefice);
1526 e 1529: Diete imperiali di Spira che, in attesa del Concilio, congelano la situazione
nell’ambito del conflitto tra Stati protestanti e cattolici.
1530: Dieta di Augusta (in una contingenza storica di relativa tranquillità nei rapporti con la
Francia) e tentativo di riconciliazione con Filippo Melantone, coordinatore territoriale della
diffusione dell’opera di Lutero;
1542: Dieta di Spira, in cui i Protestanti (le 3 diverse confessioni confluiscono nella Lega di
Smalcalda) propongono il baratto del formale riconoscimento della loro posizione in cambio
del loro aiuto contro i Turchi, che si espandevano verso centro Europa e Nord Africa;
1547: Carlo V vince i principi protestanti a Muhlberg ma, negli anni seguenti subisce
numerose sconfitte ad opera di Protestanti, francesi e turchi;
1555: Pace di Augusta e applicazione del principio “Cuius regio, eius religio”, che stabiliva
che i sudditi dovessero adeguarsi alla confessione religiosa scelta dal principe. Così, i
principi protestanti erano considerati alla stregua di quelli cattolici e veniva abbandonato
ogni tentativo di raggiungere la pace anche in campo dogmatico.
Terminologia
Riforma Protestante: espressione utilizzata per indicare in modo unitario la riforma religiosa avviata
da Lutero che conduce alla rottura dell’unità cristiana e alla formazione di nuove confessioni quali
il Luteranesimo, il Calvinismo e l’Anglicanesimo.
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Protestanti: sono così definiti i luterani per la loro protesta formale contro la Dieta imperiale di
Spira.
Riformati: è un termine che viene usato per i seguaci di Zwingli e Calvino, con l’intento di
distinguerli dai luterani.
Da sottolineare che tutti i movimenti protestanti recisero qualsiasi legame con le frange estremiste.
Questo accadde poiché i leader protestanti avevano il timore di essere lasciati a se stessi dalle
autorità politiche, dalle istituzioni locali e, quindi, che il loro proselitismo si arrestasse.
Composizione
Al Concilio di Trento parteciparono quasi esclusivamente ecclesiastici: 4 cardinali, 4 arcivescovi,
21 vescovi, tutti i Generali degli Ordini (francescani, agostiniani, carmelitani e Servi di Maria). I
laici convenuti erano: 2 inviati dell’arciduca Ferdinando d’Austria, 40 teologi e 8 giuristi.
La vicenda del Concilio di Trento si può dividere in 4 fasi, una di preparazione e 3 di svolgimento.
Fase di preparazione
1535 – Papa Paolo III Farnese (1534-1549) rinvia l’apertura del Concilio;
9 marzo 1537 – Una commissione istituita nel 1536, di cui fa parte il futuro Paolo IV,
presenta al Papa la “Proposta per la riforma della Chiesa”; nello stesso anno Paolo III
convoca un Concilio a Mantova;
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1539 – dinanzi al rifiuto generale di svolgere il concilio a Mantova, lo stesso viene rinviato a
tempo indeterminato.
Tra seconda e terza fase, con Paolo IV (1555-1559), la Controriforma (intesa come offensiva contro
l’eresia, entra nella fase più acuta.
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Tra il 1520 e il 1570, la Spagna diventò la principale potenza europea. I motivi furono:
Forte aumento demografico, che generava forza lavoro;
Facile accesso alle nuove fonti di ricchezza delle Americhe e dalle Indie;
Congiuntura economica favorevole;
Ampio credito concesso alla Corona spagnola dagli ambienti finanziari;
Esercito attrezzato e capace di essere mobilitato su più fronti;
Maggiore compattezza della Spagna rispetto al blocco austro-germanico dell’Impero (scosso
dal protestantesimo).
Filippo II
Tuttavia, l’ Impero entra in crisi proprio con Filippo II, il cui ruolo è fondamentale nella formazione
dello stato moderno spagnolo. Se Carlo V era un re itinerante, Filippo sceglie la dimora fissa e, per
arrestare la parabola discendente dell’Impero, punta moltissimo sulla creazione di una
articolatissima struttura burocratico-amministrativa. Inoltre, non era ossessionato come il padre dal
pensiero della creazione di un Impero universale.
1527: nasce a Valladolid da Carlo V e Isabella di Portogallo.
1543: su consiglio del padre Carlo V, sposa Maria Emanuela di Portogallo, morta nel 1545;
1554: sposa Maria Tudor, regina d’Inghilterra.
1556: diventa Re di Spagna e il suo regno durerà fino al 1598. Al suo interno si possono distinguere
3 fasi: prima fase 1559-1565; seconda fase 1565-1580; terza fase 1580-1598.
1558: muore Maria Tudor e Filippo II sposa Elisabetta di Valois (figlia di Enrico II), matrimonio
grazie al quale potrà inserirsi in politica francese. In seguito, sposa Anna d’Austria, dalla quale
nasce Filippo III, che gestirà la crisi finale dell’Impero.
1559: Filippo II si trasferisce dalle Fiandre alla Castiglia, la regione più popolosa e ricca, dalla cui
situazione dipenderà quella dell’intero blocco spagnolo (l’Impero si reggerà in piedi solo finchè la
congiuntura internazionale e la Castiglia fungeranno da traino dell’economia spagnola).
1561: Filippo II trasferisce la capitale da Valladolid a Madrid, sebbene Madrid fosse più decentrata
e la comunicazione con il resto del territorio risultasse più difficile.
1598: Filippo II muore.
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ideologico alle rivolte anti-spagnole. Nel 1567, Filippo II decise di sedare le rivolte con il pugno di
ferro, scegliendo il Duca d’Alba, il quale istituì il tribunale di sangue. Guglielmo d’Orange divenne
il leader della resistenza. Successivamente, da questa situazione si arriverà alla nascita dell’Olanda.
Intanto, la Spagna, per liberare il Mediterraneo dalla minaccia turca, si alleò con Venezia e Stato
Pontificio, costituendo la Lega Santa. Questa conseguì un’importante vittoria nella battaglia navale
di Lepanto (1571) e i turchi lasciarono Tunisi, anche perché i domini caucasici erano minacciati
dall’avanzata persiana. La battaglia di Lepanto è l’ultima occasione in cui una battaglia si svolge
usando le cosiddette galere, e secondo delle procedure di origine romana (all’arma bianca).
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instabilità sul territorio africano finisce per scoprire i territori spagnoli e italiani a incursioni di
veloci navi berbere, che razziano uomini e beni.
A tali problematiche nella politica estera, si devono aggiungere i problemi sorti in quella interna: la
situazione interna divenne critica perché, dopo la distruzione dell’Invincibile armata,
militarmente la Spagna doveva iniziare quasi da zero; i monopoli commerciali della Castiglia nelle
Americhe e del Portogallo nelle Indie cominciarono ad apparire vulnerabili; il cuore stesso
dell’Impero (Castiglia) diede segnali di esaurimento economico; culturalmente, la situazione era
complicata per il fatto che il Portogallo ed altre regioni (come Sicilia e Sardegna) conservavano
apparati, organizzazione ed usi e costumi propri.
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Se nel campo artistico-culturale si può parlare di SECOLO D’ORO (metà 500-metà 600) della
Spagna, in campo politico-economico si può parlare solo di crisi.
Russia: Ivan IV il Terribile (1547-1584) rafforzò il potere centrale dello zar e si assistette ad una
recrudescenza della schiavitù.
Cronologia
1562: Caterina dè Medici, reggente di Carlo IX, cercò di attuare una politica di mediazione e,
poiché la fazione di Guisa rivestiva le cariche politiche più importanti, fece alcune concessioni al
partito degli ugonotti. Così, emanando nel 1562 l’editto di Saint Germain, concesse libertà di culto
agli ugonotti, obbligati però a risiedere fuori dalle mura cittadine.
1562: Prima guerra di religione, che dura un anno. Infatti, i cattolici reagiscono all’editto con la
strage di Vassy, in cui circa 70 ugonotti vengono massacrati.
1563: Caterina emana l’editto di Amboise, che conferma i contenuti dell’editto di Saint Germain.
1567-1568: Seconda guerra di religione. Gli ugonotti non sono soddisfatti delle concessioni e si
scontrano violentemente con i cattolici sia in campagna che in città.
1568-1570: Terza guerra di religione. Per via delle pressioni esercitate dagli ugonotti, Caterina è
costretta a promulgare il secondo editto di Saint Germain (1570): veniva riconosciuta agli ugonotti
la piena libertà di culto (tranne a Parigi), 4 piazzeforti e un porto munito di grandi difese (La
Rochelle). Caterina concede tale editto in una congiuntura internazionale favorevole agli ugonotti
(la Spagna era preoccupata dalla situazione olandese e dalla propria politica estera).
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1572: dopo la vittoria cristiana di Lepanto, la congiuntura mutò sensibilmente. In quest’anno viene
celebrato il matrimonio tra Margherita di Valois (sorella del re Carlo IX) ed Enrico di Borbone (re
del regno indipendente della Navarra e guida degli ugonotti). Nella notte di San Bartolomeo (23-24
agosto 1572) furono trucidati nel palazzo reale tutti gli esponenti di spicco degli ugonotti, giunti a
Parigi per festeggiare le nozze. Enrico di Borbone fu risparmiato sol perché rinnegò la propria fede.
Il massacro si protrae per i giorni seguenti, finendo per provocare 30 mila vittime.
1572-1573: Quarta guerra di religione, con gli ugonotti che resistono ad un veemente assedio nella
fortezza di La Rochelle. Viene confermata la libertà di culto degli ugonotti.
1574-1576: Quinta guerra di religione, persa da Enrico di Borbone. La Lega Santa, guidata da
Enrico Guisa, rafforza la posizione dei cattolici e il re Enrico III (1574-1589), avversario degli
ugonotti, è costretto ad annullare l’editto di Beaulieu, concesso agli ugonotti nonostante la sconfitta.
1576-1577: Sesta guerra di religione, che si conclude con la pace di Bergerac e l’editto di Poitiers,
che riduce la libertà di culto degli ugonotti.
1579-1580: Settima guerra di religione, che si conclude con la pace di Fleix.
1585-1589: morto l’ultimo figlio di Caterina, scoppia l’Ottava guerra di religione, detta Guerra dei
3 Enrichi (Enrico III, Enrico di Guisa ed Enrico di Borbone). Enrico di Guisa viene fatto uccidere
per ordine di Enrico III, alleatosi con gli ugonotti. Poco dopo, Enrico III viene pugnalato da un
fanatico domenicano. La questione della successione al trono si risolse: Enrico III, prima di morire,
aveva designato come suo successore Enrico di Borbone, a patto che questi si convertisse al
cattolicesimo.
1589-1593: il nuovo re Enrico IV (1589-1610) deve fare i conti con la Lega Santa (Spagna, Roma,
la Scozia di Maria Stuart e cattolici francesi), frattanto giunta fino a Parigi dai Paesi Bassi. Nel
1593, si converte definitivamente al cattolicesimo e abiura il calvinismo nella cattedrale di S.Denis.
febbraio 1594: dopo aver adempiuto un importante atto di pacificazione nazionale quale la
conversione al cattolicesimo e aver attirato, grazie al suo acume politico e militare, i favori dei
cattolici francesi, Enrico IV entra a Parigi e viene incoronato re di Francia nella cattedrale di
Chartres.
1598: La svolta verso l‟affermazione dello stato moderno e il progressivo rafforzamento del
potere monarchico centrale e la sistemazione della situazione internazionale avviene durante
quest’anno. Infatti, ad aprile viene promulgato l’editto di Nantes che concede agli ugonotti:
piena libertà di culto;
libertà civile;
rappresentanza in Parlamento (organo cmq diverso da quello inglese, visto che i
parlamentari francesi si limitavano a vistare i provvedimenti del re);
alcune piazzeforti, tra cui le più importanti La Rochelle (sull’Atlantico) e Montpellier (sul
Mediterraneo).
Nel maggio 1598, invece, viene firmata con la Spagna la pace di Vervins, che conferma i confini
stabiliti con la pace di Cateau-Cambresis e segna la definitiva scomparsa di pretese spagnole verso
territori francesi.
Nel fuoco delle guerre di religione francesi, nascono e si definiscono sempre più 2 grandi principi
dell‟agire politico:
il potere ha origine da un patto tra governanti e governati;
possibilità di sciogliere il patto (anche tramite l’assassinio del re), nel caso in cui non
vengano rispettati i principi che hanno portato alla nascita dello stesso.
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L‟Italia spagnola
Nel passaggio di consegne da Ferdinando il Cattolico a Carlo V e poi a Filippo II, sempre persistette
l’attenzione per la politica mediterranea, al fine di frenare il potere francese e per poter far fronte al
pericolo turco. Dunque, il possesso dei territori italiani era carico di una grande importanza
strategica. I possessi diretti della Spagna erano: Ducato di Milano – Regno di Napoli – Sicilia –
Sardegna – Stato dei Presidi.
Se il Ducato di Milano era importante in funzione antifrancese, per i rapporti con Venezia, Genova
e Stato Pontificio, e fungeva da area di riferimento essenziale per la definizione della politica
spagnola in Italia; il Regno di Napoli lo era in proiezione mediterranea nella politica anti-turchi.
La Sicilia era importante per quest’ultimo aspetto e per l’enorme produzione cerealicola.
La Sardegna è importante per via delle rotte di trasferimento delle merci verso la Sicilia.
A seguito della cosiddetta Pax spagnola (1559), gli stati italiani ebbero:
Svantaggi
Giudizio risorgimentale critico nei confronti di una situazione in cui gli Stati italiani
recitavano un ruolo politico subordinato a quello delle grandi potenze (soprattutto alla
politica asburgica), soprattutto perché quasi la metà del territorio italiano dipendeva dalla
Spagna;
Drenaggio delle risorse economiche e umane;
Diffusione dello spirito e dei comportamenti propri della Controriforma.
Vantaggi
Il critico giudizio risorgimentale è stato ridimensionato dalla successiva storiografia, considerato
che:
L’Italia veniva inserita nelle grandi vicende della politica europea e, al contempo, le veniva
assicurata la protezione da eventuali attacchi dell’Impero Ottomano, visto che la Spagna si
poteva permettere economicamente di mantenere un efficiente esercito e di installare delle
torri che servissero a rintuzzare eventuali operazioni nemiche via mare;
La Spagna si preoccupava di garantire un certo equilibrio socio-politico tra parte dominante
e gruppi sociali dominati (rispetto della nobiltà milanese del baronato negli equilibri feudali
del napoletano);
La Spagna riconosceva una certa autonomia politica e giurisdizionale agli Stati sotto il suo
potere: la potestà del potere spagnolo apparteneva al Governatore (a Milano) e al Viceré, ma
entrambe le figure tenevano conto delle decisioni dei Consigli cittadini, talché mai la Spagna
poté procedure a spiccata centralizzazione o fiscalizzazione.
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preziosi tra i domini spagnoli) e che riveste un ruolo fondamentale nella finanza europea. La sua
colonia principale è la Corsica, elemento destabilizzate per la vita della Repubblica, visto che tale
possedimento non rendeva quanto sperato e la Francia non era assolutamente disposta a rinunciarvi.
Per quanto concerne i rapporti con la Spagna, se, dal canto suo, Genova presta ingenti capitali alla
Corona spagnola (rischiando di poter vedere sconvolta la propria situazione politico-finanziaria in
occasione delle bancarotte spagnole) ed è centro di smistamento di merci e comunicazioni; d’altro
canto, riesce a potenziare il proprio apparato militare, portuale e, in generale, edilizio, proprio
grazie ai rapporti con la Spagna, che permettono a Genova di entrare nella vita finanziaria di tutti i
paesi dell’impero. Inoltre, la Spagna aiutò Genova in occasione della Congiura dei Fieschi (1547):
Fieschi, che capeggiava la nuova nobiltà, tentò di scalzare la vecchia nobiltà (capeggiata dai Doria).
Inoltre, l’ammiraglio Andrea Doria sarà uno dei principali artefici della vittoria contro i turchi nella
battaglia di Lepanto.
Ducato di Toscana (divenuto Granducato nel 1569). Con Cosimo I de Medici seppe ricoprire un
ruolo economico importante dopo la conquista della Repubblica di Siena. Il supporto spagnolo era
importante per assicurare al Granducato la solidità territoriale. D’altra parte la Spagna penetrava
nella geopolitica toscana per via dello Stato dei Presidi (Isola d’Elba, Piombino, Telamone,
Orbetello, Porto Ercole e Porto S.Stefano).
La Controriforma in Italia
In Italia, in generale, ci si piegò all’azione della Controriforma. In questo senso, fortemente
dissidente fu Venezia, che adottò una politica antiromana (anche condannando dei sacerdoti per
reati comuni) e che rifiutò anche di obbedire all’interdetto (divieto di officiare riti religiosi in tutto il
territorio veneziano).
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Ma il simbolo del libero pensiero sacrificato sull’altare della Controriforma fu Giordano Bruno
(1548-1600). Questi mise in discussione la trascendenza divina (trascendenza = essere al di là dei
limiti di ogni conoscenza possibile). È un personaggio contraddittorio, che gira per tutta l’Europa
fino a stabilirsi in Veneto, convinto di poter avere una cattedra all’università di Padova. Frattanto,
Giordano viene definito eretico dalla Chiesa e viene arrestato dai veneziani. Poiché Venezia è in
rotta con Roma, non concede estradizione. Seguiranno 8 anni di processi, anni durante i quali
Venezia viene provata dalle guerre e da una situazione economia non rosea. Così, per evitare
l’ennesimo scontro, Giordano viene consegnato al Papa e viene condannato al rogo dalla Santa
Inquisizione.
La religione islamica tra 1400 e 1500 risultava affermata nell’Impero Ottomano, in Persia
e, grazie all’azione dei mercanti musulmani, anche in Marocco, Africa Orientale, India,
Indonesia e Maldive.
Cina : a metà 400 entrò in crisi l’impero mongolo creato da Gengis Khan. Così, i mongoli
furono cacciati e al loro posto fu creata la dinastia dei Ming, famiglia di origine contadina
che resse la Cina fino a metà 600. Si affermò il potere supremo dell’imperatore e, rispetto
alla dominazione mongola, si poté cominciare a parlare di modernizzazione del regno
cinese. Inoltre, a fine 500, i rapporti tra Europa e Cina si intensificarono anche grazie
all’opera di evangelizzazione dei gesuiti.
Giappone : il sistema feudale era molto più radicato anche al confronto con l’Europa
medievale e riguardava l’intero territorio. Al vertice si trovava l’imperatore (figura
rappresentativa); il potere reale era esercitato dallo shogun (senza il suo consenso, i feudatari
non potevano neanche sposarsi); nella scala gerarchica, questo era seguito dai feudatari e dai
samurai, guerrieri che ad essi giuravano fedeltà.
India : Stato con fondamento militare, considerato che ogni funzionario era membro
dell’esercito. La popolazione era organizzata in base al sistema delle caste (gruppi ereditari
in cui il figlio ereditava lo stesso status sociale e la stessa professione del padre).
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L’espansione
Maometto, dopo Costantinopoli (divenuta Istanbul), mira alla conquista dell’Europa
balcanica e orientale;
Solimano il Magnifico opera in 3 direzioni: Europa orientale (Ungheria e Moldavia), vicino
Oriente (Iran, Iraq, Yemen), Africa del Nord (Algeria, Tunisia e Tripolitania).
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Motivi di crisi
Economia troppo basata sull’agricoltura e non aperta a nuovi orizzonti industriali e
coloniali. Tale aspetto, in unione all’inesistenza di un processo di formazione di uno stato
moderno, fecero sì che l’Impero Ottomano non riuscisse a tenere il passo delle grandi
potenze europee;
Problema dell’astio fra sunniti e sciiti (più integralisti nell’interpretare il messaggio religioso
del profeta Maometto);
Lunga guerra con la Persia, che a cavallo tra 500 e 600 raggiunse il suo periodo di massimo
splendore.
A fine 500 prese il via un periodo di crisi generale che si protrasse fino a fine 600, e che ebbe il suo
apogeo tra il 1618 (inizio Guerra dei Trent’anni) e il 1650. Forse sarebbe più esatto il termine
trasformazione. Tuttavia, con l’espressione “crisi generale” si fa riferimento:
Alla contrazione demografica. Se in 500 e poi nel 700 si assiste ad una grande crescita
demografica, nel 600 si assiste ad una debole crescita del +12% (crescita concentrata in
Inghilterra, Scandinavia e Benelux, zone in cui resta equilibrato il rapporto tra popolazione,
risorse e distribuzione del reddito). La contrazione demografica fu causata dagli effetti della
Guerra dei Trent’anni e da quelli delle epidemie.
Crisi della cerealicoltura. I prezzi dei cereali si abbassano (e quindi il valore di scambio dei
cereali diminuisce: cereali, maiali, galline e cavalli erano scambiati con girasoli, zucca,
tabacco, tacchini, salmoni e porcellini d’India, provenienti dalle Americhe), la superfici
coltivabili diminuiscono (perché maggiore importanza inizia a rivestire il ruolo
dell’allevamento), le condizioni climatiche peggiorano (detto processo di raffreddamento
della terra), la domanda generale diminuisce (soprattutto quella dei ceti nobiliari, pressati
economicamente). Olanda e Inghilterra furono le sole potenze, fra quelle esportatrici di
cereali, che uscirono da tale difficile situazione grazie al fatto che possedevamo
un’economia diversificata.
All’intensificazione del ciclo carestia-epidemia-carestia. Furono colpite nell’ordine: Spagna,
Italia, Germania, Francia, Inghilterra e Olanda. Solo Inghilterra (1665-1666, con Londra che
perde un ¼ della popolazione per la peste) e Olanda, grazie al livello tecnico raggiunto in
campo agricolo, poterono far fronte alla prima carestia, evitando che la peste potesse
compromettere le possibilità di ripresa;
Alla regressione in campo manifatturiero, industriale e commerciale. Manifattura: i grandi
centri italiani di produzione tessile (Milano, Firenze, Venezia e Napoli) perdono consistenti
quote di mercato per via del mal funzionamento delle corporazioni e dell’alto costo del
lavoro; Inghilterra e Olanda si distinguono per produzione diversificata e i prezzi più
accessibili (per via del basso costo del lavoro). Industria: scarsa tecnologia, con piccole
eccezioni per la siderurgia e l’estrazione, campi in cui c’è qualche invenzione. Commercio e
finanza: nel 600 il centro del capitalismo europeo sarà situato fra Amsterdam, Londra e
Parigi; il centro del commercio si sposta verso nord (Amsterdam) e verso Ovest (Inghilterra
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e Siviglia per le rotte per le Americhe), finendo per sancire il definitivo declino del
Mediterraneo (e, di riflesso, anche dell’Italia); il valore dell’oro crebbe moltissimo perché ne
diminuì la quantità in circolazione (le miniere americane erano in esaurimento e la
manodopera indigena scarseggiava per dure condizioni lavorative);
agli effetti nefasti della Guerra dei Trent’anni;
al declino dei grandi sistemi imperiali (in particolare, la Spagna);
al consolidamento di nuove gerarchie all’interno dei singoli Stati;
movimenti sociali, quali rivoluzioni e rivolte.
Si deve sottolineare che i ritmi e le modalità della crisi furono diverse da area ad area e tutti i paesi
furono investiti e ne uscirono in modo diverso (per esempio, Inghilterra e Olanda, dopo la crisi
affermarono la loro egemonia in Europa). Ai fini della supremazia inglese, è stato fondamentale il
ruolo svolto dall’aristocrazia: se quella della Francia (e anche dell’Italia), mirava all’ottenimento di
concessioni fiscali sulle popolazioni soggette e a privilegi nella giurisdizione feudale, l’aristocrazia
inglese (e, in generale, quella del nord Europa) era economicamente intraprendente e mirava ad
arricchirsi investendo nell’agricoltura e nelle attività commerciali.
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la monarchia cade in crisi per via dei malcontenti dei contadini, dei nobili a causa della ripresa delle
ostilità da parte degli Ugonotti, preoccupati per la nuova situazione.
Dopo la convocazione nel 1614 degli Stati Generali (clero - nobiltà - Terzo Stato, costituito da
avvocati, professionisti, mercanti, ecc…), si fece strada il cardinale Richelieu (1585-1642). Questi
diventa primo ministro nel 1624. Egli, costruendo uno Stato assoluto, voleva consolidare la
monarchia a livello nazionale e internazionale. Del suo operato politico si distinguono 2 fasi:
prima fase (1624-1628): Richelieu si dedica al consolidamento interno, fase in cui cerca di
eliminare fisicamente il problema degli ugonotti e l’esistenza di uno Stato nello Stato. Nel
1628, l’importantissima fortezza ugonotta di La Rochelle cade dopo un anno di assedio (era
sostenuta dall’Inghilterra, cui faceva comodo una Francia destabilizzata al proprio interno).
Inoltre, seppe sconfiggere le rivolte contadine, dividendo il fronte dei ribelli.
seconda fase (1628-1642): presta molta attenzione alla politica internazionale.
Compenetrando spionaggio, diplomatica e strategia della tensione vince il confronto con la
Spagna. Inoltre, crea una rete di commissari regi (i futuri prefetti), un esercito stanziale
(con annesse caserme e magazzini, fondamentali per acquartieramenti e rifornimenti) e una
flotta di guerra e commerciale specializzata.
Tuttavia, il conflitto sociale in essere tra nobiltà di spada e nobiltà di toga e i vari malesseri sociali
spenti ma non estinti costituiscono l’eredità lasciata al suo successore, l’italiano Giulio Mazarino
(1602-1661), primo ministro sotto Luigi XIV (1643-1715) e la reggente madre Anna d’Austria. Egli
proseguì la politica di rafforzamento del potere centrale francese, estendendo ancora di più il ricorso
alla venalità degli uffici, aumentando la pressione fiscale e ridimensionando il potere della Spagna
(chiude la Guerra dei Trent’anni con la pace dei Pirenei del 1659). L’avversione verso l’oppressione
fiscale e le campagne militari scatenarono una rivolta che si estese da Parigi ai Parlamenti delle
province, fenomeni rivoltosi che vanno sotto il nome di Fronda Parlamentare (da fronde = fionda,
un gioco in voga tra i ragazzi parigini). Tale evento (1648-1649) rappresentò il tentativo dei ceti
parlamentari e della nobiltà provinciale di riconquistare gli spazi perduti con Richelieu e di evitare
la centralizzazione dello Stato. Fu riscontrata una certa partecipazione popolare ma l’azione centro-
periferie non era ben organizzata e il principe di Condè, leader militare e rappresentante della
grande nobiltà di sangue, riuscì a sedare la rivolta.
1650-1653: Fronda dei Principi. Il principe di Condè riuscì a canalizzare in un solo fronte il
malcontento popolare e la blasonata aristocrazia. Dal canto suo, Mazarino contava su un apparato
centrale forte. Così, allorché questi fu mandato in esilio (1651), il vuoto politico creò delle
spaccature nel fronte dei ribelli e Mazarino poté raccogliere le forze militari intorno alla figura del
generale Turenne. A seguito della vittoria riportata nella Battaglia di Parigi (1652), Mazarino e il re
Luigi XIV ritornarono a Parigi. Così, alla fine del suo percorso politico, Mazarino riuscì a fare della
monarchia l’unica garante dell’ordine dello Stato e della stabilità del potere, riducendo la nobiltà a
mera cornice della società di corte parigina.
L‟Impero germanico
Il potere dell’imperatore era condizionato dalla dipendenza dai 7 principi elettori, dall’influenza
della Dieta imperiale e dall’assenza di organismi politico-amministrativi unificati. Per di più, con
Rodolfo II d’Asburgo (1576-1612), l’equilibrio si spostò a favore degli interessi cattolici e nacque
un’Unione evangelica, capeggiata dall’elettore del Palatinato, cui si contrappose la Lega cattolica,
che faceva capo al duca di Baviera. La questione della successione al trono di Boemia fece
scoppiare il conflitto politico-religioso. La Dieta boema aveva il timore che sul trono si andasse a
sedere Ferdinando di Stiria, rigido cattolico di formazione gesuitica. Nel 1617, la Lega Cattolica
riuscì a farlo eleggere e nel 1618 dei nobili protestanti gettarono dalla finestra del castello praghese
di Rodolfo II i due governatori cattolici di Mattia (fratello di Rodolfo II). Proprio con la
defenestrazione di Praga iniziò la Guerra dei Trent’anni.
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La fase francese (1635-1648). Nel 1637 sale al trono imperiale Ferdinando III. In questa
fase, la Francia decide di scendere in campo direttamente, a fianco di Svezia e Olanda. La
Spagna viene battuta sulla Manica dagli olandesi e deve fare i conti con i franco catalani,
finchè a seguito della battaglia di Rocroi (1643), la Spagna accusa fortemente il colpo e le
truppe franco-svedesi penetrano in Boemia, Palatinato e nella Baviera. Le conseguenze di
tale ondata di sconfitte porta la Spagna a firmare la pace separata con l’Olanda (1648), in cui
gli Asburgo ne riconoscono l’indipendenza. Tuttavia, nel momento in cui fu siglata la Pace
di Vestfalia ( ottobre 1648) da Impero, Francia e Svezia, la Spagna scelse di non firmare la
pace e di continuare la guerra contro la Francia.
Dal punto di vista politico-territoriale, la pace di Vestfalia riconosceva vantaggi territoriali
(Alsazia, Pinerolo e Casale Monferrato) e preminenza politica (era garante del rispetto del
trattato) alla Francia; assegnava alla Svezia alcuni domini germanici e un posto nella Dieta
imperiale; restringeva la sfera di potere del re e riconosceva la sovranità a circa 350 domini
del S.R.I. (i 3 Stati germanici usciti dalla guerra più potenti di prima sono il Brandeburgo, la
Sassonia e la Baviera).
Inoltre, dal punto di vista religioso, tale trattato permise di giungere alla pacificazione
religiosa: confermò il principio del cuius regio, eius religio (i principi sceglievano la
religione del proprio Stato) ma consentiva ai sudditi di conservare il proprio patrimonio,
anche se questi dovevano lasciare il proprio paese.
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Storia dell‟Inghilterra
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Sul finire degli anni Trenta del 600, il malcontento verso il sistema di corte si spostava direttamente
verso il sovrano.
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successiva: Tories (conservatori, sostenevano il diritto divino del re e la religione anglicana come
religione di Stato, per prevenire la diffusione di sette estremistiche) e Whigs (progressisti,
sostenevano la libertà religiosa e l’autorità del Parlamento).
1678: con l’intento di impedire la restaurazione cattolica di Carlo II (appoggiata da Luigi XIV), il
Parlamento emana il Test Act: tutti gli ufficiali civili e militari potevano esercitare la carica solo dopo
aver fatto fede di professare la religione anglicana.
1679: il Parlamento abolisce il carcere preventivo e qualsiasi restrizione delle libertà personali,
consentendo l’arresto solo sulla base di motivi penalmente perseguibili (principio che farà parte di
tutti gli ordinamenti moderni).
In politica estera, Carlo II decide di continuare la guerra contro l’Olanda, iniziata con Cromwell.
Dopo l’ultima guerra (1672-74), montò l’ostilità contro la Francia degli ambienti finanziari e
commerciali inglesi, dopo che questi avevano capito che l’appoggio francese contro l’Olanda era
stato concesso per via delle mire egemoniche di Luigi XIV.
1685: a Carlo II succede il fratello Giacomo II (1685-88), il quale accentua la frattura tra il potere
regio e l’opposizione parlamentare: abolì il Test Act e facilitò la carriera politico-militare di molti
cattolici. I whigs (più forti della fazione realista e appoggiati dalla società civile, che rivendicava
libertà di espressione e un’attiva partecipazione politica), tollerarono le scelte di Giacomo II nella
speranza di una successione protestante, considerato che questi non aveva figli. Così, allorché nacque
il primogenito, le sorte di Giacomo II e dell’assolutismo inglese furono segnate.
L’Olanda costituì un’anomalia nel panorama europeo perché fu l’unico paese a sottrarsi alla
stagnazione economica generale (anzi riuscendo a porsi sullo stesso gradino delle altre grandi potenze
europee) e funse da modello per il suo particolare sistema di governo, il federalismo.
Dopo la Guerra dei 12 anni contro la Spagna, i Paesi Bassi erano divisi in 2 parti: i Paesi Bassi
meridionali e le Province Unite. I primi erano a matrice monarchica, le seconde erano organizzate
secondo lo schema di una repubblica federale (gli Stati Generali dirigevano la politica del paese
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mentre gli Stati provinciali eleggevano il capo dello Stato, statolder, spesso tra i rappresentanti della
potente famiglia degli Orange).
Durante il 1600, il motore del paese era la provincia dell’Olanda: Amsterdam dirigeva la situazione
economica (borsa), commerciale (istituzione della Compagnia delle Indie orientali, associazione che
mirava alla concentrazione di capitali e che conseguì numerosi successi commerciali in Asia) e
industriale (scambi di materie e prime e grande produzione manifatturiera).
Le guerre che scoppiarono tra Olanda e Inghilterra si combatterono sulla base di due principi
contrastanti: l’idea inglese del monopolio internazionale e quella olandese del libero commercio
marittimo. In definitiva, durante il passaggio secentesco dall’egemonia spagnola a quella della
Francia di Luigi XIV, anche l’Olanda e l’Inghilterra aveva nutrito la speranza di poter esercitare la
propria egemonia sul resto d’Europa. Tuttavia, constatato che le guerre non portarono al
raggiungimento dei rispettivi obiettivi, Inghilterra e Olanda (oltretutto anche solidali dal punto di
vista religioso e culturale) decidono di compiere un percorso comune: nel 1677, Maria (figlio del
futuro re d’Inghilterra Giacomo II), va in sposa a Guglielmo III d’Orange. Questo rappresenta solo il
primo passo di quella che sarà una solida alleanza.
Successivamente, durante il 700, l’Inghilterra ascenderà al ruolo di prima potenza mondiale mentre
l’Olanda cesserà d’essere un’anomalia e andrò incontro ad un progressivo declino.
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38
Tale conflitto si risolse con la pace di Ryswzck (1697), per effetto della quale la Francia fu costretta
a cedere tutti i territori che aveva conquistato, tranne la città di Strasburgo.
Svezia
Nel corso della guerra dei Trent’anni la Svezia aveva raggiunto una statura internazionale. I
successi in politica estera erano garantiti dalla forza del suo esercito. In economia, a fronte di una
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Polonia
Ivi, la monarchia era elettiva: la sua potente aristocrazia, per mantenere debole lo Stato centrale,
preferiva che la corona polacca fosse attribuita di volta in volta ad uno Stato diverso. A metà 600,
per circa vent’anni, la Polonia vide il suo territorio conteso dalle grandi potenze vicine. Da tale
situazione la Polonia uscì stremata, con considerevoli perdite territoriali e con il crollo verticale
della sua economia.
La rivoluzione scientifica
Quando si parla di rivoluzione scientifica si suole indicare i cambiamenti e le scoperte compiute:
Nella cosmologia. Nel 1543 Copernico scrive Sulla rivoluzione dei corpi celesti, opera in
cui espone la teoria eliocentrica, in seguito elaborata con maggior precisione da Galilei, che
pubblica le sue scoperte nel Sidereus Nuncius (1610). Inoltre, questi afferma che la scienza
discende dall’autorità del metodo scientifico diretto e non dalle Sacre Scritture. Nel 1633
l’Inquisizione colpisce Galilei, che, stanco e ammalato, dopo 2 mesi di pressioni abiura le
proprie idee, venendo così condannato solo al confino. Mentre le teorie copernicane furono
riconosciute valide dalla Chiesa solo a metà 700, la condanna di Galilei fu cancellata solo
nel 1992.
In questo periodo vengono messi a punto strumenti quali il microscopio, il cannocchiale
astronomico, il telescopio, il barometro a mercurio, l’orologio a pendolo.
Nel metodo della ricerca e della conoscenza. Ai fini della rivoluzione in questo settore, oltre
all’opera di Copernico e a quella di Galilei, molto importante è stato il pensiero di Cartesio:
egli esaltò la ragione, promosse il dubbio come strumento per raggiungere la verità. Inoltre,
si mira alla divulgazione delle scoperte tramite la pubblicazione delle stesse su riviste
specializzate.
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Nella figura professionale dello scienziato. I 3 suddetti scienziati, oltre che a rivoluzionare
alcuni settori del sapere, contribuirono all’affrancamento dello scienziato e dell’intellettuale
da qualsiasi forma di autoritarismo e dogmatismo religioso.
Nell’articolazione disciplinare del sapere scientifico. Nascono nuovi tipi di studi: la fisica
moderna (statica e dinamica), settore in cui Newton elabora la legge della gravitazione
universale; Boyle è il pioniere della chimica moderna; Harwey studia la circolazione del
sangue e Malpighi scopre i vasi capillari; nascono la fisiologia e l’anatomia.
Barocco ?????
Le relazioni internazionali e l‟equilibrio delle potenze nella prima metà del 700
Prerogativa del periodo sono le guerre di successione al trono: Spagna, Polonia e Austria (ma in
parte anche Inghilterra e alcuni Stati italiani). In una situazione internazionale in cui sembra regnare
l’equilibrio, in realtà le guerre di successione sono occasioni colte dalle grandi potenze per regolare
alcuni conti. Le grandi potenze non mirano tanto all’egemonia mondiale quanto, invece, ad evitare
che gli avversari disturbino la propria zona d’influenza.
L’Inghilterra gioca un ruolo importantissimo nel gioco degli equilibri per via della sua grande
influenza politico-economica.
Dalla guerra di successione spagnola (1702-1714) la Francia esce isolata mentre Spagna e Olanda
ne escono indebolite.
La guerra di successione polacca (1733) finisce per porre di fronte Austria e Francia. Tale conflitto
è chiuso con la pace di Vienna (1738), la quale rappresenta il punto di massimo equilibrio.
Tuttavia, per via dello scoppio della guerra di successione austriaca (1740-1748), il quadro
internazionale si complica e gli attriti fra le grandi potenze vanno assumendo una dimensione
sempre più planetaria: i rapporti fra le potenze e gli Stati satellite divengono sempre più stretti e
intricati.
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preoccupato che il proprio territorio fosse stretto nella morsa borbonica, in caso di vittoria
francese): nel 1706, in occasione della battaglia di Torino, i francesi furono costretti ad abbandonare
definitivamente il Piemonte.
Frattanto, gli austriaci segnavano numerosi successi militari e nel 1707 ponevano fine alla
dominazione spagnola del Regno di Napoli.
Se agli insuccessi militari dei francesi, si aggiunge il fatto che Luigi XIV doveva fare i conti con
situazione interna tesa (carestia, pressione fiscale e avversione nei confronti della politica bellicista
erano i motivi delle rivolte del popolo). Tuttavia, la Francia non tracollò solo per il fatto che il
popolo temeva la perdita dell’indipendenza della propria nazione e perché nel 1711 avvenne
l’intronizzazione al trono asburgico del nuovo re Carlo VI. A questo punto, in chiave europea
iniziava a divenire pericolosa l’ascesa dell’Austria.
Le trattative di pace si conclusero a Utrecht (1713) e Rastadt (1714): l’Inghilterra (vera vincitrice
del conflitto) entra in possesso di alcuni territori nord-americani e di Gibilterra e Minorca;
all’Austria passava il ducato di Milano, la Sardegna, lo Stato dei Presidi e il Regno di Napoli; il
ducato sabaudo ottenne il Regno di Sicilia; la Francia doveva rinunciare al proprio progetto di
espansione nel Nuovo Mondo; Francia e Spagna non avrebbero potuto mirare all’unificazione delle
2 corone.
Da questi trattati emergeva la nuova tendenza a mantenere gli equilibri tramite l’azione dei
cosiddetti Stati-cuscinetto: il Belgio tra Francia e Olanda e il ducato sabaudo tra Francia e Austria.
La Prussia
Questa potenza emerse durante la guerra di successione spagnola. Oltre allo sviluppo industriale ed
economico, da sottolineare che sotto Federico Guglielmo I (1713-1740) l’esercito fu altamente
specializzato, ben organizzato, molte risorse economiche furono investite nella sua preparazione e
dotazione, mentre i soldati servivano fedelmente la stessa causa al di là della proprie origini: è
l’esercito definito universale caserma prussiana.
Tuttavia, non si poteva definire un paese modernizzato poiché la nobiltà era la classe nettamente
predominante, manteneva in schiavitù una consistente fetta di popolazione e monopolizzava i posti-
chiave dello Stato, rendendo impossibile l’approvazione di qualsiasi riforma che fosse contraria ai
suoi interessi.
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L‟Inghilterra
1714-1727: la corona viene attribuita a Giorgio I di Hannover, discendente di Giacomo I Stuart per
parte di madre.
Il primo ventennio del 1700 è il periodo in cui in Inghilterra avviene l’accumulazione originaria di
capitale, che sarà fondamentale per mantenere nel tempo il benessere del paese: i rapporti
economico-commerciali con le colonie sono fruttiferi, viene creata la Banca d’Inghilterra, continua
il progresso industriale, la popolazione si sposta dalle campagne verso la città, la struttura politica
fondata sui partiti si può definire moderna.
Qualche compilazione proveniva dalla spartizione delle competenze in politica interna ed estera,
con le 2 sfere che si connettono strettamente: da un lato, la dialettica dei 2 partiti (che dovevano
occuparsi di interno ed economia) finiva per condizionare la monarchia nelle sue scelte in politica
estera; dall’altro lato, l’attività internazionale della monarchia condizionava il Parlamento. In ogni
caso, dominio e consenso trovavano nell’istituzione monarchica il loro punto di equilibrio.
Un’importante figura politica fu Walpole, leader dei progressisti, che governò dal 1721 sia sotto
Giorgio I che sotto Giorgio II di Hannover (1727), con una politica estera che si evolse dal
pacifismo e mero controllo dell’equilibrio internazionale alla scelta di dichiarare guerra alla Spagna
e partecipare alla guerra di successione austriaca (su pressione dei tories).
La Francia
Se nel finire del 600 la Francia si ergeva a prima potenza europea, durante la guerra di successione
spagnola comincia a pagare il prezzo della politica di Luigi XIV. Inoltre, il Re Sole, nell’ultima fase
del suo regno, aveva inasprito il fiscalismo e accentuato il carattere assolutistico del proprio potere.
1715: muore Luigi XIV e riprendono vigorosamente i contrasti politico-sociali, dovuti anche alla
diffusione di linee di pensiero antiassolutiste.
1715-1723: Luigi XV (1715-1774) è ancora minorenne e, durante la reggenza di Filippo d’Orleans
(nipote del Re Sole), la nobiltà riconquista il potere e il Parlamento la facoltà di bloccare le
decisioni del re.
1716: il banchiere scozzese Law istituisce la Banca nazionale di Francia ma alcune sue scelte
portano al tracollo finanziario. Subentrato a questi il cardinal Fleury, l’applicazione di una rigorosa
politica di bilancio, l’intensificazione del commercio e una politica non spiccatamente bellicista
(sebbene partecipi alle guerre di successione), portano alla Francia ad una relativa ripresa
economica.
La Spagna
Il fatto che la Spagna di Filippo V dovesse riconvertirsi da impero a nazione non significa che
questa sposò una linea totalmente pacifista. Anzi, alla Spagna bruciava ancora la perdita dei domini
italiani e nel 1718 truppe spagnole invasero la Sicilia. Tuttavia, la quadruplice alleanza (Inghilterra,
Olanda, Francia e Austria) costrinse la Spagna al ritiro.
Per quanto concerne la politica interna, la Spagna adottò una linea riformista, delle misure
protezionistiche e praticò uno snellimento dell’apparato burocratico.
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L’equilibrio politico-territoriale italiano durò in questi termini fino alla discesa di Napoleone
Bonaparte: Francia e Spagna non avevano più mire egemoniche sull’intera penisola e gli austriaci
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erano meno presenti. Di contro, a livello internazionale, la situazione rimaneva tesa: l’Austria si
sentiva frustrata per la perdita della Slesia e della Serbia (a favore dei Turchi con la pace di
Belgrado); la Prussia aveva forti mire espansionistiche.
Cos‟è l‟Illuminismo?
L’Illuminismo è un movimento socio-culturale di vastissime proporzioni che investì l’Europa dalla
fine del 600 alla rivoluzione francese. Si tratta di un movimento generale con centro di irradiamento
la Francia (in particolare Parigi) e con una certa diversificazione socio-territoriale (l’Inghilterra
ebbe vivacità intellettuale e non moto illuminista; l’Italia, l’Austria, e la Spagna in parte; in Russia
un debole afflato). Il secolo dei Lumi vide l’uso spregiudicato della ragione in tutti i campi, la
fiducia nella possibilità che la ragione potesse migliorare la condizione spirituale e materiale
dell’essere umano. All’interno di tale periodo storico si distinguono 4 fasi:
Fase pre-illuminista (fine 600-1730);
1730-1750: pubblicazione dell’Enciclopedia (una trentina di volumi), la più importante
iniziativa editoriale degli illuministi, diretta da Diderot e a cui parteciparono Montesquieu,
Rousseau, Quesnay. Essi erano convinti che, per fare presa nella popolazione, non fosse
tanto utile un’opera di dura polemica morale e religiosa, quanto un’opera in cui la cultura
tecnica si collegasse alle nuove idee illuministiche.;
1750-1770: economia al primo posto e governo illuminato di alcuni sovrani assolutisti;
1770-riv.francese: crisi dell’antico regime, ansia di un mondo nuovo, aspirazione alla libertà
e all’uguaglianza.
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Il rapporto economico sociale città-campagne era sinergico in Inghilterra e Olanda mentre nell’area
mediterranea le città erano centri di consumo delle risorse prodotte dalla campagne.
Società di ordini e società di classi: un secolo di trasformazioni
La società del 700 non dev’essere vista come una società di classi (categorie corrispondenti ad una
collocazione economica) bensì come una società di ordini o di ceti (che si forma in base a funzioni
sociali e soprattutto in base all’attribuzione di taluni privilegi, facendo sì che la stratificazione
sociale non coincida con quella economica). Con la consapevolezza che il ruolo dell’alta
aristocrazia conserva sempre la propria preminenza, si può dire che gli ordini dell’antico regime
sono costituiti da ceti molto mobili: anche la disputa sulla nobiltà si risolse a favore della tesi che
questa fosse condizione da acquisire attraverso l’esercizio delle virtù umane (non solo come
privilegio di nascita). I mutamenti in seno alla società europea variano da zona a zona nelle proprie
caratteristiche. Innanzitutto, in relazione agli attriti esistenti tra nobiltà di sangue o spada e nobiltà
di toga (soprattutto in Francia), bisogna precisare il ruolo della nobiltà di sangue in Europa:
nell’area centro-orientale aveva un peso schiacciante, nell’area Mediterranea era una nobiltà di
corte. Tuttavia, quasi in tutta l’Europa la nobiltà si riconosceva in valori comuni: sfruttamento del
proprio privilegio, disuguaglianza rispetto al resto della società, rifiuto dell’attività mercantile,
appartenenza al nucleo di corte.
Per quanto concerne la borghesia, nel 700 non si formò una borghesia europea bensì si formarono
forze nuove attraverso processi storici diversi: in Oriente non nacque borghesia, in Inghilterra
nacque dalla trasformazione interna dell’aristocrazia e dalla spinta di forze autonome, nell’area
mediterranea si era in presenza di una borghesia professionale legata alla macchina statale.
Ragione, esperienza e pubblica felicità: fondamenti e fini delle nuove scienze dell‟uomo
Montesquieu (1689-1755, nato in una famiglia di antica nobiltà di Bordeaux), padre del
liberalismo. Nel 1748, M. pubblicò l’esprit des lois, nella cui prefazione egli affermava di
voler vincere i pregiudizi, laddove avendo pregiudizi si dimostra di ignorare se stessi. In tale
opera, egli tratta della varietà storica delle leggi, delle relazioni fra regimi e società, sostiene
la separazione dei poteri seguendo il modello inglese (il re ha potere esecutivo, il
Parlamento quello legislativo e la Magistratura il potere giudiziario). L’essenza della
filosofia politica di M. è il liberalismo: sosteneva che una moderazione del potere potesse
assicurare l’equilibrio dei poteri e delle parti sociali. Il fatto che egli fosse un sostenitore
della libertà politica è coerente alla sua affermazione il potere freni il potere (era necessario
riconoscere più importanza ai corpi sociali intermedi).
Rousseau (1712-1778), padre della democrazia. Egli definisce felice lo stato di natura, visto
che le istituzioni umane e le divisioni di funzioni economiche e sociali hanno portato alla
disuguaglianza sociale. Nella sua opera principale, Il contratto sociale, egli afferma che, per
conservare la stabilità del patto sociale, i diritti individuali devono essere totalmente alienati
a favore del bene collettivo. Inoltre, R. è il primo a parlare di sovranità democratica: la
sovranità appartiene al popolo, ma a tutto il corpo sociale e non ad una sola parte.
Avversione verso gli arcana juris in campo giuridico. L’indagine illuminista riguardò
anche il campo del diritto e della giustizia. Tra 600 e 700 il sistema processuale vigente non
imponeva la motivazione delle sentenze poiché prevedeva l’esistenza degli arcana juris
(segreti del diritto), che finivano per favorire le disuguaglianze. I giudici, unici depositari
della certezza del diritto e degli arcana juris, avevano acquistato un potere enorme nella vita
socio-politica. Gli illuministi lottarono anche contro gli arbitrii dei magistrati: esigevano una
legge uguale per tutti, una regolamentazione del rapporto reato-pene che restringesse
l’ambito di discrezionalità dei giudici. Inoltre, il giurista milanese Beccaria, focalizzò
l’attenzione sul recupero del reo, definendo inumana la pena di morte.
Una nuova scienza: l‟economia politica. Quesnay fonda la fisiocrazia. I fisiocratici,
sostenitori del diritto naturale, sostenevano che l’ordine naturale avrebbe favorito il sorgere
di una società prospera e che, quindi, si doveva prediligere il libero scambio e ed evitare
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l’intervento dello Stato. Essi definivano produttivo solo il lavoro generante plusvalore
(valore superiore alla somma dei valori consumati durante la sua produzione). Essi
sostenevano che l’industria restituiva in forma diversa i valori che le sono stati consegnati e,
dunque, solo l’agricoltura assicurava produttività. Nonostante la bontà di tali teorie,
l’applicazione pratica di queste risultava complicata. Tuttavia, grazie ai fisiocratici, a metà
700 in tutta Europa si avvertì l’esigenza dell’elaborazione di una scienza dell’economia.
Basilare per la scienza economica moderna fu l’azione dell’inglese Adam Smith, il quale
opera in una società che, in anticipo sul resto d’Europa, stava vivendo la rivoluzione
industriale. Egli sottolinea che la quantità di lavoro necessaria crea il valore e che il
plusvalore è la parte di cui si appropria chi gestisce la produzione.
I fisiocratici e Smith si fecero importanti promotori della libertà d’impresa e di mercato, che
sarebbe stata alla base dell’affermazione del capitalismo.
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La Russia di Caterina II
Nella seconda metà del 700, la Russia si consolidò a livello interno ed internazionale. Inoltre,
Caterina II promosse una certa vitalità culturale e una certa apertura alle idee illuministe. Tuttavia,
la Russia, soprattutto dal punto di vista socio-amministrativo, rimaneva un paese arretrato.
La Spagna
Qui, l’iniziativa riformatrice di Carlo III di Borbone (1759-1788) si fermò alla fase di progettazione
e non di attuazione a causa del forte potere della Chiesa: il clero godeva di privilegi ed esenzioni
fiscali mentre i gesuiti monopolizzavano l’istruzione e costituivano un gruppo sociale importante
(in seguito, questi furono espulsi perché troppo ingerenti nella vita politico-economico spagnola).
Italia
L’azione riformatrice dei sovrani illuminati fu particolarmente incisiva in 3 Stati italiani (a Napoli
più scritto che agito; a Firenze più agito che scritto; a Milano scritto e agito):
Il Regno di Napoli, governato dai Borbone. Nonostante la dipendenza dai mercati
internazionali e la situazione economica poco rosea, l’assolutismo illuminato di Carlo di
Borbone (poi divenuto Carlo III, re di Spagna) rappresentò uno dei momenti di maggiore
volontà di rinnovamento (organizzazione del settore fiscale, limitazione delle giurisdizioni
feudali, espulsione dei gesuiti) e di spiccata vivacità artistico-culturale (Giambattista Vico e
apertura del teatro San Carlo).
La Lombardia, appartenente all’Austria. Furono attuate le riforme approvate in Austria.
La Toscana dei Lorena. Qui, furono approvate due riforme importantissime: la riforma
dell’allivellazione concedeva ai mezzadri i terreni di proprietà dello Stato dietro
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corresponsione annua di un canone fisso; il nuovo codice penale (1786), che aboliva la pena
di morte, la tortura, il delitto di lesa maestà, la confisca dei beni del condannato.
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colonizzazione dei territori toccati dalla Compagnia. Solo a fine 700 tali territori furono proclamati
colonie dello Stato olandese.
Nel corso del 700 il ruolo principale sarà assunto dall’Inghilterra, che progressivamente soppianterà
l’Olanda grazie alla maggiore stabilità politica, capitali più ingenti, la preparazione militare e il
contrabbando che lavorava ai fianchi la stessa Olanda. Gli inglesi si insediarono in Asia, soprattutto
in diverse parti dell’India (Madras, Calcutta). Inoltre, una volta superato il momento critico del
settore manifatturiero di lana e cotone, l’Inghilterra una nuova impareggiabile verve anche in questo
campo.
Anche la Francia creò una propria compagnia commerciale (che raggiunse monopolio del tabacco)
ma i capitali da investire erano ridotti e la dipendenza dalla Corona era più marcata. La Francia era
arrivata più tardi degli altri Paesi in Asia ma, ne era stata quasi del tutto estromessa a seguito della
guerra dei 7 anni. così, si fece liberamente strada l’Inghilterra e il suo impero delle Indie
britanniche.
L‟Africa
Nella zona nord-orientale si insediarono gli arabi.
Nella costa occidentale (Senegal e Nigeria), popolazioni indigene resistettero fino all’arrivo degli
europei nell’800.
I portoghesi si erano insediati nel Congo, in Mozambico, Tanzania e Kenia ma, dovendo avere a
che fare con forti resistenze interne, furono costretti ad abbandonare tali territori a fine 600.
Nel 700 l’unica zona in cui si potesse parlare di vera colonizzazione era il Sud: gli olandesi erano
stabiliti a Città del Capo.
I territori africani furono sfruttati per l’esportazione di forza lavoro costituita da ingenti gruppi di
schiavi neri (in cambio di armi da fuoco e liquori).
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(guerra dei 7 anni) accelerò il processo di sgretolamento dell’impero Moghul. La conquista del
Bengala fu fondamentale per l’affermazione degli inglesi in territorio indiano. Questi lasciarono
formalmente al proprio posto l’imperatore moghul ma, progressivamente, acquisirono il controllo
dell’ambito amministrativo, finanziario, giudiziario e affermarono la subalternità dell’India alla
politica economica inglese.
Inghilterra
Tanti furono i motivi che portarono l’Inghilterra a svolgere un ruolo guida nell’ambito dei processi
della rivoluzione industriale.
La situazione economica del comparto agricolo. La sua solidità fu fondamentale per
l’accumulamento dei capitali utilizzati per il decollo industriale. Le terre erano recintate,
sottoposte a rotazione, la loro produttività era accresciuta dall’introduzione di macchine,
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Una costante delle operazione di colonizzazione inglesi sarebbe stata quella di vedere partire
dall’Inghilterra reietti della società inglese in cerca di fortuna e gruppi religiosi che cercavano una
terra in cui potere praticare senza alcun impedimento il proprio credo. I colonizzatori annettevano i
territori colonizzati alla Corona inglese ma li autogovernati istituendo organi di governo propri e
concordando di volta in volta con la Corona inglese i termini della concessione, tramite
l’approvazione di Carte. Il risultato di tale situazione fu che prese corpo una rappresentanza politica
per singole comunità (non per ceti o ordini), grazie alla quale i coloni riuscivano a vanificare i
tentativi di centralizzazione del potere messi in atto dalla Corona inglese.
Nonostante ciò, i rapporti ideali con la società civile inglese rimanevano strettissimi e la fedeltà
delle colonie alla madrepatria era assicurata dal fatto che l’Inghilterra aiutava le comunità coloniali
attraverso l’impegno in America di truppe regolari e di unità della preparatissima flotta inglese.
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1787: con il compito di modificare una Costituzione del 1777, viene convocata la Convenzione di
Philadelphia, i cui lavori portano all’entrata in vigore della nuova Costituzione nel 1788. Il testo di
tale costituzione si ispirava ai principi del The federalist di Hamilton:
1. il modello federativo incarnava il sentimento patriottico della nazione americana, la quale
nasceva direttamente dai cittadini;
2. gli Stati Uniti d’America rappresentano un grande Stato federale moderno, il cui caposaldo
è il bilanciamento dei poteri:
il potere legislativo fu conferito al Congresso degli Stati Uniti, composto da
un Senato e da una Camera dei Rappresentanti, i cui membri venivano eletti
dal popolo in proporzione alla consistenza della popolazione dei vari Stati
confederati. Il Congresso fu deputato alla disciplina del commercio interno e
di quello con le nazioni straniere, alla cura della politica interna ed estera,
alla difesa e alla dichiarazione di guerra;
il potere esecutivo fu attribuito al Presidente degli USA. Questi veniva eletto
da delegati del popolo, durava in carica 4 anni, nominava i membri del
governo federale e poteva esercitare il diritto di veto sulle leggi approvate
dal Congresso;
il potere giudiziario fu conferito alla Corte suprema, organo di nomina
presidenziale. Fu deputata al controllo della legittimità costituzionale delle
leggi federali e dei singoli Stati.
3. Nel 1791 il testo fu integrato da emendamenti aventi come oggetto il riconoscimento dei
diritti dei singoli: veniva riconosciuta l’uguaglianza giuridica dei cittadini e la libertà di
pensiero ed espressione.
Due limiti alla piena realizzazione della democrazia negli USA furono: l’esistenza della schiavitù
(abolita solo nel 1865) e la limitazione del voto (esteso solo nel 1870). Nonostante tali limiti, quella
degli USA può essere considerata la prima Costituzione democratica della storia moderna.
1789: Washington è il primo presidente degli USA. Viene rieletto nel 1793 e a lui segue Jefferson.
Gli USA erano una giovane nazione con una solida democrazia.
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Indiani (o Pellerossa). Questi si erano stabiliti in Nord America provenendo dall’Asia. Si trattava di
popolazione che badavano all’autosostentamento tramite agricoltura e allevamento; usi e costumi
differivano da una popolazione all’altra. La prima fase del rapporto tra indiani e inglesi fu pacifica.
Tuttavia, nell’ambito degli scambi economici, gli inglesi minavano gli equilibri degli indigeni (i
fucili modificarono la loro naturale abitudine alla coesistenza mentre l’alcool servì a debilitarli). La
seconda fase dei rapporti, detta fase della frontiera americana, vide gli americani perpetrare
un’azione di sterminio degli indigeni, di confino in riserve degli stessi e di progressiva estensione
della sfera di controllo inglese.
Neri e schiavi. Le importazioni di schiavi neri in America andò dalle poche centinaia del 1619 alle
500mila presenze del 1776. La pratica di schiavizzare neri fu soprattutto invalsa nella parte
meridionale del Nord America, in cui l’attività economica prevalente era la monocoltura del
tabacco. Non si è in grado di stabilire con certezza se tale pratica fosse più redditizia, in termini di
rendite produttive, al pari del lavoro eseguito da uomini liberi. La riv. americana e la guerra anglo-
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americana furono fondamentali nella lotta alla schiavitù: tale prassi fu abolita al Nord, tuttavia
rimanendo praticata al Sud ancora per parecchi anni.
Federazione e confederazione. La federazione prevede la creazione di un livello statale superiore
agli Stati contraenti e una rinuncia di questi ad una parte della propria sovranità; la confederazione
non mette in discussione la sovranità degli Stati membri della stessa.
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Dicembre 1788: il Consiglio del Re accorda il raddoppiamento. In tutta la Francia furono convocate
assemblee per eleggere i deputati agli Stati Generali.
1789: Luigi XVI destituisce de Calonne dal suo incarico, nomina Necker primo ministro e, per far
fronte alla grave crisi di credito della monarchia, concede la convocazione degli Stati Generali per il
5 maggio 1789 a Versailles. Il principale oggetto di discussione furono le modalità di voto e di
convocazione dell’assemblea. Il fronte del clero e della nobiltà non era compatto (più o meno
illuminati) e sarebbe stata approvata la modalità della votazione per testa. Il re fece trovare la chiusa
la sala in cui avrebbe dovuto svolgersi l’assemblea.
20 giugno 1789: i delegati si riunirono nella sala destinata al gioco della pallacorda, dove, con il
giuramento della pallacorda, ribadirono la loro unità, il carattere nazionale dell’assemblea e la
volontà di redigere una solida costituzione.
9 luglio 1789: i delegati del Terzo Stato e clericali e nobili liberali, dopo aver rifiutato di obbedire al
re e di deliberare per ordini, si proclamarono Assemblea nazionale costituente. Ma tale evento non
permetteva di parlare di rivoluzione. I moti acquisirono le caratteristiche rivoluzionarie per la
partecipazione delle masse popolari (sollecitate dalla crisi economica e dalla paura che l’aristocrazia
potesse ordire complotti politici) e per il ricorso alla forza armata (che segnò lo scoppio della guerra
civile.
14 luglio 1789: dopo che il re aveva assoldato truppe mercenarie perché circondassero Parigi, i ceti
più bassi assalivano la Bastiglia, ove erano i rinchiusi i rei di Stato. Cadeva uno dei simboli
dell’assolutismo e, frattanto, veniva istituita la Guardia Nazionale, che faceva capo al generale La
Fayette. Nelle campagne scoppiarono rivolte di natura antifeudale.
9 agosto 1789: l’Assemblea nazionale decide l’abolizione dei privilegi feudali e del feudalesimo
come regime su uomini e terre.
26 agosto 1789: veniva proclamata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Ottobre 1789: Luigi XVI approva i decreti di agosto dopo una marcia popolare su Versailles, che
costrinse il re e Maria Antonietta a trasferire la propria residenza a Parigi. Anche l’Assemblea
nazionale si trasferì a Parigi e diede vita ad un’intensa attività legislativa:
I beni della Chiesa divennero proprietà della nazione. Tuttavia, per permetterne l’acquisto,
furono emessi buoni fruttiferi del Tesoro, che furono utilizzati anche al di là delle
compravendite di beni ecclesiastici e che finirono per provocare una svalutazione della
moneta.
La riforma agraria fu attuata attraverso la soppressione di tutti i privilegi connessi al
feudalesimo.
Nel rapporto centro-periferia furono assegnati larghi poteri alle municipalità e il territorio fu
riorganizzato in dipartimenti, distretti e cantoni.
In campo giudiziario, fu abolita la venalità degli uffici e la sfera giudiziaria fu distinta da
quella amministrativa.
L’attività legislativa dell’Assemblea culminò nella promulgazione della Costituzione del settembre
1791. In essa venivano affermati i seguenti principi:
Riconoscimento delle libertà individuali, delle libertà di espressione e dell’uguaglianza dei
cittadini;
Separazione dei poteri: il potere legislativo era assegnato ad un’Assemblea elettiva con
competenze legislative; il potere esecutivo era assegnato al re, il quale però vedeva ridotto il
proprio potere (decisione in merito a guerre e politica estera dovevano essere votate
dall’Assemblea) e poteva esercitare il diritto di veto solo per 4 anni;
Attribuzione del potere giudiziario a giudici eletti dal popolo;
L’struzione primaria era a carico dello Stato.
Inoltre, prima della promulgazione della Costituzione, il prestigio della monarchia era stato
inficiato: tra il 20 e il 21 giugno 1791 il re aveva tentato di fuggire ma fu bloccato a Varennes,
arrestato e condotto sotto scorta a Parigi. Tale accaduto provocarono la formazione di 2 opposti
schieramenti: la fazione dei nobili liberali (La Fayette), sostenitrice del re, e una fazione più
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radicale (Robespierre), che sosteneva una maggiore democratizzazione delle conquiste della
Rivoluzione.
Prima della fuga del re si erano formati dei gruppi politici e, proprio grazie alla fuga del re,
avevano assunto una forma più precisa: i cordiglieri (sinistra radicale, che promuovevano la
Repubblica), i giacobini (centro) e i foglianti (destra, che sostenevano la monarchia). I nomi di tali
gruppi derivano da quelli degli ex conventi in cui si riunivano.
Nel luglio 1791, i cordiglieri avevano fatto firmare una petizione per la costituzione della
Repubblica. Alla Guardia Nazionale fu ordinato di reprimere l’iniziativa nel sangue e la libertà
politica dei cordiglieri fu oggetto di restrizioni.
In seguito, con la Dichiarazione di Pillnitz, la condizione del re di Francia veniva considerata
oggetto di comune interesse per tutti i sovrani d’Europa. Tuttavia, non fu possibile raggiungere un
accordo per l’intervento armato a causa del parere contrario di Inghilterra, Spagna e Savoia.
Così, Luigi XVI accettò la Costituzione e venne reintegrato nei suoi poteri.
1 ottobre 1791: si riunì l’Assemblea legislativa, al cui coacervo di fazioni politiche si aggiunse la
neonata fazione di sinistra dei girondini, i quali miravano al consolidamento della democrazia
parlamentare e alla guerra contro l’Austria, nemica esterna della Rivoluzione. Tutti erano favorevoli
alla guerra, tranne Robespierre, per il quale un’alleanza con il fronte monarchico era improponibile
e, anzi, era necessario mettere sotto sorveglianza il re ed espellere dall’esercito gli ufficiali
controrivoluzionari.
20 aprile 1792: la Francia dichiara guerra all’Austria, a fianco della quale scese la Prussia. Da
subito, le sorti francesi sembravano segnate e all’esercito francese furono impartite dure lezioni.
10 agosto 1792: per la paura di un complotto aristocratico, il popolo parigino (in cui si distinsero i
sans culottes, cioè senza pantaloni corti, indumento tipico dei nobili) assalì il palazzo delle Tuileries
e costrinse il re a mettersi sotto la protezione dell’Assemblea legislativa. Questa fu costretta a
deporre definitivamente il sovrano.
L’esercito prussiano avanzava deciso verso Parigi e i sans culottes, in tale clima di tensione,
invasero le carceri parigini e massacrarono i prigionieri, convinti che fossero controrivoluzionari.
20 settembre 1792: il clima di tensione viene ridimensionato dalla definitiva vittoria dell’esercito
francese a Valmy.
22 settembre 1792: fondazione della Repubblica.
La Convenzione
La composizione politica della nuova assemblea, la Convenzione, era mutata: scomparsi i foglianti,
a destra si collocavano i girondini mentre a sinistra i deputati della montagna (perché occupavano i
posti più alti dell’assemblea), al centro la palude (400 deputati oscillanti). Sempre molto attuale era
lo scontro fra chi voleva radicalizzare le conquiste rivoluzionari e chi era contrario a tale
radicalizzazione.
La prima occasione fu il processo del re: mentre il montagnardo Robespierre considerava il re
colpevole di alto tradimento per aver cospirato con le potenze straniere e, quindi, non degno di un
processo, il resto della Convenzione decise di processarlo.
21 gennaio 1793: re Luigi XVI viene giustiziato dalla lama della ghigliottina.
Il nuovo pericolo per la Francia era rappresentato dalla formazione della prima coalizione
antifrancese (Inghilterra, Spagna e Olanda). Il 1793 fu un anno contrassegnato da
rovesci militari: fu evacuato il Belgio e andarono persi tutte le terre conquistate sulla riva
sinistra del Reno.
conflitti civili fra campagne e città: soprattutto nel dipartimento della Vandea, i contadini si
scagliavano contro la repubblica giacobina e l’azione depredatrice delle città nei confronti
delle campagne. Tale malcontento era rafforzato dalla negativa congiuntura economica
(inflazione ed elevato prezzo del grano). Per di più, nel corso del 1793 il conflitto sociale si
estese anche ad altre regioni e gli scontri fra le fazioni politiche si acuirono.
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Tuttavia, nonostante la critica situazione internazionale ed interna, in Francia l’anarchia non fu mai
raggiunta: nel giugno 1793 fu approvata una Costituzione, che riconosceva il suffragio universale
maschile e assegnava ad unica assemblea l’espletamento della gran parte delle funzioni.
Il Terrore (settembre 1793 – luglio 1794)
In tale periodo si assistette ad uno slittamento della situazione interna verso la dittatura
rivoluzionaria:
settembre 1793: al Comitato di Salute pubblica (istituito per calmierare i prezzi) furono
attribuiti ampissimi poteri;
rigido controllo del suddetto Comitato su tutta la società e i Comitati di vigilanza;
organizzazione di una giustizia rivoluzionaria, che prevedeva l’eliminazione di tutte le
garanzie giuridiche degli accusati e del ricorso in appello.
L’esistenza di un tendenza dittatoriale fu evidente in occasione della repressione della rivolta
vandese. L’armata ribelle fu massacrata e parimenti le popolazioni rurali dell’Ovest (circa 250mila
morti). Inoltre, il Comitato riorganizzò l’esercito e nuovi contingenti andarono in aiuto alle truppe
repubblicane sul fronte renano, conseguendo numerosi successi.
A fine 1793, all’interno del Comitato di Salute veniva preparata l’ascesa di Robespierre. Giacobino
e montagnardo, si era distinto per la sua scarsa disposizione verso il re e i nobili e per l’efficacia
della sua azione nella caduta dei girondini. La dittatura di Robespierre si rese necessaria perché non
era in causa la conservazione della Repubblica, bensì la sua fondazione. Per di più, la sue posizioni
furono inasprite per l’influenza che su di lui esercitava il suo braccio destro, il grande accusatore
Saint-Just. Robespierre ordinò la ghigliottina per i suoi avversari politici di maggiore spicco
(arrabbiati e indulgenti). Il Comitato era ormai nelle mani di R. ma era del tutto assente il consenso
del popolo e dei membri della Convenzione. Nel giugno 1794 la violenza diventava sistema di
governo: tutti i ceti sociali erano coinvolti nel clima di sospetto, ogni diritto alla difesa veniva
eliminato e furono emessi atti d’accusa collettivi. Il Terrore legale fece 16mila vittime. Nonostante
tutto questo, le armate rivoluzionarie conseguirono un’importantissima vittoria a Fleurus (giugno
1794), grazie alla quale poterono penetrare in Belgio e in Catalogna.
Nel luglio 1794 fu ordito un complotto nei confronti di Robespierre e, con il suo ghigliottinamento,
fu posta fine alla dittatura giacobina.
Nonostante il sangue scorso durante il Gran Terrore, tale periodo ebbe alcune luci:
fu salvata la Rivoluzione;
fu realizzata l’unione contro i nemici esterni e la Francia cessò di essere un paese assediato;
fu evitata la bancarotta grazie al fatto che l’economia fu controllata dallo Stato.
In conclusione, mentre la rivoluzione del 1789 fu liberatrice e figlia dell’Illuminismo, la riv. del
1793-94 fu dittatoriale e incubatrice del dispotismo di Napoleone.
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Decreto dei 2/3: 2/3 dei neonati Consigli dovevano essere eletti fra i membri della
Convenzione, per scampare a vittorie elettorali monarchiche.
Il periodo cosiddetto del Termidoro fu ricco di contraddizioni: si pretendeva che la Repubblica
fosse borghese, quando ad una parte della borghesia si precludeva il potere; si pretendeva che la
Repubblica restasse autoritaria, pur professandosi liberale.
Si era ormai entrati nella seconda fase della rivoluzione, fase in cui, dopo l’intensa partecipazione
politica di gruppi sociali, subentrava la spossatezza politica e l’esigenza del Terzo Stato di
consolidazione dal punto di vista economico.
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Nato ad Ajaccio nel 1769 in una famiglia appartenente al notabilato di provincia, comunque
estranea ai privilegi dell’aristocrazia di antico regime.
Già da infante nel collegio militare di Parigi, nel 1785 perde il padre, dolore che si aggiunge al
disagio dovuto al traumatico distacco dall’isola natale e alle frustrazioni patite dal suo orgoglio.
Per quanto concerne il rapporto di N. con l’illuminismo, le sue cognizioni di molti tratti del pensiero
illuministico erano alquanto superficiali. Per di più, N. guardava la rivoluzione con gli occhi di un
patriota corso, finendo per considerarla l’occasione tanto attesa per scuotere il giogo dell’odiata
monarchia francese e raggiungere l’indipendenza della Corsica. Così, egli fu sicuro che non ci fosse
più mare che dividesse la Corsica dal resto della Francia allorché, nel novembre 1789, l’Assemblea
nazionale proclamò la Corsica parte integrante della Francia e decise che i corsi sarebbero stati retti
dalla stessa costituzione degli altri francesi: terminava così la sterile occupazione militare durata 20
anni.
Frattanto, N., dapprima radiato dai quadri militari perché assente ad un’operazione di rivista, veniva
reintegrato e promosso a capitano.
A seguito della rottura dei rapporti fra la famiglia Bonaparte e Paoli (figura guida dei partigiani
corsi), N. e tutta la famiglia furono costretti ad abbandonare definitivamente la Corsica e a stabilirsi
in continente.
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Nel passaggio dai governi provvisori alla proclamazione delle repubbliche, N. favorì sempre
l’affermazione delle correnti moderate.
Nel giugno-luglio 1797 parte dell’Emilia (Bologna, Modena, Reggio Emilia) e parte della
Lombardia (Brescia e Bergamo) formarono la Repubblica cisalpina.
Nel febbraio 1798 un incidente diplomatico provocò l’occupazione francese dello Stato Pontificio e
la proclamazione della Repubblica di Roma.
La crisi di Napoleone in Egitto, lo scarso numero delle truppe francesi in Italia e l’occupazione di
Roma portarono il re di Napoli a sferrare un attacco alle truppe francesi di stanza nel Lazio. Dopo
che le truppe napoletane riuscirono ad entrare a Roma, le truppe francesi le cacciarono da Roma e,
anzi, entrarono a Napoli e proclamarono la Repubblica nel 1799. Tuttavia, questa fu la Repubblica
che durò meno nell’intero panorama italiano: le truppe di Ruffo di Calabria entrarono a Napoli,
appoggiate dagli inglesi.
Genova andò a far parte della Repubblica ligure.
Estranee all’influenza francese erano solo la Sardegna (in cui si erano rifugiati i Savoia) e la Sicilia
(in cui si erano rifugiati i Borbone di Napoli).
La fortuna politico-governativa delle repubbliche sorelle fu limitata perché non ci fu una
collaborazione tra queste e la Francia, bensì si registrò solo l’esigenza di N. di sfruttarle
economicamente. Inoltre, spesso la gran parte della popolazione vedeva nei patrioti solo dei nuovi
dominatori e, quindi, restava fedele alla Chiesa e agli antichi sovrani.
Il secondo Direttorio (1797-1799), la campagna d‟Egitto e il colpo di stato del 18 brumaio 1799
N. godeva di favori sempre maggiori e a Parigi cominciava ad essere percepito come il salvatore
della patria. così, per tenere N. lontano da Parigi, nel 1797 il Direttorio appena insediato ordinò la
preparazione di una campagna militare in Egitto: pur essendo una provincia ottomana, l’attacco
all’Egitto avrebbe colpito il commercio inglese. N. accettò per 2 motivi: capiva che ancora i tempi
di un sua affermazione a Parigi non erano maturi e, inoltre, reputava la campagna egiziana
probabile foriera di nuovi successi militari.
Nel 1798, vincendo la battaglia delle piramidi, N. occupò il Cairo ma in agosto la flotta inglese di
Nelson sorprese e annientò quella francese ad Abukir. Da questo momento, se è vero che N. non
riuscì a riportare in Francia il corpo di spedizione, è anche vero che questi si contraddistinse per il
suo acume organizzativo e per l’impulso all’ammodernamento che diede all’Egitto (stampa,
servizio postale e abolizione della feudalità). Inoltre, la spedizione d’Egitto, quantunque
militarmente fallimentare, ebbe un’enorme importanza anche dal punto di vista scientifico (quasi
200 scienziati che contribuirono alla diffusione del patrimonio culturale egiziano e il cui lavoro
portò alla traduzione di moltissimi geroglifici).
Frattanto, la situazione si complicava ulteriormente sia sul fronte egiziano (rivolta interna sobillata
dai capi religiosi islamici che non contraccambiavano il rispetto portato nei loro confronti da N.)
che sul fronte europeo (si formò una vasta coalizione antifrancese che costrinse la Francia ad
abbandonare i territori conquistati in Italia).
In tale contesto, in cui si doveva aggiungere l’incapacità del Direttorio corrotto e screditato di tenere
in pugno la situazione, N. comprese che la partita decisiva del suo futuro si giocava a Parigi. Così,
al carattere fallimentare della spedizione si aggiungeva la discutibile iniziativa di abbandonare
l’armata d’Egitto. Sbarcato improvvisamente a Frejus e giunto a Parigi, N. si accordò con l’abate
Sieyès per la conduzione di un colpo di stato che fosse il più vicino possibile ai limiti della legalità
(Sieyès era il membro di maggiore spicco del Direttorio e mirava a rivedere la costituzione in tempi
che fossero più brevi dei 9 anni costituzionalmente previsti).
Così, il 18 brumaio (9 novembre 1799) fu perpetrato il colpo di stato dalle truppe napoleoniche, le
quali irruppero nella sala del Consiglio dei Cinquecento, i cui appartenenti che volessero dichiarare
fuorilegge Napoleone fuggirono dalle finestre.
Napoleone console
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La Francia, stanca degli interminabili conflitti civili, era pronta a consegnarsi nelle mani di un uomo
potente che fosse in grado di prendere in pugno la situazione.
Così, una volta esautorato il Direttorio, la nuova Costituzione approvata nel 1799 prevedeva alla
testa dello stato 3 consoli, tra cui Napoleone fu designato primo console (diritto di guerra e pace, di
grazia e di nomina di numerose cariche pubbliche) mentre gli altri 2 disponevano solo di un voto
consultivo. Inoltre, N. si riservò il diritto di nomina dei membri delle assemblee legislative e, con
diversi espedienti, arenò il suffragio universale a favore della cooptazione diretta.
L’obiettivo di Napoleone era quello di riuscire ad essere, al contempo, depositario dei principi
rivoluzionari e accentratore del potere nelle sue mani.
Tuttavia, N. doveva a fare i conti con le diverse pressioni cui veniva sottoposto dalle differenti parti
politiche: i realisti speravano che N. potesse appoggiare la restaurazione monarchica; Sieyes era
scontento dello scarso peso riconosciuto alle assemblee legislative; i sostenitori di N. cominciavano
a capire che a loro N. lasciava solo le briciole del potere. Così, il modo migliore per consolidare il
proprio potere era l’impegno militare: la Russia si era ritirata dalla seconda coalizione mentre
l’Austria, sorpresa in Piemonte dall’attacco delle truppe francesi, fu costretta a firmare la pace di
Lunèville (febbraio 1801), con la quale la situazione tornava identica a quella successiva al trattato
di Campoformio.
Inoltre, nel luglio 1801 fu stipulato il Concordato con la Santa Sede retta da Pio VII. Così, veniva
risolta la diatriba franco-pontificia: era assicurata la libertà di culto ma il cattolicesimo veniva
riconosciuto religione della grande maggioranza dei francesi, gli ecclesiastici francesi dovevano
essere fedeli allo Stato e da questo dovevano essere mantenuti.
Nel 1802 fu siglata con l’Inghilterra la pace di Amiens, poiché Napoleone necessitava della pace
internazionale e badare alla situazione francese.
Potendosi concentrare sull’interno, N. operò con un acume tale da lasciare al mondo occidentale
un’importante eredità:
Accentramento amministrativo: a capo dei dipartimenti furono posti i prefetti, nominati dal
governo, mentre a capo dei circondari (articolazioni dei dipartimenti) furono posti i
sottoprefetti. Il potere di queste 2 figure non dipendeva dai corpi elettorali e, inoltre, queste
erano utilissime perché esercitavano anche una funzione di conoscenza del territorio.
Codice civile: nel marzo 1804 tutte le leggi furono raccolte nel Codice civile, la prima
raccolta organica di tutti i settori del diritto. Questo fu distribuito in tutti i territori
appartenenti alla sfera d’influenza francese.
Inoltre, N. prestò attenzione anche al sistema scolastico (furono introdotti i licei di Stato, di cui si
poteva far parte pagando una retta annuale) e all’università.
Bonaparte imperatore
Napoleone scoprì una congiura contro di lui ad opera di vandeani ed ex giacobini e fece fucilare
molti congiurati. Il fermento antinapoleonico era dovuto all’appoggio dell’Inghilterra, nazione che
si misurava con la Francia non militarmente (causa l’assenza di un comune terreno di scontro) bensì
in frequenti azioni di disturbo politico e commerciale.
Il 2 dicembre 1804 N. prestava giuramento e veniva incoronato imperatore (cui si aggiungeva il
carattere ereditario della carica). La Francia napoleonica si presentava come il trionfo
dell’assolutismo illuminato: procedeva decisamente il processo di asservimento delle istituzioni ma,
apparentemente, N. assurgeva a figura garante delle conquiste rivoluzionarie.
Inoltre, nel marzo 1805 N. veniva incoronato re d’Italia dalla Consulta italiana e come viceré fu
scelto il figliastro Eugenio Beauharnais,
Inoltre, N. costruì una corte imperiale, facendo attenzione ad equilibrare le forze sociali anche
nell’accesso al rango nobiliare (vecchia aristocrazia, nobiltà di origine feudale, notabili, militari,
ecclesiastici).
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In definitiva, si ritornava ai tempi della monarchia centralizzata ma il titolo imperiale era stato
preferito a quello di re per evitare di urtare la suscettibilità delle masse popolari e di talune parti
politiche.
Frattanto, restava sempre attuale il sogno di N. di prevalere definitivamente sull’Inghilterra.
Affiancate dalla Spagna, le truppe francesi, nell’ottobre del 1805, furono nettamente sconfitte a
Trafalgar ma l’ammiraglio inglese Nelson morì durante il combattimento.
Nell’estate 1805 l’Inghilterra costituiva il punto di riferimento della 3° coalizione antifrancese
(Inghilterra, Russia, Austria, Svezia e Regno di Napoli). N. era convinto che uno scontro marino
avrebbe portato alla rovina francese e, dunque, decise di concentrare le proprie forze sulle azioni di
terra, in cui l’esercito francese poteva mettere a frutto preparazione, rapidità e capacità tattica.
Nel dicembre 1805, N. si rese protagonista della sua vittoria militare più riuscita: grazie ad un
strategia efficacissima riuscì a scompaginare le truppe avversarie e a riportare una schiacciante
vittoria ad Austerlitz (battaglia dei 3 imperatori – di Francia, d’Austria e di Russia). Così,
l’Austria fu costretta a cedere Istria, Dalmazia e Veneto alla Repubblica cisalpina.
Nel 1806 anche il Regno di Napoli passava nelle mani dei francesi e al centro d’Europa si formò
una coalizione di Stati-satellite della Francia, detta Confederazione del Reno.
Le potenze avversarie, preoccupate dall’ascesa francese al centro d’Europa, costituirono la 4°
coalizione antifrancese (di cui faceva parte anche la Prussia).
Dapprima N. riuscì ad entrare a Berlino ed usò il pugno di ferro con gli sconfitti: dallo Stato
prussiano nacque lo Stato di Vestfalia.
Nel 1807 anche la Russia cadde e fu costretta a riconoscere lo Stato di Vestfalia e ad assicurare il
proprio impegno a fianco della Francia, qualora l’Inghilterra avesse voluto continuare il conflitto.
21 novembre 1806: con il decreto di Berlino entrò in vigore il blocco continentale che vietava ai
sudditi dell’Impero qualsiasi tipo di traffico con l’Inghilterra. Tuttavia, il contrabbando si rivelò
molto efficace e l’Inghilterra, dal canto suo, obbligava tutte le navi straniere a far transito da un
porto inglese e pagare un forte dazio. In tale escalation di azioni di forza in campo diplomatico e
commerciale si giunse ad un grave errore, che rappresentò un punto di svolta all’interno della
vicenda napoleonica: l’intervento di N. in Spagna.
Dopo l’annessione del Portogallo nel 1807, N. penetrò in Spagna e, a seguito delle indecisioni
succedute alla rinuncia alla corona di Carlo IV e l’erede, costrinse la famiglia reale ad accettare lo
spodestamento dal trono spagnolo e l’intronizzazione del fratello Giuseppe Bonaparte. Un atto tanto
tracotante finì per provocare lo scoppio di una rivolta in Spagna, rivolta che si tradusse in
innumerevoli azioni di guerriglia condotte in tutto il paese.
Così, allorché nel 1809 si formò la 5° coalizione (impero asburgico e Inghilterra), la Grande armata
napoleonica si trovava divisa tra il fronte spagnolo e quello austriaco. N. si vide costretto ad
abbandonare il fronte spagnolo al fine di porre i presupposti per la vittoria francese sul fronte
austriaco. Nell’ottobre 1809, l’Austria accettava di firmare la poco vantaggiosa pace di Vienna ma,
frattanto, i rapporti tra N. e lo zar di Russia si andavano compromettendo.
1 aprile 1810: viene celebrato il matrimonio tra Napoleone e Maria Luisa d’Austria, matrimonio
fortemente sponsorizzato dal principe di Metternich, nuovo cancelliere austriaco. Grazie a tale
matrimonio:
N. poté annettere altri territori alla sua corona;
Poté unirsi con la dinastia più prestigiosa e antica d’Europa;
Poté finalmente avere un erede, che nacque nel 1811;
Il principe di Metternich, nuovo cancelliere austriaco e forte sostenitore del matrimonio,
ottenne la rottura definitiva dei rapporti tra la Francia e la Russia (poco prima del
matrimonio, N. aveva chiesto allo zar la mano della sorella, ottenendo il rifiuto da parte di
questi).
Il potere di N. raggiungeva l’apice ma 2 errori furono fatali per la sua solidità nel tempo:
aver proclamato sovrani solo figure provenienti dal suo ambito familiare;
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non aver trovato un punto d’intesa con l’Inghilterra, avversaria che provocò un dissipamento
di energie economico-militari rimarchevole).
L‟Italia napoleonica
Le novità più importanti furono:
l’elaborazione di una struttura di ministeri sulla stregua di quella moderna e, dunque, con
competenze ben definite (interni, esteri, finanze, guerra, culto);
riforma del sistema giudiziario a guisa della riforma che N. aveva pensato per il sistema
giudiziario francese: fu creata la figura del giudice di pace per il disbrigo più veloce di
vertenze penali, civili e commerciali di poco conto mentre per quelle di maggiore rilevanza
la competenza spettava ad un organo collegiale (Tribunale di prima istanza).
La centralizzazione del potere nelle mani di Napoleone fu assicurata dai funzionari di
carriera (prefetti al Nord e intendenti al Sud), posti a capo dell’apparato burocratico e
inviati nelle varie province.
La campagna di Russia
Intorno al 1810 la Russia dello zar Alessandro I andava maturando un forte sentimento
antinapoleonico per via del blocco continentale, che aveva danneggiato gli interessi della nobiltà
mercantile russa, e del desiderio di lasciare il blocco antinglese.
Così, nel 1812, N. decise di accorpare le proprie truppe (addirittura 700mila uomini) a Dresda (al
limite della Confederazione del Reno), convinto di poter affrontare i russi in territorio polacco e
poterli facilmente sconfiggere. I russi, consapevoli della propria inferiorità militare, decisero di
attuare la singolare ma efficacissima strategia di ripiegare, sottraendo i raccolti e mettendo a ferro e
fuoco i territori da cui passavano. Le truppe francesi furono colpite da gravissime perdite per via dei
difficili approvvigionamenti e delle rigidissime condizioni climatiche, considerato che l’inverno era
entrato da poco. Così, N. giunse a Mosca ma fu costretto ad ordinare il ritiro dell’esercito ormai
dimezzato. Inoltre, durante il ripiegamento, i francesi affrontarono un vero e proprio calvario, fra
azioni di guerriglia delle truppe regolari russe e l’ostilità della popolazione. Il 5 dicembre N.
abbandonò le proprie truppe, che solo più tardi riuscirono a rientrare in territorio polacco.
Le perdite erano stimabili in circa 500mila uomini e l’esercito francese non era più la Grande
armata napoleonica.
La fine dell‟Impero
Il totale fallimento della campagna di Russia portò:
All’affare Malet, il quale, diffondendo false voci relative alla presunta morte di N. in
battaglia, aveva tentato di prendere il potere. Tale evento chiarì quanto la fortuna di N.
fosse legata alle sue vittorie militari.
La Germania insorse, ma N. riuscì a non farsi sfuggire di mano la situazione;
Alla rottura dell’alleanza con l’Austria, che aveva ricevuto promosse di aiuto economico
dall’Inghilterra e che fece confluire le proprie forze nella sesta coalizione antifrancese
(Prussia, Russia, Austria e Svezia).
N. riorganizzò l’esercito ma fu sconfitto nell’epica battaglia di Lipsia (ottobre 1813), finendo per
essere costretto a ritirarsi al di là del Reno. Frattanto perdeva il controllo di Spagna, Olanda e Stati
germanici. Frattanto, tra i coalizzati esisteva una corrente che era d’accordo sulla penetrazione in
territorio francese e una corrente che sosteneva il rispetto dei confini naturali.
Dal canto suo, N., che aveva compreso quanto il suo destino fosse ormai segnato, voleva lottare fino
all’ultimo. Dopo alcune vittorie conseguite da N., nel marzo 1814, le truppe alleate marciarono su
Parigi.
3 aprile 1814: il senato francese dichiarò decaduto l’imperatore. Inoltre, a Fontainebleau N. trattò la
propria uscita di scena, abdicando senza condizioni e ottenendo la concessione di potersi ritirare
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nell’isola d’Elba. Luigi XVIII di Borbone salì al trono francese, che, col passare del tempo, diventò
sempre più indigesto al popolo francese.
Maggio 1814: la Francia tornava ai confini del 1792.
Frattanto, stava svolgendosi il Congresso di Vienna (ottobre 1814-giugno 1815), i cui lavori
avrebbero dovuto segnare l’equilibrio tra le potenze principali (Francia inclusa) e assicurare che non
esistesse più il pericolo di una nuova egemonia francese.
Essendo molto complicate le trattative e constatando la freddezza con cui era stato accolto il ritorno
dei Borbone in Francia, Napoleone fece in modo di sbarcare clandestinamente nel marzo 1815 a
Cannes, dove fu accol