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PREFAZIONE All'epoca si indicava Roubsix come la “Ro- ‘ma del socialismo”. Si diceva altrest che era stata la citta delle “mille ciminiere”, a "Man- chester francese” con le sue industrie tessli in ‘cui faticavano migliaia di operai(,..J. Un pas- sato remoto: oggi, gli impianti dismessi della Lainidre, fondata nel 1910 da Jean Prouvost chfusa nel 2000, giacciono su terreni in rovina, -vestigia diuna: straordinaria vetrine industrisle della Francia, ‘MICHEL DAVID, blog Le monde Bouge, 2011 “Abbiamo ancora bisogno della storia?” Non avtei mai immagi- nato che la domanda mi sarebbe stata posta nella mia terra natale. Miriferisco alle citta di Tourcoing e Roubaix, che ho lasciato nel 1967, Yesame di maturiti alle porte, per continuare i miei studi a origi e poi partie alla volta dell’ Americe latina, Dopo tanti anni, quale sorpresa, dapprima nel ricevere una Jettera da un docente Gel Lycée Jean Rostand, una scuola superiore per la formazione generale e tecnologica di Roubaix, in cui mi si proponeva di an- dare a discutere con gli allievi, e poi nel ritrovare i ragazzi prota- gonisti di uno spettacolo tenutosi ‘al teatro Pierre-de-Roubaix alla fine di maggio del 2013!" I giovani attori, di et compresa trai quindici ej sedici anni, avevano lavorato su alcuni materiali tratti da uno dei miei libri, 1. Ringrazio il college Laurent Guitton, allora professore di storia al Lycée Jean ‘Rostand, per avermi Ja possibilita di jest’esperienza, me neontah cou laaol allied. ed eee 3 PREFAZIONE — ’Aigle et le Dragon. A priori, ! opera non era stata concepita per eed i ee Gaeta argomento che rispondeva alle indicazioni del programma di seconda in materia di “Nuovi orizzonti geografici e culturali degli europei in epoca moderna”. IL libro narra, in effetti, due vicende storiche che si sviluppano paral- elamente allinizio del Cinquecento: la conquista del Messico da parte degli spagnoli e il tentativo di penetrazione dei. postoghesi in Cina, In quelle terre lontane, una manciata di europei. scopre” societ& annoverate allora tra le grandi civilté mondiali. La spedi- zione pottoghese si traduce in un fiasco, finendo nell’oblio della Storia con la maiuscola. La spedizione spagnola apte invece la stra- 4 da alla conquista da cui sarebbe nata un’ America latina e meticcia. e Il professore del Lycée Jean Rostand in un primo tempo ha trat- ; to dal libto carte geografiche e materiali per le sue lezioni di storia, Tn un secondo momento ha chiesto ai suoi studenti di rendere in Q forma scritta gli scambi che all’epoca avevano avvicinato 0 oppo- sto gli europei ei loro ospiti, I ragazzi hanno avuto a disposizione due mesi per comporre i dialoghi e imparatli a memoria, parteci- pando tutti all’allestimento dello spettacolo che presenta due sto- tie indubbiamente assai lontane dalle loro preoccupazioni quoti- diane. Gli uni sono diventati cinesi o aztechi, gli altri portoghesi © spagnoli. Non senza una certa ritrosia, una giovane studentessa musulmana ha accettato di recitare, interpretando Malinche, la compagna indigena di Cortés, che ha svolto un’azione di interme- diazione preziosa tra i conquistatori castigliani e gli aztechi, Gli studenti hanno rappresentato episodi drammatici come l’esecu- zione di Moctezuma da parte dei suoi o arresto dei portoghesi per ordine delle autoriti cinesi. Lo spettacolo comprendeva perd anche momenti di osservazione e di scambio in cui Moctezuma e i suoi ospiti castigliani, o ancora Vimpetatore cinese Zhengde ei suoi visitatori portoghesi, si trovavano facia a facia? Senza il paziente lavoro syolto dal docente, gli echi di tali anti- che vicendenon sarebbero mai risuonati nel teatro Pierre-de-Rou- baix. L'importante, tuttavia, risiede nel fatto che questi adolescen- ti, progressivamente, si sono impossessati di un duplice scenario 2,8, Gruzinski, L’Aigle et le Dragon. Démesure européenne et mondialisation ax _ Avr sidcle, Fayard; Pavis 2012. 3, http://wwwville-roubaix,fr/actualites/actualite-detaillee/article/video-lhistol- regeo-enscenehtmal, ‘PREPAZIONE es = liha messi di fronte ad alcune questioni di primario aoe . aoa dell’altro o, pid precisamente, degli altri; le di- crsita tra le societa ¢ le civilta; le imprese di conquista ¢ di colo- nizzazione; il significato e gli obiettivi dell’ espansione europea; le Teazioni delle popolazioni aggredite. Attravetso l'invenzione dei dialoghi, laricerca ela tcalizzazione delle scenografie, la scelta det costumi, gli approfondimenti a proposito di pratiche esotiche~il sactificio umano presso gli aztechi—o abitudini solo in apparenza familiati~i giochi di societa presso i cinesi-e gli indiani-, i ragazzi di Roubaix hanno gradualmente acquisito dimestichezza con al- tri universi, Immedesimandosi nei diversi protagonisti, una volta in scena, si sono avvicinati a tali passati in modo infinitamente pid efficace che a lezione, L’interpretazione e pertanto la rappresen- tazione concreta delle situazioni si sono rivelate determinanti. IL Pensieto va al film La schivata (2004) di Abdellatif Kechiche, in cui si metteva in luce l’impatto esercitato su alcuni adolescenti di banlieue dal confronto con un testo di Marivaux e dalla sua mes- sa in scena, L’Aigle et le Dragon, perd, non & un’opera di finzione recitata da attori cinematografici, bensi uno spettacolo allestito nell’ambito di un corso di storia e in condizioni reali, quelle cioé di una citta: Roubaix. : Ritenuto il pik povero di Francia, questo centro urbano detie- ne una posizione singolate nell’ambito della storia delle popola- zioni immigrate nel paese. L’antica capitale del settore tessile del XIX secolo non si & mai ripresa, in effetti, dal declino industriale, L’esperienza pedagogica condotta al Lycée Jean Rostand si é svi- Juppata nel quadro di un contesto cittadino che non corrisponde pitt in alcun modo a quello delle Trente Glorieuses (1946-1975). Il quartiere dell’Epeule e dell’Alma, che attraversavo in bicicletta all'inizio degli anni Sessanta, quando mi recavo alla Scuola della Domenica con la sensazione di appartenete a una minoranza som- mersa in un oceano cattolico, & oggi abitato da una popolazione a maggioranza musulmana che frequenta centri di culto di diversa denominazione. Si titiene che la “Mecca del socialismo rivoluzio- nario”, la cittadella del movimento operaista di Luis Guesde - lungo la corrente dominante in seno al socialismo francese - sia diventata il comune pid musulmano di Francia, La crisi sociale cal- pisce in modo particolate i segmenti della pppolazione francese di origine magrebina, i quali spesso cercano néll'islam un’identita che ' EB i f i PREFAZIONE, De trovano pid nell’azione sindacale né negli ideali repubblicani. sali anni Novanta del sécolo scorso, Roubaix fa regolarmente parlare disé in cronace.‘In particolare, si asssteall'nccesso al voto dei figli e delle figlie degli immigrati, con la conseguente crescente attenzione della classe politica nei confronti di questo nuovo grup- poelettorale:l cui ingresso nel panorama francese rilancia interro- gativi che si credevano risolti dalla Belle Epoque, quali aicita, ruo- Jo del fattore religioso nella cittd, rapport tra religione ¢ politica. Dal “locale” al “globale” Gli studenti del Lycée Jean Rostand ’hanno capito: che si trat- ti di un’epopea nazionale o di saghe locali, Ia storia non sipud ti- durre a una narrazione a senso unico, Proiettati ora a Canton ora a Tenochtitlén, si sono resi conto che alcuni passati sconosciu- tie remoti non erano poi tanto morti quanto si immaginavano. Gli adolescenti hanno esplorato societi i cui destini continuano a esercitare la loro influenza sul mondo contemporaneo.’ Se a cid si aggiunge il fatto che per la maggioranza tali ragazzi sono figli di immigrati e che una buona parte diloro é musulmana, vi sono Jalide ragioni per domandarsi come mai il racconto di queste im- prese eutopee abbia risvegliato a tal punto a loro curiosita, e addi- tittura il loro interesse appassionato. Mentre duemila anni disto- Ha nazionale francese — per non patlare di una memoria europea ancora inafferrabile — indubbiamente non dicono loro granché. La risposta dipende, in parte, da quale tipo di contenuti asso- ciamo all'etichetta “storia” alla parola “passato”. In un’epoca in cui ogni genere di informazione é in linea di principio accessibile in qualsiasi punto del globo ~ allo stesso titolo, d’altra parte, di 4, Si pens a libri come Le paradoxe de Roubaix di P. Ariz (Plon, Paris 1998), « reportage come quello del New York Times (2013), aepisodisanguinosi come l blitz contro la “gang di Roubsix” (1996), O ancora a vicende dall'ampia eco mediation come quella relative a “Quick Halal” (2010), Sul contestosiveda G. Kepel Passion Srangaite, Les voix des cités, Gallimard, Paris 2014, , 5. D'altra parte, l'agglomerato urbanoé sempre stato aperto verso Pesterno. LAL- pes 4a Bosnia negli anni Novanta, !’Atabia Saudita, attraverso i suoi predicatorl ¢ I sue donszion, ientrano nell orazont di una parte della popolazione, come in titel temple Polonia, le Cecslovncchi, Europe Mrel Sud ele contrade pill Jontane che lovavano ana ecotone nella cit “dalle mille ciminiere”. Nel 1992, si tenuto psn meng dl sonzqn al rot imu dt st. Kepeh Ov ‘allah, PREFAZIONE « asi bersaglio nei paesi in guerra — il nostro modo di consj- Fe pcrde deriva spesso da ur’alra cpoce. T problema non A tisiede perd nella lacunosita della nostra visione del mondo, giac. + Chéessa resteri sempre tale, ma nel fatto che quest’ultima appare sempre pitt sfasata rispetto alle domande che si impongono oggi, ¢ per forza di cose non adeguata al nostro contesto di tifetimen- to, Ormai da una ventina d’anni la globalizzazione, Ja tivoluzione digitale, lo sgretolarsi della supremazia dell’Occidente, il risveglio dei mondi islamici, il ritorno della Cina, l’espansione dei grandi paesi emergenti stanno modificando in modo irreversibile i nostri orizzonti. Senza dimenticare, in contesti a noi pitt vicini, i processi diricomposizione delle popolazioni europee, palpabili tanto nelle campagne del Nord Italia e nelle citt’ olandesi quanto nei quartieri fino a qualche tempo fa proletari di Roubaix-Tourcoing. Queste trasformazioni imponenti minano l’eurocentrismo in cui abbiamo comodamente vissuto nel corso dell’ultimo mezzo millennio e confondono Je categorie di tiferimento che abbiamo ereditato dall’Tlluminismo e dall’Ottocento. Di fronte a tale nuo- yo scenario, le scienze umane, non diversamente dall’Europa, so- no a tratti invecchiate male, Cid vale per la sociologia, l’antropo- Jogia e anche per la geografia. La storia é altresi della partita. Nel * momento in cui la globalizzazione accelera il proprio passo, che cosa possiamo fare di questa disciplina, accusata — spesso a ragio- ne~di ricondurte tutti i fenomeni all’Europa e al suo passato? La voce dell’Occidente pué avere ancora una qualsivoglia vocazione universale? Ci si pud rassicurare facendo finta di credervi, e osti- nandosi a ragionare sull’Uomo in generale, senza rendersi conto che si parla una volta di pitt soltanto dell’uomo europeo 0 occi- dentale, per non dire della donna, Pit che l’arretramento dell’in- fluenza intellettuale dell’Europa o le critiche lanciate da correnti postmoderniste quali i Subaltern Studies, & lo spettacolo reiterato degli altri mondi, sia qui sia altrove, a dimostrarci che non si pud pit descrivere ¢ interpretare ogni dimensione della realta a par- tire da questo angolo del pianeta, Ma ne siamo mai stati capaci? nee Ottocento e allinizio del xx secolo, in Europa e poi in tut- dalioun es disciplina storica ha contribuito alla costruzione sticl Paneer lomini politic, ricercatori, programmi scola- allepoca im, ri, propagandati da cise ediprici e giornali, sisono pegnati a inculcare nelle popolazioni narrazioni che Meg ae oe, 7 FREFAZIONE ; ja a tappe forzate v imeroretaano Sto iano poate ese soi FO nations Tr deta ha funwionato a lungo a pieno Zegime, con Te derive letali che conosciamo. Negli ultimi cinquant’anni, invece, struite e di scrivere il passato dell’Europa, 8 vata bene. Nonostante alcuni tentativi, tanto apprezzabili quanto isolati‘’impegno collettivo sotteso a questa sfida continua, in ef. fetti, a farsi attendere dal momento che le opinioni pubbliche eu- ropee sono rimaste prevalentemente fedeli alla visione nazionale, quando non si sono addirittura disarticolate in molteplici campa- nilismi. “La storia in Francia”, scrive Sudhir Hazareesing, profes- sore a Oxford, “rimane un racconto nazionale positivizzante, in- triso di nostalgia conservatrice; serve a confortare il particolarismo * francese el sentimento di appartenenza. La svolta, alla fine del xx secolo, a favore dello studio della memoria da parte degli storici s'inscrive nella continuita di questa tradizione”.’ II ripiegamento degli studiosi spagnoli sulla storia regionale cost come l’abban- dono del bilinguismo da patte dei loro colleghi belgi ne sono un esempio, A Barcellona o a Valencia, si rimprovera a uno storico francese di utilizzate la lingua castigliana; a Anversa, si preferisce invece che lo stesso si esprima in spagnolo piuttosto che nella sua lingua, anche se quest’ultima rimane pur sempre |’idioma di meta del Belgio, La storia, cosi intrinsecamente figlia dell’Europa, sem- bra essere incapace di far propria la scala continentale. Accusata in alcuni campus americani e asiatici di non essere altro che una lettura del passato imposta dall’Occidente e una “trappola per le memorie”, la storia ha dunque perso la sua ragion d’essere?* Questo libro non é un saggio storiografico. Se tale fosse il suo obiettivo, sarebbe necessario tornare sulle origini dello storicismo europeo per coglierne in modo pitt persuasivo la forza debordan- te, le conquiste successive, i vincoli ¢ i filtti che esso impone. Le quando si é trattato di co- Ja storia non se 1’& ca- 6. Sipensi per eempio, al a Europ pubblicata da Einaudi o a iniaiative recenti quali le giornate di studi “Regards croisés sur lenseignement des langues et de histoire en Italie, en Allemagne et en France, XiX“201' sicle", Ecol deXone, 7-8 onabe 20. [ Sa . Intervista apparsa in Books, 15, n. 34, luglio-agosto 2012, S. Hs singh ha pubbliento Le Myibegelien, Gallnard, Pans 2010, asa 8, Per un'introduzione storiografica in merito a questi temi, cft, F. Hartog, Re imi dt storictta. Presentisio e experienze del tempo, ttt. Sellerio, Palermo 2007. 8 PREFAZIONE. ambizioni del testo risiedono altrove. I dibattiti degli storic, pet quanto indispensabili, mirano pid spesso a ridefinire settori ¢ di- scipline indeboliti che a mettere in discussione le abitudini acca- demiche, Simili confronti coinvolgono, di norma, solo cerchie di specialisti, le quali oggi si assottigliano a mano amano che ci sial- lontana dai mondi contemporanei. - Proviamo pertanto a imboccate altre strade, cominciando a esplorare, in primo luogo, i presenti che ci incalzano da tutti i lati; poi, le diverse forme di passato che la globalizzazione delle indu- strie culturali immette, a ondate ininterrotte, nelle nostre societ’ gtazie alla velocit dei suoi strumenti di diffusione. Al di fuori del- Jeaule scolastiche e universitatie, ai margini dei blog specializzati, per lo pit tiservati a un ridotto numero di fruitori, circolano im- magini e grandi narrazioni spesso trascurate dagli ambienti acca- demici. Rappresentazioni che si sforzano di rispondere alle sfide, reali o immaginarie, diun universo che si globalizza, Sono perd le sole risposte possibili? ils ‘ TUTTILPRESENTIDEL MONDO ' ‘La sapienza di Salomone scoperse due specchi reciproci, che potiam chiamare specchi del tempo, in cul vedest fa- calmente quel, che fu, ¢ quel ch’ha da essere (...]. Pongasi juesti due specchi uno a fronte dell’altro, e st come i raggi TVOccidenteferiscono quelli dell Oriente queid'Orien- te gli altri d’Occidente, cost per una tal: riverberazione natu- raleereciproca, ritroverassi, che nello specchio del passato sivede cid, che ha da eisere ed in quello del futuro cid, che fu [...]. E chi vuol vedere il presente, dove ha da mirare? ANTONIO VIEIRA, Predica prima nel Mercoledi delle Ceneri, Roma, 1672 “Nel futuro, e nel passato vedesi il presente.”' Secondo il ge- suita portoghese Anténio Vieira, che visse nel xvi secolo tra l’Eu- ropa barocca eiil Brasile coloniale, il presente non sarebbe quin- di che il riflesso fugace di cose passate ¢ a venire. Ma perché non ribaltare la formula: “Noi viviamo in-un presente pressoché illi- mitato che assorbe una gran parte del passato e del futuro, re- spingendo cid che non pwd incorporate” ? Ci si rende conto che il presente ci sfugge di mano senza mai lasciarsi catturare. “Pur- troppo, perd”, osservava Hannah Arendt, “forse non siamo né equipaggiati né pronti per quest’attivita del pensare, dello stabi- lirci nella lacuna tra passato e futuro”, Il presente non ha mai 1. A. Vieira, Prediche sopra gli Evangel; della Quaresina del P. Vieira della Com agnia di Gest in Rom, nella Stamperia ¢ Gettaria di Giorgio Placho 1707, p. 10. 2. A. Touraine, “La paleur du pouvoir en Amérique latine”, in J.P. Castelain et al, De Fethnograpie a Vbistoire. Paris-Madrid-Buenos Aires, Les mondes de Carmen Bernand, UHarmattan, Paris 2006, 3.H, Arendt, Tra passato e futuro, tx, it. Garzant! Atano 1991, p.37. ll contorni precisi: si alimenta di una pluralita di stimoli, sensazio- ni, immagini, premonizioni, voci ¢ “ultime notizie” di cui la no- stra memoria non trattiene che brandelli. Non diversamente dal passato, il presente non & dunque dato. Tuttavia, @ dal presente, e dunque dal mondo contemporanco, che dobbiamo partire per tisalire il corso del tempo. + Una scena senza storia? Allinizio di questo millennio, per afferrare il presente bisogna indubbiamente essere artisti, Da grande coreografa qual é stata, Pina Bausch auspicava che lo sguardo e la sensibilita si facessero pit acuti di fronte al presente, sviluppando “una comprensione e una rappresentazione del presente attraverso i sensi, ma di un presente con tocchi di passato e accenni di futuro [...]. E come se ci si collocasse al centro di forze che si oppongono tutte contem- poraneamente per trarne barlumi incendiari”.* Tuttavia, se il presente é un riflesso, é in primo luogo in un’im- magine che possiamo imbatterci in esso. L’opera fotografica di Kader Attia, un artista contemporaneo che ho scoperto per caso in un’esposizione parigina, fissa uno dei numerosi presenti del globo: una manciata di adolescenti che gioca a calcio nella cam- pagna algerina, I luogo? La pianura di Aurés, pitt precisamen- te Tazoult. La scena? Un arco romano che serve da porta a un gruppo di ragazzi che colpiscono la pala, L’immagine che ne ha tratto l’autore potrebbe ridursi a una semplice scheggia del pre- sente, dimenticata tanto rapidamente quanto era stata percepita. Nella migliore delle ipotesi, potrebbe trattarsi di una veduta pit- toresca conforme allo stile dei paesaggi con rovine punteggiati di pastori che le regioni mediterranec c le terre d’Oriente hanno cosi spesso ispirato. I. posto ha in altri tempi suscitato il rapimento estasiato del ma- resciallo di Saint-Arnaud il quale, in pieno Ottocento, esclamava: “Magnifiche rovine! Quattro leghe di pietre enormi, gigantesche L...]. Rovine disseminate di templi, di circhi, di bagni, di monu- menti funerati, d’archi di trionfo, di un tempio di Esculapio sui cui gradini sono rimasto assorto, mentre la banda della Legione suona- 4,N, Servos, Pina Bausch, Dance Theater, K. Kelser, Miinchen 2008, p. 15. 12 TUTTIIPRESENTI DEL MONDO vai valzer di Strauss” ? Tl nostro estimatore, la cui ombra si proietta ancora su questi dintorni, non era una persona qualunque. Nato a Parigi nel 1798, il maresciallo si distingue nelle campagne di Alge- 1a prima di andare a sparare contro la “canaglia parigina” duran- teil colpo distato di Luigi Napoleone Bonaparte (1848) e di assu- mere, qualche anno dopo, il comando della spedizione di Crimea, ‘Tuttavia, Kader Attia non guida il nostro sguatdo alla volta di un simile passato, ma verso linsieme costituito dall arco, antico e solitatio, e dagli adolescenti. Non @ facile separare il monumento tomano da questi giocatori in maglietta pantaloncini vatiopinti, che indossano abiti di diffusione non meno planetatia dello sport che praticano. Ridotto ormai da molto tempo nelle condizioni di tovina, l’arco sostituisce la porta, indubbiamente trop; 3 Lettera detmaresciallo di Ssint-Atnau aint-Atnaud, Bat- ae mato 650, catia, Donn Pye “aml dete Se ure ites a Pieins 38 Se Carbuccia au nord d’Aates (1848-1850)", in Anti- po costosa o B ests ABI 'HIAMO ANCORA BISOGNO DELLA STORIA? troppo i ; Seams Ga instlae,Rligiacimentiata dun passa 2 diventato la puita di dimen aa ai fini di uno sport che redditizie della globaliss aed elle attivita pid spettacolari le origini romane né le oxea at ale riuso, tuttavia, non cancella di Saint-Arnaud, Come tente onere ae bc anemperwrc nie sua materialiti molteplici ee arte, Parco cristallizza nella Smee be Ca ae Sade Quest’ ultimo @ sia il riflesso di un futuro Sete zzazione con i suoi emblemi standardizzati— il vestiario, il tempo libero, lo sport — sia un’eco del passato che at- traversa i secoli che separano |’Algeria postcoloniale dall’occupa- zione tomana. L’arco in rovina contiene il passato come il futuro dal momento che esso stabilisce un legame tta la globalizzazione contemporanea € l’epoca di una romanita trionfante, lontano ab- bozzo di cié che stiamo vivendo attualmente, L’arco di Tazoult & passato attraverso una serie ininterrotta di invasioni, conquiste € rivolte. Si ha un bel dire che questa lunga storia “africana” non ci riguarda affatto o non ci concerne pit Essa sollecita domande che non si possono facilmente eludere: in primo luogo, perché ci parla di colonizzazioni e decolonizzazioni; in secondo luogo, perché la Francia é profondamente coinvolta in questo passato e per il fatto che oggi una parte dei suoi abitanti la vincola irrimediabilmente all’Algeria, A Roubaix, punto di partenza della nostra ricerca, “gli algerini ei loro discendenti costituiscono la maggioranza della po- polazione di origine magrebina” Infine, perché l’arco algerino ha ispirato un’opera che non esiste se non nello sguardo del testimo- ne che P’ha “inventata”. Le opete di Kader Attia moltiplicano gli interrogativi sul nostro tempo:” come si intrecciano i rapporti tra imondi? Come esaminarli senza “liberersi da una certa storia?”.* Soprattutto se quella “certa storia” entra nella costruzione del no- stro presente, Tuttavia, non @ facile far patlare l'arco di Tazoult: non solo!’Antichita é in larga misura scomparsa dai nostri orizzonti 6.G, Kepel, Passion francaise, city p, 149. 7. Presentate a Parigi allinterno del!’espo: construire: le cours utopique”, Musée d'art mot 8, Complementare alla fotografia dell'arco, un’a ne: glovan! algerin{ accovacclati su blocchi di cemento s che sognano orizzont! impossibili, Blocchi dall’sspetto di rovine di cemento, invisibil, ma presenti, ci altri mondi, sizione “Construire, déconstruire, re- dere dea Ville de Paris, 2012. itra immagine attcava Pattenzio~ sulle rive del Mediterranco, aldila lemasse ee UTM et aeee ieee stesso passato oloniale e Postcoloniale 7 @ culturali, ma lo stesso : , sel uno spazio di memoria nell’ex metropolj, fa tat £ 3 Tsegni del tempo : aggio dell’Aurés si erge sul sj tarco che risalta nel paes zi e sul sito sal ‘entice Lambaesis, venticingue chilometsi a ovest di Timgad, te due borgate hanno conosciuto un passato glorioso, # y Ques mperatore Tito, la terza legione ha fon. gi d.C., sotto Ti : i ae eh goarisione chiamata Lambaesis. Capitale militare dell’Africa romana sotto Settimio Severo, la citta ospita la residen. za del legato di Numidia. : co i Probabilmente i nostri giovani calciatori ricordano di aver im. parato a scuola che, un tempo, la loro regione era stata conqui- stata e colonizzata dai romani. E che all’epoca essa faceva parte diun immenso impero mediterraneo di.cui 1 Africa settentrionale costituiva per i signori di Roma il granaio. Tuttavia, nel m1 secolo, ilegionari abbandonano Lambaesis e, due secoli dopo, i berbe- tidevastano la citta, che decade nel petiodo bizantino. La.colo- hizzazione romana precedera altre invasioni, ultima in ordine di tempo quella del maresciallo di Saint‘Arnaud, prima che queste moderne catene si rompano a loro volta e si imponga la Repub- blica algerina, Nel mentre, Tazoult risorge: meta del xxx secolo, Je autorita francesi vi aprono un carcere in cui recludono gli op- positor! al dominio coloniale,"® In seguito, I’Algeria indipendente 9. A proposito di tale architettura, Kader Attia scriveva: “Queste-scene si sono svolte qualche anno fa, in un villaggio algetino in prossimita di quello dei miei geni- tori (El-Ulma). Un insediamento situato su resti romani come ce ne sono moltissimi nell’Algeria settentrionale e, soprattutto, orientale [...]. Tra le rovine di un teatro romano, che ha potuto accogliere fino a tremila persone, e di fronte a un arco mae- stoso (si tratta peraltro della porta di un palazzo), giocano alcuni adolescenti. Questi ultimi reinventano ogni giomo gli oggetti di cui la Cultura ¢ la Storia si appropriano spese della nostra predisposizione naturale alla riappropriazione, Lielemento for- damentale e fondatore dell'architettura romana e poi occidentale, la ‘chiave di vol- ‘a consents a questa architettura, In particolare arc, d ttraversare seco oieae port. 7 A oggi, non @ stato inventato nulla di meglio per sostenere u? ame aoe ae as wee il resto di questo palazzo si erge in mezzo a uno spazi0 ast pico a brscare mentre i ragazzi giocano a calcio, ut mn 'a della loro partita”. 10,2, Seaion, Making Colonial France: allure, National entity andthe Col, nization of Algeria, 1830-1851, Unives , , University of Michi ie the Conguatof Alena, Comal Pa ke 15. ABBIAMO ANCORA BISOGNO DELLA STORIA? ne fa un peitenziaso scent sinstra memoria, La fotogra fia di Kader Attia condensa’‘dunque due millenni di storia: cid che immagine non 'mostra, ma che invita il nostro sguardo arine tracciare. Infrangendosi sulla pietra, il pallone da calcio attraversa molteplici dimensioni della memoria, che risuonano di secolo in secolo, Locale e nazionale, antico e contemporaneo, coloniale e imperiale, africano e mediterraneo, Pagano, cristiano e musulma- no, lo sfondo in cui si inserisce questa piccola scena “senza storia” 8 infinitamente pid ricco di quanto la convenzionalita del soggetto non lasci immaginare, E la partita di calcio? I giovani algerini fotogtafati da Kader Attia sono simili ad altri adol lescenti che, nello stesso momento, a migliaia di chilometri di distanza da Tazoult, si dedicano alla lo- £0 passione in mezzo ad altre vestigia coloniali: quelle di Olinda, in Brasile, una bella citta portoghese fondata nel xvi secolo. Una tapida ricerca in rete rivela che il tema “partita di calcio tra le ro- vine” si sta trasformando in un genete fotografico. A volte, addi- rittura, come nel caso dell’Traq ¢ della Siria, le rovine sono ancora fumanti. Dappertutto, la palla & espressione dell’ubiquita di uno Sport indifferente alle frontiere geografiche, politiche e religiose, Soffermiamoci sul calcio, Sport di origine europea adottato da- gli abitanti di buona parte del pianeta, esso 8 diventato un elemen- to essenziale delle culture popolari di massa. Sig anche trasformato in una delle manifestazioni pid spettacolari dell’ occidentalizzazio- ne del globo e della globalizzazione contemporanea," al servizio ~in Francia—della “ricerca, legata aun narcisistico sentimento di assedio, di un’identita in ticomposizione”® 9 —in Algeria, in Bra- sile— di un’identita non ancora compiuta, E ben noto che, senza Pazione dell’ onnipotente Fifa, simile globalizzazione non satebbe che l’ombra di se stessa, Nel caso della fotografia di Kader Attia, Porganizzazione che sfrutta eliimmaginari ele pulsioni di miliont di individui invisibile. Pur restando fuori campo, tuttavia, il foot business calca a sua volta la scena che & stata immortalata, Impo- sto in Brasile all’epoca della preparazione della Coppa dei Mon. do, lo standard Fifa, in portoghese padrio Fifa, & stato percepito laggidt come ’offensiva della globalizzazione ai danni delle identita 11.P SingaravélouJ, Sorex (a cura di), 'empire des ports, Une bistoire de la mon- dialisation culturelle, Belln, Patis 2010, 12, O. Guez, “Les Bleus al’ame frangalse”, in Le Monde, 14 giugno 2014, 16 ‘TUTTI LPRESENTI DEL MONDO a rt—t—~—C—C—C—C—C—C—CL. Cts locali. Il cineasta brasiliano Kleber Mendonga in questo senso é categorico: “Ci troveremo a rispondere agli ordini del padrdo Fr Ja, che vorrebbe imporci come comportarci, come sederci, come ‘mangiare c bere negli stadi che, en passant, risultano a tutti gli ef- fetti concepiti secondo lo standard europeo”.” : Prendere le misure di cid di cui fatto il presente @ tanto diffi- cile quanto lo 8 ricostruire un passato con i frammenti preservatici dal tempo. E necessario un lavoro di individuazione'e contestua- lizzazione. Vanno identificati i differenti strati che costituiscono un momento o una scena. Bisogna rintracciare gli spazi e i tempi che convergono in uno stesso luogo, decifrando gli clementi fuori campo, accogliendo le reminiscenze evocate dall’immagine. Mo- menti, tutti, che invocano invariabilmente uno sguardo storico. Si tratta petd di uno sguardo che dovrebbe collegare Sapeti lonta- nie vicini, giocando su dimensioni di'scala multiple, senza chiu- dersi in una prospettiva esclusivamente europea. Il paesaggio di . Tazoult ¢ nondimeno indissociabile dall’Europa - che si tratti di Roma o della Francia coloniale, Senza la colonizzazione romana € Poccupazione francese, non ci sarebbero stati la fotografia e, tanto meno, Kader Attia, In questo, l’artista, nato a Seine-Saint-Denis da genitori di origine algerina, ci aiuta ad analizzare il presente. Post Tenebras Lux Premio per la regia al Festival del cinema di Cannes nel 2012, Post Tenebras Lux ha disorientato la critica e il pubblico che si at- tendevano da Carlos Reygadas un film pit “messicano”, nel solco di capolavori quali Japén e Batalla en'el cielo. Post Tenebras Lux precipita lo spettatore nella quotidianita di una famiglia messicana di classe media in villeggiatura nei dintorni di Citta del Messico, ai piedi delle montagne di Cuernavaca. “Per la maggior parte del tempo viviamo esperienze senza ave- re, sul momento, altro che una del tutto superficiale consapevolez- za del loro significato. B solo pit tardi che esse diventano impor- tanti o acquistano una tisonanza particolare,”" Per illustrare il suo obiettivo, Carlo Reygadas riproduce tutte le dimensioni percettive 1B, In un‘intervsta a Libération, 31 maggio/\ glugno 2014, p. 43. 14, C, Reygadas, in The Guardian, 14 matzo. 204 hy nega co fil/2013 /mat/14/eatlos-teygedas-post-tenebras ax. 7 NRA TI ABR TAMO ANCORA BISOGNO DELLA STORIA? dell’esperienza bi, le paure degli achat. iMtuizioni, i sogni, le angosce : qualsasi proqeetultte le credenze i an “Rs infantili— di cui a ermeato din immaginaric eo°cl€ premoniziont si affollano all interno smi e follia. La forens guale si mescolano finzione ¢ realta, fanta- Ia famiglia salts ve 2Picale che citconda lo chalet dove abita to che visita le ae vivae pprimente quanto il diavolo cornu- siconducibilial Messico dice prntort« fall. Pex quanto ducib ¢ssico — il profilo assai erto della c: ain effetti, facilmente identificeile da chi convene poy Pele Honea ae Ba & 1s popolazione meticcia che gravia dimeno immerse in un a oni e visioni si presentano non- ae ‘universo ormai globalizzato: quello di una edia cosmopolita chiusa nel suo egoismo “New Age” ¢s0- vranamente indifferente nei confronti dei proletari che la circon- dano. Per introdurre la presenza banale e irreversibile dell'altro- ve, U cineasta ci trascina a Parigi, in una sauna di scambisti, prima di Sostituire inopinatamente la campagna messicana con un cam- Po sportivo ubicato in Inghilterra, ne] Derbyshire: “La partita di rugby si inserisce nella percezione di questa realta senza soluzione di continuita, Sebbene non siamo presenti fisicamente, sappiamo che questa realt esiste”.” Post Tenebras Lux non 8 un film sul Messico né si occupa della globalizzazione delle sue classi medic. Per quanto la catastrofe f- nale evochi, per molti versi, P'immane violenza di cui questo paese é diventato teatro abituale dalla fine del secolo scorso, lo scena- rio dell’opera cinematografica rimanda a qualcosa di diverso da un’ambientazione locale o latinoamericana. Esso evoca, in effetti, una versione cruda ¢ tremenda del mondo contemporaneo, pola- rizzato al suo interno tra élite dal cosmopolitismo consumistico e masse abbrutite e incolte, Pur svolgendosi nel paesaggio idilliaco diboschi e montagne tropicali tra la valle di Citta del Messico ele terre calde del Pacifico, il film sfugge al cliché dell’esotismo loca- le per mettere a fuoco una realti globale: la frattura tra un mondo tradizionale, tenacemente ripiegato su se stesso, ¢ una borghesia occidentalizzata (per Ia verita tanto ibridata quanto i suoi poveri), pid impegnata a immaginarsi altrove, in Europa o negli Stati Uniti, che a fronteggiare la realtd umana che la citconda. 15, "Entretlen avec Carlos Reygudas", Groupement national des cinémas de re- cherche, CNC, magglo 2013, 18 ‘TUTTI PRESENTI DEL MONDO ta sotto forma brutale e spesso Tele ines d a raosi emergent. Essa tutti tangibile anche protean ‘lo spessore del muro che si eleva tra le classi medie, ear e senescenti, cicetl proletari generati dallimmigrazio. Leresined 1 dei fratelli Dardenne, la filo rosso unisce le oper elli Dard ee sno del peccato a Fuachid’artfcio in pie. inese da JI ‘m0 giorno, ence, tra gli altri, sempre sul versante ee it zona di Rodrigo Pfa, con le loro dite recluse in residenze dilus. 30 (Messico), i loro nuovi ricchi che umiliano ceti subalterni a soggettabili a piacimento (Cina), la precarieta, 1a disoccupazione ¢ Pimmigrazione clandestina (Belgio). Alcuni cineasti coraggiosi mettono in sequenza immagini che, a forza di richiamarsi tra lo- ro, offrono una versione senza orpelli del presente del pianeta, Quest’ultimo, secondo Carlos Reygadas, ci disorienta perché non siJascia catturare all'interno diuna trama coerente. Lungi dal trac- Glare una frontiera riconoscibile tra lo jeri e il domani, il presente non cessa di riflettersi “nello specchio del passato € del futuro” (Anténio Vieira). Oppure, se st preferisce, di affondare nelle te- nebre che precedono la Luce: Post Tenebras Lux. Ipirati del Rio delle Amaztoni Brasile, settembre 2008: Santarém, la seconda citi dello Stato di Par, Sulle rive fangose ¢ ingombre:di immondizia del fume Tapajés, alcuni venditori si agitano tra iviaggiatori e le mercanzie ammassate su un terreno vagamente somigliante a una banchina. Tutti attendono di imbarcarsi sui navigli.che risalgono il Rio delle Amazzoni. Birre, bibite ghiacciate, cibatie fumanti dagli odori che danno alla testa, chincaglieria e giocattoli di ogni tipo sono offerti agli acquirenti che cetcano di dimenticare il cocente sole pome- tidiano spiando la coppia di iguane venuta a scaldarsi sulla riva. Ungiovane caboclo mi porge la sua merce. Una manciata di DVD tenuti insieme da alcuni elastici, Circa ttentacinque titoli, copiati © piuttosto “piratati”, Ciascun disco @ contenuto in una custodia di plastica morbida, decorata con una fotocopia scadente della ae originale, Sono indubbiamente il solo a sorprendermi ere i ae luogo ai confini del mondo pellicole asiati- ai tipro eae anata senza ostacoli, passando dai computer ‘ori digitali, dai venditori ambuldati ai clienti della si- 19 eee ee eee eee eer eT , ABBIAMO ANCORA BISOGNO DELLA STORTA? va del fume, Ho Pimbatazzo della scelt: film di keang fa Gees di Hong Kong, fantasciehza coreana, commecia eet 1s * dista. film d’autore (Wong Kar-wai...). Produzioni in grado ci so¢ ts rel'appassionato pit accorto, oe ang Sera a prezai strac- iati, di titoli ancora sconosciuti alle sale parigine. se Mi titornano alla mente ticordi d’archivio, A meta del xvisecolo facevano la loro irruzione nei villaggi indigeni del Messico e delle ‘Andei primi libri europei. Perla prima volta, la stampa, una tecni- ca di matrice europea, e contenuti elaborati a migliaia di chilometri dal Nuovo Mondo, penetravano all’interno di societi che non era- no state affatto preparate ad affrontare le prime ondate dell’ ‘occi- dentalizzazione. Gli effetti di tale contatto risultano sorprendenti: i documenti dell’Inquisizione custodiscono il ricordo di indigeni a tal punto affascinati dalle incisioni inserite nei libri spagnoli da essere pronti a rubarli per poter osservare le immagini con agio. Arresta- to a Zacatecas nel 1561 per un reato di questo tipo, un sagrestano indiano di nome Antén spiega “che non ne ha sottratto che uno . solo e che non I’ha pteso per leggerlo, ma perché conteneva molte [figure] di santi che voleva ossetvare”.* Gli amerindi del Cinque- cento non riproducevano illegalmente i libri, ma erano gia in grado di attribuire loro un valore economico. Antén, infatti, aveva vendu- to le opere ad amici indiani altrettanto curiosi del loro contenuto, Oggi, Panalfabetismo non costituisce pit un ostacolo. La frui- zione di DvD vi si adatta perfettamente. I venditori di strada, cost come i loro clienti, dispongono degli strumenti tecnici per prende- revisione dell’oggetto duplicato illecitamente senza dover passare attraverso la lettura. La mondializzazione iberica del Cinquecen- to non cortisponde alla globalizzazione contemporanea. Tuttavia, pur separate da secoli, simili pratiche hanno alcuni puntiin comu- ne giacché, ogni volta, esse mobilitano tecnologie che provengo- no da lontano e reti intercontinentali: da Siviglia a Zacatecas, in ‘Messico, da Hong Kong a Santarém, in Brasile, In enttambi i casi il copione si ripete in modo pressoché identico. La colonizzazione dell’immaginario che si determina in quelle circostanze mobilita, sia pure in forma fraudolenta o clandestina, la partecipazione del- Je popolazioni locali: non diversamente dagli indiani di Zacatecas che sottraevano i libri “proibiti” dall’Inquisizione, i “pirati” cabo- ‘ 16. E. Fernindex del Castillo, Libros y libreros en el siglo XVt, México, Fondo de Cultura Econémica, México 1982, p. 40. 20 ‘TUITLIPRESENTI DEL MONDO clos di Santarém che si Brafica asiatica agiscon Brasile, i cos i 1 appropriano della produzione a © ai margini della legge. In Messico come mmercio ¢ la curiositA risultano fattori determinant i: Antén, il sagrestano di Zacatecas, conosceva lo spagnolo ¢ non si faceva scrupoli a rivendere le opere trafugate ad altri nativi ame- ticani che Condividevano le sue colpevoli curiosita. . TU furto di Antén'& un episodio dimenticato nell’ambito della Gucolazionc intercontinentale del libro europeo nel XV1 secolo, La diffusione della Sctittura, dell’incisione e della stampa nel mon- do americano costituisce tuttavia un fattore essenziale se si vuole comprendere il destino di tali fenomeni nel continente europeo. Quanto alla vendita clandestina sulle rive del fiume Tapajés, re- sa possibile dalle tecnologie globali, essa pone a confronto le s0- ciologia ¢ Petnografia amazzoniche con un mondo esterno che & tutt’uno ormai con il Pianeta, Lungi dal configurarsi come un mi- ctocosmo a tenuta stagna, un evento “locale” ~che abbia luogo in uun’oscura sagrestia di Zacatecas, lungo le rive bruciate dal sole del fiume Tapajés o ai piedi di una rovina romana— assume significato solo se cisi allontana dal suo perimetro immediato, e ci si accinge a esaminare accuratamente Pimponente rete di scambi di cui tale evento costituisce temy poraneamente il risultato, Separati da secoli ¢ da migliaia di chilo ii i il ignificanti o altrettanto decisi- ve. Isecoli non c’entrano affatto, Nel 1549, , & Zacatecas, lo spazio ¢ gid in una geografia che attraversa gli oceani, I due episodi testimoniano di un intreccio di si delinea nel Cis sea livello planetario, il libto mondo, costituendo, a lungo, il veicolo ideale della trasmissione e dell’universalizzazione dei saperi giunti dallEuropa, Alle popola- zioni colonizzate (Zacatecas) 0 Neocoloniali (Santarém) il compito di adattarsi il pid possibile, Presente tion & dun il riflesso del Passato e del futuro. Sso assume una Pluralita di aspetti, La sua etd ela sua profondita vatiano secondo { luoghi. Pua essere che si eae ignorare tali curopeo ha conquistato j 21 4B IBIAMO ANCORA BISOGNO DELLA STORIA? “frammenti” ti” sedi Tuttavia, anche anaes tempo e fare come se non esistessero. di una storia glob “lech i si'considera, questi segni sono all’origine Messico e le stampede ha preso forma sin dal Cinquecento tra il tere a confronto as eutopee del Rinascimento, prima di met- , cinque secoli dopo, il Brasile con le grandi case sper del ie ci proiettano su differenti dimensioni di poipuysht . esenti interrogano lo storico. L’invito, talvol- , pud farsi pit diretto, Qualche anno fa, un giovane professore spagnolo mi ha fatto scoprire la campagna della regione di Mur- cia, ancora disseminata di vestgia della Spagna musulmana. Nelle classi nelle quali insegnava, convivevano fianco a fianco castiglia- ni del luogo e giovani immigrati di origine magrebina ed ecuado- riana, Nel settembre del 2012, la provincia di Murcia annoverava quarantacinquemila ecuadoriani, di cui ottomila nella sola citta di Lorca."” Come insegnare o, formulato in altri termini, quale pas- sato esporte di fronte ai giovani discendenti, rispettivamente, dei vincitori spagnoli della Reconguista (sull’islam) e della Conquista (dell’America) e dei vinti di questi eventi fondamentali nella sto- tia iberica? Come spiegare l’espulsione dei Moriscos a un pubbli- co diviso tra cristiani e musulmani? Come presentare la conqui- sta dell’ America ad allievi portatori dimemorie inconciliabili? La denuncia del “genocidio indigeno” in Ametica, al di J dei suoi fondamenti storici, mal si sposa con una tradizione spagnola che sid alungo compiaciuta del’esaltazione delle “missione civilizza- trice” dei conquistatori del Nuovo Mondo. La campagne della regione di ‘Murcia non risulta cos} distante tarém ci parlano oggi di un dagli esempi precedenti. Tazoult e Sant par mondo globalizzato: lo stesso vale per i villaggi di Murcia. Dopo 17, “La Murcia inmigrante: exploraciones ¢ nvestigacio hetp://www.monografias,com/trabajos32/fiujo ‘migratorios-intemnacionsles-espana- mmuteia/fujos-migratorioe-iternaclonales-espans-murcia. shtml Martinez Lucas, JED. Romera Franco, “La emigraci6n ecuatorians cn la regién cde Murcia. Bl cxso ‘singular de Lorca”, in Papeles de geografta, n. 40, luglio-dicembre 2004, PP 111-132, hutp://wrow.redalyc.org/articulo.oa?id=40704007. cinematografiche asiatiche, i i “Come insegnare?” i Tazoul i cain Nee ee montuosa di Aurés,iboschidiCuernava- “# , Santarém sulle rive del fume Tapajés richiamano | ciones", novembre 2004, ‘TUTTI PRESENT! DEL MONDO ¢ delle immagini in Brasile ¢ dello sport in il caso spagnolo &il movimento degli indi Algeria, yo il fatto che # ‘Murcia il presente solleva una doman vin Sal. Jecita fortemente l’insegnamento della storia: come ae so. passato curopeo, americano ¢ afticano complesso e con! ae un clementi che castigiiani, magrebini ed ecuadoriani eae dividere, quanto meno sui banchi di scuola? Murcia non tos con. sceun’eccezione. La sfida si pone ovunque nel resto d’Euroy a in Francia sia in Germania, e sarebbe davvero consigliabile wa glierla prima che, jn nome di una storia globalizzata, nuove a ongano la versione dei potenti di turno, o ed di nartazioni imp racconto nazionale riacquisti ’esclusiva. Ja circolazion caratterizzare tl os a Se ee 8 GLI ANELLI UMANI Eccoc! infine artivati a Casson! i Dopo questo viaggio terribile, avrei bisogno Fr ah buon mesluzso allio live ‘Rendiamo nota la nostra presenzae dimostriamo la nostra potenza. Fate tuonate i cannonil! CLASSE DI SECONDA DEL LYCEE JEAN ROSTAND, ‘Roubaix, L’Aigle et le Dragon Teri come oggi, colonizzazione, occidentalizzazione e meticcia- tonon sono dinamiche astratte, e ancora meno categorie in merito alle quali si potrebbe discutere all’infinito. “Un viaggio terribile”, hanno affermato gli adolescenti, che si sono messi nei panni degli spagnoli e dei portoghesi. Allestendo L’Aigle ét le Dragon, ognu- no di loro ha dovuto misurarsi con questioni concrete, Di che co- sa si nutrivano i viaggiatori portoghesi? Che cosa si dicevano gli spagnoli e gli indigeni, ein che modo? Come sopravvivevano i na- vigatori lontano dalle loro basi? In che modo ‘reagivano gli euro- pei di fronte ad ambienti nuovi quali la Cina ¢ il Messico? Come furono accolti questi intrusi che ignotavano tutto degli usi locali, condividevano altre credenze e si immaginavatio in una terra con- quistata? Indagando a proposito di tali aurorali contatti, poi de- gli scambi che, nei due casi, scivolano verso una violenza estrema esi risolvono infine ora nella distruzione dell'altro fronte ora in meticciati ¢ nuove forme di societa, gli alunni del Lycée Jean Ros- tand si sono abituati alla diversita delle situazioni e dei processi che abbiamo appena descritto, : Dalla fine: del XV secolo, in contesti che non aveyfino pid nulla a che vedere con iloro ambienti ancestrali, una moltitudine di indi- B1 “TEPER MaueE EAN CSCI TOOSHASES ASSENT y ABBIAMO ANCORA BISOGNO DELLA STORIA? : eee, ‘monte alle prese con interlocutorio avversat dei quali Soares peas In simile citcostanze, in luoghi scono- : on cessano di ampliarsi, alcuni europei im- : parano a circolare e a evolvere. I contrasti sono quotidiani, con :, tutto quello che possono comportare dal punto di vista del trau- mae della mortalita. Gli schiavi afticani periti di sete attraversan- dol'Atlantico o gli indiani decimati dalle epidemic nel corso della conquista del Messico non rappresentano le vittime astratte di un archetipico ¢ fatale “scontro di civilta”. In altri termini, una mon- dializzazione non si tiduce alla costruzione di reti, a un computo numerico, ad articolazioni reticolari di natura finanziaria, politica o religiosa che sommergono sempre pit il globo. Essa penetra al- tresi nei corpi degli uomini e delle donne trascinati nella sua scia, “F provocando ogni genere di reazioni. Una storia globale costitui- “sce pertanto anche l’occasione per comprendere come sono stati percepiti, sul posto e da ciascuno, gli effetti della dilatazione dei mondi, Qual 8 il livello di consapevolezza con cui gli individui mi- surano gli sconvolgimenti che provocano e contemporaneamente subiscono? Quale distanza sono in grado di conseguire, ea quali condizioni? Domande che riecheggiano tra noi oggi. Che cosa percepiamo, in effetti, dell’estensione continua dei nostri orizzonti di vita? Co- me possiamo imparare ad assumere il controllo di tale processo? Dobbiamo temere la globalizzazione, cercando riparo in creden- ze identitarie di carattere nazionalistico 0 teligioso? O dovremmo invece approfittare di un simile mutamento di scala e della prolife- tazione dei mondi? Una storia globale offre materia per riflettere. i oearseiampecrslee os j j ; } 1 } ; i Gli anelli umani : : Nel Cinquecento, un numero sempre ctescente diesseri uma- niha spetimentato situazioni di questo tipo, anche se su una scala che non ancora la nostra, Ne! 2013, gli studenti di Roubaix non hanno avuto il tempo di approfondire che cosa ne éstato della pre- senza portoghese dopo il fallimento alla corte diPechino ¢1’elimi- nazione degli uomini di Tomé Pires a Canton. Avrebbero appreso che, prima di installarsi definitivamente nella baia di Macao, pirati s+ Portoghesi avevano cominciato a frequentare intorno al 15401 Tso- 132 GLI ANELLI UMANI Jegati a malesi, clnesi, giapponesi, peril 5 Ja di Liampo.' La, sisono r iat grande vantaggio di questo piccolo mondo di traffic ilegat Tportoghesi sono ostinati ein grado, costi quel che costi, di fee fini, soprattutto se si tratta di inserts Jevarsi per perseguite iloro nelle rotte commerciali del Mar della Cina, e dunque di decuph care il loro giro di affari, Il rapporto, nauftagato tragicamente g Canton, si é pertanto ristabilito assai rapidamente in altre forme id omeno soddisfacenti pet entrambi ifronti. La Cina non a stata conquistata, mail mondo iberico ha finito per ancorarsi al Celeste Impero e ai circuiti economici dell’ Asia orientale. Nel Cinquecento, tali incontti si intensificano in numetose re. gioni del mondo. In luoghi che tisultano periferici o insignificanti solo se considerati dal’ Europa, simoltiplicano contatti di ogni ge- nere tra europei, africani, asiatici e amerindi. Questi spazi sfuggo- no in parte al controllo dei poteri costituiti, quali che siano. La loro esistenza dipende dai rapporti di forza tra Je societ& che li circon- dano, ¢ Ja loro durata @ spesso effimera. Vi-si incrociano persone di ogni genete: mercanti, missionari, soldati, ambasciatori ufficiali o improwisati, notabili locali, trafficanti di ogni risma, accompa- ati dai loro discendenti meticci da schiavi acquistati in Africa, in America o in Asia. Ipiloti musulmani ¢i marinai cinesi sui va- scelli portoghesi, gli interpreti che scortano. dappertutto gli iberici costituiscono una tisorsa preziosa, per non dire indispensabile. I grandi planisferi di Cantino (1502) e di Caverio (1504-1505) che jmettono in mostra la superficie del pianeta esplorata dagli iberic? non avrebbero potuto essere realizzati senza innumerevoli prestiti tratti da saperi lontani, spesso musulmani~si pensi al calcolo del- Ie latitudini o alle descrizioni dei territori. Alla stregua di Macao, in Asia, Manila diventa uno degli anj i ropei prendono contatto con il mondo cinese ei cinesi familiariz- zano con le pratiche e gli stili di vita iberici, Analogamente, Cited del Messico o Tlatelolco diventano centri di formazione sia pet i religiosi che si accingono all’evangelizzazione delle popolazioni in- diane sia per i nobili indigeni che si avvicinano ai segreti del latino ¢ della scrittura della storia alla maniera europea Tsole, mercath goli del pianeta in cui gliew- 1. $, Gruzinsld, L’Aigle et le Dragon, clt., pp. 326-328, 2, Nel 1502, italiano Alberto Cantino ‘rave sotttto I piers, portoghese che porta Trac nome, Due annl dopo, il enovese Nicold Civeri he diese ua tro planisfero, oggl conservato alla Bibliothéque Nationale de France di Puri 133 ’ [ABBIAMO ANCORA BISOGNO DELLA STORIA? a moli, ponti di navi, ma anche chiostri monastici ¢ collegi gesuit ci, ospedali, giardini botanici accolgono questi scambi che si a colano e si disarticolano in base agli affari conclusi o agli interes. si condivisi. Una particolare sociabilita, che non si pud ridurre al cosmopolitismo che ci é noto, conferisce un tratto inconfondibile atali “incontri di una sconcertante particolarita”.’ Mondi a priori intraducibili gli uni negli altri cominciano a intrattenere rapporti regolari che finiscono per metterli irreversibilmente in comunica- zione tra loro. Spesso inattingibili negli archivi, simili scambi quo- tidiani e queste appropriazioni interpersonali meritano di essere adeguatamente valorizzati: @ anche in siffatti ambiti che si strut- tura e si gioca la mondializzazione iberica. Un'embrionale “coscienza-mondo” E possibile cogliere i profili dei gruppi che si costituiscono in varie parti del pianeta c che agiscono a guisa di traghettatori tra mondi? Avevano coscienza del ruolo che ricoprivano? Senz’al- tro non pid di un odierno utente di internet, il quale non avverte la neceseita di considerarsi come un componente di reti mondiali in costante espansione. Ai nostri giorni, tale divario costante tra lestensione delle connessioni planctarie ela percezione che se ne ha, 0 "idea che ce ne si fa, conferisce talvolta alla globalizzazione un aspetto misterioso ¢ inquictante. Nel xvI secolo, le cose vanno diversamente: la maggior parte degli europei é rimasta estranea all’articolazione di un sistema di rotte messo in atto dalle spedi- zioni iberiche mentre le coste occidentali dell’ Africa e buona par- te dello spazio americano ne subivano violentemente gli effetti. Assai presto, inoltre, si scava un abisso tra le popolazioni diret- tamente coinvolte ¢ le élite politiche, religiose e intellettuali del mondo iberico e degli imperi limitrofi. Nell’Europa occidentale e in altre parti del mondo, alcuni ambienti non sono rimasti insen- 3.J. Brotton, Trading Territories, cit, p. 82. 4.8. Schwartz (a curs di), Implicit Understandings. Observing, Reporting and Re- ‘flecting on the Encounters between Europeans and Other Peoples in the Early Modern Era, Carobtidge University Press, Cambridge 1994, '5,B. Ares Queija, S. Gruzinski, Enire dos mundos. Fronteras culturales'y agentes mediadores, Escuela de Estudios hispanoamericanos, Sevilla 1997; S. Gruzinski, R. Loureiro, Passar as fronteiras. II Coléquio Internacional sobre mediadores culturais. Séoulos xv a xvu1, Centro Gil Eanes, Lagos 1999. 134 ini asec une nscsinsitieltis GLI ANELLT UMANE sibili all'incremento senza precedenti delle conoscenze geografi- che, scientifiche e anttopologiche, alla disgregazione delle certez- ze ereditate dal!’ Antichita dal Medioevo, alla continua apertura di nuove vie di citcolazione e di scambio, all’entusiasmo suscitato Pagnate e modellaté dalla scossa violenta reiteratamente indotta da imprese sempre pit distanti, in queste condizioni che si profila quella che potremmo defini- te, con Louise. Bénat-Tachot, una “coscienza-mondo”:‘ essa si ma- nifesta in primo luogo nell'esperienza inedita dellestensione smi. surata dello spazio del nostro pianeta. Nel discorso indirizzato, nel 1500, a re Emanuele di Portogallo, Pietro Pasqualigo, capo della missione diplomatica veneziana, loda la prodezza dei portoghesi: “Cid che avete fatto di pitt grande e mémorabile, é di aver posto sotto la vostra autorita popoli che la natura, separa e di aver riunito, Srazie al vostro commercio, due mondi divetsi”.’ L'irruzione dei portoghesi nell’India di Alessandro il Grande, lincontro di Tomé Pires con la Cina dei Ming, la scoperta di un altro mondo sull’alt#- plano messicano da parte di Cortés, la traversata del Pacifico e il ri- tomo attraverso l’Oceano Indiano dei sopravvissuti dell’impresa di Magellano scandiscono altrettante prese di coscienza che operano attraverso aggiustamenti successivi, sintetizzando molteplici punti di vista, I “due mondi” del veneziano Pasqualigo, la cristianita lati- sae 'Oriente, non corrispondono ancora a quell di Cortés o degli esploratori del Pacifico che perlustrano Paltto emisfero, L'angolo visuale degli europei si apre senza un piano preciso fino a coprire i 360 gradi della prima citcumnavigazione, In Spagna, a registrare la Progtessione delle flotte & il padrén real, immensa carta di tiferimen- to costantemente aggiornata, Come ci: Spiega Louise Bénat-Tachot: ita che si osserva: ‘ttasognati; essa non cosmografica, Si.tratta di une praxis, vo di espansione imperiale, Lungi dal risultare esotico, [il padrdn real] rend levicino cid che & lontano, con- § L Besat-Tchot, "Betiturede espace, écrtute de histoire: mondes ibériques 20 UE title in eSpania, 14, dicembre 2012, hire ; , 7.D. Weinsin econ dit icembre. 2, http://e-spanial vues,org/21829, Armbassator from Ve igo in Lis 1901, Univecsiy of Minne, Minneaplis 1960; ieee ate L..Jdpadrén realnon 8 una ca BS * eplanetario finiscon * Pinventatio delle tessere m: ‘tonio Galviio nel suo Trati ma 4 stg ABBIAMO ANGORA BISOGNO DELLA STORIA? cettualizza: suncdaione (2 Eas fora dela appresenarone dell riciuna “coseicnaan tio ela prima immagine a conferite agli ibe- Seguendo coloro che percortono regolarmente i mari, globale pli -ono per diventare equivalenti. Di conse, enza, si affretta a redigere un primo bila delle scoperte, Geoiae ancanti: vi si accinge il portoghese An- > nel suo Tratado dos descobrimentos (1555), che si contendono inglesi e italiani,’ Gia governatore di Ternate, nelle © Tsole Molucche, Galvio sa di che cosa patla. _La progressione si realizza pet blocchi compatti e successivi. E gli spiriti si abituano a tali salti da un mondo all’altro, Tomé Pi- res, dopo essersi interessato ai grandi Stati asiatici, ai quali ha de- dicato un sorprendente profilo di geografia commerciale, la Suma ‘> oriental, & incaricato di attirare Ja Cina nell’orbita di Lisbona.”” Cortés, che si gloria di aver annesso una parte delle Indie all’im- = peto romano germanico di Carlo - una rivoluzione dai tempi dei- Cesati! - reindirizza assai presto la sua energia, 1a sua voracita +. le sue sostanze verso l’Oceano Pacifico e le Molucche. Gli iberici si dispiegano su estensioni transoceaniche, e non solo all’interno degli spazi che essi tivendicano, II Messico spagnolo flirta per un momento con il Giappone: all’inizio del xv secolo, Rodrigo de Viveto stringe contatti con Hidetada Tokugawa (1579-1632) con Pobiettivo di sviluppare gli scambi transpacifici tra Parcipelago ela Nuova Spagna.!'Il ricco creolo di Citta del Messico offre allo sho- gun le competenze messicane in materia di costruzioni navali e di " estrazione mineraria, Negli anni Quaranta del Seicento, ilBrasile invia la sua prima flotta da guerra al di la dell’ Atlantico meridio- nale, La ticonquista dell Angola, caduta nelle mani degli olande- si, 2 un affare che si regola tra le grandi famiglie di Rio de Janeiro, guidate da Salvador de Sé, e i potentati africani.* 8.L.Bénat-Tachot, “Ficriture de espace, écriture de!’bistoire: mondes ibériques XVI-XIK'sidcle”, cit : 9... Galvéo, Tratado dos descobrimentos,Livraria Cvilizagio, Porto 1987. 10, A. Cortesio (a cura di), The Summa Oriental of Tome Pires and the Book of * Francisco es, Asia Educational Services (1978), New Delhl-Madras 1990. (« curn di), Du Japon et du bor gouvernement de 'Bspagne, 12.CR Boxes, Salvador da Sd and the Struggle for Brasil and Angola, 1602-1686, Athlone Pres New Dali coos 1090 (Gece ren New York 197) 136 : a GLI ANELLI UMANE n meno dell’ ansione dell distanze deg spazigtsg~ sati in tutte le direzioni, é la routine delle scoperte, poj quella dg viaggi di andatae ritorno, a tidimensionare 'immaginatio degli : dividui: nel momento in cuil’alttove si banalizza, ogni destinayie ne vale un’altra, Tale consapevolezza si manifesta tra j navigeta = ma anche negli ambienti dotti, mercantili e politici che. finan i eseguono le scoperte, Essa non tarda aesprimersiin parole, §¢ in colgono le premesse nell relazioni portoghesisullAtica eeulfs ceano Indiano, nelle lettered Petro Martie d'Anghiers relative Nuovo Mondo (De Orbe Nove) negli siti diPigeettae Tenet vano dedicat al primo giro del mondo, Per spiegare che cosa te no gli antipodi, senza lasciare il suo studio, il cronista delle Tndie Lopez de Gémara effettua a pit tipreseil giro del mondo, aces doci venire le vertigini: spazia dai peruviani che vivono a Cuzco, Lima e Arequipa alle popolazioni del delta dell’Indo, di Calicut e di Ceylon; dalle Molucche riparte alla volta dell Etiopia, prose. guendo verso la Nuova Spagna: “similmente, ma anchor che non intieramente, sono li Mexicani Antipodi di quelli dell’Arabia fel ce, &canchora di quelli che abitano nel Capo di Buona Spetanza’,® Nessun punto del globo sfugge allo sguardo o al pensicro, Siffatti pionieri sono ben presto sostituiti da osservatori che si trasformano rapidamente in esperti installat in differenti pun. ti del pianeta. I Caraibi‘e l’isola di Santo Domingo per il cronista Gonzalo Fernandez de Oviedo e il domenicano Bartolomé de Las Casas, Lima per il gesuita José de Acosta, Citta del Messico per Bemardo de Balbuena, Goa per Diogo do Couto, Capo Verde pec André Donelha, le sponde dell’ Amazzonia per Estacio da Silveira. Ciascuno si da da fare per collocare la citta, la regione oil conti- nente che descrive all'intetno dei mondi iberici, Non importa che il punto di osservazione sia in India o lungo le coste dell’ Africa. Dal momento che lo spazio vicino comincia a insetirsi sponta- neamente in una visione d’insieme considerata capace di abbrac- ciare il pianeta, affiora una nuova consapevolezza, Di conseguen- 2a, loperazione si sviluppa attraverso due vettori prvilegiati da uun lato, a produzione e la proiezione cartografiche al servizio del ptincipi e dei mercanti (che culminano nel primo atlante realizzs- to da Abramo Ortelio); dall’altro, la rappresentazione metafisice BP Léopen de Gémars, La bistora generale dell Tndie\ber Valeo Luigi DO ‘ici, Roma 1556, cap, v, “Dove, chi et quali sono Antipodi", 37 1 i j (MSS 2M22 ANCORA BISOGNO DELLA STORIA? Privilegiata ar missionari Cattolici ogniqualvolta essi considerino ips oe oe a fede ~Phistoria salutis — in una prospettiva pla- a. Il fatto che una consapevolezza del mondo si costruisca su basi tecniche e scientifiche ~ la fal lanisfect scie ibbricazione di mappamondi ep! anisferi, la proiezione di Mercatore (1569) — non risulta oggi particolarmente sotprendente. Da tale punto di vista, ai fini della configurazione delle nuove mappe mentali, le riunioni intercorse tra esperti spagnoli e portoghesi che si contendono la divisione del mondo hanno svolto un ruolo altrettanto decisivo delle co- smografie in cui i racconti dei viaggiatori si mescolano alle rifles- sioni dei filosofi." Fatto per noi pi sconcertante, questa conoscenza del mondo pué anche esprimersi per mezzo di costruzioni metafisiche sovrac- cariche di riferimenti biblici, antichi e medievali, piti o meno orto- dossi, da cui le ondate di secolarizzazione che hanno investito !Eu- ropa occidentale sembravano averci emancipato. Nel xvi secolo, messianismi, millenarismi, attesa dei tempi ultimi concorrono a strutturare un immaginario nel quale la progressione dell’occu- pazione del globo va di pari passo con la convinzione dell’immi- nenza della fine della Storia, Simili credenze e ideologie ci invitano oggi a considerare con attenzione come i motori della globalizza- zione non obbediscano soltanto a logiche di ordine economico, finanziario o informatico: rispondono anche a geoprafie religiose. In pieno Seicento e dalle foreste amazzoniche, il gesuita Anténio Vieira sognava di instaurare un quinto impero cristia- no e mondiale sotto l’egida del Portogallo: il Quinto império.® IL “Quinto impero” di Cristo ha avuto vita breve, ma, man mano che ci inoltriamo nel terzo millennio, avvenimenti impressionanti quali la distruzione delle Torri Gemelle e la violenza dei conflitti religiosi in Medio Oriente ci ricordano che una globalizzazione di origine occidentale pud provocare reazioni religiose. D’altronde, una coscienza-mondo nop si configura necessariamente come una consapevolezza disincantata. Le produzioni delle industrie cultu- rali ela cultura di massa ci hanno abituato ad associare il progres- so tecnologico ¢ !’affermazione di un universo informatizzato a 14, Si vedano { lavorl di L, Bénat-Tachot, in L, Bénat-Tachot, S. Gruzinski, B, Jeanne (a cura di), Les processus d’américanisation, cit. See 1B. Cartel, Propettome et mestanisme dans cenored Antonio Viera, Elio nes hispanoamericanas, Paris 1960, 138

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