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Carmelo Bene (1937-2002)

Personaggio molto importante di una certa visibilità, assoluta eccezionalità di questa figura, ma il suo percorso e’ maturato in
contesto che sicuramente ne ha favorito l’ascesa. (Per esempio Carlo Coattucci, coetaneo di Carmelo che negli anni 60-70
realizza cose molto importanti, che fanno parte di un clima nel quale matura questa sua figura).

Carmelo e’ un esponente dell’avanguardia, per sottolineare la radicalizza e la rottura formale del suo teatro, e per distinguere le
sue opere da gli altri due terreni visti, la sperimentazione (via più di riassestamento del linguaggio ufficiale) e il terzo teatro (che
lavora più sul filone antropologico, esistenziale ecc).
Porlo nell’avanguardia pero non e’ completamente corretto, e’ insufficiente per descriverlo. Il termine avanguardia ci aiuta a
indicare una zona in cui lavora, e i punti di riferimento che lui ha (avanguardia europea primo Novecentesca, Majakovskij,
Mejerchol’d, Joyce).

Donchisciotte e’ uno dei pochi spettacoli in cui ha lavorato con altri artisti. Non e’ stato solo un teatrante, ha realizzato anche
dei film fra 1968 e 1973, ha fatto molta televisione, lavorando sul linguaggio televisivo e opere artisti pensate per quel
linguaggio soprattutto nel corso degli anni 70, ha lavorato anche nella radio, ha scritto romanzi molto importanti come “Nostra
signora dei turchi” primo romanzo particolare, e’ stato anche un film e uno spettacolo teatrale tutti realizzati da lui, e intitolati
uguali, sono in un rapporto particolare, sono 3 articolazioni di un unico nucleo ma ciascuna con una propria specificità e un
proprio ragionamento. Nel 1966 uscirà il romanzo e poco dopo il film.
Esordisce nel 1959 in teatro con uno spettacolo memorabile “Caligola” testo scritto da Albert Camus. Albert Camus aveva
appena ricevuto il premio Nobel per la letteratura, importante scrittore che possiamo collocare nell’esistenzialismo francese, e
scrive oltre ad alcuni romanzi dei testi teatrali. Era rimasto talmente scontento di come il piccolo teatro di Milano di come aveva
rappresentato Caligola che aveva da poco tolto i diritti di rappresentare il suo testo a qualsiasi compagnia italiana. Carmelo e
Alberto Ruggiero (compagno di Carmelo) lo incontrano e lo convincono a cedere loro teatranti esordienti i diritti di
rappresentarlo, senza che gli chieda nulla in cambio se non un posto per vederlo anche se non riuscirà a vederlo perché morirà
prima. Lo recitano a Roma nel 59, farà molto parlare di loro.
I suoi primi spettacoli fanno subito parlare di lui, per il suo fascino d’attore, e sin dagli esordi si parla molto di lui. Nel 1959 si
iscrive all’accademia di arte drammatica, dopo un anno se ne andrà sbattendo la porta e cerca una propria strada. Fra il 1998-9
realizza un edizione televisiva di Pinocchio. Verso la fine della sua vita ha pubblicato una raccolta di versi, e interventi di
riflessione sul teatro, e’ uno di quei teatranti che ha avuto una forte corda teorica.

Visione Amleto televisivo meta anni 70: Amleto ha un dialogo con Orazio, tutte le battute sono di Shakespeare, ma vengono
trasformate e si fa un po fatica in prima battuta a capirlo.
Visione monologo tratto da Jules Laforgue che ha riscritto Amleto in forma comica, Amleto ha il teschio in mano del Re
Claudio.

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Carmelo Bene rappresenta una declinazione particolare dell’autore-attore, cosi come si declina in Italia nel corso del 900,   
realizza lo spettacolo nella sua interezza, e’ attore e autore del copione, recita, registra, pensa lui alla compagnia, ragiona sulle
scenografie, anche i costumi sono frutto delle sue idee, stessa cosa vale per le musiche di scena, progettate da lui con a volte
la collaborazione di musicisti. E’ un completo artefice del lavoro teatrale lo realizza per intero.
Ha una spiccata corda teorica, dall’inizio fino alla fine della sua vita ha accompagnato teorie alla sua prassi teatrale,
considerava se stesso un “artifex”, ha sempre pensato che il teatro avesse senso solo se colui che si pone come artifex lo
realizza, si pone in modo molto netto. Artifex e’ simile all’autore-attore, che pero e’ una linea più 900esca non sono collocabile
all’interno della ricerca e dell’avanguardia.

I copioni teatrali rappresentati dagli esponenti della ricerca teatrale, non sono quasi mai testi scritti nuovi, sono quasi sempre
riscritture, caratteristica ricorrente nel teatro di ricerca. Partono da un testo, che non e’ detto che sia teatrale, e viene rivisitato,
mescolato, trasformato, riscritto.
Ci sono eccezioni molto rare, dove realizza spettacoli con testi scritti totalmente da se, come il caso dello spettacolo teatrale
del 1966 “Nostra signora dei turchi” primo suo romanzo.

Aporie dell’avanguardia

Ponendo Bene davanti alle avanguardie ci troviamo davanti a delle aporie (difficolta, incertezze, contraddizioni). Per ciò che
riguarda l’avanguardia, l’opera di Bene sta nel solco della grande avanguardia europea primo Novecentesca, con qualche
ampliamento cronologico, come si può vedere sia dai suoi punti di riferimento; Majakovskij, Mejerchol’d, Joyce, e sia dalla sua
forma letteraria.
L’avanguardia si e’ contrapposta all’arte ufficiale, ai processi di mercificazione dell’arte, l’arte di contraddizione ha lavorato
realizzando opere in cui l’elemento di contraddizione va anche all’interno dell’opera stessa.

Lui dice che c’e’ un asse che lui stesso vede che collega: Diderot, Wilde, Mejerchol’d, Artaud, e Carmelo Bene. Diderot e’ il
teorico 700esco del rifiuto dell’immedesimazione, Wilde e’ il grande estetico critico di contraddizione contro l’arte ufficiale e la
mercificazione (totalmente diverso l’estetismo di D’Annunzio), Mejerchol’d anti naturalista, elemento del grottesco e
avanguardie storiche, Artaud anche lui nel clima dell’avanguardia contro il teatro letterario e il teatro ufficiale e di parola.

Lui si colloca nella linea, ed e’ un altro modo per vedere quanto ci sia in Bene una continuazione di momenti dell’avanguardia
primo 900esca e quanto si collochi all’interno della avanguardia. Pero’ nel corso degli anni 60, guardando il fenomeno dal
punto di vista teatrale, per comporre un opera compiutamente d’avanguardia non ci sono più le condizioni per dire per un
fenomeno teatrale possa essere totalmente d’avanguardia. Nella seconda meta 900, fine anni 60, l’avanguardia inizia a
diventare parte del mercato, un target. C’e’ una difficolta infatti nel declinare il fenomeno d’avanguardia in un contesto
completamente mutato, a volte il termine usato e’ di “neo avanguardia” ma e’ proprio difficile parlare di ciò in questo contesto.
Principali ideologie di Bene:
- Rifiuta per se la definizione di avanguardia, ma rivendica il proprio collocarsi in una scia che deriva dalle avanguardie
900esche. Rifiuta lo storicismo, e di poter essere inserito in una qualche storia.
- C’e’ senz’altro anche un rifiuto per qualsiasi artista di accettare una definizione per il proprio lavoro, viste come etichette che
limitano il lavoro di un artista.
- C’e’ l’idea che le avanguardie sono SOLO le avanguardie storiche, quella sovietica
- Nel pensiero di Bene c’e’ una distanza dall’idea del nuovo del primo 900, la novità veniva sempre correlata all’avanguardia. In
Bene c’e’ una forte saldatura tra innovazione e tradizione.

Tradizione e innovazione

Uno dei motivi per cui non possiamo definire avanguardia l’opera di Bene, e’ che realizza un opera che mette insieme
l’innovazione formale, dentro un rapporto ricco con la tradizione. Questo fenomeno di unirli e’ una modalità che e’ presente
nell’avanguardia primo 900esca.
Nel futurismo italiano tipico dell’avanguardia tende a far coincidere l’avanguardia con la novità, il futurismo russo invece vuole
utilizzare la tradizione per creare l’innovazione “Majakovskij”.

Ezra Pound (1885-1972) e’ stato uno degli artisti e uno dei massimi poeti del 900 nell’aerea dell’avanguardia, la sua opera più
importante sono i “Cantos”, una riscrittura dei canti della Divina Commedia in un modo tipicamente di quel periodo. E’ un
grande teorico, ha scritto saggi critici dove dice che ciò che conta per una artista e’ la compenetrazione tra innovazione e
tradizione. Pound dice che ciò che conta nell’arte non é il puro semplice elemento della novità ma e’ l’originalità. L’originalità e’
qualcosa che ha a che fare con la densità dell’opera.
Casa Pound (organizzazione di estrema destra) viene proprio da Ezra poiché alcune cose della sua biografia hanno incuriosito
l’organizzazione, ma lui non era politicamente vicino a queste ideologie, e’ stato difeso da intellettuali come Pasolini, del tutto
all’interno di una posizione marxista.

Bene e’ il massimo esponente del teatro di ricerca o “avanguardia”, nel contrapporsi alla scena ufficiale, al teatro di regia, del
repertorio, e degli stabili, Carmelo recupera la tradizione del grande attore, presente fino ai primi decenni del 900.
Riprende la modalità che prevede la centralità assoluta dell’attore, ma non c’e’ in questo recupero un voler riportare in auge la
figura del grande attore, riprende solo un modo di pensare di collocare l’attore in uno sguardo della ricerca e dell’avanguardia,
la figura del grande attore viene ripresa ma parodiata. Il grande attore viene posto al centro per mostrare l’impossibilità
dell’attore di essere completamente se stesso o il personaggio.

Visione chiacchierata di Bene con Guzman (anni 70): il rapporto di Bene e Guzman e’ stato un po altalenante, da parte di Bene
serve fare considerazioni su Guzman per poter parlare di se.

Il percorso di Bene e’ variegato, che cambia nel corso degli anni, ci sono alcune cose che restano inalterate e alcune che
cambiano, e’ un artista che modifica un po il modo di lavorare nel suo percorso artistico.

Ci sono almeno 2 periodi in cui si può suddividere il suo percorso:


1) Dagli esordi 1959 fino meta anni 70: periodo giovanile, più innovatore più dirompente e forte, dove l’elemento parodico e
grottesco e’ più in evidenza, e dove la forza critica del suo lavoro e’ più rilevante, e’ il meno documentato
2) Fine anni 70 fino 2002: ci sono elementi di continuità, anche se c’e’ sempre la contraddizione alla scena ufficiale e alle
avanguardie, ma alcuni tratti si ammorbidiscono, c’e’ una maggior presenza delle componenti simbolistiche e liriche rispetto a
quelle grottesche e parodiche.
Non e’ una distinzione da prendere in modo cosi rigido poiché ci sono elementi lirici e simbolisti già presenti negli esordi, stessa
cosa vale per gli elementi parodici e grotteschi.

12/01 (lezione con Mancini)

Anni della svolta musicale

Dialoghi con esponenti di spicco della scena musicale italiana ed europea del 2 dopoguerra.
Bene conosce 3 fasi principali:
1) Una fase teatrale
2) Una simbolisti
3) Un ritorno verso le istanze precedenti e recupero del grottesco

Sin dai primi anni 60, dall’esordio Caligola fino al primo ritiro teatrale della stagione filmica, stimola rapporti teatrali con la
musica.
Ciò che più importa dal suo punto di vista e’ un intonazione, un orecchio, concetti decisivi nella musicalità di Bene.
Superata la stagione filmica, fa un ritorno al teatro per 4 anni, dove si sperimenta anche nella radio, le “interviste impossibili”
dialoghi a 2 voci tra un personaggio esistente e uno dell’antichità, presta la sua voce e sempre di più crea quest’ASSENZA
DEL SE, a una scena della presenza contrappone una scena dell’assenza, la bocca diviene corpo e la voce orchestra, termine
voce-orchestra. 1960-1980 “Spettacolo-concerto Majakovskij” , appare trasversale perché si estende per oltre 2 decenni e
segna una serie di esordi. L’avvento di Bene nella regia avviene nella prima edizione del Majakovskij.
Bene e Majakovskij si trovano a registrare in uno studio non convenzionale, ma ciò che importa e’ istituire una nuova relazione
di ascolto tra musica e declamazione, presta la sua voce declamando testi poetici su una base di un improvvisazione musicale
autonoma, musicista e attore condividono lo spazio dando vita a una nuova performance.
1968 Bene compie un ulteriore esordio nel mondo della lirica a Roma con Gemmetti, propone uno spettacolo
anticonvenzionale, Gemmetti riceve critica ma viene difeso da Bene.

Bene predilige primissimi piani assoluti e una forte attenzione sonora verso la parola, specializzandosi sempre di può negli
aspetti tecnici. Bene si trova a essere amico in teatro dei tecnici e fonici, trovando un dialogo utile per sfondare una barriera,
del teatro inteso come veicolo di un significato.

Istituisce a partire da meta anni 70 un dialogo in Italia e all’estero in Francia, Jean Delouse importante per un inquadramento
teorico della musica di Bene, Bene alla fine anni 70 grazie a ciò che ha fatto può tracciare per se stesso un nuovo cammino, e
costruisce un nuovo rapporto attivo con la musica. Ogni immagine comporta elementi visivi e elementi sonori, trattando
contemporaneamente questi due elementi, si interessa sempre più all’elemento sonoro preso in se stesso, l’immagine passa
interamente nel sonoro, il suono stesso diventa personaggio. Bene prosegue il suo progetto di essere operatore più che attore,
ma sotto nuove condizioni, non e’ più la voce che esprime o rappresenta un emozione, ma e’ la voce stessa un emozione.
Per Bene la musicalità della voce finisce per esprimersi in assenza di musica, questo si trova nei lunghi monologhi all’interno
dei suoi lavori.

Delouse pubblica “Sovrapposizioni” 1978, e nel 79 in francese. Bene toglie la struttura, le costanti e gli elementi stabili, perché
appartengono all’uso maggiore, si amputa il testo. Bene opera liberamente nel testo, ma elimina dalla scena gli elementi di
rappresentazione espressione di una forma di potere, anticipazione di quella ricerca impossibile formulata nella dizione “teatro
senza spettacolo” (progetto biennale teatro di Venezia 89-90).

Riportare il Manfred in forma di oratorio.Sottrazione, rifiuto personalizzazione personaggi, introduzione elettronica e fonica,
negazione assoluta delle scenografie che affossano la lirica.

Phoné per Bene:


“La voce di Narciso” : fra i temi più importanti dell'attore vi sono il monologo, il dominio della voce, il superamento di una
concezione solo negativa del narcisismo.   
Dominio della voce a teatro e uso dell'amplificazione sonora (microfono come microscopio); uso del play-back
Attenzione particolare rivolta alla dizione, verso, musicalità, declamazione.

Rousseau fonda il melologo.

Byron compone il “Manfred” con uno spiccato orrore per la scena, Byron non voleva che venisse rappresentato, piuttosto solo
una lettura, un teatro “mentale”. Contiene rispecchianti come la vicenda autobiografico dell’autore.

Visione video

17/01

Ritroviamo un mescolarsi di tradizione e innovazione nell’opera di Bene, ma c’e’ un ricollegarsi sotterraneamente alla tradizione
d’attore tipica del teatro italiano, aggiungendo, accostando e mescolando questi elementi d’innovazione. L’innovazione e’
anche sugli elementi organizzativi, pratici che lo portano ad assomiglia più al teatro di pre-regia che non alla avanguardia
teatrale. Per esempio inizia il suo percorso teatrale nei teatri ufficiali, normali, lui e’ il primo che utilizza spazi di questo tipo.
1962 inaugura il “teatro laboratorio” spazio suo, famoso, in cui organizza spettacoli molto importanti, dura un anno ma realizza
molti spettacoli tutti suoi. Lui non comincia il teatro con questa modalità, i suoi esordi sono in teatri ufficiali ma fa delle opere
quasi antagoniste al teatro ufficiale, per questo viene costretto a cercarsi teatri alternativi.

Lui utilizza criteri e modi organizzativi più simili al capo comico, gli attori che recitano con lui sono spesso gli stessi, non
frequente nel teatro ufficiale (dove c’e’ un regista che sceglie il cast migliore per il suo spettacolo) lui ha un gruppo di attori
molto affiatati con cui lavora per molti anni insieme.
Lui lavora con attori come lui che arrivano da una formazione di un teatro molto diverso, (non da formazioni accademiche o
teatro ufficiale) oppure che arrivano dalle compagnie della tradizione d’attore italiana. Questo richiamo della tradizione quindi
non e’ solo un fatto stilistico ma proprio anche organizzativo.

Questo ricollegarsi alla tradizione non e’ un semplice modo per riprendere e riproporre il tetro del grande attore, e’ piuttosto
un’aggancio che utilizza per sottolineare la contraddizione al teatro ufficiale. E’ per lui una declinazione del suo essere
CONTRO al teatro ufficiale. Disfatto-attore, mi ricollego a quella tradizione, la rivisito proponendo un attore che mette in
discussione se stesso in scena, che fa la parodia del grande attore mentre lo riprende, rovescia la tradizione a cui si riferisce.

Le avanguardie si misurano sempre con una forma d’impossibilita della rappresentazione stessa, si contrano più sulla
possibilità di rappresentare quella cosa, in Bene l’arte diventa una riflessione attraverso un opera, sulla possibilità di realizzare
delle opere. Si sposta l’attenzione dell’arte dalla cosa rappresentata al meccanismo dell’opera stessa, si ragiona sulla
possibilità e l’impossibilita di rappresentarla. Bene porta alle massime conseguenze questa sensibilità, più che rappresentare
qualcosa porta lo spettatore a misurarsi con l’impossibilita della rappresentazione.
Bene e’ l’attore che inscena col suo spettacolo questo rapporto conflittuale di un attore che sale in scena per mostrare che non
e’ più possibile recitare il personaggio, mettendo insieme tradizione e innovazione.

Distinzione tra:
- Attore artifex: come si pone Bene, attore al centro della rappresentazione e autore del testo, scenografie, costumi, musica…
rifiuta la separazione tra autore e regista. Richiamo attore italiano ed elisabettiano.
- Non attore: e’ l’attore artifex che si misura con l’impossibilita di un attore a recitare
- Disfatto attore: e’ la sintesi dell’attore artifex e del non attore

18/01

Come si realizza questa modalità di teatro che si misura con l’impossibilita?

Realizza opere nella consapevolezza della impossibile completezza dell’arte moderna, e’ uno dei massimi realizzatori di questa
tradizione:
- Quando Bene recita Amleto, per esempio i monologhi di Amleto che nel testo di Shakespeare sono presenti, da Bene sono
fatti dire da Orazio attraverso un passaggio in cui Amleto passa il copione appallottolandolo e passandolo a Orazio con un
gesto si sfida e disgusto, Orazio lo legge poi butta via la carta, e’ un modo per far si che il monologo dell’attore nel lavoro di
Bene viene cestinato. Impossibilita dell’attore di rappresentare i monologhi.
- Un altro esempio e’ negli anni 70-80, nei suoi spettacoli c’e’ una scissione dell’unita voce-corpo, dove pre registra l’audio e in
scena manda l’audio in playback, e l’attore fa vedere che c’e’ un asincrono, non cerca di dissimulare, ma fa vedere con molta
evidenza che c’e’ una sfasatura.

Adorno: filosofo marxista eterodosso, fa parte della scuola di Francoforte, ha svolto riflessioni sul fronte dell’arte e della teoria
estetica anni 40-60. Possibilità di realizzare opere d’arte nel momento in cui sembra impossibile da farsi.

Antagonista del teatro di Bene, la forza e volontà di contrapposizione che da sempre mostra, si realizza in modi diversi, con più
forza contrappositiva e antagonismo nei primi 15 anni di attività, poi in parte si smorza e assume forma diverse, ma permane
fino alla fine.

L’antagonismo di Bene non e’ semplicemente rivelatrice di una contraddizione al teatro ufficiale, ma c’e’ anche la
contraddizione alla falsa avanguardia e al teatro. Si pone contro il teatro ufficiale, la falsa avanguardia, il teatro in qualsiasi sua
forma nella tarda modernità.

Bene sottolinea che la sua critica, la fa continuando a salire sul palcoscenico e realizzando opere, ciò lo distingue da altre zone
del teatro di ricerca come Kotovski (che va in direzione di un superamento del teatro, mentre Bene lo fa salendo sul teatro e
continuando a realizzare opere). Giacchè invece dice che mentre alcuni vanno oltre al teatro, Bene e’ dentro e contro allo
stesso momento al teatro.

Differenza tra talento e genio


Talento: e’ quella figura d’artista che ha cosi tanto talento che fa quello che vuole, non ha limiti e ha a disposizione la tecnica,
un esempio Gigi Proietti.
Genio: e’ quell’artista che fa quello che può, quello che il suo rigore e la sua forza critica e autocritica gli consente di fare. Il
genio lavora sul limite, sull’impossibilita. Bene e’ un artista geniale di certo, la genialità nel caso di Bene indica una
contraddizione, un impossibilita.   

Visione video: Bene parla con Eduardo de Filippo, nei primi anni 80, e ragiona sull’attore, colui che si complica la vita

Capitolo 3 Amleto

Le 2 ossessioni più ricorrenti di Bene sono Amleto e Pinocchio.


Amleto e’ un    lavoro di bene che torna dall’inizio del primi anni fino alla fine del suo percorso, la prima volta 1962 ultima nel 94,
ogni volta fa un Amleto diverso. Gli Amleti che fa sono nel: 63, 64, 3 65, 67, 75, 87, 88, 94, inoltre ci sono le opere radiofoniche,
un film, e un edizione televisiva nel 74, ma trasmessa nel 78 da rai 2. Gli Amleti hanno tutti una cosa in comune, non sono mai
la messa in scena del testo, costruisce un copione che e’ un insieme di varie provenienze letterarie.   
Il titolo e’ “L’Amleto di Carmelo Bene (da Shakespeare a La Forgue) ”, lui e’ autore in quanto mette insieme i brani diversi, rida
una logica, ma non cambia alcuna parola. Il punto di avvio e’ Shakespeare mediato dalla rilettura di La Forgue. Il lavoro di
Bene mette sempre insieme Shakespeare e altri testi, ci sono parti dello spettacolo dove gli attori recitano brani di
Shakespeare un po tagliati, e ci sono parti dove recitano testi di altra provenienza soprattutto di La Forgue.

Visione video: Amleto incontra Orazio che gli dice che ha incontrato suo padre. Uno recitato da Vittorio Guzman 1955, e l’altro
con regia di Peter Brucke (regista della ricerca teatrale interessato alla sperimentazione che non porta il linguaggio sul piano di
rottura formale). Bene invece mette una recitazione anti naturalistica, parodica, con una regia televisiva.

19/01

La Forgue a fine 800 già aveva realizzato una riscrittura di Amleto trasformandolo in una parodia. NON c’e’ mai nelle intenzione
di Bene la dissacrazione di qualcosa. Al contrario vuole mostrare la sua essenza, la riscrittura parodica serve per coglierne il
nucleo profondo “un tradimento fedele”. Solo attraverso un infedeltà del testo di come ci e’ stato tramandato si può arrivare al
cuore, atteggiamento tipico del teatro di questo tipo.

Visione video: Sandro d’Amico spinge perché Bene fosse introdotto nella Rai per opere televisive. Un giornalista chiede a
Sandro un opinione sull’importanza di Bene.

Per fare Shakespeare bisogna essere Shakespeare: allude all’impossibilita di recitare Shakespeare cosi come il testo e’ scritto
e tramandato a noi, bisognerebbe essere nel momento storico in cui e’ stato scritto, quindi quel testo teatralmente va ricollocato
nel teatro elisabettiano di quel tempo. Bisogna trasformarsi nella cosa che Shakespeare era, artefice, quindi riscriverlo nel
tempo e nella sensibilità contemporanea.

La parodia e’ seria, non dissacra, un critico Ennio Flaiano, per difendere Bene da chi lo pensava come dissacratore, scrive
“detesto chi fa i baffi alla gioconda, ma non ho niente da dire a chi la prende a pugnalate” Bene allude a un elemento tragico
che sta assieme al comico.

Visione video: Salomet nel caso di bene e’ un lavoro che come nei vari Amleto il lavoro parte da una base ma poi lo trasforma
in una parodia riscrivendolo, allo stesso modo Salomet parte da il lavoro di Wilde ma e’ completamente riscritto. Cristo che
cerca di crocifiggersi ma che non riesce, scena grottesca alludendo all’impossibilita del martirio, del sacrificio, e del sacro
vissuta come impossibilita sofferta nella società contemporanea.

Amleto vede suo padre e gli dice di vendicare il suo assassinio (suo fratello) e da li cerca di capire se quello che ha visto e’
vero o meno. A un certo punto a corte arriva una troupe di attori decide di verificare facendo recitare davanti al Re Claudio
l’assassinio cosi come glie l ha raccontata lo spettro, in modo da capire se il Re fa qualcosa, che fare’ interrompere la
rappresentazione, e allora si dice che deve vendicare suo padre. Alla fine muoiono tutti.

Bene si dedica alla rappresentazione di coorte più che la scena della vendetta, cercando la complicità di Claudio. Amleto si
trasforma in un saggio della figura dell’artista, in un funerale e si mostra l’impossibilita dell’arte di svolgere il ruolo.

Visione video: Amleto manda in frantumi la trama, vedendolo dall’inizio alla fine non si rintraccia facilmente una trama, c’e’ un
andamento della vicenda. 3 scene: 1 scena Amleto e Kate, 2 scena in cui si vede la preparazione da parte di Orazio, 3 dialogo
Amleto e re Claudio

24/01

Amleto esempio di un lavoro della stagione centrale di Bene. Nel capitolo 3 si descrive questa stagione e c’e’ l’esempio di
Amleto. Disamletizzarsi: mostrare quanto e’ impossibile recitare Amleto cosi com’e’, metterlo in scena, sia estraniarsi dal
personaggio, impossibilita di recitarlo.
Parodizza in modo sofferto “l’essere o non essere” trasformandolo in “avere non avere”.

Visione video: 1974 e trasmessa in rai 77/78 momenti di monologo tratti da La Forgue

Lavoro sull’Amleto di S, ristruttura “togliere di scena” = trasforma Amleto nella parodia di Amleto”Si appoggia a una riscrittura di
Laforge (che a scritto anche una raccolta di racconti “moralità leggendarie” “amleto o le conseguenze della pietà figliare”). L a
fine 800 aveva trasformato Amleto in un racconto parodico. Non si tratta per Bene di dissacrare Amleto perché egli più che
dissacrare il testo mostra il tentativo di arrivare al cuore di tale testo; mostrare l essenza più profonda e mostrare il senso
critico. Egli vuole arrivare alla sua essenza => TRADIMENTO FEDELE
1) La lettera precisa del testo scritto di S viene persa, non c’è nessuna fedeltà letterale
2) Solo attraverso una infedeltà alla precisone del testo si può arrivare al cuore del testo —>operazione di rimodulazione

Opinione di un critico Sandro D Amico (figlio di Silvio D Amico) fu uno dei principali sponsor per Carmelo Bene e fece in modo
che Bene fosse prodotto dalla Rai.
Nel camerino di Bene che sta per mettere in scena Riccardo III un giornalista ha chiesto un commento a Sandro:
• Tentativo di portarlo alla radio (circa 15 anni prima)
• Discorso sul linguaggio = idea di cliscè di Carmelo scandalistico
• Egli apprezza bene per i suo modo contrari, egli non è un dissacratore egli ha una capacità di aderire nel profondo a tutto ciò
che fa = capacità di intercettare con una fedeltà profonda che non è una fedeltà così detta filologica/ letterale di pura e
semplice ripetizione e narrazione.
• Creazione di un linguaggio teatrale che bene dice di fare ma che secondo S ha realizzato = nuovi frutti e nuove capacità
espressive Bene diceva che: “per fare S bisognerebbe essere S.” =>1) impossibilità di recitare S così come il testo è stato
scritto2) per fare S bisogna trasformarsi in ciò che S era ossia un artefice che pensa allo spettacolo nel suo insieme e dunque
bisogna riscriverlo (trasportalo nel tempo)

Riscrittura Parodica:
1) Forma del tragico contemporaneo “umorismo”
2) Comico tragico

ENNIO FLAIANO
Critico letterario e di teatro diceva che bene non fa i baffi alla Gioconda ma la prende a pugnalate = allude a un elemento
parodico e grottescoDalla critica ufficiale veniva spesso attaccato considerandolo un semplice provocatore.F dice che B ha un
atteggiamento complesso e contraddittorio non è un semplice dissacratore

Es di parodia : film Salomè del 72 (una delle “ossessioni” di Bene)forse il film più riuscito di B insieme a nostra signora dei
turchiBrano del film esplicativa della parodia : scena di Gesù Cristo che si auto crocifigge ma è un azione impossibile (azione
presente anche un Cristo 63) + canzonetta che sottolinea l elemento parodico.

Lavoro che parte da Salomè di Wilde ma completante riscritta; Salomè in Bene diventa un discorso sul sacro e sulla sua
possibilità e impossibilità in età contemporaneamente e dunque nella sofferenza che provoca tale impossibilità.

La vicenda su Amleto= A principe danese scopre che il padre è stato ucciso dal fratello del padre il quale ha sposato la moglie.
A. Vede lo spretato di suo padre che chiede vendetta, da quel momento si interroga sulla verità. A corte arrivano degli attori, A
decide di far recitare di fronte lo zio la vicenda dell’uccisione. Pensando che se lo zio Claudio avesse avuto una reazione alla
recita allora ciò che lo spetto gli aveva riferito sarebbe stato vero. Claudio trasale dunque A si convince di dover vendicare il
padre. Dubbio sull’agire o no. Alla fine muoio tutti.
Nell A di S il teatro ha una funzione importate; il teatro come luogo di verità. Inoltre il testo da modo agli attori di avere una
parte forte e importante (spazio per la bravura dell’attore). Teatro = luogo di Sveva geo della verità

Già Laforge nel 800 A diventa scrittore che intende indagare Claudio alle proprie colpe si dedica alla rappresentazione di corte
cercando la complicità di Claudio. Rapporto con Kate la prima attrice della compagnia. => sofferta impossibilità di inchiodare re
Claudio alle sue colpe

Bene parte da L trasformando un po’ il testo. A diventa primo attore della compagnia (bene fa propio lo spinto meta teatrale che
c’è in L e in parte in S). Rovesciamento parodico perché tutto avviene in combutta contro Claudio
Atto di accusa contro l arte impossibilità dell’arte
Amleto = saggio sulla figura dell’artista, sul suo funerale e sull’impossibilità dell’artista nell’arte borghese

Claudio e A diventano soci di affari. C è colui che finanza la compagnia che dovrebbe inchiodarlo. Quando la rappresentazione
a corte viene realizzata c interrompe la rappresentazione per correggerla e migliorala (massimo grado di parodia)
ROVESCIAMENTO PARODICO DI A E DELLA FUNZIONE STESSA DEL TEATRO CONTRADDIZIONE
> Scena apparizione spetto = trattato in modo finto
> Brano iniziale 3 scene = Amleto di Bene manda in frantumi la trama e la vicenda questo perché si ricercano forme di anti
naturalismo, tuttavia c’è un andamento della vicenda c’è un inizio uno svolgimento è una fine (segue comunque le vicende).

Lavora però per illuminazioni, parti brevi1) confronto tra A e Kate


2) preparazione da parte di Orazio (amico di Bene) dello spettro (scena grottesca)3) dialogo tra A e C che da un sacchetto di
monete per pagare la sua rappresentazione

> rappresentazione a corte scena dell’uccisione rappresentata così come lo spettro l’ha raccontata ad A (Linguaggio Tv bianchi
o neri accentuati eliminazione grigi, primi piani)

25/01

Visione video: Amleto si conclude con la morte di tutti, con l’arrivo di Forte braccio che prende il potere in Danimarca. Gli attori
entrano nelle casse/bare e muoiono, morte dell’attore non del personaggio.   
Bene collabora con Maurizio Grande che avevano scritto insieme il programma di sala per l’Amleto, dialogano proposito di
questo Amleto e ogni tanto vengono fatte vedere delle riprese dell’Amleto teatrale.

UNA FASE NUOVA DALLA PHONE ALLA MACCHINA ATTORIALE

Bene ha un percorso divisione in 2 fasi:


1) Esordi fino meta anni 70
2) Meta anni 70 fino alla morte

Anni 70 sono anni di cambiamento e attività frenetica, dal 1968 Bene abbandona il teatro per pochi anni in cui non fa più nulla
di teatrale e si dedica esclusivamente al cinema realizzando 5 lungometraggi fino al 1972. Bene lascia il teatro nel 68 perché
scoppia il “fenomeno del 68”, provoca una rottura significativa nella: società, politica, cultura e arte.
Anni 70 fa molta televisione e molta radio, con la tv continuerà per tutta la vita a pensare anche a realizzare opere per la tv,
come “Pinocchio” realizzato tra 98-99. Ci sono o campi lunghi o primissimi piani. Anni 70 inizia a farsi conoscere molto aldilà
del pubblico a cui era abituato. Il cinema amplia il numero di spettatori, poi c’e’ un ampliamento con la tv, questo lavoro sul
linguaggio televisivo porta Bene a realizzare opere per la tv, che hanno un potenziale effettivo molto più grande.

C’e’ soprattutto il suo assumere e costruire un personaggio pubblico: genio antipatico intelligente e scontroso che subito mette
a fuoco partecipando alle trasmissioni. E’ stato un grande artista, ha dato vita a un personaggio pubblico, molto visibile,
conosciuto e dirompente, l’unica altra figura paragonabile a Bene e’ Paolo Pasolini, che come Bene e’ stato un grande artista,
uomo di cultura che si e’ occupato teatro, andava in tv e portava un punto di vista critica, scriveva sul corriere della sera, che
ha costruito un personaggio pubblico in rapporto strettissimo con la sua opera artistica. Erano amici hanno fatto cose insieme,
si conoscevano si stimavano. Sono pero’ due figure diverse, Pasolini ha portato un richiamo all’etica molto forte, Bene invece
ha mostrato un po la meta’ oscura della società. Nel corso degli anni 70 a bene vengono aperti i canali dei grandi teatri ufficiali,
viene conosciuto internazionalmente, la critica italiana inizia ad avere un atteggiamento diverso, c’e’ un riconoscimento.

Macchina fattoriale, Bene recupero rispetto alla phone un elemento di maggior contraddizione, più rabbioso, conflittuale,
antagonista, come nel 1888 Le beffe, o il Pinocchio.

La seconda fase ha 2 ulteriori fasi:


1) Phonè simbolismo verismo, poesie e Manfred
2) fine anni 80 fino morte, tornano alcuni elementi del primo Carmelo bene.

28/01

I pinocchio sono raggruppati assieme ad indicare i pinocchio con una certa caratteristica:

1) Il primo Pinocchio del 62 64 e del 66, sono uno differente dall’altro, ma e’ un primo modo di realizzarlo
Gli spettatori hanno riflettori potenti puntati tra di loro, Bene (Pinocchio) e’ come un burattino, aggressivo anche nei confronti
degli altri personaggi, come il padre Geppetto, vecchio patetico.
2) Un secondo nell’81
Pinocchio molto ammorbidito rispetto a quelli prima, e’ più pacificato, stilizzato, resta l’idea della positività del pinocchio che non
diventa adulto ma qui e’ più nel pinocchio bambino (rispetto a quello prima che era la legnosità, il burattino) contrapposto al
divenire adulto, più giocoso. Luci più morbide, costruito quasi tutto sul playback, tutti maschere che non parlano tutto già
registrato.
3) Un terzo del 98-99 più legato alla macchina attoriale in cui ci sono componenti parodiche grottesche più forti rispetto all’81.
L’edizione televisiva del 99 pur essendo pensata per la tv, e’ molto simile a quella teatrale del 98. L’elemento parodico torna
con forza, c’e’ un ricollegarsi alla stagione giovanile, Picchio raggelato e incupito. L’infanzia ha più a che fare con la morte. I
volti di Pinocchio e della fata mostrano i segni del tempo, della morte che che pervade lo spettacolo. In scena ci sono solo
Pinocchio, il mobile fisso, e Sonia Bergamasco che fa la fata e usa le altre maschere per gli altri personaggi. Tutto l’audio e’ pre
registrato ed e’ quello dell’81. Molto meccanico e legnoso.

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