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Gabriele D’Annunzio

Introduzione
D’Annunzio è stato un personaggio sopra le righe, un fenomeno di costume che ha avuto molto successo già ai
suoi tempi. Ha avuto una vita inimitabile, ha segnato un’epoca cioè quella compresa tra il 1890 e il 1920, questa
so può de nire “epoca d’annunziana”.
Molti dei temi da lui sviluppati sono poi con uiti in tempi successivi, per esempio viene considerato un
precursore del futurismo e un po’ del fascismo perché il suo pensiero politico nazionalista, imperialista, bellicista
e loautoritario (antidemocratico) ha caratterizzato la cultura dell’inizio del Novecento.
Alcune riviste d’avanguardia artistico-letterarie, ma anche politiche, di inizio secolo si sono de nite
d’Annunziane proprio perché è stato un modello, un fenomeno di costume che ha caratterizzato l’Italia è ha
fatto di lui il personaggio più popolare del tempo, soprattutto tra i giovani delle classi più agiate, ma non solo.
Il successo di D’Annunzio è dovuto a diversi fattori:
- La sua straordinaria capacità di cogliere in anticipo i desideri del pubblico e di anticipare le tendenze del
gusto per poi adeguarle simultaneamente. È in grado di scoprire le novità culturali e letterarie più innovative e
interessanti presenti in Europa per poi farle conoscere in Italia. Per esempio grazie a lui in Italia si è diffusa
una conoscenza del decadentismo, dell’ estetismo, della corrente dell’evangelismo russo, la loso a di
Nietzsche e la musica di Wagner. È evidente che coglieva le tendenze del gusto e importava queste novità
dall’estero per vendere il prodotto è pubblicizzare se stesso, però aveva l’intuito di capire quali fossero i più
intellettuali artisti non conosciuti in Italia.

- Capacita di costruire l’immagine di una vita inimitabile, eccezionale, facendo di se stesso un personaggio
mito.

- È stato il primo intellettuale a intuire la potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione come il cinema, alcuni
meccanismi dell’industria editoriale (importanza della pubblicità), potenzialità delle riviste di gossip quindi
l’importanza di da dare scandalo e di far parlare sempre di sé anche arrivando a far diffondere notizie false su
di sé. Per esempio diffonde la notizia della sua presunta morte dopo una caduta a cavallo prima della
pubblicazione di una raccolta di poesie.

D’Annunzio ha inventato anche dei neologismi come tramezzino, la Rinascente (che era stata distrutta da un
incendio, quindi Rinascente per intendere che è rinata dalle ceneri, ha inventato il saluto nazista (quello che
arrivava diceva “eia eia” l’altro diceva “aia aia”).
Ha interpretato la gura del dandy, quindi dell’intellettuale decadente: un personaggio molto individualista,
snob, amante del lusso e del super uo, protagonista di una vita sempre eccessiva e mai ordinaria.
Gabriele era un conclamato cocainomane e ha avuto tantissime donne.
Nel 1896 è stato eletto deputato.

Vita
D’Annunzio nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia benestante, e il terzo di cinque fratelli e manifesta sin da
subito un talento poetico straordinario ma anche un carattere indisciplinato, per cui viene mandato dalla
famiglia in collegio dove frequenta sia le scuole medie che le superiori, diplomandosi nel 1881.
A 16 anni nel 1879, a spese del padre, pubblica una prima raccolta di poesie intitolata “Primo vere” che viene
considerata un lavoro di un ragazzo prodigio.
- Fase romana: 1881-1891
Nel 1881 D’Annunzio si trasferisce nella capitale per frequentare la facoltà di lettere che non nirà perché sin da
subito si distrae dagli studi per dedicarsi alla vita mondana e al giornalismo di gossip per il giornale “La
tribuna”. Al suo arrivo a Roma pubblica la sua seconda raccolta di poesie ancora Carducciane: “Canto novo”,
insieme alla sua prima raccolta di novelle “Terre vergine”; si tratta di opere che gli aprono porte e lo fanno
iniziare a frequentare i salotti aristocratici e mondani di Roma di cui diventa subito protagonista.
D’Annunzio intuisce da subito i meccanismi del mondo dello spettacolo, e non perde l’occasione per far parlare
di sé con vicende sentimentali e avventurose (come duelli), quindi a Roma diventa l’idolo di tutti i salotti
mondani e inizia la sua avventura sentimentale con moltissime nobildonne aristocratiche, arriva anche a sposarsi
a vent’anni (matrimonio non duraturo). Nell’arco di 10 anni diventa molto famoso ma il suo stile di vita anche
molto dispendioso gli fa contrarre una serie di debiti che lo portano ad essere in seguito dei creditori e a doversi
trasferire a Napoli.
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Opere della fase giovanile romana
In questo periodo D’Annunzio esordisce come autore di poesie e novelle pubblicando una serie di raccolte di
poesia (“Primo Vere” 1979; “Canto novo” 1882, pubblicato insieme alla sua presunta morte, “Isaotta
Gottadauro” 1886; “Elegie Romane”) e novelle (“Terre vergini” 1882; “San Pantaleone” 1884; “Il libro delle
vergini” 1886, tutte raccolte in “novelle della Pescara” 1902).

Inizialmente imita lo stile dei due più grandi autori del tempo: Carducci perla poesia e Verga per la prosa. Nelle
sue poesie compaiono descrizioni di una natura solare,estiva, piena di vita, opposta alla natura lugubre e
inquietante di Pascoli, oltre a questi paesaggi abbordava anche i temi della sensibilità e dell’erotismo (che
ritroveremo anche nelle opere successive).
Nelle novelle ,invece, si vede lo stile di Verga perché i temi, l’ambientazione e i personaggi sono simili a quelli di
Verga (mondo contadino dell’Abruzzo), però l’imitazione di Verga è soltanto apparente perché lo scopo di
D’Annunzio non è quello di descrivere la vita delle plebi meridionali in modo realistico per spiegarne anche certi
meccanismi e comportamenti, ma è quello di descrivere questi ambiente perché è attratto dal gusto del
primitivo, del barbarico, quindi sono tutte vicende tra il macabro e il violento, volte a mettere in evidenza la
crudeltà di questi contadini barbari che hanno un comportamento quasi animalesco, anche l’eros è eccessivo e
sfrenato, evidenzia quindi un’umanità quasi malata e dionisiaca.

Alla ne degli anni ‘80, D’Annunzio inizia a risentire dall’in uenza degli autori più importanti del decadentismo
francese e inglese. In particolare il romanzo “Il Piacere” è ispirato a un romanzo francese pubblicato pochi anni
prima: “A rebours” (a ritroso),1884, Joris Karl Huysmans. A sua volta à rebours e il piacere hanno ispirato con
ben più alti risultati “the Picture of Dorian Gray” del 1891.
Il 1889 segna il passaggio dal verismo al decadentismo con la pubblicazione contemporanea di Mastro Don
Gesualdo e Il piacere, non è quindi un caso che verga non pubblica più niente perché si rende conto che il
verismo era passato di moda , era stato superato dai tempi.

Il piacere
Con questo romanzo compare per la prima volta in Italia la gura dell’esteta decadente, l’uomo che cerca la
bellezza nella vita (l’estetismo infatti è la ricerca del bello), questa gura è incarnata dal protagonista del
romanzo, nonché alterego di D’Annunzio, il giovane Conte Andrea Sperelli Fieschi D’Ugenta.
Andrea Sperelli è orfano di padre ricchissimo, vive a Roma a Palazzo Zuccari, un sontuoso palazzo vicino a
piazza Spagna. Per lui la bellezza e l’arte sono i valori supremi della vita e lo scopo da perseguire è il
raggiungimento del piacere, quindi è presente il tema dell’edonismo (ricerca del piacere).
Per sperelli la vita va vissuta nel culto dell’arte della bellezza, nella ricerca di nuovi, diversi, squisiti, raf nati
godimenti materiali ed erotici, quindi cerca la bellezza nelle opere d’arte,nei vestiti, negli oggetti, nell’
arredamento,nelle conversazioni galanti e mondane, nelle cene, balli, feste ma anche nella passione erotica.
Il padre gli ha insegnato, sin da giovane, che la vita va spesa nella ricerca della perfezione assoluta e che deve
essere vissuta come se fosse un’opera d’arte.
Sperelli è un aristocratico superiore alla massa, spregiatore della vita borghese, che non è tenuto a rispetto della
morale e che disprezza anche un po’ l’aristocrazia perché è un essere superiore.
Per tutta questa serie di motivi, è ovvio che è l’alterego di D’Annunzio.

- La trama
La vicenda inizia con Andrea che aspetta a casa la sua ex amante, Elena Muti, che due anni prima l’aveva
lascato per sposare un anziano ma ricco nobile inglese. Mentre aspetta Elena, ripercorre in ashback tutta la sua
vita no a quel momento, quindi si ricorda il divorzio dei genitori quando era piccolo, l’educazione
all’esteticismo, la sua relazione con Elena (la loro conoscenza, gli incontri d’amore) no al successivo abbandono
da parte della stessa. Ricorda anche un duello on il marito di un’altra nobildonna, a causa del quale rimase ferito
al braccio. Dopo il duello viene ospitato da un’amica in una villa sul mare dove conosce e si innamora di un’altra
donna sposata: Maria Ferres (moglie di un diplomatico sudamericano), lei è l’opposto di Elena, è una donna
dolce, semplice che si innamora sinceramente di Andrea e inizia un rapporto sentimentale con lui.
A questo punto nisce il ashback e si ritorna al pomeriggio in cui aspetta di incontrare Elena con la speranza
che arrivi, quando arriva scoppia una passione tra i due, ma Andrea non abbandona maria e si ritrova quindi a
dividersi tra due amori, nché, nel corso di un incontro con Maria, si lascia scappare il nome di Elena. Maria
quindi fugge inorridita e abbandona Andrea, lascia Roma e l’Italia.
Il romanzo si chiude con una mezza scon tta: Andrea non viene condannato dal narratore dal punto di vista
morale per quello che ha fatto, non viene presentato come un fallito per i suoi principi sbagliati, ma viene
giudicat come un perdente perché non riesce a raggiungere i suoi obbiettivi, è un perdente perché non riesce a
scegliere, la sua condanna è la debolezza
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Il romanzo non ha un intreccio lineare, c’è poca azione e gli avvenienti narrati sono pochi. L’opera si dilunga
sulle ri essioni di Andrea quindi i sono tante sequenze ri essive e descrittive (di luoghi, oggetti particolari,
atmosfera).
Roma non è descritta come l’erede dell’antico impero, ma è una Roma decadente di cui si descrivono
soprattutto i monumenti del barocco. I luoghi alludono alla scon tta del protagonista.
Il linguaggio è elevatissimo, la forma è sublime, ci sono tante metafore e termini forbiti, il lessico è prezioso ed
erudito.

Periodo della bontà e del superuomo ( - )


Vita
Nel 1891 è costretto a fuggire da Roma a Napoli per i debiti contrati, lì trascorre due anni (dal 191 al. 1893), con
lo stesso stile di vita di Roma.
Nel 1893 si trasferisce in Abruzzo dove, due anni dopo nel 1895, inizia una relazione con l’attrice Eleonora Duse
he lo convincerà a scrivere anche opere teatrali (che fanno schifo).
Nel 1897 si candida alle elezioni politiche e viene eletto per a destra ma nel 1900 passa alle le della sinistra, non
per convinzione ma per far parlare di ssé e per fare scandalo.
Nel 1898 si trasferisce con la Duse vicino a Firenze, a Settignano, in una grande villa chiamata L Caponcina,
dove sono ambientate due delle sue poesie più importanti (“La pioggia nel Pineto” e “La sera esolana”).

Opere
Dopo il soggiorno romano e napoletano, verso il 1893 D’Annunzio arriva alla saturazione per una vita di
eccessi. Nel periodo abruzzese cambia completamente tipo di vita e tipo di ispirazione, sia perché è stanco sia
perché vuole provare un po’ tutto, di fatto uno dei suoi motti più celebri è “rinnovarsi o perire”.
Quindi quando ritorna in Abruzzo, inizia a condurre una vita semplice e modesta, abitudinaria, vicino alla
famiglia d’origine. In uenzato anche dalla corrente letteraria dell’evangelismo russo (Tolstoj e Dostoyevsky)
cambia completamente tematiche e stile, dando inizio alla cosiddetta fase della bontà. Le opere di questa fase di
produzione sono tre di generi diversi: due romanzi “Giovanni episcopo” e “l’innocente” che sono incentrati sui
temi della colpa e del pentimento. Nel primo romanzo il protagonista uccide l’amico che lo umiliava e poi
compie un cammino di puri cazione da questa colpa; nel secondo, da cui è stato tratto anche un lm, una
coppia di sposi uccide il neonato che ha avuto lasciandolo al freddo, per cancellare il tradimento che la moglie
ha avuto. La terza opera è una raccolta di poesie intitolata “Poema paradisiaco”, sotto l’in uenza di due poeti
belgi che scrivono in francese (Francis Jammes e Maurice Materlinck), affronta i temi del ritorno all’infanzia,
dell’innocenza, delle cose semplici, delle situazioni famigliari.
Anche il linguaggio di questa fase è diverso: è molto nostalgico, malinconico e più semplice
Il D’Annunzio di questo periodo in uenzerà la corrente della poesia crepuscolare.

Secondo il prof questo D’Annunzio delle bontà è un po’ costruito perché è stanco delle solite cose e decide di
tornare a scrivere qualcos’altro infatti questo periodo è estremamente breve.

Nel 1894 torna in se e comincia la stesura dei cosiddetti “romanzi del superuomo”, avvicinandosi al pensiero di
Wagner e Nietzsche, pensiero che viene però interpretato e frainteso. Se in Nietzsche il superuomo o oltre uomo
raggiunge un’etica e conoscenza superiori, seguendo un percorso personale di ri essione di vita e adotta una
morale di vita superiore sulla morale dionisiaca. D’Annunzio interpreta il superuomo come colui che può
disinteressarsi della morale comune semplicemente come diritto alla sua nobiltà, quindi può dare libero sfogo
alla volontà di potenza.
In questi romanzi delinea la gura del superuomo in quattro protagonisti che, in quanto esponenti di
un’aristocrazia di spirito e di gusto, disprezzano la morale comune, il popolo, la democrazia, la vita borghese.
Quindi questo superuomo si avvicina alla gura dell’esteta decadente, ma a differenza sua, che ha ancora
qualche scrupolo di coscienza, questi personaggi sono uomini d’azione, sono tutti giovani aristocratici che hanno
il diritto al dominio e alla sopraffazione degli altri pur di raggiungere i loro scopi.

1. Il primo romanzo del 1894 “Il trionfo della morte” presenta come protagonista Giorgio Aurispa che aspira
a realizzare una vita di potenza con la sua compagna che si chiama Ippolita Sanzio. Tuttavia non raggiunge
il suo obbiettivo e si suicida gettandosi da una rupe con la sua amata. Si tratta di un superuomo non del
tutto vincente. (Pag 333)
2. Il secondo “Le vergini delle rocce” 1895, ha come protagonista Claudio Cantelmo, un giovane nobile
abruzzese che abbandona Roma per tornare al paese natale alla ricerca di una donna che gli dia un glio
destinato a riportare l’Italia alla sua grandezza imperiale. Nel paesello ci sono quattro sorelle tra cui il
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protagonista non sa decidersi, alla ne il suo progetto di generare il glio rimane irrealizzato, infatti non
siamo ancora arrivati alla totale realizzazione del superuomo.
3. Il terzo “Il fuoco” 1900, è quello che ha più successo perché rielabora la sua relazione sentimentale con la
Duse: un giovane intellettuale poeta sempre circondato da persone che vorrebbe scrivere un’opera totale che
sia una fusione di poesia, politica, musica (modello a quella di Wagner), danza. Questo giovane ha
un’amante chiamata La Foscarina, un’attrice un po’ anziana in decadenza, che viene presentata come un
ostacolo alla realizzazione delle ambizioni del protagonista. Alla ne questa foscarina si sacri ca e parte per
una tournée in America per permettere al compagno di essere libero e realizzare sé stesso. La vicenda è
ambientata a Venezia (una delle città simbolo del decadentismo) nel 1882 e si conclude con il funerale di
Wagner che fu veramente celebrato a Venezia nel 1883.
4. Il quarto e ultimo “Forse che sì forse che no” 1910, è un po’ una conclusione in ritardo del pensiero:
nalmente il protagonista Paolo Tarsis, giovane aristocratico, è conteso tra due sorelle di cui la prima si
suicida e la seconda si suicida e lasciano libero l’amante di realizzare la sua eroica volontà di potenza con un
volo aereo da Roma alla Sardegna.

Vita
Per un po’ di anni D’Annunzio alterna soggiorni alla Capponcina e viaggi per le lunghe tournée di Eleonora
Duse per recitare opere scritte da D’Annunzio stesso.
La Duse mantiene anche economicamente D’Annunzio no a quando la loro relazione nisce perché
D’Annunzio si lega ad altre donne. Nonostante le sue ingenti entrate si indebitò e fu costretto ancora, incalzato
dai creditore, ad andarsene dall’Italia e a trasferirsi in Francia. Nel 1910 si trasferisce prima a Parigi e poi ad
Alanchon. Fino a quando scoppia la prima guerra mondiale, e scoppia un dibattito tra interventisti e non
(Giolitti contro D’Annunzio). I suoi debiti vengono poi pagati e gli viene chiesto di tornare in Italia per fare
campagna a favore degli interventisti.

Opere
In questo periodo si dedica al teatro per in uenza della Duse e inizia a scrivere tragedie, in uenzato dalla lettura
della “Nascita della tragedia” di Nietzsche.

La produzione teatrale è agli antipodi rispetto a quella di Pirandello e di Goldoni, non appartiene al genere del
teatro di prosa che mette in scena vita quotidiana, quello di D’Annunzio è un teatro di poesia, spesso scritto in
versi (più vicino al teatro dell’opera), caratterizzato da un linguaggio aulico, magniloquente, pomposo, proprio
perché a lui interessa di più la forma del contenuto. Gli intrecci sono quasi inesistenti, i temi affrontati variano
dalle passioni barbare e violente dei contadini dell’Abruzzo alla gura del superuomo, ma comunque sono testi
decisamente superati tanto che oggi le sue tragedie non sono più rappresentate.

In questi stessi anni inizia la stesura dei libri delle “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi”, progetta
sette libri di poesie ma ne scriverà solo cinque che prendono ciascuno il titolo dal nome delle stelle pleiadi (maia,
eletta, Alcyone, Merope, asterope), questi costituiscono un poema universale per riattualizzare un mito antico.

- Maia, 1903: è un poema autobiogra co di 8400 versi. È un racconto in versi di una crociera compiuta da
D’annunzio che viene descritta come un viaggio del poeta nel mito antico. (immagina un incontro con Ulisse,
viaggio nel mito clssico poesi greca)
- Elettra, 1903: dedicato alla propaganda storico politica, contiene la celebrazione di Roma, di altre 25 città
italiane e di alcuni eroi nazionali del passato (Dante) o del presente (Garibaldi e Vittorio Emanuele III)
- Alcyone, 103: testo riconosciuto come capolavoro di tutta la produzione letteraria di D’annunzio (ha anche
ricevuto un oscar). È un libro composto da 88 lunghe poesie, che, nell’insieme, sono una relaborazione in
chiave mitoallegorca di una vacanza trascorsa dal poeta e dalla Duse (chiamata Ermione- glia di Elena e
Menelao), che si svolge nel 1902 sul litorale toscano, tra Fiesole e la Versilia (toscana del nord). È un
capolavoro perchè i temi più datati e superati come il superuomo , l’edonismo (ricerca del bello) estetismo
(piacere) vengono accantonati a favore della fusione tra l’uomo e la natura. Il tema centrale è il panismo
( termine da Pan, divintià greca della natura, termine che vuol dire anche tutto). È la fusione tra uomo poeta
e il tutto della natura, la fusione consente di superare i limiti umani e di raggiungere la condizione divina. Il
panismo si può tealizzare o attraverso la metamoorfosi (uomini che si trasformano in elementtinaturali) in cui
D’annunzio e la duse si fondono col bosco, o al contrario con la trasformazione degli elementi della natura in
creature umane, come accade in “la sera esolana.” Si realizza per la prima volta al verso libero. la forma si
adegua alla forma e non il cotenuto alla forma, il poeta può seguire totalmente la sua ispirazione
- Merope, 1912: tema della conquista della Libia
- Asterope, 1933, poesie sulla grande guerra
Il linguaggio della quarta e quinta è come quello delle prime due: enfatico, declamatorio, pomposo
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La sera fiesolana
È la prima poesia di Alicione in ordine di tempo anche se non è collocata all’inizio della raccolta. Si intitola così
perché è la descrizione degli stati d’animo suscitati in D’Annunzio dal calare della sera nella campagna di Fiesole
(in Toscana).
La situazione è questa: il poeta è ancora in compagnia della Duse, ma a differenza della “Pioggia nel pineto”, lei
è poco presente ed è indicata con un tu. Mentre i due amanti si guardano silenziosi, scende la sera e
D’Annunzio descrive gli stati d’animo.
L’attenzione non è riservato ai due amanti ma alla natura, il tema è l’antropomor smo che signi ca
umanizzazione della natura, trasformazione della natura in creatura umana.
Mentre nella pioggia nel pineto le due persone si trasformano in creatura vegetale, qui è l’opposto: ogni
elemento del paesaggio è umanizzato.
Un tema secondario presente nel testo è quello del francescanesimo o della lode francescana alla natura, ci sono
delle parti del testo che riprendono in modo puntuale il cantico delle creature di San Francesco d’Assisi. La lode
francescana si trova nelle tre terzine (tre strofe brevi)e nei versi 29,30,31. Questa seconda tematica (secondo il
pressi) in D’Annunzio è un po forzata perché lui non è interessato alla religione, alla spiritualità, la sua vita è
estranea da qualsiasi aspetto religioso.

Strofe 1-2
È sera, il sole è già calato, ma c’è ancora qualcuno, probabilmente un contadino, che si attarda a cogliere le
foglie da un gelso facendole frusciare tra le mani. Il poeta, rivolgendosi alla sua interlocutrice (tu), si augura che
le sue parole (di lui) producano lo stesso senso di freschezza di quelle foglie.
Questo motivo iniziale della freschezza delle parole lascia spazio a una descrizione della campagna alla sera
attraverso sensazioni visive. Si parla della scala del contadino appoggiata alla pianta che diventa sempre più
scura perché diventa buio, il tronco del gelso che diventa argenteo perché illuminato dalla luna, la luna stessa che
distende davanti a sé un velo di luce che avvolge tutta la campagna intorno che diventa fredda e silenziosa.
Dopo la parte descrittiva comincia a comparire il tema dell’antropomor smo e lo possiamo vedere in 3 versi:
verso 8 la luna è prossima alle soglie del cielo, come se fosse una persona che bussa prima di entrare; verso 9 la
luna stende un mantello; verso 13 la campagna che beve la pace.

Nella prima terzina la sera viene lodata per il suo viso di perla (personi cazione),colore grigiastro e per i suoi
umidi occhi (lucentezza delle pozzanghere sul terreno).

Strofe 3-4
C’è un solo periodo separato soltanto da alcune virgole e nell’ultima parte separato dalla congiunzione “e”, ce
una grande uidità. (Inizio dell’estate)
Riprende un po’ l’inizio della poesia, il poeta si augura che le sue parole risultino per la donna dolci come la
pioggia che cade sulla vegetazione di cui poi si elencano i vari elementi che vengono dolcemente umanizzati: le
gocce della pioggia che sembrano delle la rompe con cui la pioggia stessa da addio alla primavera (inizio estate),
le gemme sui rami delle piante (i orellini appena sbocciati sulle piante) sembrano dita umane, il grano che viene
tagliato ma sembra essere decapitato.
Nell’ultima parte della strofa ricompare l’elemento francescano con gli ulivi presentati come nel Vangelo,
simbolo di pace. Nella terzina c’è ancora l’umanizzazione del paesaggio con la sera perché la vegetazione
profumata viene presentata come un vestito profumato e la linea dell’orizzonte sembra un ramo di salice che
lega le spighe di eno.

Strofe 5-6
Nella terza terzina iniziano le parole che in precedenza ha augurato essere dolci e fresche, con queste parole il
poeta diventa un veggente, visionario, una specie di sciamano che grazie alle sue doti è in grado di cogliere il
segreto della natura.
Si tratta di due segreti che la natura nasconde nella campagna:
- Il signi cato del rumore delle sorgenti che viene interpretato come un richiamo ai due amanti, a un segreto
d’amore.
- Somiglianza tra il pro lo dei Monti e due labbra a cui viene impedito di parlare ma che proprio per questo
sono ancora più belle
Elementi di umanizzazione: vv 36 il rumore del ume è come un richiamo che la natura fa ai due amanti, le
sorgenti parlano vv 38, le colline che diventano due labbra che non possono parlare.
Nell’ultima terzina la sera viene lodata per la sua pura morte, perché scompare per lasciare spazio alla notte. E
per l’attesa che fa palpitare le stelle.

Valorizzazione dei suoni e delle sensazioni (sempre importante).


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Il poeta soldato e la decadenza
Dalla grande guerra all’impresa di Fiume, all’isolamento del Vittoriale ( -
Nel 1914 scoppia la Grande Guerra e in Italia esplode una controversia tra interventisti (favorevoli all’intervento
militare) e neutralisti (sostenitori della neutralità).
A un certo punto D’Annunzio viene invitato dal direttore del Corriere della Sera a rientrare in Italia per fare
campagna a favore dell’interventismo, quindi gli salda tutti i debiti e D’Annunzio assume il ruolo di poeta vate
(poeta profeta), c’era bisogno di convincere perché l’opinione pubblica era molto scettica
D’Annunzio, nel ruolo di propagandista (non più deputato), scriveva articoli su tutti i quotidiani italiani e teneva
discorsi. Ha questo ruolo per 10 mesi, il 24 maggio 1915 lItalia entra in guerra e lui si arruola come volontario a
52 anni, diventano subito uf ciale della Marina e dell’aviazione.
Nel 1916, viene anche colpito alla testa durante un volo aereo e perde momentaneamente la vista ad un occhio.
Per salvare un altro occhio gli viene imposto un periodo di convalescenza da trascorrere bendato, questa
temporanea cecità lo sospinge per qualche mese verso la letteratura e in questi mesi D’Annunzio si dedica alla
stesura del notturno (perché lo scrive in situazione di cecità quindi per lui è notte).

Dopo la guarigione compie delle imprese memorabili (la sua guerra è memorabile non è quella di un umile fante
in trincea) tra cui:
- la beffa di Buccari che avvenne nel febbraio del 1918 quando D’Annunzio con un motoscafo riesce a colpire
con un siluro una corazzata austriaca nella baia di Buccari (in Dalmazia), la costa faceva parte dell’impero
austro ungarico.
- Il volo su Vienna quando con un incursione nell’agosto del 1918 riesce con un aereo a sorvolare Vienna
(capitale dello stato nemico), lanciando dall’eroe volantini della propaganda lo-italiana senza essere colpito
dalla controaerea.

Alla ne della guerra D’Annunzio, come molti italiani, sdegnato per la cosiddetta “vittoria mutilata” per cui
l’Italia ha vinto ma non le vengono assegnati alcuni territori che col patto di Londra prevedeva, si mette a capo
di una spedizione paramilitare (esercito privato arruolato da lui) e occupa la città di Fiume, istituendo un
governo da lui presieduto e dando a questo stato una Costituzione detto il Carnaro.
Governa la città di ume dal settembre 1919 a dicembre 1920 nché il governo presieduto da Giolitti bombarda
la città e scaccia le legioni di D’Annunzio.

Dopo l’impresa umana, D’Annunzio comincia a intrattenere rapporti col fascismo di Benito Mussolini, in quel
periodo in ascesa, anche se con il capo di fascismo intrattiene dei rapporti controversi perché Mussolini lo
ammira ma allo stesso tempo lo teme. Lo ammira perché è stato uno stiratore del fascismo non solo per i temi
nazionalisti ma ha anche ispirato Mussolini per quanto riguarda il linguaggio seducente e convincente, per aver
compreso l’importanza degli slogan, la politica anche come spettacolo e l’invenzione del saluto fascista. Allo
stesso tempo lo teme perché due gure così potenti non possono convivere (due prime donne sullo stesso
palcoscenico non possono convivere).
Le due possibilità a cui si trova di fronte Mussolini con D’Annunzio vengono enunciate in un discorso dicendo
che “D’Annunzio è come un dente d’oro, o lo si estrae o lo si copre d’oro” quindi poteva ucciderlo o farlo tacere
per sempre con i soldi.
Mussolini sceglie la seconda strada e acconsente ad ogni sua richiesta economica, gli garantisce le entrate
necessarie per la sua dispendiosissima vita per cui non avrà più debiti e gli consente anche di acquistare la
famosa Villa di Gardone sul lago di Garda in provincia di Brescia, che chiama il Vittoriale, che poi viene lasciata
allo stato, è una specie di mausoleo dove accumula oggetti molto costosi.
Da una parte Mussolini fa di D’Annunzio il più grande poeta del tempo celebrandolo, ma di fatto si assicura di
tenerlo lontano dalla politica

Negli ultimi 18 anni della sua vita vive in questa villa museo.
Questi ultimi anni sono stati anche un po’ tristi e malinconici perché rinchiudersi così in una villa allontanandosi
dalla vita attiva, ha concluso con una sorta di imbalsamizzazione.
Muore all’improvviso nel 1938, l’hanno trovato sulla sua scrivania senza vedere la caduta del fascismo, la guerra,
e la morte di Mussolini.

Dopo l’ultimo romanzo del superuomo del 1910 e dopo la pubblicazione degli ultimi due libri di Alcyone,
D’Annunzio non scrive né poesie, né romanzi, né copioni, si dedica ad un nuovo genere inventato da lui
chiamato prosa lirica. Sta a metà tra la poesia e la prosa, e consiste in una nuova forma di prosa non narrativa, è
una prosa in cui con brevi frasi logicamente slegate tra loro in cui si susseguono in modo libero pensieri,
sensazioni, ri essioni, perciò è una prosa che procede per libere sensazioni, alternando anche realtà e fantasia,
presente e passato, quindi senza uno sviluppo logico e sintattico. L’occasione che lo porta alla creazione di questo
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nuovo genere letterario è l’incidente di volo e il periodo di convalescenza che lo costringono a trascorrere alcuni
mesi in totale cecità. Ed è proprio questa mancanza della vista che gli permette di concentrarsi sugli altri quattro
sensi e di ascoltare la sua interiorità. Si autode nisce con un ossimoro: “l’orbo veggente” quindi non vede con gli
occhi ma si concentra di più sull’interiorità. Concretamente annota su lunghe strisce di carta o detta alla glia,
Renata, impressioni, pensieri, ricordi in modo del tutto libero. Poi riacquistata la vista, rielabora in forma
de nitiva questi scritti e pubblica nel 1921 “il notturno”. Ma anche in questa versione de nitiva il testo mantiene
il carattere di serie annotazioni casuali, di abbandono libero al pensiero, è un testo in cui manca il lo narrativo e
quindi si rompe quella netta linea di separazione tra prosa e poesia, perché non è né una né l’altra, non è scritto
in versi ma sono quasi come tali.

A livello di contenuti, è poco presente l’ideologia del superuomo perché si trova in condizione di fragilità,
comincia ad essere anche un po’ anziano, per cui cominciano a comparire temi come la fragilità, la paura del
dolore, l’avvicinarsi della morte, il timore dell’oscurità. È un D’Annunzio diverso poco D’Annunziano, anche un
po’ più moderno.
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