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IL DECADENTISMO

ITALIANO

 Decadentismo

A fine ‘800 gli intellettuali europei cominciarono a provare quello che lo psicanalista Sigmund Freud
definirà “disagio della civiltà”: vale a dire che essi saranno addirittura troppo civilizzati, troppo raffinati,
troppo lontani dalla vita normale, dalla vita naturale per sentirsi a proprio agio nel mondo che li circonda. E
cercheranno rimedio a questo disagio, a questa stanchezza attraverso i viaggi (fatti o immaginati), oppure
attraverso il culto della bellezza e anche soprattutto nella poesia. Negli ultimi decenni dell’800 l’Europa è
ricca e potente come mai stata nella sua storia. La Francia e il Regno Unito sono padroni di mezzo mondo,
attraverso i loro imperi coloniali; e anche la Spagna, il Portogallo, la Germania, la Danimarca e presto l’Italia
hanno il loro avamposti nelle Americhe, in Africa e in Asia. Eppure, nonostante questo incredibile progresso,
nella storia culturale europea gli ultimi decenni del secolo sono noti come l’epoca del decadentismo, cioè
un’epoca di stanchezza, languore, crisi.

Decadentismo è una parola che entra nell’uso in Francia negli anni 80 del ‘800 e si riferisce ai poeti
simbolisti della generazione successiva a quella di Charles Baudlaire: padre, l’ispiratore della generazione di
poeti che verranno chiamati simbolisti, e aveva espresso più volte (nei fiori del male) il desiderio di lasciare
tutto e di partire per mari lontani, o per un altro “qualsiasi” purché lontano dalla confusione e dalla volgarità
della città moderna.

Giunti al culmine della civiltà, gli scrittori sentirono di aver esaurito la gamma delle esperienze possibili e
potessero rifugiarsi soltanto nel lamento, oppure nella fuga.

Decadentismo corrisponde a un particolare atteggiamento è un particolare modo di vedere le cose e di


fare arte. I quadri evocano atmosfere più fiabesche, sognanti, come se le figure che li popolano venissero da
un mondo più puro più nobile di quello reale, come se le miserie della vita vera non arrivassero a sfiorarle.
Gli uomini che ci guardano nei ritratti sono chiaramente degli esteti, amano vestirsi bene e circondarsi di
cose belle, raffinate e stravaganti: si fanno dipingere da soli, magari con un libro in mano, pieni di quella che
in francese sarebbe la nonchalance.

Questo atteggiamento nei confronti della vita ha conseguenze di enorme rilievo in campo letterario. La
vocazione ai grandi quadri realistici della società nel romanzo tipica degli autori come Emile Zola, lascia
spazio allo scavo nell’interiorità di uno o di pochi personaggi, che ora interessano non tanto per le loro azioni
quanto per la loro personalità e per le loro pulsioni inconsce. Dal romanziere sociologo subentra il
romanziere psicologo quello che approfondisci un carattere individuale, un carattere complesso.

La vera rivoluzione poetica dell’età del decadentismo coinvolge la forma: il linguaggio della poesia
diventa sempre più raffinato e criptico, spesso quasi incomprensibile. Le cose non vengono esplicitate in
modo dettagliato ma evocate attraverso l’utilizzo di simboli. Tali simboli sono metafore, sinestesie che
intendono portare alla luce, attraverso un linguaggio prelogico, le segrete corrispondenze che si trovano al di
sotto della superficie delle cose. La poesia diventa irrazionale e si stacca dai dati della realtà, convertendosi
in una successione di suoni preziosi, in pura musica.

 IL DECADENTISMO IN ITALIA

Il decadentismo in Italia si avverte soprattutto nelle opere di due grandi scrittori: Gabriele D’Annunzio e
Giovanni Pascoli.

Il decadentismo viene affrontato da questi due artisti in maniera differente.


D’Annunzio il prototipo dell’uomo decadente: D’annunzio per tutta la sua vita fu il prototipo dell’uomo
decadente: colto, raffinato e amante del lusso e dell’arte, sempre concentrato su se stesso e sulle proprie
sensazioni. Alcune delle sue pagine suonano quasi come una caricatura dell’estetismo che in voga tra gli
intellettuali borghesi che vivevano a Londra, Berlino e Parigi. Inoltre anche la sua opera “il piacere” È un
libro che deve moltissimo al capolavoro del decadentismo francese “Controcorrente di Huysmans” anche se i
toni e le atmosfere sono decadenti in tutta l’opera.

Pascoli e il sentimento di un’apocalissi: Giovanni Pascoli è un tipo caratterialmente quasi un posto a


Gabriele D’Annunzio: modesto, schifo, provinciale e amante delle cose semplici e della vita in famiglia.
Anche lui però è decadente poiché, esiste in lui un sentimento non solo di una crisi ma quasi un apocalisse,
della fine di un mondo amato e già l’impianto; e decadente è il tentativo di fuggire non verso i tropici ma
verso il paese natale, di cercare riparo la casa familiare, il nido. Pascoli inoltre è stato il nostro più grande
poeta nel secolo che vada Leopardi a Montale, ed è quello che più di ogni altro ha saputo applicare alla sua
poesia la lezione dei simbolisti francesi, tanto nei contenuti (senso del mistero, angoscia, impulso a cercare
segrete corrispondenze tra le cose) quanto nella forma (la propensione a far parlare i suoni delle parole, cioè
il fonosimbolismo).

Il contesto poetico del primo Novecento è caratterizzato quindi da una nuova, diversa consapevolezza che il
poeta ha del suo ruolo all’interno del quadro storico-culturale, che è quella di colui che ha il privilegio di
esprimere il mondo dell’interiorità e dei sentimenti.

La poetica di Pascoli, inserita nella cornice decadentista, affonda le radici in una visione profondamente
pessimistica della vita in cui si riflette la dissoluzione della fiducia, propria del positivismo. Il mondo
circostante appare all’autore come un quadro misterioso: in questa realtà imperscrutabile la poesia si propone
come strumento unico e insostituibile per penetrare al fondo nelle cose e instaurare con esse un rapporto di
dialogo profondo e autentico.

Svevo e l’inetto

Altro poeta all'interno di questa cornice è sicuramente Italo Svevo: tra le peculiarità dell'autore vi è
sicuramente la profondità della sua analisi psicologica applicata a personaggi ambigui, complessi e
contraddittori, profondamente influenzata dalla sua conoscenza degli studi freudiani sull'inconscio. Al centro
dei suoi romanzi vi sono posti solitamente, personaggi consapevoli, problematici e inclini all’autoanalisi
personaggi che - come lo Zeno Cosini nella coscienza di Zeno- restano ancora memorabili nel tempo.

La tecnica narrativa: la psicanalisi insegna che io di un individuo è composto da istanze psichiche diverse e
spesso in conflitto l’una con l’altra. Svevo è riuscito a rendere questa molteplicità attraverso la
moltiplicazione delle voci cioè dei punti di vista all’interno della narrazione (molto palese nella Coscienza di
Zeno).

L’inetto rappresenta la visione decadentista per eccellenza, e riflette anche il pessimismo pascoliano. L’inetto
è infatti colui che è inadatto alla vita sociale e condizionato da un sentimento di negatività e passività,
talvolta unito a un’idea astratta e narcisistica di sé che gli impedisce di entrare in sintonia con il mondo che
lo circonda (L’inetto di Svevo è qualcosa di più complesso rispetto a un incapace o un inadatto alla vita, e
Svevo si affaccerà all’ipotesi che una certa inettitudine posta alla fine rivelarsi un’arma vincente nella lotta
per la sopravvivenza). Le origini dell’inetto sono abbastanza remote: si legano alla storia e alla evoluzione
della società europea (dopo il 1848 con il fallimento delle prospettive di riparazione gli scrittori tendono a
rappresentare gli individui come antieroi). Si lega alla nascita dell’inetto anche la filosofia: Schopenauer
sostenevano le sue opere che l’esistenza umana non potesse uscire dal cerchio di una perenne
insoddisfazione, dovuta alla mutevolezza dei desideri e alla natura provvisoria di piacere.
La coscienza di Zeno: Zeno alla fine riesce, nonostante la sua apparente inadeguatezza, ad avere la meglio
sugli altri tanto negli affetti quanto nel lavoro: pertanto è possibile definirlo come uno “pseudo-inetto”. La
spiegazione di questo paradosso (pseudo-inetto), secondo Svevo è che l’individuo non avendo ancora
sviluppato capacità particolari è pertanto in grado di evolversi, trasformando la propria inettitudine in
duttilità, in modo da sapersi adattare a contesti diversi.

Eugenio montale

Questo senso dell'uomo, di essere inadatto alla vita, emerge anche all'interno della produzione letteraria di
uno dei più importanti autori italiani del 1900 Eugenio Montale.

All'interno della raccolta ossi di seppia (1925): L’io che parla nelle poesie è un io che si sente fuori posto,
che non riesce entrare in sintonia con la vita e sogna il miracolo che lo salvi e che gli dia la chiave d’accesso
a un’altra dimensione. Il giovane poeta cerca una via di fuga dalla non-vita; ma non la trova e si chiude in un
pessimismo ormai rassegnato.

INGLESE

 Oscar Wilde; Virgina Woolf; James Joyce

Aeshetic theory

The aesthetic movement developed in the intellectual circles in the last decades of the 19th century. It
reflected the sense of frustration and uncertainty of the artist him, his reaction against the materialism and the
restrictive moral code of the bourgeois and his need to re-define the role of Art.

In England thanks to Walter Pater The aesthetic movement developed.

This movement became successful especially with the young, Because of their subversive and potentially
demoralizing messaging. He rejected religious faith and said that Art was the only means it to stop time.
Life should have been lived in the spirit of art, namely as a work of art.

The task of the artist was to feel sensations, to be attentive to the attractive.

Art had no reference to life, nor to morality. It didn’t have a didactic aim.

 Oscar Wilde

Oscar Wilde was born in Dublin and he was a disciple of Walter Pater. He went to America and brought the
aeshetic theory’s ideas in the territory. He was omosexual and he was imprisoned.

Wilde’s masterpice is "The picture of Dorian Grey”.

The story is told by a third person narrator (the reader accesses not in a direct way Dorian’s thoughts).

The settings are vividly described with words appealing to the senses. The characters reveal themselves
through what they say or what other people say about them (drama technique).

The story is deeply allegorical: In the novel the soul is the picture, which records the signs of the time, the
corruption, the horror, and the sins concealed under the mask of Dorians timeless beauty.

Wild plays on the renaissance idea of the correspondence existing between the physical and spiritual realms:
Beautiful people are moral people, ugly people are immoral people.
The picture represents the darkside of Dorian’s personality, his double, which he tries to forget by locking it
in a room.

The moral of the novel is that every excess must be punished and reality cannot be escaped.

When Dorian destroys the picture, he cannot avoid the punishment for all his sins, death is death.

The horrible, corrupted the picture can be seen as a symbol of the immorality and bed conscience of the
Victorian middle class. Dorian and he’s pure, innocent appearances are symbols of bourgeois hypocrisy.

The picture, restored to its original beauty, illustrates Wilde’s theories of art: art survives people, art is
eternal. (art is the only means it to stop time because it gives eternal youth, in the end Art is more important
than life because Art wins in the end: Dorian dies - as a punishment- and the picture returns back to its
original beauty).

THEMES:

- TIMLESS BEAUTY
- BEAUTY RELATED TO MORALITY AND ART
- THEME OF DOUBLE
- CONFLICT BETWEEN APPEARENCE AND REALITY

 James Joyce and Virginia Woolf

As modernist writers, Joyce and Virgina Woolf rejected omnicent narrator to experiment new methods to
potray individuals consciousness; the viewpoint shifted from the external world to the characters mind.

James Joyce succeded in representing the whole men’s mental, emotional and biological reality, fusing it
with the cultural and historical heritage of modern civilisation and with the natural’s world reality. The
author’s task was to render life objectivly, this is the reason Joyce decided to use different tecniques
such as free direct speech, epiphany (= sudden spiritual manifestation caused by trivial gesture, external
objects or banal situations used to lead the characters to self realisation or realisation of reality), interior
monologue with two diff. levels of narration (to give a realistic framework to the character’s formless
thoughts ). In Dubliners (collection of short stories) he described each story in a very realistic way, with
abundance of external details, even the most unpleasent ones. He used symbolism and realism to make
sure he could accomplish the author’s aim: to take the reader beyond usual aspects of life throughthe use
of epiphany.

Woolf was intrested in giving voice to the complex and inner world of feeling and memory and
concieved the human personality as a continuous shift of impressions and emotions. Events that
traditionally made up a story were no longer important for her; what mattered was the impression they
made on the characters who experienced them. Woolf in her novels neve makes her characters thoughts
flow out of control, and always mantains a grammatical and logical organisation. She uses the stream of
consciousness, as Joyce but her tecnique is based on the fusion of streams of thought into a third-person
narrative. Similar to Joyce she uses the moments of being (= rare moments of insight during the
character’s daily life when they can see behind reality). She uses a allusive, poetic and emotional
language.

 SPAGNOLO
 Antonio Machado

Nace en Sevilla en 1875, estudiò en el Instituciòn libre de Espana, y eso influirà en la costruciòn de su
persona. En el 1907 obtiene la catedra en Soria donde conocerà su esposa Leonor. Algunos anos despues
llegarà en Andalucia. Al estallar la Guerra civil, Machado firme partidario de la Repubblica, empieza un
largo peregrinaje que llevarà primero a Valencia y despues a Barcellona. Muere en 1939.
Su primer libro es Soledades publicado en 1903. Esta composto por 3 temas que tratan de sentimientos
universales articulados: tiempo, muerte y Dios. El caracter de esta obra es modernista intimista y profunda,
aunque subsiste la influencia del simbolismo frances. (Soledades es una obra en la que subsisten elementos
del modernismo y de la generaciòn del 98)

En la segunda edición del libro del 1907 la obra se caracteriza por la presencia de símbolos como la tarde (el
finir del dia, la muerte) e el agua (fluir del tiempo, fugacidad de la vida), las galerias (lugares por los
recuerdos).

En esta obra se refleja también el romanticismo porque los lugares (Castilla) reflexionan el estado de ánimo
del autor, y en toda la poesia los dos elementos màs importantes son el paisaje y los sientimientos.

Campos de Castilla de 1912 representa un cambio en la poética de Machado que pasa de el yo al nosotros
dando importancia al tema castellano y su pueblo a traves del desarrollo de temas como la preocupación
patriótica, temas religiosos y amorosos.

En esta obra el utiliza màs objetividad que en Soledades y nos cuenta del paisaje arido de Castilla a traves de
una distinciòn entre:

- Espana de Ayer (arida, supersticiosa y caciquista)


- Espana de Hoy (caracterizada por el desastre del 98)
- Espana de Manana (trabajadora, culta y progresista)

Otras obras cultivò el mundo de la poesia (tras la muerte de Leonor), canciones. Su estilo esta caracterizado
por el utilizo de la metrica tradicional.

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