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Società e cultura 166

L'origine del termine “decadentismo”


Il termine “decadentismo” deriva dal primo verso della poesia di Verlaine intitolata Languore, pubblicata il
26 maggio 1883: “Sono l'Impero alla fine della decadenza”. In questo sonetto il poeta usa la prima persona
perchè si identifica proprio con la “decadenza”: una crisi profonda che riguarda l'intera società attenta solo a
esaltare trionfalmente il progresso. Il termine “decadentismo”, pertanto, ha per Verlaine una valenza positiva
in quanto indica una presa di coscienza polemica nei confronti della società borghese. La critica ufficiale
tuttavia rovescia il termine in senso spregiativo, significato che ha peraltro nel linguaggio comune, a indicare
quei gruppi di intellettuali che ostentavano una vita irregolare e disordinata.

La visione del mondo decadente


Il mistero e le “corrispondenze”
Il movimento decadente rifiuta decisamente il positivismo che, come abbiamo visto è alla base della
mentalità borghese. Secondo il pensiero dei decadenti, la ragione e la scienza non possono giungere alla
conoscenza del reale, come invece affermavano i pensatori positivisti, poiché la realtà è avvolta dal mistero.
Tutti gli aspetti dell'essere sono legati tra loro da oscure corrispondenze che sfuggono alla ragione. Inoltre
questi scrittori si interessano soprattutto all'inconscio (più tardi, a fine secolo, Freud darà una sistemazione
scientifica a questo problema). Lo scavo nell'inconscio porta gli artisti decadenti alla scoperta di una realtà
che ritengono si possa interpretare in modo più vero e più profondo abbandonando ogni legame razionale
con la realtà stessa.

Gli strumenti irrazionali del conoscere


Per giungere all'essenza segreta della realtà, i decadenti si abbandonano a stati alterati dell'esistenza come la
follia, la nervosi e il delirio che potenziano con l'uso dell'alcol e delle droghe: tutto ciò per sottrarsi in ogni
modo al dominio del loro paralizzante della ragione. Questo slancio irrazionale li spinge verso il misticismo
e, di conseguenza, gli artisti decadenti tendono ad annullare il proprio io nel gran Tutto facendosi parte della
natura: è ciò che viene definito “panismo” e che ritroveremo nell'opera di d'Annunzio.

La poetica del decadentismo


L'estetismo
Per i decadenti il primo strumento di conoscenza è quello costituito dall'arte e, pertanto, gli artisti divengono
“veggenti” e cioè persone capaci di spingere lo sguardo là dove l'uomo comune non vede nulla: per questo
motivo l'arte è per loro il valore più alto. E, poiché, secondo la loro poetica, l'arte coincide con il bello, il
culto religioso per l'arte dà origine all'estetismo. L'esteta assume infatti come principio regolatore della vita
la bellezza ed è solo in base a questa che vive e giudica la realtà mentre si rifiuta di promuovere idee morali e
civili; l'arte celebra soltanto se stessa allontanando da sé le intenzioni pratiche e utilitaristiche e divenendo
così arte “pura”, poesia “pura”. E poichè la parola nella poesia pura perde quasi del tutto la sua funzione
comunicativa, diventa, in questa prospettiva, suggestione irrazionale, al limite della comprensibilità.
D'altronde, nel rendere oscuro il linguaggio dell'arte, l'artista decadente prende anche le distanze dallo
sviluppo della “cultura di massa”, allora già molto diffusa, che, grazie all'evoluzione tecnologica, offre al
pubblico prodotti riproducibili “in serie” in un numero infinito di esemplari, come nel caso della fotografia e
dei romanzi pubblicati a puntate sui giornali, distruggendo così il concetto di unicità dell'opera d'arte che i
decadenti, anche grazie alla difficoltà di fruizione delle loro opere, intendono difendere

Le tecniche espressive
La musica dotata di misteriose capacità suggestive, prende forma nella parola che, grazie al suono si carica di
valori evocativi e indefiniti e quindi le parole stesse assumono sfumature o significati diversi da quelli
comuni. Anche il significato della metafora cambia di conseguenza; infatti la metafora decadente non è
regalata da un semplice rapporto di somiglianza tra due oggetti, come invece avveniva nella tradizione
precedente, ma crea legami tra realtà diverse e lontane, spesso oscuri e misteriosi, mettendo in luce un
sistema di analogie universali che allude alla rete di segrete relazioni tra le cose: il linguaggio usato dai poeti
per portare sulla pagina questa visione del mondo è quello che viene definito analogico.

Temi e miti della letteratura decadente


L'età del decadentismo è caratterizzata da un grande senso di stanchezza esistenziale derivante dalla
percezione di un disfacimento ormai vicino e, in gran parte, già in atto. La malattia e la perversione sessuale
sono temi costanti, che i decadenti assumono come svelatori di verità e che simboleggiano la crisi di
un'epoca soffocata dall'angoscia. Ma esiste un'altra faccia della medaglia che consiste nell'esaltazione della
pienezza vitale e nel culto della forza; questo slancio vitale risulta però nient'altro che un modo per cercare di
sconfiggere l'attrazione per la morte dovuta a quel senso di stanchezza esistenziale di cui s'è detto.

Romanticismo e decadentismo
Gli aspetti più specifici del Decadentismo si possono ricondurre alla situazione europea della seconda metà
dell'Ottocento: l'affermazione su larga scala della grande industria, il ruolo dell'uomo ridotto a cosa (il temine
tecnico è reificazione) e cioè a merce dell'industria capitalistica, la formazione della società di massa che
tende a sua volta a uniformare tutti gli individui. Il romanticismo, è il primo movimento artistico che già
intende ribellarsi a questo stato di cose, era però caratterizzata da un forte entusiasmo verso l'infinita
espansione dell'io; nel Decadentismo invece si manifesta un'ossessione della morte che spinge l'uomo a
ripiegarsi su se stesso e ad analizzare la propria debolezza. Altra diversità tra le due correnti è quella per cui
il decadente esalta l'artificio, la complicazione, l'opera derivante da un sottile lavoro cerebrale, mentre il
romanticismo tendeva a valorizzare la forza creatrice immediata e spontanea del genio. La conoscenza
dell'artista di trovarsi ora definitivamente in una condizione avvilente di declassazione e di massificazione,
poiché nella logica del mercato l'opera d'arte si riduce sempre più a merci di scambio, costituisce un'altra
caratteristica propria del decadentismo.

Decadentismo e naturalismo
Correnti culturali e gruppi intellettuali
È importante sottolineare che naturalismo e decadentismo sono fenomeni paralleli ed entrambi presenti negli
anni 70 fino ai primi anni 90 dell'Ottocento. Negli anni 90, il naturalismo sostanzialmente integrato
nell'ordine borghese poiché ne accetta la concezione culturale basata sul Positivismo e sul culto del
progresso, inizia a esaurirsi e le tendenze decadenti a emergere con forza. Infatti molte politiche artistiche del
ventesimo secolo hanno le loro radici nel decadentismo, a dimostrazione di quanto questo sia stato ricco di
idee e quanto queste abbiano influenzato l'arte successiva.

Il trionfo della poesia simbolista


Per il linguaggio analogico ogni parola diventa simbolo di quella parte di realtà che evoca; il compito
dell'arte è dunque, per i simbolisti, quello di tradurre la realtà in simboli. Questa poetica influenzerà, in Italia,
soprattutto Pascoli e d'Annunzio.

Le tendenze del romanzo decadente


Nel romanzo Controcorrente, Joris-Karl Huysmans narra la storia di un esteta che, isolato dal mondo, ricerca
ossessivamente sensazioni uniche, rare e preziose: questo atteggiamento porterà il protagonista ad ammalarsi
di nevrosi. La poetica dell'introspezione, praticata dalla narrazione di Huysmans, è alla base del romanzo
psicologico che si concentra quasi esclusivamente sull'esplorazione attenta dell'interiorità di un personaggio.
In Italia il romanzo psicologico verrà frequentato soprattutto dal D'Annunzio dei primi romanzi e da Svevo.
In Inghilterra vive e opera Oscar Wilde che, coerentemente con i principi dell'estetismo, tende a fondere arte
e vita ostentando atteggiamenti raffinatamente stravaganti. Questo scrittore brillante e profondo
contemporaneamente, fu anche un critico lucido e penetrante della società moderna. La sua opera più nota è
un romanzo, il ritratto di Dorian Gray, che si basa sull'ammirazione della bellezza, principio fondamentale
dell'estetismo, non senza però condurre nel medesimo tempo la critica corrosiva degli usi e dei costumi della
borghesia di fine 800.

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