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Negli ultimi decenni dell’Ottocento l’epoca positivista stava ormai tramontando, offuscata dalla
cosiddetta “Grande depressione”, un periodo di crisi, agraria e industriale, e un profondo disagio
sociale soprattutto fra gli esponenti delle classi più povere. Alcuni intellettuali e artisti
avvertivano anche un altro tipo di disagio: in una società ormai dominata dalla borghesia, per la
quale il valore principale era quello del guadagno, occorreva fare una bandiera della
propria diversità, della propria estraneità alla logica del perfetto.
Il termine deriva dal francese décadent, con riferimento al poeta francese Verlaine, che nella lirica
Languore definisce il suo stato d’animo nei confronti della società contemporanea. Esso servire a
Verlaine per testimoniare la percezione di un’epoca ormai al tramonto,fu usato dalla critica in senso
dispregiativo, per indicare una nuova generazione di poeti, che incitavano al rifiuto della morale
borghese e si ponevano al di fuori della norma sia nella produzione artistica sia nella pratica di vita.
“Sono l’Impero alla fine della decadenza / che guarda passare i grandi barbari bianchi”
Il decadentismo nasce dal disprezzo del presente, il disgusto per il conformismo che sfociarono nella
scelta di una vita da bohémien, votata al vagabondaggio e alla sregolatezza, fino all’autodistruzione
attraverso l’assunzione di droghe e di alcol.
I comportamenti anticonvenzionali portarono alla ricerca di nuove soluzioni artistiche e letterarie,
alla necessità di un’arte libera. Fondamento di tali tendenze erano alcuni motivi cari al Romanticismo,
quali il rifiuto delle convenzioni borghesi; l’eccezionalità dell’artista, il ripiegamento verso una
dimensione interiore, che spingeva i letterati a disinteressarsi dei problemi sociali e politici e si
traduceva spesso in un sentimento di malinconia e di incomprensione.Il termine viene comunemente usato
in due significati diversi. In senso stretto indica una stagione della sensibilità, del gusto e della
cultura che si impose in Francia negli anni Ottanta dell’Ottocento. In senso più ampio, indica il
multiforme movimento culturale e letterario che, con accenti diversi, si diffuse in molti paesi, a
partire dalla Francia, negli ultimi due decenni dell’Ottocento, ma proseguendo anche nel Novecento,
sulla base del rifiuto della tradizione letteraria precedente. Il Decadentismo è un movimento di
difficile classificazione:Secondo alcuni studiosi, le tendenze più strettamente decadenti si esaurirono
nei primissimi anni del Novecento, mentre altri considerano autori decadenti anche i romanzieri dell’
età della “crisi” e i poeti del primo dopo-guerra, in cui suggestioni decadenti si combinano con la
fuga dalla realtà della guerra. Nell’età del Decadentismo venne progressivamente meno la tradizionale
identificazione dell’intellettuale con l’uomo di culturaappartenente alla classe dirigente. Molti
letterati che aderirono a questo movimento erano communque dotati di proprie sedi, propri statuti e
finanziatori, mentre altri scelsero di lavorare battendo strade personali. Non è possibile, dunque,
ridurre l’intellettuale di questo periodo a una sola figura e a un unico ruolo; è necessario tenere
conto dell’estrema libertà che caratterizzò le scelte di ciascuno.
Caratteristiche
La scelta di descrivere la realtà attraverso facoltà e criteri soggettivi quali l’intuizione, l’
irrazionalità e la bellezza, in opposizione alla pretesa naturalista di una rappresentazione oggettiva
della realtà.
Il concetto dell’eccezionalità dell’artista, che non può confondersi con la gente comune, egli è un
veggente, un esteta o un superuomo.
Il rifiuto dell’impegno politico e sociale dell’artista e la celebrazione dell’arte come valore
assoluto
La critica del mondo borghese, con le sue convenzioni, i suoi valori e la sua morale
L’anticonformismo nelle scelte di vita e nelle concezioni artistiche; la rivendicazione della propria
eccezionalità induce spesso il letterato ad assumere atteggiamenti estremi
Il rifiuto verso la matrice positivista
Temi
Pur nella diversità di autori, esperienze e generi, nella letteratura del Decadentismo si possono
individuare alcuni temi ricorrenti quali:
-L’attenzione per l'interiorità e per le componenti intime e soggettive dell’animo umano; si tratta
di una rivalutazione che si colloca all’interno della crisi del Positivismo e delle filosofie
razionalistiche basate sulla ragione e sulla scienza come unici strumenti di indagine. Si mette in
discussione il principio secondo cui la realtà è oggettivamente definibile e quantificabile attraverso
i comuni parametri della logica e del pensiero scientifico; al contrario, grande importanza acquista
proprio la dimensione del soggetto nella definizione delle consuete categorie spazio-temporali, che non
obbediscono più a leggi definibili, ma sono sottoposte alla percezione che il soggetto ne ha.
-La malattia e la morte, considerate come affermazione di uno stato
privilegiato e consacrazione di superiorità. Queste tematiche saranno al centro del “romanzo della
crisi”, dove diventeranno metafora della condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo.
-Il vitalismo, centrale nell’opera di D’Annunzio e condizione opposta a quella della malattia, che
si traduce nell’esaltazione della vita non sottoposta ai freni della morale e nell’affermazione della
volontà di potenza. Il vitalismo nasce da un desiderio di dominio da parte dell’uomo sulla realtà e
sulla natura, sviluppandosi come reazione a quel compiacimento autodistruttivo che, proprio nel tema
della morte e della malattia, percorre la sensibilità decadente. È legato alla figura del superuomo e
al concetto di spirito dionisiaco di Nietzsche, intesi come gioiosa affermazione di sé, in un’
adesione immediata alla vita, senza che intervenga il freno della morale e di quei valori (altruismo,
pietà, ecc.) che inibiscono la libera realizzazione della propria volontà. Altra tendenza nella quale
il vitalismo si manifesta è l'esperienza panica in cui l’uomo si annulla e si identifica nella natura,
superando le barriere della propria percezione sensoriale che si dilata fino a comprendere ed assorbire
ogni elemento naturale.
-Il sogno, esperienza privilegiata con cui l’artista decadente riesce a evadere dai canoni imposti
dalla razionalità; la componente onirica consente di liberarsi dai lacci del controllo vigile della
coscienza, per dare spazio alle sfere più intime della propria soggettività. Solo questo rapporto
privilegiato con il mondo interiore favorisce un contatto più diretto con quanto vi è
di ineffabile nella realtà-
-Il vagheggiamento di epoche e paesi lontani, che sconfina spesso nell'esotismo, ovvero l’
attrazione per ciò che è lontano e sconosciuto: nella fase del Decadentismo, che coincide con l’
affermazione dell’Estetismo, tale tematica si esprime nell’ammirazione per le epoche di decadenza del
mondo antico, come la tarda età dell’Impero romano (IV-V sec. d.C.), o l’epoca bizantina.
-l’artista “maledetto”, che esprime la sua avversione per il mondo che lo circonda con atteggiamenti
di ribellione e una vita sregolata. Tale figura è rappresentata non solo dai “poeti maledetti”, ma
anche dallo stesso Oscar Wilde, che scandalizzò la morale vittoriana con i suoi comportamenti
provocatori, eclatanti e con la sua dichiarata omosessualità.
-il superuomo, che afferma la propria eccezionalità infrangendo le regole della morale comune fino a
compiere azioni turpi e violente; è una figura centrale in molta produzione di D’Annunzio.
-il malato in Svevo e Pirandello è l'inetto, incapace di assumersi responsabilità, nevrotico e privo
di volontà. Sono questi i tratti che caratterizzano Zeno Cosini, protagonista della Coscienza di
Zeno, e Mattia Pascal, protagonista del romanzo Il fu Mattia Pascal.
-la donna ambigua e sensuale, che assume, in alcuni casi, il ruolo di vera e propria donna fatale (come
Ippolita Sanzio del Trionfo della morte di D’Annunzio), e di colei che, antagonista e nemica del
protagonista, lo ostacola nella realizzazione dei suoi progetti.
Simbolismo
Il Simbolismo si sviluppa in Francia. I maestri del movimento sono, oltre a Mallarmé, i poeti Paul
Verlaine e Arthur Rimbaud, sostenitori di una lettura della realtà fondata sulla corrispondenza tra
simboli e sensazioni che, uniti, formano una rete di significati che collega il mondo esterno alla
realtà interiore. La realtà quindi non viene indagata dai simbolisti attraverso l’esperienza e la
ragione, bensì attraverso l’intuito, che è chiamato ad esprimersi con il mezzo a lui più congeniale:
la poesia. In questo senso allora secondo i simbolisti la poesia è la via privilegiata per la
conoscenza, poiché riesce a intuire e scoprire ilegamiche si insinuano tra l’ apparenza delle cose e i
loro significati più reconditi. La poesia simbolista si pone allora in antitesi con la concretezza e l’
idealismo dei testi romantici, prediligendo una funzione del verso puramente evocatrice e mistica. La
rigida metrica tradizionale viene abbandonata in favore del verso libero, che permette la creazione di
un ritmo che si ricalchi il fluire delle sensazioni e dell’energia che pervade le cose del mondo. La
musicalità del testo è sostenuto da un massiccio utilizzo di figure retoriche,
come sinestesie, analogie e metafore, che impreziosiscono il dettato e lo stile di opere riservate
a pochi lettori che posseggono gli strumenti per decifrarle e comprenderle a fondo.In Italia, invece,
gli echi del Simbolismo arrivano con qualche decennio di ritardo e vengono accolti principalmente da
tre autori dalla storia e dalle suggestioni molto differenti: Giovanni Pascoli , Gabriele D’
Annunzio. In questi autori, più che una adesione completa alla poetica simbolista, possiamo
rintracciare singoli aspetti o componimenti che si rifanno ai principi-guida del Simbolismo, come il
primato attribuito all’intuizione, l’accurata elaborazione formale (soprattutto sul piano fonico-
visivo) e la concezione della poesia come unico strumento capace di indagare una realtà “altra” e
superiore rispetto a ciò che è più direttamente visibile ad occhio nudo.
Giovanni Pascoli si contraddistingue per una poesia fatta di toni sommessi ed evocativi che tendono a
marcare unadistanza tra il componimento poetico e la realtà storica accomunabile a quella ricercata dai
simbolisti francesi. Un’evasione, quella pascoliana, che si distingue per un ripiegamento
interiore e per la ricerca di una realtà semplice e personale. Una realtà che si avvicina molto a
quella sperimentata nell’infanzia, unico momento di gioia nella vita dell’uomo, interrotta
bruscamente, nell’esperienza pascoliana, dalla morte del padre (come ricordato nella lirica X Agosto).
In particolare ne Il fanciullino (1903), importante testo in cui espone la sua teoria poetica,
Pascoli rivendica la capacità dei bambini di cogliere il senso profondo delle cose, al di là dell’
apparenza esteriore, mediante la semplice intuizione.
Estetismo.
L’Estetismo, un movimento artistico nato in Inghilterra, ma anche un vero e proprio stile di vita.
Il principio alla base dell’Estetismo è quello dell’arte per l’arte, che esalta il valore
della bellezza artistica e considera l’arte non assoggettabile alle regole della morale comune e
priva di intenti politici e civili.
L’esaltazione assoluta dell’arte si traduce nel rifiuto del Realismo e dell’utilitarismo borghese,
a cui viene contrapposta la rivendicazione della bellezza come esperienza superiore e l’affermazione
di un nuovo ruolo dell’artista, non più cantore del progresso e della borghesia ma, bensì individuo
eccezionale che si distingue dalla massa.
Secondo la teoria dell’Estetismo l’artista deve vivere la propria vita come un’opera d’arte e da
ciò deriva la figura dell’esteta o dandy, cioè la persona aristocratica e raffinata che fa della sua
vita una continua ricerca del bello anche nella quotidianità. Infatti, l’esteta odia la vita comune,
nutre un profondo disprezzo per una società dominata dall’interesse materiale e dal profitto, ma al
contempo ha un’ossessiva attrazione per la mondanità, per la vita frivola e per gli oggetti inutili e
preziosi. Egli intende vivere nel culto di una “vita inimitabile”, secondo l’espressione di D’
Annunzio, segnata anche dallo scandalo che suscita interesse e scalpore, sostituendo alla morale il
culto del bello e andando continuamente alla ricerca di piaceri raffinati, impossibili per una persona
comune. In lui è inoltre presente un continuo stimolo a godere della giovinezza fuggente, in cui l’
esaltazione del piacere è morbosamente collegata alla corruzione e alla decadenza e la bellezza è
intesa come suprema manifestazione del generale.
In tal senso, possiamo riassumere i punti cardine dell’ideologia esteta:
• il culto dell’arte per l’arte;
• il rifiuto della morale comune;
• il disprezzo per l’età moderna, per la volgarità della massa;
• la ricerca di uno stile di vita aristocratico e raffinato ispirato al culto della bellezza e della
eccezionalità;
• il rifiuto di ciò che è semplice e naturale.
Nel giro di pochi anni, l’illimitata fiducia nella scienza, nella tecnica e nel progresso veniva
intaccata da alcune fondamentali intuizioni filosofiche e teorie scientifiche. Cominciarono ad avere
ampia risonanza filosofi come Nietzsche, in ambito scientifico le scoperte di Freud e le intuizioni di
Einstein.
Einstein formulò la teoria della relatività ristretta, la quale dimostrava come spazio e tempo sono
dimensioni variabili.
Nel campo delle scienze umane furono decisive le ricerche condotte dal medico e neurologo austriaco
Sigmund Freud che studiando le malattie mentali, gettò luce sull’attività psichica e ne scoprì la zona
oscura, l’inconscio, fatto di desideri, sentimenti, emozioni, passioni, capace di condizionare l’
attività cosciente dell’individuo. Il termine “inconscio” indica l’insieme dei processi
psichici che sono stati rimossi nel corso della vita e che rimangono sotto la soglia della coscienza;
essi, pertanto, non possono essere conosciuti con un semplice atto di volontà. La psicoanalisi, di cui
Freud è considerato il fondatore, tenta la cura dei disturbi mentali a partire proprio dall’analisi
dell’inconscio.L’essere umano non è guidato solo dalla sua attività psichica cosciente, ma anche da
forze profonde e inconsce.Freud definì tre livelli nella vita psichica dell’individuo:
- L’Es corrisponde alle pulsioni e agli istinti più profondi, alle paure e ai traumi che risiedono
nell’inconscio e che la coscienza non ha accettato e ha censurato (“rimosso”)
-Il Super-Io è invece l’insieme delle regole e degli insegnamenti che, fin dall’infanzia, ci vengono
impartiti.
-L’Io è la parte cosciente, l’identità individuale; mira a raggiungere un equilibrio con l’ambiente
che lo circonda esercitando una funzione di mediazione tra l’Es e il Super-Io.
L’interpretazione dei sogni è un metodo fondamentale della psicoanalisi freudiana.
A mettere in discussione la fiducia del pensiero positivista nella naturale tendenza dell’uomo e della
società al miglioramento, furono alcuni orientamenti irrazionalistici, tra cui il nichilismo di
Friedrich Nietzsche. Egli formulò il concetto di superuomo, cioè di un uomo nuovo, libero dai
condizionamenti della morale comune, votato a esperienze eccezionali e alla realizzazione di una vita
straordinaria, che rappresenta la tendenza innata in ogni individuo a oltrepassare i propri limiti per
esprimere le proprie infinite possibilità. Il superuomo è colui che si impegna a realizzare totalmente
se stesso, superando gli ostacoli, morali e ideologici, che possono reprimere i suoi desideri e le sue
aspirazioni.La filosofica di Nietzsche afferma che, se lo spirito dionisiaco incarna la parte
istintuale, violenta e sfrenata dell’animo umano, lo spirito apollineo rappresenta la calma, la
serenità, la compostezza e l’equilibrio; l’arte trova la sua origine primordiale negli impulsi
dionisiaci, ma deve poi essere plasmata e organizzata nella forma apollinea.