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importanza: crollano i vecchi Stati assoluti, si formano nuovi organismi politici, prime le
cosidette „repubbliche giacobine“, po strutture statali più vaste come la Repubblica
cisalpina che diventa Repubblica Italiana, ed infine Regno d'Italia. Quando si afferma il
regime napoleonico, altri organismi secolari, come il Regno di Napoli, passano sotto il
dominio dei congiunti di Napoleone. Notevoli estensioni del territorio italiano sono
annesse direttamente allo Stato francese.
IL NEOCLASSICISMO
(Con il termine Neoclassicismo si usa indicare il periodo in cui avverrà il recupero della
civiltà classica antica, caricandola di nuovi valori: si parla di un „nuovo classicismo“, per
contrapporlo al „classicismo“ greco-romano, ma sptrattutto al „classicismo“
rinascimentale. )
(Nel periodo neoclassico l'uomo si smarisce nel pensiero, si ha un ritorno al passato solo
da un punto di vista artistico.)
Alle scoperte archeologiche si aggiunsero gli studi di arte classica, che suscitarono un
vagheggiamento entusiastico della civiltà e della bellezza antiche.
Essenza di questa bellezza espressa dall’arte classica erano una «nobile semplicità» ed
una «calma grandezza» che nascevano dal dominio delle passioni e dall’armonia interiore.
Negli ultimi decenni del Settecento e nei primi dell’Ottocento si riscontrano nella
cultura italiana anche tendenze che esteriormente appaiono opposte a quelle
neoclassiche. Se il gusto neoclassico, nella letteratura come nelle arti, è caratterizzato
dalla compostezza e dalla calma, dalla serenità e dal dominio del mondo passionale, dalla
contemplazione di un bello oggettivo, ideale, queste altre tendenze, che si possono
riconoscere all’interno stesso delle opere di scrittori neoclassici come Monti,
Pindemonte e Foscolo, si manifestano al contrario come esasperazione passionale e
soggettiva, concentrazione gelosa sull’io, amore per il primitivo, il barbarico e l’esotico,
per atmosfere malinconiche e tenebrose, dominate dall’idea e dalla presenza ossessiva
della morte, e, infine, come predilezione per una natura grandiosa e tempestosa,
selvaggia e desolata.
Il preromanticismo è un movimento letterario sorto in Europa nel corso del secondo 1700, in
totale opposizione al neoclassicismo.
La nuova letteratura è caratterizzata dall'esaltazione dell'individualità singola e del
sentimento, dalla confessione lirica dell'io, ripiegato in una malinconica solitudine, pervaso
da un senso drammatico e doloroso del vivere e da una concezione pessimistica della realtà,
in contrasto con certi aspetti troppo approssimativamente ottimistici dell'Illuminismo.
La tristezza e l'inquietudine preromantiche si esprimono in visioni notturne, lugubri,
sepolcrali, in meditazioni meste sulla morte e in una visione sentita come forza selvaggia e
misteriosamente consonante con il sentimento umano.
Assume i caratteri di vero e proprio movimento uno dei momenti più forti del
preromanticismo, lo "Sturm und Drang" ("Tempesta e assalto"), che polemizzò aspramente
contro il razionalismo della cultura francese dominante in Germania e contro il classicismo,
definiti artificiosi, falsi e antinazionali, e accusati di soffocare la libera creatività dell'artista
con la loro minuziosa e arida precettistica. I giovani dello "Sturm und Drang" esaltarono
l'individualità, la passionalità, la fantasia e la libertà assoluta della creazione dell'artista e
manifestarono il loro disaccordo con la società borghese = anticonformismo. Tra le opere
prodotte nel clima dello “Sturm und Drang” ebbero un successo europeo I dolori del giovane
Werther di Johann Wolfgang Goethe che, insieme alla Nuova Eloisa di Rousseau,
costituiscono il punto di riferimento fondamentale dell’Ortis di Foscolo.
PROBLEMATICITÀ DEL CONCETTO DI PREROMANTICISMO
Per tutte queste manifestazioni culturali che abbiamo elencato si suole parlare di
Preromanticismo, poiché i loro aspetti salienti si ritroveranno poi, nei primi decenni
dell’Ottocento, nella letteratura romantica. Il concetto e il termine sono stati
contestati, in quanto impoverirebbero la nozione di Romanticismo, che possiede ben altra
ricchezza e complessità; di conseguenza tali manifestazioni sono state viste come
fenomeni ancora del tutto interni alla cultura dell’Illuminismo.
In realtà le tendenze esaminate non tollerano di essere ridotte entro quei confi ni: esse
sono indubbiamente già i sintomi di una visione del mondo e di una sensibilità nuove; sono
infatti, a fine Settecento, il riflesso delle inquietudini di un’età che avverte come sia
ormai prossimo a crollare un ordine secolare, non solo nelle sue strutture politiche,
sociali, economiche, ma anche in quelle culturali.
Nella seconda metà del Settecento siamo sulla soglia di due grandi rivoluzioni, che
sconvolgeranno dalle radici tutto l’assetto europeo: l’una politica, quella francese,
l’altra economica, quella industriale, che dall’Inghilterra si diffonderà per tutta l’Europa
nel corso dell’Ottocento. Il Romanticismo sarà appunto il frutto culturale maturo di
questi sconvolgimenti rivoluzionari. La nozione di Preromanticismo ha dunque
una sua validità storiografica, purché si dia rilievo caratterizzante al prefisso
pre: le tendenze esaminate sono, cioè, indizi, sintomi, che pre-annunciano ciò che
maturerà in seguito.
I puristi di più rigida osservanza furono il napoletano Basilio Puoti, alla cui scuola studiò
Francesco de Sanctis, ed il veronese padre Antonio Cesari, che curò la ristampa del
vocabolario della Crusca. Posizioni più moderne e aperte assunse invece Pietro Giordani.
Il suo purismo non fu rigido come quello di Cesari: il suo ideale fu piuttosto quello di un
dignitoso e sobrio classicismo formale, che si rifacesse alla limpidezza dello stile greco.
Giordani era di orientamento laico, progressista e patriottico, ed affermò l’eisgenza di
una letteratura ispirata ad elevati sentimenti morali e all’idea della rinascita nazionale. A
questi principi patriotici si oppose poi il Romanticismo che apriva la cultura italiana alle
influenze straniere. Per le sue idee subi anche persecuzioni negli anni della
Restaurazione. Alla rigidezza pedantesca del Purismo reagi anche Monti in una sua opera,
in cui sosteneva l’esigenza di una lingua letteraria nazionale che non si fermasse al
trecento, ma mettesse a frutto gli apporti di tutti i grandi scrittori in nome di un
eliquilibrio fra il rispetto della tradizione e libertà espressiva.
La lingua letteraria continua una tradizione ormai secolare: poeti e prosatori si rifanno
sempre ai modelli illustri e scrivono in una lingua aulica, lontanissima da ogni possibile uso
parlato. Questo conferma che la letteratura è un fatto d’élite, rivolta a pochi, ad una
piccola cerchia di persone colte, che condividono con lo scrittore la cultura, i gusti, il
linguaggio. Un pubblico di lettori comuni, non letterati, è ancora del tutto embrionale.