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Crepuscolarismo

Affiancato alla corrente futurista, vi è la corrente del Crepuscolarismo che segue una direzione opposta. Già
dal termine si intuisce che Crepuscolarismo nasce da “Crepuscolo”, quindi l’intento di questi autori è quello
di rappresentare atmosfere smorzate, dove la malinconia è l’elemento fondamentale. Questa corrente si
diffonde nel nord Italia, in particolare a Torino. Molti degli autori rappresentano questa atmosfera che, in
un certo senso, si pone sulla linea del Decadentismo, cioè l’idea della decadenza viene adesso associata
all’idea della malinconia, però questi poeti vivono la dimensione della malinconia legandole anche alle
proprie esperienze personali di vita; molti poeti, infatti, vivono la condizione della malattia, in particolar
modo della tubercolosi (o tisi), che è una malattia particolarmente diffusa in questo contesto storico e
quindi essi percepiscono il senso della precarietà dell’esistenza e vivono senza produrre una reazione
vitalistica a questa condizione di malattia, di conseguenza si adagiano a questa condizione e da questa
riflessione sulla precarietà dell’esistenza nascono i versi dei poeti crepuscolari.

Ci sono stati autori del primo Novecento che hanno vissuto sia l’esperienza crepuscolare sia quella
futuristica, ciò ci fa comprendere che sono delle correnti complementari fra loro, cioè presentano due
aspetti diversi della realtà, della condizione esistenziale, però rappresentano questa complementarità e la
dimensione di vita dell’intellettuale. Matura tra i versi degli autori del Crepuscolarismo la sensazione di
inadeguatezza del poeta, nel senso che adesso essi mettono in luce la paura degli autori del Decadentismo,
i quali temevano il declassamento, mentre quelli del Crepuscolarismo affermano di non essere dei punti di
riferimento nella società contemporanea e lo dichiarano in questo fondo di tristezza e malinconia che
caratterizzano i loro versi. Dunque, l’atmosfera è smorzata, non abbiamo l’uso di contesti paesaggistici
vitali, ma, al contrario, la descrizione di ambienti in decadenza.

Colui che è considerato il caposcuola di questa corrente crepuscolare è Guido Gozzano. Egli rappresenta lo
sperimentatore per eccellenza di un nuovo modo di fare poesia e, nel panorama della produzione
crepuscolare, imprime una personalità particolare perché la sua opera fondamentale, intitolata I Colloqui, è
un’opera che mescola questa malinconia, le atmosfere smorzate, gli ambienti in decadenza e allo stesso
tempo corrode attraverso l’ironia la descrizione di queste atmosfere da lui rappresentate. Cioè, la
malinconia non viene percepita come abbandono ad una realtà considerata insoddisfacente, ma essa è
guardata attraverso l’occhio critico del poeta, che sorride alla visione di determinate situazioni. Il brano più
conosciuto di Guido Gozzano è La signorina Felicita, ovvero la Felicità, tratto da I Colloqui, che rappresenta
un componimento significativo all’interno dell’opera e che ci dà la dimensione del cambiamento del tempo
rispetto alla produzione di fine Ottocento.

Vi sono degli autori che vivono sia l’esperienza crepuscolare sia quella futuristica, uno di questi è Aldo
Palazzeschi, il quale realizza una produzione artistica molto ampia e in questo percorso artistico troviamo
opere dove effettivamente l’elemento della malinconia è presente e opere dove, invece, il desiderio di
rinnovamento e di novità prevale. I suoi componimenti sono fuori dai canoni della letteratura tradizionale
italiana, ma ciò ha spinto gli intellettuali a compiere una riflessione sulla propria funzione di intellettuali e di
poeti, e a rinunciare all’ornamento poetico che non era altro che un modo per togliere spontaneità
all’ispirazione poetica. I suoi componimenti sono probabilmente il frutto di un’elaborazione, ma si ha
l’impressione di una scrittura poetica istintiva. Nonostante ciò, è possibile comprendere che dietro vi è
un’elaborazione, dato che i poeti volevano mirare a un obiettivo, cioè quello di sensibilizzare gli intellettuali
del proprio tempo al cambiamento, però l’impressione è quella che non ci sia quello studio della parola, il
quale aveva caratterizzato la letteratura precedente.
Il Futurismo recepisce le istanze del nazionalismo, dell’interventismo e di certa poesia dannunziana,
soprattutto quella del libro Maya delle Laudi, che tratta il tema del progresso, della macchina ecc. Quindi, il
Futurismo riprende alcune suggestioni della letteratura dannunziana e le porta alle estreme conseguenze.
Viceversa, i crepuscolari recepiscono le istanze della poesia pascoliana.

Essa è la poesia delle piccole cose; dalla rappresentazione semplice della realtà che lo circonda, il poeta per
illuminazione improvvisa, intuisce il mistero dell’esistenza, anche se non ci propone delle certezze. Rimane
comunque una poesia delle piccole cose perché il linguaggio utilizzato non è artefatto e anche dal punto di
vista della rappresentazione della realtà, l’attenzione del poeta si concentra sulle piccole cose. I
crepuscolari recepiscono questa tendenza ma, anche in questo caso, la portano alle estreme conseguenze,
infatti Guido Gozzano diceva che la sua poesia si ispirava alle piccole cose di pessimo gusto, e in questo
senso interviene una critica nei confronti del mondo borghese, ormai definitivamente decaduto, del quale
Gozzano critica l’ignoranza, come leggeremo ne La signorina Felicita, dove sottolinea che i borghesi hanno
la disponibilità economica ma non hanno il buon gusto, non capiscono le bellezze artistiche, non
comprendono questo genere di cose perché non hanno una formazione culturale che li aiuti a comprendere
il valore della bellezza. Quindi si muove in una direzione che è inizialmente pascoliana, ma portata agli
estremi.

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