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Montale si chiese se la poesia fosse ancora possibile nella società di massa, nel momento in

cui esistono strumenti di comunicazione più immediati come il cinema, la radio e la


televisione, e il dubbio riguardava la possibilità che la poesia non venga scartata come cosa
superata e inutile. In tutta la sua lunga ricerca Montale cerca di dare un senso alla vita e alla
realtà servendosi della poesia: egli in cerca di modi sempre nuovi raggiungere lo stesso
obiettivo Montale cambia costantemente poesia, aprendo se l’influenza del modernismo
europeo.

La sua cultura letteraria è frutto di una formazione autonoma, basata però su intense letture
sull’osservazione attenta della realtà. La sua formazione filosofica è costituita da due filoni:
etico-politico e esistenziale-religioso.
Per quanto riguarda il primo, è tra i pochi firmatari del manifesto degli intellettuali antifascisti:
egli manterrà sempre un'opposizione al regime di Mussolini. Caduto il fascismo vede fallire
nel 1947 il progetto politico liberale in cui credeva: Italia è divisa tra due grandi partiti di
massa, la democrazia cristiana da un lato e il partito comunista dall’altro (le due chiese).
Sul versante esistenziale religioso egli pone l’accento sulla contrapposizione tra libertà e
necessità, influenzato dal grande filosofo del contingentismo.

La sua poetica occupa una centralità all’interno del canone poetico del 900’.
La poesia di Montale si può distinguere in due fasi: 1) ricerca alta, tono tragico ed
un’elevatezza metafisica. 2) La svolta determinata da Satura (1971), nel 2 novecento è
caratterizzata da una lirica bassa, prosastica a forte tendenza comica o addirittura satirica.
La poetica di Montale ha vari modelli di influenze:
Dalla musica trae sensibilità alle suggestioni musicali della parola. per questo nel 1922
pubblica “accordi”: la prima prova poetica costituita da sette liriche legate ad uno strumento
musicale; dal filosofo Schopenauer trae il male di vivere come la condizione dell’uomo,
diviso tra volontà e senso di insoddisfazione; infine in quanto alla letteratura, costruisce la
sua poetica in opposizione a quella di capire D’Annunzio.
Egli sforza di congiungere classicità e modernità, e ciò gli attribuisce una posizione centrale
nel canone poetico del 900 italiano: egli propone una poesia formalmente elaborata e
musicale ma anche ricca di sostanze argomentativa e filosofica. La sua poetica può essere
suddivisa in classicista, modernista, metafisica e infine diaristica e comica.
Dal suo punto di vista la poesia ha una duplice funzione; ha un valore etico sul piano storico
come invito alla consapevolezza e la conoscenza e da un valore metafisico poiché svela il
segreto dell’esistenza e cerca di trovare un varco verso la salvezza, opponendo una poesia
semplice e chiara.

Montale si caratterizza per l’adozione di un tono umile, evitando gli eccessi delle vanguardia;
viene ridimensionato il ruolo del poeta, che non può essere più presentato come vate. Egli
non utilizza la parola sublime ma quella concrete utile che rappresenta la quotidianità e la
realtà.
Successivamente la sua poetica subisce un primo mutamento: il classicismo moderno
diventa modernismo maturo con un’ispirazione classicista. Di conseguenza alcuni punti della
prima poetica restano fermi, come l’idea che il classicismo controlla razionalmente la materia
politica, ma alcune cose cambiano:
- egli si estende alla totalità della letteratura occidentale e non più solo la tradizione
nazionale;
- utilizza l’impersonalità, cioè la riduzione o addirittura scomparsa dell’io lirico;
- si serve di immagini concrete oggettive chiamate anche correlativi oggettivi.
- predilige scenari urbani = la città assume caratteristiche infernali, mentre gli spazi
interni rappresentano un rifugio.

Nel 1925 viene pubblicata la prima edizione di ossi di seppia, denominata così perché
l’osso di seppia gettato sulla terra simboleggia il poeta esiliato dal mare, ovvero escluso
dalla natura e dalla felicità evocando il suo malessere esistenziale. Si presenta come
un’opera originale poiché all’aspetto di una biografia in versi che narrano il percorso
psicologico di un antieroe che prova un senso di appartenenza alla realtà che lo circonda. E
un’ opera spinta da una parte dalle avanguardie del 900’, dall’altra la tendenza restauratrice
e al classicismo; si riflettono nell’uso sia verso libero ma prevalentemente sull’uso di forme
chiuse come le quartine, frequenti.
In esso Montale fa i conti soprattutto con D’annunzio e il simbolismo decadente, in
particolare si può notare nei due destini degli ossi di seppia: il mare rappresenta la felicità
dell’essere contrapposta alla terra, dove essi possono galleggiare felicemente nel mare
come rappresenta la poesia dannunziana, e si ha un accordo con la natura o possono
essere abbandonati sulla terra, ovvero la maturità ed il luogo del sacrificio e privazione.
Questo superamento di D’annunzio avviene quando Montale riprende alcuni suoi temi con lo
scopo di distruggere l’eloquenza dannunziana, realizzato nelle poesie aggiunte nel 28 che
non hanno la musicalità delle precedenti ma sono ragionative e narrative, con una metrica
tradizionale basata sull’endecasillabo alternato al settenario.

Questo libro comprende quattro sezioni: movimenti, ossi di seppia, Mediterraneo, meriggi e
ombra. Tutta la raccolta è costruita sull’antitesi tra due sentimenti: il “male di vivere” e la
ricerca di una speranza, di una rivelazione di verità sotto forma di “miracolo”.

Il primo libro delinea un percorso poiché si passa da un momento felice, coincidente con
l’infanzia e una fusione armoniosa con la natura- al disincanto della maturità ed a una
condizione di spaesamento che coinvolge la realtà esterna ed interna del soggetto.
Nella seconda sezione domina il motivo dello scarto e quindi l’immagine dell’osso di seppia
espulso dalla natura poiché abbandonato.
Nell’ultima parte infine l’io lirico accoglie il proprio destino di sconfitta e raggiungimento del
nulla, affrontandolo con dignità: il poeta non evita le difficoltà del cammino e non rinuncia ad
interrogarsi, si distingue così dall’uomo superficiale.
Come già detto, nella prima sezione appare un possibile accordo con la natura, accordo
sostituito dalla divina Indifferenza nella seconda sezione.
La natura rappresentata da montale perde i tratti mitici della visione dannunziana: domina un
paesaggio arido e desolato, rappresentante della desolazione dell’esistenza, mentre il mare
immutabile e immobile è l’unico luogo che può custodire il mistero, diventando emblema
della salvezza; la natura quindi risulta ambivalente: da una parte rappresenta la vitalità e
apre la possibilità del miracolo della rivelazione, ma dall’altra mostra all’uomo un volto ostile
ed estraneo. Inoltre gli elementi della natura costituiscono il correlativo oggettivo del male di
vivere dell’uomo, dall’altro sottolineano l’incomunicabilità fra l’individuo e il paesaggio. Si ha
così una rottura dolorosa in cui il poeta si sente come esistenza marginale e minacciata,
un’ombra.
Montale si fa portavoce di una generazione di nuovi poeti, emerge così la poesia della
negazione, fatta di parole capaci di esprimere solo il male di vivere (ispirato da Leopardi e
Schopenhauer) e l’insignificanza del mondo. Ci sono così due diverse poetiche che
costituiscono due modi opposti di concepire la natura e la psicologia dell’uomo: montare
distingue ”l’inno” cioè una poesia piena e propositiva, e “l’elegia” che contraddistingue la
poesia negativa delle nuove generazioni.
Per quanto riguarda il linguaggio, esso non può più essere ricco e rivelatore ma diventa
anch'esso disarmonico, secco e contorto, rifiuta la poesia aulica ed utilizza immagini umili e
quotidiane. Avviene il recupero della rima dei versi tradizionali, poiché la poesia di Montale
attua un compromesso fra l’accettazione delle regole tradizionali e la loro infrazione.

Montale rinuncia a rivelare il senso del mondo al lettore, egli prende atto della mancanza di
certezze nell’uomo e sceglie di non fornire risposte consolatorie e illusorie. Alla
problematicità del reale l’autore contrappone il ragionamento e il dubbio; egli nonostante ciò
non rinuncerà alla ricerca di senso e di valore.

Nella seconda sezione l’accordo con la natura è sostituito dalla divina indifferenza: Montale
utilizza questo concetto per esprimere una sorta di rassegnazione nei confronti delle
esperienze umane e delle contraddizioni del mondo, difatti si riferisce all'atteggiamento di
distacco, di indifferenza superiore e di disincanto nei confronti della realtà che permette di
guardare al mondo e alle sue vicende con una prospettiva più ampia e critica.
La "divina indifferenza" di Montale può essere interpretata come un modo per affrontare
l'inevitabile complessità e l'incertezza della vita umana, senza farsi sopraffare dalla
disperazione o dal senso di impotenza. È un atteggiamento che permette di accettare
l'ineluttabilità delle cose, di trovare una forma di equilibrio interiore e di mantenere una
visione lucida della realtà.

Vengono usati di termini concreti e prosaici(caricati di valenza simbolica), presi dalla natura
e dalla tecnica, che vengono messi in relazione con il lessico lirico tradizionale: questa
mescolanza tra voci auliche e quotidiane modifica il linguaggio lirico secondo la tradizione
antipetrarchista e si avvicina al plurilinguismo dantesco; recupera i versi della tradizione
lirica, ma li usa in forme irregolari (ipermetri o ipometri o inseriti in strutture costruite
liberamente) e vi è una forte attenzione agli aspetti fonologici

Le occasioni è il secondo libro di Montale, pubblicato nel 1939; essi raccolgono le poesie
dal 1928 al 1940, questa nuova raccolta riflette l’isolamento degli intellettuali contrari al
fascismo, chiusura presentata in molte sue poesie: la città di Firenze viene rappresentata
come la culla della cultura e bisogna difenderla dalla violenza dal regime della civiltà di
massa. Questa situazione storica provoca un cambiamento di poetica, infatti rispetto agli
ossi lo stile s’innalza e si purifica: il linguaggio è più elevato, con un lessico ripreso dalla
tradizione lirica dantesca e viene utilizzato l’endecasillabo regolare.
Le Occasioni è un libro cittadino mentre Ossi di Seppia era un libro marino: qui tutto si
svolge negli interni di case cittadine; questa contrapposizione è una contrapposizione tra
l’umanesimo e il luogo del fascimo (esterno).
la protagonista del libro è Irma .
Il libro è dedicato ad Irma Brandeis, la protagonista che viene cantata con il nome di Clizia
(amante di Apollo, dio della cultura; lei è messaggera di una divinità laica: il valore della
cultura e poesia, in grado opporsi al male storico rappresentato dalla civiltà delle masse del
fascismo.); Vi è una contrapposizione tra condanna, ovvero mancanza di clizia dove prevale
il tema dell’assenza, e la salvezza, ovvero nella sua presenza, che riesce a dare senso al
mondo. Il libro presenta delle epifane di cui Clizia fa esperienza, ma sono orari occasionali,
da ciò l’opera prende il titolo. Viene mostrato anche un altro carattere della letteratura
modernista: quella della natura epifania il cui significato dell’esistenza si rivela. Epifania
indica il manifestarsi delle divinità attraverso segni o apparizioni del Dio stesso; all’inizio del
novecento viene ripreso questo concetto da scrittori modernisti per esempio Joyce che
secondo lui l’Epifania e la rivelazione improvvisa in attesa del significato dell’esistenza in
una situazione banale quotidiana.
Il libro presenta una novità poetica: riprende la teoria del correlativo-oggettivo, in base alla
quale si rappresenta solo l'oggetto e il corrispettivo delle emozioni: la situazione emotiva a
cui rimandano non viene esplicitata, se non allegoricamente.
Inoltre diventa decisivo il modello di Dante, da cui riprende il tema della donna-angelo. Clizia
può essere considerata la nuova Beatrice di Dante, poiché è un’allegoria del nuovo valore,
non più la teologia ma la cultura; è una donna angelo di una salvezza raggiungibile
attraverso la cultura. Montale si rivolge al tuo della donna amata creando così un ritorno al
classicismo modernista

La pubblicazione di satura interrompe un periodo di crisi e silenzio poetico, nel quale il


poeta prende consapevolezza che la poesia può avere un ruolo solo marginale nella società
consumistica che si andava affermando.
Il titolo rimanda al genere latino della satura, ovvero componimenti in metri di contenuto
vario; inoltre la satira può essere considerata come critica dei costumi dei vizi della società
ma anche come vocazione di un sentimento di saturazione e soffocamento che prova il
poeta nella società comunistica.
La raccolta satura è caratterizzata dalla compresenza di realtà storica e attualità, infatti le
poesie delle ultime due sezioni comprende avvenimenti come la guerra fredda con lo sbarco
sulla luna; gli unici strumenti del poeta per interpretare affrontare la contraddittorietà delle
realtà sono la parodia, il distacco o l’ironia.
La poetica di Montale è influita da una nuova realtà caotica e industrializzata, che travolge i
valori in cui credeva, e il poeta non trova più il senso della realtà che lo circonda, di nuovo
conseguenza la parodia e l’auto parodia vengono considerate le uniche possibilità poetiche.
La nuova donna guida è Mosca, la moglie del poeta morta nel 64 e per cui dedica una
sezione di Satura. Essa non porta più la salvezza ma un aiuto concreto, gli insegna a
muoversi nella vita: anche nel trionfo della società consumistica, come un insetto ha la
capacità di sopravvivere, da cui il soprannome Mosca. In questa nuova società i riferimenti
culturali filosofici non offrono più una visione definita del mondo, di conseguenza viene
negata la possibilità di una poesia lirica e alta e ciò si riflette sul piano formale: Lo stile è più
comune, non elevato o tragico dei libri precedenti: il lessico imita il parlato, il linguaggio
acquisisce un adattamento narrativo dei versi; i componimenti sono disposti in ordine
cronologico ma perseguono un’impostazione diaristica e l’assenza di un filo conduttore.
Inoltre compie una scelta comica, poiché fino ad ora ha inseguito la felicità e la capacità di
dare il senso alle cose, da qui in poi si convince che non esistono significati o valori.
Un aspetto caratterizzante è l’autocitazione, in cui critica ed esamina il proprio passato,
ormai sensa senza; allora cita se stesso per denunciare l’errore in cui è caduto
(caratteristiche del post moderno).

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