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EUGENIO MONTALE (1896-1981)

VITA E OPERE

DATE EVENTI
1896 Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia appartenente alla media borghesia.
1915  Ottenuto il diploma di ragioniere affianca per qualche tempo il padre nella sua attività commerciale ma nel frattempo studia e si
appassiona alla letteratura Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale con il grado di sottotenente, ritorna a Genova e comincia
a frequentare gli ambienti letterari, stringendo rapporti di amicizia con i maggiori poeti liguri.
o Formazione: i simbolisti francesi (Rimbaud, Verlaine, Mallarmé), i poeti inglesi (T.S. Eliot, Pound), i
filosofi (Schopenhauer, Nietzsche)
1922  Esordisce come poeta sulla rivista Torinese “Primo Tempo” e in seguito collabora con Piero Gobetti, stimato intellettuale antifascista,
fondatore della rivista IL BARETTI.
 1922-1923: vacanze a Monterosso (La Spezia), dove conosce Anna degli Uberti (Annetta-Arletta)
 Montale firma il MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI ANTIFASCISTI redatto da Benedetto Croce, in cui esprime il netto
dissenso nei confronti della dittatura esce la sua prima raccolta di poesie intitolata OSSI DI SEPPIA:
o il titolo è emblematico perché rispecchia le scelte formali del poeta e la sua visione della realtà.
1925 o Gli ossi di seppia sono i residui calcarei di quei molluschi che il mare deposita sulla riva e alludono a una condizione
esistenziale impoverita e prosciugata.
 In questa prima fase della sua produzione atteggiamento di radicale pessimismo perché considera la condizione umana come una
prigione arida e priva di scampo e ritiene che la poesia non sia in grado di attingere alla verità o di proporre messaggi positivi.
o I componimenti sono caratterizzati dalla presenza di suoni aspri e di ritmi spezzati e dalla poetica degli oggetti che
consente di rappresentare i concetti astratti o stati d'animo attraverso elementi della realtà concreta e quotidiana.
1927 Il poeta si trasferisce a Firenze dove lavora come redattore nella casa editrice Bemporad e negli anni successivi collabora con la rivista Solaria.
 Dirige il prestigioso GABINETTO VIEUSSEUX, cioè un'istituzione che si occupa di promuovere gli studi scientifici e letterari e
diventa un punto di riferimento per gli intellettuali avversi al regime dove però sarà espulso 9 anni più tardi perché non iscritto al
partito fascista.
1929-1938  A Firenze Montale conosce la futura moglie Drusilla Tanzi (Mosca) e stabilisce un'intensa relazione sentimentale intellettuale con la
studiosa americana Irma Brandeis (Clizia)
 Per Montale la figura femminile era molto importante infatti ad ognuna assegnava un SEGNAL cioè poeti provinciali chiamavano
con un termine che li caratterizzava.
 Nel 1938 Montale comincia a dedicarsi a un'intensa attività di traduzione delle opere dei grandi scrittori americani e nel 1939
pubblica la sua seconda raccolta poetica LE OCCASIONI che sono liriche più oscure e difficili da decifrare.
o Lo stile diventa aulico ed elevato e scompare ogni commento che possa guidare il lettore a comprendere le corrispondenze
tra il dato concreto e il suo significato astratto (Tecnica del correlativo oggettivo)
 All'inizio della Seconda guerra mondiale, il poeta è chiamato a svolgere incarichi di tipo amministrativo nell'esercito e dato nel 1942
1942 fa ritorno a Genova, dove si trova ad affrontare il dolore per la scomparsa della madre, della sorella e per la distruzione della casa di
famiglia in seguito ai bombardamenti.
1944  Decide di impegnarsi direttamente nella vita politica italiana, entrando a far parte del Comitato di liberazione nazionale e iscrivendosi
al partito d'azione di orientamento laico e repubblicano dopo quattro anni si trasferisce a Milano, dove lavora per il Corriere della
Sera, senza però rinunciare alla sua vocazione poetica
1956  Pubblica la sua terza raccolta LA BUFERA E ALTRO ispirata quasi esclusivamente all'esperienza della guerra e alle contraddizioni
della società di massa.
 Riceve la laurea in lettere ad honorem dall'Università di Milano e l'anno successivo si sposa con Drusilla Tanzi, con la quale
conviveva ormai da più di vent'anni dopo sei anni viene nominato senatore a vita per i suoi altissimi meriti in campo letterario e
artisti E infine dopo un lungo silenzio poetico viene pubblicata la raccolta intitolata SATURA e successivamente escono le ultime
1961 raccolte: DIARIO DEL 71 E DEL 72, QUADERNO DI QUATTRO ANNI E ALTRI VERSI.
o Quest'ultima fase della produzione di Montale è caratterizzata da un'aspra critica alla società dei consumi e dalla nostalgia
nei confronti della cultura umanistica tradizionale per adeguarsi al progressivo svuotamento dei valori collettivi.
o Montale abbandona lo stile alto delle raccolte precedenti e mescola nei suoi versi linguaggi e materiali eterogenei per
ottenere effetti ironici e parodistici.
1975  La sua fama di poeta ed intellettuale viene coronata dal Premio Nobel per la letteratura.
1981 Montale muore a Milano il 12 settembre 1981 e viene onorato con la celebrazione dei funerali di Stato.

PENSIERO POETICO DI MONTALE


 Attraverso alcune sue dichiarazioni si possono individuare i temi di cui egli tratta nelle sue opere:
“I miei motivi sono semplici e sono: il paesaggio (qualche volta allucinato, ma spesso naturalistico: il nostro paesaggio ligure che è
universalissimo); l’amore, sotto forma di fantasmi che frequentano le varie poesie […] e l’evasione, la fuga dalla certezza ferrea della
necessità, il miracolo, diciamo così laico” (1966).
1) Il PAESAGGIO (arido, brullo, diseccato; un sole implacabile che non è simbolo di pienezza vitale, ma di una forza crudele che
opprime l’esistenza) qualcosa di irreale ci sono dei particolari che sono enfatizzati e decontestualizzati:
a. Paesaggio universalistico per mostrare il rapporto dell’uomo con la natura diversa da quella di D'Annunzio
b. Principio vitale dominato dall'aridità il sole che domina visto come qualcosa di crudele che fiacca le energie mentre
per D'Annunzio il sole è simbolo della forza vitale “Meriggio” visione panica della manifestazione della natura
c. Il male di vivere vita strozzata che non riesce a rispondersi a paesaggio arido ma solo grazie all’amore,esclude un
rapporto con Dio
2) AMORE tema importante legato ai fantasmi visione positiva e salvifiche, che porta all’evasione delle certezze
MIRACOLO LAICO che dona l’evasione e la libertà da questa realtà dominata dal principio di casualità (tema della donna)
3) NECESSITÀ
 Da questa seconda dichiarazione si riesce a individuare un altro tema importante:
«Scrivendo il mio primo libro […] ubbidii a un bisogno di espressione musicale. Volevo che la mia parola fosse più aderente di
quella degli altri poeti che avevo conosciuto. Più aderente a che? Mi pareva di vivere sotto una campana di vetro, eppure sentivo
di essere vicino a qualcosa di essenziale. L’espressione assoluta sarebbe stata la rottura di quel velo, di quel filo: una
esplosione, la fine dell’inganno del mondo come rappresentazione. Ma questo era un limite irraggiungibile. E la mia volontà di
aderenza restava musicale, istintiva, non programmatica. All’eloquenza della nostra vecchia lingua aulica volevo torcere il collo,
magari a rischio di una controeloquenza» (Montale, Intenzioni. Intervista immaginaria, 1946).
 Espressione musicale non programmatica percepisce una distanza della realtà a causa della parola poetica utilizzata da Pascoli e
d’Annunzio mentre Montale vuole rompere e togliere il velo attraverso la filosofia di Schopenhauer (dopo più di 100 anni egli lo
legge poiché solo all’inizio del novecento si era tradotto in italiano)
 Visione del togliere il velo contro l'eloquenza e fine dell'inganno del mondo visto come rappresentazione rapporto diretto con la
realtà mentre nei poeti a lui precedenti c’era un eccesso d’eloquenza, per lui era necessaria una lingua diversa da quella aulica di
Pascoli e d'Annunzio Due aspetti centrali:
o l’evasione, la fuga dalla certezza ferrea della necessità, il miracolo laico
o Mi pareva di vivere sotto una campana di vetro, eppure sentivo di essere vicino a qualcosa di essenziale.
L’espressione assoluta sarebbe stata la rottura di quel velo, di quel filo: una esplosione, la fine dell’inganno
del mondo come rappresentazione

PENSIERO DI SCHOPENHAUER
 Molto importante per Montale il pensiero di Schopenhauer che si trova all'interno degli scritti:
o Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente (1813)
o Il mondo come volontà e rappresentazione (1818; I ed. italiana 1913)
 Secondo Schopenhauer il mondo dei fenomeni è caratterizzato da un determinismo materialistico, tutto è regolato dalla necessità,
da una rigida consequenzialità di causa-effetto:
o la necessità logica regola il nostro conoscere;
o la necessità fisica regola il divenire;
o la necessità matematica riguarda gli enti matematici e geometrici;
o la necessità morale riguarda il rapporto tra il nostro carattere e i nostri atti.
 Per lui noi conosciamo la realtà attraverso lo ‘spazio’, ‘il tempo’ e la ‘causalità’: la rappresentazione che noi abbiamo del mondo
non è libera e l’agire umano non può presumersi emancipato dai vincoli che determinano la realtà.
 La rappresentazione è la forma fenomenica del mondo, è la nostra percezione della realtà. Il mondo tuttavia non è solo ciò che
appare ai nostri occhi. Il velo di Maya è ciò che distingue l’illusione dalla verità, ciò che sembra da ciò che è.
 Gli atti dell’uomo sono determinati dalla sua volontà che è impulso, energia cieca, volontà di vivere (ossia brama di sopravvivere e
di riprodursi) Elementi della riflessione di Schopenhauer che ricorrono spesso nelle opere di Montale
o L’idea che la realtà sia regolata dal principio di necessità, ossia da stringenti rapporti di causa-effetto;
o L’idea che le nostre azioni non siano autenticamente libere, ma siano condizionate dalla volontà;
o L’idea che tra noi e la realtà ci sia uno schermo, un filtro (Montale usa le metafore della rete, del velo, del muro ecc.) che
altera e deforma la nostra percezione della realtà
 È possibile un’eccezione? È possibile strappare il velo? Fuggire alla cieca legge della necessità?
 Montale non approda a un’idea definitiva in alcuni momenti prevale la costatazione di uno scacco fallimentare, per cui
subentrano il «male di vivere» e l’angoscia soffocante, tipici di chi si sente prigioniero. In altri momenti invece subentra la speranza
di trovare, per miracolo, un’eccezione, qualcosa che sfugga alla legge della necessità e della cieca volontà di vivere. Montale
esprime la ricerca di un varco verso la libertà, in attesa di un fantasma o di un miracolo, che aiuti l’uomo ad andare al di là
dell’apparenza.
L’ATTESA DEL «FANTASMA SALVIFICO»
 La prima raccolta, Ossi di seppia, è il libro dell’attesa frustrata e del prodigio fallito
 La seconda raccolta, Le occasioni, contengono un’intuizione nuova: è possibile la liberazione dalla prigione della volontà e delle
illusioni grazie a un «fantasma salvifico»
 Tra la seconda e la terza raccolta, La bufera e altro, si delinea progressivamente questa figura: prima una creatura capace di resistere
al dolore e alla tragedia e poi una figura femminile, che condivide la condizione negativa degli uomini, pur
rimanendo incontaminata
 In Satura l’angelo salvifico diventa il fantasma della moglie morta. È un cambiamento notevole: le donne delle Occasioni e
della Bufera sono esseri mitizzati e miracolosi; il fantasma che compare qui è invece legato al ricordo di colei che ha condiviso un
cammino esistenziale con il poeta.
COSTANTI STILISTICHE
 All’eloquenza della nostra vecchia lingua aulica volevo torcere il collo [vd. Verlaine, Arte poetica], magari a rischio di
una controeloquenza (rifiuto di una poesia aulica)
 Realtà impoetiche e ricchezza lessicale (materiali verbali, metaforici e tematici propri della prosa)
 Una poetica degli oggetti (il correlativo oggettivo): oggetti che sono l’equivalente di concetti astrati o della condizione esistenziale
del poeta.
OSSI DI SEPPIA (1925)
 I ed.: 1925 (Gobetti)- II ed. 1928 (Ribet)
 Gli «ossi di seppia» sono residui calcarei di molluschi depositati dal mare sulla spiaggia. L’immagine allude a una condizione
vitale impoverita, a una esistenza frammentaria e a una profonda aridità interiore. Gli «ossi» sono anche immagine di una poesia
spoglia, priva di ornamentazioni, di abbellimenti retorici estrinseci, una poesia essenziale.
 L’io lirico, la cui integrità è sempre al centro dei componenti, è infatti proteso verso la ricerca di un senso del reale e si pone
costantemente di fronte alla vanità della vita.
 Il paesaggio marino e della riviera ligure diventa così uno specchio degli stati d'animo dell'autore, che trovano spesso espressione
attraverso oggetti concreti come alberi, ritorti, rocce, terre riarse.
o Un rilievo particolare assume il mare, inteso da una parte come un emblema di una vitalità sognata ma inafferrabile,
dall'altra come forza che travolge ogni cosa, non lasciandone che scarti e relitti.
o In questo stato di paralisi esistenziale si manifestano talvolta alcuni momenti privilegiati dei miracoli che permettono
nello spazio di un istante di intravedere il senso delle cose può accadere però di scoprire che la verità coincida con la
percezione del nulla, ovvero della totale vanità della vita.
o Per Montale il poeta non è una figura che si erge al di sopra degli altri uomini, con la pretesa di attingere a verità rivelate.
 La poesia è uno strumento di inesausta ricerca esistenziale che permette di cogliere soltanto i frammenti di significato, fugaci,
inconsistenti qui l’io lirico si affida spesso a figure femminili distanti ma portatrici di una speranza di salvezza.
 La lingua e lo stile aderiscono alla poetica dell'aridità, in particolare nella scelta degli aggettivi a termini rari e preziosi
 Montale accosta sapientemente parole umili e comuni e recupero i metri della tradizione, soprattutto nei decasillabi, affiancandoli,
avversi, liberi, più lunghi e narrativi ne deriva una musicalità complessa, fatta di suoni aspri e non cantabili, ma in cui rime,
assonanze allitterazioni concorrono a creare una non è profonda e sotterranea.

P.302 I limoni-Ossi di seppia

 “I limoni” è una poesia che Montale compone attorno al 1921-1922 e si trova all’interno della raccolta Ossi di seppia.
 La raccolta si apre con un componimento intitolato “In limine” proprio perché è il primo componimento che accoglie il lettore.
 È un testo poetico importante poiché viene descritta l’idea di poesia di Montale Manifesto della poetica montaliana
 All’interno di questa poesia si possono intuire alcuni aspetti del sostrato filosofico che è presente nelle sue poesie.
o Il testo i limoni è composto da 5 strofe di versi liberi (cioè che non ci sono regole)Eh? Anche se nutriamo in questi testi
ancora una prevalenza degli.
 Nella prima strofa Eugenio Montale prende le distanze da quelli che lui definisce i poeti laureati,
o I poeti che amano muoversi soltanto tra piante dai nomi poco usati, cioè i poeti che appartengono a quella tradizione
aulica della storia della poesia lirica Italiana.
o Mentre come ritroviamo anche in una testimonianza del poeta egli voleva usare un lingua poetica non troppo distante
dalla lingua di tutti i giorniegli vuole lasciar perdere la lingua aulica della tradizione letteraria italiana, cioè i poeti che
sono associati a una pianta particolare cioè quella dell’alloro.
o Montale vuole collocarsi all'interno di una realtà più dimessa, di una realtà umile, rifiutando dunque qualsiasi processo
estetizzante. Non vuole una poesia che diciamo che selezioni la realtà in chiave estetizzante:
o La poesia inizia con un attacco particolare “Ascoltami” un imperativo che probabilmente allude al celeberrimo attacco
della pioggia nel Pineto di D'Annunzio questo è il suo obiettivo quello di staccarsi dalla tradizione aulica.
 Nella seconda strofa viene sviluppato ciò che è stato detto prima viene ancora ribadito la passione, l'amore per l'odore dei
limoni che rappresentano la parte di ricchezza anche per noi poveri.
o Ci sono molti rimandi a d’Annunzio attraverso diverse immagini (personificazione e senso di fraternità degli elementi
della natura presenti in Alcyone)
o Montale riprende D'Annunzio per questa idea di una natura con la quale l'uomo può entrare in relazione, ma il poeta si
autodefinisce insieme ad altri, una persona povera:
 Assolutamente diversa dal Superomismo Dannunziano Il poeta diventa nel corso del novecento come una
persona superiore a nessuno
o Ribadisce la volontà di trovare un legame con la realtà, con la natura semplice, dimessa che ci dona quealcosa.
 La terza strofa è una strofa centrale dove si trova il cuore filosofic-ragionativo del componimento.
o Utilizzo dell’imperativo “vedi” che si rialaccia a quello della prima strofa il poeta dei limoni, il poeta che non si
confonde, non si mescola con i poeti laureati, vuole un'effettiva compartecipazione dell'ascoltatore ( non è superiore)
o È presente l'idea delle cose che forse tradiscono, rivelano il loro ultimo segreto riferimenti filosofici:
 il rapporto tra apparenza e verità cioè tra i fenomeni e il segreto delle cose, tra ciò che appare e ciò che è.
 Scoprire uno sbaglio di natura, il punto morto del mondo, l'anello che non tiene il filo da sbrogliare.
o Tutte queste espressioni sono vari modi per rappresentare “Il miracolo laico dell'eccezione alla catena delle necessità”
 la possibilità che in quel luogo che a contatto con la natura sia possibile percepire qualcosa che sfugga alla
rigida se le prime due strofe si concludevano entrambe con la parola limoni, per la terza si utilizza una
parola certamente impegnativa “verità” c'è questa possibilità di capire la verità che si nasconde dietro alle
cose di vedere, di individuare qualcosa che sfugga alla catena della necessità.
 Nella quarta strofa si analizza il tema della disturbata divinità prima veniva analizzato che questa verità, questa divinità è
presente, però si allontana, quindi prima c'è una certa fiducia nella possibilità di trovare la verità dietro ai fenomeni.
 Nell’ultima strofa all'inizio Montale, dopo aver sperato nella possibilità di attingere la verità dietro ai fenomeni, invece è preso da
un sentimento di disillusione perché è cambiato il contesto e siamo in una città, nelle nostre città di nuovo viene
problematizzato, sembra quasi impossibile raggiungere quella verità che il poeta aveva forse percepito.
o Siamo in un contesto diverso, in una città segnata dalla pioggia, una città d'inverno.
o Però finale della strofa un'immagine nuovamente positiva è la luce in queste giornate di inverno in città avara:
 la luminosità delle piante  la possibilità che il giallo dei limoni ci fa rinascere dentro di noi, dentro al
nostro cuore, il sole che viene associato al suono di trombe d'oro.
o Alla fine capiamo che i limoni rappresentano qualcosa di semplice, di dimesso che ha un sapore aspro, qualcosa che ha
un odore intenso che non sa staccarsi da terra.
o Ma soprattutto il limone è un frutto associato alla luce e alla chiarezza associato per il suo colore a una qualche verità
che possa portarci ad avere un rapporto più autentico con il mondo nel quale viviamo.

P.306 Non chiederci la parola-Ossi di seppia


 In questo testo Eugenio Montale ci offre un documento interessante perché ci fa capire:
o la concezione che lui ha della poesia e la parola poetica
o la sua visione dell'uomo, la sua visione antropologica cioè relativa all'uomo dell'età contemporanea.
 Poesia dove si parla della parola poetica Montale si rivolge a un tu generico (che è il lettore)
 Utilizza una prima persona plurale, un noi si riferisce ai poeti della sua generazione che come lui, sono smarriti e insicuri e che
non possono fornire una parola che sia veicolo di una conoscenza certa e assoluta del mondo che esprima una verità fissa e
dogmatica. (cioè loro non possono donarti ciò che davano quelli dell’ottocento)
o I lettori non possono più chiedere a noi poeti un messaggio definitivo e risolutivo una parola poetica che possa aiutare
l'uomo a dare un senso alla propria vita. Proprio perché i poeti vivono nella condizione dell'uomo contemporaneo
segnato dall'incertezza e dalla perplessità.
 In un mondo che ha smarrito le antiche certezze, segnato da una profonda crisi morale e culturale noi poeti possiamo soltanto
mettere in luce la problematicità della condizione umana cioè possiamo soltanto dire ciò che noi non siamo, ciò che non vogliamo,
ciò che non fa parte dell'uomo soltanto smascherare i miti, le illusioni, le falsità della società
 Idea della parola poetica non è come quella di prima che dà luce, che dà senso, che porta l'uomo ad attingere alla verità qualcosa di
superiore a qualcosa di trascendete Mentre ciò non era più possibile perché l'uomo si sente lacerato, si sente frammentario,
sente se stesso come una realtà in forma:
o Perché l'uomo non può vivere senza avere consapevolezza della propria ombra cioè l'uomo oggi è consapevole dei lati
profondi e nascosti inconsci del riflesso negativo che sempre i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti hanno.
o Uomo in crisi che non riesce a trovare un senso alla propria vita, che non riesce a dare unità alla propria anima, al
proprio animo e quindi la parola poetica non può mentire.
 Nella seconda strofa Montale esprime il proprio biasimo (critica) nei confronti dell'uomo che se ne va sicuro agli altri di essere
stesso amico e non si preoccupa e vive come se il caldo sole dell'estate non stampasse su un muro scalcinato la propria ombra.
o Un uomo conformista, un uomo che vive una vita sociale apparentemente appagante, senza però riflettere
effettivamente su se stesso e su ciò che c'è di misterioso nella propria nella propria vita.
o L’uomo conformista viene criticato proprio perché è un atteggiamento falso, costruito, non autentico, lontano dall'uomo
moderno che invece, se guarda in profondità dentro se stesso, vede un'ombra, percepisce una condizione di aridità,
percepisce qualcosa che non può essere effettivamente compreso e spiegato.
o La parola poetica allora può soltanto dire ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
 Questo testo viene scritto da Montale negli anni in cui si afferma in Italia la cultura fascista La poesia quando viene pubblicata
nel 1925, viene letta anche in chiave politica, come il segno di una opposizione antifascista.
 La situazione di crisi e il malessere esistenziale che Montale esprime in molti dei suoi componimenti di Ossi di seppia:
o Il male di vivere è certo legato anche al fascismo, ma non dipende solo dal fascismo, perché il male di vivere esprime
una caratteristica dell’uomo esistenziale uomo che vive con la consapevolezza di un'anima informe, di una ombra che
accompagna ogni nostra scelta, ogni nostro comportamento e ogni nostra decisione.

P.310 Spesso il male di vivere ho incontrato-Ossi di seppia

 Dal punto di vista strutturale il tema di partito del componimento, cioè la contrapposizione elementare tra bene e male, si risolve
in due strofe, ciascuna di esse è introdotta da una dichiarazione teorica, alla quale segue una sequenza di metafore o episodi in
funzione esplicativa.
o Le due strofe sono caratterizzate sotto il profilo formale, da un parallelismo, ha una sentenza iniziale e sia nella prima
sia nella seconda strofa, tre immagini che presentano altrettanti esempi del male di vivere e della divina indifferenza,
il rivo, la foglia, il cavallo (prima strofa) mentre la statua, la nuvola e il falco nella seconda.
o Molto importante il livello musicale di questo componimento La seconda strofa è irregolare rispetto alla prima,
soprattutto per la lunghezza dell'ultimo verso. .
 Il tema della poesia è nel primo verso il male di vivere e il disagio esistenziale sperimentato da chi vivendo sente la morsa dei lacci
che gli impediscono di essere libero.
 Sia per il poeta Leopardi che per Montale la vita è male (forse meglio neppure viverla) perché la vita è sempre strozzata, cioè è
bloccata, impedita, chiusa in un destino ferreo e ineluttabile in una sorte dalla quale non possiamo evadere e che gradualmente
inaridisce l'individuo fino a che questi non si arrende.
o Nella poesia Arsenio Montale descrive l'idea di una vita strozzata cioè impossibilità del poeta di non esprimersi
compiutamente.
 Ripresa del canto VII dell'Inferno di Dante, quando nella palude Stigia Dante descrive gli iracondi tristi o accidiosi che sono
collocati in questa palude stigia nel fango e ci sono però degli iracondi che sono completamente immersi nel fango e Dante,
Virgilio, sanno, sono consapevoli della loro esistenza, per il fatto che delle bolle d'aria si formano sulla superficie della palude
stigia e Virgilio dice a Dante che cioè quelli che erano così finti dall'ira che non potevano neppure esprimere i propri sentimenti.

“Tristi fummo Nell’aer dolce che dal sol s’allegra, Portando dentro accidioso fummo: Or ci attristiam nella belletta negra. Quest’inno si
gorgoglian nella strozza, Che dir nol posson con parola integra.”
 L'immagine del male di vivere determina da una vita strozzata che non può esprimersi, che non arriva mai.
o Qualcosa di profondo, di autentico, ma continua ad essere caratterizzata dall'impossibilità di raggiungere di raggiungere
una autentica libertà.
 Nella prima strofa abbiamo una sorta di climax che in queste tre immagini che procedono dal mondo inanimato a quello vegetale e
poi a quello animale:
o Il rivo che gorgoglia cioè che non riesce a esprimere il proprio dolore per gli ostacoli che gli impediscono di fruire
liberamente, la foglia che riarsa e secca dal sole, il cavallo stramazzato al suolo tutta la natura è legata e sottoposta a
una uguale legge di dolore, di frustrazione.
 Nella seconda strofa invece si parla di questa divina Indifferenzauna sorta di espressione montaliana di quella voluntas (non
volere) che Schopenhauer indicava come unico, possibile, autentico rimedio a quella volontà di vivere che segna in modo
drammatico e negativo l'esistenza umana.
 Volontà di un superiore di distacco, il rifiuto di ogni partecipazione emotiva all'indifferenza, l'evitare preventivamente qualsiasi
desiderio per non esporsi poi al rischio della delusione.
o Montale esprime il proprio stato d'animo, il concetto della divina indifferenza attraverso degli oggetti, attraverso delle
immagini concrete Attraverso non tanto una descrizione di sentimenti, ma proprio attraverso delle cose, degli oggetti
che vengono lasciati nella loro semplicità, nella loro nudità all'interno di un di un paesaggio imprecisato (che non
esiste).
o Sono oggetti collocati in una immobilità irreale: in una realtà metafisica come nei quadri, ad esempio di de Chirico.

P. 318 Casa sul mare-Ossi di seppia


 Casa sul mare è una delle ultime poesie di questa prima raccolta ed è stata composta tra il 1924-1925.
 La contemplazione della spiaggia della distesa marina suggerisce una meditazione attorno allo scopo di ogni esistenza umana,
dove la terra finisce comincia il mare. (Ma dove finisce la vita, che cosa comincia? )
o Questo rappresenta per Montale l'interrogativo decisivo in rapporto al quale ogni individuo misura la propria identità.
o La poesia di fronte a una simile domanda rifiuta ogni soluzione consolatoria Montale non tace siccome possiede una
labile speranza connessa alla funzione salvifica dei legami affettivi.
 La poesia è divisa in due parti: vv. 1-15 con un andamento descrittivo, la seconda vv.16-37 con un ritmo implicitamente dialogico
determinato dall'eruzione nel testo di un “TU” che non è soltanto una persona precisa cioè secondo la persuasiva ipotesi
formulata da vari studiosi, si tratterebbe di Paola Nicoli (alla quale risultano indirizzate anche altre poesie della raccolta) ma in
realtà questo pronome rappresenta tutti gli uomini ai quali Montale rivolge la propria riflessione.
 Nelle prime due strofe vengono descritti il paesaggio marittimo che fa da sfondo alla poesia e le riflessioni che la sua
contemplazione suggerisce mentre nella seconda strofa Montale rivela che ogni cammino terrestre non può oltrepassare la spiaggia
dalla quale si apre l'infinita e misteriosa distesa del male.
 La Corsica e la Capraia sono isole celebrate in “MERIGGIO” d'Annunzio attraverso una prospettiva di vitalismo panico mentre
Montale non le celebra per ciò.
o La PRIMA STROFA si sofferma su aspetti di tipo non naturalistico ma psicologico Montale di fronte al ritmo
monotono delle onde sulla spiaggia afferma che la vita dell'uomo perde di significato quando le ansie e le
preoccupazioni, come le onde sulla spiaggia, si abbattono sull'anima, soffocandola
o Quando il cuore viene lacerato dagli affanni, quando il tempo si riduce a una successione di istanti sempre uguali,
ciascuno scandito da impegni meccanici come i giri di una ruota, allora la vera la vita è distrutta, finita.
 Mentre nella SECONDA PARTE egli amplia la riflessione al v.16 Com'è la superficie terrestre finisce dove comincia la distesa
marina così cosa accade alla vita umana interrotta dalla morte, tutto finisce nel nulla?  La risposta di Montale a questo
interrogativo è complessa e segnata dall'incertezza infatti nella terza strofa è una sorta di risposta a ciò che Leopardi aveva scritto
in “A SÉ STESSO” quando aveva parlato dell'infinita vanità del tutto.
 Per Montale tutto sia segnato dalla vanità non c'è una salvezza per tutti e infatti per gli uomini in genere la condanna una vita
senza senso, senza vie di fuga, è ineluttabile e il viaggio della vita finisce nel nulla, nelle cure meschine. (Destino di Montale)
o Tuttavia ci possono essere anche delle eccezioni infatti c'è questa figura nell'ultima strofa che non sente più le voci
del poeta ma si salpa verso l'eterno cioè una riflessione di Montale su qualcosa che possa andare al di là della vita
 Da un lato lui ritiene che la morte sia qualcosa di ineluttabile dall'altro percepisce che per qualcuno la morte è
una sorta di compimento e una realizzazione di sé, del proprio destino, della propria volontà.
 C'è la possibilità di superare un VARCO (un'immagine fondamentale della poesia montaliana) designa il passaggio stretto e difficile,
che consente non a tutti gli uomini, ma solo ad alcuni privilegiati, di diventare davvero quello che avevano desiderato, cioè di uscire
dalle maglie fatali della necessità, per essere autenticamente liberi.
o Montale si sente un poeta che ha il compito di indicare ad altri la strada che permette di raggiungere la salvezza alla
quale lui non si sente destinato L'autore si colloca nella schiera di coloro ai quali l'infinito non è concesso, ma che
alcuni potranno raggiunger la dimensione di pienezza e di compimento.
 Per Montale il viaggio finisce a un certo punto c’è uno stallo esistenziale alla quale lui non può se non superare un'anima divisa
dall'incapacità di gridare, di esprimere il proprio dolore (uno stato esistenziale che è segnato dalla consapevolezza della vita come
un perpetuo e meccanismo di produzione e di distruzione di tutte le cose) ma c'è anche la possibilità che qualcuno riesca a
raggiungere l'eterno cioè qualcosa che sia possibile legato alla figura femminile che rappresenta un'eccezione alla tragicità
dell'esistenza umana segnata dall'eterno ritorno dell'identico espresso.
LE OCCASIONI (1939)
 Testi che nascono da una occasione-spinta, umana e psicologica
 Le occasioni: “istanti fatali dell’esistenza, quando in un baleno è possibile intravedere una realtà diversa o una diversa
disposizione della realtà, di afferrare un senso, un rapporto imprevisto e imprevedibile”Il balcone
o Prima sezione, 16 testi
o Seconda, Mottetti, 20 testi
o Terza, Tempi di Bellosguardo, 3 testi
o Quarta, 15 testi
 Nuovo paesaggio di riferimento (non solo la riviera ligure, ma anche Firenze, l’Europa, l’America)
 Al centro non c’è più l’io del poeta: pur partendo da episodi autobiografici, la riflessione ha un rilievo storico, politico e sociale
 L’involuzione politica e civile / la donna e il sentimento d’amore
 La donna: ricordo amaro e tenace e fantasma angelico (immagine di una bellezza ideale che può donare salvezza in un mondo
dominato dalla follia)
o L'unico modo per esprimere un'emozione in forma d'arte consiste nel trovare un “correlativo oggettivo”; in altre parole,
una serie d'oggetti, una situazione, una catena di eventi che costituiranno la formula di quella particolare emozione,
cosicché, quando siano dati i fatti esterni, che devono concludersi in un'esperienza sensibile, l'emozione ne risulti
immediatamente evocata (T.S. Eliot).
 Oggettivare i propri sentimenti
 Un lessico ampio, colto e raro
 Complessità della sintassi
P.327 Dora Markus-Le occasioni

 Dora Markus è uno dei componimenti più celebri della seconda raccolta poetica di Eugenio Montale.
 Questo componimento è composto da due parti che risalgono a due periodi distinti della vita dell'autore:
o La prima parte (I) risale al 1926, la seconda (II) risale invece al 1939
 La prima parte viene pubblicata già nel 1937 invece il componimento completo nel 1939.
 Dora Markus è una donna ebrea, originaria della Carinzia (una regione dell'Austria che si trova tra l'Italia e la Slovenia) ed è una
donna che Montale non conobbe ma infatti si possiede una lettera di un amico del poeta ROBERTO BAZLEN (Bobi Bazlen)
che da Trieste, nel 1928 invia a Montale, una cartolina di Gerti e Carlo, una coppia di amici dello stesso Montale:
«A Trieste, loro ospite, un’amica di Gerti, con delle gambe meravigliose. Falle una poesia. Si chiama Dora Markus».
 La prima parte però venne scritta nel 1926 cioè due anni prima della lettera quindi potrebbe darsi che Montale l'abbia riadattato
alla figura di Dora che diventa un personaggio emblematico che condensa in sé lo smarrimento esistenziale di un'intera
generazione la generazione che sperimenta l'affermazione dei REGIMI TOTALITARI negli anni 20 e 30 del 1900.
 A partire da questo dato molto semplice di realtà Montale elabora un componimento straordinario.
 Nella PRIMA PARTE il poeta rievoca l'incontro, in realtà mai avvenuto con Dora Markus è collocato negli immediati dintorni
di Ravenna dove il poeta e Dora avevano passeggiato prima sul mare e poi in città durante questa passeggiata la donna parlò
della sua vita inquieta, lontana dalla sua patria vera (la Carinzia) che però in realtà sta a indicare la condizione esistenziale di ogni
uomo che aspira alla tranquillità e alla serenità senza mai potere raggiungere tale condizione positiva stabilità.
o Dora poi tornerà nella sua terra, ma questo ritorno qui tanto desiderato nella prima parte del componimento non
rappresenterà affatto la fine della sua inquietudine e della sua nostalgia Il suo senso di smarrimento non verranno
cancellati e né superati
 Il poeta inizia con un passato remoto “FU” egli sta descrivendo un momento preciso del loro colloquio, quando Dora esprime
con i gesti e le parole i tratti salienti della propria del proprio carattere cioè una donna caratterizzata da una profonda dolcezza che
però nasconde sentimenti contrastanti da un lato irrequietudine cioè come incapacità di prendere in mano la propria vita e
dall'altro rassegnazione Il poeta non capisce come Dora possa vivere portando dentro di sé sentimenti così contrastanti.
o Egli ipotizza che Dora è preservata dalla disperazione grazie ad un AMULETO che ha la forma di un topo bianco
d'Avorio che lei porta sempre con sé insieme alla sua matita, al piumino della cipria, la lima per le unghie cioè i più
abituali strumenti del maquillage femminile.
 Viene descritto durante la passeggiata anche il mare dove pescatori immobili calano o alzano le reti cioè sono i trabocchi, grandi
bilance azionate da una leva il cui piatto è costituito da una rete.
o Siamo in primavera inerte, senza memoria grigia, priva di luminosità, non ha più alcun ricordo delle luminose
atmosfere primaverili del passato e l'inquietudine di Dora viene costruita per contrasto con l'immobilità dei pescatori e
per analogia con il grigiore di quella primavera.
o Essa si riflette nella dolce ansietà d'Oriente dei mosaici ravennali, nelle scaglie di una triglia moribonda che è
determinata da una premonizione tragica, dall'idea della morte che incombe nella descrizione del paesaggio.
 Nelle prime strofe di questo componimento, Montale cerca di essere realistico, ma allo stesso tempo vuole
essere allusivo, cioè Montale vuole che i particolari del paesaggio riflettano lo stato d'animo di Dora.
 Il paesaggio diventa dunque IL CORRELATIVO OGGETTIVO, cioè diventa una trasposizione nelle cose dell'interiorità della
figura femminile di Dora che viene posta in relazione agli uccelli migratori che urtano contro i fari nelle sere tempestose.
 Nella SECONDA PARTE (Ritorno di Dora nella sua patria) è trascorso un numero imprecisato di anni ed Dora è tornata nella
Carinzia, la sua terra d'origine che però non rappresenta qualcosa di positivo ma anzi coincide con una situazione ancora più
difficile della vita di Dora La Carinzia è la terra dei mirti fioriti ma anche la terra degli stagni cioè Dora vide in un lago una
carpa : Dettagli naturalistici che pongono in risalto il destino di morte che segna l'esistenza di tutto ciò che vive.
 Dopo la descrizione del paesaggio esterno poi viene descritto l'interno della casa di Dora cioè di famiglia, nella quale lei è
tornata ad abitare lei è consapevole di un processo di decadenza che ha segnato una famiglia altoborghese ebraica, tra 7 e 800
o Questo processo di decadimento coinvolgerà inevitabilmente anche lei.
 La casa nella quale lei torna a vivere è vuota, non è più abitati vicende di generazioni che sono segnate dall'errore che è inteso
come una erranza, cioè come la mancanza di una patria vera, di un centro, di una direzione, di un senso che da un processo di
decadenza che possa evitare.
 Negli anni precedenti aveva visto Dora diversa da quella che adesso è diventata una storia di errori imperturbati cioè di progetti
esistenziali falliti che non possono essere cancellati nella sua casa Dora vede grandi ritratti d'oro, preziosi di valore, ma gli
uomini ritratti in quei quadri sono allo stesso tempo deboli: Dora sente il suono di un'armonica
o Un suono armonium che è ormai guasto cioè Dora a Ravenna è segnata dall'inquietudine e dalla rassegnazione,
desidera tornare nella patria ma quando è là vede semplicemente i segni di una famiglia, di un passato che però non può
darle un aiuto o un consiglio cioè delle motivazioni che possano indurre Dora a opporsi in qualche modo a quello che
sta avvenendo in quei anni.
 Nelle ultime strofe si percepisce una catastrofe storica incompetente Montale parla di una fede feroce cioè probabilmente si
tratta dell'ideologia nazista che si sta diffondendo ovunque anche in Austria ed ora a causa delle sue origini ebraiche e travolta da
questa tragedia alla quale lei non può opporsi (LEGGI RAZZIALI)
 La notte della storia, gli eventi storici tragici precipitano è sempre più tardi per opporsi.

P. 334 La casa dei doganieri--Le occasioni


 È una poesia composta nel 1940 e pubblicata solo nel 1939 nella seconda raccolta uno dei testi più noti di Montale dedicato
come al tema della memoria la constatazione del tempo passato e della rimediabile separazione che è sopporta con sé, rende
amara al poeta la consapevolezza che la vita continua cancellando pian piano ogni traccia di quanto vissuto.
 Il poeta si rivolge a un personaggio assente, a una sorta di FANTASMA FEMMINILE, colpevole di non ricordare il simbolo
dell'instabilità generale che caratterizza i rapporti umani la donna in considerazione è Anna degli Uberti, una giovane ragazza
con cui Montale trascorse le vacanze estive al mare tra il 1923-1924 e dopodiché i loro rapporti cessarono del tutto.
o Egli pensa che Anna adesso neppure si ricorda di questi momenti passati insieme così che la poesia diventa lo strumento
con cui il poeta prova a impedire che la vita passata si annulli perdendosi definitivamente nell'oblio.
o Il poeta è tornato a distanza di anni a visitare la casa dei doganieri, cioè guardie di finanza, un luogo isolato situato
sulla scogliera che gli suscita il ricordo di una sera trascorsa in giovinezza con una ragazza il tempo però è passato, la
donna è lontana, il ricordo stesso tende a sbiadire nella mente all'opposto al v.3 “la casa desolata” sembra essere
rimasta infedele così da far aumentare ancora di più la malinconia.
 La casa dei doganieri è un vecchio edificio in rovina che sorge nei pressi di Monterosso, in Liguria e domina dall'alto le rotte
marine e le coste dove il poeta trascorse le vacanze insieme, con questa Annetta Letta.
 Il poeta si ritrova da solo e affronta due problemi il fatto che la sua interlocutrice irrequieta non possa o non voglia ricordare il
tempo passato cioè quello del loro amore e lo sconcerto di fronte alla confusione dell'epoca presente e della propria vita.
1) Il dramma del rimediabile abbandono è sottolineato da una serie di espressioni che si ripetono più volte in maniera quasi
ossessiva (v.1-10-21 “Tu non ricordi”; v.12-15 “Ne tengo ancora un capo”) una funzione ritmico espressiva e tematica.
2) Conservarne il ricordo e opporre la resistenza dei propri pensieri alla dispersione che la vita, scorrendo porta con sé:
a. il problema esistenziale implicato nel testo si può tradurre in un argomento/interrogativo una persona che
abbiamo amato in passato, a distanza di tempo risulta irrimediabilmente perduta (la memoria crea un legame)
 La confusione dell'epoca presente della propria vita è espressa attraverso una serie di immagini metaforiche, veri e propri
correlativi oggettivi che esprimono lo smarrimento e il disagio del soggetto di fronte a una realtà divenuta incomprensibile
o V.8 “Bussola impazzita” che allude alla perdita irreparabile di tutto ciò che appartiene al passato
o V.9 “I dadi” che traducono la sfiducia di Montale nei confronti di un futuro imprevedibile e dominato dal caso.
o V. 13 “La banderuola” che vorticando sul tetto rappresenta l'oscuro turbinio dell'esistenza, disancorata dal passato e
proiettata verso un destino misterioso.
 La situazione negativa in cui si trova a Montale viene enfatizzata dalla ripetizione della particella NON L'autore esprime così la
mancata corrispondenza tra le proprie aspettative, i propri desideri e la realtàa causa dell'azione cancellata del tempo
 Nell'ultima strofa viene ripreso uno dei temi principali della lirica di Montale, LA RICERCA DEL VARCO.
o la possibilità di scoprire nel meccanismo del mondo l'anello che non tiene tutto unito Cioè di raggiungere una
dimensione esistenziale più perfetta, più compiuta di quella terrena, segnata dall'instabilità e dalla consunzione.
o La questione del varco del possibile passaggio, una dimensione più autentica dell'esistenza per il poeta l'unica ipotesi
di salvezza consiste nella fedeltà di ogni uomo ai propri oggetti e ai luoghi a lui familiari percepiti come l'unica verità
stabile di una vita in cui tutto precipita e si dissolve nel passato.
 Montale non si ferma perché lui continua comunque a scrivere e a ricordare la vita si rivela come contrassegnata dalla
deperibilità dell’abilità e la risposta possibile è solo quella di resistere.

LA BUFERA E ALTRO (1956)


 Sette sezioni: Finisterre (Clizia lontana e la seconda guerra mondiale); Dopo; Intermezzo (ricordi del paesaggio ligure); ‘Flashes’ e
dediche; Silvae (Clizia); Madrigali privati (Volpe); Conclusioni provvisorie.
 Bufera: guerra descritta in un modo visionario, apocalittico la guerra è il manifestarsi di un male assoluto e metafisico.
 Clizia emblema di ogni forma di coraggio, di resistenza Clizia e Volpe (Maria Luisa Spaziani)
 Nell’insensatezza mondo si schiude il sospetto di un’eccezione significativa: il dialogo con la persona amata diviene energia
generatrice di senso e riscatto.
 Alternanza di registri, immagini contrastanti, riflesso di una realtà lacerata e tragica.

P.339 La primavera hitleriana- La bufera e altro


 La primavera hitleriana è un testo che appartiene alla sezione “Silvae” della Bufera e altro di Montale.
o Il titolo allude alla visita di Hitler a Firenze, avvenuta il 9 maggio del 1938.
 Questa poesia venne pubblicata per la prima volta in rivista nel 1947 e in quella occasione Montale l’aveva accompagnato il testo
con una datazione strana 1939-1946 che allude a due tempi distinti di composizione:
o Il primo subito dopo la visita di Hitler.
o Il secondo dopo la liberazione che si individua nell'ultima strofa con una sorta di profezia POST EVENTUM.
 La poesia si apre con una descrizione di sciami di falene bianche che investirono in quei giorni Firenze si depositarono a terra.
o Elemento di dato di realtà Montale infatti nella poesia parla di scialbi fanali (proiettori luminosi che emettono una
luce pallida e biancastra posizionate nelle vie principali di Firenze per celebrare l'arrivo di Hitler)
o Queste falene, poi morte, si depositano a terra creando una sorta di manto surreale come di neve scricchiolante sotto il
piede e è presente anche un gelo che è un dato anomalo considerando l'estate imminente (metà maggio)
 Si tratta di una strofa descrittiva ma anche altamente metaforica descrivendo una alterazione della natura invece è qualcosa di
più profondo: la visita di Hitler è qualcosa di sconvolgente attraverso l’utilizzo di termini apocalittici egli riprendere dei dati di
realtà ma li inserisce all'interno di una descrizione assurda, surreale, allucinata, apocalittica.
 Nella SECONDA STROFA ci vengono date invece indicazioni più precise relative all'evento storico:
o Hitler, dopo essere passato per le vie principali di Firenze, è andato a teatro ad assistere un'opera in quell'occasione
venne rappresentato il Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, allestita in suo onore al teatro comunale abbellita con
croci a uncino (cioè croci svastiche)
o Hitler viene salutato da un’alalà di scherani cioè il grido di guerra utilizzato nelle adunanze fasciste, un grido di lontana
derivazione greca che poi era stato reimpiegato proprio D'Annunzio durante l'impresa di Fiume.
 Gli scherani sono i gerarchi nazisti e fascisti.
o Wagner descrive quello spazio dove si colloca l'orchestra come il Golfo mistico teatro di Bayreuth:
 In questa poesia è presente il tema politico  Montale sottolinea il contrasto tra le attività apparentemente inoffensive dei
negozianti, dei fiorentini e il propagarsi del male così parlando di miti (sagra), carnefici, ossia di coloro che chiudendo le vetrine
per celebrare l'occorrenza si rendono anche loro colpevoli.
o La sagra è qualcosa di degradante cioè una messa in scena di giochi storici cioè i miti carnefici che non si oppongono,
ma chiudendo i loro negozi per festeggiare l'avvenimento in qualche modo lo accettano o addirittura lo celebrano.
o In questa rievocazione di quei giorni, anche le merci di questi negozianti assumono un valore profetico e rivelatore
cioè le armi giocattolo che prefigurano la guerra imminente i capretti uccisi sono simbolo delle vittime innocenti.
 Firenze diventa uno scenario grottesco segnato dal sozzo ballo delle ali schiantate delle falene della prima strofa e con queste
larve sulle golene dell’Arno che sono le persone La folla che si trova proprio per salutare Hitler cioè larve perché uomini
degradati che si sono auto degradati a una condizione larvale.
 Le ULTIME DUE STROFE  Montale abbandona la rievocazione storica della visita di Hitler a Firenze e fa entrare in scena
un'altra figura cioè la donna salvifica (Donna Angelo) che è CLIZIA
o Il nome allude a un personaggio delle “Metamorfosi” di Ovidio, Clizia è una ninfa innamorata del sole che viene
trasformata in girasole Nonostante la mutazione, rimane ancora fedele,
o In Clizia si vede rispecchiata la figura di Irma Brandeis simbolo di un personaggio dotato di un privilegio
conoscitivo e morale, che si oppone al collettivo della barbarie nazifascista.
 Nella poesia Clizia rappresenta una possibilità di riscatto collettivo, è colei che è chiamata ad annullarsi nel divino e grazie a
questo sacrificio personale individuale può portare a un riscatto dell'umanità intera a un’EPOCALE RINASCITA.
 V.20 “Tutto per nulla, dunque? – e le candele romane, a San Giovanni”  Montale rielabora alcuni dettagli del suo ultimo
incontro con Irma Brandeis, prima del ritorno della donna negli Stati Uniti.
 Avvenuto attorno al 24 giugno 1938, il giorno della festa del patrono di Firenze, San Giovanni Battista:
o A questo episodio alludono i pegni e i lunghi addii con la rievocazione dei luoghi dell'origine di Clizia, di origine di
clizia e anche i biblici angeli di Tobia cioè i 7 arcangeli che precipitano dal cielo insieme a questa stella cadente
(GEMMA) e cadono nel terreno come dei semi che permetteranno alla vita di rinascere come semina dell'avvenire.
 Gli eliotropi, cioè i girasoli nati nelle mani della donna questa fioritura è l'apice degli eventi sacri luminosi
compiuti nel momento del congedo: della scena notturna di Firenze si consuma l'ADDIO, ma segnato da
elementi positivi, il cielo americano è attraversato dalla luce che è premessa di un ritorno della donna che
avrà una funzione salvifica.
o Montale invita Clizia a guardare in alto siccome lei è la sua sorte: “Tu il non mutato amor mutata serbi”.
 Frase in esergo della poesia Né quella ch'a veder lo sol si gira” è la citazione di un verso da parte di una lettera di Dante rivolta a
Giovanni Quirini l'attribuzione è dubbia e i puntini sospensivi che concludono la citazione in esergo sono collocati da Montale.
o Nel 1939 Gianfranco Contini pubblica le RIME di Dante, mettendo questo testo che qui viene citato, nel quale si parla
della metamorfosi di clizia, tra i testi di dubbia attribuzione Tu Clizia pur avendo cambiato la tua forma tuttavia
mantiene immutato il tuo amore, il tuo amore per il sole.
 Clizia è una donna Angelo e una nuova Beatrice, che come Beatrice guarda in alto verso Dio e in questo sguardo attira con se
l'umanità così la donna, guardando in altro in alto, è chiamata a bruciare e annullare in Dio quelle cieco sole che porta dentro di sé
cioè l'amore racchiuso dentro di sé che deve consumarsi in Dio per il bene dell'umanità, un amore che deve lasciarsi abbagliare
dalla luce di Dio e annullarsi in lui a vantaggio di tutti.
o Il poeta proclama così la sua fede in una risurrezione dell'umanità, grazie al suo sacrificio di Clizia che riuscirà a far
morire la morte il suono delle campane che discende dal cielo, vincerà, sconfiggerà l'arrivo dei mostri che sono
Hitler e Mussolini.
 Probabile allusione, questa al Sud Italia e in particolare alla Sicilia, da dove gli alleati iniziarono la
liberazione del paese Episodio storico della liberazione, simbolo, allegoria di una liberazione dell'uomo dal
dolore e dalla sofferenza.

P.339 L’anguilla- La bufera e altro


 L'anguilla è una poesia che risale al 1948 ed è dedicata a un animale caro alla fantasia di Montale appartiene alla sezione “Silvae”
della Bufera e fa riferimento a Clizia e ci troviamo di fronte a una grande allegoria costruita a partire da un animale umile, una
creatura del mare del fango.
 Viene rievocato il viaggio dell'anguilla che dai mari freddi del Nord, dal Baltico tra la Svezia e la Finlandia giunge fino ai nostri
fiumi in cerca dell'ambiente adatto alla riproduzioneil poeta descrive questo percorso con riferimenti geografici disparsi che solo
in parte corrispondono ai luoghi realmente toccati dalle anguille.
o Nelle loro peregrinazioni nella realtà le anguille in genere si muovono sempre verso il Mar dei Sargassi, nell'Oceano
Atlantico, dove vanno a deporre le loro uova egli invece proietta la sua anguilla controcorrente lungo i ruscelli e le
pozze d'acqua ormai diseccate fino ai fossi nella Romagna, quindi traccia un itinerario di risalita a cui segue la discesa
verso la foce di alcuni fiumi come il Po’ che è simbolo della vita che rifiorisce dove sembrerebbe impossibile.
 L'animale enigmatico è paragonato dal poeta alla donna amata che costituisce il vero oggetto del discorso lirico che sono
definite come creature sorelle per la loro fede nella vita e per la loro capacità di dare e di offrire la vita cioè un riscatto.
 La struttura sintattica è importante composta da 30 versi in un unico periodo, di una proposizione interrogativa.
o La poesia pone una domanda enigmatica rivolta alla donna amata:
“Come puoi, tu donna, non riconoscere la somiglianza profonda che intercorre tra te e l'anguilla?”
o Solo alla fine dopo questo lunghissimo, intricatissimo percorso, si arriva a vedere il soggetto della poesia e il predicato,
il verbo di cui l'anguilla, menzionata al principio è il complemento oggetto “Puoi tu non crederla sorella?”
 La poesia ruota attorno a questo interrogativo cioè trovare la somiglianza profonda, la familiarità tra la donna amata e l'anguilla
 Anguilla è descritta attraverso metafore sempre più ardite “L'anguilla, torcia, frusta, freccia d'amore in terra” dove frusta e
freccia alludono al dinamismo dell'animale, alla sua scattante capacità di procedere mentre gli altri aggettivi indicano la lucentezza
dell'anguilla c’è un'allusione a Clizia attraverso un segnal cioè da una tecnica utilizzata nella tradizione della poesia lirica
provenzale “IRIDE”
 Torcia e freccia sono due elementi molto ricorrenti nella tradizione iconografica e mitologica per indicare l'amore.
 Animale verde poiché in realtà il dorso dell'anguilla effettivamente è di quel colore ma inoltre è anche un colore della fecondità
e per eccellenza della natura  della linfa vitale che scorre ma anche sta a indicare il colore della speranza, e della vitalità
 L'anguilla è questo animale assolutamente impoetico di per sé, diventa invece colei che rinasce, colei che cerca la vita proprio là,
dove tutto sembra morire che mostra speranza difronte a ciò che sembra morire dando di nuovo vita.
 La donna e l’anguilla hanno entrambi una strenua capacità di resistenza che le consente di portare anche dopo aver percorso un
itinerario molto complicato e molto difficile di poter portare la luce e la vita.
ANCHE DI FRONTE AI MOMENTI PIÙ TRAGICI
Il sogno del prigioniero- La bufera e altro
Albe e notti qui variano per pochi segni.
Tardo di mente, piagato
Il zigzag degli storni sui battifredi dal pungente giaciglio mi sono fuso
nei giorni di battaglia, mie sole ali, col volo della tarma che la mia suola
un filo d'aria polare, sfarina sull'impiantito,
l'occhio del capoguardia dallo spioncino, coi kimoni cangianti delle luci
crac di noci schiacciate, un oleoso sciorinate all'aurora dai torrioni,
sfrigolìo dalle cave, girarrosti ho annusato nel vento il bruciaticcio
veri o supposti - ma la paglia é oro, dei buccellati dai forni,
la lanterna vinosa è focolare mi son guardato attorno, ho suscitato
se dormendo mi credo ai tuoi piedi. iridi su orizzonti di ragnateli
e petali sui tralicci delle inferriate,
La purga dura da sempre, senza un perché. mi sono alzato, sono ricaduto
Dicono che chi abiura e sottoscrive nel fondo dove il secolo è il minuto –
può salvarsi da questo sterminio d'oche;
che chi obiurga se stesso, ma tradisce e i colpi si ripetono ed i passi,
e vende carne d'altri, affera il mestolo e ancora ignoro se sarò al festino
anzi che terminare nel pâté farcitore o farcito. L'attesa è lunga,
destinato agl'Iddii pestilenziali. il mio sogno di te non è finito

 Con questa poesia si conclude il terzo libro di Eugenio Montale inserita nell'ultima sezione della raccolta intitolata “Conclusioni
provvisorie” molto importante perché per Montale una qualsiasi conclusione non è però mai definitiva, è sempre necessariamente
provvisoria.
 La poesia fu pubblicata per la prima volta nel 1954 e si presenta come la trascrizione del sogno di un prigioniero, ossia dei
pensieri, delle aspirazioni, dei dubbi, degli stati d'animo di un uomo, di un prigioniero cioè di un uomo privato della sua libertà.
o Montale ha affermato che il suo prigioniero può essere un prigioniero politico o della condizione esistenziale.
 Sullo sfondo di questo testo c'è una precisa condizione storica ma è una figura generica che rappresenta la condizione umana
in quanto tale cioè una condizione di prigionia cioè d’assenza di libertà ripresa della FILOSOFIA DI SCHOPENHAUER che
induce Montale a soffermarsi sempre con grande attenzione sul problema della libertà in un mondo come rappresentazione, in un
mondo segnato dalla necessità, cioè da una rigida legge di causalità di causa effetto che determina i fenomeni e tutta la nostra vita.
o Della prigione in cui si trova per lui è difficile distinguere le albe dalle notti ma si vedono solo il frenetico movimento
degli uccelli intorno alle torri di guardia della prigione che sono l’unica possibilità di desiderio di libertà e sono come le
ali metaforiche con le quali il prigioniero vorrebbe evadere dalla sua prigione.
o Inoltre si vede l'occhio del capoguardia dallo spioncino, si sente il rumore di noci schiacciate e si percepisce l'odioso
sfrigolio di girarrosti reali o soltanto ipotizzati io sogno di essere presso di te, v.10 “i tuoi piedi” si rivolge a un tu.
 Se ti sottometti o rinuncia alle tue idee, puoi essere risparmiato dalle uccisioni che colpiscono gli uomini come delle oche oppure
chi accusa sé stesso e rinuncia ai propri ideali denunciando gli altri può passare dalla parte del vincitore.
 Montale in modo veramente geniale, straordinario, impiega un lessico assolutamente basso, mimetico un lessico culinario
relativo alla cucina per descrivere LA PRIVAZIONE DELLA LIBERTÀ e LE VIOLENZE di cui il prigioniero è vittima cioè per
descrivere la condizione di chi è imprigionato per le sue idee ed è tentato di passare dalla condizione di vittima alla condizione di
carneficese lui tradisce i propri ideali e denuncia gli altri e questo pensiero continua fino alla fine del testo siccome il prigioniero
si domanda se durante il banchetto sarà farcitore o farcito che era un pensiero sviluppato all’interno dei regimi totalitari dove tutti
per salvarsi erano disporti a tradire.
 Però emerge l’'idea della consolazione che questo prigioniero riesce a percepire immagina di essere vicino a un'altra persona e
nella PENULTIMA STROFA prosegue nella descrizione del prigioniero, stordito dalla paura e che nel sogno di evasione si era
alzato e poi però era ricaduto nella condizione di sconforto di questa prigionia sorta di cucina infernale.
 Però appena sogna di poter evadere accade che inizia a vedere delle allucinazionei come IRIDI ( arcobaleni) , ragnatele che è il
segnal di Clizia cioè del fantasma salvifico, donna Angelo che pervade le poesieL'attesa è lunga, il mio sogno di te non è finito
 Questo testo è sono presenti due aspetti straordinari da un lato la capacità di tenere insieme una riflessione che ha a che fare con
un preciso contesto storico e dall'altro lato, però, allo stesso tempo descrivere la condizione di ogni uomo di qualsiasi uomo.
 Capacità di fondere poesia con non poesia cioè attraverso il legame delle espressioni culinarie  Montale “vorrebbe torcere il
collo anche a rischio di una contro eloquenza” egli fa attenzione anche alla condizione storica: V.11 le purghe ripresa dalla
dittatura staliniana, i forni mentre a i campi di sterminio e ai nazisti.
 Per egli la condizione umana è come una CUCINA INFERNALE mentre la storia è un FESTINO dove agli artefici del male e i
loro collaboratori viene data la possibilità di stare dalla parte dei vincitori, dei dominatori dei persecutori, cioè la parte di quanti
siedono alla tavola, pronti a nutrirsi senza scrupoli del cibo preparato da cuochi disumani mentre dall’altra parte ci sono le
vittime dei perseguitati che devono essere cucinati ed eliminati per consentire il trionfo.
 Nonostante la situazione difficile, nonostante l'ambiguità e la possibilità di passare dalla parte dei carnefici, il testo si conclude con
un segno di speranza cioè il mio desiderio di te perpetuamente alimentato dal ricordo del tuo amore che non avrà mai fine.
o La mia vita ha un senso, ha un significato perché tu esisti e continui ad attendermi.
CURIOSITÀ

 Dante (plurilinguismo) ripreso nel Novecento da Montale cioè accostare termini di parole di registro
espressivo non elevato
 Petrarca (unilinguismo) ripreso da Ungaretti che considera la parola come eloquenza e l’eleganza

LEGAME TRA UNGARETTI E LEOPARDI


 Per Ungaretti molto importante anche il poeta simbolista MALLARMÉ infatti egli riprende dalla tradizione
una parola evocativa che riesce a descrivere cioè che va al di là della realtà
 Mentre per egli Leopardi è un modello di fare poetica classicisticamente controllato  ammira la sua
compostezza formale
o Gli piace il suo classicismo cioè la sua pulizia formale che riesce ad esprime i valori dell'uomo
contemporaneo.
 Leopardi è l'esempio della compostezza formale cioè della classicità recuperata alla modernità, un modello di
equilibrio.
o Molto importante in Ungaretti il tema dell’innocenza (cioè la parola pura e pulita) e quello della
memoria ed entrambi si possono trovare il Leopardi che utilizza una parola selezionata e controllata
 Tratti stilistici armonizzano meglio con recupero della tradizione Leopardi si rifà ai
modelli della tradizione dove il tema della memoria è importante per la ripresa dei poeti del
passato
 Mentre MONTALE utilizza suoni aspri e non armoniosi accosta immagine molto diverse tra loro
 Ungaretti riprende i suoi modelli Petrarca e Leopardi per poi creare una linea poetica con essi.

SIMBOLISMO E CORRELATTIVO OGGETTIVO

 Simbolismo è una idea di poetica e di poesia nella quale


c'è una corrispondenza di qualcosa che sta al di là della  Correlativo oggettivo è uno
realtà strumento del poeta si crea un
 Legami tra la natura e l'uomo e ci fanno cogliere una realtà rapporto tra il poeta e la realtà esterna
che sta al di là di quella fenomenico che sono espressioni del suo stato
o Il simbolismo riguarda la poetica nel senso più d’animo
grande cioè un’idea di letteratura (Pascoli,  Depositato chimico del
d’Annunzio) simbolismoè una realtà ulteriore
o Molto importante è la poesia “Corrispondenze” di ma è una ricerca dell'assoluto,
Baudelaire dove si vede la natura come una foresta dimensione assoluta della vita
di simboli tutti elementi della natura e uomo  È diverso dal simbolismo perché non
 Ci rimanda a un'unità profonda e misteriosa che sta al di là significa interpretare i simboli
di ciò che proviamo e sperimentiamo  Meno valore e dalla visione della
 Per pascoli è molto importante l'onomatopea realtà del singolo poeta
 D’Annunzio grande dimensione religiosa della natura

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