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Eugenio Montale: la vita

 Eugenio Montale nacque a Genova nel 1896, da una famiglia benestante.


 A causa della sua salute cagionevole, il giovane Eugenio compì studi irregolari, ma si diplomò
comunque ragioniere, dedicandosi con passione anche alla musica e al canto.
 Nel frattempo lesse moltissimo, in particolare i poeti simbolisti francesi.
 Durante la prima guerra mondiale si arruolò volontario (nel 1917), e combatté in Trentino. Finita
la guerra, tornò a Genova, dove conobbe la giovanissima Anna degli Uberti, che fu una delle
ispiratrici della sua poesia.
 Egli fu uno dei firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce, prendendo
così le distanze dal fascismo.
 Montale pubblicava alcune delle sue liriche, e si dedicò anche all’attività di critico letterario.
 Sposò Drusilla Tanzi, detta “Mosca”.
 Nel periodo della seconda guerra mondiale rimase a Firenze, vivendo di traduzioni e collaborazioni
giornalistiche; ebbe anche modo di ospitare alcuni amici letterati ebrei costretti alla clandestinità
dalle leggi razziali, come Umberto Saba.
 Matura l’idea che la poesia dovesse essere estranea alla politica.
 Si trasferì a Milano, dove collaborò con il “Corriere della Sera”, per il quale scrisse recensioni di
opere letterarie, articoli e reportage di viaggi culturali.
 Successivamente alla morte della moglie, fu nominato senatore a vita.
 Nel 1975 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura.
 Morì a Milano nel 1981.

Il pensiero e la poetica: la dolorosa esperienza del vivere

 La poesia di Montale è una sorta di testimonianza, che consente al poeta di affidare ad un


interlocutore (cui fa riferimento il “tu” frequentemente usato nelle sue liriche) le sue riflessioni sul
disagio esistenziale.
 Montale delinea una poetica dell’oggetto, cioè una poesia che permette di esprimere la
condizione umana, il “male di vivere” che nasce dalla mancanza di certezze, attraverso
l’osservazione di oggetti e voci della natura.
 Questa concezione fu maturata dalla poetica del correlativo oggettivo di Eliot, secondo il quale
l’unico modo di dare “voce” alle emozioni è quello di trovare un correlativo oggettivo, cioè un
insieme di oggetti che evocano quella particolare emozione.
 Attraverso gli oggetti Montale non intende rappresentare la realtà, ma coglierne il significato
profondo, per giungere all’essenza delle cose, ad una via di salvezza che liberi l’uomo dal senso di
angoscia e impotenza.
 Alla base della concezione montaliana della vita vi è una visione pessimistica, che subisce
un’evoluzione nel corso degli anni. Infatti, dal pessimismo esistenziale, Montale approda ad un
pessimismo storico, quando la speranza di poter recuperare una dimensione spirituale
contrapposta alla vita reale crolla sotto i colpi della guerra e del dopoguerra.
Il pessimismo montaliano

 Dopo la sua terza raccolta, Montale si rende conto che la poesia rimane qualcosa di diverso dalla
vita e al poeta non resta che tacere.
 Quando negli anni Sessanta interrompe il suo silenzio poetico, si incupisce la visione negativa del
mondo: i nuovi miti (la televisione, il calcio ecc), i falsi valori e gli eccessi del consumismo,
diventano il suo obiettivo polemico.
 Da qui l’adozione di toni sarcastici e ironici.
 La percezione di un mondo privo di senso si traduce in un linguaggio caratterizzato da suoni e
rumori che danno l’idea di una vita artificiale e dell’insensatezza della realtà contemporanea.
 Secondo Montale la cultura contemporanea è la causa della confusione dei valori, e di una cultura
basata sugli interessi personali e sulla corruzione.

Le figure femminili

 La poesia di Montale è popolata di numerose figure femminili, che assumono valenze diverse.
Queste figure non sono mai descritte fisicamente, ma attraverso un gesto o un particolare che le
caratterizza; si tratta di donne assenti o lontane con cui il poeta non può avere un rapporto diretto,
in quanto appartengono ad una dimensione diversa da quella comune.
 La prima donna è Arletta, legata alla raccolta Ossi di seppia, pseudonimo di Anna degli Uberti,
presentata nelle sue liriche come prematuramente morta. La sua presunta scomparsa consente al
poeta di sviluppare una poetica basata sull’assenza: la donna si configura come un’improvvisa
rivelazione, in grado di portare un segnale di salvezza.
 L’immagine di donna salvifica, di donna angelo, è presente soprattutto nella figura metafisica di
Clizia, pseudonimo di Irma Brandeis, una studiosa americana conosciuta da Montale a Firenze. Con
la donna ebbe una relazione sentimentale fino a quando ella non fu costretta ad abbandonare
l’Italia a causa delle leggi razziali, perché di religione ebraica. Clizia incarna i valori della cultura e
della poesia, contro le barbarie del nazifascismo. Ella appare in varie forme (angelo, nube, uccello
della tempesta) e la sua funzione è quella di soccorrere il poeta, diventando allegoria anche della
religione in senso laico, capace di riscattare gli uomini dalla tragedia.
 Dopo la scomparsa della donna salvifica, il poeta rivolge il suo sguardo al mondo reale e concreto,
rappresentato dalla figura di Mosca e Volpe:
 Volpe (la poetessa Maria Luisa Spaziani) è l’anti-Beatrice per eccellenza, sensuale e terrestre,
espressione dell’eros.
 Mosca (Drusilla Tanzi, compagna di Montale) rappresenta la concretezza e il buon senso,
capaci di fornire una guida nella vita; è una presenza confortante per la negatività del presente. La
moglie è rimpianta teneramente dal poeta, non soltanto per amore o nostalgia, ma anche per
intima convinzione che lei, affetta da miopia, fosse l’unica in grado di vedere oltre le apparenze
della vita (Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale).

I modelli e le scelte stilistiche

 Montale fu fortemente influenzato dalla figura di Dante, modello di ricchezza, e da Petrarca,


esempio di costante ricerca di equilibrio.
 Nelle sue poesie si coglie anche l’influsso pascoliano, in particolare nell’interesse per una realtà
umile, per le piccole cose e per un linguaggio semplice e familiare.
 L’esperienza poetica di Leopardi, soprattutto la sua visione pessimistica della vita, accompagnano
tutta la produzione dell’autore.
 La presenza più importante è quella di D’Annunzio, specialmente in Ossi di seppia, soprattutto
nell’uso di un preziosissimo lessico che meglio consente la caratterizzazione degli oggetti.
 Il lessico di Montale, nuovo e spesso aspro, si distingue per scelte varie e articolate. Nelle poesie
dell’ultimo Montale, ai toni ironici e aggressivi contro la cultura contemporanea, si accompagna
un linguaggio vicino al parlato, anche mutuato dai mass media.
 Nelle prime raccolte Montale ricorre alla metrica tradizionale, ma cerca di rielaborarla a modo
proprio. Egli ricorre al tradizionale endecasillabo sciolto e, tra le strofe, sceglie la quartina.
 Montale ricerca soprattutto la musicalità del verso e il ritmo dei suoni per intonarli alle cose che
osserva e ascolta.
 Successivamente l’endecasillabo non è più dominante, ma compaiono anche settenari, ottonarie
novenari.
 Si accentua anche la tendenza verso la prosa: la rima viene sempre più mascherata, anche grazie
alla collocazione a inizio verso anziché alla fine.

Ossi di seppia

 Ci furono varie edizioni; quella definitiva risale al 1931.


 La raccolta è suddivisa in quattro sezioni: “Movimenti”; “Ossi di seppia”; “Mediterraneo”; “Meriggi
e ombre”.
 Gli ossi di seppia fanno parte delle “inutili macerie” che le onde lasciano sulla sabbia, sono “scabri
ed essenziali”, quindi possono essere il correlativo oggettivo della poesia.
Due sono i testi fondamentali della raccolta in cui Montale enuncia le sue scelte stilistiche:
 Nei Limoni Montale esprime il rifiuto della poesia aulica, e la preferenza per un linguaggio
colloquiale, essenziale, anche se non privo di termini scelti, ricercati e precisi. I “limoni”
rappresentano proprio un aspetto comune della realtà.
 Non chiederci la parola è un testo emblematico della poetica della “negatività”. Si trovano
espresse la sofferta consapevolezza del vuoto che caratterizza l’esistenza, e l’impossibilità di
suggerire certezze e rivelare verità assolute, in una condizione di precarietà dove tutto appare
privo di senso. Le parole per esprimere questo “male di vivere” non possono che essere asciutte,
prive di enfasi retorica.

Ossi di seppia è una raccolta complessa, in cui è impossibile individuare un tema principale. Vi
sono però alcuni temi che attraversano tutte le sezioni:
il senso di negatività esistenziale, di mancanza di certezza;
una visione pessimistica dell’esistenza, che si riflette nelle immagini di morte e aridità;
il mare, simbolo di positività, elemento vitale contrapposto alla terra, simbolo invece di
sofferenza;
la presenza di oggetti concreti come emblema della condizione di sofferenza e alienazione
dell’uomo (correlativo oggettivo);
il desiderio irrealizzabile di recuperare il passato, evocato attraverso oggetti come un
“secchio”, con cui il poeta si illude, ma solo per un momento, di rivivere il ricordo di una persona
cara.
Nella raccolta, il paesaggio ligure diventa emblema anch’esso della negatività. Ricorrente è anche
l’immagine del “muro” che separa l’aridità del reale dalla linfa vitale che lo rigenera, e che
rimanda alla siepe leopardiana dell”Infinito.
Le occasioni

 La raccolta Le occasioni reca la dedica “a I.B.”, iniziali di Irma Brandeis, l’ebrea americana amata
dal poeta (qui cantata con il nome di Clizia).
 Il titolo fa riferimento alle “occasioni” da cui nasce la poesia: frammenti del passato, figure che
riemergono dalla memoria, volti di donne amate in grado di creare un contatto illusorio tra
passato e presente. Sono situazioni concrete, legate al vissuto dell’autore.
 L’occasione può però rivelarsi anche una delusione, spesso legata alla presa di coscienza del
trascorrere inesorabile del tempo che annienta il passato.
 La raccolta è suddivisa in quattro sezioni:
PRIMA: dominano le riflessioni sul trascorrere del tempo e sulla memoria.
SECONDA: vi sono elaborati i motivi dell’assenza, del distacco, della lontananza dall’amata e
l’attesa illusoria del suo ritorno.
TERZA: contiene un poemetto che affronta il tema della poesia che deve misurarsi con la violenza
e la volgarità della storia.
QUARTA: lascia emergere i ricordi di momenti passati, irripetibili.
 In questa raccolta affiora il desiderio del poeta di evadere dalla solitudine, di trovare la possibile
salvezza rappresentata dalle figure femminili, qui in particolare da Clizia. Ma questo desiderio
svanisce generando dolorosa tristezza e un senso amaro di smarrimento di fronte all’esistenza.
 In Le occasioni trovano spazio anche aspetti della realtà storica degli anni Trenta, come le leggi
razziali contro gli ebrei.
 A differenza della prima raccolta, qui sono solo gli oggetti (e non anche il paesaggio) che
permettono di comprendere lo stato d’animo del poeta, e si caricano di significati allusivi, non
sempre decifrabili.
 Il linguaggio colloquiale di Ossi di seppia lascia qui spazio ad un lessico raffinato e, da un punto di
vista metrico, la raccolta si caratterizza per l’uso dell’endecasillabo e del settenario.

La bufera e altro

 Il titolo definitivo è di ispirazione dantesca (Inferno, canto V: La bufera infernal, che mai non
resta…) e vuole evocare l’immagine degli amanti, Montale e Irma-Clizia, travolti dalla “bufera”
della guerra che li ha separati definitivamente.
 La raccolta è suddivisa in sette sezioni.
 La raccolta si conclude con l’immagine di un conflitto atomico che investirà il pianeta, con la
consapevolezza che la civiltà è prossima alla distruzione e che la poesia è inutile.
 La prima sezione della Bufera è ancora incentrata sulla figura allegorica di Clizia, presentata come
musa ispiratrice del poeta e figura dai connotati religiosi (e definita “cristofora”, letteralmente
“portatrice di Cristo”).
 Alla figura di Clizia si sostituisce quella di Volpe, incarnazione della realtà istintiva e sensuale:
poiché non c’è possibilità di una salvezza universale (incarnata da Clizia), il poeta prende coscienza
che è ormai possibile solo una salvezza “privata” offerta da Volpe.
 Dal punto di vista stilistico la raccolta si caratterizza per l’uso di periodi lunghi e complessi, e per
un linguaggio raffinato, evocativo degli orrori della guerra.

Satura
 Satura è formata da quattro sezioni, precedute da una sorta di breve prologo e chiuse da una
lunga appendice: Xenia I (dal latino “xenium”, plurale xenia, “dono fatto all’ospite”, in questo caso
offerte memoriali per chi è defunto), e Xenia II, dedicate entrambe alla moglie Drusilla Tanzi,
“Satura I” e “Satura II” nelle quali il poeta, ispirandosi all’omonimo genere poetico latino, ironizza
vizi e debolezze della società dei consumi.
 In queste liriche Montale si rivolge alla poesia con sguardo lucido e disincantato di chi sa che
pochi presteranno attenzione alle sue parole, a causa del boom economico che ha portato con sé
la pubblicità e i media.
 Subentra allora la riflessione sul flusso caotico del tempo, cui non resta che abbandonarsi e
arrendersi. Il poeta esprime il suo rifiuto per la cultura di massa, per i suoi oggetti ed eventi.
 La vera protagonista della raccolta è Mosca, simbolo della semplicità, della capacità di adattarsi
alla realtà quotidiana e di resistere alle tragedie della vita. Il suo volto è richiamato alla memoria
attraverso i suoi oggetti quotidiani (gli occhiali, una sveglia sul comodino ecc.), che confortano il
poeta e lo aiutano a difendersi dagli inganni del presente.
 Qui ritorna il linguaggio colloquiale, e il tono si presenta ironico e satirico.

Diario del ’72 e del ’72

 Composizione poetica trattata come una semplice “pagina di diario” o addirittura di “quaderno”.
 Questa scelta risponde alla consapevolezza che nel Novecento la poesia viene percepita come un
fenomeno marginale.
 La raccolta è formata da due sezioni: Diario del ’71 e Diario del ’72.
 Come in Satura, la poesia nasce da circostanze quotidiane e banali: la città che si svuota durante
l’estate, lo sciopero dei netturbini, un giardino popolato da tartarughe, dialoghi immaginari con
amici reali.
 Tuttavia anche qui vive una riflessione continua e pacata sul senso della vita e della morte. Il
poeta, quasi quarantenne, guarda il mondo che ha visto cambiare tante volte, si interroga sul
significato della propria esistenza, ripensa a pagine scritte in passato.
 I versi del diario si caratterizzano per il tono confidenziale tipico del colloqui con un amico.

HO SCESO DANDOTI IL BRACCIO


 Questa poesia è stata scritta nel ‘67, mentre la raccolta “Satura” è stata pubblicata nel ‘71.
 Si trova nella sezione “Xenia” che vuol dire occasioni, poesie scritte per un motivo particolare. In
questo caso la poesia è scritta per la moglie che è morta, quindi l’occasione non è affatto positiva.
 2 strofe di sette e cinque versi, ci sono delle rime alla fine ma anche in questo caso, come in
Ungaretti, non è possibile individuare una struttura rimica.
 Per scrivere questi componimenti, Montale utilizza molto l’ironia, cioè usa un atteggiamento
molto scettico e critico, descrive il presente in modo polemico.
 Il paradosso è che lui utilizza uno stile molto basso per fare grandi riflessioni.
“Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino”

La persona di cui sta parlando è Drusilla Tanzi; è morta e lui ricorda il loro viaggio insieme e per
farlo lui utilizza una serie di termini che ci danno l’idea della discesa, quella che Drusilla ha fatto
verso il regno dei morti.
Il componimento inizia con una iperbole (un milione di scale) per rendere l'immensità, la
lunghezza di questa intera vita trascorsa insieme.
Dopo la morte della moglie, Montale sente questo enorme senso di vuoto ad ogni gradino; in
questo caso “il vuoto ad ogni gradino” è uno dei tanti esempi di correlativo oggettivo (piccoli
eventi del quotidiano, piccoli oggetti del quotidiano che acquisiscono un significato più profondo,
un significato nuovo).

“Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.


Il mio dura tutt’ora, né più mi occorrono le coincidenze
le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.”

è stato breve il nostro lungo viaggio è un ossimoro, cioè un lungo viaggio ci è sembrato breve
perché l'impressione del poeta è che la moglie gli sia stata portata via molto prima del previsto, la
loro vita sarebbe dovuta essere molto più lunga e la morte di lei l’ha interrotta prima del previsto.
IL VIAGGIO In questo caso è metafora della vita.
Inserisce all'interno di questo linguaggio poetico tutta una serie di elementi molto pratici della vita
quotidiana, le prenotazioni e le trappole, cioè tutte le scocciature della vita di tutti i giorni.
Lui sta usando un lessico così quotidiano perché questa poesia la scrive per la moglie -anche se
non c'è più- e utilizza un tono estremamente affettuoso. Poi riflette anche su come, non essendoci
più la moglie, lui debba occuparsi di una serie di elementi pratici della vita di casa di cui forse fino a
quel momento si era occupata la moglie.
‘Gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede’ ci sono tutte cose serie di incombenze
pratiche che, secondo quelli che non guardano oltre, sono la vera realtà. Il poeta ci sta dicendo che
è necessario scavare la realtà più in profondità, perché la mancanza che lui sente nella moglie non
è solo la mancanza delle cose pratiche, lui sente proprio la mancanza della persona nella sua vita,
non ha più la sua compagna, cioè quella con cui condivideva le scocciature.

“Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio


non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.”

C'è un'inversione rispetto al primo verso, vuole sottolineare lo stesso argomento ma sposta
l’iperbole all'inizio del verso e non più alla fine per sottolineare ancora di più a fine verso questo
braccio, cioè questo camminare insieme alla moglie.
Il tema degli occhi è importantissimo perché la moglie non ci vedeva bene, portava degli occhiali
molto spessi e infatti viene soprannominata da Montale “Mosca”; il tema della donna che salva
attraverso gli occhi è presentissimo nella poesia di tutte le epoche, e Montale lo sposta al fatto
pratico che la moglie non ci vedesse bene ma nonostante ciò lei aveva un senso della realtà molto
più spiccato.
Quindi, nonostante dovesse essere lui a darle il braccio perché ci vedeva meglio, nella vita di tutti i
giorni era lei a dargli il braccio, nonostante avesse le pupille offuscate è quella che ci vede meglio.
Lui sta ricapitolando questa vita con la moglie Drusilla.
Molti versi terminano con degli enjambement, il verso viene spezzato per dare più importanza ai
temi che il poeta vuole che noi osserviamo con più attenzione, come questo ”Ho sceso dandoti il
braccio”, lui vuole che alla fine del verso ci sia il braccio perché vuole darci questo senso di
supporto che, dopo la morte di lei, è venuto meno.

“Con te le ho scese perché sapevo che di noi due


le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.”

Lei riusciva, nonostante questo suo problema di vista, a guardare la realtà, ad avere il senso delle
cose. Lo aiutava a vedere oltre, ad andare a fondo delle questioni della vita. Mosca è quasi come
una guida per Montale, lo aiuta ad andare oltre, a superare le coincidenze, le prenotazioni ecc, per
avere uno sguardo molto più profondo sulla realtà.

Montale ha un atteggiamento molto prosastico, cioè sembra scritto in prosa e non in versi perché
lo stile è pieno di parole quotidiane, frasi che potrebbero essere tranquillamente utilizzate in una
comunicazione normale di una coppia, anche se sono metaforiche.

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