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LUIGI PIRANDELLO

 Pirandello nacque ad Agrigento nel 1867 (quindi l’Unità d’Italia c’era già stata);
 Trascorse buona parte della sua vita a Roma, in generale non in Sicilia, fu uno dei grandi esuli dalla
Sicilia;
 Per Pirandello è fondamentale l’esperienza di Verga, lo considera un grande maestro;
 Il punto di vista di Pirandello è molto più moderno;
 Prende tutti gli spunti del Verismo in cui fa confluire tutti i temi della contemporaneità con
annesso il dramma borghese di inizio ‘900;
 Pirandello studia lettere all’Università degli Studi di Palermo ma completa i suoi studi in Germania,
a Bonn, con una tesi sulla linguistica romanza in cui parla del dialetto della sua città;
 Inizia a scrivere una serie di articoli di giornale e a frequentare gli ambienti che avevano a che fare
con Verga: Capuana, giornalisti e circoli letterari;
 Pirandello non aveva grandi preoccupazioni economiche poiché aveva un'impresa di famiglia
abbastanza florida che gli permetteva di vivere tranquillamente finché, agli inizi del ‘900, l’impresa
di famiglia subì un crollo. Pirandello si trovò dunque, da un giorno all’altro, a doversi occupare
anche di questioni economiche cosa che, essendo un intellettuale, non era esattamente tra le sue
competenze primarie;
 Contemporaneamente la moglie ebbe problemi psichiatrici e dovette chiuderla in una clinica a
Roma, dove abitavano nel 1919. Più o meno in questo periodo di malattia della moglie, egli inizia a
dedicarsi al teatro;
 Fonda una sua compagnia teatrale con una giovane compagna di nome Marta Abba;
 Diventa membro dell’Accademia d’Italia e si tessera al partito fascista per non avere problemi con
la legge e per essere considerato un intellettuale italiano, si doveva scendere a patti con il fascismo
se si voleva lavorare;

 Pirandello è molto affascinato dal discorso sulla discordanza tra la forma e la sostanza, che cerca
di mettere in risalto in tutte le sue opere, a partire da quelle giovanili;
 Decide di farlo con l’ironia: è il modo con cui lui cerca di comunicare, molto evidente nel romanzo
“Il fu Mattia Pascal”, pubblicato nel 1904;
 Egli parte dal Verismo ma in questa sua ricerca, provando a capire le contraddizioni, va a ribaltare
totalmente la prospettiva del Verismo;
 Descrive tutte le incoerenze, le ingiustizie e le stranezze della vita borghese;
I borghesi fino a poco tempo prima non esistevano, Verga parla di contadini e muratori mentre
Pirandello si sposta nei salotti delle città d’Italia individuando così dei temi universali che tratta
con ironia;
 Lui mette in evidenza il contrasto tra la forma e la realtà, tra quello che appare e quello che è
davvero, quello che noi sembriamo dall’esterno e quello che noi siamo in realtà, e lo fa
smascherando tutta una serie di incoerenze nella vita di tutti, gli adulteri, i tradimenti, quello che
si dice di qualcuno quando non c’è.
 L’opera teatrale Il berretto a sonagli del 1918, è fondamentale per capire in che modo Pirandello
descrive l’insensatezza della vita borghese. Di quest’opera c’è anche la versione di Eduardo de
Filippo.
TRAMA: La moglie di Ciampa lo tradisce con il suo capo. Ad un certo punto, la moglie del capo,
tradita anche lei, decide di voler aprire il vaso di Pandora cosicché tutti sappiano che il marito ha
una relazione con la moglie di Ciampa.
Ciampa ne era già a conoscenza ma finché nessuno lo sapeva non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Se la moglie del capo di Ciampa dice a tutti di essere stata tradita, e di conseguenza che anche
Ciampa è stato tradito, lui è costretto a dover fare qualcosa, a dover minacciare di uccidere
l’amante della moglie, a fingere di voler chiudere la moglie in casa, è costretto a fare un serie di
cose che a lui non interessano. A lui bastava vivere tranquillo, non gli importava realmente che la
moglie lo tradisse.
Ma se il paese scopre che lui è stato tradito, deve fare qualcosa per sistemare la situazione.
Alla fine Ciampa convince l’altra tradita a dichiararsi pazza e smontare tutto il caos che lei stessa
ha creato, perché solo la follia può giustificare il perché questa donna ad un certo punto abbia
deciso di allontanarsi così tanto da quello che si può e non si può dire.

 Nessuno aveva mai parlato del dramma borghese in questo modo, di quello che sta bene dire e di
quello che sembra brutto dire, invece Pirandello mette tutto ciò in scena al teatro e questo crea
degli effetti esilaranti perché tutti conoscono o hanno conosciuto qualcuno che è stato tradito;
 Sei personaggi in cerca di autore (1921) in cui Pirandello mette a nudo com’è fatta un’opera
teatrale, rompe la quarta parete. Gli spettatori si trovano davanti un palcoscenico aperto e non
sanno che lo spettacolo è già iniziato. Ad un certo punto, mentre il sipario è sempre aperto,
arrivano gli attori in scena che recitano la parte di attori che provano la parte di uno spettacolo e
già questo confonde gli spettatori, i quali non capiscono se c’è un errore, se sono prove generali o
se gli attori non ricordano la loro parte.
A questo punto arrivano dal fondo della sala (non da dietro le quinte, quindi attraversano la quarta
parete che è quella tra il palco e il pubblico) i sei personaggi in cerca d’autore che raccontano a
questa compagnia la loro storia e gli chiedono di metterla in scena.
Pirandello quindi mostra come si fa uno spettacolo teatrale, quindi la creazione del personaggio,
poi prende degli attori che fanno finta di essere degli attori e degli attori che fanno finta di essere i
personaggi e chiede al suo spettatore un enorme sforzo nel patto narrativo (quello per cui noi
crediamo a quello che l’autore ci dice).
Nel 1921 fu un fallimento enorme questa prima messa in scena e ci furono numerose recensioni
negative sui giornali.

 Uno nessuno e centomila è un antiromanzo, quindi capovolge quello che è il romanzo. Qui è
molto amplificato il discorso delle maschere che si moltiplicano: il protagonista, Vitangelo
Moscarda, si sente uno perché crede di essere Vitangelo Moscarda, ma capisce che le persone non
lo vedono come lui percepisce se stesso ma sono centomila possibili Vitangelo che le persone
vedono e nessuno è quello che alla fine lui sceglie di essere, cioè lui si arrende e decide di essere
nessuno;
 Il fu Mattia Pascal: questo soggetto che c’è e non c’è, svanisce, si moltiplica centomila volte finché
non svanisce. L’uomo del ‘900 è in crisi perché la modernità a quel punto non è più la modernità di
Verga, ma è molto più vicina alla nostra: il telefono, le ferrovie, i giornali che vengono stampati
molto più velocemente, Roma capitale. In un’epoca in cui tutto sta cambiando così velocemente,
l’individuo, il singolo (che è quello che Pirandello rappresenta nelle sue opere) non sa come
relazionarsi con la vita che sta cambiando ed è per questo che per vivere sereno e integrato in un
contesto sociale, l’uomo sceglie di indossare una maschera.
È tutto scritto in prima persona, quindi dal punto di vista di un uomo che non sa nemmeno chi è e
questo lo rende un narratore inattendibile. È un uomo inetto che non sa gestire la situazione
assurda in cui trova e l’unica soluzione è diventare ‘’il fu’’.
 Pirandello parla delle convenzioni sociali e della vuotezza del mondo moderno. Quello che
Pirandello sostiene è che non c’è nulla di oggettivo, tutta la realtà ha la possibilità di essere vista e
letta in migliaia di modi diversi in base ai fattori che mutano le situazioni di volta in volta ed è per
questo che all’inizio non tutte le sue opere furono capite.
 Lui parla di temi estremamente vari: ad esempio nei Quaderni di Serafino Gubbio Operatore
racconta una storia ambientata sul set di un film a inizio ‘900, quindi lui è consapevole di questi
nuovi linguaggi che la modernità sta offrendo. Il cinema inizia a farsi strada a inizio ‘900, Verga e
Pirandello sono i primi che capiscono la grandezza dei nuovi mezzi che hanno a disposizione,
 Verga parlava di un mondo più isolato, mentre Pirandello applica lo stesso tipo di analisi a un
mondo molto più universale, perché il dramma borghese di cui parla lui potrebbe avvenire in
qualsiasi città di media grandezza italiana e non solo.
 Pirandello mette in dubbio la religione.

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