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LUIGI PIRANDELLO

VITA
Nasce a Girgenti (Agrigento) nel 1867, compie studi classici, si laurea a Bonn e diventa professore
universitario. Nel 1894 sposa Antonietta Portulano con cui ebbe 3 figli. Nel 1903, un tracollo
finanziario genera in famiglia una crisi profonda, non soltanto economica. La moglie, infatti, inizia a
soffrire di disturbi psichici e verrà curata in casa per 15 anni prima di essere affidata ad una casa di
cura. Pirandello naturalmente soffrì per questa situazione, a tal punto da meditare il suicidio. Non
lo fece, anzi, decise di “rinascere” affrontando la vita e accettando la realtà per quello che è: un
flusso continuo, un cambiamento, una trasformazione inarrestabile che non può essere spiegata in
maniera razionale ne' comunicata con le parole. In linea con la sua rinascita e dopo
essersi avvicinato a Freud e alla psicologia, Pirandello lascia l'università e si mette a girare l'Europa
con una compagnia teatrale da lui fondata. Nel 1934 gli viene riconosciuto il premio Nobel per la
letteratura. Muore a Roma nel 1936.
I GRANDI TEMI
La Poetica dell'Umorismo
Alla base della poetica pirandelliana risiede una concezione dell’umorismo che poggia sull’idea che
la realtà contiene un lato nascosto. Il compito dell'arte consiste nello svelare questa duplicità di
fondo; affinché ciò avvenga è necessario rinunciare all'armonia formale e alla struttura classica. Il
non senso della vita può essere percepito attraverso la riflessione che fa vedere con occhio critico
tutto- il famoso esempio è quello della vecchia imbellettata che si agghinda come una giovane
donna suscitando in chi la osserva le risate. Ciò è detto avvertimento del contrario, cioè si pensa
alle ragioni nascoste del suo comportamento, che Pirandello chiama anche il sentimento del
contrario. Il sentimento del contrario consiste nella capacità di vedere il lato tragico di una
situazione comica, infatti il concetto di verità viene messo sempre in discussione.
Il Vitalismo e la Pazzia
Secondo la concezione filosofica di Pirandello, ovvero il vitalismo, la vita è una varietà di forme
mai uguali a sè stesse. L’uomo si ostina ad avere una personalità coerente e unitaria (quindi ad
indossare maschere) ma in realtà è radicalmente contraddittorio. Le istituzioni della famiglia e del
lavoro vengono spesse identificate come una trappola, poiché nessun nido familiare protegge la
solitudine del personaggio pirandelliano. La famiglia è una parte del mondo in cui si trovano tutte
le ipocrisie e finzioni della vita sociale, come nella famiglia di Mattia Pascal: l'uomo pirandelliano
cerca invano di evadere dalle gabbie, ma l'unica soluzione forse è uscire fuori dagli schemi ed
essere folle poiché la salvezza può raggiungere un altrove fantastico e immaginario.
L'Io Diviso
Pirandello smonta la convinzione illusoria di una coerente unitarietà dell'io e giunge alla
frantumazione totale del soggetto. Infatti alla domanda “chi sono io?” il personaggio pirandelliano
non sa rispondere ed è smarrito e privo di incertezze. Nelle sue opere lo specchio è l'elemento
centrale che scaturisce la crisi dell'identità, poiché vedersi vivere provoca un effetto straniante e
l'uno diventa doppio non riconoscendosi più. La soluzione è nel romanzo uno, nessuno e
centomila,
e consiste nell’abbandonare la propria individualità per riscoprirsi parte di un tutto più
grande che cancella ogni connotazione personale.
Tra Realtà e Finzione: la dimensione scenica
Pirandello scrive per il teatro dopo i 45 anni, anche se aveva colto già da tempo come il
palcoscenico rappresenta il conflitto tra realtà e finzione, essere e apparire. La produzione
drammatica si configura come uno sbocco dell’arte pirandelliana che concepisce la vita come una
grande recita. Pirandello realizza il superamento del dramma borghese ottocentesco, con “sei
personaggi in cerca d'autore” “ciascuno a suo modo” e “questa sera si recita a soggetto l'autore”
portando in scena il dramma nel dramma. I personaggi vedono la loro stessa vita diventare teatro
quindi un teatro nel teatro creando tutti i possibili conflitti immaginabili. L'intento provocatorio
viene centrato dagli spettatori che fanno una riflessione profonda tra realtà e illusione. Il teatro
nel teatro, inoltre, denuncia l'impossibilità di comunicare e di condividere idee e giudizi.
LE OPERE
Pirandello attraversa tutti i generi letterari, tra novelle, romanzi, poesie, commedie e saggi. La
poesia sarà presente solo nel periodo giovanile, mentre la produzione di novelle sarà enorme.
NOVELLE PER UN ANNO
Pirandello scrive queste novelle intorno al 1885, inizialmente raccolte in 4 volumi (Amori senza
amore, Beffe bella morte e della vita, Quand’ero matto…, Berecche e la guerra), poi pubblicato in
15 volumi sotto il nome di Novelle per un anno.
La raccolta è priva di struttura e incoerente nella disposizione, ma questo riflette proprio l’animo
caotico e disgregato dell’autore nei confronti del mondo.
In molte novelle si può notare l’influenza del Verismo, soprattutto nei personaggi e negli ambienti
siciliani, ma questo Naturalismo è solo apparenza, poiché lo scopo è quello di mostrare la Sicilia
attraverso caricature eccessive ma che riflettono la realtà. Proprio queste caricature indicano le
maschere della vita in tutti i suoi aspetti.
I ROMANZI
I romanzi scritti da Pirandello sono in totale 7: L’esclusa, Il turno, Il fu Mattia Pascal, I vecchi e i
giovani, Suo marito, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Uno, nessuno e centomila.
L’ESCLUSA
È il primo romanzo di Pirandello, pubblicato nel 1901. La protagonista è una giovane e intelligente
donna, Marta Ajala, che vive in una società incoerente. Marta è accusata ingiustamente di
tradimento, una colpa inesistente dalla quale scaturiscono delle vere conseguenze che sono quelle
del velenoso giudizio della società, nella quale la menzogna vale più della verità. L’incoerenza si
manifesta soprattutto quando Marta viene perdonata dopo aver realmente commesso adulterio.
IL TURNO
Questo romanzo, pubblicato nel 1902, narra la storia di un giovane pretendente che aspetta il suo
turno per sposare la donna che ama. Pirandello si allontana dalla visione verista, lasciando posto al
caso, che domina tutte le vicende. La presenza del narratore è evidente e lascia intendere che
tutto ciò che viene narrato è la sola verità del narratore stesso, e che quindi la verità è soggettiva.
I VECCHI E I GIOVANI
È l’unico romanzo storico di Pirandello e viene pubblicato nel 1913. Il romanzo è ambientato nella
Sicilia post-risorgimentale, durante la rivolta dei Fasci Siciliani e narra le vicende della famiglia
Laurentano. È narrato attraverso i ricordi di Pirandello stesso, come un’autobiografia che mette in
contrasto i vecchi del Risorgimento e la corruzione dei giovani dopo l’unità.
SUO MARITO
Romanzo pubblicato nel 1911 che narra la storia di una scrittrice, Silvia Roncella, che riduce suo
marito a occuparsi dei suoi impegni editoriali, capovolgendo le visioni tradizionali della famiglia.
QUADERNI DI SERAFINO GUBBIO OPERATORE
È un romanzo pubblicato nel 1925 sotto forma di un diario formato da 7 quaderni in cui si trova la
storia di Serafino Gubbio, scritta da lui stesso. Serafino Gubbio è un operatore cinematografico e
nell’ultimo dei quaderni, racconta che si trova a Roma per girare un film con gli attori Aldo Nuti,
Varia Nestoroff e una tigre. Durante le riprese, Aldo Nuti spara alla Nestoroff invece che alla tigre e
viene a sua volta sbranato da essa. Nonostante questo avvenimento fosse fuori copione, Serafino,
ormai alienato dal girare la manovella della macchina da presa, continua a registrare la scena, ma
rimane muto per lo shock.
UNO, NESSUNO E CENTOMILA
È un romanzo testamentario pubblicato nel 1926. Il protagonista è Vitangelo Moscarda e una
mattina, mentre si guarda allo specchio, la moglie gli fa notare che il suo naso non è così dritto
come egli aveva sempre creduto, ma è leggermente pendente a destra. Da qui in Vitangelo parte
una vera e propria crisi d’identità, per cui si rende conto che egli non è solo uno, ma uno, nessuno
e centomila in base a chi lo guarda, così lui inizia a cancellare tutti i ricordi e persino il suo stesso
nome, perciò viene rinchiuso in un ospizio senza avere un’identità, ma lui è contento così perché
ha ormai abbandonato la corruzione della società e può vivere secondo il passare del tempo.
IL TEATRO
Nelle sue opere teatrali, Pirandello vede la realtà come un’unica grande recita che ha in primo
luogo la solitudine, l’incomunicabilità, il doppio e la follia che si manifestano nelle sue più di 40
opere. Inizialmente Pirandello sperimenta il teatro dialettale, supera il dramma borghese e si
dedica al teatro del grottesco, in cui ribalta tutti i principi della società e del teatro principale,
caratterizzando i suoi personaggi con psicologie incoerenti e contraddittorie che si manifestano
anche nel linguaggio (Il giuoco delle parti). Il 1921 è l’inizio del metateatro, una vera e propria
rivoluzione, rappresentata dalla trilogia del teatro nel teatro, in cui non si vede più il confine tra il
palcoscenico e la platea, infatti il teatro stesso diventa spesso il protagonista, togliendo il posto
alla rappresentazione.
I SAGGI
Il saggio più importante di Pirandello è L’Umorismo, pubblicato nel 1908 e che costituisce
l’introduzione di una nuova poetica in contrapposizione alla visione Verista. Il saggio si divide in
due parti: nella prima l’autore prosegue ad un’analisi del termine “umorismo” osservando che è
un elemento visibile in ogni epoca storica. Nella seconda parte, definisce l’arte umoristica
accompagnandola ad esempi concretizzabili.
IL FU MATTIA PASCAL
Il romanzo è stato pubblicato a puntate fra l’aprile e il giugno del 1904 sul quotidiano La Nuova
Antologia, poi altre volte con ritocchi e modifiche. Il romanzo è ispirato alle vicende di crisi
economica dell’autore del 1903 in seguito alla distruzione di una miniera di zolfo del padre e alla
malattia mentale della moglie Antonietta.
Il racconto è ambientato in un paese immaginario della Liguria, Miragno, un luogo campestre
lontano dalla civiltà industriale. Il protagonista, Mattia Pascal, è stato truffato dall’amministratore
Batta Malagna, che si è impossessato del patrimonio familiare suo e di sua madre. Per vendicarsi,
Mattia decide di sedurre Romilda, di cui l’amministratore si è invaghito, ma finisce per ingravidare
sua moglie, Oliva. Così Batta Malagna riconosce questo figlio come suo, mentre Mattia è tenuto a
sposare Romilda, che voleva invece sposare l’amministratore. Mattia conduce una vita misera tra
l’infelice matrimonio e la biblioteca in cui lavora per risolvere le proprie difficoltà economiche e
dopo la morte di sua madre e delle sue due gemelle, inizia a pensare al suicidio. Così decide di
abbandonare il paese e andare a Montecarlo, dove vince una certa somma di denaro al casinò.
Mentre ritorna a Miragno però, legge una notizia in cui i suoi familiari lo avevano riconosciuto in
un cadavere annegato in un canale, così nella sua rabbia decide di farsi passare davvero per morto
per poter ricominciare una nuova vita con una nuova identità.
A questo punto Mattia Pascal assume il nome di Adriano Meis, nel suo cambiamento cerca di
cambiare quanto più possibile il suo aspetto fisico, facendosi operare l’occhio strabico. Dopo aver
soggiornato a Milano, arriva a Roma dove convive con uno strano uomo, Anselmo Paleari, e si
innamora della figlia Adriana. Consapevole del fatto che non potrà mai sposarla, perché di fatto
Adriano Meis non esiste per la società, inizia a corteggiare la fidanzata di un pittore spagnolo per
allontanare Adriana. Adriano però viene sfidato a duello dal pittore e a questo punto decide di
fingere un secondo suicidio, facendo sembrare che sia annegato nel Tevere. Così ritorna a
Miragno, convinto di farsi riconoscere dalla società come Mattia Pascal, ma una volta arrivato,
scopre che sua moglie ha sposato un altro uomo da cui ha avuto una figlia. Visita la sua stessa
tomba e resosi conto di non essere più nessuno, si ritira nella sua biblioteca e inizia ad identificarsi
ne “il fu Mattia Pascal”, un soggetto non esistente per la società, che si guarda vivere al di fuori di
se stesso.
Il tema centrale del romanzo è lo smarrimento dell'identità individuale. Mattia vorrebbe
un'esistenza diversa da quella che conduce, ma è condannato al fallimento. Infatti si troverà in una
condizione peggiore di quella iniziale, perdendo i legami affettivi e sociali che considerava molto
importanti. Il tentativo del protagonista è una scommessa perduta il cui risultato sarà poi
l'esclusione dalla vita e un'emarginazione indesiderata. Pirandello presenta gli atti superficiali che
compie il protagonista per tentare di mascherarsi, a poco a poco però inizia a subentrare la
riflessione sul significato che questi azioni hanno. Il tema del doppio collega Pirandello alla
letteratura dell'ottocento di cui fa parte anche Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. In questa
vicenda compaiono diversi possibili alterego del protagonista. Mattia sembra entrare e uscire tra i
personaggi, vorrebbe essere un filosofo distaccato dalla vita e dalle passioni ma non ci riesce.
Mattia Pascal viene considerato l'eroe moderno, ovvero l'antieroe. L'antieroe percepisce la
piccolezza del mondo in cui viviamo e degli esseri insignificanti che lo popolano, è cosciente della
sua fragilità ma è costretto a rinunciare ad ogni illusione che potrebbe consolarlo.

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