E IL RELATIVISMO
Pirandello:
(treccani.it) - p. 2
categorie
principali
Enrico
IV
commediografo
P I R A N D E L LO :
C AT E G O R I E P R I N C I PA L I
treccani.it
nostro orto, 1915; E domani, luned..., 1917; Un cavallo nella luna, 1918;
Berecche e la guerra, 1919; Il carnevale dei morti, 1919) e dei romanzi che le
intramezzano o seguono (Suo marito, 1911, pi tardi in parte rifatto col tit.
Giustino Roncella nato Boggiolo, post., 1941; I vecchi e i giovani, 2 voll.,
1913; Si gira..., 1916, tit. poi mutato in Quaderni di Serafino Gubbio
operatore, 1925; Uno, nessuno e centomila, 1926), anche se non sempre con
uguale ricchezza d'invenzione e felicit di resa artistica. E sebbene un piglio
realistico rimanga sempre in P., i modi della narrativa verista appaiono ora,
oltre che superati, capovolti; perch sullo sfondo provinciale e borghese di
quella narrativa, e nel bel mezzo dei temi che le sono propr (gelosie,
adulter,
terzetti
matrimoniali,
pazzie,
vendette),
prende
rilievo
un'inquietudine nuova, per la quale il nome di P. stato giustamente
accostato a quello dei maggiori esponenti del decadentismo italiano ed
europeo: l'ansia dell'uomo che invano cerca di ribellarsi agli schemi della vita
per essere soltanto s stesso e inutilmente si sforza di comporre il dissidio tra
forma (maschera) e vita (autenticit). Ai personaggi della narrativa verista,
"vinti" ma non privi di una loro grandezza epica, succedono cos in P. figure di
med o piccoli borghesi, di impiegati, professionisti, pensionati e simili,
squallidi rappresentanti di una societ priva d'ideali (giusto il contrario dei
superuomini dannunziani), e condannati per l'impossibilit di comunicare a
un tetro o arrovellato solipsismo; e la narrazione si fa convulsa e
aggrovigliata, intesa com' a seguire le tortuosit del pensiero e a creare
intorno a personaggi e vicende un'aria allucinata, di caos.
E poich in tale forma narrativa, cos portata all'evidenza scenica, gi
implicita quella drammatica, il passaggio di P., a un certo momento, dall'una
all'altra risponde a una naturale esigenza della sua arte. Il suo teatro,
analogamente alla narrativa, da cui del resto derivano la maggior parte degli
spunti drammatici, si muove dapprima sulle orme della commedia borghese
allora in voga, di cui accetta le situazioni e i canoni, sia pure per piegarli al
nuovo contenuto e colorirli di un umorismo con forti venature grottesche
(Lumie di Sicilia, 1910; Pensaci Giacomino!, 1916; Liol, 1916, scritta
originariamente in dialetto siciliano; Cos (se vi pare), 1917; Il piacere
dell'onest, 1917; La patente, 1918; Ma non una cosa seria, 1918; Il
berretto a sonagli, 1918; Il giuoco delle parti, 1918; Tutto per bene, 1920;
Come prima, meglio di prima, 1920; La signora Morli, una e due, 1920; ecc.).
Ma poi quegli schemi vengono abbandonati e il clima si fa di dramma e di
tragedia (Sei personaggi in cerca d'autore, 1921, l'opera scenicamente
rivoluzionaria che, insieme con Ciascuno a suo modo, 1924, e Questa sera si
recita a soggetto, 1930, costituisce la cosiddetta trilogia del "teatro nel
teatro"; Enrico IV, 1922; Vestire gli ignudi, 1922; L'uomo dal fiore in bocca,
1923; La vita che ti diedi, 1923; Diana e la Tuda, 1927; Come tu mi vuoi,
1930; Quando si qualcuno, 1933; Non si sa come, 1935): il teatro che si
suol dire della "seconda maniera", ma che in verit continua e perfeziona la
prima; dove, superata l'angustia dell'ambiente provinciale, quel dramma
dell'essere e del parere, di vita e forma, quella nostalgia del focolare distrutto
e della famiglia, degli amori, delle amicizie dissolti nel frantumio della
4
personalit, sono ormai contemplati sub specie aeternitatis, quasi fuori del
tempo e dello spazio; e quel realismo allucinato lievita in simbolo, in
allegoria, fino a sfiorare il "mistero". Il che, se non sempre avviene con
pienezza di risultati artistici, in quanto si accentua anche l'innata tendenza di
P. a cristallizzare in sillogismi o in sofismi (il cosiddetto pirandellismo di P.) la
suggestiva spontaneit di certi gridi, tuttavia riprova di un'ispirazione pi
alta, pi lirica, come dimostrano anche le novelle degli ultimi anni. Rest
incompiuta la sua ultima opera, I giganti della montagna (1 rappr., post.,
1937), il pi ispirato tra i "miti" moderni (La nuova colonia, 1928; Lazzaro,
1929), che P. concep in parte avvicinandosi alla poetica di Bontempelli. Con
il suo teatro, mentre utilizzava gli stimoli della pi viva sperimentazione
europea (non escluso il teatro futurista), P. indicava al contempo una
direzione di ricerca che avrebbe largamente influenzato la drammaturgia
posteriore; cos come, reagendo con la sua disadorna, antiletteraria parola al
virtuosismo verbale e musicale dell'et dannunziana, egli accompagnava
piuttosto e precorreva le esperienze della letteratura pi giovane (Alvaro,
Moravia, Brancati).
L'autore stesso provvide a riordinare editorialmente la sua produzione
drammaturgica (col tit. complessivo Maschere nude) e novellistica (col tit.
Novelle per un anno). La prima raccolta delle Maschere nude (11 commedie
in 4 voll., 1918-21) apparve presso Treves; la seconda (39 drammi in 31 voll.)
presso Bemporad (voll. I-XXV, 1920-29) e poi Mondadori (voll. XXVI-XXXI,
1929-35); a Mondadori, divenuto suo unico editore, fu anche affidata la terza
raccolta (43 drammi in 10 voll., 1933-38). Le Novelle per un anno (15 voll.)
furono affidate al fiorentino Bemporad (voll. I-XIII, 1922-28) e poi a Mondadori
(voll. XIV, 1934, e XV, post., 1937). Presso questa casa editrice vide la luce
l'ed. post. di tutte le Opere di L. P. a cura di M. Lo Vecchio-Musti (6 voll.,
1957-60), comprendente anche un vol. di Saggi, poesie, scritti varii (1960),
ed ancora in corso la nuova ed. completa diretta da G. Macchia (Opere di L.
P., 1973 segg.). Oltre a var carteggi (tra cui Carteggi inediti con OjettiAlbertini-Orvieto-Novaro-De Gubernatis-De Filippo, 1980), sono state
pubblicate le Lettere a Marta Abba (1995).
Termine Fonte Pirandello, Luigi Enciclopedie on line Abba, Marta Enciclopedie
on line borghesia Enciclopedia on line Capuana, Luigi Dizionario Biografico
degli Italiani commedia Enciclopedie on line De Roberto, Federico Dizionario
Biografico degli Italiani dramma Enciclopedie on line fascismo Enciclopedie
on line grottesco Enciclopedie on line identit Enciclopedie on line
incomunicabilit Enciclopedie on line maschera Enciclopedie on line narrativa
Enciclopedie on line paradosso Enciclopedie on line Pirandello, Fausto
Enciclopedie on line Pirandello, Stefano Enciclopedie on line questione
meridionale Enciclopedie on line realt Enciclopedie on line relativismo
Enciclopedie on line Sicilia Enciclopedie on line teatro Scienze sociali Verga,
Giovanni Enciclopedie on line verismo Enciclopedie on line Autore Titolo
Edizione Abete, Giovanna, Il vero volto di Luigi Pirandello, Roma, A.BE.T.E.,
1961. Antonelli, Luigi, Maschera nuda di Pirandello, Roma, Vettorini, 1940.
Artioli, Umberto, L' officina segreta di Pirandello, Roma- Bari, Laterza, 1989.
5
Ugo Fleres e Carlo Falbo. 1900 Novelle Pubblica nel "Marzocco" e nella "Roma
letteraria" alcune delle novelle pi celebri: "La paura del sonno", "La levata
del sole", "Alberi cittadini". 1901 Zampogna pubblica il libro di versi
"Zampogna". Esce a puntate "L'esclusa". 1903 l'anno infausto per
Pirandello e la famiglia. Il disastro economico del padre e la malattia mentale
(grave forma di paranoia) della moglie, colpita dal fallimento del suocero,
spingono Pirandello a pensare di suicidarsi. Ma ha la froza di reagire grazie
alla scrittura. 1904 Il fu Mattia Pascal Pubblica "Il fu Mattia Pascal" sulla
"Nuova Antologia". 1908 L'umorismo Escono i due saggi "Arte e scienza" e
"L'umorismo". Diventa professore di ruolo. Le sue lezioni inconsuete, pi vive
e stimolanti, riscuotono un grande successo. 1909 I vecchi e i giovani Sul
"Corriere della sera" escono le prime puntate del romanzo "I vecchi e i
giovani". 1910 Lume di Sicilia Nino Martoglio e la sua compagnia presentano
a Roma "Lume di Sicilia" e "Liol". 1911 Suo marito Esce il romanzo "Suo
marito". 1912 Fuori di chiave Pubblcia l'ultima raccolta di poesie dal titolo
"Fuori di chiave". 1915 Si gira... A puntate sulla "Nuova Antologia" viene
pubblicato "Si gira..." ( "I quaderni di Serafino Gubbio operatore"). Il figlio
Stefano fatto prigioniero dagli austriaci. Preso sul Monte Calvario, egli
internato prima a mauthausen e poi a Plan. Pirandello tenter di negoziare la
liberazione del figlio scambiandolo con tre prigionieri austriaci. Alla fine
rinuncia all'operazione e dovr aspettare la fine della guerra per
riabbracciare il figlio. Nel frattempo muore la madre. 1916 Pensaci Giacomino
Escono in dialetto siciliano "Pensaci giacomino" e "Liol". 1917 Cosi (se vi
pare) A Milano va in scena la "parabola in tre atti" "Cos (se vi pare)". A
Torino invece viene rappresentata "Il piacere dell'onest". A Roma la
compagnia di Angelo Musco mette in scena al Teatro Nazionale la commedia
in due atti "il berretto a sonagli" e l'atto unico "La giara". 1918 Le maschere
nude Pubblicato a Roma il primo volume delle "Maschere nude". 1919
Malattia mentale della moglie La moglie internata in una casa di cura in
seguito a paranoie di gelosia (anche verso la figlia Lietta). Era stata colta da
una sorta di mania di persecuzione. La separazione forzata dalla moglie
segna una svolta nella vita intima di Pirandello e nella sua visione del mondo
come teatro della follia. 1920 Come prima, meglio di prima Al teatro Goldoni
di Venezia la commedia in tre atti "Come prima, meglio di prima" riscuote un
grande successo, il primo del suo teatro. Discorso commemorativo su
Giovanni Verga. 1921 Sei personaggi in cerca d'autore La compagnia di Dario
Niccodemi mette in scena al Teatro Valle di Roma "Sei personagg in cerca
d'autore". 1922 Enrico IV A milano viene presentato "Enrico IV". Pirandello e il
suo teatro conquistano New York, Londra, Parigi, Atene. Escono presso
l'editore "Bemporad" i primi quattro volumi della raccolta di racconti "Novelle
per un anno". 1924 Adesione al Fascismo Si iscrive al partito fascista. 1924
La giara Al teatro degli Champs-Elyses di Parigi la compagnia dei balli
svedesi mette in scena il balletto "La giara". Il libretto sar pubblicato nel
1928. 1925 Uno, nessuno e centomila Comincia a pubblicare a puntate il
romanzo "Uno, nessuno e centomila". Esce la nuova edizione di "Si gira..."
con il titolo "Quaderni di Serafino Gubbio operatore". direttore della
8
compagnia del Teatro d'Arte di Roma, inizia la relazione con la prima attrice,
Marta Abba . 1928 La nuova colonia Scrive il mito teatrale "La nuova
colonia". Si scioglie dopo tre anni la compagnia del Teatro d'arte. 1929
Lazzaro Esce il secondo mito: "Lazzaro". 1931 Soffio Pubblica nel fascicolo di
luglio di "Pegaso" la novella "Soffio", una delle pi famose. 1931 I fantasmi
Pubblica sulla "Nuova Antologia" il primo atto di "I giganti della montagna",
con il titolo "I fantasmi". 1934 Nobel Riceve il premio Nobel per la letteratura
( preferito a Valry e G.K Chesterton). 1936 Morte, 10 dicembre Durante le
riprese del film tratto da "Il fu Mattia Pascal", si ammala di polmonite e
muore, nella sua casa di via Antonio Bosio 15.
Link utili Pirandello web
treccani.it
IL
P I R A N D E L LO
LO T W I T T P E R P R I M O
ilgiornale.it
E se fosse Pirandello la chiave migliore per comprendere il nostro
tempo? Se fosse lui il filosofo che ha guardato dentro al relativismo
contemporaneo? Ho tra le mani un libro recente che raccoglie testi degli anni
Venti: dedicato a Pirandello e il dramma di vedersi vivere (Solfanelli, pagg
105, euro 10). L'autore Adriano Tilgher, filosofo irregolare nato a
Resina, gi Ercolano, alle falde del Vesuvio da genitori tedeschi e valdostani.
Un filosofo non accademico, nemico dello storicismo quando era imperante,
ostile al fascismo ma non allineato all'antifascismo, che mor 54enne nel
1941. Ha scritto vari libri - anni fa curai una sua antologia, Storia e antistoria
- ma fece filosofia soprattutto nella terza pagina dei giornali; il suo fu
giornalismo trascendentale. Ma la sua fama legata soprattutto a Pirandello
e alla sua definizione del fascismo. Il suo legame con Pirandello
sotterraneo, di natura vulcanica, considerando l'origine vesuviana dell'uno e
sulfurea dell'altro. Li affratella il Caos, evocato da Pirandello per spiegare la
sua origine e il suo destino: nacque in una contrada che aveva quel nome
d'origine e la sua opera la rappresentazione drammatica e ironica del caos.
Dal canto suo Tilgher rifiut ogni senso compiuto alla storia e al pensiero, il
pragmatismo fu la sua teoria e defin la sua filosofia casualismo critico; in
fondo, il caso l'anagramma filiale del caos.
In principio fu la teoria della relativit. Nel 1921, quando Einstein ebbe
il premio Nobel, Tilgher dedic un libro ai relativisti contemporanei ma la
punte pi avanzate lui le situava fuori dalla filosofia: il teatro pirandelliano e
l'ascesa del fascismo, definito assoluto attivismo trapiantato sul terreno
della politica. Mussolini ritenne esattissima la definizione di Tilgher e la
us per superare le categorie morenti della politica e giustificare il suo
transito dal socialismo alla nazione. Ma il relativismo pure la chiave del
teatro pirandelliano. Finir col diventare la sua prigione, not Leonardo
Sciascia che ritenne l'intuizione di Tilgher una formula lucida e perentoria
che irret il drammaturgo e la sua opera. Il punto di rottura tra i due sar
proprio il fascismo. Pirandello aderisce al fascismo all'indomani del delitto
Matteotti, chiede la tessera che poi straccia e riprende negli anni, firma il
manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile, e poco prima di morire dona la
medaglia d'oro del suo Premio Nobel alla patria. La prima volta che incontrai
Indro Montanelli mi raccont che Pirandello gli aveva detto: il fascismo
come un tubo vuoto, ognuno ci mette dentro quel che vuole. Scopr poi che
non l'aveva detto solo a lui... Relativismo al quadrato. Quando Pirandello
aderisce al fascismo, Giovanni Amendola lo definisce un uomo volgare e
Tilgher si rifiuta di sottoscrivere il documento di Bontempelli, Beltrametti e
D'Amico in sua difesa. Tilgher, invece, firma il manifesto degli intellettuali
antifascisti di Croce, che ha frequentato a Napoli. E dedica a Gentile un
pamphlet feroce e ingeneroso, Lo spaccio del bestione trionfante, parafrasi di
un'opera di Giordano Bruno. Tilgher si pone contra Gentile come
10
l'interno; vede col cervello, pensa con gli occhi. Tutto si fa relativo, solo il
caos resta assoluto.
ilgiornale.it
12
L'IRONIA
DELLA FOLLIA:
E N R I C O IV
orizzontescuola.it
15
P I R A N D E L LO
E I L R E L AT I V I S M O
luzappy.eu
Il vitalismo
I testi narrativi e drammatici di Pirandello insistono continuamente su
alcuni nodi concettuali. Prima di esaminare direttamente l'opera nel suo
sviluppo cronologico, necessario dunque tentare di ricostruire il sistema
delle idee che la sostanziano.
Alla base della visione del mondo pirandelliana vi una concezione
vitalistica, che affine a quella di varie filosofie contemporanee (in
particolare quella di Henry Bergson, teorico dello slancio vitale, e quella di
Georg Simmel): la realt tutta vita, perpetuo movimento vitale, inteso
come eterno divenire, incessante trasformazione da uno stato all'altro,
flusso continuo, incandescente, indistinto, come lo scorrere di un magma
vulcanico. Tutto ci che si stacca da questo flusso, e assume forma distinta
e individuale, si rapprende, si irrigidisce, comincia, secondo Pirandello, a
morire. Cos avviene dell'identit personale dell'uomo. In realt noi non
siamo che parte indistinta nell'universale ed eterno fluire della vita. Ma
tendiamo a cristallizzarci in forme individuali, a fissarci in una realt che noistessi ci diamo, in una personalit che vogliamo coerente e unitaria. In realt
questa personalit un'illusione, e scaturisce solo dal sentimento soggettivo
che noi abbiamo del mondo, che proietta intorno a noi come un cerchio di
luce e ci separa fittiziamente dal resto della vita, che resta al buio.
Non solo noi stessi, per, ci fissiamo in una forma. Anche gli altri,
con cui viviamo in societ, vedendoci ciascuno secondo la sua prospettiva
particolare, ci danno determinate forme. Noi crediamo di essere uno per
noi stessi e per gli altri, mentre siamo tanti individui diversi, a seconda della
visione di chi ci guarda. Ad esempio, un individuo pu crearsi di se stesso
l'immagine gratificante dell'onesto lavoratore, del buon padre di famiglia,
mentre gli altri magari lo fissano senza rimedio nel ruolo dell'ambizioso senza
scrupoli o dell'adultero. Ciascuna di queste forme una costruzione fittizia,
una maschera che noi stessi ci imponiamo e che ci impone il contesto
sociale. Sotto questa maschera non c' un volto definito, immutabile: non c'
nessuno, o meglio vi un fluire indistinto e incoerente di stati in perenne
trasformazione, per cui un istante pi tardi non siamo pi quelli che eravamo
prima. Pirandello fu influenzato dalle teorie dello psicologo Alfred Binet sulle
alterazioni della personalit, ed era convinto che nell'uomo coesistano pi
persone, ignote a lui stesso, che possono emergere inaspettatamente;
condusse quindi una critica serrata al concetto di identit personale, di io,
su cui si era fondata una lunga tradizione filosofica ed a cui si appellava
abitualmente la coscienza comune.
16
sociale e si esclude, si isola, guardando vivere gli altri dall'esterno della vita e
dall'alto della sua superiore consapevolezza, rifiutando di assumere la sua
parte, osservando gli uomini imprigionati dalla trappola con un
atteggiamento umoristico, di irrisione e piet (cfr. pi sotto il senso
profondo dell'umorismo pirandelliano). quella che Pirandello definisce
anche filosofia del lontano: essa consiste nel contemplare la realt come
da un'infinita distanza, in modo da vedere in una prospettiva straniata tutto
ci che l'abitudine ci fa considerare "normale", e in modo quindi da coglierne
l'inconsistenza, l'assurdit, la mancanza totale di senso. In questa figura di
eroe estraniato dalla realt si proietta la condizione stessa di Pirandello come
intellettuale, che rifiuta il ruolo politico attivo perseguito dagli altri
intellettuali del primo Novecento (pur risentendo delle loro inquietudini e del
loro ribellismo), e, nel suo pessimismo radicale, si riserva solo un ruolo
contemplativo, di lucida coscienza critica del reale.
Il relativismo conoscitivo
Oltre che sulla visione della societ, dal vitalismo pirandelliano
scaturiscono importanti conseguenze sul piano conoscitivo. Se la realt
magmatica, in perpetuo divenire, essa non si pu fissare in schemi e moduli
d'ordine totalizzanti, onnicomprensivi. Ogni immagine globale che pretenda
di sistemarla organicamente non che una proiezione soggettiva. Il reale
multiforme, polivalente; non esiste una prospettiva privilegiata da cui
osservarlo: al contrario le prospettive possibili sono infinite e tutte
equivalenti. Caratteristico della visione pirandelliana dunque un radicale
relativismo conoscitivo: non si d una verit oggettiva fissata a priori, una
volta per tutte. Ognuno ha la sua verit, che nasce dal suo modo soggettivo
di vedere le cose. Ne deriva un'inevitabile incomunicabilit fra gli uomini:
essi non possono intendersi, perch ciascuno fa riferimento alla realt com'
per lui, e non sa n pu sapere come sia per gli altri, proietta nelle parole che
pronuncia il suo mondo soggettivo, che gli altri non possono indovinare.
Questa incomunicabilit accresce il senso di solitudine dell'individuo che si
scopre nessuno, mette ulteriormente in crisi la possibilit di rapporti sociali
e contribuisce a svelarne il carattere convenzionale e fittizio.
La perdita di fiducia nella possibilit di sistemare il reale in precisi
moduli d'ordine, il relativismo conoscitivo, il soggettivismo assoluto collegano
Pirandello a quel clima culturale europeo del primo Novecento in cui si
consuma la crisi delle certezze positivistiche, della fiducia in una conoscenza
oggettiva della realt mediante gli strumenti della razionalit scientifica. La
posizione di Pirandello, sia per quanto riguarda questa crisi gnoseologica sia
per il suo vitalismo irrazionalistico, viene quindi abitualmente fatta rientrare
nell'ambito di quello che si suole definire Decadentismo. Se per prendiamo
la categoria di Decadentismo nell'accezione pi rigorosa e ristretta e
consideriamo fondamentalmente il Decadentismo come una seconda fase del
19
La poetica: l'umorismo
Dalla visione complessiva del mondo scaturiscono anche la
concezione dell'arte e la poetica di Pirandello. Possiamo trovarle enunciate in
vari saggi, tra cui il pi importante e il pi famoso L 'umorismo, che risale
al 1908. Si tratta di un testo chiave per penetrare nell'universo pirandelliano,
come ha sempre riconosciuto la critica. Il volume si compone di una parte
storica, in cui l'autore esamina varie manifestazioni dell'arte umoristica, e di
una parte teorica, in cui viene definito il concetto stesso di umorismo.
L'opera d'arte, secondo Pirandello, nasce dal libero movimento della vita
interiore; la riflessione, al momento della concezione, resta invisibile,
quasi una forma del sentimento. Nell'opera umoristica invece la riflessione
20
22
IL
PIRANDELLISMO
classicitaliani.it
Cera anzitutto un occasionale coincidere cronologico tra il momento
dellinaridimento delle sorgenti pi vive del drammaturgo, dopo lesplosione
dei Sei personaggi e dellEnrico IV, e questo sopraggiungere della
dimensione critica e intellettuale suggerita da Tilgher. Pirandello si adatt,
come in un comodo alveo artificiale, nel modulo di quellinvenzione critica,
anche per sopperire a un mancare della fantasia. Ma non sar in ogni
momento cosa. Pirandello scriver ancora pi di unopera tutta sua e
liberamente ispirata, per esempio Questa sera si recita a soggetto, ma anche
altre; e tutte le nuove novelle, che non sono tilgheriane, e le ultime che sono
al di l dello stesso pirandellismo. Ma con tutte le numerose eccezioni,
lombra del prestigioso critico napoletano ( il suo Castelvetro , lo chiam
Bragaglia [1]) finir, in misura maggiore o minore, per aleggiare spesso sulla
pagina, sulla riduzione tecnico-cerebrale di questa.
Un siffatto incontro fra il critico e lo scrittore divenne umana amicizia,
e questa, finch dur, ebbe vicissitudini degne di nota.
Adriano Tilgher era un filosofo sensibile soprattutto alle voci
dellirrazionalismo spiritualista contemporaneo, che si preoccup, con
qualche altro, di importare in Italia. Fu anche un autorevole critico militante
di letteratura e di teatro. Seguiva, non senza eclettismo, le teorie del
relativismo simmeliano [2].
E, col suo antistoricismo integrale, anticrociano e ferocemente
antigentiliano, si dimostr il pi adatto, tra gli uomini di cultura italiani
dellepoca, a dragare in senso filosofico lopera pirandelliana per sceverarvi e
mettere allo scoperto alcune importanti intuizioni, che erano quelle stesse da
lui perseguite sul piano teoretico.
In realt Pirandello aveva scritto i suoi romanzi, le sue novelle, e poi
quasi tutto il suo teatro senza premeditazione filosofica. Il primo impulso che
lo sollecitava era sempre uno scatto di natura quasi biologica, uno stimolo
immediato e profondo. Pezzi di teoria filosofica, captati dal clima culturale
contemporaneo cadevano nella sua pagina per una necessaria gravitazione e
per affinit con le stigmate psicologiche pi riposte. Queste formulavano
embrionalmente
le
istanze
radicali
della
dissociazione,
della
depersonalizzazione, dellambigua incredulit. Da esse si sgrovigliavano e si
precisavano le ipotesi pirandelliane del relativismo e dello scetticismo,
pateticamente armati. Pirandello stesso formul, anche se in termini
impropri, questo processo che tornava a verificarsi ogni volta in lui, quando
disse [3]: I miei lavori nascono da immagini vive, quelle che sono la fonte
perenne dellarte, ma queste immagini passano attraverso ad un filtro di
concetti che hanno preso tutto me stesso. Senza dubbio la mia opera darte
non mai un concetto che cerchi desprimersi per mezzo dimmagini; , al
contrario, unimmagine, spesso vivissima immagine di vita, che, nutrendosi
23
dei travagli del mio spirito, assume da s, per sola e legittima coerenza
darte, un valore universale.
Tilgher, questo travaglio tent di sistemare, traducendolo dalla
confusa e cieca sfera psicologica dello scrittore, a quella teorica,
semplicisticamente semplificandolo, secondo le suggestioni di una filosofia
che, grosso modo, da Schopenhauer, attraverso Bergson, Dilthey e Simmel
arrivava fino a lui. [4]
opportuno, prima di esporre gli episodi salienti dellincontro-scontro
Pirandello-Tilgher, precisare in breve, per chiarezza di lettura, il tenore delle
formule interpretative tilgheriane, ricorrendo, per questo, allo stesso Tilgher
che queste formule ripet a saziet, senza mai troppo distaccarsi da una
eguale e monotona definizione sintetica: La filosofia implicita nellarte di
Pirandello diceva Tilgher [5] gira tutta intorno al dualismo fondamentale
di Vita e Forma: la Vita perpetuamente mobile e fluida, che si cala e non pu
non calarsi, in una forma, pur repugnando profondamente ad ogni forma la
Forma che determinandola, dando confini rigidi e precisi alla Vita, ne aggela
e uccide il palpito irrequieto . (Da notare il maggior peso, il carico filosofico
che assumono per Tilgher i termini, grazie alla semplice maiuscolazione). In
unaltra pagina, Tilgher torna a spiegare il relativismo pirandelliano: Il
pensiero non rimane astratto e puramente teorico, ma si fonde con la
passione, limpregna di s e a sua volta si colora alla sua fiamma. E poich
dei due elementi in lotta, la Vita e la Forma, non la Forma che crea la Vita,
la Vita che crea la Forma in cui correre e stagnare, chiaro il perch del
relativismo di Pirandello. Pirandello relativista, nega che esista una realt e
verit fuori di noi, sostiene che per ognuno essere e apparire sono la stessa
cosa, che non v scienza ma solo opinione ( Cos (se vi pare) ) e che tutte
le opinioni si equivalgono (Ciascuno a suo modo) appunto perch per lui tutte
le nostre affermazioni e teorie e leggi e norme non sono che forme effimere
in cui per qualche istante si cala la vita, in s destituite dintima verit e
consistenza .
Con lo stesso acuto arbitrio con cui ricava dalla sua formula di forma
e vita il relativismo di Cos (se vi pare), Tilgher riduce e depaupera tutto il
resto dellopera di Pirandello che gli avviene di interpretare.
Altre numerose verit e conseguentemente altre formule si trovavano
annidate nellopera di Pirandello, che Tilgher non poteva ancora catturare,
perch lindagine tilgheriana era ristretta e limitata al suo tempo. Vi furono
ritrovate man mano. Per esempio, un esistenzialismo ante litteram e una
concezione dellalienazione sociale e metafisica delluomo. Da questo punto
di vista Pirandello, cos poco suscettibile di cultura, appare invece un
prematuro portatore di problemi che dovevano decantarsi col tempo e
formularsi chiaramente solo pi tardi.
La prima edizione degli Studi sul teatro contemporaneo di Adriano
Tilgher usc nel 1922. Tilgher, in un primo tempo, conosceva male Pirandello;
non lo aveva letto, o, comunque, non vi aveva trovato nulla di interessante.
24
si discute e si discorre per ogni dubbio torre, su chi mai nacque prima:
se Tilgher (uovo) o Pirandel (gallina)....
Da questo momento, consciamente o inconsciamente, ha inizio
lautodifesa di Pirandello, il quale, fino alla morte, non mancher occasione
per ripetere che egli non dipendeva in niente da nessuno. Nel 1927 scriveva
a Silvio DAmico [14]: ...Il mio successo e la mia fama mondiale non
cominciano affatto dal giorno che la critica drammatica scopre, o crede di
scoprire, la mia ideologia, ma dal giorno che la Stage Society di Londra e il
Pemberton di New York, senza sapere nulla della mia ideologia,
rappresentano Sei personaggi in cerca dautore e a New York le repliche
filano per undici mesi di seguito; dal giorno che a Parigi per tutto un anno si
rappresentano i Sei personaggi alla Commedia dei Campi Elisi... . E Tilgher,
molto pi tardi commenter [15]: ...Non venuto ancora il tempo, di
narrare la storia veridica e rigorosamente documentata (perch io ho
labitudine di tener sempre tutte le mie carte in ordine) dei miei rapporti con
Pirandello. Per quanto mi riguarda, dir qui solo che nella mia condotta verso
Pirandello, fui dominato, oltre che da ragioni che qui non il caso di dire,
anche dalla preoccupazione di evitare tutto ci che potesse far credere che io
volessi sfruttare a mio beneficio la fama mondiale che dimprovviso si era
abbattuta sul capo di Pirandello... Non intervenni mai per protestare o
correggere o rettificare le infinite volte in cui si stamp o si disse o si fece
dire a Pirandello che egli non accettava linterpretazione che io avevo dato
della sua opera, la rifiutava, la rinnegava... Si dica quel che si vuole: un
fatto che senza quel mio saggio... Pirandello non avrebbe mai scritto Diana e
la Tuda... Ma per Pirandello sarebbe stato molto meglio che quel mio saggio
egli non lavesse mai letto. Non mai troppo bene per un autore acquistare
coscienza troppo chiara di quel che il suo mondo interiore. Ora, quel mio
saggio fissava in termini cos chiari e (almeno a tuttoggi) cos definitivi il
mondo pirandelliano, che Pirandello dov sentirvisi come imprigionato
dentro, donde le sue proteste dessere un artista e non un filosofo... e i suoi
tentativi devasione. Ma pi cercava devadere dalle caselle critiche in cui io
lo avevo collocato e pi ci si serrava dentro. Duello drammatico cui io
assistevo in silenzio e da lontano, astenendomi dal vederlo, dal frequentarlo,
dal parlargli, dal parlare, dallo scrivergli e (dopo il 1928) dallo scriverne.
Rispettavo cos il giusto orgoglio del grande scrittore senza rinnegare di un
punto le mie convinzioni di critico... .
Tilgher in queste dichiarazioni esagera ed parziale. A Pirandello
subito dispiacque lincidente di carattere politico che lo aveva separato da lui
e non manc, alla prima occasione, che fu un incontro casuale con la signora
Tilgher, di farglielo sapere. Tilgher allora gli scrisse una lettera [16] leale e
affettuosa , come la defin Pirandello stesso quando gli rispose [17]: Caro
illustre amico, la volta lettera leale e affettuosa mi ha riempito di gioja, e
anchio ringrazio con tutto il cuore il felice incontro con la vostra nobilissima
Signora, che ha dato modo a me e a voi di chiarire il malinteso, che tanti fin
qui serano affannati perfidamente a fare pi torbido e profondo.
28
tutte le miserie della cosiddetta letteratura militante e dei gusti e degli umori
del pubblico... .
Dopo, fra i due, non poteva pi sussistere alcuna amicizia, e le vie si
divisero definitivamente. Rimase piuttosto un rancore non privo di acredine
in Tilgher, che, gi nel 1927, pubblicamente si autodefiniva parte importante
nel destino di scrittore di Pirandello e si atteggiava a comprensivo correttore
dei nuovi errori di lui dicendo [23]: e ... la mia sistemazione critica del
Pirandellismo fu, con mia legittima soddisfazione, autenticata dal Pirandello
stesso, che la fece sua e land ripetendo nelle sue conferenze con le quali
soleva preludiare alla rappresentazione delle sue commedie... ma forse,
acquistare coscienza troppo precisa della filosofia implicita nella propria arte
non eccessivamente utile per un artista... . Su Lamica delle mogli,
commedia apparsa nel 1927, Tilgher, pi o meno, disse che scrivendola
Pirandello aveva lasciato il cervello in soffitta, e a proposito de La nuova
colonia (1928), parl di stridente inadeguazione fra la grandiosit dello
scenario, della finale catastrofe e delle intenzioni e lesiguit dellaneddoto
che dovrebbe incarnarle [24]. Poi il critico, sul teatro di Pirandello, tacque.
Per quanto riguarda quel tale incoraggiamento di Pirandello ad
intendere le necessit storiche che hanno condotto lItalia al presente stato
di cose , Tilgher, fin, volente nolente, per piegarvisi. Fu infatti in quello
stesso 1928 in cui egli decideva di non curarsi pi di Pirandello, che su La
Stampa (1 aprile) apparvero sue parole apologetiche su Mussolini [25]. Ma il
fascismo non si riconcili pi con lui e, dice Leonardo Sciascia [26], al suo
funerale, nel 1941, il numero degli amici era inferiore a quello degli agenti di
polizia .
Strettamente connesso con linterpretazione tilgheriana dellopera di
Pirandello suole apparire il fenomeno del pirandellismo. Ma il tilgherismo, del
pirandellismo, rappresenta appena una limitata e parzialissima spiegazione.
Una esatta definizione del pirandellismo dovrebbe infatti coinvolgere tutta la
spiccata originalit dellopera pirandelliana che, nelle definizioni tilgheriane,
viene ridotta a un paradigma scarsamente articolato. Il pirandellismo, fuori
dagli schemi di comodo, la qualit specifica e continua di tutta lopera dello
scrittore, coincidente con una deformazione tipica del mondo che si verifica
man mano che questo si traduce in espressione. Ma trattarne in questi
termini significherebbe ripetere ogni novella e ogni commedia. E in questa
sede, possiamo limitarci agli aspetti pi esterni e mondani del fenomeno.
Il pirandellismo, sotto laspetto mondanamente filosofico, faceva
ridere apertamente il Croce e suscitava la protesta e il disprezzo polemico di
Saint-Exupry che parlava di filosofia da portinaie. Infatti non reggeva, il
pirandellismo in quanto filosofia, ad alcun controllo dei metafisici autorizzati.
Invece esso, tolto dal rigore dei sistemi filosofici veri e propri, aveva una
notevole forza di verit e di persuasione non solo sulla gente semplice, sugli
snob e sui giornalisti pi superficiali, ma anche sulla gente di cultura e
soprattutto sugli scrittori.
31
rivalsa (per esempio, Martino Lori in Tutto per bene), animano il ritmo dei
gesti in un ansito e in una scansione disordinata. La tensione inetta a
resistere a se stessa, e improvvisamente esplode. La loro condotta piena di
contraddizioni: egocentrici, ricorrono ad ogni mezzo, compresa la
dissimulazione e le menzogne, per attirare su di s lattenzione (Ersilia Drei
in Vestire gli ignudi). N sono fuori talvolta dalla contorsione e dal clownismo
(si pensi a Ciampa nella Birritta cu i ciancianeddi, a tanti altri personaggi,
soprattutto delle novelle). E poi i personaggi di Pirandello soffrono di molti
dei classici disturbi della personalit: di un senso di evanescenza dellio, per
cui sono portati a continue verifiche davanti allo specchio (Moscarda, in Uno,
nessuno e centomila, e tanti altri, potenzialmente tutti); della dissociazione,
dellambivalenza della conoscenza, di un sentimento deficitario della propria
personalit, del senso di irrealt, non solo di fronte a tutto quanto intorno,
ma anche di fronte alla propria attivit e soprattutto al proprio pensiero, che
sentito di tratto in tratto come illusorio, freddo ed estraneo.
Pirandello partendo da immagini dentro di lui sospese e disponibili, vi
rovesciava sopra tutta una pronta carica passionalmente interpretativa, le
circoscriveva, le intellettualizzava e le manipolava alle significazioni pi
lontane dalle stigmate originarie. Tra i confessori e martiri della crisi, per
usare unespressione di Luigi Russo, Pirandello fu di quelli che con maggiore
costanza hanno fatto ricorso allimmagine delluomo al limite psichiatrico.
presumibile che una notevole parte del pubblico rimanesse
affascinata dal gioco metaforico-metafisico in cui veniva coinvolta
limmagine ben nota a tutti dellisterismo e della follia; tanto pi in quanto
questa di solito si dissimulava (Pirandello anche in questo era andato oltre
Ibsen), era ridotta sulla scena, in quanto malattia, alla sintomatologia meno
appariscente. Tutto ci dava un brivido, per quello che si riusciva ad intuire in
fondo al pastiche teatrale-clinico-metafisico. Ma soprattutto lemozione
derivava dal fatto che, in fondo, molti vi si riconoscevano.
In quanto stimolo e contenuto di opere letterarie, la malattia, nei suoi
sintomi pi diretti, di quelle materie alquanto restie a farsi tradurre in arte,
per una intrinseca resistenza. Ma Pirandello riusc alla necessaria
metamorfosi, a farne cio dellottimo teatro, ora al livello poetico ora al
livello della bravura tecnica. Altri grandi scrittori hanno, come lui, usato la
malattia, propria e altrui, come strumento darte e di conoscenza, e in questi
ultimi cento anni pi che prima: si pensi per tutti a Dostoevskij, alla
sublimazione continuamente realizzata nellopera della sua esperienza di
epilettico.
Nel teatro di Pirandello la nevrosi entrata serpeggiando e
innervandosi in un regno di possibilit fantastiche che era rimasto a lungo
nello scrittore ad un grado potenziale, non realizzato ancora, se non
raramente, sul piano formale. Loperazione, finalmente riuscita, quella di
unopera che fortunosamente si incontra col suo tempo, che il pi
istericamente nevrotico che si sia mai dato. Perci per una parte del pubblico
33
invece! Non consiglio forse dove i piedi si debban posare quando di sotto ai
piedi tiro via la terra? .
Si lamentava, nel corso della stessa intervista, che il pubblico
diffidasse tanto di lui: I miei rapporti con il pubblico son diventati ormai
assai difficili... Esso, mentre davanti alle opere altrui si abbandona quasi
dicendo allautore: Illudimi , davanti a me sempre in un atteggiamento
diffidente, quasi di difesa. Io dico una parola qualsiasi... per esempio, libro...
E subito il pubblico pensa: Non cinganni... dici libro, ma chi sa che cosa
vuoi dire! .
Lallusivit infatti un altro termine dello stile di Pirandello;
unallusivit che va dalla polivalente ambiguit dei Sei personaggi, alla
istintiva innata declinazione sintattica, tutta antitesi e rimandi, del dialogare
e del monologare. Ma impossibile inseguire la sfaccettatura molteplice del
pirandellismo. Gli spiriti pi attenti dellepoca seppero intendere il fenomeno,
strapparlo alla sua eccentricit e sistemarlo in un contesto di cultura
contemporanea. La testimonianza pi alta forse, in questo senso, ci viene da
T. S. Eliot, che scorse in Pirandello un maestro per la lezione feconda del suo
teatro [35]: Pirandello un drammaturgo al quale tutti i drammaturghi seri
della mia generazione e anche della prossima debbono riconoscere un debito
di riconoscenza. Egli ci ha insegnato qualcosa di ci che sono i nostri
problemi, e indicato la direzione in cui pu essere cercata la loro soluzione .
37
P I R A N D E L LO
COMMEDIOGRAFO
homolaicus.com
Luigi Pirandello
Dario Lodi
Luigi Pirandello, scrittore, commediografo fra i pi insigni del secolo
scorso (premio Nobel per la letteratura nel 1934; Pirandello aveva 67 anni,
era del 1867, e ne vivr altri due), da giovane era un cattolico convinto. Per
un banale incidente, causato da un prete che imbrogli unestrazione per
fargli vincere unimmaginetta, Pirandello abbandon la Chiesa e si rifugi in
una propria visione mistica dellesistenza, alla ricerca di conferme.
La ricerca fu strettamente personale e si avvalse, fra alti e bassi, della
psicanalisi freudiana cos come della psicologia di Alfred Binet, allora molto
nota. Lavvicinamento alla psicanalisi fu favorito dalle condizioni della
moglie, Maria Antonietta, dentro e fuori i manicomi, anche a causa di un
improvviso dissesto finanziario provocato da una frana sulle miniere di zolfo
di sua propriet. Pirandello impar parecchio da psicanalisi e psicologia:
ben dimostrato nelle sue numerose commedie, tutte incentrate su questioni
esistenziali radicali. Allarmante, per le anime belle, la filosofia contenuta nel
romanzo Uno, nessuno e centomila, dove il pensiero pirandelliano esprime
un relativismo pessimista, persino di grana grossa, non alieno da una
sanguigna disperazione di fondo, con tanto di riscatto, tuttavia, in un divenire
di stampo quasi buddista (che di fatto Pirandello respirava nei soggiorni a
Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo, un magnifico luogo, a mezza
collina, immerso nel verde).
Al teatro, Pirandello fu spinto dallamico Nino Martoglio e per lui fu
una specie di salvezza unita a dannazione: nel teatro, il grande
commediografo siciliano pot dare corpo alle sue preoccupazioni, alle sue
considerazioni, sebbene, andando a riflettere continuamente sul tema
centrale dellesistenza, unossessione, e ribadendo in maniera instancabile la
sua angoscia per la mancanza di risposte, egli si ritrov ad alimentare un
cruccio insanabile per la pochezza della vita rispetto alle energie in campo.
Tutto ci lo portava ad un relativismo ondeggiante fra lo sconforto e la
speranza di trovare uno spiraglio da cui fuggire con animo sollevato.
Pirandello non era certamente uno sprovveduto: non andava alla ricerca di
una consolazione qualsiasi, cos come la Chiesa rischia di fornire predicando
una religiosit ingessata (ma altrettanto fa parecchia filosofia). La
consolazione pirandelliana deve contenere motivi razionali, deve ricevere
unapprovazione consapevole sino in fondo. Pirandello, si appoggia molto al
dubbio e allo scetticismo, volendo forse dimostrare una serena capacit di
38
40
La figliastra
E potremmo essere la sua fortuna!
Il capocomico
Ma mi facciano il piacere d'andar via, che non abbiamo tempo da perdere
coi pazzi!
Il padre (ferito e mellifluo)
Oh, signore, lei sa bene che la vita piena d'infinite assurdit, le quali
sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perch sono
vere.
Il capocomico
Ma che diavolo dice?
Il padre
Dico che pu stimarsi realmente una pazzia, sissignore, sforzarsi di fare il
contrario; cio, di crearne di verosimili, perch pajano vere. Ma mi permetta
di farle osservare che, se pazzia , questa pur l'unica ragione del loro
mestiere.
Gli Attori si agiteranno, sdegnati.
Il capocomico (alzandosi e squadrandolo)
Ah s? Le sembra un mestiere da pazzi, il nostro?
Il padre
Eh, far parer vero quello che non ; senza bisogno, signore: per giuoco...
Non loro ufficio dar vita sulla scena a personaggi fantasticati?
Il capocomico (subito facendosi voce dello sdegno crescente dei suoi
Attori)
Ma io la prego di credere che la professione del comico, caro signore, una
nobilissima professione! Se oggi come oggi i signori commediografi nuovi ci
danno da rappresentare stolide commedie e fantocci invece di uomini,
sappia che nostro vanto aver dato vita - qua, su queste tavole - a opere
immortali!
Gli Attori, soddisfatti, approveranno e applaudiranno il loro Capocomico.
Il padre (interrompendo e incalzando con foga).
Ecco! benissimo! a esseri vivi, pi vivi di quelli che respirano e vestono
panni! Meno reali, forse; ma pi veri! Siamo dello stessissimo parere!
Gli Attori si guardano tra loro, sbalorditi.
Il direttore
Ma come! Se prima diceva...
Il padre
No, scusi, per lei dicevo, signore, che ci ha gridato di non aver tempo da
perdere coi pazzi, mentre nessuno meglio di lei pu sapere che la natura si
serve da strumento della fantasia umana per proseguire, pi alta, la sua
opera di creazione.
41
Il capocomico
Sta bene, sta bene. Ma che cosa vuol concludere con questo?
Il padre
Niente, signore. Dimostrarle che si nasce alla vita in tanti modi, in tante
forme: albero o sasso, acqua o farfalla... o donna. E che si nasce anche
personaggi!
Il capocomico (con finto ironico stupore)
E lei, con codesti signori attorno, nato personaggio?
Il padre
Appunto, signore. E vivi, come ci vede.
Il Capocomico e gli Attori scoppieranno a ridere, come per una burla.
Il Padre (ferito)
Mi dispiace che ridano cos, perch portiamo in noi, ripeto, un dramma
doloroso, come lor signori possono argomentare da questa donna velata di
nero.
Cos dicendo porger la mano alla Madre per aiutarla a salire gli ultimi
scalini e, seguitando a tenerla per mano, la condurr con una certa tragica
solennit dall'altra parte del palcoscenico, che s'illuminer subito di una
fantastica luce. La Bambina e il Giovinetto seguiranno la Madre; poi il Figlio,
che si terr discosto, in fondo; poi la Figliastra, che s'apparter anche lei sul
davanti, appoggiata all'arcoscenico. Gli Attori, prima stupefatti, poi ammirati
di questa evoluzione, scoppieranno in applausi come per uno spettacolo che
sia stato loro offerto.
Il capocomico (prima sbalordito, poi sdegnato)
Ma via! Facciano silenzio!
Poi, rivolgendosi ai Personaggi:
E loro si levino! Sgombrino di qua!
Al Direttore di scena:
Perdio, faccia sgombrare!
Il direttore di scena (facendosi avanti, ma poi fermandosi, come
trattenuto da uno strano sgomento)
Via! Via!
Il padre (al Capocomico)
Ma no, veda, noi...
Il capocomico (gridando)
Insomma, noi qua dobbiamo lavorare!
Il primo attore
Non lecito farsi beffe cos...
Il padre (risoluto, facendosi avanti)
Io mi faccio maraviglia della loro incredulit! Non sono forse abituati lor
signori a vedere balzar vivi quass, uno di fronte all'altro, i personaggi creati
42
Il padre
E va bene! Siamo venuti appunto per questo qua da lei!
Il capocomico
E dov' il copione?
Dello stesso autore:
Fatti e misfatti, 2011, Prospettiva Editrice
La rivoluzione cristiana, 2010 Prospettiva Editrice
Dentro la storia, 2010, Mjm Editore
Variazioni sul tema, 2009 Prospettiva Editrice
Magazzino 51 (ebook), Note a margine, Notte senza fine, Poesie per
un attimo (Novantuno Virgole su un Punto)
Dentro la pittura, ed. Abel (ebook)
Il problema dell'equilibrio, ed. Abel (ebook)
Testi di Pirandello
Le novelle. Ediz. integrale
Pirandello Luigi, 2012, Selino's
Novelle romane. Ne aveva fino alla gola di quella vitaccia porca
Pirandello Luigi, 2012, Lozzi Publishing
La giara e altre novelle per un anno
Pirandello Luigi, 2011, Mondadori
Il Risorgimento tradito
Pirandello Luigi, 2011, Kals
Il fu Mattia Pascal
Pirandello Luigi, 2011, Cult Editore
homolaicus.com
44