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Civati Gabriele V

Luigi Pirandello
Durante fascismo nascono molte associazioni culturali, guidate dalla ministra della cultura ombra
Salfatti. Grazie a lei viene creato il salone del libro e l’accademia d’Italia in cui si riuniscono gli
intellettuali italiani.

Pirandello nasce 1867, dopo l’unità d’Italia, quindi vivrà l’età giolittiana e il fascismo. Nasce a
Girgenti, attuale Agrigento, Sicilia; nasce nel casolare “il caos”, in campagna vicino al mare. Viene
da una famiglia di borghesia commerciale, suo padre aveva delle solfare, delle cave di zolfo,
avevano delle miniere che gli procuravano una buona entrata economica. La famiglia oltre al valore
dei soldi gli trasmette anche dei valori risorgimentali, suo padre Stefano Pirandello era un
garibaldino ma conservatrice e la mamma di Pirandello era un’antiborbonica. Quindi durante tutta
la sua infanzia Pirandello ha vissuto in questi valori risorgimentali

Nel 1886 va a Palermo a studiare lettere. Palermo è piccola città e quindi Pirandello va a Roma.
Pirandello litigherà con un prof e verrà espulso da tutte le università italiane, va in Germania e si
laurea a Bonn, legge quindi gli autori modernisti e quelli tedeschi, viene influenzato da questi e
anche da Schopenhauer. Torna a Roma e vive una vita agiata; qui diventa amico di Luigi Capuana
(amico di Verga), figura che unisce le due generazioni differenti siciliani, Verga è Pirandello, vecchia
Sicilia e nuova. Con Capuana Pirandello inizia una polemica antidannunziana, entrambi attaccano il
modo di scrivere di Dannunzio e la sua retorica. La sua scrittura era però egemone, in confronto
agli autori studiati che lo criticano.

Capuana introduce Pirandello in un giro di sedute medianiche, spiritiche. Inizia ad esserci una sorta
di spiritualità non convenzionali, è affascinato da queste.

Pirandello sposa Maria Antonietta Portulano, figlia del socio del padre, matrimonio combinato e
insieme avranno tre figli.

1903 anno fondamentale per Pirandello per:

- solfara del padre si allaga e quindi perdono soldi


- Maria Antonietta Portulano, fragile dal punto di vista psicologico, a causa dell’evento della
solfara avrà un disturbo mentale e Pirandello la manda in ospedale psichiatrico
- Pirandello poi si dedica alla letteratura, scrive in prosa da fine 1800-1910, nel 1904 scrive Il
Fu Mattia Pascal; poi si appassiona sempre di più al teatro.
- Nel 1924 c’è l’assassinio a Matteotti e Pirandello pochi giorni dopo si iscrive al partito
fascista. Si iscrive per due motivi:
- tipo opportunistico, iscriversi a questo significava pubblicare, scrivere ed entrare
nell’accademia d’Italia.
- Nel 1925 firma al manifesto del partito fascista. È stato disilluso dall’unita d’Italia, si
pensava che finissero i divari tra nord-sud invece ci fu una vera e propria
piemontesizzazione. Pirandello ha una sfiducia per la democrazia tale da aderire all’ideale
fascista di sicurezza e ordine. È un intellettuale organico, un letterato che appoggia il
governo in carica.

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Nel 1905 diventa il direttore artistico del Teatro d’arte di Roma e qui conosce Marta Abba,
un’attrice.

Pirandello inizia a viaggiare all’estero, i suoi spettacoli diventano famosi all’estero e non in Italia.
Nel 1934 vince il Nobel per un testo di spettacolo, ostacolato da Grazia De Ledda.

Muore nel 1936.

Poetica di Pirandello

È sia intellettualistico che antintellettualistico.

- Intellettualistico perché i personaggi di Pirandello soffrono dell’ipertrofia della coscienza,


pensano tanto. Gramsci afferma che Pirandello è troppo filosofico
- Antintellettualistico: la ragione non ragione. Non c’è un fine ultimo dj questo ragionare, non
si riesce a trovare un senso in quello pensano. È come se criticasse la coscienza, ironizza su
questa. Per Pirandello si vive nel caos, tutto è impossibile da decifrare. La ragione crea sono
distinte domande, non si riesce ad avere delle risposte.

C’è una negazione delle certezze assolute. Pirandello vive nel relativismo e pensa. Il relativismo
pirandelliano parte dall’idea che la verità non esiste. Nel 1905 Giovanni Marchesini, pedagogista,
pubblica Le Finzioni dell’Anima, saggio in cui dice che non esistono valori morali certi. Non esistono
il bene, il dovere non esistono in modo univoco ma sono dei valori convenzionali, definiamo i valori
morali in base al contesto. Pirandello chiama questi valori convenzionali con il termine “forma”, dei
ruoli fissi scelti per convenzione (suocera nella letteratura latina era sempre con determinate
caratteristiche, come se fosse un ruolo che si da per dato). Inoltre, l’Io individuale è debole,
Pirandello si rifà a Binet con Le Alterazioni della Personalità. In questo testo Bient dice che il nostro
io e la nostra personalità non è univoca ma molteplice e dipende dal contesto e sullo sguardo
dell’altro. La parola di Pirandello che contrappone a forma è “vita”, un qualcosa che cambia in base
al contesto. Forma e Vita sono in contrasto e noi siamo in crisi perché non riusciamo a vivere in
equilibrio tra la forma e la vita per Pirandello. Questa crisi di Pirandello è la sua lettura del
decadentismo. Decadentismo in Pirandello è scontro tra forma è vita. Questo causa la Maschera,
noi viviamo una maschera, una costruzione fittizia che ci impone la società ma che ci auto
mettiamo per vivere. Per Pirandello questa maschera ce la mette la famiglia e il lavoro. Sotto
questa maschera però non esiste un volto, ce ne sono molteplici. La maschera per Pirandello non è
negativa, è necessario indossare una maschera, la metti perché non hai niente. Noi abbiamo un
fluire di vita, cambiamo la nostra personalità sempre ma per vivere abbiamo bisogno di avere una
forma, una maschera che noi percepiamo come opprimente perché non siamo solo una cosa ma
siamo moltitudine, siamo tante cose nella vita ma non si riesce a riconoscere il molteplice. Se non
metto una maschera è come se non esistessi.

Ma su questa forma opprimente della maschera si crea una Trappola, Pirandello crea delle Stanze
della tortura. Viviamo le maschere come oppressione, famiglia ci vede sempre figlio e non altro
che sono. Ci sentiamo in trappola, bloccati, oppressi. Come ci si può salvare? Nella fuga
nell’irrazionale quindi o nell’immaginazione o nella follia, follia che Pirandello sa per le condizioni
della moglie e sa come affrontarla. La forma vince quindi sulla vita.

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Il testo fondamentale di Pirandello è un testo di poetica, L’umorismo, scritto nel 1908. Pirandello
dice che l’umorismo dice che non è sinonimo di divertente. Pirandello scinde la figura del comico e
quella dell’umorista.

Testo pag 671 riga 6

Pirandello vede una donna sulla sessantina leopardata, capelli colorati e minigonna e lui ride
perché lei è il contrario di come dovrebbe essere. Il comico è l’avvertimento del contrario, lei non
dovrebbe essere così e Pirandello ride. L’avvertimento del contrario è una risata superficiale.

Umoristico invece è riflessione e capisco perché la donna si è vestita così, perché magari ha paura
di perdere il marito. Questo non è riso superficiale ma amaro, è un riso amaro. È il sentimento del
contrario non più avvertimento del contrario. L’umorismo è la riflessione sull’atto comico.
Pirandello chiama questo Arte Fuori di Chiave, è un’arte disarmonica; l’arte di Pirandello genera
una cosa e il suo opposto. Arte che scompone, disgrega, fa emergere differenze, è un’arte
umoristica. Pirandello dice che non se l’è inventata lui ma grandi autori prima di lui erano umoristi
senza saperlo come Manzoni. Nei promessi sposi c’è la notte degli inganni Renzo e Lucia provano a
farsi sposare in maniera non voluta da Don Abbondio, lo vogliono costringere a farli sposare. Renzo
e Lucia, oppressi, in quella scena sembravano gli oppressori. Qui emerge il sentimento
dell’opposto. Un altro esempio che Pirandello fa è Don Chisciotte, lui deve andare a combattere
contro dei giganti che sono dei mulini a vento, provi il sentimento del contrario perché capisco che
lui è un folle.

Caratteristiche della poetica dell’umorismo pirandelliano.

 Rifiuto del concetto di verosimiglianza, tipica del verismo. Pirandello vuole raccontare la
verità, che non è verosimile. La realtà è assurda, surreale. La verosimiglianza è un concetto
letterario, il vero non è verosimile, è frastagliato, assurdo, plurisoggettivo.
 Pirandello non scrive una grande opera. Pirandello si scaglia contro questa idea perché la
vita è sfaccettata e non posso scriverla tutta in una sola opera.
 Rottura degli schemi narrativi. Ci sono le metanarrazioni, qualcosa che va al di là della
narrazione. Con Pirandello nascerà il metateagro è il metaromanzo, delle opere che parlano
di loro stesse. La forma viene destrutturata, l’opera parla di sé stessa.

Novelle per un anno

Raccolta di novelle, racconti brevi una ogni giorno per un anno. Voleva scrivere 365 novelle in 24
volumi ma ne abbiamo solo 211 e 15 volumi, quasi la metà. Pirandello si iscriva alle fiabe arabe
delle Mille e una Notte e al Decamerone. Pirandello però rivive queste strutture novellistiche in
chiave decadente: se il Decamerone ha una cornice che le tiene insieme in Pirandello sono non
organizzate perché la natura per lui non si può organizzate. Le novelle non hanno una struttura che
le tiene insieme.

Si dividono in due grandi categorie

- Le novelle siciliane: quelle che risentono di più dell’ambiente verista di Verga. Si parla di
una Sicilia contadina, personaggi subalterni ma il clima verista di queste novelle prende una
dimensione diversa, si modifica. Le novelle non sono veriste perche c’è l’elemento
folcloristico e ancestrale (Grazia De Ledda, lei parte dal verismo per andare in altre via, per

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superarlo. I personaggi inoltre sono folli, sono umoristici, non sono antieroi ma persi,
decadenti, non si riscontrano nella realtà in cui vivono.
- Le novelle piccolo borghesi/ Novelle romane. L’ambiente è differente, sono ambientate a
Roma e queste novelle rappresentano una condizione grigia, frustrante della nuova classe
romana. Qui emerge il concetto della trappola, i personaggi e l’uomo si sentono in trappola
non riesce ad esprimersi come vorrebbe.

“Ciaula Scopre la Luna” pag 713

La storia ricalca quella di rosso mal pelo. C’è un ragazzino che lavora insieme ad un uomo. Lui
lavorerà di notte in questa miniera ma è spaventato di uscire dalla miniera e trovare il buio fuori,
come gli era successo una volta. Ma uscendo Ciaula scopre la Luna. Quando la vede sembra che sia
una Teofania, come se vedesse una divinità; Ciaula piange guardando la Luna. Vedere la Luna lo
libera dalle sue paure, esempio di Epifania.

Questo personaggio non è un ragazzino ma adulto, però con disabilità intellettiva, rientra in quei
personaggi folli, rientra nella follia pirandelliana.

Differenze tra Ciaula e Rosso Mal pelo

- Narratore in RMP è impersonale, in Ciaula c’è e offre giudizi. In Verga poi c’è la regressione
mentre Pirandello scrive con toni alti.
- Mal Pelo è un eroe intellettuale, lui Sa bene quello che vuole, è consapevole. Ciaula è un
eroe animalesco, è inconsapevole per la sua disabilità intellettiva, lui non ha una struttura,
non ha una sua parte intellettiva sviluppata; tutto quello che fa lo fa in modo di pulsione.
Quando Ciaula piange per la Luna non Sa perché stia piangendo, Mal Pelo invece li
saprebbe.
- Somiglianza tra i due personaggi è che entrambi sono emarginati sociali

Ci sono anche delle parti umoristiche, all’inizio della novella. La lacrima che gli cadeva lui la
raccoglieva con la bocca facendo smorfie, era comica questa cosa. Quella lacrima che gli scendeva
ripensandoci era per il figlio morto in miniera. Capiamo che lui fa quella cosa, quelle smorfie con la
bocca per un determinato senso.

Romanzi

Dividiamo i romanzi in: opere giovanili, mature ed ultima fase.

Opere giovanili

Influenza di Verga, mondo verista. L’opera principale di questa stagione è “L’esclusa” del 1901. In
quest’anno in Germania viene pubblicato i Buddentrok, modernismo maturo rispetto all’Italia in cui
Pirandello scrive verismo.

L’esclusa è ambientata in Sicilia, una donna viene accusata ingiustamente di adulterio dal marito,
viene cacciata di casa e quindi inizia una relazione con un altro uomo. Il marito, influenzato dalle
voci e dai pettegolezzi del paese, la richiama a casa. Nella società siciliana si preferisce vivere
insieme anche con l’adulterio.

Vicinanza con verismo:


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- Quadro Siciliano tipico del verismo e tema della donna adultera
- Tecniche narrative: narratore in terza persone come nelle opere veriste. Pirandello utilizza il
discorso indiretto libero.

Motivi per cui questo testo non è verista:

- Guarda verso l’umorismo perché la realtà non è come appare. Donna viene cacciata di casa
pur non essendo adultera e viene ripresa in casa essendolo; la realtà viene capovolta. Non
è verista perché va verso l’umorismo, in cui la realtà non è come appare.

Questa novella è tra il verismo e l’umorismo.

Opere mature

Opera matura più importante è Il Fu Mattia Pascal pubblicato nel 1904; stesso anno in Russia Il
Giardino dei Ciliegi di Cechov, testo importante per il teatro.

L’anno precedente alla pubblicazione del Fu Mattia Pascal è un anno tragico perché ha una forte
perdita economica, sua moglie inizia a soffrire di follia.

Inizialmente fu pubblicato a puntate su una rivista, fu pubblicato il libro in volume a Milano nel
1905. Nel 1921 ci sarà un’aggiunta pubblicata a Firenze, qui aggiunge un’avvertenza. Pirandello
sarà accusato di scrivere un testo inverosimile e in questa afferma che quello che ha scritto è
veramente accaduto; le assurdità non sono verosimili ma sono vere. Verosimiglianza è concetto
letterario della realtà; Pirandello, invece, non vuole scrivere verosimili ma l’assurdità della vita vera.
La vita reale è molto più assurda della verosimiglianza.

C’è un Io narrante, racconto in prima persona di Mattia, bibliotecario che abita in un paese ligure, è
strabico (inetto ha un difetto fisico, tutti gli inetti anche degli altri autori hanno problematiche
fisiche), vive nel concetto di trappola: lavoro frustrante, inutile (nessuno va nella biblioteca, vita
familiare opprimente, litigio con la suocera e la moglie). Va a Montecarlo e vince; indeciso di
tornare ma non torna a casa perché legge sul giornale la sua morte. Si crea un’altra identità e va a
vivere a Roma, va a casa di Anselmo Panali ed incontra Adriana. Qui cambierà il suo nome in
Adriano Meis. Qui si scontra con la realtà: non ha documenti, non può denunciare quando lo
derubano, non può sposarsi con la donna che ama, non può comprare casa.

Qui c’è il concetto di forma e vita. L’essenza di Pascal va in contrasto con la forma imposta dalla
società. Per la forma si deve mettere la maschera. Mattia Pascal è la forma e si rifiuta di esserlo, la
ripudia e vuole essere solo vita ma non ci riesce perché è una sostanza indefinita a cui non
corrisponde un’identità. Adriano Meis non ha identità, non è nessuno per la società, è solo una
forza vitale ma non avendo una forma non è nessuno.

Meis torna a casa ma la vita della moglie è andata avanti: moglie si sposa con un altro, tutti si
dimenticano di lui, torna a lavorare per la biblioteca ed ogni giorno va sulla sua tomba.

Pirandello affronta la vita, il caos è rappresentazione veritiera della realtà.

Temi:

- Le regole, la forma è una trappola ma necessaria


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- Crisi dell’identità, l’io è frammentario, inconcludente
- Rapporto verità-apparenza; sfuma il confine tra verità ed apparenza. Non si sa dove inizia la
realtà e la finzione
- Disagio intellettuale, come in Zeno Cosini Mattia Pascal è il fallimento di una generazione, la
medio borghesia dell’inizio 1900

Forma del romanzo, tecniche narrative del romanzo:

- Struttura circolare come nei Malavoglia di Verga. Pascal parte dal paesino e poi ci ritorna.
Ritorna anche il concetto dell’acqua: Pascal muore in acqua e anche Meis lo fa. Idea che
dall’acqua nasca prima Meis e poi il secondo Mattia Pascal.
- Metanarrazione: Pirandello vuole far riflettere su alcune tematiche, la trama passa in
secondo piano, Pirandello vuole ragionare su alcune questioni: come fare letteratura,
questioni filosofiche, disagio intellettuale (decadimento borghesia) e altre questioni
filosofiche

Personaggio di Pascal lo facciamo entrare negli inetti. Un critico letterario, Giacomo De Benedetti,
dice che i personaggi Pirandelliani entrano in sciopero, non fanno niente, non sono attori ma
pensano, riflettono. Zeno comunque agisce, fonda l’azienda commerciale, va nella clinica per
fumatori, ha un amante; Pascal invece è sempre seduto.

Maledetto sia Copernico pag 777

Inizio del romanzo, Pascal parla con un vecchio di Copernico, fonda la teoria eliocentrica (sole al
centro del sistema solare. Uomo non occupa posizione centrale ma periferica).

Da linea 27: Dopo Copernico l’uomo ha capito che non è centrale, siamo un granello di sabbia
nell’universo. Che senso ha parlare delle cose che ci succedono se non contiamo niente? Siamo dei
piccoli vermi, non siamo nient’altro. Concezione dell’uomo: umorismo è essere fuori di chiave,
l’umorismo è del 1908, dopo la pubblicazione del romanzo. Per Pirandello un grande umorista è
Copernico, eliocentrismo non è come quello che ci aspettiamo e quindi capiamo che non siamo
niente. Dall’avvertire che la terra non è più al centro, che non ci sconvolge più di tanto, abbimoa
una riflessione amara: diventiamo il niente.

Poetica dell’umorismo è avvertire il contrario, poi ragiono e capisco che questo ha anche un
cambiamento su di me. Con l’eliocentrismo capiamo che non siamo più al centro.

Mattia Pascal anticipa l’umorismo, Pirandello ha già le teorie umoristiche ma le stila dopo il Mattia
Pascal.

Lo strappo nel cielo di carta Pag 783

Anselmo Paleari è il proprietario di casa in cui vive Pascal, padre di Adriana. Attraverso le parole
dell’uomo abbiamo i pensieri di Pirandello: quella della lanternosofia e lo strappo nel cielo di casa.

Tragedia di Oreste: Oreste è il figlio di Agamennone e Cliptermestra, hanno due figli Elettra e
Oreste. Clipternestra ha una relazione con Egisto e loro uccideranno Agamennone. Oreste per
vendicare il padre uccide Egisto e Clipeternestra.

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Anselmo Paleari dice che se il momento di più alta tensione nella storia, quando Oreste sta per
uccidere il padre e la madre si girasse e vedesse che tutto è una recita, è tutto una finzione, è tutto
inutile, cosa succederebbe? Con questo squarcio del cielo di carta vuole comunicarci che la nostra
vota è una recita perché siamo in un contrasto continua tra vita e forma. Sembra il Velo di Maya di
Schopenhauer, è un’epifania (rivelazione). Oreste rimarrebbe sconcertato da quello squarcio del
cielo: lui vorrebbe vendicarsi ma i suoi occhi rimarranno attaccati a quello squarcio; è inutile quello
che fa perché il padre poi non ritorna vivo. Sta uccidendo perché lo vuole davvero, vita, o è la
forma che me lo fa fare? Oreste diventerebbe Amleto, Amleto (ha un padre, ucciso; sua madre
senza marito e si sposa con il fratello dell’ex marito. Amleto ha un dubbio, perché suo padre è
morto e poi suo zio è diventato re? È stato lui ad ucciderlo. Amleto porta a teatro suo zio a vedere
Oreste, fa vedere a Claudio quello che loro stanno vivendo. Claudio capisce che Amleto lo vuole
uccidere) vive la stessa cosa. Lui vuole vendicarsi come Oreste. Ma la differenza è che Oreste
uccide, si vendica; Amleto è assalito dal dubbio, ha visto lo squarcio nel cielo. Il 1900 rifulge la
postura salda di Oreste e riprende il dubbio di Amleto. Oreste ha una postura solida, Amleto sta nel
dubbio. Se Oreste avesse capito che il mondo è teatro non avrebbe ucciso.

Se questo cielo si strappasse saremmo immersi nella malinconia, nella tristezza, … meno male che
non si strappa questo cielo per Pirandello. Se io non percepisco contrasto tra forma e vita io posso
vivere bene, posso amare; se mi rendo conto dell’assurdità della realtà vivrò nel dolore e nella
malinconia.

Il fu mattia pascal richiude le idee di Pirandello.

Lanternosofia pag 786

Anselmo Paleari ora parla di lanternosofia che Pirandello riprende da filosofi irrazionali come
Schopenhauer.

Da riga 14: pensiero analogo a Canto Notturno di Leopardi, disgrazia uomo è sentirsi vivere (che
Lucrezio chiama tedium vitae). Noi sentiamo viverci, sfortuna dell’uomo perché non vive e basta
ma ragiona sul suo vivere. Questo concetto è come un lanternino che ognuno porta con sé, il
lanternino illumina un pezzo di oscurità, solo quello che riesce a pensare la nostra mente. Ci
illumina solo un pezzo perché capiamo un raggio, una parte di realtà. Quando il lanternino si
spegnerà cosa saremo, cosa diventeremo? Pirandello non sa dare una risposta.

La mia luce interiore piccola in cetre parti con la storia si unisce con altre lanternine perché si
condividono determinati valori. Si uniscono individualità e si forma una lanterna più grande. Se
tutti abbiamo un valore fondate formiamo un anello di luce più ampio, vedi meglio, credi in
qualcosa.

La luce del lanternone è alimentata da tutte le lanternine. Questi lanternoni, idee fisse e condivise,
non sono stabili, sennò noi avremmo sempre le stesse idee. Ci sono fasi di transizione in cui questi
lanternoni si spengono per lasciare spazio ad altri lanternoni (da verismo a decadentismo). Nella
storia ci sono momenti in cui le idee cambiano definitivamente e repentinamente (nazismo
quando Germania sta perdendo, i nazisti sono pochissimi. Passaggio da geocentrismo a
eliocentrismo).

Quando lanternone si spegne rimangono le piccole lanternine, nessuna più trova la via, non si
mettono d’accordo. Le lanternine cercano un’altra idea a cui appartenere, un’idea a cui credere.

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Anselmo Paleari dice che in questo momento (inizio 1900) non ci sono più grandi lanternoni,
perché siamo nel decadentismo (debolezza io, perdita certezze, non riconoscersi più nel mondo).
C’è grande caos, buio totale in cui le lanternine si scontrano tra loro. Modo di descrivere
decadentismo di Pirandello.

Romano Luperini ha usato il Fu Mattia Pascal per vedere la differenza tra le città rappresentate. Si
parte da un paesino della Liguria, Mirago, Pascal arriverà poi in città: Milano e Roma. Luperini vede
che Milano e Roma sono rappresentare in maniera differente.

 Milano è rappresentata attraverso il suo frastuono, esiste un fermento della città, Milano è
quindi la città moderna ma infelice. Anche qui è umorismo, avverto il contrario: frenesia,
scompiglio che fa ridere Pascal ma poi pensa e c’è il sentimento del contrario: cosa fanno
queste persone che corrono, dove stanno andando? Questa velocità un’ennesima trappola
alla vita.
 Roma invece è rappresentata come silenzio, è tutta rivolta al silenzio. Roma è divisa tra un
passato ed un presente. C’è un passato glorioso, romano, saldo ed un presente squallido.
Pirandello ammira più Roma perché scissa come l’io. Ha un passato glorioso e solido (come
Oreste) ed un presente corrotto (come Amleto), Pirandello è rattristato da questo e scrive
delle critiche sulla corruzione a Roma dovuta all’unità d’Italia.

Ultima fase

Pirandello si avvicina alle avanguardie, perché studioso delle nuove tecniche espressive:
surrealismo. Va a vivere in Germania in cui esplode l’impressionismo tedesco. Nel 1925-26 viene
pubblicato Uno, Nessuno e Centomila. È un libro tardo per la letteratura italiana, testo modernista
in un contesto lirico (Montale, Ossi di Seppia). Stesso anno Germania Main Kanft; USA pubblicato Il
Grande Gatsby.

Teatro Pirandelliano

Le opere per cui Pirandello vincerà il Nobel saranno teatrali. L’opera che riunisce tutte le opere di
Pirandello è Maschere Nude, raccolta di tutti i drammi pirandelliani.

Quattro fasi del teatro di Pirandello:

1. Teatro degli esordi: da 1910 a 1916. Teatro che risente del verismo tipiche del tardo
romanticismo. L’opera più importante del 1916 e Loilà. Ragazzo che mette incinta una
ragazza ma non si vuole sposare; la ragazza però vuole tenere il figlio. Trama
contemporanea. Tutto gira intorno ai rapporti famigliari, erotismo e altri valori primordiali.
2. Teatro umoristico: influenza dell’umorismo. Da 1916 a 1920. Rappresentazione della
borghesia romana e l’ipocrisia dei rapporti umani. Una delle opere principali è del 1917
Così è (se vi pare). Si sposa con una donna, lei muore e si mette con un’altra. La madre della
prima dice che lei è sua figlia ma la sposa dice di essere la seconda moglie ma anche la figlia
della madre della ex moglie del marito. Tutto è giocato sull’assurdità
3. Teatro nel teatro: dal 1921 al 1928. L’opera più importante è del 21 Sei personaggi in cerca
d’autore.
4. Teatro dei miti: ultima stagione di Pirandello dal 1928 al 1930. Ultima fase c’è influenza da
avanguardie, destrutturazione dell’opera del surrealismo. Opera più importante è
incompiuta ed è I giganti della montagna.
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Sei personaggi in cerca d’autore

Messi in scena per la prima volta 1921 a Roma, teatro Valle; dal 2011-2012 il teatro doveva essere
riconvertito in un supermercato ma grazie ad 1 anno ½ di occupazione di intellettuali ora non è
supermercato ma è chiuso. Qui è nato il teatro contemporaneo.

La prima messa in scena di questo teatro va molto male, lanciano cibo sul tavolo. Verrà ripreso poi
la Milano ed avrà successo a Parigi. A Roma non è stata capita quest’opera per la sua struttura.

È strutturato un teatro nel teatro. Ci sono degli attori, regista ed attori, che devono mettere in
scena un’opera di un giovane autore siciliano Pirandello, Il giuoco delle parti, che esisteva
veramente. Dalla sala salgono sul palcoscenico dalla platea 6 personaggi e salgono sul palco: padre,
madre, figlio, figliastra, giovinetto e bambina. Questi sono personaggi e non persone; queste figure
non sono vita ma solo forma, sono dei tipi stereotipati, sono dei ruoli. Questi personaggi hanno
una storia (loro sono la forma di quella storia) e vogliono che questa venga rappresentata;
chiedono al capocomico di inscenare il loro dramma. Questi personaggi rappresentano ruoli
astratti e per questo vestiti di nero.

I personaggi chiedono di inscenare la loro storia che rappresenta la realtà, Il giuoco delle parti è
verosimile; pertanto, perché raccontare una storia verosimile e non che rappresenti veramente la
realtà. Concetto di Pirandello della verosimiglianza.

Iniziano a raccontare la loro storia: madre e padre si sposano e hanno figlio. Ma relazione tra
genitori non va più bene e quindi approva che la moglie lo lascio e che vada a vivere con un altro
uomo. Lei lascia la casa si mette con un altro uomo e avrà tre figli (figliastra, giovinetto e bambina).
Per varie vicissitudini la madre lascia l’altro uomo e cade in povertà e lei rimarrà da sola con i figli.
Inizia a fare la sarta ma guadagna poco. Il dramma sta che la figliastra inizia a lavorare in un
bordello (casa di tolleranza), qui incontra il padre (il primo marito della madre) ma alla fine si
riconoscono e cadono in una grande vergogna e odio. Loro raccontano questa storia.

Tutti questi personaggi raccontano la loro storia con pov differenti a seconda del loro vissuto: noi
siamo diversi rispetto a chi ci guarda, la vita è soggettiva. Ognuno dei personaggi incarna un
aspetto della storia:

- Padre è rimorso perché ha dato via libera alla moglie di andarsene


- La madre è il dolore: lei si sente il perno del problema, prova dolore
- Il figlio è il distacco, lui vuole staccarsi dalla famiglia, non si sente appartenere a questa
famiglia
- La figliastra è l’odio verso il primo marito della madre, odia la situazione in cui si trova

La famiglia è disgregata, non c’è comunicazione. Tutti hanno un dramma che non riescono a
comunicare all’altro. Se loro vedono il loro dramma riescono a rasserenarsi, se non lo vedono è
come se non lo vivessero.

La finzione è facile da inscenare, la contrario del mettere in scena la realtà. Il dramma reale è molto
più complesso. Per Pirandello è così.

Alla fine, la bambina si annega e il giovinetto si spara. Si arriva ad un patois così alto che porta
questi due bambini più piccoli a provare un disagio fortissimo che culmina con il suicidio.

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Solitudine e non comunicazione sono causa del loro suicidio, in famiglia si attaccano a vicenda e
loro si suicidano.

Finché non vedono la loro crisi non usciranno mai dal loro dramma. L’assurdità della realtà è
difficile da mettere in scena.

Giovanni Macchia parla della stanza della tortura. Sono tutti carnefici di qualcosa.

Novità:

- Teatro nel teatro, attori mimano di star facendo teatro


- Rottura della quarta parete; non c’è separazione tra spettatore e palcoscenico
- Teatro parla e ragiona di sé stesso: funzione metateatrale. Teatro che ragiona sul teatro.
Cosa è reale in questa storia e cosa non lo è.

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