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Luigi Pirandello

-Pirandello nacque il 28 giugno 1867 ad Agrigento in una famiglia borghese benestante. Si scrisse alla facoltà di
lettere e studiò prima Palermo, poi a Roma e infine a Bonn, dove si laureò nel 1891. In Germania egli conobbe la
cultura tedesca ed entrò in contatto con gli autori romantici, i quali ebbero profonda influenza sulla sua opera e le
sue teorie. Nel 1892 si trasferì a Roma e a fianco qui l’attività letteraria a quella di docente di lingua italiana. Nel
1893 scrisse romanzo l’esclusa, l’anno successivo la sua prima raccolta di novelle, amori senza amore, nel 1896 la
commedia il nibbio, rielaborata poi col titolo se non così.
Contemporaneamente, nel 1897 iniziò a lavorare come supplente di lingua italiana presso l’Istituto superiore di
magistero di Roma, e nel 1908 divenne insegnante di ruolo.
-nel 1903 ci fu un allagamento della miniera di zolfo del padre e ciò provo con grande dissesto economico. Inoltre la
moglie dello scrittore Maria Antonietta portulano, sempre in questo periodo cominciò a manifestare i primi segni di
instabilità mentale, che la portò ad essere ricoverata. inoltre, è importante dire, che in quegli stessi anni esplose la
prima guerra mondiale. Pirandello si schierò dunque favore dell’intervento dell’Italia, considerandolo un occasione
per portare a termine il Risorgimento italiano. La guerra però incise dolorosamente sulla sua vita poiché, il figlio
Stefano, partito volontario, venne fatto prigioniero dagli austriaci, ed egli non riuscì A farsi che lo liberassero. Ciò
fece aggravare la malattia della moglie, e per questo venne fatta ricoverare in una casa di cura, nella quale ella restò
fino alla morte.
-Ciò fece sì che Pirandello intensifico la produzione di romanzi e novelle tra il 1904 e il 1915. Dunque la sua di vita
venne segnata dall’esperienza del declassamento, come accadde anche a Svevo e ad altri scrittori del novecento.
passo da una vita di agio borghese ad una condizione di piccolo borghese con disagi economici e frustrazioni. Da
questo momento iniziò il suo atteggiamento verso la società, e quel grigiore soffocante di cui parla delle sue opere.
-Nel 1921 la rappresentazione dei sei personaggi in cerca d’autore, riscosse talmente molto successo da poter
permettere lui di dedicarsi interamente al teatro, ambiente che gli permise di conoscere nel 1925 la giovane attrice
Marta Abba, e di diventare direttore del teatro d’arte di Roma.
-nel 1924 si scrisse al partito nazionale fascista. Inizia poi a pubblicare in modo organico le proprie opere: le novelle
per un anno, raccolta della produzione novellistica, e i volumi delle maschere nude, raccolta di testi teatrali. grazie
suoi testi del 1934 ricevette il premio Nobel per la letteratura e il 10 dicembre 1936 morì , lasciando incompiuto il
dramma i giganti della montagna.

Visione del mondo


-Pirandello venne influenzato soprattutto dal filosofo francese Bergson per quanto riguarda quella concezione
vitalistica che pone a fondamento dell’esistenza una forza vitale, lo slancio vitale. Inoltre sostenne Calorosamente
la visione secondo la quale c’è dare una forma alla propria personalità e quella altrui, forma che però costituisce
solo un’illusione, una maschera sotto la quale si nasconde un’identità in afferrabile, composta da tanti individui
diversi, da tante maschere. Dunque secondo Pirandello noi non siamo uno, ma siamo tanti, e ciò dipende dalla
maschera che decidiamo di auto in porci o che la società decide di attribuirci. Questa disgregazione dell’io causa la
perdita di ogni certezza e mette dunque in crisi l’idea di identità. l’uomo diventa così una particella isolata e
anonima all’interno di meccanismi più grandi di lui. I personaggi pirandelliani per questo prova la solitudine
angoscia e soffrono per il fatto di non poter riconoscere il ruolo attribuitogli dalla società.
-Pirandello dunque critica la società borghese e la vita stessa, e afferma che si tratti di un enorme pupazza data,
ovvero di una costruzione basata su schemi rigidi, che imprigiona l’uomo in un ruolo, in una forma, da cui egli si
può liberare solo abbandonandosi all’immaginazione o alla follia.
Vi sono due trappole nella società borghese, una e la famiglia, che imprigiona l’uomo con tensioni e menzogne,
l’altra è il lavoro monotono e frustrante. Inoltre molti personaggi pirandelliani sono definiti forestiere della vita,
poiché hanno preso coscienza del carattere ingannevole della vita, E per questo decidono di isolarsi, e limitarsi a
guardare vivere gli altri.
-inoltre la verità non può essere un fatto oggettivo, perché ogni individuo, secondo l’autore, ha un proprio modo
soggettivo di interpretare le cose. Per questo motivo non è possibile una vera comunicazione tra gli uomini, date le
diverse realtà soggettiva che ognuno di noi vive, e tale incomunicabilità accresce così il nostro senso di solitudine e
la crisi di ogni certezza.
-inoltre la realtà rispecchia un flusso continuo, unincessante movimento e trasformazione da uno stato all’altro.
Tutto ciò che si stacca da questo flusso per assumere una forma distinta individuale sia irrigidisce e comincia a
morire. Lo scrittore afferma anche Che la coscienza dell’uomo sia costituita da una continua successione di pensieri
e di stati d’animo, sempre diversi, pronti a far crollare questo nostro concetto di identità personale. Le convenzioni
impongono una forma, una maschera definitiva, che ci impone di rispecchiare un ruolo fisso. Questa vita dunque
diventa una trappola, rendono tutto insopportabile. La fuga della dimensione fantastica dell’immaginazione o della
follia, è l’unica via per sfuggire alle maschere imposte, e liberare le nostre personalità.

Umorismo
-1908 Pirandello pubblicò il saggio l’umorismo e, essenziale per la comprensione della sua concezione dell’arte e
poetica, e qui mostra la differenza tra avvertimento del contrario (il comico) e il sentimento del contrario
(umoristico). Per spiegare ciò egli ricorse ad un esempio quello della vecchia signora, dunque egli afferma che se
noi vedessimo una vecchia signora con i capelli tinti e truccata, avvertiremmo un senso di stranezza, poiché
penseremo che sia l’esatto contrario di ciò che realtà una signora dovrebbe essere. Questo cosiddetto avvertimento
del contrario è il comico. A questo punto interverrebbe però la riflessione, in cui ci accorgeremo che forse quella
signora possa soffrire nel conciarsi in quella maniera, e che lo faccio unicamente per trattenere l’amore del marito
più giovane. In questo momento ci renderemo conto di essere passati al sentimento del contrario, il cosiddetto
atteggiamento umoristico, capace Di spegnere il riso attraverso la costatazione della miseria umana. L’umorismo e
quindi costituite dalla mescolanza di tragico e comico, di riso e serietà e rispecchia una realtà frantumata e al limite
dell’assurdo.
Testo1: un’arte che scompone il reale
-la prima parte del passo contiene la lucida definizione dell’umorismo, ruolo della riflessione nella creazione
artistica, distinzione tra avvertimento e sentimento del contrario. Emerge la concezione dell’arte di rappresentare il
carattere disorganico della realtà, la sua incoerenza. Viene detto che la realtà è un fluire inarrestabile, Che noi
cerchiamo di fissare in forme stabili, maschere. L’arte umoristica fa saltare queste costruzioni fittizie, mettendo in
luce la verità, e gli aspetti più contraddittori. E dunque l’arte ad aver preso consapevolezza della fisionomia fluida
del reale, E dunque la riflette nelle sue forme.
-L’umorismo quindi per Pirandello essenzialmente una manifestazione della realtà moderna, infatti è un’arte che
riproduce il carattere caotico, contraddittorio è aperto, tipico Dell’arte novecentesca. L’arte rappresenta così la vita
nuda, lontana da ideali.
-la scomposizione umoristica fa così venire alla luce il fondo scuro della psiche, in cui non ci riconosciamo.

POESIE
-Egli compose poesie dal 1883 sino il 1912, ma non aderì alle correnti poetiche a lui contemporanea come
simbolismo e futurismo eccetera. Egli decise quindi di conservare i codici letterari, i moduli espressivi e le forme
metriche tradizionali. Tra le sue raccolte poetiche ricordiamo il mal giocondo (1389), Pasqua di Gea (1891), Elegie
renane(1895), zampogna (1901) è fuori di chiave (1912).
NOVELLE
- egli scrisse novelle inizialmente per quotidiani e riviste, opere ripubblicate in diverse raccolte, tra cui amori senza
amore (1894), beffe della morte e della vita (1902-1903), quand’ero matto (1903), Berecche e la guerra (1912).
Nel 1922 egli poi decise di inserire tutta la sua produzione novellistica in novelle per un anno, opera di 24 volumi,
15 dei quali pubblicati. In quest’opera possiamo individuare due gruppi di testi:
⁃ le novelle siciliane, incentrate sull’ambiente contadino dell’isola, ma scritte con uno stile molto lontano
da quello del verismo
⁃ Quelle romane, che rappresentano la condizione meschina e frustrata della piccola borghesia, soffocata
dal lavoro monotono e meccanico ed a condizione familiare opprimenti che intristiscono gli individui.
In queste novelle Pirandello analizzò con lucidità le convenzioni sociali che impongono all’uomo maschere e ruoli
fissi, con il fine di mostrare il proprio rifiuto verso ogni forma di società capace di spegnere la spontaneità e
l’immediatezza della vita.
-inoltre la poetica umoristica, compare anche nei personaggi, difatti egli sceglie di deformare i loro tratti,
esasperare i loro gesti, ossessioni, impulsi, creando situazioni paradossali, estremamente inverosimili e assurda.
Tutto ciò mettendo sempre in evidenza la convinzione secondo la quale la realtà sia governata da una bizzarra
casualità, priva di senso logico. Per questi motivi i personaggi sono privi di coerenza, e possiamo ritrovare diverse
personalità in ognuno di loro.
Testo2: ciàula scopre la luna
-la novella viene pubblicato sul Corriere della Sera il 29 dicembre 1912, poi nel volume le due maschere nel 1914. È
parte delle novelle per un anno.
-la novella rivela legami con Rosso malpelo di Verga. Gli elementi più evidenti sono la rappresentazione del duro
lavoro nelle gallerie della miniera e la figura dell’escluso collocato all’ultimo gradino della scala sociale, su cui i
picconieri si rifanno dei soprusi subiti. Non usa però il procedimento dell’eclisse e della regressione, ma conserva i
privilegi del narratore onnisciente, che osserva il mondo popolare dall’alto, e interviene a giudicare la materia
narrata. Ma il pelo elabora una teoria sulla lotta per la vita, e incarna così un eroe intellettuale, ciàula E invece un
minorato mentale, vive una vita puramente istintiva, quasi animalesca, come denuncia il soprannome cornacchia. Il
personaggio e del tutto privo di consapevolezza, e ciò viene ribadito più volte, e questo ci fa capire che l’intento
dell’autore non è quello di riprodurre veristicamente il meccanismo sociale, ma descrivere un’ esperienza
irrazionale.
-adesso direzione del suo emergere all’aperto dei cunicoli della miniera, e la rappresentazione simbolica di una
nascita. La miniera e dunque l’utero della terra madre, è il protagonista incarna il feto prima della nascita. Si tratta
di un mito di rinascita, di risurrezione a nuova vita. Rappresenta dunque il tornare alla vita dopo la reclusione
nell’oscura regione dei morti, simbolizzato dal cunicoli bui.
-egli si ritrova davanti alla luce argentea della luna, si tratta di una teofania, Ovvero un’apparizione della divinità.
Agli occhi stupiti del primitivo, la luna assume connotazioni divine, e ciò consola il personaggio e lo libera dalle
angosce, ridandogli vita. La luna è ricollegabile ad Iside, dea che nella religione egizia presiedeva alla ridurre azione.
Si tratta dunque di una novella mistica e simbolica, che descrivono esperienza altrettanto mistica. Viene per questo
accostata al gusto decadente.
Testo3: Il treno ha fischiato
-la novella viene pubblicata sul Corriere della Sera il 22 febbraio 1914, poi nel volume la trappola nel 1915. Fa parte
delle novelle per un anno.
-la novella narra dell’inaspettata follia di un impiegato modello, Belluca, da sempre puntuale e ligio a lavoro, che
però si ribella al capoufficio e viene portato in manicomio. egli decise di ribellarsi, in seguito ad aver intuito
l’esistenza di un’altra vita, priva di monotonia. Egli capisce ciò semplicemente dopo aver udito il fischio di un treno,
suono che scatenò in lui un desiderio incontrollabile di evadere nel mondo dell’immaginazione e della fantasia.
-la struttura è quella dell’inchiesta, della ricerca di una verità che si cela dietro un evento strano, apparentemente
assurdo e incomprensibile, in questo caso la follia dell’impiegato. il racconto prende avvio senza la descrizione degli
antefatti, E solo in un secondo momento viene offerto un sommario ritratto del personaggio. Per gran parte della
novella anche la figura del narratore resta imprecisata. La ricerca del senso nascosto comincia proprio quando la
voce narrante assume un volto, si tratta di un narratore testimone, che ben conosci l’eroe. Viene quindi analizzata
la figura del personaggio, e cercate di individuare la vera motivazione di quel gesto. Il racconto segue quindi un
movimento dall’esterno all’interno del personaggio, che porta alla rivelazione delle cause del fatto mediante un
classico discorso indiretto libero.
-Belluca rappresenta l’uomo imprigionato nella trappola della forma, che in questo caso assume l’aspetto della
squallida condizione impiegatizia. La spontaneità della vita in lui mortificata, poiché è prigioniero di un meccanismo
ripetitivo, monotono, alienante, che presenta due facce: il suo lavoro da contabile, che non gli concede pausa, e la
sua famiglia, opprimente e soffocante.
-il racconto viene portata all’assurdo, attraverso un processo di esagerazione iperbolica, una rappresentazione
patetica della miseria del piccolo borghese. Una moglie cieca susciterebbe commozione, ma tre cieche, +2 figlie
vedove con complessivi sette figli, non possono che suscitare il riso. Ma il motivo strappalacrime dell’uomo che si
sacrifica per dare da mangiare alla famiglia, viene condotta all’estremo fino a diventare ridicolo. Interviene quindi
qua la riflessione, che fa scattare il sentimento del contrario nel lettore, e consente di procedere con la
scomposizione umoristica della realtà.
-Lippi fan i a e dunque la causa della sua ribellione, una sorta di rivelazione improvvisa di un senso riposto della
realtà fino a quel momento rimasto ignoto. E questo elemento si cela dietro il banale fatto del fischio del treno nel
silenzio della notte.
-non ti amo questo senso di libertà, anche dalle città scelte: prima Firenze Bologna Torino Venezia (simbolo di
trappola, spazio ristretto), Poi spazi più aperti, come montagne, foreste, mari eccetera.
-Dopo il gesto liberatorio, il protagonista ritornerà però entro i limiti del meccanismo, riprenderà la sua vita, e
ritornerà docile e mansueto come sempre. Ma potrà sopportare la meccanicità della forma grazie alla fantasia, sua
valvola di sfogo. Si tratta di un attimo di evasione, di tanto in tanto, che gli permetterà di sostenere il peso delle
forme sociali che lo imprigionano.
-Belluca È uno dei tanti eroi pirandelliani che ha capito il giuoco, che ha preso coscienza della realtà.

ROMANZI
-1893 scrisse il suo primo romanzo, l’esclusa, pubblicato poi 1901. In esso narra le vicende di una donna siciliana
accusata ingiustamente di adulterio. La donna viene cacciata di casa dal marito e paradossalmente, potrà farvi
ritorno solo dopo essere divenuto effettivamente colpevole. L’esclusa a dei legami con il verismo per quanto
riguarda la tematica (ambiente provinciale chiuso con cui si scontra una donna intelligente e sensibile) e la
narrazione in terza persona. Allo stesso tempo si distanzia da questo movimento per la struttura, contraddittoria e
E per i temi trattati, assurdi e paradossali, governati dal gioco per far del caso. Nel 1895 Pirandello riprese il tema
del caso nel breve romanzo il turno, nel quale un innamorato deve aspettare il proprio turno per sposare la donna
amata.

Il fu Mattia Pascal
-È il terzo romanzo, racconta la storia paradossale di un piccolo borghese imprigionato nella trappola di una
famiglia insopportabile e di una misera condizione sociale, che, per caso, si trova improvvisamente libero. Mattia
Pascal, divenuto ricco grazie una vincita al casinò hai creduto morto dalla moglie e dalla suocera, che lo
riconoscono nel cadavere di un annegato, si sforza di costruirsi una nuova identità priva di maschere. Decide quindi
di cambiare il tuo nome in Adriano meis, Mutare aspetto fisico e abbigliamento e inventarsi una storia passata, una
famiglia è un bagaglio di memorie. Nonostante questa nuova vita, egli comincia a provare un senso di ruote
solitudine e si rende conto che la nuova identità è una costruzione fittizia, diversa, che lo costringe nuovamente a
mentire di fronte agli altri. L’errore di Mattia consiste dunque nell’essere in grado di vivere la sua libertà e
nell’essersi costruito una nuova maschera, falsa, E dunque ancor più limitante. Riprende poi la sua identità originale
ritorna nella vecchia trappola della famiglia, scoprendo poi di non riuscire più a rientrare nella vecchia forma, dato
il nuovo matrimonio della moglie. Rassegnato a questa condizione sospesa di forestiere della vita, Mattia e ora
costretto osservare gli altri dall’esterno, consapevole di non essere più nessuno. Accanto al riso suscitato da questa
strana condizione, vi è però la sua sofferenza, il sentimento del contrario. Ciò fa sì che nella storia ci sia un’unione
tra tragico e comico, serio e ridicolo.
-La vicenda è narrata in prima persona, dallo stesso protagonista, attraverso la finzione del memoriale. Il punto di
vista è soggettivo, parziale e inaffidabile, e contribuisce a dare il senso della relatività del reale.
-I temi sono: la trappola delle istituzioni sociali; la critica dell’identità individuale, inesistente a causa delle
maschere convenzionali che si sovrappongono gli stati psicologici variabili degli individui; l’allontanamento della
società da parte di chi ha capito il giuoco.
Testo4: La costruzione della nuova identità e la sua crisi
-la prima reazione dell’eroe dinanzi all’improvviso e fortuita liberazione dalla trappola un senso di euforia,
leggerezza, libertà sconfinata. Ma proprio qua mattia commette un fatale errore: si dà una nuova identità, e si
chiude così non altra trappola. Nelle sue parole e possibile cogliere l’orgoglio compiaciuto di chi è convinto di
potersi costruire una personalità solida, unitaria e coerente, senza capire che proprio adesso che nasconde la
trappola insidiosa. E illusoria perciò l’immagine della sua futura libertà. L’eroe viene ad assumere l’aspetto del
filosofo tedesco, valore chiaramente ironico, che sottolinea il fatto di non essere riuscito a superare le convenzioni
della società.
-delusioni di Mattia sono destinate ben presto a cadere. Egli avverte la sua solitudine, e sento il bisogno di
compagnia. Primo sintomo della crisi, il cagnolino che non può acquistare. L’aver scelto la libertà assoluta ed
astratta, l’aver spezzato tutti legami con la vita sociale non rappresentano il problema principale, bensì lo è proprio
il non saper rinunciare definitivamente a tali legami. L’episodio del cagnolino prova quanto mattia sia legato alla vita
comune, fondata sull’identità personale, base indispensabile per stabilire legami sociali. In lui c’è una struggente
nostalgia di una regola resistenza, delle abitudini e delle normali del nido familiare, la nuova forma e dunque
insopportabile, poiché è falsa. Adriano Meis dimostra di aver conservato una mentalità di piccolo borghese, poiché
avverte ancora il bisogno della casa, del tepore della famiglia. Osservato da questa posizione di spettatore estraneo,
la vita gli pare senza costrutto senza scopo. La condizione di forestiere della vita per lui non è una condizione
privilegiata, ma privazione e limitazione. Pascal intrappolato nell’errore di un profondo attaccamento all’identità ai
legami sociali, e dunque il contrario del filosofo pirandelliano.
-Anche se non è filosofo, e soffre della propria estraniazione, riesce tuttavia a cogliere un aspetto essenziale nella
vita, e rendersi conto di come sia priva di un fine. Compare in questo capitolo il motivo della critica la civiltà delle
macchine, molto diffusa nella letteratura del primo novecento. Intellettuale in questo periodo si pongono in
opposizione al progresso moderno, che esprimono il loro odio per le macchine. La protesta è fatto in nome del
passato, in nome dei valori di una cultura umanistica. Pirandello dunque in questo posto con gli acutamente la
spersonalizzazione, l’alienazione a cui la macchina condanna l’uomo, meccanizzando la vita e privandola di senso.

I vecchi e i giovani
-E il quarto romanzo di Pirandello, scritto tra il 1906 e il 1909 e pubblicato nel volume del 1913. Si tratta di un
romanzo storico, ripercorre perciò eventi politici e sociali della Sicilia e dell’Italia negli ultimi anni dell’ottocento,
attraverso le vicende della nobile famiglia dei Laurentano, all’interno della quale si scontra la generazione disillusa
dei vecchi e quella dei giovani, privi di reali. Dunque questo romanzo mette in luce l’illusoria età delle passioni e
delle ideologie politiche degli uomini, attraverso l’atteggiamento umoristico che guarda ai fatti allo stesso tempo
con irrisione e pietà.

Suo marito
-Opera del 1911, affronta i temi dell’incomprensione e dell’incomunicabilità umana, derivanti dalmodo soggettivo
di guardare il mondo di ciascun personaggio. Il soggetto è una coppia formata da una scrittrice e suo marito,
volenterosi di commercializzare le proprie opere. La visione del mondo dei due è assai diversa, quasi opposta e dà
vita a varie vicende.

I quaderni di serafino Gubbio operatore


-nel 1925 pubblicò questo romanzo, già stampato 10 anni prima con il titolo si gira. È costituito dal diario del
protagonista, un operatore cinematografico estraniato dalla vita, che contempla l’assurdo affannarsi degli uomini
per inseguire le loro illusioni. La sua professione lo obbliga a star dietro ad una macchina e diventa la metafora di
questo distacco contemplativo. La vicenda è incentrata su due filoni narrativi:
⁃ la tempestosa storia d’amore tra l’attrice russa varia Nestoroff, donna fatale, e il giovane attore Aldo
Nuti. Si conclude con la morte tragica di entrambi di fronte alla macchina da presa di Serafino, che
continua a girare shoccato.
⁃ Il percorso interiore di Serafino, intellettuale umanista, degradato alla condizione di un uomo che gira
una manovella.
Inoltre Serafino, innamorato di Luisetta, scopre come nella società della mercificazione i sentimenti si degradino e
diventino nient’altro che vita da cinematografo, inautentici. La condizione alienata e negativa si rovescia poi
impositivo quando la cinepresa diventa l’occasione per adottare uno sguardo distaccato impassibile su tutto ciò che
la circonda. egli infine afferma che La macchinacontribuisce a rendere ulteriormente meccanico il vivere degli
uomini, già di per sé poco spontaneo, e allo stesso tempo diventa dunque simbolo dell’angosciosa condizione
dell’uomo moderno, poiché è in grado di fissare in un fotogramma il fluire degli eventi.

Uno, nessuno e centomila


-ultimo romanzo del 1909, pubblicato poi nel 1926. Com’è il fu Mattia Pascal, affronta il tema della crisi dell’identità
individuale. Il protagonista, vitangelo Moscarda,Scopre che gli altri si fanno un’immagine di lui diversa da quella
che lui stesso si era creato. Scopre dunque di non essere uno ma di essere 100.000, ciascuno diverso dall’altro a
seconda della persona che si ritrova di fronte. Scopre anche di essere nessuno per se stesso, confuso, abbandonato
a questo senso di angoscia e solitudine. Tutto ciò fa vacillare ogni sua certezza e determina in lui una crisi
sconvolgente. Vita angelo non riconoscendosi delle maschere attribuitagli, invece di distruggerle, ricorrendo a una
serie di gesti folli per cercare di essere uno per tutti. L’unico rimedio è emarginarsi totalmente dalla vita sociale,
rifiutando di fissarsi in alcuna identità. Decide così di vivere libero da ogni limitazione.
Testo5: Nessun nome
-La conclusione di questa opera rappresenta il punto più alto della critica al concetto di identità individuale. Mattia
Pascal assume la coscienza dell’impossibilità dell’identità individuale, però si arrestava il momento negativo, si
limitava ad affermare che non sapesse proprio chi fosse. Distruggeva dunque l’identità, ma non proponeva
alternativa. Restava dunque in una fase di transizione, provvisoria. La sua condizione esistenziale era sospesa in un
vuoto, E non riuscendo ad accettare il proprio errore, scelse come nome il fu, per indicare sempre chi era ed è
veramente.
-Vitangelo Moscarda, invece non si limita a confessare di non sapere chi sia, ma afferma deliberatamente di non
voler più essere nessuno, di rifiutare totalmente ogni identità individuale. Rifiuta di chiudersi in qualsiasi forma e
accetta di sprofondare nel fluire mutevole della vita, senza poter più dire io. Per questo arriva a negare anche il
proprio nome, simbolo del tentativo di arrestare il flusso della vita.
-la volontà di vivere di attimo in attimo, è una condizione gioiosa, esaltante. Se la conclusione del fu Mattia Pascal
era solo negativa è provvisoria, quella di questo romanzo propone un messaggio che vuole essere positivo,
esemplare, un vero e proprio insegnamento di vita. È un’alternativa radicale alle convenzioni false e vuote della vita
sociale. Moscarda realizza il massimo grado l’estraniazione, poiché nessun legame lo unisce più la società, egli
sceglie la fusione con la natura.
-la fusione con la natura può far pensare al Panismo dannunziano di alcyone, e si può riconoscere nei due scrittori
una comune matrice Nell’irrazionalismo decadente , Con una differenza però: la fusione Panica per D’Annunzio è
un’esperienza eccezionale, propria del superuomo, mentre per Pirandello è un modello per ogni uomo che sappia
rompere il meccanismo delle convenzioni sociali ed estraniarsi da esse. Inoltre la teoria del superuomo è finalizzata
a forme di dominio autoritario, mentre l’irrazionalismo di Pirandello e del tutto anarchico, e conduce ad una critica
distruttiva di ogni organizzazione sociale.
-Queste esaltazione mistica della natura in opposizione alla società, fa presentire sin dal 1926 l’ultima stagione
della creatività pirandelliana, quella dei miti.

TEATRO
-L’esordio del mondo teatrale risale al 1896 con la stesura del dramma il nibbio, recitato poi prima con il titolo se
non così e più tardi con il titolo la ragione degli altri. I primi testi essere rappresentati furono i due atti unici la
morsa e la lumie in Sicilia, del 1910. Egli cercò nelle sue prime opere teatrali, di ricreare testi in dialetto siciliano,
giocare sui temi dell’assurdo, creare una commedia con l’obiettivo di suscitare il riso facile.
-Pirandello si inserisce nel contesto teatrale del dramma borghese di stampo naturalistico, incentrato sui problemi
della famiglia e del denaro e sulla riproduzione verosimile della vita quotidiana. L’autore pur mantenendo questi
temi e ambienti, porta però le convenzioni borghesi alle estreme conseguenze, mostrando i paradossi e le
inconsistenze dei ruoli imposti dalla società, come accade nei drammi
⁃ pensaci Giacomino (1916), così è (se vi pare) (1917), il piacere dell’onestà (1917), il giuoco delle parti
(1918) e l’uomo, la bestia e la virtù (1919).
In queste opere, gli spettatori non hanno l’illusione di trovarsi di fronte una società simile a quella a cui sono
abituati, ma vedono sul palcoscenico un mondo stravolto, ridotto alla parodia e all’assurdo. Inoltre questi
personaggi non hanno psicologia coerente e unitaria poiché mostrano caratteri sdoppiati contraddittori.
Nonostante fossero gli anni del teatro grottesco, molti critici rimasero sbalorditi. Egli fu in grado di mostrare come
una farsa potesse essere anche tragica, e come la tragedia sua volta potesse essere farsesca. Tutto ciò non poteva
che suscitare l’ammirazione del pubblico borghese e della critica tradizionale.
Il teatro nel teatro
-Pirandello sconvolge le convenzioni teatrali correnti con tre testi di avanguardia: sei personaggi in cerca d’autore
(1921), ciascuno a suo modo (1924) e questa sera si recita a soggetto (1929). Questi tre costituiscono la trilogia del
teatro nel teatro, ovvero un teatro che riflette sulla natura del teatro stesso. In sei personaggi in cerca d’autore i
personaggi a cui allude il titolo, un padre, una madre, un figlio, una figliastra,, una bambina è un giovinetto, sono
creature vive e indipendenti dall’autore, ma quest’ultimo si è rifiutato di scrivere il loro dramma, basato su un
tentativo di incesto da parte del padre nei confronti della figliastra. Pertanto si presentano sul palcoscenico,
cercando di presentare il dramma e la loro forma, che l’autore si rifiutò di fissare. Così facendo viene messa in
scena l’impossibilità di scrivere e rappresentare un fatto simile. Si tratta di un testo meta teatrale, poiché attraverso
l’azione scenica viene discusso il teatro stesso. All’inizio ci fu qualche contrasto tra il pubblico, successivamente tale
novità raggiunse grande successo, anche a livello internazionale.
In ciascuno a suo modo poi, viene proposto uno scontro tra attori e spettatori, dunque l’autore finge di inscenare
un fatto di cronaca veramente accaduto, mentre gli attori trovano impersonarsi nel pubblico, ribellandosi alle
deformazioni che l’autore avrebbe operato nei confronti di quella vicenda.
In questa sera si recita a soggetto invece, il drammaturgo affronta il conflitto tra attori e regista, il quale pretende
ridurre i primi a semplici esecutori della volontà.
Testo6: la rappresentazione teatrale tradisce il personaggio
-fa parte dei sei personaggi in cerca d’autore.
-il padre la figliastra devono rivivere dinanzi alla compagnia la cena cruciale dell’incontro della casa
d’appuntamenti, in modo che se ne possa ricavare la stesura scritta, destinata poi ad essere recitata dagli attori.
-Lo spettatore non può immedesimarsi emotivamente, come se si stesse ad una rappresentazione realistica, ma è
costretto a guardare con distacco, criticamente. L’illusione della realtà e spezzate in primo luogo dalla battuta
inopportuna dell’attrice giovane, che proprio nel momento in cui il padre sta seducendo la figliastra, interviene con
le sue preoccupazioni per il cappellino, ma poi soprattutto della ripetizione della scena proposta dagli attori, che
risulta caricaturale.
-quello che prima poteva essere tragico, diviene comico. Il comico è come l’ombra che il tragico Porta
inevitabilmente con sé. Con acuta consapevolezza Pirandello scrive nella prefazione, quei personaggi, sono
protagonisti di un’altra commedia che essi non sanno, dunque la loro esagitazione passionale e posta, campata sul
vuoto. L’altra commedia di cui personaggi sono protagonisti è costituito proprio dall’impossibilità di scrivere e
mettere in scena la loro vicenda.
-la rappresentazione scenica secondo Pirandello non può fare a meno di deformare l’idea originaria dell’autore, di
tradirne l’autentica ispirazione. Il problema è ancora complicato dal fatto che gli attori sono mediocri e recitano in
modo caricato forzato, seguendo schemi fissi, senza sapere veramente dar vita ai personaggi, e qui affiora la
polemica di Pirandello contro il teatro del suo tempo. Infine emerge il motivo dell’impossibilità di comunicare, la
tragedia del non potersi riconoscere nell’immagine che gli altri si fanno di noi, motivo centrale anche del romanzo
uno nessuno e 100.000, che uscirà tra il 1925-1926.

Enrico IV
-secondo alcuni critici, appartiene al ciclo del teatro nel teatro. È un’opera del 1922, e anche qui Pirandello in scena
una recita della recita: in una villa solitaria vive rinchiuso da vent’anni un uomo che, a causa di una caduta da
cavallo durante una mascherata in costume, è impazzito e per molto tempo rimasto convinto di essere Enrico
Quarto, imperatore di Sassonia, e cioè personaggio che interpretava il giorno dell’incidente. Ma è gli pare non non
voler ricevere cura dal suo psichiatra e rivela di essersi rinchiusa volutamente nella propria parte E di aver
continuato nella recita e per il disgusto provate nei confronti della società corrotta e vile. Dunque se da un lato
l’eroe prova fastidio per la maschera che lo imprigiona in una forma immutabile, la commedia sociale lo disgusta tal
punto che la maschera che lo isola dal mondo, costituisce per lui una sorta di rifugio e protezione nei confronti di
una realtà intollerabile. La vicenda si chiude col protagonista che, forse sempre in un momento di follia, uccide
rivale in amore del tempo della caduta da cavallo, E per evitare il carcere, continua a fingere di essere pazzo. Inoltre
egli afferma nella parte finale di voler esserlo per sempre.
Testo7: Il filosofo mancato e la tragedia impossibile
-in questa scena finale si possono cogliere con piena evidenza i motivi che abbiamo già sottolineato:
⁃ il disprezzo per la vita sociale e la sua commedia insulsa, che si riconosce nel rifiuto da parte di Enrico
Quarto di tornare al circolo e nel suo sarcasmo su una possibile relazione a tre fra lui, la marchesa e
belcredi
⁃ Il dramma di essere stato escluso dalla vita, il suo posto la preso da altri nel cuore della donna amata
⁃ L’entusiasmo nel riconquistare la ragione, subito soffocata dalla consapevolezza di non poter più
rientrare nella vita normale, né di poter più godere le gioie non godute
⁃ La scelta di mer gesti di nuovo nella follia e di vendicarsi costringendo gli altri a farne parte
⁃ Il disprezzo per gli altri, capaci di vivere la loro pazzia senza vederla
⁃ Il rancore profondo verso il rivale belcredi
⁃ Il Ritrovare nella donna giovane l’immagine della donna tanto amata un tempo
⁃ il gesto di gettarsi su Frida e rimanere esterrefatto poiché la sua finzione in un momento a perso vita e lo
ha forzato il delitto.

Il pirandellismo
-È una fase, caratterizzata dall’eccesso di cerebralismo pseudo filosofico. Ciò è dato anche dall’influenza da parte di
un suo interprete, Adriano Tilgher, Che in un saggio del 1922 si ridusse tutta la tematica pirandelliana al conflitto tra
vita e forma, inducendo così lo scrittore stesso a modellare su quello schema i suoi drammi. Tra i testi di questo
periodo:
⁃ la vita che ti diedi (1923), Diana e la tuda (1926) l’amica delle mogli (1927), o di uno o di nessuno (1929,
come tu mi vuoi (1930), trovarsi (1932), quando si è qualcuno (1933).
-già verso lq fine degli anni 20 però iniziarono a delinearsi nuove direzioni di ricerca, l’umorismo presto diventò
base della sua visione del mondo, frantumato e aperto, molteplice e polivalente, i cui frammenti non potevano
essere i composti non ordine oggettivo. Da qui l’impostazione raziocinante tesa ad analizzare quelle situazioni
paradossali mediante un linguaggio spezzato, concitato, convulso.
-nonostante ciò, molti elementi del decadentismo rimasero, come un certo misticismo e
irrazionalismo. Inoltre l’arte divenne lo strumento privilegiato per la rivelazione intuitiva dell’essenza della verità,
attraverso la forza suggestiva del simbolo. Anche il linguaggio muta il discorso assume forme di liricità ispirata e
allusiva.
-infine il periodo del primo novecento era quello delle avanguardie, delle inquietudini innovatrici e delle ardite
sperimentazioni, ma con l’istaurarsi del regime fascista, dopo il 1926, se esiste anche nel campo della cultura di un
ritorno all’ordine, ad una rinuncia alle provocazioni, di un recupero di una concezione mitico-simbolica dell’arte.

Miti teatrali
-la poetica pirandelliana trova espressione nei tre cosiddetti miti teatrali, testi che si collocano in un atmosfera
mitica e simbolica, ricchi di elementi leggendari, meravigliosi, sovrannaturali. L’azione si svolge di norma e luoghi
immaginari del tutto separati dalla realtà storica contemporanea e al centro della vicenda si trovano eventi
eccezionali e prodigiosi:
⁃ La nuova colonia (1928) racconta la storia di un gruppo di contrabbandieri che decidono di andare a
vivere su un’isola deserta incontaminata per dare origine ad una comunità basata su libertà e giustizia. Al
finale la prostituta spera, che incarna l’ancestrale mito della madre terra, scatena un terremoto per punire
coloro che non sanno vivere all’altezza dei valori naturali.
⁃ Lazzaro (1929) è ambientato in un podere felice, rappresenta la genuinità della natura in
contrapposizione alla città meccanizzata, racconta la storia di un uomo molto devoto che muore e torna in
vita grazie a un’iniezione miracolosa, ma che perde la sua fede poiché scopre l’inesistenza dell’aldilà.
⁃ I giganti della montagna (1930 è rimasto incompiuto) è ambientato in una villa abbandonata e misteriosa
chiamata la scalogno, dove il mago Tron e si rifugia a compiere i suoi incantesimi. Quest’opera affronta un
problema che assilla lo scrittore, quello del ruolo dell’arte, quella teatrale, nella realtà moderna e
industriale. L’attrice ilse Vuole portare il culto della bellezza tra gli uomini e per questo si ostina a recitare
la favola del figlio cambiato, testo di un poeta defunto che l’aveva amata, anche se il suo pubblico rifiuta
l’arte e la poesia. Contrariamente il mago Cotrone, chiuso con un gruppo di stravaganti creature nella villa
la scalogna, afferma che l’arte può vivere solo nella sfera della fantasia, dei sogni e dell’inconscio e che
dunque è perfettamente autosufficiente, non necessita il contatto con il pubblico. Il mago tenta
inutilmente di convincere il s’a rinunciare alla sua missione, ma poi decide di aiutarla a mettere in scena il
suo spettacolo davanti al pubblico dei giganti, creature che vivono sulla montagna, rappresentanti del
potere della realtà industriale moderna. Il significato di questo racconto dovrebbe essere che l’arte nella
società industriale non può sopravvivere, ma necessita dell’appoggio del potere economico e politico,
attraverso finanziamenti o sovvenzioni. Pirandello non riuscivo a scrivere il finale, ma conosciamo i tratti
essenziali poiché gli raccontò prima di morire al figlio Stefano: dunque ilse recita la favola dinanzi ai servi
dei giganti, durante un banchetto nuziale, ma quegli esseri sbrano lei e i suoi attori. In questa pessimistica
conclusione si può cogliere Lecco di un episodio realmente vissuta dall’autore. Egli difatti nel 1934 aveva
fatto rappresentare a Roma la sua favola del figlio cambiato, che aveva riscontrato scarsa approvazione.
Nell’opera dunque i servi dei giganti potrebbero rappresentare i gerarchi fascisti e, e attraverso la storia
della recita di Ale se lo scrittore potrebbe aver voluto raccontare i propri tentativi di cercare appoggio dallo
Stato. Nelle figure dell’attrice il se e del mago si proietta quindi un dilemma lacerante vissuto da
Pirandello, quello di continuare l’attività teatrale, pur non essendo apprezzato dal pubblico e pur senza un
sostegno economico. La sorte finale di Elsa e sembra voler alludere al fatto che lo scrittore, stanco e
disilluso, avesse intenzione di allontanarsi per sempre dal mondo del teatro.

L’ULTIMO PIRANDELLO
-tra gli anni 20:30 la produzione drammatica di Pirandello prosegue in direzioni differenti e parallele. Lo scrittore
compose infatti numerose opere che tendono a riprodurre gli schemi dei testi teatrali del periodo grottesco,
portando all’eccesso l’impostazione raziocinante fino a sconfinare nel cerebralismo, pirandellismo. Inoltre egli
sperimenta nuove soluzioni con tre testi che sono conosciuti come i miti teatrali, in queste opere si avverte un
abbandono della poetica dell’umorismo e del grottesco in favore di tendenze legate a un certo misticismo e
razionalismo di ascendenza decadente. Si sostituisce la ricerca di una verità arcana e universale rifugiandosi nella
fantasia e dell’immaginazione, l’azione posta infatti ad una dimensione mitica e simbolica, privo di contatto con la
realtà, ricca di elementi leggendari e sovrannaturali. Le ultime novelle, composte negli anni 30, presentano
caratteristiche simili a quelle dei miti teatrali. Alcune di esse analizzano gli impulsi profondi dell’inconscio, sani e
distruttivi, e sono ambientate in un clima surreale, fantastico, talvolta allucinato.

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