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LUIGI PIRANDELLO

(Agrigento, 1867-1936)
Luigi Pirandello nacque nei pressi di Girgenti (lodierna Agrigento), il 28 giugno 1867, in una villa
chiamata il Caos. Il padre Stefano, garibaldino negli anni 1860- 61, spos nel 1863 Caterina
Ricci-Gramitto, sorella di un suo compagno darmi. Luigi ebbe modo, fin dalla giovent, di venire a
contatto con gli ideali politici del Risorgimento, che avevano contribuito allUnit dItalia. Dopo
listruzione elementare ricevuta in sede domestica, Pirandello frequent le prime due classi
dellistituto tecnico, per poi seguire la passione per gli studi umanistici e passare al ginnasio. Dal
1880 si trasfer a Palermo, citt senza dubbio pi viva culturalmente rispetto allambiente ristretto e
provinciale di Girgenti, per concludere i suoi studi liceali. Alla fine degli studi, nel 1885, compose i
suoi primi versi (Mal giocondo, pubblicato nel 1889), carichi di giovanile inquietudine. Finito il
liceo, torn a Girgenti per aiutare il padre nellattivit di gestore di solfare e contestualmente
siscrisse alla facolt di Legge ed a quella di Lettere dellUniversit di Palermo. Nel 1887 si trasfer
a Roma alla facolt di Lettere, sotto la guida del filologo Ernesto Monaci, ma ben presto abbandon
la citt capitolina, in seguito a dissidi con il preside di facolt, e si iscrisse allUniversit di Bonn,
ove prosegu i suoi studi filologici. Qui realizz anche la sua seconda raccolta di versi, Pasqua di
Gea, pubblicata nel 1891, anno in cui si laure in filologia romanza con una tesi in tedesco sui
Suoni e sviluppi di suono della parlata di Girgenti. Tornato in Italia, a Roma, ebbe modo di
conoscere il verista Luigi Capuana e di introdursi nellambiente giornalistico e letterario. E' questo
il periodo dellincontro con il Verismo italiano, momento determinante nellindirizzare Pirandello
verso ladozione della prosa in luogo della poesia; nasce cos Lesclusa, suo primo romanzo,
pubblicato poi, nel 1901. Nel 1894 spos Antonietta Portulano, ventiduenne figlia di un socio in
affari del padre Stefano, e con lei si stabili a Roma. Lanno successivo nacque il primo figlio,
Stefano, futuro scrittore, mentre Luigi collaborava a giornali e riviste di varia impostazione. Nel
1897 ricevette lincarico di insegnare lingua italiana presso listituto superiore di Magistero a Roma,
in concomitanza con la nascita della figlia Rosalia (Lietta). Il terzo figlio, Fausto, nacque nel 1899.
Nel 1903, anno della rovina economica di Stefano Pirandello (padre), la moglie di Luigi, gi vittima
di frequenti crisi depressive, cade in preda ad una grave forma di paranoia, esplicitata in manie di
persecuzione e gelosie nei riguardi del marito. Pirandello, anche nei frangenti pi difficoltosi, non
cess mai di dedicarsi a lei affettuosamente, sebbene le fobie di Antonietta (ricoverata in una casa di
cura ove sarebbe morta nel 1959) contribuissero a rendere invivibile lambiente familiare, gi fustigato da insoluti problemi finanziari. Ma le disgrazie per la famiglia Pirandello non terminano qui.
Nel 1915, con lentrata in guerra dellItalia, il figlio Stefano part volontario ma non ebbe fortuna:
prigioniero degli austriaci, fu deportato in un campo di concentramento. Pirandello sempre pi
afflitto nel suo dolore, costruiva cos, gradualmente, la sua triste concezione della vita e del mondo.
Finita la guerra, si caric di un lavoro frenetico, dedicandosi quasi interamente al teatro. La sua
fama legata ai successi dei primissimi anni Venti, che lo spinsero a viaggiare fino a Parigi e a New
York per assistere alla rappresentazione delle proprie opere. Nel 1924, dopo aver chiesto liscrizione
al Partito fascista, assunse la direzione del Teatro darte e cinque anni dopo fu chiamato a far parte
della Reale Accademia dItalia. Nel 1930 fu ad Hollywood per la realizzazione del film Come tu mi
vuoi, tratto dallomonima commedia e da lui supervisionato, mentre nel 1934 fu insignito del
premio Nobel per la letteratura, riconoscimento ambitissimo e prestigioso ma non sufficiente per
cancellare i drammi affettivi della sua esistenza. Nel 1936, durante le riprese di un film tratto dal
Fu Mattia Pascal (1904), Pirandello si ammal di polmonite. Mor a Roma nel dicembre dello
stesso anno. Nonostante Mussolini avesse indetto per lui i funerali di Stato, a prevalere fu la volont
dello scrittore che, prima di morire, aveva espresso il desiderio di essere sepolto senza onori e
discorsi ufficiali. Le sue ceneri riposano al Caos, nelle vicinanze di un pino a lui caro.
NARRATIVA Nella sua poderosa opera narrativa, che si avvale di numerosissime novelle e
alcuni romanzi, Pirandello analizza le ipocrisie e le contraddizioni della societ e indaga
sapientemente tra le pieghe dellanima, delineando una vasta gamma di tipologie comportamentali
che rispecchiano lessenza intima delluomo, perennemente ossessionato dal contrasto fra illusione

e realt. Nei primi del 900, Pirandello si venne a trovare in gravi difficolt economiche, ma la sua
fecondit artistica non ne risent affatto. Il suo romanzo pi famoso Uno, nessuno e centomila,
pubblicato nel 1926, a coronamento di una carriera letteraria ricca di riconoscimenti critici e di
guadagni. Negli ultimi dieci anni di vita, Pirandello si dedic alla revisione della sua opera, poich
Mondadori intendeva pubblicare tutte le Novelle per un anno.
NOVELLE Lopera narrativa di Pirandello comprende 15 raccolte di novelle. La produzione di
novelle, almeno nei primi anni, risulta un po influenzata dal verismo, ma la trasformazione artistica
di Pirandello viaggia molto velocemente, passando per le pi svariate esperienze, fino ad approdare,
nellultima fase, al surrealismo. La costruzione delle Novelle basata interamente su schemi
umoristici, secondo i quali i personaggi sono in attesa di essere messi in difficolt da un fattore
esterno o psicologico, fatto improvvisamente intervenire dallautore. Posto in scacco, il personaggio
viene svelato al lettore come fosse un agglomerato di sfoglie, strato dopo strato. La brevit della
novella fa si poi che la narrazione sia sempre tesa, priva di momenti di stanca. Si assiste anzi a una
escalation di eventi che, sempre con piglio umoristico da parte dellautore, rovesciano
completamente il personaggio, rispetto a come era stato presentato inizialmente, e sfociano in un eccitante epilogo, quasi da giallo. La novellistica pirandelliana va giudicata in chiave moderna,
evitando di cercarvi un filo conduttore concreto, logico e univoco. Lautore evita infatti di creare
personaggi ben delineati e psicologicamente coerenti con gli sviluppi della realt sociale, ma lascia
che gli eventi si accavallino in maniera del tutto imprevedibile e casuale, avvalendosi di spunti a
sensazione che si sottraggono ai canoni classici della narrativa naturalista. Talora si fatica a
decifrare i tratti fondamentali dei vari scritti, spesso si finisce per rimanere sgomenti di fronte a
monologhi apparentemente illogici o a sviluppi imprevedibili, quasi mai la psicologia dei
personaggi appare trasparente e netta. La narrativa pirandelliana evoca un universo psicologico
nebuloso, pieno di fobie, paure paradossali, incontrollabili, tali da condurre talvolta alla pazzia, ma
anche capaci di lasciar trasparire le miserie delluomo e della sua artificiosa societ, dalle grinfie
della quale i suoi personaggi tentano invano di sottrarsi.
Il fu Mattia Pascal
Lopera pirandelliana evidenzia, nelle sue molteplici sfaccettature, linstabilit della coscienza
dellanimo umano, nonch linsolubile contrasto tra lio reale e lio apparente. La massima
espressione di questi concetti va ricercata in particolare nel romanzo Il fu Mattia Pascal, pubblicato
nel 1904. la storia di un impiegato della biblioteca comunale di Miragno, un paese della Liguria,
che dopo avere litigato con la moglie Romilda e la suocera Marianna Dondi, va via di casa
dirigendosi verso Marsiglia, intenzionato ad imbarcarsi per lAmerica. Durante una sosta del
viaggio, a Montecarlo, vince una consistente somma al gioco della roulette e, mentre prosegue in
treno, legge della notizia di un cadavere trovato a Miragno ed identificato nella persona di Mattia
Pascal. Dopo liniziale turbamento, si sente pervaso da una sorta di sottile compiacimento
nellaccarezzare lidea di potersi finalmente liberare della sua vecchia esistenza, che lo aveva
sempre soffocato, a tal punto da spingerlo alla fuga. La nuova vita necessita di una nuova identit,
per questo cambia il suo vero nome in quello di Adriano Meis, ed inizia a viaggiare per circa un
anno per lItalia, fino a quando, attratto dalla prospettiva di unesistenza autonoma e tranquilla,
decide di stabilirsi in una pensione romana. Si accorge, ben presto, di non potersi sottrarre al gioco
delle leggi e delle convenzioni, di non poter vivere senza una forma ufficiale, burocratica, in cui
la societ lo possa individuare. Sinnamora della figlia del proprietario della pensione, ma non pu
contrarre matrimonio, subisce un furto, ma non pu denunciarlo, viene offeso pubblicamente e non
pu sfidare a duello il suo denigratore, e tutto ci perch di fronte alla legge Adriano Meis non
esiste. Decide allora di indossare di nuovo i suoi originari panni, mettendo in scena il suicidio del
personaggio Meis e facendo ritorno a Miragno, con la sua vera identit. Qui lo attende una spiacevole sorpresa: la moglie si risposata ed ha avuto dal nuovo consorte, una bambina. Non se la
sente, tuttavia, di vendicarsi e di riottenere con laiuto della legge il vecchio assetto familiare: ormai
si sente un estraneo e preferisce riparare nella solitudine. Ilfu Mattia Pascal un atto formale di

rinnovamento nei confronti del classico romanzo naturalista, poich va contro le regole sacre della
verosimiglianza, ignora la cronologia abituale delle vicende, mettendone in risalto soprattutto il lato
psicologico e intellettuale. Inoltre, il protagonista stesso che racconta la sua avventura, dopo
averla quindi vissuta, e sovente avviene la sovrapposizione o il cozzo tra lio-protagonista e lionarrante. La perdita dellidentit il tema centrale del romanzo, nel quale si assiste all improbabile
tentativo di soppiantare la tipica struttura sociale borghese, soffocante, frustrante, che si conclude
con uno scontato fallimento e il ritorno al grigiore desolante del tran tran della vita quotidiana. Ma il
protagonista, pur sentendosi incapace di sostenere il peso del suo nuovo stato sociale, che lo
estrania da ogni convenzione, vive un atroce conflitto interiore tra lio che vorrebbe restituirlo alla
normalit e lio felice per lassoluta libert conquistata. Mattia Pascal, in altre parole, si convince di
quanto ingannevoli e falsi siano i ruoli sociali, ma anche che sono essi stessi che danno concretezza
alla vita, la quale finirebbe altrimenti per smaterializzarsi. Le tematiche fondamentali del romanzo
sono sia quella del personaggio-ombra che quella del doppio, ma si pu ravvisare anche la presenza
dellinetto, che anche Svevo svilupper. Il ritmo narrativo caratterizzato dal frequente ricorso a
stratagemmi di tipo teatrale, soprattutto nei rapidi dialoghi che talora accendono lentusiasmo con
dei botta e risposta folgoranti. Luso del dialogo risulta comunque trascinante, cos come la
didascalia evita il ristagno dei monologhi.
Uno, nessuno e centomila
La continua mutevolezza dellanimo umano, le sue infinite sfaccettature sono racchiuse, con una
vena tragicomica, nel personaggio di Vitangelo Moscarda, protagonista del romanzo Uno, nessuno
e centomila. Una banale osservazione della moglie Dida su di un quasi impercettibile difetto fisico,
(il naso di lui, fa notare la donna, pendeva leggermente verso il lato destro), d forma allassurdo
viaggio introspettivo delluomo, che lo porta alla follia. Il profondo scavo interiore di Moscarda non
nasce tanto dallimperfezione del suo volto, quanto dalla presa di coscienza del carattere
caleidoscopico assunto dalla propria personalit, sotto i mille e diversi sguardi del mondo. Di qui
unesasperata reazione di rifiuto nei confronti delle innumerevoli personalit attribuitegli, che si
manifesta attraverso una serie di strambi atteggiamenti ed assurde azioni, volti a creare subbuglio e
confusione nel suo ambiente. La sua follia culmina nel gesto estremo di impiegare tutte le proprie
ricchezze nella costruzione di un ospizio, dove anche lui cercher ricovero.
LUMORISMO PIRANDELLIANO Lumorismo lelemento centrale della poetica di
Pirandello. Ad esso lo scrittore dedica un saggio pubblicato nel 1908, definendolo come il risultato
dellinterazione di due forze differenti e complementari: la ragione ed il sentimento. Pirandello
porta lesempio di una vecchia signora che, per trattenere lamore del marito pi giovane di lei, si
trucca goffamente e si agghinda come una giovinetta. La prima reazione che si ha nel vederla
ridere: la reazione che Pirandello definisce avvertimento del contrario, appunto perche chi la
vede percepisce istintivamente e con immediatezza che quella vecchia signora il contrario di come
dovrebbe essere una donna della sua et (seria e dimessa). Ma poi subentra la ragione, che fa
riflettere losservatore sul perch di quella pupazzata: ed allora chi vede si rende conto delle
ragioni che hanno spinto la vecchia signora a conciarsi in quel modo e comprende che alla base
della mascherata c il timore di perdere il marito. Al riso subentrano la commiserazione, la piet.
quella che Pirandello definisce il sentimento del contrario. Per spiegare la genesi
dellumorismo egli si serve di immagini allegoriche. La ragione paragonata ad una superficie
dacqua gelata, in cui il sentimento, tuffandosi, si smorza: il friggere dellacqua, provocato dallimpatto con la superficie gelata, rappresenta il riso, la reazione istintiva e immediata che la visione
della vecchia agghindata suscita, e che va poi smorzandosi. Oppure vista come un demonietto
che penetra in profondit, squarciando i veli che avvolgono la realt. Pirandello, in sintesi, rivendica
la validit della letteratura umoristica contro le teorie crociane, che prediligeva-no, invece, la
letteratura del sublime. Nel saggio del 1908, egli definisce lumorismo il sentimento del
contrario: nellanalisi dei caratteri esteriori dellavita, lumorista coglie, dietro ogni azione,
apparenza o espressione, il suo contrario. Se ci si ferma in superficie si ha lavvertimento del
contrario, ossia la percezione di una sfasatura della realt; se, invece, si penetra nella sfasatura e si

riflette su cosa si nasconda dietro di essa si ha il sentimento del contrario, che porta ad un
attenta riflessione e partecipazione alla drammaticit che si cela dietro le maschere. Quindi
liniziale comicit cede il posto allumorismo, ossia al sentimento del contrario, che si sente
solidale con i drammi e le contraddizioni che riesce a mettere a nudo.
La complessit del pensiero di Pirandello si svolge nel rapporto dialettico tra vita e forma. La
vita, di per s mutevole e volubile, tende naturalmente a calarsi in una forma che a sua volta finisce
per trasformarsi in una prigione e dalla quale cerca di uscire rompendone gli argini, per assumere
nuove e molteplici forme, in un ciclo vorticoso senza soluzioni. Da questa dialettica nasce il
cosiddetto relativismo psicologico, inteso e svolto in una duplice direzione, che determina il
rapporto dellindividuo con gli altri (riscontro oggettivo), e il rapporto dellindividuo con se stesso
(riscontro soggettivo). Tale teoria porta alla radicata convinzione che luomo permanentemente
avvinto dalle sovrastrutture che lambiente familiare e sociale gli impongono, al punto tale da
condizionarne lesistenza. Da qui limmagine di un pupo i cui fili sono mossi dal caso, e
limpossibilit di liberarsi di quelle maschere convenzionali, che troppo spesso fuorviano la vera
natura delluomo imbrigliandolo in atteggiamenti di ignavia e di passiva accettazione, per la paura
di risultare diversi rispetto al comune buon senso; tuttavia, tale prigionia spesso autoinflitta, per
il timore di trovarsi nudi al cospetto del vero s, privi di quellunico punto fermo, al quale ci
aggrappiamo disperatamente per non essere travolti dalla tempesta: la forma o maschera fissa. Ed
anche quando il nostro spirito, sotto la forza dellimpulso, riesce a rompere gli schemi, trova ad attenderlo unaltra forma-prigione, certo differente, ma che tende in ogni caso ad ingabbiare e
reprimere la sua vera natura. Tema fondamentale della poetica pirandelliana il contrasto fra
illusione e realt; una realt che delude puntualmente le illusioni, che finiscono sempre per
rivelarsi come dolorosi inganni. Questa convinzione non solo definisce la posizione dello scrittore
nei confronti delle correnti culturali di quei tempi e dellimpatto con la storia da parte della sua
travagliata generazione, ma d anche origine al sentimento del contrario, inteso come lentrata in
gioco dellio critico dellautore, della suariflessivit, dellesigenza della razionalit nel bel mezzo
dellatto creativo, al fine di eliminare ogni possibile illusione e non gi per arginare e porre sotto
controllo le manifestazioni ispirative. Pirandello vanifica le illusioni rovesciandole, mettendo cio
in risalto il contrario del loro contenuto subdolo. Ma il lato pi interessante che da questa tecnica
scaturisce il tagliente e sempre sorprendente umorismo dello scrittore siciliano, sul quale sostanzialmente fa perno tutta la sua affascinante poetica. Tale umorismo beffeggia il perfezionismo umano,
mostrando sempre il lato oscuro delle persone, le loro magagne e creando effetti in bilico fra il
tragico e il comico: tocca poi al lettore lincombenza della scelta fra il riso e il pianto. Secondo
Pirandello, ogni illusione viene inevitabilmente distrutta dal suo contrario e quindi lo scrittore pone
sempre la sua ragione a confronto con la realt, in modo da poterne estrarre lesatto inverso. Altro
elemento portante della poetica pirandelliana e il sentimento della casualit, derivante dalla
convinzione dello scrittore che le vicende umane siano in completa balia del caso e quindi risultino
sempre indeterminabili. Dal punto di vista linguistico va invece sottolineata la spiccata tendenza
antiretorica di Pirandello, totalmente assorbito dalla ricerca di una letteratura fatta di cose pi che di
parole. E tuttavia egli riesce a creare un linguaggio secco, essenziale, rigorosamente aderente al
mondo che evoca e ai personaggi che vi si muovono, ma soprattutto facilmente accessibile al grande
pubblico. Di notevole rilievo il pessimismo pirandelliano nei confronti delluomo, che ritiene
sostanzialmente incapace di trovare la propria dimensione. Tale pessimismo stato a lungo un
chiodo fisso per Pirandello, un dilemma che lo turb per anni, convinto comera della ingannevole
vacuit delle parole, principale mezzo di comunicazione tra gli uomini, la personalit dei quali pu
avere tali e tante sfaccettature da risultare spesso incomprensibile. Il pessimismo dello scrittore si
estende per allintera concezione della vita, basata sulla tragica consapevolezza dellesistere, del
sentirsi vivere; consapevolezza che data solo agli esseri umani, i quali si accorgono di ogni cosa
che avviene intorno a loro, e dentro di loro, che pu determinare la fine di unillusione, di una
speranza o della vita stessa. Luomo viene sempre tenuto sotto tiro dalla realt, che non conosce
pause e colpisce in modo sempre diverso, imprevedibile; da qui il disperato tentativo di crearsi delle

certezze, di assumere delle conoscenze sulle quali poggiare i propri ideali, di assegnare un valore a
tutto, pur essendo la realt relativa, e di porre la logica sempre e comunque in primo piano. Quella
logica che per Pirandello altro non che una macchinetta infernale regalata e installata in ognuno
di noi dalla natura. Dalla sua profonda e singolare concezione dellarte scaturito un umorismo
paradossale che ne ha fatto uno dei pi apprezzati scrittori del 900. Nel saggio sull Umorismo
(1908), egli sostiene che lo scrittore troppo spesso si appoggia a luoghi comuni o a fatti ripetitivi e
scontati per costruire la narrazione, trascurando di osservare alcuni particolari nascosti che invece
risultano determinanti, poich essi sono gli unici discriminanti in grado di differenziare i vari
caratteri. Ne maestro invece lumorista, i cui meriti oggettivi spesso taluni minimizzano,
specialmente coloro che intendono lopera darte come confronto tra idee generalizzate o coloro che
tendono a idealizzarla.
TEATRO PIRANDELLIANO Pirandello si dedic al teatro piuttosto tardi, riprendendo e
sviluppando i temi gi affrontati nella prosa, convinto che nellazione scenica potessero trovare una
forma espressiva pi idonea ed efficace. Nelle opere teatrali, che rappresentano la parte pi
interessante della produzione pirandelliana, si fa dominante il tema dellangoscia e
dellincomunicabilit esistenziale, che generano un senso di solitudine. La tragica consapevolezza
che luomo sia chiuso nella gabbia del sentirsi nessuno, e che lunica alternativa risulti il
passaggio da unidentit allaltra, genera la concezione pirandelliana della societ come una
enorme pupazzata: per questo motivo il suo teatro si propone di smascherare ogni ipocrita
convinzione (o convenzione) al fine di raggiungere la completa nudit. Colui che prende coscienza
di questo diabolico e vizioso gioco, rifiuta le maschere per osservare dallesterno, con un
atteggiamento umoristico, i meccanismi che muovono gli uomini imprigionati e con essi la societ
soffocante. Ma luomo di Pirandello, in questanalisi superpartes, scopre, come abbiamo detto, la
profonda solitudine dellincomunicabilit. Di conseguenza anche il linguaggio deve risultare
neutro ed oggettivo, privo di ogni forma o fissit, che si adegui e aderisca perfettamente allanimo
dei personaggi: un linguaggio, quindi, specchio dei pensieri. Il debutto teatrale di Pirandello si
ebbe a Roma, al Teatro Metastasio, il 9 dicembre 1910, con La morsa e Lumie di Sicilia. Con il
passare degli anni and sempre pi maturando il suo distacco dal Verismo e lavvicinamento al
Decadentismo. Tra il 1916 e il 1936, arriv a dedicarsi al teatro quasi totalmente, fondando a Roma,
insieme al figlio Stefano, Orio Vergani e Massimo Bontempelli, la sua compagnia teatrale, quel
Teatro darte, nel quale debutt Marta Abba, giovanissima interprete e musa ispiratrice di
Pirandello con la quale il maestro stabil un legame affettivo che dur per tutta la vita. Pirandello
chiam il suo teatro teatro dello specchio, appunto per sottolineare che i suoi personaggi mettono
a nudo la cruda realt della vita, spesso mascherata da una dorata apparenza di ipocrisie e convenzioni sociali. La demistificazione dei valori convenzionalmente accettati avviene con toni
inesorabilmente beffardi e grotteschi, calando la concezione tragica della vita in situazioni che sono
al tempo stesso drammatiche, umoristiche e paradossali.
Con il teatro nel teatro (1921 - 1930) Sei personaggi in cerca dautore (1921), Ciascuno a suo
modo (1924), Questa sera si recita a soggetto (1930) Pirandello porta alle estreme conseguenze la
sua concezione della vita vista come una vera e propria rappresentazione teatrale: tramite un
espediente tecnico, lautore riesce a portare in scena non una storia alla quale il pubblico possa
assistere, mala rappresentazione di personaggi che osservano lo sviluppo di una vicenda. Il confine
tra teatro e vita diviene, cosi, labile e quasi impercettibile, tanto che oggetto del dramma non la
vita, ma il teatro stesso.
Sei personaggi in cerca dautore
Il dramma nasce dal presupposto che nella vita si pu nascere, tra le tante cose, anche personaggi,
ma il tragico destino dei sei personaggi in questione di essere stati rifiutati dallautore dopo che
questi li aveva creati! La loro vicenda terribile, oltrech assurda: interiormente sono personaggi
vivi, ma non dato loro di poter rappresentare realmente alcunch, lunica cosa che sarebbe in
grado di qualificarli, di renderli vivi anche formalmente. Sei personaggi si presentano cos in un
teatro, alla ricerca di un autore che dia loro consistenza e trasformi la loro potenzialit in realt: vi

trovano un capocomico che insieme ai suoi attori sta provando una commedia e cercano di
coinvolgerlo nel loro problema, con la speranza che li aiuti. Essi esplicitano, o meglio, cercano di
esplicitare il loro dramma, ma ci poi non avviene poich manca un autore, appunto, uno qualsiasi
che sappia comprenderli e valorizzarli e soprattutto che dia loro legittimit, il diritto di esistere in un
contesto drammatico prefigurato, fatto apposta per loro. Il testo continuamente spezzettato,
disturbato, a tratti scomposto, proprio allo scopo di delineare un dramma che si neghi ai propri
personaggi; dramma che non pu svolgersi con una compiutezza lineare, altrimenti si
riconoscerebbe una identit e quindi un ruolo ai sei personaggi. Lunico dramma che essi possono
rappresentare il proprio, ovvero quello asfittico di personaggi smarriti e rifiutati, o non cercati, che
impedisce loro di concretizzarsi e di vivere in un vero dramma. La complessit della ricerca
interiore di Pirandello appare titanica in questa opera, nella quale il caos sembra ben governato e
delimitato dallautore, ma esso li, incombente, a un passo da noi, che minaccia di avvolgere la
nostra mente, di confondere i nostri pensieri, mettendo in dubbio la nostra identit, il nostro ruolo di
spettatori e perfino quello stesso di uomini, quasi fossimo anche noi in cerca di un nostro autore che
ci sollevi dalla nostra precariet e ci faccia vivere in una dimensione pi alta, magari prossima a
quella di Dio, il nostro vero autore, che non conosciamo e che sembra averci rifiutati, cos come
capitato ai sei personaggi pirandelliani. I quali propongono un conflitto drammatico tra la vita e la
forma, luna in continua evoluzione, laltra immobile o negata. Per Pirandello, lingannevolezza e la
vacuit delle parole sono i mezzi essenziali per poter sondare e comprendere le infinite sfaccettature
della personalit umana, la cui complessit spesso rende drammatici, difficoltosi o impossibili i
rapporti tra le persone. il messaggio disperato, pregno di pessimismo, da parte di un autore che ha
voluto abbandonare i propri personaggi per salvarli da un mondo che non gli sembrava
sufficientemente vivibile per loro, cos come non lo era per lui, lasciandoli liberi di cercarsi un
autore capace di offrir loro qualcosa di meglio. Un giorno, chiss!,gli uomini potrebbero riuscire a
costruire un mondo migliore, una societ pi giusta ed esaltante, degna dei sei personaggi orfani e
di quellautore che avr la bont e la capacit di adottarli.

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