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VITTORIO ALFIERI

Nasce ad Asti il 16 gennaio 1749, l’appartenenza a una famiglia nobile lo aiuterà spesso, è un autore che
non si impegna politicamente, diversamente da Foscolo, nonostante siano contemporanei sono due
personaggi distinti che derivano da ambienti diversi e mentre Foscolo scrive per lavorare e viene definito
oggi come il primo scrittore borghese, per Alfieri non è così, Alfieri scrive per passione, senza assolutamente
interessarsi del pubblico o del mercato. Tra il 1758 e il 1766 intraprenderà una carriera militare che però
porta a un fallimento e non riuscirà a portare a termine. Alfieri ama la cultura classica e da questa sua
passione riprende nelle sue opere personaggi della storia o della mitologia, Mirra cleopatra, Saul sono
alcuni esempi. Scrisse trattati politici in cui parlerà della tirannide, tragedie tra cui le più importanti sono
Mirra e Saul, scrisse anche rime e un’autobiografia dove racconta dei suoi numerosi viaggi. 1.Il
trattato della tirannide: la monarchia sabauda che regnava in Piemonte era una monarchia arretrata e per
tale motivo Alfieri conduce questo trattato, il suo impegno politico è in termini letterari e astratti. Questo
trattato scritto nel 1777 è strutturato in due libri: il primo che va a definire il termine tirannide e le sue
forme e il secondo che si riferisce ai modi per resistere e per opporsi ad essa. Condanna del dispotismo ed
esalta l’eroismo titanico dell’uomo libero in conflitto con il potere. In questo testo l’autore sviluppa la
risposta a quale comportamento deve assumere un intellettuale nei confronti della tirannide, ossia deve
mantenere la propria libertà intellettuale.

2.Saul: la poetica tragica è quella che ha accompagnato il percorso letterario di Alfieri per più tempo, le
ragioni che lo hanno spinto ad affrontare più tragedie rispetto alle commedie sono:

- il suo conflitto interiore come se i vari personaggi esprimessero l’identità dell’autore mostrando varie
sfaccettature.

- la sfida di misurarsi con il teatro tragico, la tradizione italiana in questo campo infatti necessitava di un
modello.

-infine, ragioni ideologiche le quali prevedevano che alla base vi erano le opposizioni elementari, bene-
male… da quest’ultima nasce anche la ricerca di una forma d’arte aristocratica.

Le caratteristiche della tragedia di Alfieri l’elaborazione e la composizione di 19 tragedie stese tra il 1775 e
il 1788con il metodo in 3 fasi (Il metodo di composizione: ideare, stendere e verseggiare); i temi che sono il
conflitto tra il bene e il male, tra coraggio e viltà e tra libertà e tirannide. La morte tragica come catarsi,
purificazione e conflitti interiori insanabili, Il modello adottato da Alfieri è quello classico della tradizione
aristotelica: la tragedia presenta unità di luogo, di tempo e di azione è divisa in 5 atti ed è ridotta a un
numero assai ridotto di personaggi, in modo tale da non distogliere l’attenzione dal protagonista. C’è un
uso frequente di monologhi perché permettono maggiormente l’esplicitazione dell’interiorità. Non si
assiste a tanti cambi di scena, tutto è incentrato su Saul, la figlia, il genero e il servo e si definisce azione
bloccata.

Saul la vicenda si svolge durante la guerra tra ebrei e filistei, e il re Saul è sicuro della vittoria, ciò che
accade è che il re, essendo invidioso del giovane David e della sua fama lo caccia, anche se il suo aiuto
sarebbe fondamentale. né il generale Abner, la figlia Micol e il figlio Gionata riescono a calmarlo. Quando
David arriva al campo si affida a lui con affetto poi inizia a sospettare, i sacerdoti lo rivelano come re
d’Israele e per questo verranno fatti uccidere da Saul. Minaccia di uccidere anche David che dunque non
potrà combattere, e Saul si preparerà a morire in guerra inutilmente. SAUL E’ UN PERSONAGGIO
PROBLEMATICO, e ciò si vede dal rapporto con David di odio-amore, se prima il dissidio il contrasto era tra
due personaggi ora con Alfieri è interno alla stessa persona. Lui non accetta la vecchiaia e per questo
impazzirà. Il nemico più forte di lui è lui stesso, che con il suo orgoglio preferirà morire piuttosto che
chiamare David.
UGO FOSCOLO è un autore collocato tra il neoclassicismo e preromanticismo, neoclassicismo per quanto
riguarda lo stile, il lessico e le costruzioni latineggianti che quindi prendono ispirazione dalla cultura
classica, invece preromanticismo perché introduce il tema dei sepolcri, contemporaneamente a Monti e
Pindemonte, introduzione di nuovi temi. Foscolo è colui che si definisce il primo scrittore borghese,
costretto cioè ad affrontare la scrittura come condizione lavorativa, a lui non è consentita la stessa
situazione economica di Alfieri non vive nel lusso, quindi mentre per Alfieri scrivere è una passione, un
semplice passatempo e non interessa avere alcun rapporto con il mercato e con il pubblico, per Foscolo è
una necessità è un lavoro. E per tale motivo scrive con l’idea che le sue opere debbano piacere al pubblico
(DANIELE DEFAUT). (Per pubblico di intellettuali il “carme dei sepolcri”.) Al contrario di Alfieri si spende per
la patria, crede nella figura di Napoleone, ma da lui verrà deluso, si impegna socialmente e politicamente
scrive testi in prosa, sonetti e poesie che commentano eventi politici. Ma scrive anche opere per raccontare
sé stesso e le sue emozioni o avventure come nei sonetti: Alla sera, o “A Zacinto” ma anche nel romanzo
epistolare “le lettere di Jacopo Ortis” nelle quali lui si impersonifica nella figura di Ortis dove si intravede
oltre che a un Foscolo politico, anche un Foscolo passionale, in cui il tema dell’amore è fondamentale.

Ugo Foscolo nasce il 6 febbraio 1778 a Zante, un’isola dello ionio (a quel tempo appartenente alla
repubblica veneta), in realtà il vero nome di Foscolo è Nicolò, ma a partire del 1797 egli volle usare il nome
Ugo. Il luogo natale, l’isola greca e la nazionalità greca della madre influenzeranno l’amore di Foscolo per la
cultura classica. Nell’estate del 1785 Ugo con i fratelli e la madre raggiungono il padre a Spalato, ma pochi
anni dopo il padre muore. Ugo viene affidato a una zia di Zante e solo nel 1793 riesce a raggiungere la
madre che si era intanto trasferita a Venezia. Proprio negli anni veneziani sviluppa il suo amore per la
letteratura, e nascono i primi versi, i primi poemetti… sempre in quegli anni ha modo di farsi apprezzare dai
più prestigiosi ambienti letterari, viene ammesso al salotto di Isabella Teotochi, moglie del conte Albrizzi,
diventerà anche sua amante e grazie a lei che però riesce a conoscere Cesarotti e Pindemonte.
L’entusiasmo per la politica in Foscolo viene acceso in seguito alla discesa di Napoleone in Italia nel 1796,
viene accusato per le sue posizioni dal governo oligarchico e deve lasciare la città, si impegna politicamente
si arruola, e solo nel 1797 Napoleone con il trattato di Campoformio cede Venezia agli austrici, questo
tradimento di Napoleone nei confronti dell’Italia scatena nel poeta la delusione politica e la visione
pessimistica. Lui credeva che Napoleone potesse veramente cambiare la situazione in Italia e tale delusione
la riflette nel personaggio di Jacopo Ortis nel romanzo epistolare. Inseguito si sposta a Milano e alla fine del
1798 infatti vengono pubblicate le ultime lettere di Jacopo ortis, nel 1799 si arruola come volontario della
guardia nazionale, viene ripubblicato Ortis. Torna a Milano dove conosce Isabella Roncioni della quale si
innamora. Sempre a Milano intrattiene una relazione con un’altra donna. Negli ultimi giorni del 1801 a
Milano esce l’edizione definitiva delle ultime lettere di Jacopo Ortis. Intanto muore a Venezia il fratello
Giovanni, a cui dedicherà il sonetto. Tra il 1802 e il 1803 pubblica delle poesie, tra il 1804 e il 1806 è nella
Francia del nord dove intrattiene una relazione con Sophia Hamilton (Fanny), nel 1806 al ritorno in Italia,
nella primavera raggiunge la sorella e la madre a Venezia, e riprende il legame con isabella teotochi,
nell’estate incontra Pindemonte e proprio a lui in seguito all’editto di Saint-Cloud dedica il carme dei
sepolcri. Lavora anche come professore presso l’università di Pavia. Nell’estate del 1812 il poeta si
trasferisce a Firenze, qui incontra Quirina Mocenni, la donna gentile, cosi viene definita da lui, lavora al
poema le grazie e scrive delle tragedie. Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia, dovendo giurare fedeltà al
nuovo potere austriaco fugge però in esilio. Le prime tappe sono la svizzera, la Germania e l’Inghilterra.
Scrisse molto, lavorò inoltre alle lettere dall’Inghilterra. Gli ultimi tre anni, per l’aggravarsi della situazione
della salute sono quelli maggiormente miserevoli e lo portano alla morte il 10 settembre 1827, viene
seppellito nel cimitero di Chiswick, ma i suoi resti vennero poi spostati nella chiesa di Santa Croce a Firenze.
L’epistolario LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS:
- Le caratteristiche del romanzo epistolare: è composto da lettere, la maggior parte dedicate a
Lorenzo Alberani, quello del romanzo epistolare è un genere che ha già avuto successo in Francia
con Montesquieu, in Germania con Gote “i dolori del giovane Werther”. i modelli di riferimento
che Foscolo ha sono quelli di Rousseau e Gote, due principali modelli del romanzo epistolare, ma la
novità di Foscolo è che riesce a mischiare temi dell’amore a temi della politica.
- L’alter ego è quella che è la rappresentazione di se stesso nelle epistole.
- È proprio nelle lettere d’amore che sviluppa una premessa di quello che sarà la caratterizzazione
del tardo romanticismo, nonché la fusione di arte e vita.
- le lettere che abbiamo analizzato: sono due lettere che trattano uno dei temi principali nonché
l’amore, l’amore che ha Jacopo Ortis nei confronti di Teresa, che culmina nel bacio. Quel bacio che
non solo sottolinea la gioia del momento, ma anche la delusione. Il dolore perché entrambi sanno
che Teresa non potrà mai stare con Jacopo, dato che lei è stata promessa in sposa ad Odoardo.
- Queste lettere sono sempre accompagnate dall’indicazione di una data e anche ore diverse, perché
il bacio è stato talmente significativo che Jacopo anche ripensando ritorna a quel momento, che lui
definisce statico e che dunque inevitabilmente lo aveva segnato.

1.l’amore per Teresa Jacopo “L’amore per Teresa” è uno dei numerosi brani del romanzo scritti da Ugo
Foscolo, nei quali Jacopo  parla dell’amore che prova per Teresa; in questo brano Jacopo  descrive il sonno
dell’amata con un misto di morbosità e di sacralità. È la lettera del 12 maggio 1798, ciò che Jacopo  racconta
in questa lettera è incorniciata tra una duplice delusione politica ed esistenziale. Teresa  era addormentata
su un sofà e Jacopo  in quel momento avrebbe potuto abbracciarla e stringere a sé, ma non ha osato; pieno
di spavento l’ha adorata come se l’avesse vista discendere dal paradiso, questa frase rimanda alla canzone
“Chiare, fresche e dolci acque” di Petrarca. Le vesti di Teresa  lasciavano trasparire i contorni di quelle
angeliche forme; Jacopo  disse che la sua mano divenne sacra dopo che le ebbe toccato i capelli e il seno.
Egli respirava i sospiri della sua bocca socchiusa, era sul punto di baciarla sulla bocca ma non lo fece perché
si sentì respinto quasi da una mano divina. La lettera si conclude con delle domande rivolte a Dio; Jacopo  gli
domanda che senso aveva fargli conoscere la felicità e subito dopo privarlo di essa. A Dio  spetterebbe la
volontà di unire Jacopo  a Teresa. In questa lettera la passione di Jacopo  da una parte è innalzata verso una
dimensione sacra, e dell’altra parte è definita secondo caratteri di morbosa sensualità.

2. il bacio e le illusioni Nella lettera scritta da Jacopo il 15 maggio vengono descritti gli effetti prodotti sul
suo animo dall’amore, e le riflessioni alle quali il giovane è indotto. Essa si articola in tre parti:
1. Effetti del bacio: dopo il bacio ricevuto da Teresa l’animo del poeta è trasformato, egli si sent e “divino” e
il suo cuore è lieto. Tutto per effetto dell’amore si abbellisce ai suoi occhi.
2. Riflessione sull’amore: l’amore è l’artefice di tutto quanto c’è di bello nella vita, produce l’arte, la poesia,
la compassione per gli altri uomini. Senza l’amore tutto sarebbe caos e morte. Ora che l’amore illumina il
suo animo, il giovane non si cura delle sue sventure e vive in una condizione paradisiaca.
3.Riflessione sulle “illusioni”: Jacopo si dichiara consapevole che le illusioni, cioè gli ideali, le emozioni, le
aspirazioni più profonde dell’animo, sono come indica la ragione, effimere e destinate a non realizzarsi, ma
conclude che senza di esse la vita sarebbe priva di significato, perché esse danno sollievo dal dolore e dalla
noia della vita.

3. La lettera da Ventimiglia è una lettera di contenuto politico, una lettera in cui Jacopo (nel cui
personaggio si nasconde il pensiero politico di Foscolo) racconta la sua amarezza e delusione in quanto
l’accaduto al suo paese. C’è un riferimento continuo di quello che le altre nazioni fanno all’Italia, le nazioni
si “divorano perché una non potrebbe sussistere senza i cadaveri dell’altra”(29-30) espressione che mette
in luce la situazione dell’Italia all’epoca: l’Italia vittima di cui le altre approfittavano.
Jacopo era scappato dalla sua città, dalla repubblica di Venezia e del tentativo di varcare il confine con la
Francia, si trova a Ventimiglia e scrive la lettera in cui afferma di non voler scappare, di non avere alcuna
intenzione di stare lontano dalla sua patria e questo sottolinea l’eterna confusione che lacerava sia Foscolo
che Jacopo.

TESTO

- Paragrafo (1-11) descrizione di un paesaggio, paesaggio brullo caratterizzato dalla presenza di


molte rocce, vegetazione scarna che Foscolo ci racconta perfettamente, oltre alla descrizione
geografica, Foscolo si sofferma “la natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo
regno tutti i viventi” (10-11), visione della natura che è assolutamente pessimista (rif. Giacomo
Leopardi “il pensiero del pessimismo” …), natura come grande mostro che allontana tutte le
persone in vita e richiama lo stato d’animo dell’autore.

- Si rivolge direttamente all’Italia (anche se non esiste ancora politicamente), l’Italia secondo lui è
solo una zona calpestata dall’avidità e dal potere delle altre nazioni che trattano l’Italia come una
terra di conquista, terra da sfruttare saccheggiare e abbandona. Jacopo si sente inerme e inutile
dinnanzi alla situazione in Italia, perché quello che manca alla sua patria è la concordia, l’unione. La
voce di un poeta non può fare nulla.

- Racconta tutta la storia precedente, visione negativa dei processi storici (realtà) chi è stato per anni
perseguitato diventa perseguitore. Foscolo sta riflettendo su quello che avviene nella storia, il suo
invito è quello che ogni popolo invece concentri le proprie forze su altro e non sul predominio su
altri popoli, ma è una battaglia persa perché è quasi un bisogno innato quello che una nazione ha di
prevalere sull’altra. Forse le sciagure che noi viviamo imparano gli altri a vivere più serenamente.

- C’è un controsenso: le nazioni che hanno subito un controllo, dominio da parte di altri, appena ne
hanno la possibilità diventano dominatori anche loro.

- Molto spesso le guerre della storia antica sono state combattute nel nome delle divinità (crociate in
virtù di un tema religioso) in realtà le guerre mai combattute in nome e soltanto per un Dio, ma
vengono fatte dagli uomini. Perché gli uomini decidono di fare le guerre non gli Dei. (55-66)

- Poi si rivolge a Lorenzo, all’interlocutore a cui indirizza la lettera, domandandogli se sa dove risiede
la vera virtù. Lui indica una virtù dell’essere umano che è la compassione, che è la capacità di
comprendere l’altro (con pathos). Tutte le altre sono virtù usuraie, che in realtà ci servono per
ottenere qualcosa, solo la compassione non è finalizzata ad ottenere altro se non al piacere di
essere parte della sofferenza altrui. (novità nella letteratura)

- Jacopo comprende l’inutilità della sua fuga, è assolutamente futile fuggire perché il dolore corre
dietro a noi, perché quello che sono me lo porto dentro. Ed è un modo che ci vedere quanto la
letteratura sia cambiata, è diventata molto più compassione ed è entrata nell’animo. Obiettivo di
raccontare l’individuo, esperienza di Jacopo in questo caso.

- Ritorna infine sul tema della natura, se la natura ci da tante preoccupazioni e tanti dolori perché ci
viene data anche la ragione, che ce li fa capire questi dolori. Questo si chiede, perché vivere
nell’inconsapevolezza sarebbe meglio. Non sappiamo quali soluzioni prendere.
- Chiude la lettera facendo riferimento a quella celeste fanciulla, che è Teresa, la quale è stata
portata via da lui, dagli interessi economici che spingevano la famiglia di Teresa a sposare Odoardo.
Vuole che il suo cadavere sia pianto dalle persone sue amiche.

SONETTI:

1. Alla sera è un modo per ritrovare un topos letterario ovvero quello della sera come immagine
della morte (topos letterario=è un tema modello che è presente in molta produzione letteraria,
molti poeti rappresentano questa immagine) nel sonetto di Foscolo, Foscolo rappresenta la sera
come morte attraverso due immagini
1) La fatal quiete (v.1) la quiete voluta dal destino, la pace e sembra avere un’accezione più
positiva
2) Il nulla eterno (v.10) invece che mette in luce la visione materialistica che il sepolcro sia per i
vivi, legame che continua a essere importanti per quelli che ci sono ancora.

Sono versi endecasillabi e lo schema metrico è ABAB ABAB per le quartine e CDC DCD per le terzine.

Una terza immagine potrebbe essere “quella tua pace” perché la sera rappresenta la fine della
giornata proprio come la morte rappresenta la fine della vita. Dunque, il momento in cui è possibile
per chiunque di noi avere un momento di riflessione.

(Il complemento di vocazione “oh sera” al terzo verso va portato su in modo tale da dare la
sensazione che l’interlocutrice sia proprio la sera.)

Forse perché oh sera tu sei l’immagine della fatale quiete (la quiete voluta dal destino), a me giungi
così cara (gradita, caro latino=gradita, voluta) e questo (desiderio di aspettare la sera) succede in
due circostanze diverse: sia quando le nubi estive e gli zeffiri e i venticelli sereni primaverili
corteggiano lieve, sia quando dal cielo nevoso porti sull’universo tenebre lunghe e inquiete. Sempre
arrivi invocata (desiderata) e tieni (custodisci) soavemente le vie interne del mio cuore (tutto ciò che
c’è dentro al mio cuore, i miei pensieri) mi fai vagare con i miei pensieri sulle orme (tappe che
portano) verso il nulla eterno (verso la morte). E intanto se ne va via questo tempo malvagio, e con
lui se ne vanno tutte le preoccupazioni con le quali si distrugge insieme a me questo tempo che sto
vivendo. “ e “ congiunzione e mentre io poeta osservo la pace che tu sera riesci a generare, dorme
quello spirito guerriero che dentro mi rugge. (spirito guerriero= per il tempo storico che sta vivendo,
le lotte che ha condotto, il fatto di non accettare il controllo attraverso il trattato Campoformio, non
è morto dorme questo spirito guerriero.

Foscolo è uno dei primi poeti che ha una chiara collocazione politica e sociale .

Figure retoriche
- Di suono: alliterazione negli ultimi versi (ripetizione della “r”)
- Al v. 10 ripetizione della “n”
- Di posizione: Enjambement: (=inarcatura del verso)Un verso finisce ma continua sintatticamente in
quello successivo. Ha due effetti: di riuscire a mantenere intatto il verso endecasillabo e mettere in
luce alcune parole (forse, oh sera..)

2. A Zacinto Intitolato anche come il primo verso “Né più mai toccherò le sacre sponde”
Zacinto era un’isola del Mar Ionio ed era l’isola natia di Foscolo. Questo ricordo suscita in lui un vero e
proprio parallelismo con una figura importante della mitologia classica: Ulisse. All’interno del sonetto
Foscolo riesce a fare un confronto tra la sua esperienza e quella di Ulisse. (Ulisse rimasto lontano dalla
patria per molto tempo e questa lontananza era tesa dal mancato favore degli Dei, perché adirati con lui,
lo avevano dovuto punire) anche Foscolo era costretto a rimanere lontano dalla sua patria.

Differenza: mentre Ulisse potrà fare ritorno a casa, Foscolo non potrà (se non una volta defunto quando le
sue ceneri saranno riportate al Santa Croce).

- c’è questo parallelismo tra l’esperienza del poeta e quella di Ulisse, ulteriore parallelismo tra
l’esperienza del poeta e l’esperienza di tutti coloro che come lui si trovano a vivere esuli.
(penultimo verso: “a noi prescrisse”
- Noi= sono tutti coloro che erano stati costretti ad andare via dalla propria terra perché non ne
condividevano il governo, o la situazione attuale a loro.
- Foscolo, come tutti gli altri, si trova davanti a una condizione o accetta il governo imposto dagli
stranieri, oppure andarsene in un’altra terra.
- Poesia: non solo più personale, ma parlare a tante persone che come lui sentono ciò.
- Struttura: sonetto

Enjambement: (v 4-5) una delle figure retoriche di posizione più utilizzate da Foscolo per mettere in luce
all’inizio del verso, come la parola Venere in questo caso

(v. 11) Il soggetto alla fine della frase costruzione latineggiante

Due negazioni:

1. All’inizio v.1 “Né più mai...”


2. V. 12 “Tu non altro”

Acque fatali: gestite dagli Dei, dal destino (- fatal quiete- alla Sera)

Il fatto di morire in una terra, senza nemmeno qualcuno che potesse conoscerlo, per questo illacrimata
(senza lacrime)  questo tormenta Foscolo

Figure Retoriche
- sineddoche: Riga 7: “nubi”
- Antitesi: Riga 11: “baciò-petrosa”, anastrofe, apostrofe(si rivolge a Zacinto)
- enjambements(3-4 verso;6-7 verso;13-14 verso)
- perifrasi: greco mar (Jonio) di colui che l'acque cantò fatali (Omero)

3. in morte del fratello Giovanni


questo componimento parte da un fatto personale successo al poeta, ovvero la morte del fratello Giovanni,
che era morto si dice perché aveva contratto una serie di debiti di gioco, aveva avuto una forte depressione
che Foscolo scrive in una lettera a Monti “egli morì di una malinconia lenta, ostinata che non lo lasciò né
mangiare né parlare per quarantasei giorni”. Racconta in questo modo la depressione del fratello ed è un
elemento della sua vita che lo ha turbato, per la malattia. In questo sonetto Foscolo racconta si il dolore
suo, ma specialmente quello della madre. Al centro del sonetto c’è il dolore della madre perché la madre si
trova a piangere sulla tomba del fratello Giovanni che non c’è più, ma piange anche per l’altro figlio nonché
Foscolo perché è lontano dalla sua casa. La Madre, infatti viene scritta con la lettera maiuscola al verso 5.
Da una parte il dolore della madre e dall’altra il tema dell’esilio e la rappresentazione della morte come
qualcosa che è in grado di dare pace e ritroviamo negli ultimi quattro versi, lo stesso poeta si augura di
trovare lui stesso la pace nello stesso posto in cui l’ha trovata il fratello (fatal quiete)

- Foscolo può essere considerato un autore neoclassico per lo stile, per la scelta dei vocaboli, per la
costruzione latineggiante e può essere considerato preromantico per i temi che tratta, tema
dell’esilio, della patria, dell’amore (temi che nella poesia illuministica non si trova, non c’è questa
personalizzazione nel componimento poetico) rispetto a questo componimento Foscolo, aveva
avuto un aiuto da un carme, è stato influenzato da un componimento poetico del poeta latino,
Catullo, il carme 101.
CARME 101 DI CATULLO  si trovano alcuni elementi in comune, qui non c’è il sonetto (perché il
sonetto nasce nel 1200, dunque nella cultura latina non c’era) viene utilizzato il carme,
componimento tipico che poi Foscolo riutilizzerà come parola nei sepolcri.

Elementi in comune Elementi non in comune


-in quella di Catullo si fa comunque riferimento -mentre il poeta è sulla tomba del fratello, nel
al tema dell’esilio (molte genti e acque marine) caso di Foscolo non c’è ancora ma immagina
– muto cenere (ceneri che non possono un giorno di poterci arrivare.
parlare) -non c’è la madre
-non c’è il tema dei sepolcri come lo sviluppa
Foscolo, perché per Foscolo l’importanza che le
sue ossa venissero restituite alla madre.
-ce il tema dell’offerta funebre
-l’antico uso dei padri che fa riferimento alle tradizioni del mondo latino
Molti critici letterari hanno trovato dei punti in comune tra il sonetto e il carme 101, e molti hanno
anche sottolineato il fatto che Foscolo lo avesse letto però l’ha riadattata al suo tempo e nel cuo
contesto.

4. alla musa
Il sonetto “Alla Musa” fu composto da Foscolo tra il 1802 e il 1803. La struttura tematica è incentrata sulla
contrapposizione fra un passato, quello della gioventù del poeta, fecondo di poesie, e un presente nella
maturità in cui l’ispirazione è quasi inaridita. Foscolo vi esprime il proprio dolore per una vita piegata dal
tormento che neppure la poesia può mitigare.
Si possono facilmente riconoscere varie analogie tra questo e gli altri sonetti di Foscolo. L’uso
dell’interlocutore diretto è comune anche a A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, Alla sera: infatti si
rivolge rispettivamente al luogo di nascita, al fratello deceduto e alla sera. Comune è anche la ripresa di
elementi classici: la Musa, i Numi, Venere e Ulisse.
Il poeta, nel sonetto, lamenta alla Musa il fatto che in età giovanile era stata generosa con lui, dandogli
ispirazione. In età adulta, invece, lo ha abbandonato. Il sonetto si divide in due parti. Nella prima il poeta si
lamenta per la scarsa ispirazione che gli dà la Musa. Nella seconda, invece, confessa che l'ispirazione non è
sufficiente dato il dolore che prova. Si tratta di una meditazione di ispirazione classica. Questo è uno dei
sonetti maggiori dell’opera del poeta.
PARAFRASI:
Eppure, dice il Foscolo, tu, Aonia Musa, una volta sulle mie labbra versavi
un’abbondanza vivificatrice d’ispirazione, quando passava il primo tempo della
giovinezza, e intanto ad essa seguiva l’età matura, che fra pianti e dolori discende
verso la silenziosa riva del Lete, ovvero verso il silenzio della morte. Ora imploro il
tuo aiuto, anche se non sono ascoltato come un tempo; ahimè! Della tua ispirazione
in me è rimasta solo una favilla, una minima parte.
Anche tu fuggisti, dice il poeta, insieme con le Ore, o dea! Anche tu mi lasci con i
miei tristi ricordi e con l’oscuro timore del futuro. Perciò mi accorgo, e amore me
lo conferma, che le poesie rare e troppo elaborate che compongo, non servono ad
alleviare il dolore che fatalmente deve travagliarmi per tutta la vita.
IL CARME DEI SEPOLCRI
La parola “carme” indica il legame che Foscolo aveva da sempre avuto con la cultura classica e latina,
perché con carme si definivano i componimenti poetici della letteratura latina. In questo modo sottolinea
che sarà un’opera in versi a differenza del sonetto, il carme è un componimento più esteso e soprattutto
mentre nei sonetti c’è gran parte della vita del poeta (rapporto con la madre, con il fratello, il tema
dell’ispirazione poetica che gli era venuta a mancare, tematiche molto personali) nel carme invece nasce
come un componimento che tratta un argomento di carattere civico- civile che serve a tutti. Non è
semplicemente una trattazione di un tema che è personale dell’autore, ma tratta un argomento che può
riguardare tutti coloro che si ponevano delle domande sul tema della morte, sulla conclusione della vita.

-Le ultime lettere di Jacopo Ortis  componimento che aveva ricevuto varie revisioni, addirittura era stato
conclusa da un altro autore e infatti Foscolo lo aveva rimodificato.

- Invece il carme dei sepolcri viene considerata un’opera compatta e conclusa, scritto relativamente in
poco tempo e non ritoccato dall’autore. È stato scritto nell’autunno del 1806 a seguito dell’emanazione di
un decreto che imponeva che morti venissero tutti posti all’interno di cimiteri, e che questi cimiteri
venissero posti all’esterno della città per questioni igienico-sanitarie. Tutto questo in tombe l’una uguale
all’altra senza effettuare delle distinzioni tra i vari sepolcri, prescriveva un rigido controllo sulle iscrizioni
funerarie, cioè sulle lapidi. Dal decreto della polizia medica emanato a Saint cloud il 5 settembre 1806 e
pubblicato sul giornale italiano il seguente 3 ottobre Foscolo decide di scrivere, perché comunque se ne
parlava e se ne discuteva se fosse giusto o meno tale decreto. Lui affronta di nuovo la sua concezione
materialistica, nonché il sepolcro non fosse importante tanto per chi muore, ma per chi rimane ancora in
vita (già detto in altri sonetti) per mantenere il legame. Lui discute sull’efficacia di quel decreto imperiale
che non tiene in alcun conto che una persona possa avere piacere a differenziare la propria tomba ponendo
un mazzo di fiori una foto… quindi cerca di introdurre all’interno di questa discussione civica, che
riguardava tutti, la sua proposta e lo fa in un periodo in cui anche un altro autore, Pindemonte aveva scritto
dei cimiteri e un altro ancora che è Monti. Ed è proprio a Pindemonte che Foscolo dedica i Sepolcri perché
riconosce in lui una certa autorità in materia, lo considera il precursore di questa tematica e quindi ritiene
doveroso dedicare questo componimento proprio a Pindemonte, rendendogli omaggio. Legame che unisce
Monti, Pindemonte e Foscolo e li accomuna su questa tematica, tematica a quei tempi molto discussa.
Questo era un periodo in cui i moti erano tanti, dopo il trattato di Campoformio, non solo morti dovute alle
guerre ma molte morti. La questione è quella del senso della morte e del rapporto tra scomparsi e
superstiti. Pindemonte si era lamentato dell’eccessiva severità della legislazione francese, perché siamo
negli anni del direttorio e delle Repubbliche sorelle.

STRUTTURA E CONTENUTO

Rientra nel genere del carme, cioè del componimento poetico d’ispirazione classicheggiante, indicando
dunque una poesia impegnata e solenne. viene anche definita una lunga epistola indirizzata all’amico
Ippolito Pindemonte. (nello stesso periodo Pindemonte aveva scritto i cimiteri, Foscolo era andato a
trovarlo avevano discusso dell’editto di Saint Cloud che prescriveva che le sepolture fossero effettuate
all’esterno delle città e che i cadaveri fossero seppelliti in tombe uguali l’una all’altra. Un’altra
considerazione invece è che quest’opera venga definita un poemetto filosofico perché Foscolo inizia a
disquisire sulla validità o meno di avere un sepolcro e soprattutto a chi questo sepolcro torna utile, secondo
cui la sua concezione materialistica afferma che è importante per chi rimane in vita, non per chi muore.
Come già aveva esplicitato nei sonetti, in particolare nel sonetto “in morte del fratello Giovanni”.
L’innovazione sta nell’intento dimostrativo, i sepolcri possono essere anche visti come una sorta di testo
argomentativo, l’autore cerca di dimostrare la validità della sua tesi attraverso i versi. Quindi parte dalle
premesse dell’epoca, dalle due interrogative retoriche della prima parte, basate entrambe sullo stesso
concetto: la prima breve nei primi 3 versi e la seconda dal verso 3 al 15 sono interrogative retoriche
chiedono se la sepoltura, con i suoi riti e i suoi onori, può offrire conforto al sepolto? La risposta è implicita
ed è negativa. Emerge la visione laica di Foscolo, in sintonia con le correnti di pensiero materialista e
illuminista del Settecento. (non ha importanza per il morto, ma per le persone in vita che gli sono care, i
famigliari amici che hanno il piacere di mantenere un legame con la persona che non c’è più)

I sepolcri sono composti da 295 endecasillabi sciolti, il testo è suddiviso in 4 parti secondo il suggerimento
di Foscolo stesso.

1) La prima parte è costituita da 90 versi. Le tematiche e i temi da Foscolo affrontati sono


- il tema dell’utilità delle tombe
- la visione materialistica e laica
- sepolcro come legame tra i vivi e i morti senso legato alla dimensione sociale dell’uomo, il sepolcro
diventa anche un luogo che permette di mantenere la memoria e il ricordo di quella persona.
- l’ingiustizia della nuova legge, del decreto di Saint Cloud perché per cancellare le differenze sociali
nega di dare il giusto riconoscimento ai meriti dei migliori.
- L’ultima parte di questa prima parte è tutta dedicata al poeta Parini, Foscolo vedeva in Parini un
modello, aveva rappresentato la poesia neoclassica nel corso del 1700. Il fatto che Parini venga
sepolto in una fossa comune, dove venivano sepolti anche persone che avevano compito le peggior
azioni. Questo lo ritiene ingiusto: che le ossa del poeta Parini vengano irrorate di sangue dal capo
mozzato di qualche ladro, qualcuno merita un trattamento migliore a seconda della vita che ha
condotto.
- Foscolo incomba la città di Milano (dato che non si può scagliare con i famigliari di Parini non
essendoci) che avrebbe dovuto predisporre una lapide, un’epigrafe per Parini in cui venisse
ricordato e la accusa di non essere stata in grado di rendere omaggio a una delle menti più illustre
di quei tempi.
2) Nella seconda parte ritorna il tema del sepolcro come luogo di memoria ed espressione di civiltà,
critica della decadenza italiana
3) Esaltazione del significato civile dei sepolcri, in particolar modo Foscolo renderà omaggio alla chiesa
di Santa Croce che era la chiesa che ospitava le tombe dei più illustri intellettuali italiana e ricorda
anche la battaglia di maratona a cui ha avuto origine la corsa di maratona per avvisare dell’arrivo
dell’esercito nemico.
4) Nella quarta parte, infine ci sono esempi di tombe che rappresentano un significato dal punto di
vista storico.

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