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ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

Una prima edizione fu iniziata nel 1798 e interrotte dopo le prime 45 lettere.
Venne pubblicato in seguito nel 1802 e poi, con varie aggiunte e correzioni, nel
1816 e nel 1817.

Il romanzo è costituito da una raccolta ordinata delle lettere di Jacopo Ortis


inviate all’amico Lorenzo Alderani fra l’11 ottobre 1797 e il 25 marzo 1799. Vi
sono anche alcuni interventi di Lorenzo che narra fra l’altro ciò che Jacopo non
avrebbe potuto, il suicidio.

TRAMA

Il nome del protagonista, Jacopo, è un omaggio a Jean-Jacques Rousseau. Il


cognome è invece quello di uno studente friulano patriota, Girolamo Ortis, che
si era ucciso a Padova nel 1796.

La trama del romanzo inizia all’indomani del trattato di Campoformio. Jacopo


Ortis, giovane patriota, deve lasciare Venezia e si rifugia sui Colli Euganei.
Come Foscolo stesso, l’eroe del romanzo deve lasciare Venezia dopo il trattato
di Campoformio, per sfuggire alle persecuzioni della polizia. Sui colli Euganei,
a casa del signor T***, conosce la figlia di lui, Teresa, sensibile e angelica,
promessa al ricco Odoardo, uomo egoista, limitato e gelido. Il destino del
fuggiasco commuove il padrone di casa e suscita la passione nel cuore di
Teresa, la quale però, dopo aver ceduto a un semplice bacio, sceglie di tener
fede ai suoi doveri di figlia e di fidanzata. Jacopo inizia allora un
vagabondaggio per l’Italia durante il quale incontra Giuseppe Parini, ormai
vecchio, a Milano; visita la casa di Petrarca ad Arquà e scrive una lettera
polemica contro Napoleone. In una delle ultime epistole, spedita da
Ventimiglia, esprime una visione cupamente pessimistica della realtà sociale e
politica italiana, manifestando la sua propensione al suicidio.

A Ravenna, dove visita la tomba di Dante, lo raggiunge la notizia del


matrimonio dell’amata: lo sgomento, unito alle delusioni politiche, rende
definitiva la decisione di Jacopo che, dopo aver visto Teresa un’ultima volta e
salutato la madre, si uccide con un pugnale.

STRUTTURA E RIFERIMENTI

La struttura e molti temi dell’Ortis, sono tratti dai grandi romanzi epistolari
europei e soprattutto dai Dolori del giovane Werther, dello scrittore tedesco
Goethe: un giovane intellettuale, in conflitto con la società, si uccide per amore
di una donna promessa sposa a un altro. Il tema del contrasto tra società e
intellettuali, già presente in Goethe, ritorna in Foscolo, adattato alla situazione
politica italiana.

Foscolo non disponeva di una tradizione narrativa come modello, a eccezione


del contemporaneo romanzo di Goethe.

In Italia il genere del romanzo aveva preso piede nel corso del Settecento, come
racconto avventuroso e fantastico, spesso con intenti educativi. Non meraviglia
quindi che Foscolo si sia ispirato ai modelli lirici piuttosto che romanzeschi.
Infatti nell’Ortis manca il senso dell’azione e dell’intreccio, presente nei
romanzi del Settecento inglese: l’interiorità di Jacopo è l’unico elemento forte
della narrazione.

Jacopo, il protagonista, è incapace di compromessi e mediazioni e sostiene


valori assoluti destinati a uscire sconfitti nel confronto con la realtà quotidiana;
e ricorda gli eroi della tragedia di Vittorio Alfieri. Nonostante questi modelli,
l’originalità di Jacopo Ortis deriva dalla presenza di elementi autobiografici: nel
romanzo,Foscolo proietta il proprio carattere passionale e le proprie esperienze
politiche e sentimentali.

STILE

L'Ortis è scritto in una prosa aulica, prosa “lirica”, reso attraverso periodi brevi,
in cui sono frequenti le interrogative retoriche che sottolineano il carattere
eroico e impulsivo di Jacopo. La sintassi è complessa. Il tono è elevato, alto e
solenne, perché Jacopo scrive in modo concitato e appassionato. Foscolo
utilizza le forme poetiche nella prosa per ottenere questo effetto.

Già nella prima lettera si può notare tutto ciò: “Il sacrificio della patria nostra è
consumato” “Tutto è perduto”.
Tali scelte formali rendono bene, il trasporto emotivo con cui Jacopo scrive e a
cui Foscolo tende, passando dal tono tragico, alto, solenne, spezzato da
esclamazioni frequenti, a quello elegiaco, di descrizione di sentimenti puri e
sereni che comparirà in lettere successive.

TEMI
Nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis troviamo, sviluppati o accennati, i temi che
Foscolo riprenderà e riprenderà nelle successive opere (soprattutto nei Sonetti
nei Sepolcri) :

dall’amore per la patria al culto della poesia civilizzatrice; dall’esaltazione


della bellezza al sentimento della morte;

dal riconoscimento del valore delle tombe, alla celebrazione dei più alti
ideali dell’uomo, come la libertà, l’eroismo, la poesia.

PRIMA LETTERA

Nella prima lettera sono identificati subito alcuni di questi temi fondamentali:
1. patria: nella prima parte Jacopo delinea la situazione politica di Venezia  il
“sacrificio” della patria significa che “tutto è perduto”. La tragedia collettiva
diventa subito personale: dalla prima persona plurale delle prime righe, si passa
immediatamente alla prima persona singolare “il mio nome”
2. esilio: la fuga di Jacopo è causata dalla preghiera della madre, non è un atto
di viltà, ma di pietà filiale. La tragedia non è più solo politica, diventa intima e
familiare.
3. integrità personale: Jacopo deve trasferirsi anche dai Colli Euganei, perché
tradito e perseguitato: l’invettiva contro gli Italiani servi e pavidi, che per
opportunismo isolano i patrioti si riferisce all’idea dell’intellettuale
incompreso, che si eleva moralmente al di sopra della massa ipocrita. Il testo si
conclude con la disperazione nell’esito positivo della lotta (titanismo)
soprattutto per l’esiguità del numero dei “pochi uomini buoni”, che potranno
solo compiangere l’eroe sconfitto recandosi sulla sua tomba, infatti la morte è
l’unica soluzione alla tragedia collettiva e personale.

La prima lettera, inoltre, anticipa al lettore attento la conclusione della tragedia:


il presagio del suicidio esprime l’intolleranza di Jacopo rispetto al
compromesso e la volontà di compiere un atto eroico che sia di monito a tutti.
Jacopo, non potendo vincere (cioè realizzare le illusioni), afferma la sua dignità
con la morte, nella quale si intravede il desiderio di essere ricordato come figura
esemplare.

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