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IL SECONDO OTTOCENTO

In Italia a seguito dell'unità politica, serve un'unicità linguistica nonostante la


profonda arretratezza delle regioni e classi sociali.
La scolarizzazione è regolata da 2 testi: legge casati e legge coppino, che stabiliscono
i principi basilari della scuola elementare; malgrado le carenze iniziali, il sistema
scolastico mirò a dimezzare l'analfabetismo.
A favore dell'uso comune della lingua italiana troviamo anche iniziative culturali:
-Alessandro Manzoni: propone come lingua nazionale il fiorentino con insegnanti
toscani. Firenze era la capitale provvisoria in attesa che lo diventasse Roma e dal
momento in cui la nuova capitale avrebbe influito sullo sviluppo della lingua
nazionale, nacquero diverse perplessità. Sosteneva che la capitale avesse una
grande influenza sulla lingua.
-Isaia Ascoli: grande oppositore di Manzoni, polemizza l'imposizione del fiorentino
e al modello policentrico manzoniano contrappone una mescolanza tra tradizione e
le diverse parlate locali.
LA SCAPIGLIATURA
Il centro propulsore della Scapigliatura è Milano.
Si afferma tra il 1860-1880 ed è una corrente artistico-letteraria (presenta artisti che
si dedicano a diversi aspetti) costituita da un gruppo di scrittori che operano nello
stesso periodo e ambiente: ci troviamo a Milano in una città molto avanzata, con
industrie e capitale dell'editoria. Autori della Scapigliatura: Cletto Arrighi, Emilio Praga, Carlo
Dossi. Il termine "scapigliatura" (scapigliato) viene già utilizzato da Dante, Boccaccio, Parini
per indicare una vita spensierata.
Nel 1857 Cletto Arrighi con il termine "scapigliatura" indica persone che non rispettano le
regole, usa il vocabolo collegandolo alla Bohème francese (vita zingaresca), poichè a parigi
c'erano quegli scrittori che rifiutavano le regole e la società borghese.
Gli scapigliati sono anticonformisti, giovani contrari alla vita borghese a cui
oppongono il disordine; sono intellettuali ribelli, licenziosi che non rispettano le
regole sociali; sono alcolisti e tossicodipendenti che muoiono molto giovani e
ricercano la loro miseria visto che provengono da famiglie benestanti.
Ogni autore ha il suo profilo, sono tutti diversi ma accomunati da:
-protesta antiborghese
-delusione legata al fine del Risorgimento
Ogni autore si aspettava qualcosa in più, parlano di morte descrivendo gli eventi più
macabri della realtà e ripugnanti cercando di suscitare il disgusto nel lettore; per
cercare scandalo parlano delle donne descrivendole come brutte, sgraziate e fosche
in opposizione alle donne-angelo.

LA LINGUA E LO STILE
E' una corrente che porta grandi novità: la poesia è tradizionale, la prosa viene
utilizzata con il gergo quotidiano. Questa corrente è un crocevia tra Romanticismo e
Verismo che non si diffonde oltre la città di Milano.

NATURALISMO E VERISMO
Il NATURALISMO si diffuse in Francia alla fine degli anni 50 dell'800, il termine
"'naturalismo" indica una corrente che sceglie di narrare come oggetto la realtà
quotidiana. Infatti, qui, lo scrittore descrive ambienti sociali e le dinamiche dei
rapporti fra gli individui, penetrando nell'animo dei soggetti.
Anche nella poetica del '"vero" in Italia si narrava la realtà. Tuttavia quel "vero" non
era una descrizione impersonale delle vicende, ma la presenza del narratore
onniscente contaminava sempre il reale (es. Manzoni parlava di un vero storico, ma
non reale).
I naturalisti francesi, invece, cercano di cogliere la realtà in modo assolutamente
impassibile, senza lasciar emergere i propri sentimenti.
Adesso la letteratura si assume il compito di studiare l'uomo reale per cogliere le
sue pulsioni e comportamenti.
Il filosofo Taine invita l'artista a cercare i fattori che influenzano la psicologia e le
azioni umane tenendo conto:
-degli ASPETTI EREDITARI= genitori e specie umana
-dell'AMBIENTE SOCIALE= povero o ricco
-del MOMENTO STORICO= guerra o pace
I grandi maestri del naturalismo furono: Zola, Flaubert e Maupassant.
Flaubert mira ad una descrizione effettiva della realtà, nella sua opera la narrazione
è impersonale e l'autore, pur onnipresente non è onniscente ed elimina i sentimenti
e i giudizi personali.
IL VERISMO
In Italia il modello naturalista arrivò alla fine degli anni 70 dell'800 e avrà meno
successo rispetto a quello Francese. I maggiori esponenti del Verismo sono: Luigi Capuana,
Giovanni Verga e Federico De Roberto.
Ambientazione:
-In primo luogo, nel Verismo viene meno la componente scientifica;
-Mentre i naturalisti scrutano i bassifondi della realtà urbana, le metropoli, i Veristi
(non essendoci le fabbriche in Italia) si focalizzano su storie di contadini, pastori e
pescatori che vivono ancorati alle tradizioni del passato.
-I Veristi non assumono alcun impiego politico, poichè il compito dell'artista non è
modificare lo stato delle cose attraverso la loro denuncia, bensì fotografarlo
rimanendo fedele al canone dell'impersonalità. Verga cercherà di essere impersonale, ma
farà comunque capire i suoi pensieri e sentimenti.
-I Veristi scrivevano in italiano accessibile a tutti e con alcuni aspetti dialettali
(parole, proverbi, modi di dire).

GIOVANNI VERGA
Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia avente antiche tradizioni nobiliari.
Fu allievo di un poeta di gusto romantico, il quale influenzò lo scrittore facendo
nascere in lui ideali patriottici, tanto che dopo la spedizione Garibaldina in Sicilia,
Verga abbandonò gli studi di giurisprudenza, prestando servizio alla Guardia
nazionale per sedare le ultime formazioni borboniche e reprimere ribellioni da parte
dei contadini.
Successivamente, liberatosi dagli impegni militari inizia i primi viaggi a Firenze; qui
iniziò a frequentare gli intellettuali più influenti dell'epoca e i salotti più importanti.
Conobbe anche i pittori macchiaioli e Luigi Capuana. Questi mesi a Firenze furono
fondamentali per la formazione del poeta e in una lettera affermò che "l'unico
modo per farsi riconoscere e diventare importante è quello di vivere in mezzo a
questo movimento incessante". Nel 1872 si trasferì a Milano e qui entrò in contatto con gli
ambienti della Scapigliatura; inoltre Verga maturò la conversione ad una nuova poetica
letteraria: l'adesione al Verismo e strinse un rapporto d'amicizia con Capuana che lo
raggiunse a Milano.
In questo periodo nacquero i grandi capolavori Verghiani. Dopo il primo racconto
verista "Rosso Malpelo", scrisse "I Malavoglia", che però non ebbero successo, ma
nonostante ciò il poeta non abbandonerà la poetica verista.
Nel 1893 Verga tornò in Sicilia e preoccupato per la gestione dei beni familiari, lo
scrittore lavora alla conclusione del "Ciclo dei Vinti".
Con il tempo le sue posizioni politiche si fecero sempre più conservatrici, nel 1912
aderi al partito nazionalista e appoggiò l'intervento italiano nella grande guerra.
Dopo la fine del conflitto mondiale, la sua opera letteraria ebbe i primi riconoscimenti critici.
Morì a Catania nel 1922 per una trombosi cerebrale.
LE OPERE
Verga viene ricordato per aver scritto 3 gruppi di opere:
-romanzo storico-patriottico
-romanzi passionali
-romanzi veristi
Romanzo storico-patriottico: qui l'autore mette l'accento sulla patria con riferimenti
storici ambientati nel periodo risorgimentale. L'autore è molto giovane, è il periodo
in cui Garibaldi arriva in Sicilia per la spedizione dei mille e Verga decide di iscriversi in un
esercito che doveva combattere contro i filoborbonici.
Romanzi passionali: narrano forti storie d'amore tra i borghesi.
Uno tra questi romanzi è "STORIA DI UNA CAPINERA" si tratta di un romanzo
epistolare del 1871, parla di Maria, una fanciulla costretta a farsi suora dalla
matrigna, dopo essersi innamorata di un giovane che sposa però la sua sorellastra;
alla fine la sfortunata fanciulla muore (dunque il personaggio qui è "vinto" dall'esistenza).
Pubblicò questa storia a Firenze e lo rese famoso, perchè l'opera conteneva forti passioni.
"EVA" corrisponde alla sua autobiografia ed è una critica ai borghesi;
"EROS" narra le vicende di un folle amore: tra un aristocratico e una donna,
"TIGRE REALE" parla di una donna che attira a sè l'uomo;
Queste opere si inserirono nella letteratura commerciale e di intrattenimento.
Sono opere che trattano argomenti graditi dal pubblico, come: l'amore, adulteri e
relazioni scandalose, suicidi per amore...
Romanzi veristi: è in questo momento che avviene la conversione verista, infatti i
personaggi di queste opere provengono dall'umile realtà del sud.
"NEDDA" 1874, racconta la storia di una povera donna che raccoglie le olive e perde
i suoi cari;
"ROSSO MALPELO" (p.202) 1878, rappresenta la vera conversione, poichè
l'ambiente diventa povero e degradato, inoltre qui l'autore scrive in maniera impersonale.

L'intenzione di Verga era quella di scrivere il CICLO DEI VINTI: 5 romanzi simili a quelli dei
naturalisti che parlavano di tutte le classi sociali.
Opere scritte: I MALAVOGLIA (1881), MASTRO DON GESUALDO (1889)
LA DUCHESSA DI LEYRA, L'ONOREVOLE SCIPIONI, L'UOMO DI LUSSO (INCOMPIUTE)
Questi però sono romanzi che non ebbero grande successo, allorchè si assiste ad un
flop letterario del poeta.

VITA DEI CAMPI: questa raccolta del 1880, rappresenta l'inizio della stagione verista;
i racconti (si tratta di 8 testi) sono ambientati nella campagna siciliana e incentrati
su passioni incontrollabili, I temi principali sono l'amore, vissuto come sentimento
lacerante, l'interesse economico che rappresenta spesso le azioni umane, la
solitudine sullo sfondo di un mondo arcaico.

NOVELLE RUSTICANE: risalenti al 1883, l'ambiente nell'opera rimane quello contadino in


Sicilia con la presenza di personaggi appartenenti a ceti più elevati. L'amore passa in
secondo piano e viene data più importanza alle questioni economiche; dunque "la roba"
appare come l'unica ragione di vita che logora i personaggi interiormente ridotti a pura
aggressività.
Qui, Verga riflette l'incupirsi del suo pessimismo trasformandosi in una sorta di
fatalismo rassegnato nei confronti del destino individuale e collettivo.

MASTRO DON-GESUALDO; questo romanzo del 1889 vede come protagonista


Gesualdo Motta, un operaio siciliano che divenne un proprietario terriero,
meritandosi anche il titolo di "don". Arricchitosi è circondato dall'invidia dei rivali e
dei parenti, soprattutto quando decide di sposare una nobile decaduta, Bianca Trao.
Questo matrimonio segna la fine per Gesualdo: la moglie lo considera un estraneo e
la figlia Isabella non gli dona affetto, anche perché costretta a sposare un vecchio
nobile, il duca di Leyra, pur amando il cugino Corrado.
Successivamente Gesualdo si ammala è solo e disprezzato da tutti, viene portato
dalla figlia a Palermo dove morì tra atroci sofferenze, schernito dalla schiavitü.
Gesualdo è il prototipo dell'arrampicatore di successo che è riuscito a scalare le
vette più alte della gerarchia sociale. Tuttavia, nell'emanciparsi dalla povertà, ha
preparato il proprio fallimento come uomo; dunque è un "vinto condannato dalla
sua stessa ambizione”. Nella figura del protagonista, Verga rispecchia tutto il suo spietato
pessimismo.
Quest'opera è più imponente, elevata rispetto ai Malavoglia e c'è impersonalità (ma Verga fa
capire la critica), inizia in medias res e manca la coralità poichè c'è un solo protagonista.

I GRANDI TEMI
Il verismo e le sue tecniche
La poetica di Verga è contenuta in una novella "l'amante di gramigna" e in alcune
lettere indirizzate a Capuana dove l'autore ci spiega il suo concetto di letteratura.
Verga ha come intento quello di elaborare dei documenti umani, infatti ambienta i
romanzi nella sua epoca, facendo riferimento a ciò che succede mettendo il lettore
nella condizione di trovarsi in quella situazione eclissando se stesso (il poeta c'è ma
noi non lo percepiamo).
Sono due le particolarità della sua poetica:
-artificio della regressione: l'autore entra nel pensiero dei personaggi ricostruendo
l'ambiente mediante le parole dei personaggi.
-l'artificio dello straniamento: la voce narrante presenta come normali situazioni che
non lo sono, oppure come anomale le situazioni normali.
Troviamo anche il discorso indiretto libero, nel senso che vengono riportate parole senza
uso di punteggiatura.
LA CONCEZIONE DELLA VITA
Verga nella sua opera denuncia la tragica sconfitta che incombe sull'umanità, nella
quotidiana lotta per la sopravvivenza.
Verga non concepisce nessuna possibilità di emancipazione, perché il dolore non
deriva dalle ingiustizie o dal corso della Storia, ma è radicato al fatto stesso di
esistere e per questo riguarda tutti gli uomini e le classi sociali.
L'autore, dunque, condanna chi cerca di mutare la propria condizione sociale.
Enuncia il cosiddetto "Ideale dell'ostrica": come questa, staccata dal proprio scoglio,
è destinata a morire, così chi abbandona, rifiuta o tenta di emanciparsi dalle proprie
radici è condannato a soccombere.
Accettando la teoria di Darwin della "lotta per la vita", Verga non ripone alcuna
fiducia nel progresso che è visto come una macchina mostruosa, una "fiumana"
inarrestabile che travolge i più deboli. Il destino che si abbatte sugli uomini è, infatti,
immutabile ed è quindi inutile contrapporvisi. Una dignitosa rassegnazione rappresenta per
Verga l'unico antidoto morale al dolore dell'esistenza. Dunque, lo scopo ultimo della sua
opera è mostrare il carattere ineluttabile dell'esperienza umana (il destino negativo).

I MALAVOGLIA (famiglia toscana)


Il romanzo "I Malavoglia" appartiene al primo libro del Ciclo dei Vinti, qui in una
narrazione che si svolge per ben 12 anni, racconta la caduta e la faticosa risalita
economica di una famiglia. Verga scrisse l'opera tra il 1876 e il 1880, verrà poi pubblicato
nel 1881. Quello dei Malavoglia sarà un lavoro molto lungo ed estenuante per Verga.

LA TRAMA
Il romanzo, composto da 15 capitoli, va dal 1863 al 1875 e narra le vicende della
famiglia Toscana, detta i Malavoglia che vivono ad Aci Trezza, nei pressi di Catania,
Contrariamente a quanto indica il loro soprannome, sono pescatori molto laboriosi,
vivono in una casa, detta "casa del Nespolo" e possiedono una barca, La Provvidenza (non
c'entra con la religione). Il capofamiglia, il vecchio padron 'Ntoni, è il patriarca, suo figlio
Bastianazzo, sposato con Maruzza (La Longa) ha 5 figli: il giovane 'Ntoni, Luca, Mena,
Alessi e Lia. Nel momento in cui molti membri della famiglia si allontanano, questa è colpita
da molte disgrazie. 'Ntoni parte per la leva militare, i Malavoglia tentano la via del
commercio acquistando da Zio Crocifisso i lupini, ma una tempesta fa naufragare la
provvidenza, Bastianazzo muore e i lupini vanno perduti; Maruzza muore di colera; Lia
amante del doganiere scappa dal paese e diventa una prostituta; Luca mori durante la
battaglia di Lissa e il vecchio 'Ntoni muore da solo in ospedale dopo aver assistito alla
disgregazione della sua famiglia. Successivamente, gli unici rimasti che abbracciano il
sistema dei valori tradizionali, uniranno le forze per salvare la famiglia.
Nel romanzo è assente la figura di un protagonista, ma un insieme di personaggi
rendono il senso di una comunità.
Padron 'Ntoni è il vecchio della famiglia, saggio, equilibrato: la sua filosofia consiste
nell'accontentarsi di ciò che si possiede, restando fedeli alle proprie radici. Al
contrario, il giovane 'Ntoni rappresenta l'ansia del nuovo, il desiderio di sottrarsi alle
misere condizioni della famiglia. Lia è disposta a tutto per fuggire dalla miseria e dai
giudizi dei suoi compaesani. Alessi continuerà il lavoro del nonno e incarna la
possibilità di preservare i valori tradizionali della famiglia. Zio Crocifisso, l'uomo più
ricco del paese rappresenta 'inesorabilità e la spietatezza della legge economica.
Verga descrive un mondo nel quale non appaiono alternative all'esistente. Tentare
di sottrarsi dal proprio destino è inutile e controproducente. Nell'opera emerge il
contrasto tra le figure di padron 'Ntoni (attaccato al passato) e di 'Ntoni (rapito dal
desiderio di cambiare e progredire, rinnegando tutto ciò che appartiene al passato).
Entrano così in conflitto non solo due personaggi, ma anche due filosofie di vita.

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