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Realismo converge in Italia in verismo

In Francia in naturalismo.

Decadentismo converge in Italia in estetismo e in Francia


in simbolismo.

La scapigliatura
Movimento dell’Italia post unitaria.
È una corrente romantica ma in maniera differente.
L’Unità d’Italia non venne accolta da tutti allo stesso modo, ci furono ribellioni.
Uno di questi fu la scapigliatura. Questo nome si riferiva proprio alla capigliatura non
composta.
Si avvicina al romanticismo europeo in particolar modo a quello tedesco ed inglese.
Il romanticismo italiano era un romanticismo quasi perfettamente organico, incollato ed
aderente a quella che era la società in formazione.
Gli scapigliati si sentono in contrasto con la civiltà. Non è una corrente letteraria vera e
propria ma un movimento. (Gli scapigliati si sentono in contrasto con questa società e il
mondo che li circonda. diedero quindi una scossa alla società italiana ancora molto
provinciale ed accademica, non riuscendo però mai a creare una corrente letteraria vera e
propria (è un movimento più che una corrente)
● La città di Milano fu il centro propulsore.
Il termine scapigliatura fu coniato dall’intellettuale Cletto Arrighi.
Questo pubblicò un romanzo “la scapigliatura e il 6 febbraio” con questo termine voleva
tradurre bohème (francese) usato per indicare la vita degli zingari, data la vita frastagliata di
questi artisti francesi Il nome faceva riferimento alla capigliatura scomposta che avevano
adottato gli intellettuali di Parigi.
Gli scapigliati hanno recuperato tutte le suggestioni caratteristiche del romanticismo
europeo.
Gli scapigliati facendosi mediatori del pensiero francese diffusero il naturalismo francese.
● Attraverso gli scapigliati passa il romanticismo, il naturalismo francese e il
maledettismo e arriveremo al verismo.
Anticipano verismo e decadentismo. Attraverso la scapigliatura passa anche la corrente dei
poeti del parnasse. Questi rispondevano alla parte del romanticismo che predilige il gusto
estremo per l’arte. Fanno emergere il confronto tra società e artista.
I Poeti maledetti francesi e gli scapigliati vanno ad indagare gli aspetti più veri e crudi della
società e del tempo che stanno vivendo, tutti i protagonisti sono infatti malati mentalmente e
fisicamente, si confortano con l'alcool e le droghe, ciò perché il tempo che vivono è malato,
quindi quella è l'unica condizione per affrontare la vita
Arriva il mito della vita dissoluta = maledettismo.
I poeti maledetti vanno ad indagare sugli aspetti più veri, più patologici della
vita umana e del tempo. Sono tutti malati e si faranno consumare dalle malattie, bevono
etc.
Questo succede anche quando arrivano in italia.
Ma per arrivare a qualcosa di vero bisogna parlare di una corrente a Parigi legata alla
filosofia = naturalismo
La teoria dello spleen = dualismo tra ciò che è vero e ciò che è ideale.
Nella seconda metà dell’800 in Italia arriva naturalismo attraverso scapigliatura e diventerà
verismo.
L’artista si propone di rappresentare la realtà in maniera rigorosa e scientifica.
● Il linguaggio è diretto, la lingua è priva di artificiosità e non è stilizzata.
● Mira a concentrare l’interesse del lettore sulla materia e non sulla lingua.

Naturalismo deriva dal soggetto di questo corrente, la natura, filtrata attraverso il


positivismo, indaga l'uomo e la natura come avevano fatto i positivisti.
positivismo= corrente di filosofico che nasce tra Francia e Inghilterra dopo la rivoluzione
industriale, parte dalla consapevolezza che la natura può essere modificata dall'azione
dell'uomo per muoversi verso il progresso e il benessere sociale, l'uomo può trovare grazie
alla scienza delle soluzioni per modificare la natura.
-opposta al pensiero di Leopardi, pretende di modificare il corso della natura con un fine
positivo attraverso il progresso scientifico, che può spiegare e risolvere tutti i problemi.
il naturalismo è l'applicazione in letteratura delle teorie filosofiche del positivismo, si
diffonde quasi contemporaneamente alla scapigliatura e si propone di scrivere solo della
realtà psicologica e sociale, non indagata da un punto di vista umano, bensì prettamente
tecnico e scientifico, attraverso il metodo della scienza naturale
1. (osservazione,
2. sperimentazione
3. e verifica)
● Linguaggio diretto, no artificiosità, non stilizzata, deve essere naturale e oggettive,
deve rendere un'immagine reale, mira all'interesse del lettore non alla forma
I naturalisti esprimono se stessi nella maniera più oggettiva possibile, l'io poetica si annulla
in virtù della natura osservata. È la natura che parla attraverso gli autori, così è più semplice
denunciare la miseria, il degrado e l'ingiustizia perché sono i fatti stessi ad autodenunciarsi.
Non c'è più un narratore onnisciente.

Gli scapigliati ce l’hanno con la donna che, è messa al pari dell’uomo, la condannano quando
viene schiacciata dall’uomo e non si ribella.

● Jules Edmond scrive germinie lacerteux


Emile Zola scrive dalla seconda metà dell’800 scrive una rappresentazione scandalistica,
analitica e scabrosa della vita di questa donna ("therese Raquin").
Tutte le rappresentazioni femminili ci presentano la donna come diversa da moglie, madre e
custode della casa. La donna è una donna che è una prostituta, emancipata o è pazza.
Viene descritta la famiglia in ogni membro in base alla loro storia sociale.
Nasce il ciclo di ROUGON- MACQUART.
● Ricordiamo Zola per il 1880 dove scrive il romanzo sperimentale, questo saggio fa
riferimento ad un metodo narrativo proprio del naturalismo.
Vuole sviluppare una narrazione attraverso una via sperimentale.
Il naturalismo di Zola è una metodologia che risponde ad un laicismo (diverso da Manzoni),
è positivista, democratico e progressista. Attraverso la conoscenza si vuole dare un
miglioramento delle condizioni di vita.
Dal naturalismo di Zola verso gli anni 80 dell’800 abbiamo vari romanzi che deviano verso
l’analisi psicologica del soggetto, nasce romanzo psicologico.
● Naturalismo = Francia
● Scapigliatura= Milano 1860
● Verismo= catania dopo 1860. (Derivano tutte da REALISMO).
Nell’Italia post un’Italia grazie all’impronta della scapigliatura i letterati cercano di
allontanarsi dai modelli romantici. Si cerca il vero ed il reale e si afferma una corrente che ha
queste caratteristiche, si apre un dibattito sul vero che vede come centri propulsori di
dibattito due città italiane (FIRENZE E MILANO).
● A Firenze si parla di rappresentazione mitigata, una via di mezzo tra reale ed ideale.
● A Milano si sente l’influenza del naturalismo francese e della letteratura romantica
europea.
Si assorbe pienamente al concetto di reale.
Negli anni 70 del 1800 vedono ampliarsi il quadro. L’Italia unità Ma disunita. Al nord i
savoiardi, al sud Borbone.
Ogni letterato comincia ad aderire a delle forme di pensiero proprie della regione in cui
risiede.
Il verismo è proprio espressione del REGIONALISMO.
I veristi sono tutti autori meridionali.
Sono quelli che stanno denunciando il vero italiano il quale non è il re a una situazione
disomogenea tra un nord civile e un sud ridotto ad inciviltà.
● Verga, capuana sono due siciliani.
● De Roberto e Matilde Serao di Napoli. (Il ventre di Napoli parla del vero napoletano).
Si parla del vero.
La caratteristica dei veristi è il desiderio di evasione e l’incapacità di staccarsi completamente
dalla terra natale.
La loro scrittura si caratterizza per una delusione degli ideali nei quali hanno creato, nutrono
sfiducia nel progresso.
Negano la possibilità di miglioramento.

La caratteristica degli autori veristi è il desiderio di evasione dalla loro terra di origine e
l'incapacità di staccarsi completamente dalla terra natale
● • Personalità da un lato animate da ideali progressisti e risorgimentali (credono
nell'unità e nel progresso), dall'altro lato si rendono conto che gli ideali a cui hanno
creduto non sono veri o il confronto con "arido vero", con la realtà, li riportano alla
terra nativa

Caratteristiche dei veristi


● • delusione per gli ideali
● • tendenza pessimista
● • sfiducia nel progresso
Capuana
Verista siciliano e raggiunge risultati meno incisivi nella letteratura italiana perché si è posto
come narratore come un mediatore tra corrente naturalistica francese e la nascente
esperienza verista.
Si è limitato a spiegare la psicologia dei personaggi e a spiegare le cause delle cose.
NON è impersonale Ma si fa mediatore e quindi è un po’ ancora manzoniano.
Capuana è originario di Mineo in provincia di Catania nel 1839.
È un borghese che ha una propria ricchezza ereditata dal lavoro della terra.
In una prima fase si dedica ad opere romantiche, si propone, poi, di cimentarsi nel teatro e
va via dalla Sicilia.
Si tratta di letterati che vogliono fare un salto di qualità (se ne va dalla Sicilia).
Dal 64 al 68 va a Firenze (capitale d’Italia) e si muove per cercare la realtà migliore e più
stimolante. Intreccia rapporti con vari ambienti culturali, incontra verga e diventeranno
fortemente amici. Approda a Firenze per scrivere di teatro Ma la frequentazione dei salotti fa
scaturire in lui l’interesse per la narrativa. L’opera d’arte è un organismo con vita propria e in
questo possiamo individuare l’influenza del pensiero positivista.
C’è un’affinità tra l’esperienza dell’artista e il progresso scientifico.
Negli anni 60 e 80 si strinse maggiormente il rapporto tra verga e capuana.
Verga spinse capuana a precisare il canone dell’impersonalità.
Nella parte successiva verga cerca quindi di correggere il tiro di capuana e inizia a diventare
impersonale, invisibile.
Più tardi capuana torna a Mineo e lascia la letteratura, si dedica alla politica locale e
all’amministrazione dei beni propri.
Fu anche insegnante a Roma negli anni 90 e a Catania come docente di lessicografia.
Muore nel 1915 a Catania.
Fu scrittore, critico, giornalista e fu anche un compositore teatrale. Fu studioso del folclore,
tradizioni popolari e fu anche fotografo.
Proprio per questo non abbiamo un elenco di opere breve.
Importante è un romanzo che suscitò molte discussioni e polemiche.

Giacinta 1879.
era ormai tornato a Catania, è dedicato ad Emile zolà e segue le vicende di un personaggio
femminile che ha perso affetti familiari ed è gravata dai pregiudizi sociali.
È una ragazza che ha perso i genitori da piccola ed è stata affidata alle cure di un tutore
autore di uno stupro ai danni di questa.
Lei non ha mai elaborato questo lutto personale e vive sfidando i pregiudizi sociali.
Reagisce a questa situazione cercando di sfidare i suoi sentimenti e andando incontro ad una
situazione normale, sposa un conte che però non la vuole e la repressione del sentimento che
vive con un lutto non elaborato e la costrizione di un modello di vita che non vuole ma che le
garantisce equilibrio fa scaturire in questa donna un disequilibrio psichico che finisce con un
suicidio.
In questa logica si parla di FATALISMO perché il percorso che porta la donna alla morte è
dettata dal fato, la donna non può fare altro e si libera attraverso la morte.
Nella produzione di capuana oltre a questo romanzo che analizza il malessere della vita
borghese osservata anche a Firenze abbiamo 300 Novelle molte pubblicate e raccolte da lui
altre invece no.
In queste novelle ci sono analisi di situazioni contraddittorie e irregolari.
Molte novelle sono dedicate alle donne. La vita privata di queste donne è una vita dominata
da forze inquietanti.
Capuana scrive anche Fiabe per l’infanzia, prosa fiabesca molto naturale.
Quelle di capuana sono state anche indicate come le migliori fiabe per bambini che scrisse
partendo dal vastissimo repertorio folkloristico siciliano.
Scrive anche per il teatro ed importante è “Malia” che è un’opera in dialetto siciliano.
Scrive un romanzo nell’ultima fase della sua vita che può essere interpretato come un’opera
verista= il marchese di roccaverdina.
Un’opera che è ambientata nel mondo siciliano contadino.
● In una prima fase SI ISPIRA AL ROMANTICISMO, poi inizia ad essere
NATURALISTA analizzando la psiche e infine verista.
Quest’opera Tende all’oggettività Ma non perde mai analisi di psicologia.
Esce dal naturalismo francese, tende adesso all'oggettività, c'è inquietudine, c’è un senso di
non adesione alla realtà.

Verga 1840-1922
Nasce a Catania nel 1840 ed è espressione dell’intellettualità meridionale conservatrice
rispetto alla scapigliatura.
Nei primi anni della sua formazione seguì a Catania le lezioni di Antonino Abbate (un
patriota che ispirava in verga gli ideali risorgimentali).
Si arruola nella guardia nazionale e pubblica i primi romanzi patriottici ad esempio i
carbonari della montagna, sulle lagune e si iscrive alla facoltà di legge per volontà paterna.
Non termina gli studi perché si appassiona alla letteratura, non accademica e classicistica Ma
a quella romantica, La paraletteratura.
Si dedica quindi al giornalismo girando l’Italia.
Arriva a Firenze e nel 69 incontra capuana, qui comincia la sua composizione PRE VERISTA.
Scrive
● Storia di una capinera
Nel 72 si sposta a Milano, centro della cultura.
Scrive “Eva”, “Eros” e “Tigre reale” di ambientazione cittadina.
Nel 74 c’è una prima impronta del verismo perché scrive un bozzetto di ambientazione
siciliana “Nedda”.
Nel 78 indichiamo questa data come la svolta verista con “ROSSO MALPELO” che confluirà
nella “vita dei campi” pubblicato nell’80.
Nell’81 pubblica "I malavoglia", nell’82 “il marito di Elena”, “novelle rusticane”.
Nell’84 pubblica “la cavalleria rusticana”= testo teatrale, diventerà opera lirica.
Nasce così IL TEATRO VERISTA che sarà visitato anche da Pirandello.
Nell’88 “mastro don Gesualdo”.
Siamo nel decennio di massima produzione.
Per un trentennio dopo il mastro don Gesualdo farà silenzio stampa e nel 93 si trasferisce in
Sicilia.
Riesce a vincere una causa per i diritti d’autore della cavalleria rusticana.
● Le opere PRE-VERISTE più o meno fino a Nedda (opera di transizione).
● Nel 78 c’è CONVERSIONE AL VERISMO, scrive rosso malpelo.

Era incomprensibile per un autore milanese leggere e comprendere il concetto delle basse
sfere della società.

Il criterio dell'impersonalità ci dice che il narratore è lontano e non coinvolto e piccolo


perché diventa uno dei personaggi anonimi del racconto.
Il narratore smette di essere palese e diventa nascosto.
● La narrazione riesce nell’oggettività.
Il lettore deve essere posto davanti ai fatti nudi e crudi.

NB: Dove riesce meglio ad essere oggettivo ed impersonale è nei “Malavoglia”.

Oltre a l'impersonalità c'è la regressione del narratore secondo cui il narratore si


rimpicciolisce al livello della gente del posto e parla in 3 persona in maniera oggettiva
(annullamento dell’io poetico).
È presenta la CORALITÀ è una caratteristica che abbraccia tutti i personaggi che
condividono la scena raccontata.
● A questo coro appartengono i contadini, le donne etc.
Spiegano la vicenda a modo loro appaiono espressioni gergali, spoglie, scorrette.
● Si ricorre ai paragoni, ad una sintassi elementare (si predilige paratassi). Il lessico è
di base Italiano ma la sintassi è siciliana. La caratteristica principale è il che in
anacoluto, una frase inizia con il che senza che ci sia una correlazione con il verso
precedente.
● C’è assenza di metafore Ma non di similitudini. Si interviene nel racconto non solo
com le parole ma anche con la mimica gestuale.
● Da verga emerge la situazione meridionale, ci racconta il modo di vivere, di
travagliare (di lavorare).
● La vita, le usanze, i costumi, le morti, le scomparse, il modo di guadagnarsi la
giornata molto diverso dal nord Italia.
Per verga non è possibile comprendere, credere nel progresso delle basse sfere, il verga
disilluso che a Milano spera di scrivere per far conoscere il mondo dal quale proviene perché
non è possibile. In questo rientra anche la scienza e specialmente il concetto di selezione
naturale. Condiziona verga, vince il più forte, non è possibile modificare una
legge di natura. =) C’è una fase di pessimismo cosmico. Diventa FATALISMO davanti cui
non vale emettere un giudizio.
L’impersonalità è realmente l’espressione più pura del pessimismo di verga che diventa
radicale.
Verismo è il movimento letterario che prende origine dal naturalismo francese e dal
positivismo e ha una rigorosa fedeltà descrittiva alla realtà effettiva, la realtà dei fatti, delle
situazioni che si sono create, degli ambienti, la realtà dei personaggi rappresentati, la realtà
del linguaggio.

I Malavoglia
C'è il canone d’impersonalità.
È un capolavoro perché il raggiungimento dell'impersonalità viene raggiunto qui.
È IL romanzo verista.
Con mastro don Gesualdo e altre tre opere che non furono portate a compimento, si voleva
rappresentare il ciclo dei vinti (di uomini e donne che pur essendo di diversi strati sociali
erano stati sconfitti dalla natura).
I malavoglia rappresentano il gradino più basso degli sconfitti, vengono sconfitti dalla sorte e
dal desiderio di riscatto finale.
Mastro don Gesualdo è l’uomo che viene vinto dalla sete di denaro (gradino più alto)
Al gradino successivo c’è la duchessa di LEYRA (donna nobile) e viene sconfitta dai
pregiudizi. Sopra l’onorevole scipioni viene sconfitto dalle sue ambizioni in politica e poi
abbiamo l’uomo di lusso che viene sconfitto dalle sue velleità estetizzanti.
● Mastro
● LEYRA
● Onorevole scipioni
● Uomo di lusso
Abbiamo solo I malavoglia e mastro don Gesualdo di questo ciclo.
Dalla prefazione del ciclo dei vinti ci da informazioni riguardo le sue opere.

La genesi dei malavoglia


All'interno di questo romanzo verga vuole comunicare quali siano i desideri che spingono
molti uomini a mutare la propria condizione anche se non possibile
Nella prefazione dell’autore viene esposto il fine ultimo dell’opera. Il racconto è uno studio
sincero e spassionato del come devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le
prime irrequietudini del benessere.
L’oggetto dell’indagine è la lotta contro la società. Nei malavoglia prevale l’egoismo,
l’interesse personale e i personaggi appaiono come dei vinti sempre.
Possono essere paragonati ad elementi naturali che la corrente ha deposto sulla riva dopo
averli travolti e annegati.
Il romanzo racconta la storia di una famiglia di pescatori che lavorano ad acitrezza.
Era una famiglia considerata economicamente agiata perché ricavano molti benefici dalla
pesca con la loro barca (la provvidenza).
Questa famiglia acquista i lupini, sulla barca c’era Bastianazzo padre di 5 figli. Durante una
tempesta la nave fa naufragio, Bastianazzo muore e si distrugge la provvidenza e il carico di
lupini. Dopo tutti in famiglia cercano di darsi da fare per saldare il debito dei lupini. Cercano
di lavorare pur di guadagnare dei soldi per saldare il loro debito. Durante il servizio militare
di leva nella battaglia gli italiani vengono sconfitti e muore Luca (figlio), distrutti da tutto
questo I malavoglia non riescono a saldare il debito e viene tolta loro la casa di famiglia (il
nespolo) che rappresentava l’autorità di famiglia. Questi non sono più nessuno e tutti quelli
che mostravano rispetto adesso li ignorano e disprezzano. Tutto il paese crede che abbiano il
malocchio.
I sopravvissuti cercano di riacquistare la casa Ma non ci riescono perché a moltiplicare le
fatiche c’è un altro evento. Maruzza la longa muore di colera e il nonno resta da solo con
Alessi e Antoni.
Antoni si ribella alle condizioni a cui devono stare i vinti, parte e va anche a Napoli, qui
prende una cattiva strada e quando torna è perduto per sempre. Finirà in prigione per 5 anni
perché ha accoltellato un boss della zona.
Il nonno impazzisce per questa cosa e poi muore. La piccolina di casa (Lia) è stata macchiata
da un’onta giravano voci in città secondo cui era stata violata la sua innocenza, è una donna
segnata da un abuso e non può avere un destino felice, scappa e va a fare la prostituta a
Catania. Restano Alessi e mena.
Mena era sfortunata, rimase in casa a filare e perse fidanzato.
Alessi avrà il compito di restaurare la situazione, si sposa con Nunziata e riesce insieme alla
sorella a guadagnare dei soldi e comprare di nuovo la casa e restaurare la dignità di famiglia.
Emerge la ciclicità della sorte, prima positiva poi negativa e poi di nuovo positiva.
Rispecchia la vita.
Il riscatto finale però è amaro.
Tutta la colpa è del PROGRESSO che ha travolto la famiglia e ha tradito l’uomo mettendolo
in braccio alla morte (visione FATALISTA).
C’è narratore esterno che si limita a narrare le azioni così come avvengono. Sembra un
narratore popolano e condivide il modo di comportarsi, i pregiudizi e la mancanza di cultura.
● Il protagonista dei malavoglia è tutta la famiglia (coralità).
● Alessi è il personaggio del riscatto.
All’interno del romanzo tutti i protagonisti non vengono descritti fisicamente, racconta tutto
nell’oggettività, non hanno un volto. Non si tratta di Individui precisi Ma di TIPI affermando
che sono vicende che possono capitare a tutti gli uomini.
La famiglia è paragonata alle 5 dita di una mano perché nella loro diversità sono tutte utili
nell’esecuzione di un lavoro.
Lo spessore psicologico di questi tipi emerge attraverso due tecniche di discorso, il discorso
diretto libero e il discorso indiretto libero.
È una tecnica duplice, le parole e i pensieri dei personaggi passano senza l’intervento
dell’autore.

Conclusione dei malavoglia


Antoni ritorna al paese e alla casa del nespolo.
C’è un intreccio ciclico, questo non vuol dire per verga perfezione perché tutto è perduto, il
ritorno non porta alla ricostruzione. La famiglia si ricompatta solo in parte (Alessi e mena).
Barberi sparotti dice che con la conclusione dei malavoglia assistiamo alla perdita
definitiva alla perdita del mondo arcaico, la casa non rappresenta più il mondo dei suoi
genitori, il mondo è cambiato.
Luperini concorda con barberi e dice che la conclusione è l’addio amaro al mondo arcaico e
rappresenta per verga il distacco definitivo del mondo romantico.
È la fine dell’illusione del mondo ottocentesco e lo induce adesso a guardare la realtà rurale e
a cercare un’alternativa a questa forma di progresso.
Russo invece dice che la conclusione dei malavoglia è il trionfo della sacralità familiare.
Il tempo ha una struttura ciclica ma non indica la perfezione del tempo stesso, quello che
torna indietro non sarà mai uguale a quello che c’era all’inizio. Non abbiamo mai dei
marcatori temporali precisi però sappiamo che narratologicamente gli eventi sono storici.
Il tempo in movimento è quello che fa progredire la vicenda dei malavoglia ma è un tempo
che però contrasta con il ciclico che in realtà è STATICO, IMMOBILE.
La loro vita è scandita dall’attività nei campi, dal pescare.
Lo spazio è interno ed esterno.

Seconda opera del ciclo dei vinti. (Contiene racconti relativi a delle sconfitte relative a delle
peculiarità dello stato sociale della società)
La seconda opera finita: mastro don Gesualdo.
In mastro don Gesualdo è un romanzo di lunga elaborazione e ha una doppia narrazione.
1888 viene pubblicato a puntate su una rivista (nuova antologia), 1889 viene ripubblicato.
● Verga non completa il ciclo dei vinti perché ha cambiato direzione, verso il
decadentismo già con il mastro don Gesualdo.
Il narratore non è interno e neanche onnisciente= È EXTRADIEGETICO.
Intradiegetico sa solo quello che vive, extradiegetico sa solo quello che vede.
Il linguaggio di Verga era italiano e come Manzoni aveva ripulito il suo sermo
trasformandolo in italiano. In realtà però abbassando il linguaggio ai pescatori arriva a
mettere come base l’italiano ma arricchendolo di linguaggio quotidiano (siciliano corrompe
base italiana).
Che differenza c’è tra malavoglia e mastro don Gesualdo?
● In don Gesualdo C’è una novità, si analizza anche L’interiorità del personaggio.
● Nei malavoglia ci sono più protagonisti, si passa con mastro don Gesualdo dal coro al
singolo (simbolo della solitudine del personaggio).
4 parti: è un romanzo composito così com’è composita la vicenda di Gesualdo.
1. Con 7 capitoli
2. 5 capitoli
3. 4 capitoli
4. 5 capitoli
Figlio di mastro nunzio, entrambi carpentieri. Mastro don Gesualdo è un muratore e vuole
diventare un Don (un nobile). Si arriva a parlare della borghesia, non è il racconto del popolo
e dei deboli ma è il racconto della borghesia che entra in crisi. Da mastro diventa don ma
resta comunque un mastro e da don si renderà conto che in realtà è sconfitto da se stesso
perché seppur arricchendosi non avrà mai conosciuto la vera felicità.
È ambientato in provincia di Catania (vizzini) e si colloca storicamente prima dell'unità
d’Italia parte dal 1819.
Gesualdo, a differenza del padre, non vuole restare muratore ma vuole acquistare denaro.
Risoluzione positiva di ‘Ntoni dei malavoglia.
La fortuna che ha raggiunto non cambia il carattere di don Gesualdo che resta comunque
onesto e generoso, non corrotto dai privilegi borghesi ed è pronto ad aiutare tutti quelli che
ne hanno bisogno.
Lo disprezzano tutti tra cui anche il padre che lo rinnega perché non ha continuato il
mestiere del padre. Il tentativo di scalata sociale non è completo perché è solo ricco ma lui
vuole diventare nobile (come lodovico che diventa fra Cristoforo nei promessi sposi).
Intrattiene una relazione con una sua dipendente (diodata), avrà da questa anche due figli.
Non la può sposare perché povera, è una trovatella e lui voleva diventare nobile quindi
decide che deve sposare una nobile.
Punta una nobildonna (Bianca Trao) di vizzini che è figlia di una famiglia nobile decadente e
quindi potrà vedere di buon occhio le nozze. Questo matrimonio nasce sotto una cattiva
stella, nasce per interesse combinato e si rivelerà un cattivo affare. Bianca è incinta perché
ha intrattenuto relazioni con il cugino (ninì rubiera).
La madre non voleva il matrimonio con nini quindi si sposa con Gesualdo e LA figlia
(Isabella) sarà figlia adottiva di Gesualdo.
Anche Isabella si innamora del cugino (Corrado), Gesualdo non può accettare che la figlia si
sciupi come la madre con un parente e quindi le impone un marito (duca di LEYRA e
diventerà protagonista del terzo romanzo).
Isabella va a Palermo e inizia la decadenza di Gesualdo, Bianca muore e don Gesualdo resta
solo e sofferente. Il genero lo convince a raggiungerli a Palermo, quello che voleva era
rubargli tutto quindi lo rinchiude in una stanza e morirà di cancro al piloro. Le sue ricchezze
non sono servite alla figlia e sono state sperperate dal genero quindi riflettendo su se stesso e
sulla sua vita e arriva alla conclusione che l’accumulo di denaro lo ha allontanato dagli affetti
(da diodata) e non gli ha garantito l’amore della figlia.
In questo romanzo L’amore è un sentimento destinato a fallire (succede con Gesualdo e
diodata, bianca e ninì e adesso con Isabella e Corrado).
Si passa da un romanzo corale (malavoglia) ad un romanzo di solitudine.
● Mastro don Gesualdo parla di più classi sociali (borghesia e nobiltà) e con la duchessa
di leyra si parla di nobiltà.
Lo spazio: mentre quello dei malavoglia è sia interno che esterno qui c’è una coralità di
scenari (vizzini, Catania e Palermo).
Ogni spazio connota uno stato d’animo (che nei malavoglia non c’è). Verga è come se ci
stessa raccontando quello che ha vissuto a Milano.
Qui c’è molteplicità dei punti di vita, c’è focalizzazione che diventa interna.
Qui non c’è logica circolare, non c’è fabula ma intreccio A DIFFERENZA DEI MALAVOGLIA.
Mentre nei malavoglia si cantava l’ideale dell’ ostrica, qui si dice che nella vita dell’uomo
borghese prevale la legge del mercato, dell’ economicità.
Decadentismo
Corrente letteraria che subentra al verismo.
Movimento che nasce in Francia tra 1880 e 1886. Il termine “Decadente”= un gruppo di
poeti capeggiati da Paul Verlaine.
C’è senso di insoddisfazione, non ci si riconosce nella società.
Il loro proposito era quello di impegnare un termine negativo e rivalutarlo come positivo
(doveva essere programmatico come manifesto letterario e doveva avere un risvolto pratico).
I decadenti si ispirarono a Baudelaire e Jean Moréas (“il principio della poesia moderna sta
nel modo di interpretare il reale per mezzo di simboli” e per questo un anno dopo nasce una
rivista “ le simboliste” per questo I decadenti vengono chiamati anche i simbolisti).
In Italia c’è un’intera fase storico culturale e letteraria che aderisce al decadentismo
(1880-1910) anni in cui Italia si muove verso il progresso e verso la 1 guerra.
Il decadentismo è particolare perché al decadentismo non possiamo far convergere dei
caratteri unitari, c’è diversità ma ci sono dei tratti comuni:
● Il decadentismo rifiuta la borghesia, diversamente dal romanticismo che sosteneva la
borghesia. Nel decadentismo si parla del declino della borghesia.
● Il tardo romanticismo si era poi convertito in naturalismo e aveva dato al mondo una
visione oggettiva. il decadentismo nasce come reazione perché segue delle esperienze
di tipo irrazionalistico, corrisponde al romanticismo per l’aspetto irrazionale,
l’aspetto soggettivo. Il decadentismo ha sfiducia nella scienza, nella ragione e nei
metodi positivi della realtà. La realtà è complessa e stratificata, non indagabile e non
risolvibile, non si può modificare la natura e non si può volgere al bene.
● La realtà non è quella che vediamo ma è quella che si cela dietro le apparenze.
● C’è un senso del mistero che avvolge tutta la natura, gli uomini e i destini di entrambi.
● La natura è apparente, L’interiorità dell’uomo è un abisso profondo (si torna a
tematiche romantiche che vengono cambiate) dell’ interiorità dell’uomo i poeti si
preoccupano, non ci deve essere pretesa scientifica. Mentre nel naturalismo le analisi
erano condotte su soggetti diversi dall’autore, dietro l’autore decadente c’è l’autore
stesso (il decadente parla di se stesso) c’è racconto dell’io poetico.
● O c’è autobiografia oppure autobiografia ideale.
● Torna PERSONALITÀ e si abbandona il carattere impersonale.
● Il punto di partenza del decadentismo è DISAGIO DELL’UOMO DAVANTI AD UNA
CRISI.
● Da questo movimento abbiamo DUE filoni SPECIFICi: simbolismo francese ed
estetismo italiano.
Estetismo- 🇮🇹
C’è il gusto per qualcosa che c’è fuori. La vita si mette a servizio dell’arte (valore assoluto e ha
funzioni eccezionali). Si conosce attraverso l’arte e attraverso quello che è ESTERIORE.
Si vive per mostrarsi eccessivi, straordinari e fare della propria esperienza un’opera d’arte
diventa il motto di questi poeti, si ricerca una bellezza raffinata, eccentrica, esotica e
inusuale.
Molto spesso tutto questo lo ritroviamo nei personaggi delle opere dell’ estetismo (Dorian
grey di Oscar Wilde, andrea sperelli di D’Annunzio).
Nell’ estetismo abbiamo intreccio di motivi vari:
1. Il ricorso all’arte e alla bellezza come finì supremi della vita
2. Il rifiuto della società borghese, si rinchiudono in mondi separati dall’attuale realtà.
3. Bramano un ritorno dell’aristocrazia.

NB: L’arte ha una funzione conoscitiva eccellente, possiamo indagare la realtà, il centro di
esperienza di ogni uomo. Il poeta ha un compito di protesta della società ma non sta nella
società (si rinchiude nel suo mondo aristocratico) e la poesia ha il compito di svelare
l’apparenza, di far conoscere ma senza INTENTO PRATICO.
● La poesia fugge dalla realtà, la poesia non può intervenire sui meccanismi in maniera
scientifica. Il poeta secondo l’estetismo è libero, autonomo, il poeta è TRIBUNO= può
essere un trascinatore di folle e politicamente impegnato questa è principalmente una
caratteristica di D’Annunzio. C'è il superomismo nietzschiano. Perché l’uomo va
incontro al rischio per il gusto di farlo.
● L’eroe decadente è un uomo ripiegato su se stesso, lontano dalla realtà sociale.
Ascolta il suo io tormentato, deluso dal mondo e dalla società borghese e al tempo
stesso ci sono slanci di superomismo, SI DISTINGUE DALL’EROE ROMANTICO.
● Risorge il culto della poetica barocca.
● Il culto per l’arte, per tutto ciò che è anomalo, il culto per l’esotismo.

Il simbolismo- 🇫🇷
Il poeta deve interpretare i simboli mediante il quale si riconosce la natura.
La poesia ha una funzione nuova
● Conoscitiva, il poeta diventa un veggente, un visionario, colui che attraverso le
esperienze portate al limite può penetrare nella simbologia della realtà e tentare di
conoscerla.
● L’arte rivendica la propria autonomia.
● Il precursore è BAUDELAIRE, ispirerà i poeti maledetti.
● concetto cardine (CORRISPONDENZA= è anche una teoria esposta da Baudelaire in
Correspondance nella raccolta dei fiori del male).

I decadentisti e i simbolisti sono i NONNI dell’ermetismo.


Leopardi è stato il padre della poesia del novecento, ha influenzato D’Annunzio e Baudelaire.
Si arriva in maniera diretta ad Ungaretti, Montale (anni 30 del 900).
La poesia dei simbolisti è antirealistica, ha come riferimento un modello astratto di
compostezza classica e l’imitazione di modelli antichi. Per questi poeti l'arte deve essere
incontaminata dalle problematiche sociali.

A questa scuola appartenne anche Charles Baudelaire, se pure in una posizione del tutto
autonoma. Egli intraprese uno stile di vita all'insegna della sregolatezza e contribuì
all'elaborazione del concetto di “poesia pura”, libera da ogni preoccupazione di contenuto e
di intenti civili o morali, nella quale la suggestione delle parole e dei simboli può essere
oggetto di ispirazione. Ecco perché venne considerato l’iniziatore della poesia moderna.

La poetica di Baudelaire influenzò l'opera di Paul Verlaine, Julien Leclercq, Arthur Rimbaud
e Stéphane Mallarmé. Essi si allacciano a certi aspetti del Simbolismo:
● La poesia è musica;
● Il poeta non deve descrivere la realtà, ma coglie e trasmette le impressioni più vaghe e
indefinite, suggerisce emozioni e stati d'animo, penetra l'intima essenza delle cose;
● Bisogna utilizzare accordi musicali lievi, immagini sfumate, parole non descrittive ma
evocatrici.

● La metrica è aperta con adozione di strofe aperte e libere. Da Leopardi e dal verso
sciolto si arriva ai simbolisti.
● C’è una dissoluzione della sintassi (ermetici).
● Ci sono figure di suono.

Baudelaire
Parigi- 1821.
Padre= attore e muore giovane, la madre si sposa in seconde nozze con un colonnello
francese.
Viene allevato in ambiente ostile con un patrigno che non lo accetta.
Già da piccolo matura sentimenti brutti e tristi. Dopo il diploma lo mandano via, si iscrive a
giurisprudenza a Parigi.
Nel 41 lo fanno andare in India ma poi torna a Parigi e dall’India porta GUSTO PER
L’ESOTICO.
Dal punto di vista sentimentale conosce una donna Jean Duval.
Tra il 42-43 scrive le sue prime poesie che vengono raccolte in “i fiori del male”.
Alla maniera dei decadenti conduce una vita sregolata. Frequenta poeti scapestrati.
Nel 45 tenta anche il suicidio.
Scrive articoli di critica d’arte che pubblica sul “salone”.
Si avvicina ad Edgar Allan Poe.
Nel 57 esce la raccolta “i fiori del male”, si rivelerà una raccolta pericolosa.
Sono versi che lavorano controtendenza.
Nel 67 muore. Morirà paralitico e afasico a 46 anni.

I fiori del male


Nella poetica del simbolismo tutto si incentra sul senso di corrispondenza tra il significato
recondito che si cela dietro la natura e il simbolo.
Pascoli (unico simbolista italiano) ci parlerà della teoria del fanciullino.
La natura è un tempio, l’uomo deve saper leggere i simboli.
Con Baudelaire c’è linguaggio connotativo (è quel modo di descrivere in maniera interiore,
empatica).
C’è fascino.
Si parla di sensazioni diverse (profumi, colori, suoni).
Profumi freschi= c’è una sensazione olfattiva.
Freschi profumi è una sinestesia. Vengono accostati assieme.
C’è un significato analogico.
Negli ultimi versi prevale il gusto per l’esotico (incenso, Ambra, muschio etc).
Il poeta è profeta, è all’avanguardia.
Il poeta viene rivalutato perché se la scienza non arriva a comprendere la realtà delle cose
può farlo il poeta.
L’albatro è la rappresentazione del poeta.
Ci parla della consapevolezza dell'essere poetico, dell’emarginazione sociale del poeta.
Spesso per divertirsi i marinai catturano gli albatri che seguono le navi su abissi amari.

Gabriele D’Annunzio
Il poeta VATE- PROFETA in linea con il pensiero decadente.
Il parnasse era il primo momento estetizzante.
Tendeva a rendere tutto artistico (il parnaso era dove risiedevano Apollo e le muse lo
ritroviamo nel paradiso di Dante).
Il parnasse ha questa tendenza estetizzante in Italia con D’ANNUNZIO.
È un poeta poco sincero perché non è obiettivo, non analizza scientificamente ma si finge che
il suo vissuto sia arte.
Fa arte per arte.
D’Annunzio attraverso la sua arte racconta i miti del suo tempo e parla anche delle
contraddizioni della società e dell’uomo del tempo.
D’Annunzio dà voce al bisogno collettivo di una vita inimitabile.
Ci sono fasi in cui D’Annunzio si ripiega su se stesso, parla dell’uomo soggetto al
deterioramento morale, fisico e spirituale e questo fa di D’Annunzio il primo autore
realmente MODERNO.
Spinte moderniste c’erano già nel romanticismo.
D’Annunzio si chiamava Gaetano Rapagnetta, nasce a Pescara 1863.
Nasce in un’Italia già unità, già da piccolino ha sempre voluto distaccarsi da questa
appartenenza borghese e voleva diventare aristocratico.
Il tenore di vita della famiglia benestante era minacciato dalla cattiva condotta del padre che
aveva molte donne e molti debiti e quindi cominciarono a patire per i vizi del padre.
Prima della nascita di Gaetano il padre ereditò nel 51 il cognome D’Annunzio dallo zio del
padre e quando questo muore prende tutto il patrimonio.
Grazie al patrimonio dello zio viene garantita a Gaetano una formazione eccellente.
Gaetano viene mandato a studiare al convitto cicognini di prato.
Sin da piccolo si distingue per la scrittura di poesie che vengono pubblicate in una raccolta
grazie al padre quando aveva 16 anni (“primo vere”).
Per far avere successo dissero che erano poesie scritte da un ragazzino che poi era morto e
poi lo rende noto (che era ancora vivo).
A 18 anni va a Roma e si iscrive a lettere, non consegue mai la laurea.
Inizia a frequentare i salotti e comincia a scrivere sui giornali articoli che parlano della Roma
salottiera, dell’aristocrazia.
Intanto accanto alla carriera giornalistica si cimenta comunque in quella poetica.
Scrive una raccolta di poesia “intermezzo di rime” e una raccolta di novelle ispirate
all’abruzzo “terra vergine”.
Conosce tante donne e nel 1883 sposa la duchessa Hardouin che era incinta di mario (primo
dei tre figli).
Dopo si separano perché lei scopre che lui tradisce molto.
Si mette con barbara leoni.
5 anni insieme poi si lasciano.
Nel 89 pubblica a Milano tramite treves (editore) “il piacere”.
È un anno importante.
I rapporti di D’Annunzio sono rapporti sfuggenti ma voleva fare della sua vita un'opera d’arte
quindi tutti i nomi delle donne vengono raccontati nelle sue opere.
Mette se stesso nelle sue opere, è il primo divo della letteratura e mette al centro delle sue
poesie se stesso, è il primo attore, l’opera gira intorno a lui.
Questo lo allontana da Pascoli, poeta sfuggente.
Scrive ciò che sa poter piacere un po’ come la paraletteratura romantica.
Si tratta, con D’Annunzio, comunque di decadenza ma siamo nell’ESTETISMO PURO.
Nel 1893 si sposta da Roma a Napoli perché è amico di Edoardo scarfoglio (marito di Matilde
Serao).
Stanno per fondare il mattino e vuole che D’Annunzio faccia pubblicità.
Intrattiene relazione con la principessa maria Gravina (ha anche una figlia da questa).
Subisce un processo di adulterio che viene fatto dal marito della principessa.
Gli anni di questa relazione sono 91-97.
Stava anche con la leoni.
A napoli
● PUBBLICA Il trionfo della morte
● È il periodo di SUPEROMISMO DI NIETZSCHE
D’Annunzio fa suo il superomismo, Nietzsche dice che l’uomo per essere superuomo non
deve essere per forza aristocratico.
La superiorità è connessa alla classe di appartenenza.
D’Annunzio dice che la superiorità è connessa alla classe di appartenenza e scrive un articolo
sul mattino nel 92 “una bestia elettiva”.
Dopo Maria Gravina va a Roma e inizia nel 97 una relazione più famosa ovvero con Eleonora
Duse (attrice famosa).
Nel 98 si sposta con la duse da Roma e va vicino a Firenze in una villa.
Il padre era morto e lui era inseguito dai creditori del padre e quindi scappò con la duse.
Nel 1905 termina anche la storia con la Duse.
Nel 97 inizia anche la carriera politica (conservatori della destra storica).
I suoi compagni di partito nutrono sospetti nei confronti di questa personalità e si pentirono
di averlo sostenuto perché D’Annunzio dalla destra passa alla sinistra.
Si indebita fino al collo e inizia l'esilio volontario in Francia.
Nel 1915 rientra in Italia.
In Italia entra nel dibattito tra interventisti e neutralisti.
In un incidente aereo perde parzialmente la vista.
Durante la convalescenza a Venezia scrive su striscioline di carta e scrive “il notturno”.
Ci avviciniamo ad un tipo di poesia più concettuale con periodi brevi, ci avviciniamo alla
poesia ermetista.
Parte per una spedizione
Vola poi a Vienna e lancia volantini tricolori sulla città di Vienna.
1919 a guerra conclusa Convinto che l’Italia non abbia ottenuto ciò che sperava mobilità dei
militari e occupa la città di fiume.
Tra il 19 e il 20 instaura un regime autonomo.
Scontento dell’esito dell’occupazione di fiume si ritira volontariamente sul lago di Garda
nella villa che venne battezzata con il nome di vittoriale degli italiani. Continua ad alimentare
il mito di se stesso.
Nel marzo del 38 muore a Garda.

Ideologia
● Il nazionalismo= evidente in D’Annunzio, fu a favore della politica aggressiva della
politica crispi. Fu interventista e quando mussolini portò avanti e vinse la guerra in
Etiopia fu favorevole a questo intervento.
● Esibizionismo= nell’arte, è un autore di novelle, di rime, giornalista ed è anche autore
di un film, usa la politica perché in quel momento gli garantiva stile comunicativo
efficace fondato sull’esibizione.
● Populismo= legato all’esibizionismo, è un metodo comunicativo che permette il
passaggio di messaggi a livello viscerale. si parla agli spettatori nei punti deboli.
Comunicazione di massa.
● Il disprezzo per le masse= un disprezzo alto borghese e aristocratico, dall’articolo
bestia elettiva si disprezzavano le masse CHE DOVEVANO ESSERE DOMINATE in
quanti incapaci di prendere posizione. il disprezzo per l’aristocrazia e per le masse
operaie.

La poetica
Non è univoca, ma divisa in fasi.
Corre parallela alla sua vita, in base ai periodi storici sente e scrive in maniera diversa.
D’Annunzio spazia tra vari generi.
1 fase= da ragazzini scriveva in convitto e poi a Roma. È l’approdo all’estetismo.
1879 la prima raccolta con pseudonimo di FLORO BRUZIO= si ispira a Carducci (alle
odi barbare),
1882 esce canto novo che viene incentrato sul tema della natura. E anche terra
vergine= la prima raccolta di novelle, guarda a verga.
Si raccontano paesaggi aspri e incontaminati.
Si allontana da schema verista.
1902= novelle da Pescara =) si avvicina all’aspetto novellistico.
Prevale il gusto di descrivere la realtà, paesaggi primitivi e selvaggi.
Esalta tutto ciò che è anormale.
Ci sono esagerazioni descrittive che hanno esito infelice e non c’è alcun residuo
dell’impersonalità verista.
Il linguaggio è autoreferenziale.
Fase 2= estetismo, corrisponde al periodo ROMANO.
Si impegna a fare della sua vita un’opera d’arte.
Incarna tutte le aporie di un intellettuale che si trova a cavallo tra 800 e 900.
Nel 1888 pubblica intermezzo di rime, provoca scalpore.
Nell’86 nell’isaotta guttadauro abbiamo tematiche oscene.
1889 pubblica il piacere, ha come personaggio Andrea Sperelli.
Incarna in maniera quasi autobiografica il poeta.
Ha una passionale relazione, la vita di sperelli viene ostacolata dalle donne. Perderà
per sempre ogni stimolo creativo, porta con sé la crisi dell’estetismo (un poeta esteta
è fallimentare).
Fase 3= fase di crisi dell’estetismo, il superuomo, l’uomo esteta viene messo in crisi.
Scrive anche liriche e poesie.
Prende un po’ da tutti i generi e le correnti filosofiche del tempo= nietzsche.
Espressione del superomismo è terra delle rocce.
Vuole rifondare e riportare in vita il teatro tragico.
Riscrive la phedra.

Panismo
Della 1 fase
Quello dell’ alcione e delle laudi, qui supera i confini umani e approda in una
dimensione più vicina a dio.
Avvicinamento alla sacralità, è anche pagano.

La sera fiesolana (alcione)


È una poesia scritta in una sera di giugno a Fiesole e il poeta con la donna amata
contempla la sera.
La sera ha caratteristiche particolari= quell’ora senza tempo, quel momento sospeso
tra il giorno e la notte.
Vi è solo silenzio, c’è paesaggio, natura, elementi atmosferici. Tutto si mischia e
assume caratteristiche fantastiche.
Questo è il panismo quando la natura si mescola agli altri elementi e si carica di
messaggio.
Questa sera fiesolana abbiamo 3 strofe di 14 versi che sono inframmezzate da tre
ritornelli.
La quantità sillabica dei versi cambia.
Dalla canzone libera leopardiana arriviamo a D’Annunzio che scrive così come sente e
questo influenza la struttura.
Queste tre strofe sono intervallate da tre riprese, tre ritornelli vs 15, vs 32 e vs 49
(iniziano con le parole laudate).
Le tre strofe sono rappresentazione in chiave di climax dell’ estasi panica
d’annunziana.
La natura è mistica, ideale, lo stesso rapporto tra uomo e donna è raccontato
attraverso la natura.
Il riferimento a san francesco non è una flessione verso un tema sacro, ma san
francesco arricchisce la poesia con quegli elementi naturali che dialogano in rapporto
di fraternità.
San Francesco accresce l'idea che gli elementi sono fratelli uniti tra loro. C’è un
riflesso arcaizzante, mistico che deve conferire senso di mistero (non c’è molta
religione).

La pioggia del pineto


Viveva in campagna questo idillio d’amore (con Eleonora duse attrice).
Lingua quotidiana= lingua della poesia.
Il codice di comunicazione è solo quello poetico.
La parola non poetica, bassa e colloquiale non può comunicare.
Oltre alla parola (importante in questa lirica) c’è altro elemento= la funzione che
assume la natura.
Non c’è scarto tra io poetico e mondo esterno= ormai è tutto insieme.
C’è identificazione tra io, il soggetto poetico e tra le cose stesse.
Il poeta e la natura sono un tutt’uno.
Per esprimere questa fusione utilizza la sinestesia.
Elementi importanti
1. Parola
2. Natura
3. Il rapporto tra uomo e natura (attraverso la poesia D’Annunzio stabilisce un
rapporto uomo/natura).

Si colloca in sera estiva (sera fiesolana= giugno) qui luglio/ agosto.


D'annunzio e la donna amata ma questa viene trasfigurata mediante uno pseudonimo
(ERMIONE).
Vengono coinvolti in un temporale in una pineta, i due si lasciano trasportare da
questa esperienza. I due corrono nella pineta e si lasciano bagnare.
Per il poeta è una maniera per realizzare completamente la sua metamorfosi da uomo
in natura.
La natura si umanizza e l’uomo diventa FITOMORFICO (assume fattezze naturali in
quella dimensione panica completa).
● Conclude ripetendo dei versi (metafora dell’eterno ripetersi del ciclo
naturale).
Giovanni Pascoli
È una personalità difficile, un autore che parla dei morti e parla con i morti.
Diverso da Dante.
Pascoli si distingue anche da Petrarca e da Boccaccio.
Il parlare con i morti di Pascoli è un’esperienza continua e si consuma nella quotidianità, è
esperienza familiare.
Non c’è la richiesta di un collegamento con un personaggio del passato.
Pascoli si rintana nella dimensione di solo famiglia e non ha grandi uomini del passato, né
grandi donne.
Fa dialogare i vivi con i morti.
Nasce a San Mauro di Romagna il 31 dicembre del 1855.
Proveniva da famiglia benestante, 4 di 10 figli.
Il padre Ruggiero aveva una (tenuta dei principi di torlonia).
Viene mandato a studiare ad Urbino a 6 anni e rimane lì fino a 12-13 anni.
La notte di san lorenzo a 12 anni il padre viene ucciso da una fucilata mentre tornava a casa.
Fu ucciso probabilmente per motivi politici o per ragioni mai chiarite.
La morte del padre rappresenta nell’immaginario privato dell’autore la distruzione del nido
familiare.
Questa distruzione iniziò con la morte del padre ma continuò.
Pascoli nella cavallina storna racconta l’accaduto. In una lirica da san Mauro e savignano si
fa riferimento ad un delinquente Pietro caccia guerra (fu il mandante perché dopo la morte
di Pascoli divenne il nuovo amministratore della tenuta).
Fa i nomi anche degli assassini.
Nel 10 di agosto scrive una poesia e racconta la notte dell’assassinio del padre.
La famiglia benestante diventa nullatenente= si disgrega il nido.
Muoiono alcuni (4) fratelli e la madre di crepacuore.
Pascoli si è sempre impegnato a portare avanti i suoi doveri di figlio, ha terminato il liceo a
Forlì e prosegue con gli studi universitari.
Fu uomo frustrato ed accanito nel cercare giustizia. Grazie ad una borsa di studi che ottiene
riesce ad andarsene a Bologna a studiare nel 74 ed ebbe come docente giosuè Carducci.
Durante gli anni universitari conosce Andrea Costa un socialista.
Nel 79 Pascoli partecipa ad un corteo di protesta contro la condanna di alcuni anarchici che
avevano sostenuto Passannante (un terrorista che aveva attentato alla vita di Umberto I).
Pascoli venne arrestato, perse la borsa di studio e passò in prigione 107 giorni.
Giosuè Carducci depone a suo favore e viene assolto.
Nonostante la liberazione prova il suicidio.
Dopo si riprende e riprende gli studi.
Quando Umberto primo I Pascoli non sente più di essere vicino agli anarchici e abbandona la
militanza politica attiva si converte ad un SOCIALISMO UMANITARIO.
Dopo la laurea nell’82 conseguita a Bologna intraprese la carriera come docente di latino e
greco.
Va a Matera.
Poi si riavvicina, prima torna in Toscana e poi a Livorno. Anni in cui apre collaborazione con
una rivista “vita nuova”.
Vengono pubblicate le sue poesie "myricae".
Nel 92 ad Amsterdam vince un concorso di poesia Latina. Vincerà 13 volte questo concorso.
Nel 94 viene chiamato a Roma per collaborare nel ministero dell'istruzione, collabora e
scrive su una rivista.
Conosce D’Annunzio ed entra con lui in una relazione di amicizia turbolenta.
Da docente di scuola secondaria diventa professore universitario nel 95.
Per sua scelta non è localizzato in una sola città. Bologna, Pisa etc.
Pascoli si trasferisce con la sorella Mariù ed ida (biografia di Pascoli).
Ida prende marito ed entrambi accusano la sorella di distacco dal nido.
Ida sposa un uomo che vuole il patrimonio di pascoli e i due allontanano Ida e si rifugiano a
Castelvecchio un borgo a Lucca.
Sarà il luogo sicuro in cui Pascoli deciderà di rimanere.
Mentre Ida si era sposato, Pascoli si fidanza con una cugina e organizza di nascosto il
matrimonio. Mariù lo scopre e si oppone, Pascoli rifiuta la vita coniugale.
C’è un legame di sangue tossico, mario luzi ci dice che il rapporto tra fratello e sorella era una
regressione a quel mondo da cui era stato strappato troppo presto.
La minaccia della guerra stravolge l’equilibrio di Pascoli.

Poetica di Pascoli
La vita di Pascoli è segnata e la poesia è un dialogo con i morti, per i morti.
Il compito della poesia è curare il dolore della sua anima.
Dolore sia nella sfera personale e vuole curare l’anima di ogni uomo.
L’episodio dell’omicidio l’ha segnato e tutta la poesia gira intorno a questo fatto.
È come se fosse elaborazione di un lutto personale.
Quando Pascoli parla della campagna parla, apparentemente, in maniera OGGETTIVA della
natura (imparziale). In realtà quando parla negli idilli vampasti parla della campagna
attraverso il suo punto di vista malinconico e drammatico (io drammatico).
Pascoli sperimenta forme metriche chiuse a differenza di D’Annunzio.
Si basa sullo sperimentalismo, ricerca di un nuovo rapporto tra metrica e stile linguistico.
Pur rispettando stili metrici precedenti fa sì che comunque un suono diventi parola che
comunica e si arriva al FONOSIMBOLISMO PASCOLIANO.
I suoni si fanno parole.
Il lessico è aulico, tutto è aulico.
In Pascoli c’è gradatio lessicale. Tecnicismo lessicale, vive in campagna e parla di campagna e
parla con linguaggio tecnico botanico e scientifico, dà nomi concreti alle cose che descrive.
● Con D’Annunzio si fa oltre decadentismo, con Pascoli si parla di SIMBOLISMO
IMPRESSIONISTICO (si fondono insieme una corrente letteraria e corrente artistica,
forma veri e propri quadretti).
Non vuole riprodurre la natura in maniera oggettiva ma vuole parlare dei particolari che
coglie.
Non si rimanda ad un concetto realistico. Si parla di un concetto mediante un simbolo.
● L’ideologia= la realtà non è conoscibile, come la natura è misteriosa anche la
storia è solo l’intuizione poetica può cogliere il mistero della natura. Questa
intuizione poetica se viene esercitata andrà a morire, questa intuizione viene solo
quando c’è regressione anagrafica (per svelare la natura in ognuno di noi deve
riemergere IL FANCIULLINO addormentato).
● Età della fanciullezza= età della spontaneità, dell’amore, delle forti emozioni, delle
piccole cose e delle grandi delusioni è il momento in cui si può percepire meglio
l’entità delle cose. Si contrappone alla razionalità dell’adulto.
● La poesia è un medicamento dell’anima, è regressione anagrafica, è una regressione
sociale (allontanamento verso il mondo arcaico della campagna simbolo del
naturale). La poesia è anche una regressione storico- culturale perché bisogna tornare
indietro nel tempo (ai primordi della società occidentale quando nacque la vera
poesia).

Tematiche:
Parla di campagna, fa critica letteraria e lavora sulla classicità.
1. LA MORTE (atto di interruzione della vita, causa di un processo che deve essere
attivato= elaborazione di un lutto).
a. Nella psiche del poeta= i morti muoiono, i vivi restano in vita provando un
estremo senso di mancanza e cercano di ricostruire un legame con i morti.
(Attivazione del processo affettivo). La poesia deve medicare l’anima e curare
il dolore ma non ci riesce perché i morti per Pascoli sono andati via tutti
insieme e rappresentano L’Unità familiare che gli manca. Non si potrà mai
riformare. Pascoli non guarda avanti e si forza a tornare indietro. Questo
genera senso di colpa ed inazione. Chiede perdono di cose di cui non è mai
stato colpevole.
2. LA NATURA dimensione consolatrice (si spera). La natura è implicata nella vita
stessa degli uomini e i messaggi funebri vanno a contaminare anche la natura, nella
natura vivono animali, uomini che vivono ma muoiono. Il tema della morte straripa
anche nella natura e spesso quello che è naturale è raccontato in maniera
DRAMMATICA.
3. IL NIDO FAMILIARE è il nucleo che non si può rompere, resta l’unico punto di
riferimento per Pascoli. L’unica cosa che può fornire sostegno e aiuto a Pascoli ma si
è spezzato e per questo c’è attaccamento morboso a IDA E MARIÙ.
4. IL RAPPORTO CON LE DONNE, Pascoli organizzò di nascosto un matrimonio e
poi rinunciò per la sorella. Negazione del sesso opposto. La vita andava avanti e aveva
amici che avevano rapporti con altre donne. Guarda alla matrice sessuale femminile
con sguardo curioso. È un uomo che non sviluppa una consapevolezza sessuale (è
INCOMPIUTO), il rapporto con l’altro sesso rientra nelle poesie, è attratto ma è un
bambino intimorito da qualcosa che non può avere perché piccolo. Questa dinamica
malata e perversa si riversa nelle poesie. È intimorito dalla vitalità che sviluppa
l’erotismo. Si compiace di quello che può immaginare ma dentro c’è qualcosa che
vieta di mettere in atto le fantasie. Ha timore delle donne perché non può lasciare il
nido.
● VIVE IN CAMPAGNA perché NON VUOLE AFFRONTARE LA VITA.

Barberi sparotti chiama il simbolismo= pascoliano perché


● C’è il nido
● Rifiuto dell’eros

In Leopardi la siepe garantisce la felicità.


In Pascoli la siepe non è un ostacolo ma è una barriera protettiva, quell’elemento natura che
gli consente di separarsi dalla città e rifugiarsi in campagna. Gli consente il Rifiuto della
storia ed è protezione, è una corazza.

Lo stile
Sperimenta tutto, usa termini stranieri, dialetti e fa entrare nel lessico figure retoriche di
suono (ONOMATOPEE). Gianfranco Contini ci parla di FONOSIMBOLISMO pascoliano.
I suoni= simboli.
Pascoli esplora la lingua da tutti i punti di vista, in tutti i suoi aspetti.
C'è un piano
● pre grammaticale= prima delle lettere (onomatopea, figure di suono).
● Grammaticale= linguaggio normale.
● Post grammaticale= evoluzione della lingua, il tecnicismo, il linguaggio specifico
scientifico e botanico.
Questi si fondono tutti insieme creando lo stile di Pascoli.
Pascoli è inimitabile, solo un uomo prova ad inserirsi in quello che ha fatto Pascoli=
MONTALE.
La natura viene colta in aspetti propri e caratteristici.

Il 10 agosto del 1867 il padre viene ucciso con una fucilata. C’è il primo attacco al nido
familiare. Muore la sorella, la madre, il fratello e poi viene assassinato anche l’altro fratello,
Luigi.
Pascoli è un poeta che parla di morte, cerca nella poesia consolazione.
In molti componimenti si ritorna al tema dell’omicidio paterno.
Non nomina mai suo padre perché per un processo di rimozione del dolore il padre non
viene nominato e anche perché quell’uomo che muore può essere qualsiasi uomo che cade
vittima della malvagità umana.
Non è solo autobiografismo ma è un riferimento generale alla biografia di ciascun uomo che
muore per colpa della malvagità umana.

Temporale

Un bubbolio lontano…
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.

Il lampo

E cielo e terra si mostrò qual era:


la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto; 5
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.

X AGOSTO

Si trovano nella raccolta= myricae.


La 4 edizione compare il 10 agosto (a 30 anni dalla morte del padre).
C’è un discorso lineare e strutturato. L’autore non si sofferma a guardare e lasciarsi
impressionare ma denuncia il tema del dolore umano. Denuncia il rapporto tra dimensione
terrestre e trascendente. La differenza tra una rondine e il padre è nel tema della morte. La
morte non procura riscatto ma solo un senso di dolore. La struttura della poesia è chiara, si
tratta di 6 quartine di cui ci sono richiami.
1 e 6 sono di apertura e chiusura.
2-3 parlano della rondine.
4-5 parlano dell’episodio del padre.
● Atomo opaco del male si riferisce alla terra.
● Non risplende di vita propria è opaca.
I temi sono
● Il male
● Il nido
● Tema del perdono= si inserisce in una concezione umanitaria, la religione è una
tradizione. Religione della pietà.
Pascoli trae dal positivismo quegli aspetti inquietanti che vedono nella vita dell’uomo la
presenza di pessimismo e dolore.

Italy
Componimento di 450 versi, e suddiviso in due cantiche, ognuna delle quali suddivisa con
numeri romani
Rappresenta lo sguardo dell’autore su un fenomeno sociale, quello migratorio
Il primo flusso migratorio italiana è stato registrato a partire L’Unità d’Italia (1865/70-fine
1800)
le popolazioni che lasciano l’Italia si dirigono pin America del Nord
Il regno sabaudo ha mirato a spopolare l’Italia, con l’obiettivo di destrutturare la politica
precedente?.?.?
secondo flusso migratorio ə a cavallo della prima guerra mondiale
chi parte si dirige verso l’America del Nord , l’Australia è la Svizzera
terso flusso migratorio è pre-bellico e post-bellico
si inizia a dirigersi anche in America meridionali e in Belgio (ci sono molte miniere di
carbone)
quarto flusso migratorio è nel 2007 ed è tuttora in atto (fuga di cervelli)
I neolaureati non riescono ad aspirare a ruoli e a compensi che corrispondano alla loro
preparazione
Quella descritto da Pascoli è il periodo subito dopo la prima fase migratoria (1904), parla
delle conseguenza della prima emigrazione verso gli Stati Uniti
È un dramma ambientato nella Garfagnana (provincia di Lucca), c’è un dramma familiare
autentico che ispira la scrittura di Italy: l’emigrazione è un ulteriore rottura del nido
Tre fratelli emigrano a New York, due fratelli rientran a caprona e portano maria, la figlia del
terzo fratello, soprannominata Molly e viene portata in Italia perché malata di tisi con la
speranza che la salubrità dell’aria la facciano guarire. Anche se Molly inizialmente disprezza
la miseria italiana, alla fine lei guarirà e la nonna morirà, e quando parte interiorizza l’idea di
famiglia e del nido dalla quale il padre è fuggito,
Al di là della tematica sociale è interessante anche il linguaggio pascoliano, Pascoli scrive in
americano italianizzato, è un esperimento linguistico, riproduce fedelmente la parlata degli
Italo americani, sottolinea lo snaturamento dell’identità di queste persone che non sono più
italiani ma non sono neanche americani, identifica ibrida segnalata dalla lingua ibrida
Come fa Pascoli a passare da una poesia intima ad una poesia di ampio respiro, di tematica
sociale, politica ed umanitaria?
Perché anche qui parla di nido, le famiglie italiane che vanno in frantumi con l’esperienza
dell’emigrazione, diventa una problematica familiare sociale
Congiunzione tra la tematica del nido di "myricae" e quella della sua ultima opera “‘la grande
Italia si è mossa”
Canti di castelvecchio= altra raccolta con innovazione stilistica approfondita.
In senso autobiografico c’è innovazione approfondita, sono più intimistici.
È una raccolta in cui l’inconscio irrompe in maniera esplicita, gli elementi naturali esaltati in
myricae è come se si sottraessero all’attenzione del poeta, adesso si parla del sentimento
personale del poeta.
I canti sono una raccolta di liriche (Bologna 1903). Vengono pubblicati quasi a cadenza
biennale.
È una continuazione del progetto poetico. I temi sono la natura e le stagioni, la morte dei
parenti e qui più presente è il tema dell’EROS.
● Le analogie con mirice: c’è descrizione dell’elemento naturale (minore qui ma c’è),
entrambe sono dedicate ad un parente (mirice= al padre, i canti= alla madre), in
entrambe c’è il tema dei parenti morti e c’è la natura come consolazione e come luogo
di compartecipazione al dolore.
● Le differenze: nei canti abbiamo liriche più lunghe, i canti hanno liriche più musicali
con richiami fonici e Pascoli si avvicina a verlaine (poeta maledetto).

Il gelsomino notturno/ qui il sesso è importante, l’auto biografia si riflette nella poesia.
Parla di sesso attraverso la natura.

E s’aprono i fiori notturni,


nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi:


là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala


l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.

Un’ape tardiva sussurra


trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.

Per tutta la notte s’esala


l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento...

È l’alba: si chiudono i petali


un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.

Emerge un continuo richiamo a vita e morte

Futurismo
Contesto storico
Periodo contemporaneo a D'Annunzio e pascoli, primi decenni del 900 (età giolittiana)
Avanguardia= la parte dell'esercito che va in avanscoperta di zone inesplorate e territori
pericolosi
II futurismo rappresenta per l'Italia un esperimento culturale e letterario per cui la cultura
italiana non è seconda a nessuno, sarà il futurismo italiano ad ispirare direttamente il
futurismo russo e le avanguardie europee
1910-scoppio prima guerra mondiale
1907= Gran Bretagna, Russia e Francia stipulano la triplice intesa
1914=attentato all'arciduca francesco Ferdinando d'asburgo a Sarajevo, scoppia la prima
guerra mondiale
1915= L'italia entra in guerra
1917= rivoluzione russa
1918= fine della guerra
In questo contesto storico-politico che ruolo ha l'intellettuale?
L'intellettuale non ha nessun ruolo, non è riconosciuto, non ha una funzione civica e civile, si
distacca dalla società (come pascoli e D'Annunzio), rispetto però al decadentismo,
l'intellettuale aderisce alle avanguardie e cerca di sperimentare ciò che era ritenuto
impossibile
II futurismo si distingue per le sue teorizzazioni estreme, partono da zero e rifondano l'arte e
la cultura, senza alcuna ispirazione e modello antecedente

Tre tipi di avanguardie letterarie


• Futurismo
• crepuscolarismo
• Vociani
Futurismo
Prevede un'estraneità dalla politica, condanna i compromessi dell'età giolittiana (accordo
borghesia-politica), rifiuto del mercato culturale (la letteratura non è una merce di scambio),
non lavorano su committenza
Scardinano qualsiasi forma di sapere precostituito e le influenze borghesi
• Già a partire dal 700 con goldoni la letteratura italiana ha una forte impronta borghese
• Esaltazione della macchina= inteso come simbolo del progresso e della modernità
• Distruzione dei musei, biblioteche e Accademie (tutto ciò che è conservazione del passato,
anti-passatismo)
• gli accademici italiani e i filologi danteschi si sono adagiati su un'opera letteraria vecchia e
hanno fatto sì che il loro lavoro dipendesse da qualcosa di stantio, hanno commentato il
vecchio e non hanno creato nulla di nuovo, bisogna distruggere il vecchio perché da esso non
deriva nulla di buono
• Carducci e pascoli sono accademici (pascoli è anche simbolista)
• Condanna anche i decadentisti e i simbolisti, perché il simbolista per eccellenza è
Baudelaire, tutti quelli che lo seguono sono degli epigoni
• condizione futura che è veloce, dinamica e attivismo
• a pascoli la campagna garantisce la conservazione del passato e del ricordo
• Nei malavoglia verga parla del progresso come elemento che distrugge gli umili che non
sono in grado di migliorare la loro condizione
• Interventismo, colonialismo e nazionalismo
• per Marinetti la guerra è l'igiene del mondo, chi non riesce a resistere al processo
bellico viene eliminato e restano solo i migliori
• contraddizione del futurismo, non ha nulla a che fare con la politica ma poi auspicano che
l'Italia entri in guerra

Filippo Tommaso Marinetti è stato l'inventore della corrente


• Esalta l'analogia= non è quella di pascoli e D'Annunzio, non è l'accostamento e la
continuata di due elementi diversi, è un'analogia tra due cose che tra loro non hanno alcun
accostamento logico, è forzato
Distrugge la sintassi e la punteggiatura (paroliberismo)
o inserisce in un discorso parole in libertà senza senso compiuto
• Apollinaire inventa il calligramma, scrivere una poesia su un oggetto e dare alla poesia la
forma grafica di quell'oggetto
Filippo tommasi Marinetti
• Nasce in Egitto (padre amministra le colonie)
• figlio di una relazione illegittima
• la prima formazione fu conseguita a Parigi
• tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 vive in Francia il decadentismo e il maledettissimo
• 1909 pubblica sulla rivista ??? "il manifesto del futurismo", gli consente una divulgazione
dei concetti della corrente
o manifesto programmatico
• nel 1912 Pubblica a Milano "il manifesto tecnico della letteratura futurista"
o manifesto tecnico
• a Milano organizza serate futuriste attraverso le quali si diffonde più velocemente il
concetto di arte e letteratura futurista
Marinetti prevede il non intervento dell'intellettuale in politica! Ma a partorire dagli anni 20
diventa un fervente interventista e aderisce al fascismo
II futurismo più autentico è quello del primo 15 anni del 900 perché nel dopo guerra il
futurismo perde la carica di innovazione e trasgressione perché entra in organico con il
regime
fascista
Marinetti lo ricordiamo per i suoi manifesti
• 1914= poemetto Zante Tumb Tumb, cerca di mettere in pratica tutte le innovazioni del
manifesto del 12
In realtà tutte le sue opere sono esasperate e pesanti, l'elemento innovativo sta nei manifesti,
l'elaborazione effettiva delle opere perde della carica innovativa dei manifesti
Periodo storico: periodo contemporaneo a D’Annunzio e Pascoli (primi del 900). È uno dei
più grandi movimenti letterari e culturali.
Il futurismo rappresenta un esperimento letterario per cui la cultura italiana non è seconda.
Il futurismo italiano ispirerà quello russo.
Ci muoviamo nei primi 10 anni del 900.
Gli elementi del contesto storico che influenzano la nascita di questa avanguardia sono 1907
(Gran Bretagna, Russia e Francia che stipulano la triplice intesa, 1914 attentato a Sarajevo,
l’italia nel primo anno resta naturale, la rivoluzione russa).
In questo clima storico politico l’intellettuale non ha nessun valore, non è riconosciuto, non
ha funzione civile e non è un militante. Si distacca perciò dalla società come anche
D’Annunzio e Pascoli.
Ma l’intellettuale del primo 900 aderisce alle avanguardie e tenta di sperimentare ciò che era
impossibile.
In campo letterario ci sono 3 avanguardie letterarie (futurismo, crepuscolaresimo e i
vociani).
I futuristi vogliono scardinare qualsiasi convenzione borghese persistente nella cultura
dominante. Il programma ci dice che l’esaltazione della macchina (elementi di modernità)
predicano distruzione di Accademie, musei, biblioteche, vogliono distruggere il passato
(antipassatisti). I valori che contano sono la velocità, il dinamismo e L’attivismo. Verga nei
malavoglia parla del progresso. In politica esaltano il nazionalismo, il colonialismo e
l’intervento so (per i futuristi la guerra era la sola igiene del mondo). Marinetti distrugge la
sintassi, distrugge la punteggiatura e ci parla di paroliberismo. Un altro futurista
(apollinaride) inventa il calligramma (scrivere una poesia su un oggetto e dare alla poesia
l’immagine grafica dell’oggetto).

Filippo Tommaso Marinetti


Un uomo nato in Egitto, figlio di una relazione illegittima e si recò a studiare a Parigi.
Nel 1909 pubblicò il manifesto del futurismo e questo gli consentì una diffusione dei concetti
che andava ad appoggiare. Nel 1912 pubblica a Milano un altro manifesto. A Milano non si
limita a pubblicare solo il manifesto ma organizza serate futuriste.
Nel periodo degli anni 20 Marinetti diventa un violentissimo nazionalista, un interventista e
aderisce al fascismo e per questo il futurismo più genuino è quello dei primi 15 anni del 900.
Scrive Zang Tung Tung e in questo poemetto mette in pratica tutte le novità che aveva
sintetizzato del manifesto del 12.
Marinetti canta la materia senza prendere parte alla materia stessa.

Luigi Pirandello
Con Luigi Pirandello siamo con quelle figure di intellettuali che lasciano la propria impronta.
1867 a girgenti.
Durante il ventennio fascista= Agrigento.
Il borgo in cui nasce Pirandello è Causus.
Suo padre, Stefano, appartiene all’alta borghesia e gestisce alcune miniere di zolfo e ebbe un
passato da risorgimentale.
Viene ispirato da valori patriottici. Luigi inizia gli studi universitari a Palermo e si sposta a
Roma ma qui entra in conflitto con il rettore dell’Università.
Studiava filologia.
Il suo maestro gli consiglia di scappare da Roma e termina i suoi studi in Germania e avrà
come maestro un grandissimo filologo tedesco.
Negli anni 90 dell’Ottocento si trova ancora in Germania e conosce Jenny si innamorano e
convivono nell’albergo della mamma ma dopo due anni la lascia per tornare a Roma.
Solo dopo 20 anni Jenny gli manda una lettera dicendogli di non averlo mai dimenticato.
Pubblica l’esclusa nel 93, è verista. A Roma torna e viene mantenuto dagli assegni del padre.
Conobbe capuana che lo aprì ai salotti letterari.
Due anni dopo ritorna a girgenti perché suo padre ha stabilito che il figlio debba sposarsi con
maria Antonietta portulano e questo matrimonio diventa un matrimonio fortunato perché
scoppia una passione incredibile e faranno tre figli. Dopo nel 1903 c’è un gravissimo
allagamento che colpisce la miniera di zolfo e di conseguenza ad una frana e quindi sono sul
lastrico. Questo dissesto economico manda maria Antonietta in una condizione di
scompenso psicologico e inizia a soffrire di paranoie e di attacchi di gelosia che si
trasformano in attacchi schizoparanoici. La mazzata alla madre avviene quando il primo
figlio Stefano decide di partire per la guerra.
Il ragazzo tornerà a casa gravemente ferito e malato.
Pirandello dovrà sempre fare i conti con la pazzia della moglie Fino a quando la rinchiude in
una clinica per malattie mentali e morirà nel 59. La malattia della moglie spingeranno
Pirandello ad interessarsi agli studi di Freud.
La famiglia quindi soffre dal 1903 e si inventa un mestiere e inizia a scrivere per vendere e
per guadagnare.
Oltre a scrivere viene nominato docente di stilistica all’istituto superiore di magistero
femminile.
Oltre a questo era collaboratore del corriere della sera.
C’è una declassazione dell’uomo alto borghese. C’è la crisi dell’io destrutturato e declassato
rispetto all’io di partenza. Sviluppa molte idee, la società è una trappola e tutto ciò che regola
questa società è basato su convenzioni, aderisce ad una utopia (anarchia intellettuale). È
anarchico rispetto alle forme di pensiero.
Questa tensione tra ordine e disordine, caos e logos ed è una tensione che non trova una
soluzione per la società.
Nel 1915 dal punto di vista personale Stefano parte e dal punto di vista letterario si dedica al
teatro e scrive opere teatrali che nascono da una rielaborazione di novelle. Sembra quasi di
rivederci plauto (prende una novella e la riadatta a copioni oppure prende più novelle le
mette insieme e le mette in scena).
Quello che scrive Pirandello non è né commedia né tragedia e diamo come nome alle sue
opere teatrali quello di DRAMMA.
Mette in scena il metateatro (di plauto) (rompe la 4 parete). Viene rotta la finzione scenica.
Poi arriva la guerra e Pirandello è convinto che non era stata del tutto compiuta L'unità
d’Italia. Cambia il suo modo di relazionarsi alla letteratura dal 22 Pirandello lascia la
cattedra e segue le compagnie teatrali.
La sua vita si vota esclusivamente al teatro e diviene direttore di un teatro. Si esibisce a
Broadway e si occupa di tutto.
Sono gli anni in cui la prima attrice della sua compagnia è Marta Abba, diventa la musa
ispiratrice del teatro Pirandello. Nasce una relazione amorosa e solo dopo la morte di
Pirandello può dedicarsi ad altri uomini.
I valori che avevano ispirato Pirandello era il patriottismo e si avvicinò al fascismo con cui
condivideva l’ispirazione all’ordine (per lui il mondo è caos), l’affermazione di una genuina
energia vitale (sembrava che mussolini avesse la possibilità di mettere in atto una politica
autentica, nel 29 viene nominato accademico d’Italia e non si dichiarò mai antifascista).
Molti hanno detto che l’adesione al fascismo non fu volontaria ma aderì a questo dopo il 24
quando il fascio aveva imposto la sua presenza in Italia con la forza.
Molti lo accusano di aver aderito per timore.
Negli ultimi anni della sua vita pubblica novelle per un anno, maschere nude (insieme di testi
teatrali) (ossimoro).
Nel 34 ottiene il premio Nobel per la letteratura, si ammala e nel 36 viene colpito da
polmonite e muore mentre portava a termine “i giganti della montagna”, suo figlio cercò di
ultimarla e ridurla a teatro ma non viene mai completato questo tentativo e la conosciamo
come incompiuta al 2 atto.

Poetica
Secondo Pirandello, infatti, la vita è un FLUSSO. E proprio questo flusso è il principio di una
amarezza profonda, dell'inutilità, della frustrazione. Poiché la vita è un flusso, dunque, anche
l'uomo è un costante divenire, come pure i suoi pensieri. Gli esseri umani, perciò, cambiano,
assumendo nuove identità.
Il testo che ci permette di conoscere la sua poetica è “Saggio sull’umorismo” 1908,in cui
confluiscono riflessioni varie,come il canzoniere di Petrarca o lo Zibaldone di Leopardi.Fino
alla grande guerra si dedica alle novelle,a seguito della guerra al teatro.L’adesione al
teatro,non rispecchia una necessità economica,ma il suo modo di interpretare la
società.Riflette sul concetto di opera d’arte,che viene scomposta e frantumata in base a ciò da
cui è costituita.A lui interessa la molteplicità.È Influenzato da Freud,ma anche da Alfred
Binet che per la prima volta sull’alterazione della personalità.Nell’uomo coesistono più
persone per Binet,che a volte sono ignote a lui stesso e possono emergere
inaspettatamente→crisi d’identità e frantumazione dell’io.Per i naturalisti tutto è unità
naturale che si può conoscere ed analizzare,mentre i simbolisti credevano che la natura fosse
imperscrutabile e conoscibile tramite correspondance,per arrivare ad una verità unitaria e
nascosto.Per Binet l’uomo non può conoscersi e non può conoscere la natura perché non è
unitaria.Non può cogliere il simbolo per arrivare all’essenza,non c’è fissità.Cos è che porta
alla crisi?Il totalitarismo imponeva un modo di essere rigido al quale si doveva
necessariamente aderire.Di fronte a queste situazioni un io sensibile si disgrega.La crisi
determina smarrimento e dolore,senso di solitudine.L’io non è auto
riconosciuto,normalmente è fissato in una forma determinata,che per Pirandello non
permette all’uomo di riconoscersi e tenta di liberarsi da questa forma,ma non riuscirà mai a
venirne fuori→pessimismo pirandelliano.Tutta la poetica si basa su tutto ciô che è imposto
dalla società,che per Pirandello ə una costruzione artificiosa,che impoverisce e isola l'uomo
dalla vita,irrigidisce la fluidità dell’io.L’uomo durante la sua vita è già morto.La prima grande
trappola della società è il matrimonio→la famiglia è una trappola animata da
tensioni,rancori che vincolano l'uomo.Ipocrita in greco→attore.La seconda trappola è
l’economia→ci sono lavori monotoni e ripetitivi,controllati da una gerarchia oppressiva,da
cui non c’è via d'uscita,perchè l’uomo è costretto a lavorare.È la società la condanna
dell’uomo.I decadentisti erano in disaccordo con la società.Gli estetisti invece per auto
esaltazione individuale parte loano alla società per sperimentare tutte le forme di piacere,per
fare della propria vita un’opera d’arte.Fiumana del progresso Verga.Con Pirandello la vita è
feconda,ma l’uomo non è vitale.L’uomo è bloccato nella forma e non segue il flusso vitale
della realtà.Per alcuni rientra tra i decadenti.In realtà nel decadentismo vi è una concezione
mistica della natura che rende uomo naturale e umanizza la natura stessa,diventa un
tutt’uno,riunito da un ordine misterioso.Pirandello c'è caos,non unità.Il particolare non è
parte di qualcosa,ma è un frammento della molteplicità→il soggetto diventa, nessuno e
centomila.
Chi fa umorismo deve spassionarsi.

Importante= FRAMMENTARIETÀ DELL’IO.

Un’opera d’arte che sia solo UMORISTICA permette di comprendere la frammentarietà della
realtà. Bisogna avvalersi del sentimento del contrario che è diverso dall’ avvertimento del
contrario, hanno esiti diversi.
● Sentimento del contrario e da questo si determina l’umorismo
● Dall’avvertimento del contrario si determina la comicità.

L’arte critica del poeta mette in discussione la realtà, ci fa riflettere sulla realtà
contraddittoria.
Novelle per un anno
Scrisse novelle e le raccoglie. Non hanno linee guida. 365 novelle e lo suddividiamo in tre
blocchi dal 30 al 36.
1. Influsso verista (si interessa del vero e della psicologia dei personaggi)
2. Novelle influenzate dalla poetica dell’umorismo (si indaga sull’individuo isolato che
inizialmente prende coscienza della sua forma poi dopo capisce che si altera la forma
e il giudizio degli altri, si riconosce in nessuno) ( di questa fase fa parte il treno ha
fischiato)
3. Negli anni 30 si avverte l’influenza per le tematiche del sogno ed inconscio (care
all’avanguardia del surrealismo).
a. Nasce come verista muore come surrealista.

Non c’è allontanamento e rimpicciolimento, non c’è impersonalità, non c’è tentativo di
mimesis ma la tecnica è il DISORIENTAMENTO= il lettore viene catapultato in medias res e
viene dotato solo di informazioni caotiche come se fosse arrivato nel mezzo di una rissa e non
riuscisse a capire perché e come. Viene catapultato senza coordinate come l’uomo nella realtà
che vive. È lo sviluppo della vicenda che contribuisce a fornire informazioni al lettore.

● Lo stile
È come i personaggi frammentati, è grottesco. Usa spesso metafore estreme, familiarizza con
similitudini che avvicinano uomini ad animali. Vuole portare il lettore a provare prima
compassione e poi sofferenza per i destini degli uomini raccontati.
Romanzi
Novelle e romanzi sono la prima parte della scrittura pirandelliana.
I romanzi di Pirandello
Nell’800 c’è una rivalsa del genere romanzo e viene facilitato dal romanticismo (soprattutto
tedesco).
Insieme al romanzo abbiamo anche dei sottogeneri (romanzo storico, romanzo borghese,
romanzo psicologico).
Cosa si osservava? Si parlava di donne che erano di ceto borghese e che andavano poi anche
ad essere pazze.
Si sviluppa una figura statica che poi diventa dinamica e attraversava un processo di
costruzione e di maturazione. I romanzi di Pirandello non sono storici e psicologici, sono
UMORISTICI.
Il romanzo 800esco presentava al lettore un personaggio,con Pirandello non c’è un’unità di
riferimento, il suo romanzo è più identificato come ANTIROMANZO, il suo eroe è più
ANTIEROE.
Pirandello distrugge il romanzo e il protagonista si sdoppia.
Nel fu mattia pascal cambia identità.
L'individuo si disarticola, riflette su se stesso (il sentimento del contrario) e comprende che
la sua vita in realtà non è altro che la sua vita è un processo di scene in cui convergono solo
finzioni.
Per sopravvivere il mattia Pascal deve mutare identità. Mentre Mattia Pascal dimentica se
stesso, vitangelo moscarda deve capire se stesso.
Entrambi i personaggi per arrivare ad un compromesso sulla loro esistenza devono perdere
la loro eredità (positivismo e del mondo borghese, entrambi devono perdere il patrimonio
lasciato dai rispettivi padri).
Vitangelo Moscarda figlio di un notissimo usuraio, alla fine del romanzo si auto riconoscerà e
inizierà a fare donazioni.
La natura, la società sono vitali, l’uomo è morto (dovrebbe essere chiuso in una forma e il
flusso vitale si spezza).
Mattia Pascal è un uomo virtuale, 1904 (data di pubblicazione). Oltre al mondo reale c’era il
mondo virtuale (lo aveva capito prima).
È un uomo che vive ma in realtà è già morto. Non può vivere da vivo. La sua storia non è
inventata ma Pirandello aveva avuto notizia di un uomo che era morto ma in realtà non lo
era (negli USA).
Il fu mattia Pascal venne pubblicato su una rivista ("antologia"). Lo scrive nella fase acuta
della malattia della moglie Maria Antonietta.
È un uomo vivo ma già morto (La fuga diventa una prigione).
La società gli ha già piazzato una forma, si da una forma nuova ma volendo ritornare in
quella di prima cerca di liberarsi della forma nuova ma vedrà che nulla potrà tornare come
prima.
La realtà di cui ci parla Pirandello è incoerente ed illusoria. Formata da frammenti di tante
realtà.
L'incomunicabilità tra esseri umani è figlia del
Accresce la solitudine, comprende che essendo inconciliabile vita e forma deve ridursi solo a
sopravvivere a se stesso chiudendosi in solitudine in biblioteca.
Morale
Eroica, ritroviamo in questo romanzo il pessimismo eroico dell’ultimo Leopardi, le persone
lottano contro la società, le catene sociali bloccano il flusso sociale. Tutti continuano a
cercare la libertà infatti questa libertà non viene raggiunta. I personaggi di Pirandello si
separano, escono dalla forma entrano in crisi d’identità e così si conoscono (conoscersi vuol
dire spaccarsi in unità e vuol dire MORIRE).
Si passa dalla vita pura (di mattia pascal e di Adriano meis fin che la vita non entra in
contrasto con la forma) ad essere nessuno.
L’uomo contemporaneo è in crisi. Non c’è un’identità da raggiungere.
Il protagonista con il suo nome ha conservato il contrasto tra pazzia e sapienza (che servono
all’uomo per cercare libertà).
Mattia (significa pazzia in siciliano). Mattia è sapiente e pazzo.
Questo romanzo è un romanzo DELL’ASSENZA D’IDENTITÀ (Roberto Filiberti, un critico lo
dice).
Nel fu mattia Pascal abbiamo anche tratti del superomismo d’annunziano. Quando legge
della sua morte si sente libero, c’è delirio di ONNIPOTENZA. “Mi ritengo assolutamente
padrone di me, senza il fardello del mio passato e con L’avvenire davanti” citazione.
È oscillazione anche verso l’uomo rinascimentale che era padrone di sé.
Con questo romanzo prende un poco in giro il vitalismo (è più grande di noi).
Il fu mattia Pascal è anche un romanzo filosofico.

Capitolo 12-13 del fu Mattia Pascal.


Mattia Pascal è scappato da miragno (nome parlante, inventato= vuol dire meraviglia perché
è un luogo dove è avvenuta la vicenda di Pascal= fatto storico).
Sul treno scopre della sua morte, quindi invece di tornare va a Roma e fitta delle stanze
ammobiliate, conosce un uomo che rappresenta per lui la filosofia (Anselmo paleari), ha una
figlia Adriana della quale si innamorerà ma non potrà sposarla perché non ha identità.
Da Marinetti in poi c’è stato un cambiamento, guardare indietro vuol dire morire, è in quel
rapporto passato-presente nel quale si rifugia Mattia Pascal.

Le tragedie di oreste si riferisce a Sofocle.


Dopo il dialogo Paleari se ne va.

Teatro pirandelliano
È un dramma umoristico, come l’arte di Pirandello.
È un teatro innovativo. Il teatro del 1800 è uno che si costruisce sull’evasione dalla realtà.
Parte dal verismo e approda al surrealismo poi.
La grande novità è la caduta della 4 parete, si rompe lo schermo con il pubblico e si rivolge
direttamente a lui. E quindi rottura del tempo, viene messo in scena il gioco delle funzioni e
delle maschere nude,delle apparenze messe a nudo.
L’attore rompe la finzione scenica e dialoga con il pubblico.
Il mio teatro dell’uomo che o si spaventa o reagisce.
Il teatro mette in crisi la società borghese.
Lo spettatore adesso viene interrogato dagli attori.
Nella trilogia del metateatro, c’è riflessione sulla condizione umana, la fase del metateatro
corrisponde al periodo in cui si iscrive al coso fascista.
Nei drammi del metateatro si piazza sotto gli occhi del pubblico la differenza tra realtà e
finzione e cercano di mettere in crisi il soggetto, il pubblico che assiste.
Particolare successo ebbe 6 personaggi in cerca d’autore.
Una parte del pubblico lo criticava.
In 6 personaggi in cerca d’autore per la prima volta il protagonista prende in giro se stesso.
6 personaggi senza nome.
Il testo è fondamentale.
Nella storia ci sono 6 personaggi, il padre, la madre, il figlio, la figliastra, il giovane e la
bambina. Durante le prove del “gioco delle parti” gli attori provano in questo teatro, la loro
rappresentazione viene interrotta dall’arrivo di questi 6 personaggi, il padre si rivolge al capo
e presenta i personaggi, la madre si innamora di un altro uomo lo abbandona e va a vivere
con l’altro uomo con cui fa la figliastra, il giovane e la bambina. Venuto meno il compagno è
costretta a lavorare come sarta in un atelier di moda (gestito da madama pace).
Il padre continua la storia.

Italo svevo
Con i romanzi è l’innovazione che segna il 900.
Anche in Italo come in Pirandello il protagonista è antieroe rispetto alla visione che abbiamo
dei romanzi dell’800.
Il protagonista= inetto
Italo svevo è un classico perché rompe lo schema del romanzo e fonda il romanzo analitico.
È tra i primi a scrivere romanzi (antiromanzi) e va a scardinare lo schema narrativo.
Da vita al romanzo dell’esistenza, un romanzo in cui non contano i fatti in sé ma ciò che
importa è l’accaduto provoca nel protagonista.

Vita
Il vero nome è Aron Hector Schmitz ed era di famiglia ebraica tedesca.
Nasce il 19 dicembre del 61 a Trieste, una città all’indomani dell’unità d’Italia.
Era il 5 di 8 figli.
Il padre commerciava pietrami.

Da piccolo fu allevato in una famiglia animata da ideali risorgimentali.


Italo svevo indica la radice italiana e quella tedesca. L’essere ebreo era un problema.
Dopo gli fu vietato di essere impiegato.
Rinnega di essere ebreo, non dichiarava appartenenza.
Dopo la morte del padre e quella della mamma Aron si innamora e si fidanza con la cugina
(Livia veneziani).
Si sposano prima con un rito civile e poi con rito cattolico.
Il padre aveva un’azienda di vetrami che poi fallisce.
Inizia a lavorare in banca (per 18 anni).
Si nutre di letture.
Passa alla filosofia di nietzsche e Schopenhauer.
Si dedica anche a Darwin e si dedica anche al giornalismo e all’insegnamento.
Pubblica un paio di romanzi senza successo.
1899 sono passati 19 anni dal crollo finanziario della famiglia.
Si dedica al commercio con il suocero e diventa uomo d’affari mettendo da parte attività
letteraria.
Avviene il salto di classe.
Aron diventa industriale, dalla bassa passa all’alta borghesia.
Nel 1906 per necessità lavorative inizia a studiare inglese.
Conosce James Joyce che lo spinge a scrivere di nuovo.
Inizierà di nuovo a scrivere, scrivere di nuovo.
Mette in piedi la coscienza di Zeno.
Sempre grazie a James Joyce Legge freud e si reca a Vienna.
Secondo romanzo= senilità.
Se lo pubblica da solo con editori di Trieste.
Scrive anche opere teatrali (durante il lavoro in banca).
Nel 99 lascia per sempre la scrittura.
Erano romanzi lontani dalla scrittura di D’Annunzio e che denunciano i mali della borghesia.
Dopo la grande guerra l’azienda subisce un arresto
Tra il 18 e il 19 torna a scrivere “la coscienza di Zeno”.
Il successo non è immediato.
Lo pubblica nel 1923 invogliato da James Joyce.
A Parigi inizia la storia del romanzo e a Parigi James Joyce lo propone.
Ha successo a differenza dell’Italia inizialmente.
In Italia si aspetta l’intervento di Montale solo nel 1925 (scrive un omaggio).
Nel 26 in Francia esce un intero fascicolo di una rivista a svevo e nel 27 a Milano James
Joyce terrà una conferenza dedicata a svevo.
Dopo gli anni di silenzio torna a scrivere questo romanzo.
Scrive dei racconti e delle opere teatrali. Abbozza anche un 4 romanzo.
Muore nella provincia di Treviso nel 28 in seguito ad un incidente stradale (non si era mai
dichiarato fascista ma nemmeno antifascista).

Narrativa di svevo
Ha una formazione da autodidatta e si interessa ai classici italiani, a Darwin e alla prosa
scientifica e a Marx.
Essendo affascinato dalla scienza.
● C’è anche l'influenza positivista (fare della tecnica scientifica un mezzo per risolvere
la vita naturale).
● L’uomo è destinato ad una vita e ad una morte secondo criteri di selezione.
C’è il concetto di lotta per l’esistenza.
Per svevo non si parla di vinti ma di inetti.
Formazione filosofica: schopenhauer e Nietzsche.
Concetto di pluralità dell’io.
Filosofo Freud.
C’è anche studio medico, studia la demistificazione del razionalismo. Legge la psicanalisi che
però è apprezzata solo come tecnica della conoscenza.
Tutte queste basi fanno sì che la prosa di Svevo sia carica di una caratteristica innovativa:
l'antiletterarietà.
È antiletterario per formazione e perché coltiva una visione dell’uomo spregiudicata, vede
l’uomo come un elemento che vive un disagio esistenziale continuo.
È attento al concetto di sincerità.

Nel primo romanzo l’ambiente di appartenenza è molto importante. Man mano che si arriva
al terzo romanzo che non è più importante l’ambiente ma è importante la psiche del
personaggio.
Il romanzo diventa il romanzo di coscienza.
Primo romanzo = romanzo verista di svevo, una vita, nella sua vicenda un ragazzo ripercorre
le orme biografiche di svevo.
È un romanzo verista per la descrizione oggettiva di uno spaccato della realtà.
È un romanzo verista perché il protagonista è sconfitto e inetto.
L’inetto è un uomo che non sa affrontare la vita ha tre volti nell prosa di svevo e la
caratteristica dell’inetto è tendenza a noia esistenziale, vivere nell’indifferenza rispetto alla
vita che scorre, non vive con pienezza, rimanevano o ammaliati o sopraffatti dalle donne.
L’INETTO È IN CRISI, CRISI CHE SI ACUISCE A CONTATTO O CON LE DONNE O CON
IL PROPRIO ALTER EGO=) UOMO DI SUCCESSO.
È un disadattato= espressione dell’uomo moderno.
Temi
Non è un romanzo storico, fonda il romanzo esistenziale (la ripercussione del fatto nell’io del
soggetto).
C’è una narrazione interna dal punto di vista del protagonista.
Il narratore è di terza persona.
Solo con la coscienza di Zeno il narratore è in prima persona.
Nei primi due romanzi c’è un monologo interiore.
Spazi
Interni= banca maller e la camera.
Esterni= il paese di origine e trieste.
(Alfonso- nodo concettuale del lavoro e alienazione).
Trama
Alfonso Nitti, proveniente dalla campagna. Tendenze letterarie, ma a Trieste trova lavoro
presso una banca. Viene invitato a cena dal collega.
Incontra Annetta, una donna molto simile a lui, ma sul punto di sposarsi scappa. Fugge
quindi dal dovere prendere una decisione. Torna dalla madre malata in campagna. La madre
muore, allora decide di riprendersi Annetta. Ma Annetta si è risposata con Marcario (l’alter
ego, l’uomo brillante).
Inizia quindi a soffrire di gelosia, prova odio per la situazione che vive. Decide di scrivere ad
Annetta, perché la vuole incontrare. Questa lettera viene presa da Federico (fratello di A.)
che lo sfida a duello. Ma poco prima del duello si suicida. Scappa dalla situazione:
● noluntas umana
● vita senza definizioni

Temi
● Rapporto tra sani e malati
○ Sani= annetta e macario che cercano di vivere le situazioni della vita
○ Malati= Alfonso, un perdente ma consapevole delle leggi della natura,
prendono una scelta e si vedono vivere.
● Alfonso
○ Uomo che rimugina sulla realtà, la idealizza (ex rapporto con annetta) è
inconsistente nella vita e anche nelle relazioni.
Tecnica narrativa
● Focalizzazione interna (differenza da verga)
● 3 persona
● Alfonso agisce senza sembrare realmente se stesso.
● Monologo interiore =) nella coscienza di Zeno flusso di coscienza.
Spazi= descritti in maniera connotativa
● Interni: banca (il grigiore del luogo di lavoro), casa (oppressiva)
● Esterni: paese d’origine (villaggio ancestrale), Trieste (città grigia ).
● L’unico luogo gradito= biblioteca (luogo di morte sociale).
Lingua
● Bilinguismo
● Dialetto a casa (triestino) , studia tedesco.

La vicenda di Una vita è in apparenza molto affine ai modelli del Naturalismo francese e del
verismo italiano. Esso si presenta come racconto di un vinto, cioè di un uomo sconfitto dalla
vita. Il romanzo è un’indagine precisa e dettagliata dei comportamenti del protagonista, sul
modello del romanzo naturalista. Se ne differenzia, tuttavia, perché la sconfitta di Alfonso
non è determinata da cause economico-sociali ma interiori: il protagonista incarna la figura
dell’inetto, cioè di un uomo che rifiuta la logica della lotta per la vita.

Il secondo romanzo è Senilità (sono tre personaggi ed un unico grande romanzo quello
dell’inetto).
Inizia ad esserci indagine psicologica
Un giovane che trascorre la sua vita come un vecchio perché non sa adattarsi al contesto
giovane.
1998 esce su un giornale e con il titolo “il carnevale di Emilio”, siamo nel pieno
dell’autocritica dell’io, è un romanzo in cui emerge una verità importante, non ci interessano
i fatti ma solo come appare.
Una vita viene pubblicato nel 92, una vita ci racconta di un uomo e c’è una fabula, ci sono
eventi .
In senilità ha scandaglio psicologico.
Si svolge tutto intorno 4 personaggi.
Emilio Brentani, Angioina, Amalia Brentani e Stefano Balli.
Emilio non riesce a mettere a fuoco la relazione con Angioina.
Mentre Stefano gli suggerisce di divertirsi con la donna lui si innamora e lei no anzi si
innamora di Stefano e anche Amalia.
Emilio viene respinto dalle donne nella sua vita, dalla donna che ama e dalla sorella.
Manifesta gelosia nei confronti di Stefano.
I sani sono quelli che non vedono la realtà per quella che è realmente, il malato ha una
visione lucida della vita e può guadagnarsi la dignità morale.
Amalia si droga con l’etere (immagina di stare con Stefano) e si procura la morte lenta
cosciente ed incosciente.
Coscientemente cerca un conforto e incoscientemente cerca la morte.
Emilio gli vieta di vedere la sorella, angioina si mette con Stefano.
Stefano non la ama e lei poi scappa con un banchiere a Vienna (rappresentazione della
biografia).
C’è una dilatazione temporale importante c’è una riflessione di Emilio sulla donna.
Immagina una donna esteriormente come angioina e carattere di Amalia.
Si tratta di situazioni reali.
Svevo aveva avuto una relazione con una angiolina, questa angioina è trasposizione
dell’amore di svevo.
Stefano balli era l’amico più stretto di svevo.
Stefano balli è in realtà il migliore amico di svevo, c’era poi una donna che si era suicidata
con l’etere.
Emilio è il secondo alter ego di svevo mentre il primo era Alfonso.
È un’opera che corrisponde al romanzo quadrangolare, psicologico.
Tutto ruota intorno ad un unico ambiente.
L’unica tematica importante è l’amore mentre in una vita si parlava del lavoro.
La Trieste di brentani è il luogo in cui vive la relazione gioiosa con angioina.
Amalia vive con il fratello.
Anche angioina sarà vittima inetta. L’uomo è membro di un ambiente sociale ma allo stesso
tempo è solo.
L’unica possibilità che rimane ad Emilio è angioina.
Tecniche narrative
Narratore che interviene in terza persona in maniera dialettica.
Stefano rappresenta il superuomo.
Svevo presenta questi due uomini in antitesi tra loro.
Angioina è una donna con un nome parlante, ci fa pensare alla donna angelo ma questo mito
viene demistificato, è una donna vera con un vissuto.

● Oplontis = utile per il nodo del lavoro, la condizione schiavile, la villa rustica a fini
commerciali.
Utile per la crisi delle certezze, Nerone nel momento critico tra consenso e dissenso.
Napoli, negli anni dopo la seconda guerra mondiale per alcuni scavi è stata scoperta.

Trama: Emilio lavora in assicurazione, conduce una vita modesta. Viene completamente
accudito dalla sorella Amalia. Un giorno conosce Angelina, intraprendente e affascinante-
Inizia a trascurare gli affetti, tra cui la stessa sorella e l’amico Stefano Balli. Emilio allo stesso
tempo non vuole né innamorarsi, né perderla (noluntas). Stefano gli consiglia solo di
divertirsi, data anche la fame di Angelina. Emilio se ne innamora, ma lei non vuole. Angelina
si innamora di Stefano. Anche Amalia ne è innamorata. è un inetto come il fratello, si illude
di vivere una vita che non ha, si illude per Stefano che non la vuole. Vive quindi tra sogno e
realtà. Inizia a drogarsi e ciò la porterà alla morte.
Stefano e Angelina si mettono insieme, ma Stefano non la ama. Angelina se ne va con un
banchiere a Vienna (abbiamo autobiografismo).
Emilio è solo. Successivamente abbiamo un salto temporale. Si ha la riflessione di Emilio che
idealizza la sua donna.

Perché senilità?
● Vecchiaia prima dell’anima e poi del corpo
● Invecchiato interiormente
● Emilio= mito fanciullino
● Stefano= superuomo
● Due miti decadenti contrapposti e li critica( irreali).
Ironia sveviana = critica uomo nelle debolezze

La vicenda è ancora una volta modellata su consistenti riferimenti autobiografici: il lavoro da


impiegato del protagonista, i suoi tentativi letterari, le amicizie artistiche. Su tutto spicca la
sua inettitudine, la sua incapacità a instaurare un rapporto con la realtà. La senilità è una
precoce vecchiaia, una disposizione sentimentale, tutta interiore e simbolica, è il prevalere
dei doveri che soffocano l’autenticità dei sentimenti. Il conflitto che ne deriva rende il
protagonista incerto e oscillante, spesso meschino, conformista e solitario.

Coscienza di Zeno
Recuperare appunti.
5 capitolo: storia del mio matrimonio
Zeno conosce questa famiglia malfenti e conosce le quattro figlie femmine (Augusta, Anna,
Alberta, Ada).
Zeno viene schifato
Trama: Zeno Cosini, un maturo e ricco commerciante di Trieste, quasi intossicato dal
fumo, è stato indotto dal suo psicoanalista a scrivere un'autobiografia, nella speranza che ciò
lo aiuti a guarire dal pericoloso vizio. Interrotta dal paziente la terapia, il medico Dottor S.,
per vendetta, ne pubblica le memorie. Zeno nel racconto ripercorre sei significativi episodi
della sua vita, legati da una radice comune, l'incapacità di vivere, l'inettitudine che è la sua
vera malattia. Ricorda come cominciò a fumare e come non sia mai riuscito ad accendere
"l'ultima sigaretta".

Il susseguirsi di pentimenti, buoni propositi e fallimenti che si realizza rispetto al fumo si


estende anche alle circostanze più importanti della vita: al difficile rapporto col padre,
fatto, fino alla sua morte, di diffidenza e incomprensione; al matrimonio con Augusta,
accettato sotto la spinta del caso e poi rivelatesi felice; alla relazione con la giovane
Carla, voluta per sconfiggere la paura di invecchiare e di cui non si assume alcuna
responsabilità morale; al rapporto di amore e odio col cognato Guido, colpevole di aver
sposato Ada, di cui Zeno era innamorato; all'associazione commerciale che ha costituito con
lui. Nell'ultimo episodio la guerra sorprende Zeno ed egli ne rimane sconvolto. Ancora una
volta la sorte lo aiuta e gli consente di arricchirsi con un fortunato commercio. Ciò lo fa
sentire forte e sano e lo spinge ad abbandonare la cura psicoanalitica.
Chiude il romanzo l'apocalittica previsione di una catastrofe, prodotta dagli ordigni di guerra
e che travolgerà la terra.

6 capitolo: la moglie e l’amante.


Zeno pensa che il matrimonio sia la chiave giusta per cambiare ma poi torna ad essere LA
persona di sempre.
Carla jenco lei ha un interesse per lui, lui invece cerca di consolarsi per la scomparsa di Ada.
Zeno pur avendo questa relazione extramatrimoniale continua a soffrire.

Capitolo 7: storia di un’associazione commerciale (lavoro). ALIENAZIONE


Guido ha sposato Ada, Ada è quindi la sorella della moglie ed è la moglie del suo socio
d’affari.
Guido e Zeno aprono una casa commerciale dove Guido assume una segretaria che diventerà
la sua amante.
Guido però è brillante ma non ha lo stesso fiuto e la stessa dedizione che poi mostrerà Zeno.
Ada ha due gemelli da Guido e si ammala, diventa brutta.
Guido si consola con l’amante mentre Ada si avvia alla morte.
Guido ha bisogno di soldi e la moglie gli nega i soldi che servirebbero a Guido per rimettere
in piedi quindi Guido simula un suicidio. Ada cede e lo aiuta.
Poi ricade di nuovo in disastro economico, si confida con Zeno e Zeno gli consiglia di
simulare un altro suicidio.
Ingerisce degli acidi e la dose che prende è eccessiva, si avvelena davvero e muore davvero.
Zeno consapevole del fatto che stesse simulando non allerta i soccorsi e quindi lascia che
Guido muoia.
Entra in turbine malato, quando Guido muore e l’azienda ricade su di lui e verrà mangiato di
lavoro.
L’impresa passa nelle sue mani che ci vede lungo e riesce a risollevarla.
Ada lascia l’Italia è parte per l’Argentina.

Capitolo 8: psicanalisi.
È la base di tutto quello che abbiamo detto fino ad ora.
Fare psicoanalisi vuol dire scavare.
Il narrante è Zeno vecchio.
La critica che si è occupata di questo romanzo ha visto in questo cambio.
Italo svevo si è nutrito di scienza poi dopo non ci ha più creduto (progresso, regresso).
La psicanalisi è un approccio conoscitivo della realtà, ma non guarisco.
La disillusione delle speranze è data dal fatto che la psicanalisi non è una forma di
guarigione.
Io mi avvicino ad una terapia ma devo partire dalla consapevolezza che non tutto è curabile.
Noi dobbiamo fare psicanalisi perché serve per conoscere il mondo ma non guarisce, chi ci si
avvicina se ne è consapevole guarisce, se no non guarisce.
Zeno nel capitolo 8 guarisce perché lascia il dottor S e si avvicina alla psicoanalisi quindi lui è
l’unico sano mentre tutti gli altri sono MALATI.
● 1915 finisce la coscienza di Zeno e l’Italia entra in guerra.
si arriva ad un pessimismo cosmico non personale (Leopardi) ma il negativo è fuori, l’uomo
contemporaneo è morto tutto soffoca la vita, solo Zeno riesce attraverso la lettura della
psicoanalisi a guarire.

Il narratore è bugiardo, ti dice quello che vuole. Il narratore è in prima persona mente a se
stesso e mente a tutti.
Questo ultimo capitolo contraddice tutto quello che è stato detto.

C’è sfiducia nel progresso (nella scienza medica e psicanalista). Zeno guarisce e l’Italia entra
in guerra.
Trieste si trova al confine tra Austria e Italia. Allo scoppio a Zeno non è consentito di entrare
in Italia, viene trasferito e confinato nel triestino dove costaterà in prima persona gli effetti
della guerra.
La coscienza di Zeno è la consapevolezza dell’uomo moderno.

Capitolo IV
Zeno racconta e si sforza di parlare toscano.
Il tempo nella coscienza di Zeno è storico (seconda metà ottocento) ed è dilatato. Il tempo
della storia è un cinquantennio, il tempo della scrittura è un anno.
I piani temporali si accavallano tra loro.
Un romanzo costruito ad intreccio. Non c’è un tempo preciso a cui fare riferimento, il tempo
è quello che avviene nella sua coscienza.
I fatti avvengono all’interno della sua psiche.
Il narratore è in prima persona ed è intradiegetico.
Ciò che cambia è solo il punto di vista.
La narrazione in prima persona cambia in base al punto di vista.
La morte del padre
Zeno è un inetto, Zeno= zero, uomo che vale zero, Cosini= cosa da nulla.
Rispetto agli altri romanzi, riconosce di essere un inetto e cerca di combattere questa cosa e
poi cade vittima di se stesso. È un inetto che reagisce anche se è un mentitore, si racconta
bugie per andare avanti.
Zeno ci racconta della morte del padre e anche della madre.
Quando muore il padre c’è un dramma, il padre era il suo antagonista e la sua ragione
d’esistenza.
La morte viene anticipata perché viene paragonata a quella della madre ma in realtà avverrà
un poco dopo.
I piano temporali sono falsati. È un monologo interiore perché ha una sua dinamicità, una
complessità temporale però ha una ratio e non è ancora un flusso di coscienza.
Punta all’obiettivo della critica con l’ironia, poi dopo questa critica si spegne nel capitolo 8
dove accusa direttamente la psicanalisi.
Il figlio prima era succube del padre, adesso il padre malato lo porta ad essere superiore.

Umberto Saba
friulano, triestino. Nasce nel 1883 e ha molti punti di contatto con Svevo.
E destinato ad un’emarginzione perché anche lui ebreo in parte.
Il padre sposa questa donna che appartiene ad una famiglia di commercianti. Il padre quindi
abbandona il figlio in fasce e per Umberto Poli questo sarà un trauma, verrà cresciuto dalla
madre che definisce il padre “assassino” perché “uccide” la famiglia.
A tre anni viene affidato ad una balia Peppa Sabaz.
In onore di questa balia deciderà di cambiare cognome “Saba”= pane in ebraico.
Questo trauma provocherà nell’autore nevrastenia.
A questo punto ci sono vari sintomi, patologie della mente e depressione.
Doveva occuparsi di mandare avanti la famiglia con la madre, si iscrive al classico e si nutre
di letteratura ma poi lascia il classico.
si dedica alla filosofia e alla letteratura.
L'approccio alla letteratura è classico, adora Leopardi, Dante, Parini e la madre aveva paura
che questi approcci “tristi” potessero nuocere all’autore già fortemente malato.
1905-1906 si trova a Firenze per un soggiorno studio, il suo modo di scrivere classico lo
emargina dai salotti letterari.
Il suo modo di fare letteratura non piace perché questi salotti erano avanguardisti mentre
egli guardava al passato e ai classici.
Lavorava, studiava e poi a Pisa si iscrive all'università.
Tra il 1907-1908 viene chiamato dalla leva e scrive “i versi militari”, l’anno dopo
Salerno torna a Trieste e sposa Carolina Woelfler nel 1909, gli darà una figlia LINUCCIA e
sarà cornuta.
Come farà Montale a differenza di Ungaretti (fedele).
1911 cambia il suo nome in Saba e pubblica il “canzoniere”- cambiare nome vuol dire
accondiscendere alla volontà materna di disconoscere il padre.
1911 gestisce una libreria antiquaria a Trieste e il mestiere di libraio lo accompagnerà per
tutta la vita.
1929-1931 come Svevo inizia una terapia psicanalitica ad opera di un alunno di Freud
(EDOARDO WEIB (weiss)).
A differenza di Svevo la terapia non è una metodologia scientifica per conoscere la realtà ma
Saba crede nella psicanalisi come cura.
1938 Fugge da Trieste perché iniziano le persecuzioni (era anche Ebreo per
madre)- Parigi, Roma e firenze (ospitato da Montale).
I edizione del canzoniere 1921
II edizione 1945 con la riedizione viene conosciuto e rivalutato in italia.
1946 pubblica una storia del canzoniere, una sorta di critica scritta in terza persona (si critica
da solo)
III edizione 1954
muore lina 1954
1956 muore lui.

Scritti
la pubblicazione del canzoniere ha raggiunto la massima fortuna solo dopo la morte di Saba.
Riferimenti a Petrarca.
Imita l’idea petrarchesca sin dal titolo.
Il titolo probabilmente è un ringraziamento per l’ispirazione.
Racconta la sua storia attraverso una raccolta di canzoni.
Tutta la produzione poetica di Saba è racchiusa qui (437 testi).
1900-1954.
Quando muore Lina si acuiscono le crisi depressive e non scrive più.
Già da Svevo la tendenza letteraria era quella di scrivere testi psicologici, ungaretti in questo
periodo scrive “vita di un uomo” in cui cambia spesso stile, lo stile di saba non muta (saba
sarà sempre coerente).
Si parla di Trieste, della moglie etc…
dice “è un libro facile e anche difficile”- ossimoro.
Saba è un uomo che vive cavalcando l’onda di questo trauma personale che si porta fino alla
morte e risolve nella forma quella che è la rovina, il disastro. Mentre pascoli parla di dolori
(distruzione del nido etc) Saba usa un linguaggio semplicissimo, facile da leggere ma è più
difficile arrivare a questo dolore con un linguaggio semplice.
È diviso in sezioni contenute in volumi.
● primo volume- GIOVINEZZA (con i versi militari)
● secondo volume- MATURITÀ
● terzo volume- LA VECCHIAIA
CANZONIERE- parla della madre, parla della balia, parla del padre- lo classifichiamo come
un ROMANZO FAMILIARE.
Parla del padre come colui che ha UCCISO la famiglia, parla della moglie, del matrimonio,
della figlia, delle ragazze e dei ragazzi che ha amato contemporaneamente al matrimonio.
Parla del dolore che ha provato.
Il protagonista è il FANCIULLAZZO (ragazzo triste, non ha madre, un ragazzo SOLO, un
ragazzo che attraverso la catarsi della terapia e della vita e attraverso la sua malattia arriva ad
una terapia finale, per ZENO NON C’È SALVEZZA PERCHÉ la psicanalisi non è cura, per
Saba si (assomiglia ad un percorso DANTESCO- di salvezza finale).
È una raccolta di liriche che coprono l'arco temporale di tutta la sua vita, la guarigione
avviene attraverso la psicanalisi della cura della malattia che porta alla conoscenza della
verità.
PSICOANALISI- cura e metodo di conoscenza.

Poetica
è estraneo a montale e ad ungaretti perché elabora una poetica molto personale vicina ai
classici (Dante, Leopardi e Petrarca), diventa un punto di riferimento per tutti quei poeti che
fanno parte e guardano alla tradizione e non all'innovazione. Il poeta deve fare realmente il
suo mestiere.
Differentemente da Pascoli e da D’Annunzio VUOLE SUPERARE LA PERDITA.

Tematiche
● Trieste- la sua città che diventa una sorta di culla, luogo di sicurezze, diventa la
personificazione della figura materna che gli è mancata.
● la poesia deve essere una poesia onesta, a differenza di d’annunzio per saba il poeta
deve fare solamente il suo lavoro e deve inserire stilemi solenni (perciò guarda ai
classici) in un linguaggio semplice e comprensibile. LO SCOPO DELLA POESIA-
descrizione della realtà, deve essere onesta, deve aiutare l’uomo a ritrovare integrità
morale. LA PAROLA POETICA deve servire all’uomo per raggiungere la verità- verità
psicologica, terrena, umana. L’uomo attraverso la parola poetica può giungere alla
verità prima personale poi collettiva.
● LA MALATTIA, la esprime. Parla di sofferenza, dolore e a differenza di altri ci dice
che dalla malattia si può guarire, Pascoli si rifugia a castelvecchio.
come si guarisce? -accettando la realtà e la vita (traccia di autobiografia). RIFIUTA
LO SPERIMENTALISMO, la sua forma è limpida e chiara, non ci sono versi liberi con
assonanze e senza rime. Ritorniamo all’enunciato di parole semplici arricchite da
solennismi.

Ulisse- canzoniere
Ulisse è un personaggio che si incontra spesso, anche in Dante.
Di Ulisse non si parlerà mai come l’ulisse di james joyce.
sono 13 versi.
autobiografismo- è un romanzo in versi.
anche se troviamo un titolo relativo ad una tematica lontana Umberto Saba ci parla di sé.
le coste dalmate- fanno riferimento alla dalmazia dove il poeta è stato.
Gli isolotti di cui parla sono riferimento geografico e sono anche metafora delle difficoltà che
ha incontrato nella sua vita.
gli isolotti facevano allontanare le barche e mi isolavo.
la vita piena di insidie e di momenti dolorosi.
nella mia giovinezza vs1- oggi- contrapposizione.
se nella mia giovinezza ho frequentato coste e provato dolore adesso non più da giovane ha
deciso di andare a largo, di rischiare.
Doloroso amore è un accoppiamento ossimorico- dolore fa male, l’amore dovrebbe fare bene.
in questa poesia ulisse non c’è ma come ulisse che rischia anche così fa Umberto Saba. Non
ci sono rime, l’unica rima è quella che si vincola ad una parola chiave versi 8-11.
Trieste fa parte della parte del primo blocco ed è una poesia che prima di rientrare nel
canzoniere saba aveva aggiunto “ai miei occhi” e poi viene messa nella sezione “trieste ed una
donna”.
Parla di Trieste come città, non specificamente come sua città natale.
In questo caso c’è simbolismo, si parla di una dimensione tutta interiore del poeta.
Immagina di guardare la sua città dall’alto, si siede su un muricciolo (infinito- ma sedendo e
mirando).
La descrizione collinare di Trieste è quella che troviamo in “una vita” di Svevo.
● NAPOLI- città contemporanea per SERAO
● FIRENZE- PER DANTE
● TRIESTE- PER SVEVO E SABA
ci sono rime baciate- traccia del tradizionalismo di Umberto Saba.
ci sono parole in enjambements.
l’isolamento fisico che ricerca è quello che garantisce all’uomo di osservare la realtà.
Trieste ha una scontrosa grazie, è piena di contraddizioni, potrebbe piacere ma non piace e
riesce a piacere a qualcuno è come un ragazzaccio che è particolare. È una dichiarazione
d'amore per la sua città.
rima FIORE- AMORE.
questa rima dice Umberto Saba è la rima più difficile del mondo, potrebbe essere banale.
Trieste non si fa amare ma la difficoltà di amare trieste non mette in discussione
l’importanza degli affetti.
Saba aveva una madre severa ma l’amava, il padre che lo abbandona ma non gli volta le
spalle.
Trieste sarà piena di difetti ma la ama profondamente.
da questa collina riscopro qualsiasi aspetto di Trieste.
contrasto spiaggia ingombrata (volontà di immergersi nella vita)- casa isolata (il poeta).
si perde nel simbolismo, non descrive più il fenomenico ma ci parla di un elemento
caratteristico di casa.
dalla descrizione del particolare si perde nel vago e nell’indefinito leopardiano.

Ungaretti
● nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto.
Il padre lavorava presso il canale di Suez e la madre presso un forno.
La situazione politica e sociale porta la consapevolezza che cambia il secolo, il modo di vivere e porta un
disordine assoluto.
Con Marinetti la guerra è l’unica igiene del mondo, quando torna in Europa nel 1912 di passaggio per l’Italia
arriva a Parigi e qui sappiamo della sua formazione.
Parigi era ancora il centro propulsore della cultura europea ed è il filtro di tutte quelle innovazioni, culturali,
artistiche.
Ungaretti non ha formazione italiana.
Come può superare d’annunzio?
● era una pietra di paragone
Ungaretti dalla Francia si rapporta esclusivamente a quella letteratura che era stata tramandata e messa in
crisi dalle nuove esperienze.
Si rapporta con questa letteratura tradizionale.
Contemporaneamente vive questo confronto tra la tradizione letteraria e gli insulti
dell’innovazione.
In questo rapporto c’è tutta la sua poesia.
nei suoi versi non ci saranno più rime, si annulla la poesia. Si distrugge per ricostruire qualcosa e per
cominciare a scrivere secondo la tradizione.
● non si scrive su tradizione, ma si distrugge la tradizione per ricostruire qualcosa secondo la
tradizione ma qualcosa che diventa tuo e che non si limita all’imitatio.
Torna in Italia quando scoppia la guerra perché si deve arruolare e deve partire (1915).
La sua vita si ispira a questa decisione.
A questo momento scrive la sua prima raccolta che parla di morte, guerra e distruzione
“allegria”.
La prima raccolta di poesie viene raccolta nel 1925 e qui confluisce la primissima raccolta che ha come data
1917.
“Il porto sepolto” sta nella “l’allegria”.
1. età giovanile (emerge in questi componimenti è il vero ungaretti)
Le poesia del porto sepolto è costituita da
● versi brevissimi
● una poesia che fissa la realtà in frammenti proprio perché la realtà, la vita è frammentata.
è interventista e quando torna dalla guerra ritorna in FRANCIA, comincia a fiancheggiare Mussolini e dalla
Francia è corrispondente del giornale dei fascisti.
Dopo 1928 da ateo-) cattolicesimo da qui inizia la SECONDA FASE DELLA SUA POESIA-
Seconda fase caratterizzata da
● un cambio nel modo di scrivere ma ritornano gli endecasillabi, i settenari
● fa uso dell’analogia come (i futuristi)
● le liriche risalgono al 1933 (“sentimento del tempo”- una raccolta di liriche in cui in una parte si
canta l’amore per il paesaggio Laziale, nella seconda parte ci sono liriche che si interroga sull’uomo e
sulla civiltà che si sta spegnendo- ri me piu complesse della prima fase, il poeta vuole ricongiungersi
con la tradizione, vuole ritornare ai modelli tradizionali (parla di tasso, manzoni, ritorna agli
stilemi)). Questo è un periodo in cui viene colpito da vari lutti e questo oscuramento della sua vita si
riflette in un cambiamento della poesia- una poesia che si rifugia nel passato per trovare conforto
nel presente.

A partire dal 1942 fa di nuovo esperienza della guerra


scrive “vita di un uomo” e dice che ad un certo punto della vita di un uomo bisogna rileggere tutte le
proprie poesie in un’unica opera.
Muore nel 1970 a Milano.

Rompe la poesia tradizionale, non c’è punteggiatura, usa la parola essenziale e così riversa nella poesia tutto
il suo sentire.
nella prima fase aveva letto Nietzsche.
L’uomo si trova su un baratro pronto a cadere nell’abisso.
L’uomo però è anche pronto a risalire.
Gli ispiratori della poesia della prima fase
● francesi
● futuristi
● simbolisti
con l’allegria riesce a raggiungere la visione della realtà come distrutta.
La parola è essenziale, la chiave di lettura della sua poesia è il mistero della realtà.
Il poeta deve svelare i segreti della realtà- come dicevano i simbolisti.
D'annunzio era stato in Italia un poeta vate, Ungaretti era un poeta-soldato.
Si è poeti ma si è anche uomini, ungaretti è un poeta- soldato- la guerra gli ispira poesia e sceglie
volontariamente di partire al fronte e solo al fronte scopre la realtà delle cose (la vita è precaria, l’uomo è
labile e che si muore).

“VEGLIA” pag 183


Questa fa parte della prima fase.
fase di DISTRUZIONE e RICOSTRUZIONE.
la ricostruzione deve passare per l’anima del poeta.
in “allegria” c’è una sintesi dell’essenzialità, scrive versicoli in cui tutto ciò che è superfluo viene eliminato.
molte volte abbiamo PAROLA-VERSO.
Ci sono spazi vuoti che per il poeta hanno un significato.
forme brevi spezzate e concentrate come proprio la vita dell’uomo nel primo ventennio del 900’.
I contenuti dell’ ”allegria” sono esperienze di guerra.
Il porto sepolto contiene poesie che parlano di guerra ma non si descrive ciò che accadeva sul fronte ma si
racconta attraverso la guerra esperienza di VITA-MORTE.
Esperienza che si spera non si ripeta ma che grazie alla quale riscopre VALORI.
Nel 1912 era arrivato a Parigi e poi decide di tornare in Italia nel 15’.
1915 inizia la guerra e siamo all’inizio della sua esperienza.
tutte le poesie hanno datazione e luogo.
Scritta a cima 4 all’antivigilia di Natale del 15.
I comandanti dell’esercito ordinavano di correre contro i nemici i quali sparavano e morivano molteplici sul
campo aperto. Un compagno di Ungaretti muore/cade e Ungaretti cade insieme a lui e finge la morte per
evitare che i nemici potessere uccidere anche lui.
TEMI
● orrore della guerra
● istinto naturale ad attaccarsi alla vita-finzione della morte

Dopo capisce che la vita va preservata e che la guerra non è l’unica igiene del mondo.
Veglia funebre dell’amico morto.
Nella poesia microscopica ritroviamo già il senso dell'esperienza.
Il porto sepolto- METAFORA DELLA VITA, con questa poesia ci vuole dire che dal porto
sepolto si può risalire e risalendo si deve recuperare la parola dalla morte (dalla sepoltura).
Ungaretti e Saba sono vicini (amore per la vita) anche perché pur partendo dai simbolisti e
dai futuristi se ne distacca.

Ermetismo
È una corrente poetica che nasce in Italia e si sviluppa a partire da Firenze negli anni trenta
del 900.
È una corrente che nasce per via del fascismo, riviste (frontespizio e solaria).
Scrivevano su una rivista per fuggire dal regime= rivista= unico spazio di libertà.
Ermetico significa chiuso.
Secondo alcuni questa figura deriva da Mercurio= Ermes ovvero dalla figura di Ermete
trismegisto.
Era una figura particolarmente adorata ed era una divinità che, secondo la tradizione, aveva
dato vita ad una serie di scritti particolarmente difficili da comprendere.
Ermetismo= qualcosa di chiuso e qualcosa di difficile da interpretare, misteriosa.
Nel 900 in un’Europa che nasce muore e rimuore in Italia c’è un circolo che rifonda la poesia.
Il punto di partenza è l’essenzialità della parola di Ungaretti.
Il valore dato alla parola pura viene sviluppato dagli ermetici.
I modelli
● Simbolisti francesi (arrivare al significato della natura attraverso il mistero e i
simboli)
● Dopo successivamente decadentismo francese (poesia> scienza).
● Non si oppongono al fascismo
Gli ermetici ripongono le armi, scrivono di nascosto ed attendono tempi migliori.
Come si nascondono?
● Prediligono tematiche non affini al periodo storico
Temi
● Metafisici
● Religiosi
Chi sono gli ermetici?
● Come per Ungaretti anche qui ci sono varie fasi di sviluppo
● Negli anni 30 sono realmente ermetici, in cui non parlano ed è difficile capire ciò che
vogliono comunicare
● Da guerra e dal dopoguerra iniziano a diventare ermetici attuali, parlando di realtà e
società e trattando tematiche che 10 anni prima era complicato fare.
● ALFONSO GATTO, MARIO LUZI E SALVATORE QUASIMODO.
Per questi c’era rapporto tra vita, poesia ed arte e questo è invertito, l’unico modo per restare
attaccati alla vita è proprio immergersi nella letteratura.
La poesia è uno strumento di sopravvivenza.
Qui è un rapporto INTERIORE- D’ANNUNZIO= ESTETICO.
La letteratura qui non è un mestiere ma solo l’unica strada percorribile per avere una
coscienza, motivo per cui se un modello è il simbolismo, il decadentismo diventa in questo
momento un modello importante (poesia più della scienza è utile).
Non ci sono manifesti come per il futurismo ma nel 1936 francesco flora adotta il termine
ermetismo nel suo libro “la poesia ermetica” dove dà indicazioni sullo stile adottato da questi
poeti ma il più ermetico è stato Carlo Bo.
Dal punto di vista di Flora scrivere in maniera ermetista è scrivere in maniera complessa, il
poeta parla di sé e della realtà che vive ed estremizza il simbolismo francese.
Per i contemporanei è difficile comprendere la poesia ermetica.
Stilisticamente si usa l’illusione.
Si riflette sulla vita e sul senso della vita= anche Montale scriverà delle poesie di carattere
ermetico.
Si dice infatti che sia Montale e Ungaretti fanno nascere l’ermetismo.
La poesia ermetica è la rappresentazione dell’impatto della seconda guerra mondiale sugli
uomini. Dopo la poesia diventa quasi leggibile.

Salvatore Quasimodo
Nel 1901 a Modica (Sicilia).
Da padre capostazione, compie i primi studi in Sicilia poi si trasferisce a Roma per laurearsi
in matematica e fisica.
Non si laureerà mai e lavorerà in un magazzino.
Viene assunto dal ministero dei lavori pubblici e viene destinato al genio civile in Calabria.
Comincia a studiare greco e latino, conosce a Firenze Vittorini, Montale e bonsanti.
Abbiamo raccolte poetiche estreme: ed è subito sera 1930.
In maniera ermetica inizia a parlare della sua insoddisfazione del tempo presente.
Dopoguerra scrive poesie più immediate, semplici.
Nel 1960 si aggiudica il nobel.
Dagli anni 30 ai 40 c’è un passaggio: da poesia intimistica a poesia storica reale.

Alle fronde dei salici


Sintetizza l’esperienza dell’ermetismo durante il regime fascista. È rappresentativo del lavoro
del poeta (poeta/ vate, poeta/ soldato).
Qual è l’esperienza del poeta che sotto il regime assiste all’invasione nazista dell’Italia?

E come potevano noi cantare


con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Montale
Nasce a Genova 1896.
la famiglia è borghese ed è ultimo di 5 figli.
suo padre un po 'ci ricorda la figura del padre di Svevo.
Padre- ricchissimo proprietario e può garantirgli l’istruzione che merita.
viene bocciato pk a causa della sua malattia i professori lo mandano a casa in classe terza.
Comincia a studiare da autodidatta grazie alla sorella laureata in lettere, si appassiona alle
lettere, il maestro morirà presto e abbandona il sogno di diventare baritono.
Diventerà ragioniere nel 1915.
Si arruola e va in Trentino, parteciperà ma questo non lo segnerà.
Parte per la leva obbligatoria.
Questa partecipazione gli fa emergere la presa di coscienza di vivere in un periodo di crisi.
Il soggiorno piemontese è importante.
Rientra a genova e scrive sulla “riviera ligure” rivista e frequenta una donna- ANNA DE
GHIBERTI.
la chiamerà ANNETTA.
Il 22 è l’anno che dà inizio alle sue rime.
Inizia a scriverle e a pubblicarle.
Scrive liriche che volevano liberare la poesia da scopi di promozione del regime, volevano
essere distanti dalla poesia d’annunziana.
È una poesia che si distacca.
● Nel 1925 scrive “ossi di seppia”- viene edita da pietro coppetta.
Era presente in pochissime copie come il porto sepolto di ungaretti.
● OSSI DI SEPPIA e scrive IL MALE DI VIVERE.
Gli ossi di seppia sono qualcosa di inutile, di inconsistente che restano lì mentre il resto della
natura va avanti.
L’uomo è qualcosa di inconsistente.
Parlano dell’uomo moderno e della difficoltà dell’uomo moderno.
descrive il paesaggio estivo.
Conosce Svevo e Saba.
● Scrive “omaggio a italo svevo” 1925.
● Nel 1925 firma il “manifesto ANTI-fascista” di Benedetto Croce e scrive un saggio in
cui prende le distanze da “Carducci, D’Annunzio e Pascoli”.
● nel 1927 c’è il paesaggio alla seconda città- FIRENZE, questo voleva dire entrare in
quelle correnti che si sviluppano tra fascismo e antifascismo.
● qui incontra Drusilla Manzi e la sposerà.
● negli anni 30, 1933 è nel pieno dell’ermetismo fiorentino e a Firenze conosce Irma
Brandeis.
● nel 1938 Irma abbandona l’europa per le leggi razziali e nello stesso anno il regime
colpisce anche Montale.
● Negli anni fiorentini divenne direttore del gabinetto di Vigreux, centro culturale e
deve abbandonare per il fascimo, inizia a vivere di stenti. Pubblica qualche rivista e
nel 1939 inizia questa convivenza con Drusilla che nelle sue poesie sarà Mosca,
mentre Irma sarà Clizia.
● A Lugano nel 1943 Contini pubblica 15 poesie di montale antidittatorie e le chiama
“finisterre”.
● nel 1946 è l’anno della rinascita- viene chiamato a collaborare per il corriere della
sera dal 48 diviene redattore del giornale.
● Nel 48 si trasferisce definitivamente a Milano- momento felice perché lascia la
letteratura e si dedica solo al giornalismo, riprende a scrivere di musica.
● viaggia, va anche in america.
● ritorna poi nel 1956 scrive la terza raccolta “la bufera e altro”.

Produzione
1925- “ossi di seppia”
1939- “le occasioni”
1956- “la bufera ed altro”

● nel 39 si ermetizza- si spiega anche in base ai dati biografici.


in Occasioni ricerca la verità- mistero.
la verità è quel modo simbolico di descrivere il mondo.
Parla di ciò che capita, rispetto ad ossi di seppia è un tipo di poesia incomprensibile.

● la “bufera”- simbolo della guerra che come una bufera ha travolto l’intero mondo ed
“altro”- è tutto quello che accompagna montale nel periodo della guerra (quindi
parlano di amore, Clizia-simbolo di una verità che sta davanti a lui ma che non
riuscirà mai ad avere).
L’uomo razionalmente non si può affidare a nessuna ricerca esistenziale, sa che la vita
si perde e non c’è una realtà che va oltre quella terrestre.

● nel 1971 scrive “satura”


● Nel 1973 scrive “diario del 71 e del 72”-nel 1970 parla del “boom economico”, Montale
parla del consumismo e dell’uomo che si perde in messaggi inutili. Parla anche della
moglie- drusilla morta nel 63.
non parla più di politica- già con le occasioni.
l’approccio politico è solo del primo momento.
Parla di Mosca (moglie).
La storia è matrigna, porta l’uomo alla distruzione.
La storia non crea nulla che riguardi l’uomo ma distrugge.
In Montale non si può fare nulla per cambiare questa cosa l’uomo deve tirarsi fuori
dal provvidenzialismo.
CONCEZIONE NEGATIVA DEL PROGRESSO.
Utopia del progresso- figlia del boom economico.

Poesia
“I LIMONI”
Fa parte di “ossa di seppia”.
è un manifesto pragmatico della sua produzione, è il momento in cui si sta definendo.
scritta tra il 21 e il 22 e viene pubblicata nel 25.
qua dice che non è un poeta vate, un profeta, non è espressione di una realtà che è al di fuori
di me.
C’è una verità concreta. L’uomo può sapere solo ciò che non è.
dice che non sa chi sia, non sa cosa vuole ma in base alla storia può scoprirlo.
L’uomo essendo consapevole di questo fatto può vivere senza illusioni. La garanzia di questa
vita è data da piccoli momenti di gioia- rarissimi stati di grazia.
Durante i quali l’uomo può uscire dalla sofferenza.
I limoni- è un titolo che vuole programmaticamente differenziarsi dalla pioggia del pineto di
d'Annunzio.
Dice che non scrive di panismo e di cose auliche, non è un aristocratico.
Il simbolo della semplicità dell’autore è rappresentato dal limone.
Mentre D'Annunzio dice taci, Montale dice ascoltami.
Il poeta chiede l’ascolto del suo lettore.
C’è appello al lettore. Prende in giro d’annunzio.
entrano in gioco sensi diversi, odorato, udito, tatto e vista- sinestesie.

Ascoltami, i poeti laureati


si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.

Neorealismo
Alle drammatiche esperienze che seguono il fascismo, in maniera rinnovata e in maniera
diversa ci si impegna, Contrapposizione netta all’ermetismo.
Ci si voleva impegnare realmente.
La ripresa degli anni 20 e 30 in realtà veniva condannata come un momento di
autodeterminazione personale. Dicono riprendiamoci davvero dalla guerra, determiniamoci
in una direzione morale sana e non facciamo in modo che possiamo mettere insieme i
sentimenti di tutti e mettere insieme una società civile.
In questo periodo c’è il poeta- RICOSTRUTTORE CIVILE E MORALE. Si prende in carico il
destino civile ed indica la strada e vede nella resistenza partigiana un esempio da
tramandare.
OBIETTIVO: smascherare le falsità.
MOVIMENTO CULTURALE DI SINISTRA.
modelli
● Gramsci
● Sartre
viene fondata una rivista “il politecnico”.
dove opera questo movimento?
questo nuovo movimento investe due settori
● letteratura- il genere privilegiato è il romanzo e i temi sono sempre gli stessi
○ guerra
○ olocausto
○ resistenza
○ la società nel dopoguerra, per la società del dopoguerra ci si concentra sulla
questione meridionale dopo 100 anni dall’unità d’italia.
○ si parlava del sud che pativa le pene dell’unità d’italia.
● cinema
lingua fortemente antiletteraria.
prima fase dal 45 al 55, ma i primi germi del neorealismo li abbiamo dal 1920- Moravia con
gli “indifferenti” del 29 e vittorini con “conversazioni in sicilia” nl 38-39 e cesare pavese
“paesi tuoi” nel 41.
Si tratta di opere che parlano del famoso nichilismo sociale e possiamo individuare da un
punto di vista sociale ed umano un cambiamento nell'atteggiamento civile.
Poetica dell’impegno che è per tutti i neorealisti uno spunto di riflessione sul senso
dell’esistenza.
Per definire il neorealismo in termini concreti (anche se indefinibile perché non è un
movimento o un manifesto) ma è un clima letterale.
Calvino scrive della resistenza e fa una descrizione del neorealismo
“il sentier dei nidi di ragno”

Italo Calvino
vita particolare- 1923 a Cuba perché i genitori sono dei commercianti di fiori di sanremo.
Viene educato dalla famiglia con principi rigorosamente laici.
nel 41 si iscrive ad agraria ed intraprende studi scientifici.
è Partigiano e fa il resistente sulle alpi marittime e per questo abbandona gli studi.
prima del conflitto del 45 si laurea in lettere a torino.
è uno dei più grandi rappresentanti del neorealismo.
Frequenta intellettuali comunisti e pubblica moltissimo sul “politecnico” e predica
l’autonomia della cultura dalla politica.
IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO
parla di Pin un bambino che vive la guerra.
tutto è reso fantastico ed infantile.
ambientato a Sanremo durante la resistenza.
il sentiero dei nidi di ragno è un sentiero dove i partigiani operano e per lui i nidi di ragno
rappresentano l’esperienza del partigiano.
ha una storia particolare
● prima edizione 1947 e porta con sé quella carica emotiva che il neorealismo appena
nato voleva trasferire
● nel 1964 seconda edizione, rielaborazione del romanzo la prefazione- si aggiunge una
postfazione dove ci spiega cosa gli intellettuali pensavano dopo la seconda guerra
(c’era desiderio di raccontare).
CALVINO attraverso questo racconto non ci presenta in modo epico la resistenza ma diceva
che i partigiani non erano eroi, erano emarginati sociali indotti alla resistenza.
I partigiani erano degli adolescenti. Già il titolo ci fa capire che questo non è realista.
I germi del neorealismo già con ungaretti, non c’è pessimismo ma si può ripartire.
“il grigiore delle vite quotidiane sembrava cosa d’altre epoche; ci muovevamo in -un multicolore
universo di storie.
Chi cominciò a scrivere allora si trovò così a trattare la medesima materia dell’anonimo narratore
orale: alle sto- rie che avevamo vissuto di persona o di cui eravamo sta- ti spettatori s’aggiungevano
quelle che ci erano arrivate già come racconti, con una voce, una cadenza, un’espressione mimica.
Durante la guerra partigiana le storie appena vissute si trasformavano e trasfiguravano in storie
raccontate la notte attorno al fuoco, acquistavano già uno stile, un linguaggio, un umore come di
bravata, una ricerca d’effetti angosciosi o truculenti.”
“la carica esplosiva di libertà che animava il giovane scrittore non era tanto nella sua volontà di
documentare o informare, quanto in quella di esprimere.
Esprimere che cosa? Noi stessi, il sapore aspro della vita che avevamo appreso allora allora, tante
cose che si credeva di sapere o di essere, e forse veramente in quel momento sapevamo ed eravamo.”
“Il «neorealismo» non fu una scuola. (Cerchiamo di dire le cose con esattezza). Fu un insieme di voci,
in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, anche – o specialmente – delle
Italie fino allora più inedite per la letteratura.”
caratteristiche
IL NEOREALISMO SI CONTRAPPONE ALLA SCIENZA DEL NATURALISMO e la
postfazione diviene il manifesto.
la postfazione è una dichiarazione aprogrammatica di quello che non è un movimento, cerca
di dare una linea più ordinata a quello che era un comune sentire.
non c’è un narratore come in VERGA.

Eduardo de filippo
NAPOLI MILIONARIA.
Napoli. Gennaro è un tranviere e sua moglie contribuisce al reddito familiare praticando la borsa
nera, con l'aiuto della figlia che vorrebbe una vita facile e priva di disagi. Il figlio, invece, non ha
voglia di lavorare. Durante l'occupazione tedesca, Gennaro viene deportato: arrivati a Napoli gli
alleati, si sviluppa ancora di più la borsa nera e la madre, con l'aiuto di un ricco trafficante, che in
assenza del marito la corteggia, si arricchisce ancora di più. Anche il figlio fa molti soldi rubando
e rivendendo parti di auto, mentre la figlia, senza più nessun controllo, frequenta i soldati alleati.
Quando un giorno Gennaro, che era stato dato per disperso in Germania, si ripresenta a casa, non
riconosce più la sua famiglia, così diversa da come l'aveva lasciata. A completare il suo
disorientamento si ammala gravemente la figlia minore, che per salvarsi avrebbe bisogno della
penicillina, una medicina che però non si trova neppure alla borsa nera e che invece le viene data
da un povero ragioniere che la moglie del tranviere ha spogliato dei suoi beni vendendogli
alimenti con la borsa nera. La bimba guarisce e nella famiglia di Gennaro nasce la consapevolezza
dei propri errori, mentre il figlio, che continua a fare il ladro, viene arrestato dalla polizia.
● questo è in cinematografia quello che Calvino ci ha detto nella postfazione.
Leopardi
● Nasce a Recanati nel giugno del 1798 e muore a Napoli nel giugno del 1837. Nasce
da una famiglia nobile, il padre Monaldo era un conte. Amava i libri: ne comprava
tanti per la sua biblioteca che sognava potesse servire anche all’intera cittadinanza.
Leopardi era legato ai 2 fratelli, Carlo e Paolina, i più piccoli. La biblioteca di famiglia
permise a Leopardi di formare la propria cultura: a 10 anni scrisse molte poesie, a 15
anni la “Storia dell’Astronomia”, a 17 tradusse Pseudo Omero e altri greci.
● Soffriva di Tubercolosi Ossea: era deforme e molto cagionevole di salute, digeriva
male ed aveva un principio di cecità. Con il padre il rapporto era più affettuoso che
nei confronti della madre. Monaldo inoltre non era sufficientemente forte da
sorreggere la situazione bigotta creata dalla madre corrotta moralmente dalla
religione.
● Leopardi aveva una forte capacità immaginativa: non era un misantropo ma anzi
cercava da sempre qualcuno con cui condividere i propri sentimenti.
● Da piccolo si innamora della prima ragazzina che vede, la cugina.
● Era convinto che sarebbe potuto diventare un uomo di grande valore: voleva essere
un filologo ed uscire dai confini di Recanati.
● I suoi primi contatti da intellettuale sono quelli con Pietro Giordani, direttore de “La
Biblioteca Italiana” [per cui tra l’altro Leopardi scrisse], nel periodo in cui i suoi studi
si ampliarono ai romanzi romantici contemporanei.
● Legge inoltre Madame de Stael e le risponde.
● Leopardi non è un Romantico ma un Classicista come Giordano, per l'eleganza e
l'armonia dei suoi scritti.
● Cerca di scappare nel 1819 da Recanati, poi tra 1822 e 1823 si reca dagli zii materni
a Roma, dalla cui decadenza fu deluso. Aveva infatti immaginato una grandezza
estrema nella capitale.
● Tornato a Recanati scrive nel 1824 le “Operette Morali”.
● Poi dal 25 al 28 è di nuovo fuori Recanati.
● Fino al 1830 tutte le sue poesie, eccetto “A Silvia”, sono state scritte a Recanati,
luogo in cui si sentiva maggiormente ispirato.
● Visita Bologna, Milano, Firenze, trova lavoro [i genitori gli davano poco o nulla] per
alcune case editrici, fa traduzioni, crestomazie e collabora con “il Gabinetto”,
istituzione culturale fiorentina fondata da Giampietro Vieusseux di stampo
cattolico-liberale [aveva già fondato “L’Antologia”].
● Con i compagni di lavoro, Leopardi ha rapporti umani ma non trova una condivisione
netta dei propri ideali. Al Gabinetto nel settembre 1827 incontra Manzoni e nel
novembre dello stesso anno, per ovviare al clima freddo di Firenze, “sverna” a Pisa,
dove scrive una lettera a Paolina, la sorella.
● A Pisa passò il periodo maturo considerato più felice. E’ qui che scrive “A Silvia”
nell’inverno 27-28. Tornato a Recanati resta fino al 1830, dopo non ci tornerà mai più.
● Nel 1830 va a Firenze, dove si innamora di Fanny Targioni Tozzetti per cui prova un
amore passionale, forte, violento. Le relazioni sentimentali non sono mai piacevoli a
causa del suo carattere burbero, “sgradevole” ad un primo impatto.
● Conosce Antonio Ranieri a Firenze, patriota e scrittore, da cui si reca a Napoli, città
che giudica negativamente e dove scrive le sue ultime opere ricche della tematica
ironico-sarcastica contro il pensiero che l’uomo possa essere “perfettibile”.
● Per Leopardi la condizione dell’uomo è di sofferenza.
● Vengono pubblicati i suoi canti nelle edizioni Stariti ma presto viene sottoposto a
censura.
● Muore per vari motivi legati alla salute, forse per la degenerazione di un diabete, nel
giugno 1837, in piena epidemia di colera: per questo rischia di essere seppellito in
una fossa comune.
● Ranieri riesce a farlo portare via in una carrozza: fu nascosto primo sotto la chiesa di
Fuorigrotta e poi tumulato nella chiesa.
● Nel 1939 viene spostato al Parco Vergiliano di Piedigrotta a Mergellina.
● Informazioni sulla sua cultura e sul suo pensiero sono raccolte nei quaderni di
appunti del "Lo Zibaldone”.
● Un Leopardi filosofo è stato analizzato da C. Luporini, in “Leopardi Progressivo”, e i
suoi studi furono proseguiti da S. Timpanaro.
● Nel primo ‘900 Leopardi è stato criticato fortemente da Benedetto Croce che riteneva
che la sua poesia non fosse vera: per Croce la poesia doveva essere Lirica e non
trattare altre ampie argomentazioni.

Situazione post-mortem

Non siamo a conoscenza di come sia morto. Sappiamo che il 14 giugno, aveva mangiato un
kg di confetti che paolina aveva comprato per festeggiare l’onomastico del fratello Antonio,
oppure per un cattivo funzionamento del sistema cardiocircolatorio. Ma la situazione ancora
più difficile è quella relativa alla sua sepoltura. Leopardi muore, Ranieri non chiama subito il
dottor Mannella. Stila in seguito un certificato di morte, senza dichiarare la causa della
morte. Il corpo venne preso da casa sua, forse perché morì per colera. E per dare lustro a
Leopardi falsificavano questo certificato di morte. Al posto della tomba c’era un mobile, con
un foro. Probabilmente rubarono il corpo. Abbiamo trovato al suo interno un femore troppo
lungo, poi una scarpa con delle pezze. Abbiamo delle ossa che non dovrebbero essere sue.
C’è stata anche la proposta delle analisi del dna, ma l'ultimo discendente di Leopardi ha
rifiutato l'analisi del sangue. Durante il regime di mussolini, fu istituito un cenotafio che ci
ricorda della morte di leopardi ma non ne conserva i resti.

● È uno dei più grandi pensatori e filosofi del suo tempo, lui non scrive di filosofia Ma
scrive di osservazioni e pensieri che fa confluire in raccolte quali lo zibaldone
(raccolta di poesie) e operette morali (in prosa). Queste elaborazioni di concetti e
pensieri hanno delle fasi.
a. 1 fase: Leopardi dice l’uomo è figlio della natura, madre benigna (questa fase
è anche chiamata PESSIMISMO STORICO), nell’essere pessimista affronta
comunque temi, c’è una nota positiva.
Le ragioni della infelicità dell’uomo= il desiderio di piaceri illimitati.
È infelice solo Leopardi? -Per natura l’uomo cerca il piacere materiale e
prova alcuni piaceri, tende all’infinito e cade poi nell’ insoddisfazione. Il
contrasto tra desiderio infinito di piaceri e la realtà scaturisce in INFELICITÀ
(NOIA= profonda insoddisfazione mista ad infelicità). Gli uomini antichi,
secondo Leopardi, erano più felici perché portatori di grandi ideali e si
illudevano più facilmente divenendo più felici. L’uomo adesso vive
condizionato dalla società contemporanea che dice di essere pratico.
Leopardi è inconsapevolmente già romantico perché c’è l’esaltazione positiva
dell’età primitiva ed esprime sin da subito il disagio.
Si può fare filosofia con poesia.
b. 2 fase: fase delle operette morali. qui cambia anche la concezione dell’uomo
dell’antichità, non è più vero che erano meno infelici. Quando va a Roma nel
22 Leopardi è consapevole del fatto che non può più aggiungere nulla e non
può evitare gli antichi. Si stacca dalla poesia ed approda alla prosa filosofica.
Qui c’è la svolta, la natura da benigna diventa matrigna= elemento crudele.
Si passa attraverso una concezione Latina (secondo i latini era il fato a volere
il male dell’uomo, il fato poi viene sostituito con la natura). Leopardi ci dice
che la natura ha creato l’uomo affinché questo percepisca il male. L’uomo
nasce per soffrire. La natura è crudele con le sue creature. Tutto quello che
accade nel mondo sono dimostrazioni che la natura si diverte a tormentare
l’uomo. Diversa concezione di PESSIMISMO. Anche gli antichi erano felici
Ma hanno dato a se stessi tante illusioni che gli hanno dato la garanzia di
poter dimenticare l'infelicità presente. Questa concezione è data anche da
Epiteto. Nello zibaldone da natura benigna si passa a poetica e a natura
matrigna. La poetica di Leopardi è definita del vago e dell’ indefinito. L’uomo
per essere felice cerca il piacere che è materiale. Il piacere perseguito
dall’uomo si rintraccia solo nella realtà. Parla anche di piacere infinito che
esiste solo nelle illusioni (illuderci, sognare che ci sia un tempo illimitato e poi
che ci sia un’estensione dell’atto felice Ma tutto ciò non è reale.) un limite ci
può aiutare a pensare all’infinito (un ostacolo ci impedisce di guardare le
cose, l’ostacolo è la garanzia dell’immaginazione).
■ nella realtà l’uomo non può raggiungere un piacere infinito, può
solo attraverso l’immaginazione che è stimolata da tutto ciò che
è vago ed indefinito, garante dell’immaginazione= ostacolo,
secondo per immaginare ci deve essere la limitazione dei sensi
tramite OSTACOLO.
Il luogo della vista subentra all’immaginazione e il fantastico va al posto della
realtà = teoria della visione. Quello che avviene per la vista avviene anche
per l’udito, dice che anche i suoni vaghi arrecano piacere, questi sono dei
suoni che avvicinano l’uomo ad una condizione non reale e di felicità. Il bello
poetico per Leopardi quindi corrisponde al VAGO. il bello è vago
indefinito e infinito. È vago tutto ciò che riguarda sensazioni che riportano
l’uomo ai ricordi dell’infanzia. Gli antichi erano immersi nello stato naturale
delle cose e realizzano poesie di finzione, ai giorni d’oggi l’uomo esprime la
consapevolezza dell'infelicità determinata dal fatto che l’uomo ha conosciuto
la verità grazie alla filosofia. La verità non è illusione= non è felicità, le
illusioni finiscono nell’età in cui l’uomo ancora non conosce. L’uomo conosce
il vero e i moderni corrispondono alla maturità dell’umanità.

La teoria del piacere dallo ZIBALDONE


iniziato a scrivere nel 1817, lo zibaldone è un’opera in cui inserisce molti e vari pensieri. È
una miscellanea, si colloca tra un diario memoriale e delle riflessioni filosofiche non
sistematiche. Tuttavia è riconosciuto come uno dei più grandi pensatori dell 800 mondiale.
Il piacere si determina nell’ispirazione all’infinito.
L'insoddisfazione umana non è spirituale Ma MATERIALE.
Il piacere in realtà coincide con la felicità. Possiamo aspirare a tutto Ma ontologicamente il
piacere è illimitato, nessuna cosa materiale può eguagliare il piacere.
Ê sensista.
L’uomo è condannato a soffrire perché se desidera qualcosa di innaturale l’uomo è portato a
vivere nell’ insoddisfazione.
L’uomo non si sazierà mai perché non vuole un piacere Ma vuole IL piacere.

I canti di Leopardi
Leopardi raccolse le sue opere in un’opera di raccolta che porta come nome definitivo “i
canti”, quando è ancora a Recanati 1817 inizia a scrivere zibaldone e confluiscono tutte le
sue riflessioni.
(I pensieri scrive a napoli )
inizia a scrivere i canti che continuano in qualche modo il pensiero dello zibaldone.
Questi hanno una storia travagliata, inizialmente scrive delle canzoni e la intitola
“canzoni” ma poi aggiunge componimenti in versi intitolando l’opera “versi”.
Poi li chiama canti perché è denominazione più generica.
È un titolo letterario del tutto nuovo.
Nello zibaldone il 15 ottobre del 1826 scrive che l’unico genere di poesia che resta
all'umanità ai moderni è proprio quello dei canti perché è un genere ETERNO, lirico che si
identifica con la poesia stessa.
Non si cala in una forma metrica precisa quindi è un’espressione libera del sentimento del
poeta.
Manzoni nel 5 maggio segue uno schema metrico molto rigido. Leopardi, invece, ha una
metrica libera perché la libertà di ritmo corrisponde alla libertà del sentire del poeta.
Nei canti troviamo 2 parti
1. Sezione= canzoni (1826)
○ Le canzoni sono del componimento dal contenuto civile ed esistenziale, sono
caratterizzate dalla forma metrica della canzone (nella parte finale c’è appello
dell’autore). Leopardi la riempie di patriottismo e pensieri filosofici, ha,
talvolta, contenuti anche arcaici. (Siamo nella fase in cui passa dal bello al
vero, ovvero da un approccio filologico passa al vero poetico)
○ Canzoni 3 civili e 6 filosofiche e le ultime due sono canzoni CERNIERA
2. Sezione= idilli
○ Piccoli idilli (1819-21) sono stati composti a Recanati.
Vengono scritti tra il 1819-1821 a Recanati (i grandi sono scritti a Pisa e
recanati)
Il titolo deriva dal greco idyllium (Piccola immagine rappresentativa,
quadretto)
• Piccolo componimento dal carattere descrittivo del mondo bucolico o
agreste puramente idealizzato
• pastori che suonavano, cantavano, amavano alla maniera virgiliana
(BUCOLICHE DI VIRGILIO E TEOCRITO PRIMA DI LUI)
Prima di leopardi, nel nord Europa (Germania) era sorto un genere analogo,
l'idillio borghese, una descrizione idealizzata della vita dalla piccola
borghesia, fascia mediana della società (Goethe)
Ma Leopardi è lontanissimo da questi due modelli, quello che interessa a lui
non è la descrizione della vita dei pastori o del luogo o di una classe sociale,
è un quadretto rappresentativo dell'interiorità di leopardi. Come dice
Giacomino nei "disegni letterari" del 1828 gli idilli sono "avventure storiche del
suo animo..."
Il linguaggio poetico è lontanissimo da lingua arcaica, predilige la
poetica del vago e dell'indefinito
Gli idilli di Manzoni sono delle rappresentazioni della realtà esterna (natura,
situazioni oggettive e positive), ma in funzione soggettive, un agente esterno
viene rappresentato come uno specchio della vita interiore del poeta; in
questo modo reinventa il genere
Il verso era l'endecasillabo, numero vario di versi, linguaggio semplice e piano
(canzoni è ardito)
•1819 infinito= il poeta contempla un ambiente naturale, ha tutte le
caratteristiche astratte e perfette dell'ambiente bucolico, ma l'elemento
naturale (siepe) è un ostacolo che consente il confronto con l'arido vero e
quindi l'immaginazione. II limite naturale consente alla vista e all'udito di
lavorare di immaginazione e non percepire per intero la realtà.
• alla luna= tema della rimembranza, ossia dell'importanza del ricordo, che è
in grado di abbellire una realtà perché al di fuori dell'immaginazione
apparirebbe arida.
• odi Melisso= frammento di idillio, si riporta un dialogo tra Alceta e Melisso
(IDILLI DI TEOCRITO E MOSCO, autori greci che leopardi aveva tradotto,
VIRIGLIO per le tematiche bucoliche), Alceta racconta a melisso il suo sogno
in cui la luna era caduta dal cielo. La tematica e il riferimento classico alla
luna, rendono questo idillio il più classico tra tutti. Data la sua natura
frammentaria venne tolto dai canti e poi reinserito con l'edizione napoletana
del 1835.
•1820 La sera del dì di festa= dalla contemplazione di un paesaggio vago e
notturno, il poeta dichiara la propria infelicità e la crudeltà del tempo che
scorrendo eternamente elimina le tracce dell'agire dell'uomo. Nella scrittura
dell'idillio si rivolge ad una donna lontana che dorme ignara delle sue
sofferenze
•1821 La vita solitaria = contemplazione di immagini di vita quotidiana,
immagini concrete, cerca di mettere insieme elementi della vita quotidiana e
elementi della natura (storia della società costretto all'uomo e storia della
natura, elementi antitetici e inconciliabili, il risultato è il dolore) e, sperando di
poter affrontare la realtà così
com'è.
• il sogno= idillio autobiografico, in questo sogno dialoga con una fanciulla
morta e affronta il tema della giovinezza spezzata da agenti esterni all'uomo,
affronta anche il tema delle illusioni destinate a svanire e non realizzarsi mai.
La fanciulla è Teresa Fattorini.
OPERETTE MORALI, PROSA, TEMATICHE FILOSOFICHE, per l’uomo no
speranza di conforto.

○ Grandi idilli (dal 28-30) vengono iniziati a Pisa e vengono conclusi durante il
ritorno forzato a recanati.
Tra i piccoli e grandi idilli c’è una pausa. Durante questi anni scrive le operette
morali (che si occupano di filosofia-prosa) con la chiusura di piccoli idilli c’è
rifiuto di poesia.
Dopo il soggiorno di Roma nel 23 ritorna a Recanati e compone una
poesia (alla sua donna) ed è importante perché ha dato spunto a tutt’una
serie di riflessioni originali. Si tratta del tema dell’amore alla maniera
petrarchesca. Il tema dell’amore è centrale, la sua donna non esiste, è una
figura evanescente, idealizzata ed astratta di derivazione platonica.
È un’illusione. Dopo aver concluso gli idilli e dopo questa poesia inizia un
periodo in cui non vuole più scrivere poesia (silenzio poetico) scrive in prosa
e si avvicina alla filosofia conoscendo l’arido vero e scrive ciò che sente nelle
operette morali. La realtà presentata qui è acerba e non c’è nessuna
speranza di conforto nelle illusioni. (Non c’è spazio per le illusioni).
Non si può parlare di inganni o di illusioni perché l’approdo all’arido vero
rende l’uomo infelice.
Dal 28 va a Pisa, questa città gli fornisce il ritorno alla poesia (ne scrive una
“il risorgimento”). In questo titolo non vi è nessun riferimento politico, nessun
riferimento ai moti carbonari ma è una questione personale (risorgimento di
sentimenti personali che riemergono nonostante l’approdo al vero con questo
ritorna APPRODO ALLA POESIA). Quando Leopardi inizia a scrivere poesie
non può fare a meno della consapevolezza razionale, è un adulto
consapevole dell' infelicità Ma ritorna a scrivere poesie riemergono sentimenti
e c’è passaggio da piccoli a grandi idilli.

Differenze tra piccoli e grandi idilli


Piccoli=)
● =)incentrati su esperienze personali da cui si giungeva ad una
riflessione generale.
● =)Sono brevi.
● =) metrica=) Con endecasillabo sciolto.
● =)Lingua semplice che si distingue dalle canzoni.
Grandi=)
● =) incentrati su delle situazioni universali non personali e in particolar
modo parlano di filosofia che riguardano ormai il PESSIMISMO
COSMICO.
● =)Sono estesi.
● =)Lingua simile ai piccoli idilli Ma contengono espressioni peregrine
(appartengono ad un livello retorico più alto).
● =) metrica=) adesso si parla di canzone libera leopardiana con strofe
di diversa lunghezza e c’è una successione di endecasillabi e
settenari. Le rime e le assonanze sono più forti e ci sono molti
enjambements, il ritmo è quindi curato.
Il ritmo non è rispettato da un punto di vista formale perché abbiamo
endecasillabi e settenari sciolti non collegati da rime.
Leopardi prende a modello Petrarca per questa canzone libera.
● =) caratteristiche generali =) nei grandi idilli cambia tutto in seguito
ad un cambiamento di sentimenti del poeta. Si rievocano delle
immagini recanatesi (scritte nel periodo di ritiro forzato a Recanati)
che chiama amoeni inganni e contrappone a queste immagini la
consapevolezza del vero. La descrizione di Recanati è funzionale ad
esplicitare una teoria filosofica. (Pessimismo cosmico). Ex= “il sabato
del villaggio”=) monumento di verità ed infelicità, Leopardi descrive la
felicità degli abitanti del villaggio che nei giorni che precedono la festa
del sabato sono in attesa del sabato ma nella seconda parte descrive
come in realtà la felicità esiste solo nell’attesa e non nell’evento
stesso. Il piacere vero e proprio non esiste e il confronto con l’arido
vero sarà deludente. La vita dell’uomo non è mai bella quanto
un’illusione.
● Grandi idilli in 2 parti=)
1) esperienza gioiosa
2) c'è un elemento triste dell'infelicità.
● =) atteggiamento del poeta=) la posizione di Giacomo Leopardi è
quella distaccata di un saggio storico, non c’è coinvolgimento come
nelle canzoni ne gli slanci titanici. Si limita a guardare dall’esterno e a
dare consigli. (Come Seneca nelle epistulae ad lucilium).
● Quali sono? E come li suddividiamo?
a. “A Silvia” = l’unico grande idillio pisano, tutti gli altri sono scritti
a Recanati, in tutti i grandi idilli tranne “il canto notturno d'un
pastore dell’Asia” c’è ambientazione= a Recanati. A Silvia è
scritto a Pisa ma ambientato a Recanati
b. autobiografici: “A Silvia”, “le ricordanze”, “la quiete dopo la
tempesta”, “il sabato del villaggio” fanno parte degli idilli con
componente autobiografica molto forte. In questi primi 4 si
parte da un vissuto ma il discorso si allarga verso un
ragionamento filosofico, il poeta narra una vicenda che fa
personale e divide questa vicenda in due età (età dell’infanzia,
e adulta). Sono autobiografici perché contengono luoghi o
personaggi propri di Recanati e presentano un esterno in
confronto all’io (ad un interno= Leopardi). Recanati è vista in
maniera negativa. Poi c’è un’evoluzione (ambientazione
biografica ma meno forte, recanati diventa un simbolo)
soprattutto “nel sabato del villaggio” = recanati diventa un
macrocosmo nel quale gli eventi sono rappresentazione di
meccanismi più grandi.
c. non autobiografici: “Il canto notturno di un pastore errante
dell’asia” non ambientato a Recanati, anomalo anche rispetto
alla biografia degli idilli precedenti (aveva preso spunto da un
articolo di giornale che parlava dei pastori che passavano le
notti a contemplare il cielo, la luna e insieme alla
contemplazione intonavano canti tristi). Scrive quindi questo
che è un’elaborazione (si parte da Recanati, deformazione di
Recanati, si arriva ad un altro continente per parlare
dell'esistenza dell’uomo), supera autobiografismo, supera
ambiente recanatese. Gli amoeni inganni non ci sono e
nemmeno le rimembranze giovanili che creano distacco
dall’arido vero. C’è solo uomo e natura che essendo maligna
può solo far soffrire l’uomo. I pastori erano come gli uomini
primitivi (non conoscono per mezzo della ragione Ma restano
confinati nello stato di natura che elargiva illusioni e felicità)
adesso se un pastore che non è filosofo e che conosce tramite
esperienza, soffre allora non c’è speranza per il genere umano
(fase più acuta del pessimismo).

infinito

La sera del dì di festa.


11 sillabe, imparisillabe, non ci sono rime e ci poche sono assonanze (onnipossente e
speme vs 13-14) (altro- pianto vs 15-16).
Il poeta rifletta sulla sua condizione.
Siamo nei piccoli idilli, Leopardi è a metà strada tra pessimismo storico e cosmico.

La poetica dell’idillio
Tematiche: descrizione del paesaggio notturno, c’è parola chiave = dolce (vuole trasferire
prima una visione bella e poi la descrive, il senso arriva prima del significato).
C’è sempre aggettivo in posizione iniziale, incipitaria.
Questa donna a cui si riferisce non si sa chi sia, non corrisponde ai sentimenti del poeta.

“A Silvia”
Siamo nei grandi idilli
Alcuni dicono che è un’opera pisana altri recanatese.
Sono espressione rinnovata rispetto ai piccoli idilli del poeta.
Chi è Silvia?
Probabilmente una ragazza che ha conosciuto e che è morta prematuramente ed è simbolo
di privata giovinezza e forse rappresenta anche Leopardi stesso.
Due parti
1. Rievocativo (elemento predominante memoria) con ambiente positivo
2. Riflessiva (denuncia di Leopardi nei confronti della natura). Riflette sul destino degli
uomini.
Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare 5
Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta 10
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri 15


Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce, 20
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte. 25
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,


Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia 30
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura. 35
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?

Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, 40


Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome, 45
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d'amore.

Anche peria fra poco


La speranza mia dolce: agli anni miei 50
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'età mia nova,
Mia lacrimata speme! 55
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero 60
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.

Chi è Silvia?
Probabilmente Teresa fattorini, morta giovane (tra i 16 e i 18 di tubercolosi). È una ragazza
che conosceva ma non ci sono elementi autobiografici (solo simbolo poetico). Silvia e non
Teresa perché Silvia era un personaggio che Leopardi prese da tasso, Silvia è simbolo
dell’età giovanile che Leopardi sente di non aver vissuto per i suoi mali.
Dietro Silvia potrebbe esserci anche un uomo (Olivi anche un uomo morto presto di
tubercolosi, con cui c’erano stati carteggi).

Temi
● La ragazza
● Il ricordo (un ricordo che si costruisce man mano, prima il rimpianto degli anni
giovanili, poi diventa rievocazione della ragazza e infine questo ricordo diventa
perentorio perché subentra il tema della morte).
● La morte (viene preannunciata già da subito)

Dopo Pisa va a Firenze


Opere periodo fiorentino
Incontra Antonio Ranieri e Fanny.
Qui c'è una nuova fase letteraria, scrive delle poesie per questa donna di cui si innamora in
maniera folle.
Sentimento non ricambiato.
La donna era sposata Ma probabilmente consumava una relazione extraconiugale con il
migliore amico.
In questa poesia questa donna rappresenta una donna bella e dedita alla cultura e alla
poesia Aspasia (donna greca).
Parla quindi di CICLO DI ASPASIA (fanny, è una corrispondenza).
Si rivede Dante (donna Petra).
Nel ciclo di Aspasia c’è una parte che coincide con la vita nova (donna angelo) e nella parte
finale c’è il senal come Dante.
Questa è la fase matura di Leopardi.
Lo stile è filtrato.
Nello stile si perde la sintassi piana chiara e semplice, qui c’è stile crudo, severo, nudo privo
di immagini e pieno di concetti.
La fase delle immagini è finita.
Tutto favorisce il puro pensiero.
Il ciclo di Aspasia sono 5 componimenti.
Il pensiero dominante: “amore e morte” con “Salvo”, “Aspasia” e “a se stesso” e c’è approdo
nell’ultima fase del pessimismo con l’ultima poesia.
Comprende che l’amore non è ETERNO.
L’amore muore e muore così l’ultima illusione della sua vita.
Dalla perdita della consapevolezza della non eternità dell’amore si passa =) PESSIMISMO
EROICO (Walter Binni ne parla Ma non tutti accettano questa cosa).
Anche la struttura, le poesie che seguono il ciclo di Aspasia (cioè di Napoli) cambiano.

Canti napoletani dal 36 in poi.


Ultime opere, come “la ginestra”.
In “A Silvia” c’è un doppio contenuto nei canti napoletani il tempo della memoria è perduto.
I grandi idilli sono ricchi di interrogativi.
Qui sono pieni di sentenze definitive.
Le incertezze sono lontane, l’unica certezza che c’è è quella del MALE.
dall’ consapevolezza del male passa ad una concezione generale del male. Scompare io
poetico.
Approfondisce a Napoli tutte le critiche contro le tendenze e illusioni politiche figlie del
risorgimento italiano.
Il pensiero del filosofo e la caratteristica del poetare si fondono. Da qui nasce POESIA
MODERNA.
Nel 36 con la ginestra= testamento poetico.
A Napoli capisce che deve pensare ad una poesia di ampio respiro, diventa impersonale, si
parla dell’uomo in generale e di verità in generale.
La tematica comune= INFELICITÀ di tutti gli uomini che vengono rappresentati da un fiore.
La ginestra rappresenta la PRECARIETÀ DELL'UOMO NELLA MACCHINA COSMICA.

Nasce il progresso civile (l'andare avanti dell’uomo)

Anche il tramonto della luna (Leopardi inizia a poetare emulando i classici, l’ultima
composizione di Leopardi è il tramonto della luna che tramonta, come la poesia, per
sempre).

La ginestra
È una novità,
È un componimento anomalo dal punto di vista formale la canzone libera leopardiana
diventa ancora più libera (312 versi).
Avvicina il componimento non alla canzone ma ad un carme, sono come i sepolcri di
Foscolo. Come i sepolcri anche la canzone della ginestra sintetizza il pensiero sull’uomo e
sulla morte (entrambi testamenti poetici). Non ci sono più endecasillabi sciolti ma abbiamo
alternanza tra endecasillabi e settenari.
È il momento finale, è il messaggio che lascia agli uomini.
Si sta legando agli uomini che vogliono progredire tutti insieme.
Inizia con una citazione religiosa. Di san giovanni e lo usa per costruire una sorta di proemio
(vuole anticipare il contenuto della sua opera).
Vuole colpire anche gli uomini del suo tempo.
Vuole coinvolgere gli uomini nella sua riflessione.
È una condanna agli uomini che preferiscono credere piuttosto che vedere.
Formidabile monte= alla Latina (spaventoso).
La ginestra con il suo odore si contrappone alla morte del Vesuvio desolato.
In odorata ginestra c’è parallelismo con Foscolo, ricorda l’unica nota piacevole dei cimiteri
raccontati da Foscolo (i fiori sulle tombe dei morti
).
Anco contro or (passato e presente).
Rievocazione dell’impero romano.
Infecondo= non in senso agricolo Ma in senso di “privo di vita”.
Sedendo= è il momento principale in cui si attiva l’illusione poetica (infinito).
La ginestra si siede e aspetta la morte, non si può illudere, sa che deve morire.
Progresso civile (Unione per la consolazione dei danni altrui).

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