linguaggio, si aggiungono nuovi temi o caratteristiche, la letteratura non resta mai immobile. Vi sarà sempre
il bisogno del nuovo, del raccontare il proprio stato sentimentale o la realtà che ci circonda in modo
diverso, con nuove tecniche, temi o linguaggi. L’evoluzione può sembrarci sinonimo di miglioramento, ma
non è propriamente così, evoluzione significa adattamento, sia che si riferisca, nel caso della letteratura allo
scrittore stesso che al pubblico, può comportare assieme ad esso uno stravolgimento come nel caso di
Carducci. Carducci, infatti, viene definito difensore dei classici non a caso; egli amava la musicalità latina e
voleva a tutti i costi portare quest’ ultima nella metrica latina, atto difficilissimo per la differenza sostanziale
tra le due metriche: la metrica latina è una lingua quantitativa e si basa sulle sillabe lunghe e sulle sillabe
brevi, quella italiana era invece una lingua qualitativa basata sugli accenti tonici e atoni. Carducci però trovò
una soluzione, Per portare l’esametro nella lingua italiana decise di far coincidere le sillabe lunghe con
quelle toniche e le sillabe brevi con quelle atone. Carducci aveva appena creato la metrica barbara,
chiamata in questo modo perché è estranea ad entrambi i mondi sia italiano che latino. Se un cicerone
ascoltasse questa metrica la troverebbe straniera, lo stesso vale per un qualsiasi italiano.
Tutta via il classicismo è costretto poi ad essere accostato in favore del naturalismo, movimento
sviluppatosi in Francia grazie soprattutto alla prima fotografia la quale permetteva di ritrarre il mondo per
quello che era, il naturalismo si basa quindi sull’abbandono degli eccessi del mondo romantico per
descrivere la realtà per quello che è. Uno dei principali autori che conosciamo è Emile Zola. Zola decide di
applicare ai suoi scritti il metodo scientifico cercando le cause delle passioni dell’uomo, proprio come gli
scienziati cercano le cause di un determinato fenomeno. Zola è alla ricerca della verità e per lui la verità è
l’essere padroni delle proprie passioni così da guidarle. In Italia il naturalismo però segue un corso diverso,
questo genere letterario diventa infatti Verismo iniziato con Luigi capuana ma che ha trovato il suo
massimo esponente con Verga, il quale inizialmente era uno scrittore romantico dallo scarso successo, è
quando con la scrittura di Nedda che i romanzi di Verga diventano famosi. Tuttavia, Nedda è solo la fase
transitoria dal romanticismo al verismo. Nedda aveva un cambiamento nei temi. La vera rivoluzione la
troviamo in Rosso Malpelo, il narratore qui non è esterno ed onnisciente, a parlare sono le voci del popolo
e si fa molto uso del dialetto siciliano la sua terra d’origine. Non vi è più il tema dell’eroe o del viaggio, bensì
qui ci si presenta un personaggio umile e di basso rango se così vogliamo definirlo. Andando verso l’inizio
del novecento ci ritroviamo di fronte alle avanguardie storiche. Qui abbiamo un rinnovamento in tutti gli
ambiti artistici. In questo caso perdiamo il carattere sacrale e in sua sostituzione abbiamo una polemica
contro la tradizione e contro il pubblico, cosa mai vista prima d’ora, infatti il pubblico per le avanguardie
avevano un gusto antiquato causato dalla borghesia mediocre ed affarista. Il poeta non è più una figura
eccezionale bensì sa di appartenere al suo tempo e vuole incidere su di esso. Abbiamo un forte utilizzo della
paratassi unita ad una disposizione molto irregolare delle parole. La forma espressa viene utilizzata per un
lettore che non esiste ancora, è quindi illeggibile nel presente e solo il lettore che nascerà poi sarà in grado
di cogliere il significato della poesia. Tra i vari filoni letterari ci troviamo davanti al futurismo, e quindi non
possiamo non parlare di Filippo Tommaso Marinetti il quale scrive il manifesto della corrente appena citata,
egli si ispira al dinamismo della moderna civiltà industriale ed esalta la velocità della macchina, della
metropoli e della tecnica. Nel manifesto si leggono gli 11 punti su cui si basa il Futurismo: la rottura della
tradizione basata sulla volontà di distruggere i musei, l’esaltazione della violenza e di un tipo di poetica più
aggressiva e fuori dagli schemi e la glorificazione della guerra. Tuttavia, questo movimento fallisce nel suo
ideale dato che sarebbe dovuto essere figlio del suo tempo per poi essere dimenticato, invece ancora oggi
si parla di questa corrente. Movimento seguente a questo è il crepuscolarismo. Il suo protagonista e Sergio
Corazzini, la sua poesia è dettata da un tono colloquiale e discorsivo, il ritmo musicale ha un tono smorzato
simbolo del crepuscolarismo, in questo momento la poesia italiana è spenta. La sua poesia oltre tutto, è
formata da un’atmosfera lamentosa, ma non vittimistica egli infatti è a metà tra il sogno e la nostalgia.
Arriviamo ora agli inizi del millenovecento dove Luigi Pirandello con il suo romanzo “Il fu Mattia pascal”
colpisce il pubblico. In questo romanzo sono ripresi degli elementi classici i quali sono però trattati in modo
nuovo. La vicenda descritta spesso viene accusata di inverosimiglianza e i fatti parlano di un solo individuo
senza illustrare una classe sociale. Il protagonista non è un eroe ma un antieroe il quale cerca di trasgredire
fallendo. Il narratore è il personaggio il quale riflette ma è inattendibile dato che questo tende spesso a
giustificare le proprie azioni, i temi principali sono la famiglia vista come una trappola, il problema di
identità individuale causato dalla finta morte di Mattia Pascal e la volontà di divenire Adriano che tuttavia, è
impossibile. Ora parliamo però di uno dei poeti più importanti della prima guerra mondiale. Ungaretti narra
l’innarrabile, ma in che modo si può descrivere a parole l’orrore della guerra? Usando parole chiave ricche
di significato, egli elimina tutte le sovrastrutture Della lingua italiana portando la parola al suo significato
più profondo, la parola scarnificata. Per leggere una poesia di Ungaretti vi è bisogno della data in cui è stata
scritta, del titolo e ovviamente della poesia, in questo modo il significato esplode nel lettore grazie al carico
emotivo utilizzato nelle parole. L’ultima forma di letteratura che troviamo nel novecento è quella di
Eugenio Montale l’ermetismo. Qui sovraggiunge la volontà del poeta di non farsi capire, la volontà di una
poesia avvolta nel mistero. Le poesie di Montale sono di difficile comprensione e ancora oggi non si arriva
ad un totale chiarimento di esse. L’argomento principale delle poesie è il male di vivere dell’infelicità della
vita. Il poeta in sé deve riuscire a guardare oltre l’apparenza delle cose. Nelle sue poesie troviamo il
correlativo oggettivo, una forma nuova il cui scopo è costruire oggetti che sprigionino il sentimento senza
dichiararlo.
Come possiamo immaginare anche la letteratura latina ha avuto le sue evoluzioni, basti pensare alle Satire il
termine viene da Satura Lanx che indicava un piatto pieno di ortaggi da offrire agli dei, questo stava ad
indicare l’apertura del genere alla varietà di argomenti da trattare e degli stili da utilizzare. Possiamo notare
come Lucilio definito da Orazio l’inventore delle satire, egli la utilizzava come sfogo dei propri sentimenti
verso i vizi che colpivano Roma al tempo. Questa arriva fino ad Orazio il quale utilizza invece una lingua
semplice, misurata con l’utilizzo della brevitas mirando all’equilibrio dei toni privilegiando espressioni sì
brevi ma molto incisive. Un autore latino che prende violentemente di mira le mode letterarie del suo
tempo è sicuramente Persio, egli utilizza, come introduzione o conclusione delle sue satire, i Coliambi, dei
giambi zoppi per così dire. L’autore vuole mostrare infatti il suo distacco dalle mode del tempo e la sua
scrittura è in favore del Verum, il raccontare, cioè, le cose così come stanno. Egli ha un bisogno quasi
viscerale di mostrare la sua indignazione verso il decadimento morale di Roma. Proprio per questo nelle sue
satire egli spesso racconta i fatti come stanno descrivendo scene anche in modo parecchio brutale. Egli si
allontana parecchio dalla forma elegante di Orazio, causa: il suo tormento che rende spesso le sue satire di
difficile comprensione per la loro densità espressiva ella è composta infatti volgarismi, barbarismi e
neologismi. Se pensiamo ad evoluzione di genere non possiamo poi non citare Marziale ed i suoi
epigrammi. Gli epigrammi nascono come componimento breve volto ad occasioni e contesti molto concreti.
Marziale invece, trasforma questi ultimi in una presa diretta della realtà prendendo quindi le distanze dalla
letteratura del suo tempo. Egli utilizza una grande varietà di temi come una grande varietà di stili. Marziale
tratta la tematica umoristica con lo scopo di far divertire, alcuni epigrammi erano volti all’ ambito
celebrativo celebrando le benemerenze dei sovrani, altri epigrammi invece sono funerari o altri ancora
affrontano riflessioni autobiografiche o questioni letterarie. Marziale è capace di spostarsi da un linguaggio
ed uno stile molto elevato al volgare visto negli epigrammi umoristici. Gli epigrammi di Marziale sono infatti
ricchi di vocaboli usati nella lingua latina.