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Le radici culturali del Verismo

Nell’Ottocento, fra quasi tutti gli artisti di vario genere, si diffonde la volontà di avere nelle
proprie opere una rappresentazione esatta della realtà. Nella pittura, i macchiaioli italiani si
allontanano dall'idealismo e dalle intenzioni pedagogiche dei pittori rinascimentali. Invece, si
dedicano a osservare attentamente la realtà e cercano di ritrarla in modo molto realistico nei
loro dipinti, prestando grande attenzione ai dettagli.

Nel teatro europeo, si sviluppa il dramma borghese. Precedentemente, andare a teatro


significava assistere a spettacoli distanti dalla vita quotidiana del pubblico. Ora, gli autori si
impegnano a rappresentare sul palcoscenico eventi e personaggi legati alla vita della classe
borghese, alla quale appartiene il pubblico stesso.

In Italia, sebbene manchino autori di rilievo come Anton Chekhov o Henrik Ibsen, la
tendenza realistica si fa notare anche nei teatri. È importante ricordare che Luigi Capuana,
considerato il teorico del Verismo, svolse un ruolo significativo come critico teatrale nei
giornali. La sua recensione della prima rappresentazione de "I Mariti" di Achille Torelli nel
1867 è un chiaro esempio di questa spinta verso il realismo.

In filosofia: il Positivismo

Nel secondo Ottocento, il Positivismo, con le idee principali di Auguste Comte, dominò la
filosofia. Si credeva che la storia umana progredisse attraverso la scoperta di leggi universali
che governano la vita umana. Queste idee si diffusero in Europa grazie a Hippolyte Taine,
che le interpretò in senso deterministico, considerando razza, ambiente e momento storico
come chiavi per comprendere le leggi di Comte.

Nello stesso periodo, la ricerca scientifica portò a notevoli progressi in chimica, geologia e
soprattutto biologia. Gli scienziati studiarono l'evoluzione, ispirati dalle scoperte di Charles
Darwin, e applicarono un metodo fisico-matematico alla fisiologia.

Auguste Comte fu il primo a collegare queste nuove teorie alla filosofia e alla società,
basando la conoscenza sull'esperienza, la razionalità, la laicità e il miglioramento della vita
umana. Il suo sistema empirista si basava sulla "legge dei tre stadi": teologico, metafisico e
positivo. Quest'ultimo stadio, il positivo, era considerato il più avanzato, dove filosofi e
scienziati cercavano di scoprire leggi attraverso l'osservazione, l'ipotesi, la verifica
sperimentale e la revisione delle teorie in base ai risultati.

Naturalismo

Nel XIX secolo, il termine "Naturalismo" inizia a essere usato come sinonimo di
"Materialismo", ossia la concezione che tutto ciò che esiste fa parte della natura. Questa
parola viene anche impiegata dagli studiosi, con Hippolyte Taine tra i primi, per definire una
tendenza letteraria che mira a rappresentare la realtà in modo preciso, scientifico e
oggettivo.

I primi romanzi naturalisti emergono in Europa nell'atmosfera positivista del XIX secolo.
Questa corrente letteraria è caratterizzata da una rappresentazione realistica e scientifica
della vita quotidiana. Alcuni esempi includono "Germinie Lacerteux" (1865) dei fratelli
Edmond e Jules de Goncourt, che racconta la storia di una donna di servizio rovinata
dall'amore per un uomo senza scrupoli, e "Thérèse Raquin" (1867) di Emile Zola, incentrato
su una donna che uccide il marito per sposarne un altro, con esiti tragici. Zola si concentra
sulla psicologia dei personaggi, evidenziando come siano "dominati" dalle loro passioni.

Emile Zola, figura chiave del Naturalismo, esplora anche il contesto sociale dei suoi
personaggi, dando risonanza alle vite dei poveri, dai lavoratori agli operai, alle prostitute.
Questo approccio porta alla creazione della saga "I Rougon-Macquart", una serie di venti
romanzi che costituiscono un affresco della società francese dell'Ottocento.

Zola vede la letteratura come una forma di scienza e sottolinea l'importanza di riprodurre
oggettivamente la realtà, come uno scienziato. Questo approccio traspare nella sua opera e
nella sua scelta di rappresentare la realtà contemporanea, utilizzando uno stile oggettivo e
riducendo l'influenza personale dell'autore.

Il Naturalismo di Zola influenzò anche scrittori italiani come Verga, Capuana e De Roberto.
Zola oggi si definirebbe uno scrittore engagé, ovvero era uno scrittore politicamente
impegnato, che mirava a far riflettere il pubblico sulle difficili condizioni di vita delle persone
nelle grandi città industriali. Le sue opere spesso toccavano temi considerati osceni o
trascendenti dalla borghesia conservatrice, ma Zola difese la sua visione artistica in scritti
teorici come "Il romanzo sperimentale" (1880).

(Altre curiosità su Zola


Nasce nel 1840 in Francia. Uno dei momenti più noti della vita di Zola è stato il suo
coinvolgimento nell’Affaire Dreyfus, un controverso caso di spionaggio militare e
antisemitismo. Zola ha pubblicato l’articolo “J’Accuse” nel 1898, difendendo il capitano Alfred
Dreyfus e denunciando l’ingiustizia del caso. Questo gli ha causato problemi legali e ha
dovuto fuggire in Inghilterra per evitare la prigione. Tuttavia, è tornato in Francia dopo un
periodo di esilio dove è deceduto il 29 settembre 1902 a Parigi, a causa di un’asfissia
accidentale, provocata da una stufa difettosa)

L'ammazzatoio

"L'ammazzatoio" è il settimo romanzo della saga "I Rougon-Macquart" e racconta la vita


crudele e disperata di operai francesi. La protagonista, Gervaise Macquart, una lavandaia, si
trasferisce a Parigi con il suo fidanzato Auguste. Tuttavia, Auguste sperpera i loro risparmi e
la abbandona. Gervaise incontra Coupeau, uno stagnaio (l'operaio che monta le grondaie),
con cui ha una figlia di nome Anna, detta Nanà.

Ma la vita prende una brutta piega quando Coupeau ha un incidente sul lavoro. Durante la
sua lunga convalescenza, diventa violento, indolente e sviluppa problemi di alcolismo. Una
volta ripresosi, diventa un cliente abituale dell'Ammazzatoio, un locale malfamato che dà il
nome al romanzo.

Gervaise si trova a dover sostenere la famiglia da sola e persino apre una lavanderia.
Tuttavia, Coupeau e Auguste, che è tornato e diventa l’amante di Gervaise, consumano
gradualmente i suoi risparmi. La donna, affogata dai debiti, è costretta a chiudere la sua
attività e finisce per cadere nell'alcolismo.

Dal Naturalismo al Verismo

L'influenza del romanzo francese naturalista in Italia si fa sentire nella seconda metà degli
anni Settanta. Luigi Capuana, allora a Milano, elogia "L'ammazzatoio" di Zola nel "Corriere
della Sera" nel marzo del 1877 e, l'anno successivo, pubblica un profilo dello scrittore
francese sullo stesso giornale. Parallelamente, Francesco De Sanctis, un influente critico
italiano dell'epoca, scrive una serie di articoli dedicati al romanzo realista e al Naturalismo
francese, che influenzeranno profondamente il panorama letterario italiano e confluiranno
nel suo "Studio sopra Emile Zola" nel 1879.

Questo incontro con la letteratura francese incoraggia gli scrittori italiani, che già avevano
iniziato a esplorare il realismo, come Tarchetti e Boito. Nel 1878, Giovanni Verga pubblica la
novella "Rosso Malpelo", seguita nel 1879 dal romanzo di Capuana, "Giacinta". Questi sono
i primi segni di quello che verrà chiamato il movimento verista. Gli scrittori veristi si dedicano
a documentare la vita quotidiana delle persone comuni, in particolare delle classi più umili e
delle popolazioni meridionali.

Il Verismo si distingue per la sua riflessione teorica sulla narrativa. Verga e Capuana sono
consapevoli che stanno portando avanti una piccola rivoluzione nella letteratura e lo
dichiarano apertamente. Imparano molte tecniche da Zola, tra cui l'uso dell'impersonalità del
narratore, descrizioni oggettive e trame ordinate. Come Zola, i veristi sono attenti
all'ambiente sociale in cui si muovono i loro personaggi, spesso concentrandosi sui poveri e
scegliendo protagonisti umili in situazioni di grave difficoltà.

Tuttavia, i veristi si allontanano dalla poetica naturalista, affermando che l'autore non deve
mai comparire nel racconto o esprimere giudizi, ma deve porsi sullo stesso piano dei
personaggi. Ad esempio, il narratore di "Rosso Malpelo" racconta gli eventi dal punto di vista
dei minatori di cui la storia si occupa, utilizzando l'"artificio della regressione". Questo
significa che il narratore abbandona la sua posizione di borghese colto e si "restringe" al
livello culturale dei personaggi.

La differenza principale tra il Naturalismo e il Verismo è ideologica e riguarda il ruolo dello


scrittore nella società. Per Zola, l'arte era uno strumento per intervenire nel dibattito
pubblico, denunciare le ingiustizie e spingere il lettore a riflettere sulla società in cui vive. In
contrasto, Capuana e Verga sottolineano l'autonomia dell'arte, affermando che un'opera
d'arte deve essere valutata per i suoi effetti intrinseci, anziché per il suo impatto su altri
aspetti della vita, come la politica.

L'influenza dell'ambiente sulla vita umana rappresenta un aspetto fondamentale che le


correnti naturaliste e veriste interpretano in modi differenti. Per i naturalisti, quest'influenza è
ampiamente dovuta alle disuguaglianze sociali, mentre per i veristi, assume un carattere
naturale e inalterabile, destinato a condizionare ogni generazione.
Per Émile Zola, l'ambiente riguarda principalmente la società urbana industrializzata, un
contesto in evoluzione e aperto al cambiamento. Invece, per Giovanni Verga, è il mondo
rurale dei villaggi, mentre per Luigi Capuana e Federico De Roberto, è la sfera familiare,
ambienti che sembrano immutati nel corso dei secoli.

Questo riflette una divergenza fondamentale nella percezione della storia umana. Mentre il
naturalismo abbraccia l'idea del progresso, il verismo suggerisce che le cose rimarranno
immutate, con le relazioni e i ruoli sociali che restano pressoché invariati, poco influenzati
dagli sforzi individuali. La speranza di un cambiamento radicale viene quindi considerata
vana.

Un'altra caratteristica rilevante è l'astensione dal giudizio. La scomparsa dell'autore come


voce narrante e la centralità dei personaggi eliminano la possibilità di interventi esterni che
guidino il giudizio del lettore o lo spingano a riflettere sulle implicazioni sociali o politiche
della storia. I veristi non evitano di trattare questioni politiche, ma il narratore è immerso nel
sistema che l'opera intende rappresentare, senza emettere giudizi morali espliciti. La loro
insistenza sull'autonomia dell'arte sottolinea che il compito dello scrittore è quello di
"fotografare" o "dipingere" il reale in modo oggettivo, mentre il lettore è invitato a trarre le
proprie conclusioni, come la comunità scientifica che interpreta i dati di un esperimento di
laboratorio.

Ricapitolando—>Analogie, Differenze e Similitudini tra Naturalismo e Verismo:

Analogie:
1.Coinvolgimento con il Mondo Contemporaneo:Entrambe le correnti dimostrano un
interesse per la vita quotidiana delle persone comuni e si concentrano sull'osservazione del
presente anziché rivolgersi al passato.
2.Impersonalità nella Narrazione o impersonalità dell’arte:Sia il Naturalismo che il
Verismo tendono a ridurre al minimo l'influenza della voce del narratore, cercando di creare
un tono impersonale e oggettivo nelle loro opere.
3. Intrecci Lineari: Entrambi preferiscono intrecci narrativi lineari, evitando colpi di scena o
sviluppi melodrammatici, al fine di mantenere una rappresentazione realistica della vita.
4. Rappresentazione Oggettiva della Realtà: Entrambi rappresentano oggettivamente la
realtà e le classi sociali più povere, evitando l'uso eccessivo della fantasia, e cercando di
raccontare la vita “Reale”.

Differenze:
1.Ambienti Rappresentati:Il Naturalismo tende a descrivere gli ambienti del proletariato
urbano, mentre il Verismo si rivolge prevalentemente agli ambienti rurali.
2.Valore Politico: Molti naturalisti attribuiscono un valore politico alle loro opere, spesso
vicino ai movimenti popolari e socialisti, mentre gli scrittori veristi generalmente non
enfatizzano un messaggio politico nelle loro opere.
3.Tecnica Narrativa: Il Naturalismo di Zola adotta una tecnica di osservazione obiettiva e
critica della società, mentre il Verismo di Verga utilizza la tecnica della "regressione," in cui il
narratore si identifica nei personaggi e adotta il loro punto di vista.
4.Ruolo del Narratore:Zola interviene attivamente nel commentare gli eventi, credendo che
la letteratura possa contribuire a cambiare la realtà, mentre Verginea adotta una posizione
più neutrale, considerando la realtà immodificabile e che il compito dello scrittore fosse solo
quello di riprodurre i fatti.
5.Carattere Regionale: Il Verismo ha un forte carattere regionale, con molti dei suoi scrittori
provenienti dal sud dell'Italia e mettendo in luce i problemi e le contraddizioni di quella
regione.

Similitudini:
1.Generi Letterari: Sia il Naturalismo che il Verismo si dedicano principalmente a generi
letterari in prosa come il romanzo e le novelle, che sono adatti a una rappresentazione
oggettiva della realtà sociale.
2.Influenza Francese: Entrambe le correnti letterarie sono influenzate da autori francesi,
con il Verismo italiano che deve in parte la sua conoscenza a Zola.

Dopo il Verismo

La stagione verista si conclude nel 1894.con un romanzo, "I Viceré" di Federico De Roberto,
che, sebbene ignorato per lungo tempo, verrà successivamente apprezzato come un'opera
significativa nella letteratura italiana.Dopo il periodo del Verismo,la scena letteraria italiana
subisce importanti cambiamenti.
Negli anni Novanta, Luigi Capuana si dedica principalmente alla scrittura di romanzi
psicologici come "Profumo" e "Il marchese di Roccaverdina" insieme a racconti per bambini.
Allo stesso tempo, Giovanni Verga, dopo la pubblicazione di "Mastro-don Gesualdo" nel
1889, si concentra soprattutto sulla produzione teatrale.

Nel 1889, Gabriele d'Annunzio esordisce con "Il piacere", inaugurando un periodo in cui i
letterati italiani preferiranno l'analisi della psicologia decadente dei singoli individui al
"realismo sociale" di autori come Zola o Verga. Gli scrittori nati dopo l'Unità d'Italia seguono
percorsi letterari diversi rispetto a quelli tracciati da Verga e Capuana. Tuttavia, solo negli
anni Venti e Trenta del XX secolo, grazie soprattutto a critici come Benedetto Croce e Luigi
Russo, questi due autori verranno rivalutati. Successivamente, dagli anni Sessanta in poi, la
loro importanza nella letteratura italiana sarà riconosciuta in modo più deciso.

I Viceré

"Pubblicato nel 1894, I Viceré è il secondo romanzo di una progettata trilogia dedicata agli
Uzeda di Francalanza, una famiglia di antica nobiltà immaginaria, notoria per aver dato alla
Sicilia diversi viceré, da cui il titolo dell'opera. Mentre il primo romanzo “L'illusione” si
concentra su Teresa Uzeda, I Viceré segue uno stile più corale, chiaramente influenzato da
autori come Zola, Verga e Taine, cercando di catturare l'aristocrazia siciliana alla fine del XIX
secolo.

La trama del romanzo si divide in tre parti: la prima copre gli anni dal 1855 al 1861,
includendo le elezioni del 18 febbraio 1861, quando il Regno d'Italia fu proclamato; la
seconda parte si estende fino alla presa di Roma nel settembre 1870. Il romanzo inizia con
la morte della principessa Teresa e la lettura del suo testamento, che distribuisce la sua
eredità tra il primogenito Giacomo e il figlio prediletto Raimondo, violando la tradizionale
regola del maggiorascato.

Da questo momento, il principe Giacomo, il "cattivo" del romanzo, si impegna in azioni sleali
per ottenere il controllo dei beni dei fratelli, incluso il falsificare documenti e derubare i propri
familiari. Anche se Giacomo riesce a ottenere la vittoria, finisce alienando il figlio Consalvo,
che alla fine viene diseredato. Nel frattempo, la storia si evolve rapidamente con gli eventi
come lo sbarco dei Mille di Garibaldi in Sicilia e l'annessione del Regno delle due Sicilie
all'Italia, che cambiano profondamente il contesto politico.

Consalvo, rendendosi conto che la famiglia deve adattarsi al nuovo sistema democratico per
mantenere il potere, si fa passare per liberale e alla fine viene eletto deputato. Intorno a
questa trama centrale si sviluppano le storie degli altri membri della famiglia, creando un
ritratto corale dell'adattamento della nobiltà siciliana alla nuova realtà italiana, con
personaggi come Raimondo, che tradisce costantemente la moglie, e suo zio don Blasco, un
monaco che si trasforma in un imprenditore di successo nel nuovo sistema."

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