Sei sulla pagina 1di 9

Le operette morali, Leopardi.

Le operette morali sono la principale opera in prosa di Leopardi e comprendono 24 testi di


argomento filosofico in forma di dialogo o di narrazione.
Fu pubblicato a Firenze nel 1845 a cura di Antonio Ranieri, dopo la morte
dell’autore. Scritta tra il 1824 e il 1825, si configura cronologicamente in quegli anni
vicinissimi al pessimismo cosmico e in quegli stessi anni dove Leopardi abbandonò la
poesia, alla quale ritornerà solo nel 1828. Contrariamente allo zibaldone sono più ordinate e
sistematiche (ovviamente facciamo riferimento a una sistematicità relativa allo zibaldone ≠
dalla sistematicità della filosofia) e affrontano alcuni problemi su cui Leopardi vuole
far luce (di carattere esistenziale). È una prosa di argomento filosofico in forma dialogica o di
narrazione ed è un chiaro esempio “il dialogo tra il viandante il venditore di calendari”,
oppure possono essere semplicemente i dialoghi (come Platone).
I temi che ritroviamo sono i seguenti: il rimpianto, la nostalgia, l’incompiuto e l’irrealizzato
che caratterizza, come ben sappiamo, tutte le composizioni di Leopardi.

L’opera si propone lo scopo di mostrare agli uomini il triste vero della loro condizione di
inevitabile sofferenza, polemizzando nei confronti delle ottimistiche illusioni proposte dalle
teorie religiose e spiritualistiche dell’epoca. Leopardi non critica solo quest’ultime bensì
anche il romanticismo, corrente che corrompe il pensiero e si oppone nettamente al
razionalismo illuministico (che invece per l’autore era quello da seguire/riportare alla luce).
I contenuti, nonostante di per sé tragici e seri, sono espressi mediante una
forma satirica e ricorrendo all’uso dell’ironia.
È definibile uno stile “medio”, proprio per questo rimandiamo a un altro
concetto ovvero alla lingua di Leopardi. Dobbiamo ricordare che, Leopardi,
tenta una lingua naturale e cerca di rinnovarla sempre tenendo in considerazione la sua
impronta petrarchesca.L’innovazione però risulta essere alla fine più metrica (poiché è più
avanzata) rispetto a quella linguistica. Ricordiamo inoltre che: sia Manzoni che Leopardi
(rispettivamente nella prosa e nella poesia) cercano di rinnovare la lingua, che era divenuto
un problema già da Foscolo.

LA SCAPIGLIATURA
Nella scapigliatura non c'è una poetica comune a tutti i rappresentanti, a legarli sono le idee
e la contrapposizione alla società dove sono dei ribelli. Il termine è contenuto nel titolo di un
romanzo di uno di questi ribelli, il titolo è la scapigliatura e il 6 febbraio, e da questo i letterati
definiscono scapigliati. Questo termine rappresenta la traduzione di Bohème (baudelaire). Si
diceva che conducessero una vita zingaresca e quindi questi poeti si ricollegano ai francesi
boemi. Le opere si pongono in una posizione di crocevia intellettuale (si pone al centro tra
quello che c’era prima e quello che viene subito dopo, dal romanticismo tedesco riprende il
conflitto con la società per esempio). Praga arriva a scrivere che è il momento che Manzoni
muoia e che gli scapigliati possano esprimersi. Dai francesi riprendono il maledettissimo, da
altro il culto dell’arte bella, dal naturalismo francese la rappresentazione della verità e il
gusto per il gusto del patologico psicologico (Fosca incarna quella che nella letteratura
decadente è la donna fatale). Rispetto al loro periodo storico si pongono in conflitto con la
società del tempo, ma con una atteggiamento ambivalente del progresso (lo criticano e lo
descrivono-sorta di dualismo). C'è una mescolanza fra le arti, è molto usata la sinestesia
(unire più sfere sensoriali), fare della poesia una sinfonia musicale (come avvenne poi del
decadentismo). Hanno le potenzialità per essere moderni ma sono disadattati e non
organizzati.

PRAGA
Nasce a Milano da una famiglia benestante e viaggiò soprattutto a Parigi, e ne fu
influenzato; il padre ebbe un disastro finanziario e finì in disgrazia e morì di alcolismo.
Scrisse la raccolta Tavolozza (attenzione al colore) e la raccolta Penombre (sulle tematiche
uomo e modernità).
● IL PRELUDIO: parla della sua crisi esistenziale e della sua generazione perché i
nuovi poeti non si riconoscono più nel romanticismo italiano e nella poetica di
manzoni (si deve mettere da parte). La poesia è formata da quartine.
BOITO
Era un musicista e il librettista di Verdi, aderì alla scapigliatura in una piccola parte della sua
giovinezza, a cui si avvicinò grazie a Praga. Scrisse Dualismo (fra bene e male, virtù e vizio)
ed è emblematica per questa ambivalente.

TACCHETTI
Era ribelle e anticonformista, mori in miseria e malattia. Scrisse Paolina e Fosca
1. PAOLINA: Storia fanciulla povera sedotta da un nobile, oppressione di classi più
basse da quelle nobili (la Pamela di Richardson).
2. FOSCA: I protagonisti sono Giorgio, un ufficiale militare che inizia ad uscire con
Clara ma rimane affascinato da Fosca (nipote del generale) che era considerata
peccaminosa e brutta, a tal punto che si lascia trascinare dalla sua malvagità.
Questa donna trasferisce la sua malattia all’uomo
Il positivismo
Il positivismo è un metodo di indagine filosofica modellato sulla ricerca scientifica, questa
impostazione diventa sistematica poi con Comté (dove poi si crea e applica la sociologia).
L’individuo viene visto e inserito nella realtà sociale senza tener conto della sua psicologia
(sentimenti, emozioni e tutti gli aspetti irrazionali tipici del romanticismo).
Il positivismo ha una fede assoluta nel progresso e vede la storia divisa in varie fasi: stadio
teologico, metafisico e scientifico. Il positivismo inoltre segue la legge dei fatti ovvero: si
stabiliscono dei meccanismi, cause di effetto ma non si ricercano i motivi, delle motivazioni a
capo del fenomeno (non si ricercano le cause bensì le leggi).

Il Naturalismo (in Francia)


Il Naturalismo si afferma in Francia tra gli anni 60 e 70 dell’ottocento intorno a gruppi di
letterati francesi tra cui Emile Zola, considerato il caposcuola del movimento.
L’autore che servirà da modello i naturalisti francesi e Gustav Flaubert, che abbandona ogni
sentimentalismo romantico (es. nel suo romanzo più noto a Madame Bovary).
Flaubert descrive la vita della borghesia francese senza alcuna idealizzazione, evitando di
intervenire in prima persona nella narrazione con commenti e giudizi morali: questo è il
principio dell’impersonalità.

L’autore infatti diceva “l’artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione ,
invisibile è onnipotente, sì che lo si senta ovunque ma che non lo si veda mai.”
Altri processi/correnti alla base del naturalismo sono sicuramente: il positivismo, Charles
Darwin con l’origine della specie, il processo di industrializzazione e i suoi risvolti negativi
(diseguaglianze sociali).
I punti del naturalismo sono:
L’assoluta fiducia nella scienza.
Scientifico = moderno.
Diversamente dal romanticismo (dove la creazione d’arte si basava sulla creatività), bisogna
basarsi anche sulla vita vissuta, la cronaca, il concreto.
L’impersonalità nella narrazione.
Emile Zola è considerato il capostipite del naturalismo francese e ricordato per il suo
Romanzo sperimentale (1880), considerato il vero e proprio manifesto dei principi fondanti
del naturalismo, lo scrittore naturalista deve rappresentare la realtà sociale contemporanea,
traendo spunto da fatti realmente accaduti per il quale è possibile fare una sorta di
esperimento sociale.
Secondo i naturalisti, lo scrittore deve quindi comportarsi come uno scienziato e applicando
alla letteratura il metodo delle scienze naturali deve far “muovere” i personaggi per verificare
l’influenza esercitata su di essi dai condizionamenti genetici ambientali.

Il Verismo (in Italia)


All’inizio degli anni 70 alcuni romanzi di Zola vengono tradotti in italiano e, sulla scia del
naturalismo francese, in Italia si sviluppa il movimento del verismo.
[Il verismo è un fenomeno indotto e acquisito, addomesticato.]
Il verismo ha radici del naturalismo e nel positivismo e cronologicamente in arte corrisponde
agli impressionisti (in particolare con Monet, con la cattedrale di Rouen).i principali esponenti
del movimento sono Luigi Capuana, Giovanni Verga, Federico de Roberto, Salvatore di
Giacomo e Grazia Deledda.
Il verismo riprende alcuni caratteri del naturalismo francese come:
L’impersonalità nelle narrazioni e l’importanza attribuita al contesto storico.
Tuttavia differisce in altri caratteri come: la preferenza di alcune realtà sociali anziché altre
(infatti Verga e i veristi del sud, scelgono di rappresentare nelle opere la realtà nel mondo
rurale o marinaresco).
Parlare e scrivere di patologie sociali come: la follia, la criminalità e situazioni disagiate.

Verga, Capuana e de Roberto, non nutrono alcuna fiducia nel progresso poiché segnati da
un profondo pessimismo. Essi rappresentano una società condannata a un destino tragico e
immodificabile, in cui più umili sono destinati fatalmente a essere vinti dalla storia.
Il regionalismo, che evidenzia le differenze in Italia. (Proprio per questo parliamo di verismo
napoletano con Salvatore di Giacomo, verismo siciliano con Capuana e Verga e in Sardegna
con Grazia Deledda.)
Il diverso atteggiamento psicologico e l’impossibilità di spiegare scientificamente le
motivazioni dei sentimenti che muovono i personaggi.
Ps: Salvatore di Giacomo fa parte del verismo napoletano, un verismo quasi lirico, poetico e
più sensibile rispetto a quello crudo di Verga.
Luigi Capuana (1839-1915) È il primo, nel 1778 a recensire con toni entusiastici la
traduzione italiana di un’opera di Zola e a far conoscere in Italia l’opera dei naturalisti.
Professore universitario e critico delle opere teatrali si cimenta anche nella narrativa, con il
romanzo come Giacinta (1879), la cui protagonista, segnata da un’adolescenza di solitudine
violenza, accetta un matrimonio di convenienza pur non rinunciando al folle amore per un
altro uomo che, rivelandosi però poco sincero, la condurrà al suicidio.
Il marchese di Roccaverdina, pubblicato nel 1901 e considerato la sua opera più riuscita,
racconta della vicenda incentrato sul rapporto tra il protagonista e la sua serva-amante. Il
protagonista, dopo aver imposto alla donna un matrimonio con un uomo di sua fiducia e aver
fatto giurare agli sposi l’impegno a mantenersi casti, il marchese soccombe alla gelosia e
uccide l’uomo, impazzendo poi per il rimorso e il timore che il suo delitto venga scoperto. Al
centro delle opere di Capuana, egli pone spesso lo studio clinico dei Personaggi dalla
psicologia patologica, segnati da gravi traumi.
Un’altra opera importantissima da ricordare di Capuana è Medda (1874), poiché la
narrazione inizia “normalmente” ma gradualmente si avverte il verismo e si scivola piano in
quest’ultimo.

Importantissima è la recensione che Capuana scrive dei Malavoglia (1881), da cui si


ricavano alcuni principi fondamentali, che, secondo Capuana, differenziano notevolmente il
Verismo dal Naturalismo:
Senza dubbio l'elemento scientifico s' infiltra nel romanzo contemporaneo e lo trasforma più
pesantemente, con più coscienza, nei lavori del Flaubert, dei De Goncourt e dello Zola; ma
la vera novità non istà in questo. Né sta nella pretesa di un romanzo sperimentale, bandiera
che lo Zola inalbera arditamente, a sonori colpi di grancassa, per attirare la folla che
altrimenti passerebbe via, senza fermarsi, com'egli confessava francamente al De Amicis.
Un'opera d'arte non può assimilarsi un concetto scientifico che alla propria maniera,
secondo la sua natura di opera d'arte. Se il romanzo non dovesse far altro che della
fisiologia o della patologia, o della psicologia comparata in azione, [...] il guadagno non
sarebbe né grande né bello. Il positivismo, il naturalismo esercitano una vera e radicale
influenza nel romanzo contemporaneo, ma soltanto nella forma e tale influenza si traduce
nella perfetta impersonalità di quest'opera d'arte.
Tutto il resto, per l'arte, è una cosa molto secondaria, e dovrebbe esser tale anche nei
giudizi che si pronunciano intorno ai lavori rappresentanti, più o meno efficaci, della nuova
formula artistica. (...)
Pertanto si ricavano i seguenti elementi:
La scientificità si traduce solo nella forma artistica, nel modo con cui si fa letteratura (canone
dell'impersonalità, dell'eclisse dell'autore);
La narrativa non si deve tradurre in un esperimento scientifico in cui dimostrare una tesi.

CARDUCCI
Nacque a Valdicastello da una famiglia di media borghesia, studiò a Pisa e si laureò in
lettere, iniziando a lavorare nei licei. Pochi anni dopo la sua laurea venne chiamato dal
ministro dell’istruzione terenzio mamiani per insegnare all'università di Bologna, dove rimase
per circa 40 anni. Ebbe solo un periodo di sospensione di insegnamento a causa della sua
opposizione allo stato italiano. Partecipò alla vita culturale del periodo, partecipò anche alla
commissione per ripubblicare lo zibaldone. Tra gli allievi di carducci vi era Pascoli, ottenne il
Nobel per la letteratura e nel 1907 morì.

L’anno di svolta della sua ideologia fu il 1870, all'inizio a livello politico era ammiratore della
rivista francese, aveva idee democratiche e repubblicane, era sostenitore del risorgimento
italiano, lo sostenne ma non ne prese parte. Quando si formò l’unione d’italia ne rimase
deluso perché lo stato era troppo accentrato e fu avversario del compromesso della destra
storica; riteneva che la capitale fosse roma, schierandosi in opposizione alla chiesa,
scrivendo un inno a satana, sosteneva i diritti del popolo, in quanto capace di muovere la
storia. Era contro la chiesa, e ne criticava l’oscurantismo (tutto ciò che va contro il progresso
scientifico), invece era fiducioso nell’umanità anche se la modernità lo spaventavano (come
qualcosa che può sostituire l’uomo e ribellarsi). Venne pubblicato a riguardo il romanzo di
Frankenstein.

Nel 1870 cambiò pensiero, quando fu presa roma le sue posizioni diventarono moderate e
vicine alla monarchia, dedicando alla regina margherita un ode, venne nominato senatore
del regno e piano piano moderò il suo anticlericalismo; ma non fece mai un atto di
conversione pubblica, ma moderò le sue posizioni. Il suo patriottismo diventò nazionalismo,
sostenendo le campagne coloniali italiane (eritrea ed etiopia). Anche la sua posizione del
popolo cambiò, descrisse i poveri come volgari, cafoni e che se devono morire devono farlo
per la patria.

Questo cambiamento si può rivedere anche a livello letterario, in quanto passò da una
posizione anti romantica a una posizione vicina al romanticismo di tipo europeo. Difendeva il
classicismo di omero e virgilio ma anche quello di petrarca. Scrisse anche delle poesie che li
celebravano. Quando si dichiarava antiromantico si riferiva alla poetica di Manzoni, quindi
quello italiano e non europeo. Ebbe un momento di svolta quando ampliò la sua cultura,
appassionandosi a Hugo e Aine, quindi la sua poesia divenne più ripiegata verso la sua
soggettività.
1. Raccolte poetiche prima fase: Juvenilia e levia gravia
2. Raccolte seconda fase: Le rime nuove (in parte prima fase e seconda), sono
autobiografiche e la sua sofferenza per la morte del figlio

ODI BARBARE
sono composta da tre libri
1. 1877
2. 1882
3. 1889
Il titolo dice tutto sul metro delle poesie, in quanto vuole trasferire nella metrica italiana quelli
latini e greci (gioco degli accenti era sulle quantità delle sillabe). Questo trasferimento non
essendo perfetto lo descrive come barbaro. La sua scelta riuscì ad avere il gusto del
pubblico, infatti d’Annunzio decise di utilizzare lo stesso metodo.

-ARGOMENTI
fatti storici o temi intimi e autobiografici

VERGA
Nacque a Catania nel 1840 da una famiglia nobile ed erano proprietari terrieri. All'inizio
studio tramite un precettore, il quale era animato dal patriottismo e dal romanticismo, le
prime opere risentono di questi ideali. Viene mandato a studiare legge ma la interrompe in
quanto interessato alla letteratura, iniziando a studiare i testi di romanzieri francesi (duma
padre e figlio). Il primo esperimento di romanzo è ispirato a questi romanzi storici poi il
momento di svolta è quando si sposta a firenze nel 1865, dove vi erano intellettuali e ne
entra a contatto rimanendo influenzato. La svolta vera e propria è quando si trasferisce a
Milano nel 1872, città in cui c'erano scrittori che si possono riconoscere nella scapigliatura,
qui scrive 3 romanzi Eva, Eros e Tigre reali influenzati da questi ultimi. Verga lesse la
recensione a un romanzo di zola, e tecnicamente viene molto influenzato e nel 1878 compie
la svolta nel verismo dove scrisse rosso malpelo (inserita nella raccolta vita dei campi). Nel
1872 scrisse un bozzetto siciliano sulla vita contadina di una bracciante chiamata Nedda.
Poi inizia a scrivere il ciclo dei vinti (1 per ogni classe sociale, partendo dalle più basse in
quanto più facili da raccontare con meccanismi psicologici elementari). Scrisse altre raccolte
di novelle, novelle rusticane, la raccolta per le vie, un dramma "la cavalleria rusticana", una
raccolta "vagabondaggio", nelle raccolte "per le vie" e "vagabondaggio" cambia
l'ambientazione diventando cittadini e non solo contadino, scrive il secondo romanzo mastro
don gesualdo, si dedicò molto al terzo romanzo duchessa de leyra che non portò a termine
perché siccome usava la regressione (abbassarsi al livello dei personaggi) non era più in
grado di mantenersi distaccato dalla materia, in quanto i personaggi iniziavano ad essere
della sua stessa classe sociale (primo obiettivo di verga:eclissi autore). Per altri molto
semplicemente smise di scrivere e tornò a catania.
Fu interventista in quanto si schierò a favore della guerra in Italia, morì nel 1922, lo stesso
anno della marcia su roma.

ROMANZI PRIMA DEL VERISMO


UNA PECCATRICE, che scrisse quando era a catania, è autobiografico in quanto parla di un
siciliano che si innamora di una donna che finisce e causa il suicidio della donna stessa. Il
romanzo che scrisse a firenze la storia di una capinera, la storia di una ragazza costretta a
diventare monaca che era un grandissimo successo. A Milano scrisse romanzi influenzati
dalla scapigliatura, scrisse Eva l'amore di un pittore per una ballerina, questo pittore è un
intellettuale emarginato e quindi c'è la descrizione del rapporto difficile tra intellettuale e
società. Questo è anticipatore di atmosfere nel romanzo decadente. Poi scrive il romanzo
Eros, dove si parla di un giovane aristocratico e infine scrive tigre reale, storia d'amore per
una donna fatale che riesce a sedurre e corrompere l'innamorato. In quest'opera questo
aspetto è ripreso da fosca. La vera svolta si ebbe nel 1878 con rosso malpelo.

TECNICHE

1. Tecnica impersonalità (eclisse dell'autore-ripreso da flaubert): autore deve


nascondersi nella sua opera e vedere le cose con gli occhi dei personaggi e
esprimerle con le loro parole
2. Regressione, far parlare i personaggi e abbassarsi al loro livello
3. Linguaggio mimetico, imitando quello dei personaggi scrivendo le parole siciliane in
dialetto. La struttura della sintassi è quella siciliana e anche i modi di dire.
4. Coro popolare: un fatto è presentato attraverso il chiacchiericcio del popolo e non
raccontato (nei malavoglia)
5. Straniamento: estraniarsi dalla materia e da quello che succede e far apparire
normale quello che è strano e viceversa.tecnica adottata in rosso malpelo.

PESSIMISMO
Sta nel credere che i vincitori di oggi saranno i vinti di domani, meccanismo di lotta
incessante in cui il debole viene schiacciato dal più forte. Il giudizio è inaccettabile come la
modifica di questa legge, ma nella letterature può migliorare

ROSSO MALPELO
Escluso ed emarginato anche dalla famiglia in quanto lo ignorano e picchiano, tutti si
vergognano di lui. L'unico che mostra affetto è il padre il quale ha dei gesti di tenerezza con
lui, in quanto anche lui emarginato. Nella novella mostra amicizia per un ragazzo e lo picchia
in quanto non conosce altro linguaggio se non la violenza e perché pensa che la debolezza
è degli sconfitti e la forza dei vincenti. Rosso Malpelo, il protagonista dell’opera è così
chiamato per la rossa capigliatura, è un ragazzo che lavora duramente in una cava di sabbia
in Sicilia. Proviene da una famiglia infelice dove viene sfruttato e deriso. L'opinione popolare
attribuisce una personalità malvagia a coloro che hanno i capelli rossi e per questo motivo
Malpelo viene trattato con pregiudizio da tutti ed anche dalla stessa madre. è costretto a
vivere emarginato e isolato, trattato come una bestia. Il padre è l'unico che esprime
dell'affetto per Malpelo ma muore nella stessa cava sotto una frana di sabbia.
L'emarginazione e le difficoltà portano Malpelo ad assumere atteggiamenti violenti e spietati,
soprattutto nei confronti di chi vive una condizione ancora più debole e fragile della sua,
come Ranocchio, un ragazzo infelice che come lui che lavora alla cava. Dietro questo
carattere Malpelo nasconde però una sua umanità e un bisogno di amore che manifesta nei
confronti dello stesso Ranocchio e del padre morto. Quando Ranocchio si ammala ed in
breve tempo muore, stroncato dalle inumane condizioni di lavoro, Malpelo rimane
completamente solo.
Nel finale Malpelo si offre volontario per esplorare un passaggio della cava, egli si smarrisce
nell'indifferenza generale e senza lasciare alcuna traccia di sé.
Riga 131= se sei più deboli gli altri ti schiacciano
Malpelo si prende i castighi che erano per ranocchio a causa dei suoi capelli, che
giustificava la violenza nei suoi confronti
Riga 179=rosso malpelo voleva diventare contadino ma non poteva, in quanto la madre lo
costringeva ed era molto legato al padre
Riga 270=odiava le notti illuminate dalla luna perché per loro lavoratori dovrebbe essere
buio sempre
Riga 327= crede che la madre di ranocchio pianga perché non potrà avere la sua paga
(visione pessimistica=visione del mondo secondo verga, legge che domina è quella
dell’interesse e dell’umile)
Riga 347=un prigioniero dichiara di preferire tornare a piedi nel carcere piuttosto di lavorare
in quel luogo
Riga 370=si perdono le ossa di malpelo e rimane una leggende secondo cui molti hanno
paura di vedere rosso malpelo nella cava comparire con i suoi capelli rossi
STRANIAMENTO
Riconoscere come strano ciò che è strano
STRANIAMENTO ROVESCIATO
Il contrario dello straniamento come pensare che la violenza su di lui fosse accettabile

IL CICLO DEI VINTI


Voleva scrivere 5 romanzi che avessero per protagonisti gli uomini di tutte le classi sociali, la
sua intenzione era quella di attraversare tutte le classi dalle più basse alle più alte. Scrisse i
malavoglia e mastro don Gesualdo ma non riuscì a concludere nessun altro romanzo. La
volontà di scrivere un ciclo, lo riprende da zola con il ciclo dei rougon macquart, legando i
personaggi da due leggi, quella dell’ereditarietà e dei comportamenti sociali. Verga riprende
il concetto della lotta per la sopravvivenza dalla teoria di Darwin che viene applicata agli
uomini di ogni tipo. La lotta della vita è mossa dalla ricerca del bisogno materiale (il
progresso è come una fiumana che travolge tutti e i vinti sono sconfitti dai vincitori). Il punto
di rottura dell’equilibrio viene dato da quando il figlio di bastianazzo deve partire per la leva
militare obbligatoria, si parla anche di telegrafo in cui verga vede solo gli aspetti negativi del
progresso (conservatore).
LA PREFAZIONE

● La famiglia dei malavoglia viene perturbata dal desiderio dell’ignoto, ossia di stare
meglio. Il progresso è osservata alle sue sorgenti, ossia le classi sociali più basse in
cui c’è bisogno di guadagno
● Questa lotta per la vita è meno complicata nelle sfere minori, in quanto la ricerca è
per sostenere la sua famiglia al contrario dei più fortunati che lo fanno solo per
avidità (mastro don Gesualdo)
● Il linguaggio man mano che si sale diventa sempre più individualizzato, ossia dei
singoli personaggi che si scosta dal coro popolare
● Autore esprime posizione sul progresso economico, dicendo che gli interessi
personali cooperano al benessere di tutti in cui si identifica con la dottrina liberista di
Adam Smith (senza saperlo si aiuta il benessere di tutto), rimanendo sempre contro il
progresso.
● Anche l’osservatore si interessa alla fiumara, il progresso schiaccia chi è più debole
● L’autore osserva lo spettacolo e non lo giudica

I MALAVOGLIA
Primo romanzo del ciclo dei vinti, la famiglia si chiamava toscano, famiglia di pescatori il cui
capo famiglia Padron Ntoni, il figlio bastianazzo, il figlio di quest’ultimo giovane Ntoni. I
soprannomi sono il contrario della qualità della famiglia anche quello dell’usuraio detto zio
crocifisso (https://www.skuola.net/libri/verga-malavoglia.html). La rottura dell’equilibrio si ha
quando Ntoni parte per la leva militare.

Il progresso nella vita di questa famiglia è distruttivo, subendo una declassazione. Il


romanzo è strutturato bipolarmente, da una parte abbiano la famiglia e dall’altro il coro
popolare, questa divisione si percepisce nella descrizione della morte di bastianazzo

-LA ROBA
è la bozza del romanzo mastro don gesualdo
FANTASTICHERIA
Novella citata in cui l’autore sotto forma di lettera scrive a una dama e parla di questo mondo
di pescatori di acitrezza e la donna rimane colpita da quanto i pescatori siano legati al loro
paese. sono così uniti che l’autore scrive che è come se fossero attaccati allo scoglio come
delle ostriche (legame strettissimo degli abitanti al loro mondo). pag 209 riga 110 e seguenti
Fa riferimento a padroni ntoni, la longa, a mena, a compare alfio, a bastianazzo; in realtà
non è chiaro cosa andrà a scrivere nei malavoglia ma in questa novella c’è gia il nucleo ai
malavoglia. La religione nei malavoglia è la famiglia e spiega il forte attaccamento al loro
scoglio.

MASTRO DON GESUALDO (2° romanzo del ciclo dei vinti)


➔ Il protagonista, anche lui un self made man, in quanto diventa da muratore a signore
don. Il nome è quasi un ossimoro per la posizione degli aggettivi. Non è bipolare e in
cui le contraddizioni sono tutte nel personaggio, partendo dallo stesso nome.

Era un muratore poi con il lavoro diventa più ricco dei nobili però aspira ad entrare nella
classe nobiliare e decide di sposare una nobildonna, Bianca Trao. Lui vuole essere accettato
e in questo si discosta da Mazzarò al quale non interessa comprare lo scudo nobiliare.
Bianca disprezza Gesualdo ed infatti era già incinta di un cugino, lui però ama moltissimo la
figlia isabella. Anche lei fugge insieme a un cugino povero, rimane incinta e gesualdo la fa
sposare con il duca de leiria. Lui non è voluto dalla moglie, non amato dalla figlia e
nemmeno dai suoi fratelli i quali pensano a prendersi il suo patrimonio, non è amato dal
padre che lo invidia. Lui vorrebbe essere amato, è presente un dissidio interiore perché la
sua religione è quella della roba (come mazzarò), ma allo stesso tempo c’è anche quella
della famiglia. Questo dissidio lo somatizza e si ammala di cancro allo stomaco, come se
questi dolori lo consumassero dentro.
Può essere ambientato nell'Italia preunitaria (prima dei malavoglia), la storia dei moti del 48
irrompe nella narrazione. Gesualdo infatti si rifugia in campagna e se ne discosta, la moglie
muore e lui si ammala poco dopo e viene ospitato a palermo nel palazzo della figlia.
Isabella lo relega nella parte più isolata del palazzo, e muore da solo in compagnia di un
servitore che lo disprezza. Da questa camera Gesualdo osserva la vita del palazzo e che i
servitori non lavorano e lui si rammarica vedendo il modo in cui la sua roba viene
sperperata. Gesualdo non dice esplicitamente che vuole lasciare la ricchezza ai suoi figli
naturali e allo stesso tempo lei non si confida con il padre del suo bambino.

➔ Il primo critico, Russo, dice che Verga dalla religione della famiglia è passato a quella
della roba, i più recenti hanno puntualizzato che sono stati i suoi personaggi.
TENSIONE FAUSTIANA=desiderio di andare oltre i limiti umani.

➔ Trasformazione tecniche narrative perché non viene più applicata la regressione, i


personaggi sono della sua stessa classe sociale.

Potrebbero piacerti anche