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2. Il Realismo e Flaubert
Nella prima metà dell’Ottocento la Francia inaugura il genere del romanzo realista
con opere come Il rosso e il nero di Stendhal e la Commedia umana di Honoré de
Balzac: queste sono caratterizzate da vicende tratte dalla realtà contemporanea
e da personaggi di diversa estrazione sociale. Con il Realismo si tende ad una
rappresentazione oggettiva, che esclude il commento diretto dell’autore; si punta,
piuttosto, ad una descrizione scientifica e rigorosa. Il Realismo si afferma
definitivamente nel 1857, anno in cui esce Madame Bovary di Gustave Flaubert.
Flaubert nasce a Rouen, in Normandia, nel 1821 da una famiglia benestante. A
ventidue anni lascia Parigi, dove si era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza e dove
aveva composto le prime opere di carattere autobiografico (Memorie di un folle e
Novembre).
L’opera Madame Bovary è antiromantica sia sotto il profilo ideologico sia sotto
quello tecnico-letterario. Lo stile è antisoggettivo e per la prima volta viene
teorizzata la teoria dell’impersonalità: l’autore si limita alla rappresentazione
oggettiva della realtà escludendo dalla narrazione il suo punto di vista. Flaubert
descrive con precisione ogni dettaglio dell’ambiente borghese del villaggio di
Tostes dove agiscono i suoi personaggi e ne analizza scelte e sentimenti senza
formulare alcun tipo di giudizio.
3. La Scapigliatura
Nel 1862 il milanese Cletto Arrighi utilizza per la prima volta il termine
“scapigliatura” nel capitolo di un suo romanzo del 1857: Gli ultimi coriandoli. Lo
scrittore collega il vocabolo italiano a quello francese bohème, alla lettera “vita
zingaresca” (in passato gli zingari giungevano in Francia per lo più dalla Boemia).
La Scapigliatura è un movimento letterario sviluppatosi in Lombardia e in
Piemonte fra il 1860 e il 1875 circa. Milano è soprattutto il centro propulsore di
questo movimento: questa, infatti, è l’unica città veramente europea del neonato
Regno d’Italia e dunque luogo ideale per lo sviluppo di un movimento di
avanguardia come questo. Con la Scapigliatura assistiamo ad una prima frattura
fra l’artista e la società: questo movimento viene identificato come una categoria
sociale, ma anche come condizione esistenziale e polemica nei confronti della
ricca borghesia e come rifiuto della tradizione, rappresentata per gli scapigliati
soprattutto da Manzoni.
Émile Zola (1840-1902) nella prefazione alla seconda edizione di Thérèse Raquin
(storia di due amanti che uccidono il marito di lei e poi arrivano ad accusarsi a
vicenda davanti alla vecchia Raquin che non può denunciarli poiché muta) si
dichiara per la prima volta “scrittore naturalista” usando il termine “naturalista” per
indicare una scuola di scrittori che scrivono senza introdurre filtri romanzeschi.
Un’applicazione del metodo scientifico da parte di Zola si ritrova fra il 1868 e il
1870 quando elabora un ciclo di venti romanzi intitolato Rougon Macquart, in cui
viene indagata la «storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo
impero», pubblicandone il primo romanzo La fortune des Rougon nel 1871 con
una prefazione che ha il valore di manifesto del Naturalismo. Egli teorizza le
caratteristiche della nuova poetica e i suoi interventi teorici nel volume Il romanzo
sperimentale. I punti fondamentali di questo libro sono: il rifiuto della letteratura
romantica e dei canoni tradizionali del bello; affermazione della teoria
dell’impersonalità e del metodo scientifico (il romanzo viene visto come
strumento di indagine antropologica). Si noti che a differenza del romanzo della
prima metà dell’Ottocento, il protagonista non è un eroe, ma una persona
comune (ad esempio Zola descrive il mondo operaio e in Gérminal le lotte dei
minatori); la narrazione, invece, su cui si fondava il romanzo ottocentesco, viene
sostituita dalla descrizione.