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Nacque a Catania il 31 agosto 1840 da una famiglia di nobili origini di Vezzini (borgo agricolo).
La sua formazione scolastica venne affidata al parente Antonino Abate, che lo incoraggiò alla
letteratura.
Tra il 1856-57 scrisse il suo primo romanzo storico “Amore e patria”, caratterizzato da
romanticismo e amor di patria.
1869 si stabilisce a Firenze, dove frequenta l’ambiente letterario della città e conosce alcuni
poeti, tra cui Giovanni Prati.
Legò l’amicizia con Luigi Capuana, teorico del verismo.
1874 Verga scrive “Nedda”, un bozzetto siciliano di natura diversa dalle opere precedenti. Qui si
avvia la sua conversione al Verismo.
1883 in Francia incontra Emile Zola e nell’anno successivo esordisce nelle scene teatrali come
drammaturgo
1888 esce a puntate nella rivista Nuova Antologia il “Mastro don Gesualdo”, che fu
profondamente revisionato e pubblicato in volume nel 1889
Dal 1893 rientra stabilmente a Catania, dove pubblica l’ultima raccolta di novelle.
Scrive il suo ultimo (terzo) romanzo del ciclo dei vinti, la duchessa di Leyra.
Dalle sue ultime opere emerge il profilo di uno scrittore ormai isolato, che si dedica alla cura delle
terre di famiglia e ai figli di suo fratello.
Verga era consapevole di aver dato il meglio di sé, nonostante fu definitivo il suo distacco dagli
ambienti letterali.
Questa conversione al verismo di Verga è stata influenzata dalle letture dei naturalisti francesi e
dagli scambi intellettuali con gli amici letterati Luigi Capuana e Felice Cameroni.
Queste otto novelle rappresentano da vicino la vita, nella sua cruda realtà e verità.
Rispetto alla narrativa tradizionale Verga compie una vera rivoluzione:
Creazione della figura del “narratore popolare” -> appartenente al mondo in cui viene ambientato
il racconto; Verga narra attraverso una voce (fuori
campo) ed evita di dare giudizi personali, ma si limita
solamente a riferire i fatti dal punto di vista della
comunità di villaggio
1.Malavoglia
Inizialmente, Verga cominciò nel 1875 a progettare un bozzetto marinaresco (abbozzo
narrativo ambientato nel mondo dei pescatori) da intitolarsi Padron ‘Ntoni.
Nel 1878 annunciò che il bozzetto si era trasformato in un romanzo, i Malavoglia.
Racconta del mondo rurale di Aci Trezza:
È realistico, legato a una serie di tradizioni (proverbi, ciclo delle stagioni, il lavoro dei campi
e le liturgie)
Lo spazio è vero, i luoghi del romanzo sono quelli tipici di un paese (farmacia, sagrato,
osteria, lavatoio e la fontana)
Intorno a questa ambientazione realistica cresce una pluralità di piccole storie, individuali e
familiari, che si intrecciano e si sviluppano.
Viene ricostruita la realtà complessa della vita di un villaggio tipico.
La trama si incentra sul passaggio dal vecchio al nuovo, ritrae la tentazione di cui persino
padron ‘Ntoni cade vittima.
Il suo desiderio era quello di migliorare la sua condizione economica, passare da pescatore
a piccolo imprenditore della pesca. Per fare ciò si impegna in un affare (il negozio dei
lupini) per il quale necessita di un prestito, che gli fa zio Crocifisso.
Non sarà mai in grado di risarcirlo, poiché la barca naufraga con tutto il suo carico.
Questo episodio metterà in disgrazia tutta la famiglia.
2.Mastro don Gesualdo
Romanzo pubblicato nel 1889, è un abbozzo di romanzo psicologico (indica quasi il
superamento del romanzo verista).
È ambientato nel periodo del Regno Borbonico, periodo prima dell’unificazione (1920 circa)
Il termine “don” è un titolo di rispetto in Sicilia, per una persona diventata importante.
“Mastro”, invece, è una persona che fa lavori manuali e Gesualdo fa il muratore.
Sono due gli obiettivi di Mastro don Gesualdo: diventare ricco e cambiare la sua posizione
sociale, da manovale a don (uomo che conta)
Per far ciò si sposta (solo per avere il titolo nobiliare) con Bianca Trao, disonorata perché
incinta di un altro uomo.
La loro relazione è un fallimento, perché la differenza sociale peserà molto.
La figlia illegittima rimarrà incinta di un uomo che sperperava soldi.
Gesualdo la costrinse a sposare un altro nobile, per non perdere credibilità.
Era un uomo avido, desideroso di ricchezza ed era odiato da tutti. Solo e sradicato.
Positivismo
Nella seconda metà dell’Ottocento c’è un momento di pace.
In Italia e in Germania si completano i processi di unificazione.
Ci sono nuove potenze economiche come America e Giappone, e si consolidano gli stati liberali
(dotati di costituzione).
I positivisti pensavano che la realtà fosse razionale, cioè misurabile -> è una sorta di illuminismo,
che enfatizza la ragione dell’uomo
Questo movimento letterario in Italia prende il nome di Verismo (ha stesso significato) e i
maggiori esponenti sono:
Giovanni Verga
Luigi Capuana
Federico de Roberto
Entrambe le correnti hanno come presupposto la cultura positivista, con fiducia nel metodo
sperimentale e nel progresso.
Principio dell’impersonalità -> lo scrittore non deve esprimere giudizi, ma deve osservare e far
emergere il letterato; attraverso l’osservazione si può cambiare la
realtà (ruolo sociale del letterato).
L’autore agisce quindi come uno scienziato, dove si limita solamente
all’osservazione.