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Mentre Verga parla sempre in terza persona, il narratore è esterno nella voce ma interno nel punto
di vista; qui il personaggio è interno sia nel punto di vista sia nella voce: il narratore è intradiegetico
che conosceva il protagonista. All'inizio questa novella sembra verista poi si capisce che è
paradossale. Alienazione = alienus, diventare altro. Belluca farnetica e parla di balene che vanno
la virgola con la coda = questo è solo uno sfogo, un sintomo.
Quindi Pirandello ci dice che quello che chiamiamo follia è solo il sintomo di una società bizzarra
poiché il desiderio dell'uomo di orizzonti perduti è infinito mentre la vita ci costringe ad
appagamenti limitati (già lo vediamo con Leopardi).
Stile= da un gergo tecnico. Es: linguaggio amministrativo del suo lavoro o medico della malattia
che sembra tendere verso al realismo si passa al linguaggio straniante e paradossale.
Questo finale è da commedia non come il classico pirandelliano che è dramma, Belluca torna al
lavoro ma molto diminuisce le sue ore lavorative per non stressarsi troppo e si concede uno sfogo
nei suoi piccoli viaggi mentali VS il dramma della forma in Pirandello sarà molto più drammatico.
Questo è un finale quasi elegiaco, più tranquillo.
ROMANZI
L’ESCLUSA
L’impianto iniziale è verista perché: ambientato in un piccolo paese della Sicilia, 3 persone,
caratterizzazione dei personaggi minuziosa. Poi c’è il tipico schema borghese: lui, lei e l’altro. La
protagonista Marta Ajala, una giovane ragazza sposata con Rocco Pentagora viene sorpresa dal
marito mentre legge una lettera d’amore dal suo ammiratore Gregorio. Accusata ingiustamente di
adulterio e cacciata via di casa, Marta si ritrova disprezzata ed emarginata da tutti gli abitanti del
paese con una gravidanza inaspettata e nessun sostegno. Il padre di lei si rinchiude nella propria
camera per la vergogna del tutto incapace di affrontare l’accaduto a testa alta. Durante il
difficilissimo parto e lungo travaglio, il figlio di Marta muore pochi istanti dopo la nascita. Senza
aver avuto nemmeno il tempo di rendersi conto della tragedia, le muore anche il padre
agonizzante nella sua stanza per la disgrazia. Nonostante gli sfortunati avvenimenti, la
protagonista afferma la propria innocenza con grande forza e cerca di mantenere quanto più
possibile la sua dignità. Così, comincia a studiare e vince il concorso per fare la maestra nella
scuola del paese, ma viene sostituita da una raccomandata per via della sua reputazione. Il
tradimento di Marta avviene realmente quando, grazie all’aiuto di Gregorio viene trasferita per
lavoro in una scuola a Palermo insieme alla madre e alla sorella. La vita migliora molto a Palermo,
un lavoro che le piace, lontana dagli occhi indiscreti della gente del paese ed inoltre, inizia a
pensare di essere innamorata del suo ammiratore e dal quale poi aspetterà un figlio.
Successivamente, la madre di Rocco chiama Marta chiedendole di farle visita perché malata e
insieme al suo ex marito l’assistono durante le ultime ore della sua vita. Rocco capisce che rivuole
la moglie nella sua vita, ormai convinto dell’innocenza della donna e perciò le chiede di tornare a
casa. Marta dal suo canto confessa che in realtà aspetta un bambino da Gregorio, ma che non ne
è innamorata. Paradossalmente, Rocco la prende in casa comunque e le promette di prendersi
carico di entrambi. Pur nello scenario verista, il romanzo presenta una trama straniata, e un finale
paradossale, folle: la protagonista accusata di una colpa non commessa viene ripudiata, quando
commette la colpa viene reintegrata.
IL TURNO
Questo romanzo parla di un uomo innamorato di una donna, ma deve aspettare il suo turno, cioè
che il marito di questa donna, ormai vecchio muoia e lasci una buona pensione. Ma l’anziano
muore più tardi del previsto e la donna si posa con il suo avvocato. É un romanzo più semplice e
banale anche se l'impianto è più decadente e pirandelliano, perché paradossale. Ci mostra il gioco
delle parti, delle maschere.
IL FU MATTIA PASCAL
Un romanzo dal sapore più decadentista che verista stavolta. Inizia mentre il protagonista si
trovava in biblioteca, incontra un uomo e inizia a parlargli di Copernico e di come avesse messo in
dubbio l’antropo-centrismo dell’uomo e gli racconta la sua storia: Mattia Pascal vive in Liguria con
sua moglie e sua suocera che lo disprezzano. La vita familiare è un inferno e umiliante il modesto
impiego nella Biblioteca dove lavora. Mattia decide allora di fuggire a Montecarlo e qui vince alla
roulette un'enorme somma di denaro e per caso legge su un giornale della sua presunta morte. Ha
finalmente la possibilità di cambiare vita. Col nome di Adriano Meis comincia a viaggiare, poi si
stabilisce a Roma in casa del signor Paleari. S'innamora della figlia di lui Adriana e vorrebbe
proteggerla da suo cognato ma si accorge che la nuova identità fittizia non gli consente di
sposarsi, né di denunciare qualcuno, perché Adriano Meis per l'anagrafe non esiste. Architetta
allora un finto suicidio per poter riprendere la vera identità. Tornato a Miragno dopo due anni
nessuno lo riconosce e la moglie è ormai risposata e con una bambina. Non gli resta che chiudersi
in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni tanto dei fiori sulla sua tomba.
C’è una scena particolare tra Mattia Pascal e Paleari, il proprietario di casa: i due parlano della
tragedia Oreste. Se, mentre sta per uccidere la madre, vedesse uno strappo nel cielo di carta?
Cosa succederebbe? La differenza tra un uomo moderno e antico è proprio questa: l'antico ha dei
valori, sa quello che deve fare mentre l'uomo moderno ha visto lo strappo, si è accorto
dell'imbroglio, del patto finzionale, che tutta la vita che viviamo è un gioco di maschere.
I VECCHI E I GIOVANI
E' un romanzo storico, che ricalca l'impianto verista. Parla di molti eventi, avvenuti tra 1892/1894,
tra fasci siciliani e il crollo della banca romana. In questo biennio Pirandello racconta una
serie di storie di 20 personaggi che vivono la loro vita autonomamente e a volte le loro storie si
intrecciano. Es: scena dei fasci che vengono repressi dai piemontesi, un garibaldino che mette la
camicia rossa per vedere gli uomini che reclamano i loro diritti avanti all'esercito, si prende una
pallottola da un patriota e muore anche se non era davvero coinvolto. Sono una serie di vicende
paradossali, in cui si mescolano tutti i fili della storia dell'epoca, creando un romanzo complicato e
per questo non può essere verista. Racconta dell’incomunicabilità tra vecchi e giovani e tra
persone della stessa generazione.
UNO NESSUNO CENTOMILA
Vitangelo Moscarda è un uomo benestante che vive con sua moglie Dida, che gli fa
un’osservazione in sé innocua, ma che lo fa sprofondare in una profonda crisi esistenziale. La
donna infatti gli fa scoprire una lieve pendenza del naso, un piccolo difetto di cui egli non aveva
coscienza. Si accorge così che lui pensava di conoscersi e di sapere chi fosse, ma non è così: gli
altri vedono in lui una moltitudine di difetti e di caratteristiche di cui lui non è a conoscenza. Lui non
è “uno”, come credeva di essere, ma è “centomila” : ogni persona con cui entra in contatto lo vede
in molto diverso. Il suo io è fratturato in un’infinità di maschere in cui lui non si riconosce. Così
decide di infrangere platealmente le sue maschere, ad esempio del suo lavoro da usuraio e regala
una casa ad un uomo. Ma le persone non cambiano idea su di lui anzi lo considerano matto. Poi
continua trattando male la moglie finché decidono di rinchiuderlo in manicomio. Ma in qualche
modo ne esce vincitore: ora non è più costretto a essere “qualcuno”, può essere “nessuno” ,
rifiutare ogni identità e rinnegare il suo stesso nome, abbandonarsi allo scorrere puro della vita
senza doverla per forza costringere in una forma.
DRAMMI
LIOLÀ
Liolà è un povero contadino delle campagne di Agrigento, è un nome onomatopeico perché è
gioioso, pieno di vitalità e temperamento anarchico anche se un po’ sciocco. Durante la raccolta
delle mandorle (che ad Agrigento è un rito ancestrale) mette in cinta la moglie di un certo Simone
Palumbo, che era sterile ma non può ammetterlo quindi si lamenta della moglie che non dà figli.
Alla fine tutti sono contenti perché questo figlio arriva ma è di Liolà = è un personaggio che è vita
pura, è un satiro delle campagne che insemina molte ragazze e non pensa alle conseguenze, non
si vuole sposare mai. Sembra il più stupido di tutti ma in realtà offre il suo seme a chi ne ha
bisogno.
IL BERRETTO A SONAGLI
S’intende il berretto che veniva legato sulle testa dei matti perché quando si allontanavano troppo
da chi li sorvegliava, i sonagli suonavano e potevano individuarli e riacchiapparli. Torna ancora il
tema della follia ma inserito in un classico triangolo borghese. Ciampa è sposato con Beatrice, lei è
una donna che vuole molte attenzioni e lui il classico filosofo pirandelliano, guarda la vita
dall’esterno (infatti Pirandello dice: o la vivi o la scrivi la vita). Lei lo tradisce con un segretario, lui
lo sa ma gli va bene. Un giorno la moglie dato che vuole attirare l’attenzione di Ciampa fa in modo
che questo suo adulterio vada sulla bocca di tutti. Lui la rimprovera con grande distacco, lucidità e
calma: “O devo ammazzare tutti = delitto d’onore oppure ti fai internare nella casa dei matti per sei
mesi e poi torni alla vita di prima. Ma non puoi gettarmi la maschera di cornuto perché è
inaccettabile socialmente.” Così si va da un teatro apparentemente naturalistico a un teatro
dell’assurdo. E infine la moglie si fa internare.
IL GIOCO DELLE PARTI
Torna lo schema del triangolo borghese, con Leone Gala, classico filosofo cinico pirandelliano e la
moglie che ha un amante e si vedono nei giorni in cui il marito non c’è. Lui conservava tutti i gusci
vuoti delle uova che aveva mangiato e li fa vedere alla moglie, dicendo: “questo è il nostro
matrimonio”. Lei esasperata dall’ennesimo discorso filosofico gli lancia questi gusci dalla finestra,
però colpisce un giovane di una banda di ubriachi, che prendono questo uovo come un invito
erotico e vogliono violentarla e tutti i vicini lo vedono quindi si crea uno scandalo. Così pensa:
“dato che sono stata offesa, costringo mio marito a sfidare l’offensore, sperando che muoia (lui è
un pacifico mentre il ragazzo è molto abile con le armi) e io possa rimanere con l’amante”.
Leone Gala ha ben compreso il loro piano e accetterà di sfidare formalmente, l'offensore della
moglie, ma poi chi si dovrà battere realmente con questi sarà l’amante, poiché è lui in realtà
l'effettivo marito di sua moglie e sarà ucciso.
Questo dramma comunica che il personaggio senza la persona è forma pura, quindi sono molto
più veri delle persone, il personaggio è cristallizzato mentre l’attore quando ha finito di lavorare
torna alla sua vita. Poi il Padre dice nel monologo iniziale che i personaggi sono ancora più
duraturi delle persone. Es: don abbondio, don Chisciotte = personaggi che sono a metà tra
tragedia e commedia, vivono nei secoli e sono dentro la nostra mente.
Trasportando questa cosa nella vita, visto che ciascuno di noi recita, questa dicotomia
drammaturgica è una dicotomia della vita, perché alcuni sanno di recitare altri no. È la vita che
imita il teatro non il contrario. (Chi si tira fuori dalla recita viene espulso).
Il capocomico cerca il copione ma i sei non glielo danno VS Goldoni = rivoluzione dalla commedia
dell’arte alla commedia con copione.
ENRICO IV
Un nobile del primo 900 prende parte ad una cavalcata in costume nella quale impersona
l'imperatore Enrico IV. A questa messa in scena prendono parte anche una ragazza chiamata
Matilde, donna della quale è innamorato, nei panni di Matilde di Canossa e il suo rivale in amore
amore Belcredi. Quest'ultimo disarciona Enrico IV, il quale nella caduta batte la testa, impazzisce
(Pirandello dice: si fissa) e si convince di essere realmente il personaggio storico che stava
impersonando. Dopo 12 anni Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere
intenzionalmente per rubargli l'amore di Matilde. Decide così di fingersi ancora pazzo perché ormai
è la maschera che aveva agli occhi di tutti, anche quando dopo 20 anni dalla caduta, uno
psichiatra (ai tempi chiamato alienista da alienus= altro perché è come se la follia ti portasse fuori
da te, non è più corpus sui ma è alienus sibi) prova a guarirlo. Egli dice che per farlo guarire si
potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di 20 anni prima e ripetere la caduta da cavallo,
senza accorgersi che Enrico non è più pazzo (parodia della medicina e psicanalisi) La scena viene
così allestita, ma al posto di Matilde recita la figlia Freeda. Si ripete quindi la stessa scena ma
stavolta è Enrico che ferisce Belcredi.
Questo terzo Pirandello del meta-teatro con Enrico o i 6 personaggi fa capire che gli attori e i folli
sono più veri delle persone “normali” e alla fine sono gli unici che sanno veramente chi sono VS il
primo Pirandello mostra personaggi incastrati in una forma che non rispecchia più la loro vita. Es:
Mattia Pascal non sa chi è.