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NOVELLE

IL TRENO HA FISCHIATO pag 901


Questa novella ci fa capire perfettamente il rapporto tra la vita e la forma e che ruolo ha l'arte in
tutto questo + il tema della follia. Per Pirandello il pazzo è colui che improvvisamente si toglie la
maschera e non è più accettato dalla società, non accetta più la forma che gli è stata attribuita o
che lui stesso si è scelto è fa "esondare la vita fuori dagli argini". Pirandello aveva in mente una
raccolta di 365 novelle ma fece in tempo a scriverne solo 270 ma da queste opere possiamo
attingere moltissimo perché molte novelle diventano romanzi e opere teatrali oppure piccoli
capolavori come "il treno ha fischiato".
Trama = la novella si apre con dei medici che provano ad ipotizzare mille diagnosi per la malattia
di un uomo pazzo. Lui è il protagonista, Belluca, un classico personaggio pirandelliano costretto
nella trappola della famiglia. Egli è un contabile mansueto, metodico e paziente viene sottoposto a
pressioni sia nell'ambito familiare sia in quello lavorativo. Al lavoro, infatti, è vittima del "bullismo"
dei colleghi oltre ad essere il lavoro più allenante che ci sia. In famiglia, deve mantenere la moglie,
la suocera e la sorella della suocera - tutte e tre cieche - più le due figlie vedove e i nipoti. Belluca
per mantenere la famiglia e poter soddisfare le esigenze delle donne è costretto a intraprendere un
secondo lavoro, il copista di documenti, nelle ore notturne.
Una sera, dopo aver sentito il fischio di un treno (leopardiano= poetica dell'infinito) immagina di
viaggiare in luoghi lontani, impazzisce e inizia a farfugliare. Con queste reazioni, fuori dagli schemi
della società e dal suo modo di essere, i suoi colleghi lo ritengono pazzo e lo spediscono
nell'ospizio. Solo un vicino di casa si rende effettivamente conto delle motivazioni che l'hanno
spinto a tale gesto ed è l'unico a capire che il protagonista non è diventato pazzo, bensi il suo
comportamento è stato una semplice reazione alla situazione diventata ormai insostenibile.

Mentre Verga parla sempre in terza persona, il narratore è esterno nella voce ma interno nel punto
di vista; qui il personaggio è interno sia nel punto di vista sia nella voce: il narratore è intradiegetico
che conosceva il protagonista. All'inizio questa novella sembra verista poi si capisce che è
paradossale. Alienazione = alienus, diventare altro. Belluca farnetica e parla di balene che vanno
la virgola con la coda = questo è solo uno sfogo, un sintomo.
Quindi Pirandello ci dice che quello che chiamiamo follia è solo il sintomo di una società bizzarra
poiché il desiderio dell'uomo di orizzonti perduti è infinito mentre la vita ci costringe ad
appagamenti limitati (già lo vediamo con Leopardi).
Stile= da un gergo tecnico. Es: linguaggio amministrativo del suo lavoro o medico della malattia
che sembra tendere verso al realismo si passa al linguaggio straniante e paradossale.
Questo finale è da commedia non come il classico pirandelliano che è dramma, Belluca torna al
lavoro ma molto diminuisce le sue ore lavorative per non stressarsi troppo e si concede uno sfogo
nei suoi piccoli viaggi mentali VS il dramma della forma in Pirandello sarà molto più drammatico.
Questo è un finale quasi elegiaco, più tranquillo.

CIÀULA SCOPRE LA LUNA


Ciaula è un ragazzo che lavora in una miniera di zolfo inSicilia, deriso e maltrattato da tutti per la
sua scarsa intelligenza. Cacciagallina è il padrone della miniera e, una sera, vuole che i lavoratori
restino per finire il carico di quel giorno, ma non viene assecondato da tutti. Gli unici a trattenersi
sono Zi Scarda e Ciaula che, non è preoccupato per il buio della miniera, perché ne conosce bene
le gallerie, ma ha paura del buio della notte. Ciò ha avuto inizio quando nella miniera è scoppiata
una mina, che ha ucciso il figlio di Zi' Scarda e ha reso Zi' Scarda cieco da un occhio. Per la paura
dell'esplosione si era rifugiato in un anfratto ed entrandoci aveva rotto la sua lanterna. Quella notte
Ciaula è impaurito per il buio che troverà uscendo dalla miniera ma quando arriva in superficie, con
grande stupore scopre la bellezza della luna e si commuove ("sapeva che cos'era; ma come tante
cose si sanno, a cui non si è data mai importanza").
Paragonare Rosso Malpelo (Verga) e Ciàula scopre la luna (Pirandello)
Entrambi mostrano uno spaccato di società nella Sicilia post unitaria, cioè il duro lavoro
specialmente dei bambini o dei ragazzi nelle miniere. Ma la vera e primaria differenza sta nello
stile, infatti Verga descrive tutto in modo realistico, naturalistico e la lettura della novella ha
suscitato in me un sentimento di tristezza e di angoscia; invece lo stile pirandelliano è
caratterizzato da quella nota umoristica che ti fa sorridere oltre che riflettere, Inoltre Pirandello si
concentra molto di più sulla psiche dei personaggi, sulla loro connotazione psicologica, in
particolare sul protagonista Ciaula che, come molti dei caratteri pirandelliani, è considerato un
folle, un ragazzo con problemi mentali e spesso l'autore sottolinea questo, ad esempio dicendo:
"senza che ne avesse chiara coscienza" o "resto a guardarlo con occhi da ebete". Un'altra
analogia è il fatto che entrambi gli autori utilizzino nomi parlanti: rosso malpelo poiché era rosso di
capelli e malizioso e arrogante; mentre Ciaula in dialetto significa cornacchia poiché egli non
ragionava sulle sue azioni come gli animali.

ROMANZI

L’ESCLUSA
L’impianto iniziale è verista perché: ambientato in un piccolo paese della Sicilia, 3 persone,
caratterizzazione dei personaggi minuziosa. Poi c’è il tipico schema borghese: lui, lei e l’altro. La
protagonista  Marta Ajala, una giovane ragazza sposata con Rocco Pentagora viene sorpresa dal
marito mentre legge una lettera d’amore dal suo ammiratore Gregorio. Accusata ingiustamente di
adulterio e cacciata via di casa, Marta si ritrova disprezzata ed emarginata da tutti gli abitanti del
paese con una gravidanza inaspettata e nessun sostegno. Il padre di lei si rinchiude nella propria
camera per la vergogna del tutto incapace di affrontare l’accaduto a testa alta. Durante il
difficilissimo parto e lungo travaglio, il figlio di Marta muore pochi istanti dopo la nascita. Senza
aver avuto nemmeno il tempo di rendersi conto della tragedia,  le muore anche il padre
agonizzante nella sua stanza per la disgrazia. Nonostante gli sfortunati avvenimenti, la
protagonista afferma la propria innocenza con grande forza e cerca di mantenere quanto più
possibile la sua dignità. Così, comincia a studiare e vince il concorso per fare la maestra nella
scuola del paese, ma viene sostituita da una raccomandata per via della sua reputazione. Il
tradimento di Marta avviene realmente quando, grazie all’aiuto di Gregorio viene trasferita per
lavoro in una scuola a Palermo insieme alla madre e alla sorella. La vita migliora molto a Palermo,
un lavoro che le piace,  lontana dagli occhi indiscreti della gente del paese ed inoltre, inizia a
pensare di essere innamorata del suo ammiratore e dal quale poi aspetterà un figlio.
Successivamente, la madre di Rocco chiama Marta chiedendole di farle visita perché malata e
insieme al suo ex marito l’assistono durante le ultime ore della sua vita. Rocco capisce che rivuole
la moglie nella sua vita, ormai convinto dell’innocenza della donna e perciò le chiede di tornare a
casa. Marta dal suo canto confessa che in realtà aspetta un bambino da Gregorio, ma che non ne
è innamorata. Paradossalmente, Rocco la prende in casa comunque e le promette di prendersi
carico di entrambi. Pur nello scenario verista, il romanzo presenta una trama straniata, e un finale
paradossale, folle: la protagonista accusata di una colpa non commessa viene ripudiata, quando
commette la colpa viene reintegrata.

IL TURNO
Questo romanzo parla di un uomo innamorato di una donna, ma deve aspettare il suo turno, cioè
che il marito di questa donna, ormai vecchio muoia e lasci una buona pensione. Ma l’anziano
muore più tardi del previsto e la donna si posa con il suo avvocato. É un romanzo più semplice e
banale anche se l'impianto è più decadente e pirandelliano, perché paradossale. Ci mostra il gioco
delle parti, delle maschere.
IL FU MATTIA PASCAL
Un romanzo dal sapore più decadentista che verista stavolta. Inizia mentre il protagonista si
trovava in biblioteca, incontra un uomo e inizia a parlargli di Copernico e di come avesse messo in
dubbio l’antropo-centrismo dell’uomo e gli racconta la sua storia: Mattia Pascal vive in Liguria con
sua moglie e sua suocera che lo disprezzano. La vita familiare è un inferno e umiliante il modesto
impiego nella Biblioteca dove lavora. Mattia decide allora di fuggire a Montecarlo e qui vince alla
roulette un'enorme somma di denaro e per caso legge su un giornale della sua presunta morte. Ha
finalmente la possibilità di cambiare vita. Col nome di Adriano Meis comincia a viaggiare, poi si
stabilisce a Roma in casa del signor Paleari. S'innamora della figlia di lui Adriana e vorrebbe
proteggerla da suo cognato ma si accorge che la nuova identità fittizia non gli consente di
sposarsi, né di denunciare qualcuno, perché Adriano Meis per l'anagrafe non esiste. Architetta
allora un finto suicidio per poter riprendere la vera identità. Tornato a Miragno dopo due anni
nessuno lo riconosce e la moglie è ormai risposata e con una bambina. Non gli resta che chiudersi
in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni tanto dei fiori sulla sua tomba.
C’è una scena particolare tra Mattia Pascal e Paleari, il proprietario di casa: i due parlano della
tragedia Oreste. Se, mentre sta per uccidere la madre, vedesse uno strappo nel cielo di carta?
Cosa succederebbe? La differenza tra un uomo moderno e antico è proprio questa: l'antico ha dei
valori, sa quello che deve fare mentre l'uomo moderno ha visto lo strappo, si è accorto
dell'imbroglio, del patto finzionale, che tutta la vita che viviamo è un gioco di maschere.

SI GIRA o quaderni di Serafino Gubbio operatore


Affronta una tematica modernissima per l'epoca: il cinema. Nei primi anni del cinema non c'era la
macchina da presa meccanica, ma con un operatore che girava la manovella e avvolgeva il nastro
con i fotogrammi che si imprimevano sullo schermo. In questo romanzo si narra la vicenda di
Serafino, un cineoperatore che quotidianamente annota in un diario tutti gli avvenimenti che
riguardano quelli che lavorano nel suo ambiente e soprattutto la storia di un'attrice russa chiamata
Varia, grande seduttrice di uomini. Ella viene paragonata ad una tigre. È una donna che fa del
male agli uomini ma non ne prova piacere. Serafino si sente totalmente alienato dal suo lavoro
tant'è che poi afferma: "Finii d'esser Gubbio e diventai una mano". Nella scena finale del romanzo
Serafino riprende meccanicamente con la sua cinepresa una scena terribile: Aldo Nuti sta girando
una scena cui deve uccidere una tigre; tuttavia, invece di rivolgere l'arma verso l'animale, egli
uccide la donna perché erano fidanzati ma l’ha tradito. Rimane però ucciso a sua volta, sbranato
dalla stessa tigre. Serafino, che sta filmando la scena, diviene muto, afasico per lo shock ma
continua a girare la manovella alienato. (Tema dell'afasia anche in
Dante, nel primo canto e nel 33). Il pazzo è chi non è più in sé, chi è fuori di sé e ormai serafino
era pazzo e alienato, era una macchina.

I VECCHI E I GIOVANI
E' un romanzo storico, che ricalca l'impianto verista. Parla di molti eventi, avvenuti tra 1892/1894,
tra fasci siciliani e il crollo della banca romana. In questo biennio Pirandello racconta una
serie di storie di 20 personaggi che vivono la loro vita autonomamente e a volte le loro storie si
intrecciano. Es: scena dei fasci che vengono repressi dai piemontesi, un garibaldino che mette la
camicia rossa per vedere gli uomini che reclamano i loro diritti avanti all'esercito, si prende una
pallottola da un patriota e muore anche se non era davvero coinvolto. Sono una serie di vicende
paradossali, in cui si mescolano tutti i fili della storia dell'epoca, creando un romanzo complicato e
per questo non può essere verista. Racconta dell’incomunicabilità tra vecchi e giovani e tra
persone della stessa generazione.
UNO NESSUNO CENTOMILA
Vitangelo Moscarda è un uomo benestante che vive con sua moglie Dida, che gli fa
un’osservazione in sé innocua, ma che lo fa sprofondare in una profonda crisi esistenziale. La
donna infatti gli fa scoprire una lieve pendenza del naso, un piccolo difetto di cui egli non aveva
coscienza. Si accorge così che lui pensava di conoscersi e di sapere chi fosse, ma non è così: gli
altri vedono in lui una moltitudine di difetti e di caratteristiche di cui lui non è a conoscenza. Lui non
è “uno”, come credeva di essere, ma è “centomila” : ogni persona con cui entra in contatto lo vede
in molto diverso. Il suo io è fratturato in un’infinità di maschere in cui lui non si riconosce. Così
decide di infrangere platealmente le sue maschere, ad esempio del suo lavoro da usuraio e regala
una casa ad un uomo. Ma le persone non cambiano idea su di lui anzi lo considerano matto. Poi
continua trattando male la moglie finché decidono di rinchiuderlo in manicomio. Ma in qualche
modo ne esce vincitore: ora non è più costretto a essere “qualcuno”, può essere “nessuno” ,
rifiutare ogni identità e rinnegare il suo stesso nome, abbandonarsi allo scorrere puro della vita
senza doverla per forza costringere in una forma.

DRAMMI

Primo periodo= naturalistico


PENSACI GIACOMINO
Agostino Toti ha settan’anni ed è un professore di liceo prossimo alla pensione. Da poco tempo si
è preso in moglie una sua alunna, la giovane Maddalena. Ma c’è una grande differenza di età e il
paese si scandalizza. (Il dramma di Pirandello prima ti fa vedere lo shock che c’è all’interno del
villaggio poi ti spiega la verità). Toti voleva fare un buon gesto per la donna beneficandola con la
propria pensione e in futuro la propria eredità, idem per il suo giovane fidanzato Giacomino, a cui
ha trovato un lavoro e il loro figlio. Ma un giorno, il professore scopre che il ragazzo si è fidanzato
con un’altra giovane e non vuole avere più niente a che fare né con lui, né con Maddalena, e che
rinuncia a tutto. Ma il professore non può accettare che i suoi piani vengano stravolti per motivi
sentimentali e affronta il giovane minacciandolo e dice: “Pensaci, Giacomino! Pensaci!”.

LIOLÀ
Liolà è un povero contadino delle campagne di Agrigento, è un nome onomatopeico perché è
gioioso, pieno di vitalità e temperamento anarchico anche se un po’ sciocco. Durante la raccolta
delle mandorle (che ad Agrigento è un rito ancestrale) mette in cinta la moglie di un certo Simone
Palumbo, che era sterile ma non può ammetterlo quindi si lamenta della moglie che non dà figli.
Alla fine tutti sono contenti perché questo figlio arriva ma è di Liolà = è un personaggio che è vita
pura, è un satiro delle campagne che insemina molte ragazze e non pensa alle conseguenze, non
si vuole sposare mai. Sembra il più stupido di tutti ma in realtà offre il suo seme a chi ne ha
bisogno.

IL BERRETTO A SONAGLI
S’intende il berretto che veniva legato sulle testa dei matti perché quando si allontanavano troppo
da chi li sorvegliava, i sonagli suonavano e potevano individuarli e riacchiapparli. Torna ancora il
tema della follia ma inserito in un classico triangolo borghese. Ciampa è sposato con Beatrice, lei è
una donna che vuole molte attenzioni e lui il classico filosofo pirandelliano, guarda la vita
dall’esterno (infatti Pirandello dice: o la vivi o la scrivi la vita). Lei lo tradisce con un segretario, lui
lo sa ma gli va bene. Un giorno la moglie dato che vuole attirare l’attenzione di Ciampa fa in modo
che questo suo adulterio vada sulla bocca di tutti. Lui la rimprovera con grande distacco, lucidità e
calma: “O devo ammazzare tutti = delitto d’onore oppure ti fai internare nella casa dei matti per sei
mesi e poi torni alla vita di prima. Ma non puoi gettarmi la maschera di cornuto perché è
inaccettabile socialmente.” Così si va da un teatro apparentemente naturalistico a un teatro
dell’assurdo. E infine la moglie si fa internare.
IL GIOCO DELLE PARTI
Torna lo schema del triangolo borghese, con Leone Gala, classico filosofo cinico pirandelliano e la
moglie che ha un amante e si vedono nei giorni in cui il marito non c’è. Lui conservava tutti i gusci
vuoti delle uova che aveva mangiato e li fa vedere alla moglie, dicendo: “questo è il nostro
matrimonio”. Lei esasperata dall’ennesimo discorso filosofico gli lancia questi gusci dalla finestra,
però colpisce un giovane di una banda di ubriachi, che prendono questo uovo come un invito
erotico e vogliono violentarla e tutti i vicini lo vedono quindi si crea uno scandalo. Così pensa:
“dato che sono stata offesa, costringo mio marito a sfidare l’offensore, sperando che muoia (lui è
un pacifico mentre il ragazzo è molto abile con le armi) e io possa rimanere con l’amante”.
Leone Gala ha ben compreso il loro piano e accetterà di sfidare formalmente, l'offensore della
moglie, ma poi chi si dovrà battere realmente con questi sarà l’amante, poiché è lui in realtà
l'effettivo marito di sua moglie e sarà ucciso.

Secondo periodo= con finale surreale


COSÌ È SE VI PARE
L'opera è incentrata su un tema molto caro a Pirandello: l'inconoscibilità del reale, di cui ognuno
può dare una propria interpretazione - che può non coincidere con quella degli altri. É tratta da una
novella chiamata: il signor Ponza e la signora Frola. In un paesino vivono due strani individui:
⁃ signore anziana in un palazzo di lusso
⁃ signore di mezza età in un appartamento
Non fanno nessuna vita sociale ma ogni giorno si scambiano bigliettini. Piano piano il villaggio che
spettegola scopre che sono genero e suocera però non si vede nessuna moglie, forse o il marito o
la madre la chiudono in casa.
Così la suocera dice la sua: “noi proveniamo da una zona terremotata (Marsica), un sasso ha
colpito la testa di Ponza e ha perso la memoria, dimenticando chi è sua moglie, poi l’ha conosciuta
di nuovo e risposata, ma ora lui non sa che io sono sua madre quindi pensa che io sia una pazza,
a malapena mi consente qualche bigliettino.”
A questo punto tutti dicono che lui è un mostro, ma lui dà la sua teoria: “la moglie è morta durante
il terremoto, l’ha seppellita lui stesso, ma la madre che non riesce ad elaborare il lutto della figlia
ha iniziato a stalkerare la seconda moglie, convinta che questa sia sua figlia. Anche se è pazza gli
vuole bene quindi gli concede questi bigliettini”.
Tutto il villaggio si schiera, chi è il vero pazzo? Tranne un certo Laudisi, classico filosofo
pirandelliano che ha capito il gioco delle parti e nell’ultima scena del dramma finalmente comprare
la moglie e si può scoprire la verità: “si sono la seconda moglie di Ponza ma sono anche la figlia di
questa donna, io sono colei che vi si pare e per me nessuna” = quindi non ha un’identità ma è
come la vedono gli altri, per il marito è una, per la madre un’altra e per se stessa nessuna. Quella
che avrebbe dovuto sciogliere l’enigma non lo fa, è lo stesso messaggio di uno nessuno centomila,
non è possibile delineare la propria identità.

Terzo periodo = meta-teatro


SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE
La scena si apre con un palcoscenico in corso di allestimento per le prove del secondo atto di
un'opera teatrale di Pirandello: il gioco delle parti (la scena dei gusci d’uovo). Mentre gli attori e i
membri della compagnia si organizzano per la prova, arrivano sei persone. Questi annunciano di
essere personaggi, creati da un autore che poi non ha voluto scrivere il loro dramma. Chiedono
che esso sia rappresentato dal capocomico e si offrono di mostrarglielo. Lo svolgimento della
vicenda: Il Padre, uomo distinto sulla cinquantina, classico filosofo pirandelliano, ha cacciato di
casa la moglie (il personaggio è indicato come “la Madre”) per permetterle di crearsi una nuova
vita con un altro uomo, il segretario. Ma il Padre non perde mai di vista il nuovo nucleo familiare
della Madre, con i vari figli; va a guardare quest’ultima che esce dall’asilo, e un giorno le porta pure
un regalo, finché la famiglia non si trasferisce in un altro paese. Un giorno il segretario muore e la
famiglia è costretta a tornare in patria. Madre e Figliastra trovano lavoro presso un atelier gestito
da Madama Pace, che forza la Figliastra, giovane e bellissima, a intrattenersi con degli uomini e
come cliente un giorno si trova il proprio il Padre, che non la riconosce; i due stanno per
consumare il rapporto quando in stanza entra la Madre, che gridando li interrompe giusto in tempo.
Convinto dell’interesse della vicenda, il capocomico acconsente a rappresentarla, prima i sei
personaggi mostrano la vicenda del rapporto quasi avvenuto nel retro bottega, fanno fa modello,
esempio e appare anche Madama Pace, donna vestita in maniera stravagante con una ridicola
parlata mezzo italiana e mezzo spagnola. Poi ci provano gli attori ma si apre ben presto un
contrasto insanabile. Gli attori, nonostante gli sforzi, non riescono a rappresentare il dramma reale
dei Personaggi, i loro sentimenti fondamentali, il vero essere di ciascuno: il dolore della Madre, il
rimorso del Padre, la vendetta della Figliastra, lo sdegno del Figlio. Sulla scena tutto appare falso.
Tutto culmina nella scena finale in cui la storia finisce in tragedia, senza avere la possibilità di
comprendere se essa sia reale o no: la Bambina annega nella vasca del giardino e il Giovinetto si
spara (e al capocomico appaiono i loro fantasmi).

Questo dramma comunica che il personaggio senza la persona è forma pura, quindi sono molto
più veri delle persone, il personaggio è cristallizzato mentre l’attore quando ha finito di lavorare
torna alla sua vita. Poi il Padre dice nel monologo iniziale che i personaggi sono ancora più
duraturi delle persone. Es: don abbondio, don Chisciotte = personaggi che sono a metà tra
tragedia e commedia, vivono nei secoli e sono dentro la nostra mente.
Trasportando questa cosa nella vita, visto che ciascuno di noi recita, questa dicotomia
drammaturgica è una dicotomia della vita, perché alcuni sanno di recitare altri no. È la vita che
imita il teatro non il contrario. (Chi si tira fuori dalla recita viene espulso).
Il capocomico cerca il copione ma i sei non glielo danno VS Goldoni = rivoluzione dalla commedia
dell’arte alla commedia con copione.

ENRICO IV
Un nobile del primo 900 prende parte ad una cavalcata in costume nella quale impersona
l'imperatore Enrico IV. A questa messa in scena prendono parte anche una ragazza chiamata
Matilde, donna della quale è innamorato, nei panni di Matilde di Canossa e il suo rivale in amore
amore Belcredi. Quest'ultimo disarciona Enrico IV, il quale nella caduta batte la testa, impazzisce
(Pirandello dice: si fissa) e si convince di essere realmente il personaggio storico che stava
impersonando. Dopo 12 anni Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere
intenzionalmente per rubargli l'amore di Matilde. Decide così di fingersi ancora pazzo perché ormai
è la maschera che aveva agli occhi di tutti, anche quando dopo 20 anni dalla caduta, uno
psichiatra (ai tempi chiamato alienista da alienus= altro perché è come se la follia ti portasse fuori
da te, non è più corpus sui ma è alienus sibi) prova a guarirlo. Egli dice che per farlo guarire si
potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di 20 anni prima e ripetere la caduta da cavallo,
senza accorgersi che Enrico non è più pazzo (parodia della medicina e psicanalisi) La scena viene
così allestita, ma al posto di Matilde recita la figlia Freeda. Si ripete quindi la stessa scena ma
stavolta è Enrico che ferisce Belcredi.

Questo terzo Pirandello del meta-teatro con Enrico o i 6 personaggi fa capire che gli attori e i folli
sono più veri delle persone “normali” e alla fine sono gli unici che sanno veramente chi sono VS il
primo Pirandello mostra personaggi incastrati in una forma che non rispecchia più la loro vita. Es:
Mattia Pascal non sa chi è.

Pirandello non credeva nella psicanalisi, lo si vede in Enrico IV e il treno fischiò.


Sciascia scrive un’opera chiamata: “alfabeto pirandelliano”, qui scrive = Il mancato incontro tra
Freud e Pirandello è una grande fortuna = perché una visione così strutturata come quella di Freud
avrebbe limitato il pensiero pirandelliano.

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