VITA
Nasce nel 1840 a Catania da una famiglia di agiati proprietari terrieri, vive per un certo
periodo di tempo a Firenze negli anni in cui era capitale.
Nel 1872 si trasferisce a Milano entra in contatto con l'ambiente più aperto culturalmente,
con la scapigliatura, ed entra a contatto con l'ambiente verista.
Nel 1893 torna a vivere a Catania e si chiude in un silenzio, fino alla sua morte nel 1922.
Verga non è da subito verista, inizialmente scrive romanzi di gusto tardo-romantico e
scapigliato, per poi nel 1878 dedicarsi alla stesura di romanzi veristi. Egli ritiene che la realtà
sia dominata dalla legge immutabile della lotta per la vita è che il comportamento dell’uomo
sia determinato dalla natura (determinismo).
OPERE
Eva, Eros e Tigre reale, Storia di una capinera (no verista, ma prende spunto da un fatto
realmente accaduto - monacazione di una ragazza contro la sua volontà - verga prende
spunto da un uccello che costretto in gabbia era morto). Ancora non sono veristi, anche se è
presente un ambiente di sfondo.
Il primo testo che si avvicina di più al verismo è Nedda, bozzetto di ambiente siciliano e
rusticano, ma ancora, pur essendo ambientato in Sicilia, non vengono realizzate le nuove
tecniche narrative e i nuovi toni veristi.
Rosso Malpelo rappresenta la svolta verista, in cui sono presenti impersonalità, eclisse
dell'autore, regressione e tecniche narrative.
In alcune lettere a Capuana ed a Cameroni, Verga manifesta il suo timore per la reazione
dei lettori. I personaggi sono infatti messi all’inizio come se il lettore li avesse sempre
conosciuti, non li presenta per non venire meno l'eclisse dell’autore e la confusione sarebbe
dovuta sparire man mano che la lettura fosse andata avanti. E’ fondamentale per conoscere
i personaggi non ascoltare solo le loro parole ma anche assistere alle vicende che vivono
(soffiarsi il naso). La descrizione dei Malavoglia doveva essere sobria, in quanto sarebbe
stata più efficace.
Inoltre il mare spesso in burrasca rende impossibile la pesca e le malattie come il colera e il
tifo sono insidie presenti.
Tutti i personaggi citati sono personaggi dei Malavoglia (vecchietto: Padron ‘Ntoni).
Verga non scrive in dialetto perchè in tal caso la sua opera non sarebbe potuta essere
compresa dai più. Scrive con una lingua popolare, utilizzando espressioni popolari ma
comprensibili anche a chi non conosce il dialetto siciliano.
Ideale dell’ostrica
Verga sostiene che, con l’ideale dell’ostrica, i Malavoglia debbano restare ad Aci Trezza
nonostante le difficoltà, in quanto non potrebbero vivere altrove.
Se l’uomo si stacca dallo scoglio, il mondo se lo mangia (lo trasforma). Ntoni dopo essere
andato via torna, ma se ne va di nuovo subito perchè non si sente più di appartenere al
paese perché il mondo lo ha cambiato.
In questa novella non è ancora presente la regressione. La prima novella in cui Verga
regredisce è Rosso malpelo.
Rosso malpelo
Pubblicato per la prima volta in una rivista e poi nel 1880 in vita dei campi.
E’ significativo perché contiene in sé tutti gli aspetti come la regressione, l'indiretto libero e
narratore non onnisciente (compendio al tipico testo verista)
Il nome deriva dai suoi capelli rossi ed era credenza popolare che chi avesse i capelli rossi
fosse cattivo e malizioso. Tutti lo chiamano così, anche la madre, al punto da quasi
dimenticare il nome di battesimo del figlio. Questo aspetto rientra in una tecnica chiamata
dello straniamento, la quale indica che tutto ciò che dovrebbe essere normale viene
presentato come strano e viceversa.
La lupa
Figura femminile sensuale, protagonista della novella.
La Lupa viene emarginata, paragonata ad un animale che spolpa figli e mariti delle altre
donne del paese. Ha una figlia, Maricchia, che si dispera perché nessuno vuole prenderla in
sposa a causa della madre. Un giorno Gna Pina, che lavorava nei campi e non andava mai
in chiesa, si innamora del giovane Nanni e gli chiede di sposarla, ma egli risponde di volere
la figlia è la sua roba. Allora la madre organizza il matrimonio dei due obbligando la figlia e
da in dote anche la casa, riservandosi però un cantuccio nella cucina.
Mentre Maricchia sta in casa ad allattare i figli, la Lupa lavora nei campi e si vede con Nanni
di nascosto. Egli la rifiuta inizialmente, ma poi cade in tentazione. Un giorno la Nanni si
ammala è il prete, per compiere l’estrema unzione, costringe la Lupa ad andarsene di casa.
Nanni non muore, ma sarebbe stato meglio per lui morire visto che la donna continua le sue
provocazioni fini a scatenare l’ira della figlia, che si reca
I Malavoglia
La focalizzazione del romanzo è interna e corale, in quanto viene presentato dall’autore il
punto di vista della massa. Uno degli elementi fondamentali del verismo è il determinismo,
secondo cui l’uomo non può cambiare il proprio destino. I malavoglia è ambientato in Sicilia,
che faceva parte della Magna Grecia e possiamo quindi considerare che i Malavoglia
abbiano peccato di iubris, ovvero di sentimento di mancanza di rispetto nei confronti degli
dei. Inoltre la visione di Verga nei confronti della famiglia Toscano è duplice: da un lato una
visione paternalistica, sensibile nei confronti della loro disgrazia, dall’altro la mentalità
dell’osteria secondo cui non avrebbero dovuto provare a cambiare il loro destino. Era inoltre
presente una mentalità economicistica, legata al denaro (straniamento).
Questo romanzo si colloca in un contesto in cui non c’erano tutte le tutele che ci sono oggi
per il lavoro minorile, introdotte nel 1989 e dettati nella nostra costituzione dagli articoli dal
35 in poi, in cui i minori possono lavorare solo in televisione, in servizi familiari e agricoltura
ma mai dopo la mezzanotte e nei giorni di festa e per far lavorare i bambini si deve avere il
permesso del prefetto.