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GIOVANNI VERGA

Vita
Nasce a Catania nel 1840 , appartiene a una piccola nobiltà agraria e di orientamento
anzi borbonico e liberale. Aveva idee patriottiche ed è formato da una cultura romantica.
Si scrive alla facoltà di legge all’Università di Catania che abbandona successivamente
per dedicarsi all’attività letteraria. Si arruola poi la guardia nazionale catanese(la forza
armata istituita dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia). In questo periodo pubblica un
romanzo storico “ sulle lagune” che parla di un amore contrastato che ha come sfondo
l’occupazione austriaca a Venezia. I suoi primi scritti sono modulati su quelli uno dei
più grandi maestri del romanzo d’appendice(pubblicato a capitoli sull’ultima pagina di
quotidiani) Eugene Sue.
Successivamente il piccolo borgo catanese inizia stare istruito e quindi si trasferisce a
Firenze e inizia a frequentare ambienti intellettuali fiorentini nonostante si senta in
colpa per aver abbandonato la propria famiglia. In questo periodo riesci a dare una svolta
alla propria carriera pubblica vari romanzi tra cui “ una peccatrice”. In questi romanzi i
protagonisti non sono più eroi risorgimentali ma donne travolti dalla passione, la cui
psicologia e ancora attenta ai gusti del pubblico. Successivamente si trasferisce a Milano
e inizia a frequentare la vita dei salotti borghesi luogo di ritrovo di artisti e letterati che
fa da sfondo alle sue opere. Nel 1874 Verga pubblica “ Nedda” la storia di un
raccoglitrice di olive. Inizia così a focalizzare l’attenzione sul mondo popolare siciliano.
Grazie le sollecitazioni dei grandi narratori del naturalismo francese annuncia di voler
scrivere un ciclo di romanzi veristi con il titolo provvisorio “ la marea” che poi sarà
sostituito da “ i vinti”. Il primo romanzo di questo ciclo “ i malavoglia” viene accolto
freddamente e quindi ritorna alla sua produzione di stampo borghese. Nel 1884
esordisce il mondo teatrale, è uno dei romanzi più importanti é mastro Don Gesualdo.
Nel 1893 ritorna in Sicilia dove la sua attività è dedicata soprattutto al teatro come per
esempio “ la lupa”. In queste opere emerge la sfiducia nei confronti del genere umano
mosso da egoismo e interesse personale.
Produzione letteraria
La produzione letteraria verghiana è sempre stata influenzata dalle vicende personali e dal
contesto culturale le quale si trova.
-FASE STORICO-PATRIOTTICA
dove scrive principalmente romanzi storici dal gusti romantico- risorgimentale fondata
sugli ideali patriottici
-FASE ROMANZI D’INTRATTENIMENTO
trovandosi di fronte un pubblico post-risorgimentale si dedica ai romanzi
d’intrattenimento caratterizzati da una passione travolgente, come per esempio “ storia di
una capinera” parla di Maria, un’orfana costretta alla vita monastica e impazzita per
amore.
-FASE NARRAZIONE OGGETTIVA
compone il “ ciclo mondano”: gli ideali amorosi dei giovani protagonisti si scontrano
con una realtà misera e corrotta della società moderna. Delineano una società destinata
alla corruzione morale al dominio del denaro. E viene sottolineata una concezione
fallimentare del progresso è un’idea di arte che ha il compito di documentare la realtà e
presentarla in modo crudo, quindi raccontare con veridicità e senza filtri i valori che si
tre grattano dietro la faccia del benessere del godimento materiale.
“Eva”: Racconta del pittore Henri Colanti che si trasferisce in Sicilia per trovare fortuna
si innamora di Eva una ballerina che decide di abbandonare la sua professione per vivere
con lui in condizioni di miseria. Molto presto insorgeranno i problemi materiali che
corroderanno il sentimento della coppia infatti si separeranno Eva tornerà la vita
lussuosa invece Enrico venduto sei gusti del pubblico continua ad avere successo ma
senza alcun piacere. Enrico incarna un’immagine sconfortante della società moderna e
dell’artista che deve rinunciare ai propri ideali e accettare dei compromessi.
L’impersonalità è determinata dall’alternanza di punti di vista, infatti la storia è
narrata dal punto di vista di un amico del protagonista, spesso però il protagonista
prendere la parola per presentare la propria storia.
“Tigre reale ed Eros”: parla di protagonisti attratti da donne nocive, descritti in un
ambiente aristocratico borghese descritto con lucidità e senso critico. Ce la presenza di
un narratore testimone.
FASE VERISTA
“Nedda”: e si basa sul modello della narrativa filantropico sociale. Parla di Nedda una
ragazza rimasta orfana di madre raccoglitrice di olive, dopo una breve relazione con un
contadino rimane incinta ma questo muore in un incidente sul lavoro e la protagonista
resta sola povera e isolata dal resto del paese. Verga sceglie ambientazione siciliana e il
mondo rustico si allontana dai toni passionali di romanzi precedenti. Un narratore
onnisciente distingue netta dal verismo più maturo degli anni successivi.
“ vita da campi” e “ novelle rusticane”: Verga privilegia l’ambientazione siciliana, le
opere non ho nulla di nostalgico pittoresco ma si limitano allo studio della realtà e alla
formazione di un documento umano.
Pensiero poetico
Le caratteristiche sella poetica verista sono espresse da Verga in una lettera a Salvatore
Farina che fungerà da prefazione alla novella “l’amante di Gramigna”. Così come la
corrente francese anche il verismo a un’impostazione positivistico e deterministico: è
positivistico perché è riconducibile all’idea che si possono conoscere solo ai fatti
verificabili e oggettivi. È deterministico perché l’uomo è regolato da impulsi naturali
che dipendono da fattori storici, dall’ambiente in cui vive e dal condizionamento
ereditario. Una differenza fra naturalismo e verismo e che Verga pone minuti accento
sul metodo scientifico quindi sulla sperimentazione e da maggiore vigore
all’osservazione cogliendo con criticità le conseguenze del progresso della società
italiana(in particolare nella realtà regionali arretrate rurale).
Nella realtà verista si ha una visione pessimistica e fatalistica(la concezione per la
quale si ha un destino gia scritto, l’atteggiamento di chi accetta gli eventi senza
cercare di modificarli).
Verga da al romanzo solo una funzione di denuncia, lo scrittore creauna fotografia
della realtà, astinendosi da qualsiasi giudizio personale. Verga ha un approccio
scientifico(perche abbraccia la teoria di Darwin)e conservatore perché accetta che ci sia
u progresso storico ma gli da un’accezione negativa perché non pretende di fornire
soluzioni e consolazioni. Verga pone la sua attenzione anche sulla lingua: la
prospettiva linguista e culturale dei personaggi rispecchi quella dell’ambiente
rappresentato. Verga utilizza anche il discorso indiretto libero.
PERSONAGGI:
I protagonisti vengono chiamati “diversi” ovvero emarginati o disadattati per motivi
sociali o morali. Hanno lo sguardo disinteressato della realtà, vedono la realtà nella
sua crudezza attraverso la condizione di impotenza ed estraneità dell’artista nella
società moderna.
Verga viene posto su un piano antizoliano e più vicino ad Edmond de Goncourt:
perche Zola pone al centro solo le classi disagiate invece De Goncourt coei come Verga
ritrae nelle sue opere tutti gli strati sociali.
LA VITA DEI CAMPI
È composto da otto novelle, dove s’intrecciano storia di passioni primitive, miseria e
soprusi sullo sfondo di una Sicilia tetrade sofferente. Ogni racconto è caratterizzato dai
destini dei singoli personaggi marcati dallo sviluppo economico. Che gli impediscono
qualunque tipo di riscatto individuale o emancipazione sociale. Verga per esprime alcun
giudizio di proporre soluzioni egli attratto dal semplice fatto umano. “Fantasticheria” è
una novella che descrive il resoconto di un viaggio che l’autore fa insieme un’amica
milanese. Ci sono due punti di vita diversi: uno è dell’amica milanese che lo accompagna
durante il viaggio ha una visione più soggettiva di una sicilia atterrata e rurale. Che si
contrappone alla visione oggettiva e descrittiva della realtà. In questa novella, Verga
espone l’ideale dell’ostrica: l’attaccamento dei più sfortunati al proprio “scoglio” come
l’ostrica. I personaggi hanno paura di lasciare il porto sicuro per paura di essere divorati
dal mondo esterno. Per far si che Verga dia un’osservazione totalmente oggettiva si rifà a
dati oggettivi e testimonianze. Come in “rosso malpelo” dove ha pesato “l’inchiesta du
Franchetti in Sicilia” che serve per raccontare le condizioni disumane di lavoro dei
ragazzi fra gli 8 e 11 anni. Nelle otto novelle ci sono diversi tipi di narrazione. Ad
esempio in “Jeli il pastore” si alterna un narratore con un commentatore paesano creando
una narrazione polifonica. Invece in “rosso malpelo” la presenza dell’autore è totalmente
eclissata e sostituita da una voce popolare
I MALAVOGLIA
Verga afferma di avere un progetto di cinque romanzi chiamato “Marea” dove viene
raffigurata la lotta per la vita. Alla fine Verga pubblica i Malavoglia nel febbraio del
1881. È un romanzo sperimentale che si evince dalla struttura frammentaria del
romanzo. L’idea di un romanzo frammentario è data dall’assenza di un unico
narratore. È formato da 15 capitolo sulla famiglia Toscano. Il soprannome “i Malavoglia”
è affibbiata secondo l’usanza di dare dei nomignoli alle persone.
Trama
La famiglia è formata da padre Ntoni, dal figlio Bastianazzo, dalla nuora Maruzza e
dai nipoti ntoni, Luca, Mena, Alessio e Lia. Sono una famiglia di pescatori e grandi
lavoratori. Hanno una casa di proprietà “ la casa del nespolo” e una barca “la
provvidenza”. Per preparare la dote a Mena, Ntoni compre da un usuraio un carico di
lupini indebitandosi. Questo carico di lupini sono avariati e li perde in una marea dove si
distrugge anche la Provvidenza. Muore Bastianazzo. Qui inizia il degrado della
famiglia: per avere i soldi per vivere Ntoni e il nonno vanno a lavorare “a giornata”, Luca
viene chiamato alle armi e muore. La Provvidenza dopo restaurata viene sfasciata da una
tempesta. Successivamente da un lato abbiamo l’onestà di padron Ntoni che sceglie di
pagare comunque il carico nonostante non fosse legalmente necessario e dalla disonestà
di Silvestro( il segretario comunale) che per sbarazzarsi di Ntoní suo rivale per l’amore di
Barbara, decide di far cadere in miseria la famiglia che sarà costretta a lasciare la casa
del nespolo. Negli ultimi cinque capitoli parla di Ntoni che dopo aver riconosciuto la
grande città e affascinato dal processo( anche dopo la morte di Maruzza), non riesce a
riconoscersi nella realtà nella quala è stato cresciuto. Così decise di farsi mantenere da
Santuzza, la proprietaria dell’osteria. La donna lo caccia e cerca guadagni facili dandosi
al contrabbando. Viene scoperto dal brigadiere Michele e quindi lo accoltella per
proteggersi. L’avvocato giustifica il gesto di Ntoni come atto di difesa dell’onore
familiare perché Lia aveva avuto una relazione extraconiugale con Michele. Lia dalla
vergogna scappa dalla città. Solo Alessi il più modesto riesce a riacquistare la casa del
Nespolo. Ntoni ritorna a casa quando esce di prigione ma si sente un estraneo e decide di
abbandonare il paese.
Una caratteristica dei malavoglia è che Verga effettua una ricostruzione da lontano
mentre immerso nella città di Milano e nonostante sia soggetto a sentimenti nostalgici
verso la sua terra riesce a lasciargli un’impronta di documento sociale.
Nei malavoglia la voce narrante proviene dalla scena popolare, avviene il cosiddetto
“plurivocita narrativa” cioè il racconto è riferito da personaggi diversi ma appartenente
tutta la stessa realtà sociale. Ciò che rende ancora più realistica la narrazione è che il
racconto dei fatti essenziali viene spesso sommerso da un chiacchiericcio, da pettegolezzi.
Per quanto riguarda la lingua Verga non attinge dal vero dialetto siciliano ma da una
lingua artificiale ma concreta allo stesso tempo: parte dalla lingua italiana
arricchendola di elementi della cultura orale siciliana.
La realtà metropolitana siciliana è strettamente collegata al suo soggiorno a Milano. Il
mondo moderno e messo spesso a confronto con la società patriarcale e Verga intende
mostrare gli effetti che la lotta per il progresso ha sulle fasce più deboli: subiscono
passivamente senza che riescano a controllare gli eventi.
In realtà questa ricerca del progresso negli anni successivi all’unità d’Italia giunge fino
ad Aci Trezza attraverso la decisione di intraprendere il commercio di lupini ma la
grande marea del progresso e le illusioni per l’avvento della modernità, trascinano con sé
travolgendo la barca che, da simbolo del mutamento diventa emblema del naufragio e la
disgrazia. Con il progresso Verga crede che avvenga anche la degenerazione dei valori
della comunità rurale( i vecchi valori della famiglia, e del rispetto incalzati da padron
Ntonì). Nei malavoglia si evince un pessimismo antiprogressista.
NOVELLE RUSTICANE
È una raccolta di 12 novelle stampate prima sui giornali e poi un unico volume. Ciò che
contraddistingue queste novelle e che i personaggi appartengono a diverse classi sociali
accomunati tutti però da una società segnata dalla violenza e dalla sopraffazione. Se
in Nedda fino ai Malavoglia la rassegnazione, ideali di onestà e la dignitosa
sofferenza dei personaggi potevano ancora prosperare in un’alternativa al mondo del
progresso a partire dalle novelle rusticani Verga guarda con un occhio disincantato
prendendo atto più realisticamente del disagio oggettivo. L’autore ha uno sguardo
ormai privo di illusioni, i personaggi sono caratterizzati dal desiderio di uscire ad ogni
costo dalla miseria annullando anche i sentimenti e gli affetti umani. Un motivo
ricorrente è quello della “roba” : l’ansia perenne di conquistare i beni e la lotta per il
progresso. I “vinti” delle opere precedenti sono sostituiti da arrampicatori sociali e avidi
approfittatori che antepongono l’utile individuale a ogni valore etico e civile. In novelle
rusticane il pessimismo si sposta dal singolo alla dimensione collettiva della storia
vista come sopraffazione ed egoismo. (= esempio la novella “la libertà” che racconta la
rivolta di Bronte dove la rabbia degli insorti si manifesta con gesti incontrollati e
spietati anche contro donne e bambini come il figlio del notaio di solo 11 anni).
In novelle rusticane, esplicita la sua sfiducia sottolineando che non esiste possibilità di
cambiare l’ordine esistente . Elimina anche momenti lirico-simbolici presenti ancora
fino ai malavoglia lasciando spazio ad una narrazione più asciutta oggettiva e
MASTRO DON-GESUALDO
È il secondo romanzo del ciclo dei vinti , compare per la prima volta in forma di
feuilleton. Pubblica la prima versione sulla rivista “ nuova antologia” nel 1888. L’anno
successivo lo pubblica in volume, ma il nuovo lavoro si presenta profondamente diverso
sul piano strutturale contenutistico. La seconda versione è formata da 21 capitoli riuniti
in quattro parti che ripercorrono gli eventi della vita del muratore Gesualdo Motta.
Trama
La vicenda si sviluppa in Sicilia quando era ancora sotto il dominio borbonico. Ci sono
due mondi in conflitto: l’aristocrazia tardo feudale e la borghesia imprenditoriale. Su
questo sfondo viene raccontata l’ascesa economica e sociale di Gesualdo Motta un
muratore con un grande fiuto per gli affari. Partendo da una semplice condizione di
lavoratore Gesualdo riesci prima a diventare capo mastro e poi proprietario terriero
accumulando così enormi ricchezze. Per riscattare le sue umili condizioni anche sul
piano sociale, lascia la sua domestica con la quale aveva due figli e si sposa con Bianca
Trao appartenenti una nobile famiglia. Dal matrimonio con Bianca nasce Isabella che
però fugge da casa con il cugino e quindi costretta a sposarsi con il duca di Leyra. Dopo
la morte della moglie Gesualdo consumato dalle delusioni della vita e martoriato dal
cancro si trasferisce a Palermo dalla figlia che però gli mostra freddi ce lo abbandona
alla servitù. Gesualdo assiste così al tramonto delle sue illusioni e si rende conto che la
“ roba” che si ha faticato ad accumulare per tutta la sua vita si è polverizzata nel nulla,
costringendo gli a pagare un prezzo per aver rinnegato valori umani di aver dato priorità
al denaro sulla vita così muore solo.
La narrazione avviene attraverso differenti personaggi, tutti di stampo sociale diverso
infatti si alterna l’italiano parlato carico di forme dialettali con l’italiano colto e
moderno.
Una peculiarità di questo romanzo sta nel nome stesso : perché associa due appellativi
contrapposti e inconciliabili “mastro” è di origine popolana e “don”è utilizzato avanti
nomi dei nobili. Che però si rivela un tentativo fallimentare: il percorso di ascesa sociale
costringe Gesualdo a sacrificare tutti i suoi affetti( con il padre nunzio, un personaggio
gretto che nonostante creda essere il capo famiglia in realtà procura solo dissesti , dalla
moglie bianca e dalla figlia che si vergognano di lui per il suo stato sociale )per la
passione per la roba. Nonostante ciò egli non ho partirà mai veramente al mondo
aristocratico.. Egli perciò vive una sorta di scissione sociale sottolineata anche dal
trattino nel titolo “mastro-don”. Questa scissione avviene anche sul piano psicologico
perché da un lato c’è un uomo d’affari e dall’altro una persona con una forte nostalgia
per gli affetti che ho dovuto lasciare. Le scene finali custodiscono il senso della caduta di
Gesualdo. Abbandonato da tutti anche dei suoi domestici che si rifiutano di accudire
una persona del loro stesso rango sociale. Alla fine emerge l’incolmabile distanza che
separa il padre dalla figlia e la conversione Gesualdo nella roba, un oggetto concreto e
materiale che ieri cercato per tutta la vita. Fino ai malavoglia i romanzi erano ancora
improntati sul “phatos” nostalgico invece in quest’opera viene definita un romanzo
senza mito perché viene spazzato via l’ultima speranza di quello che poteva essere un
ULTIMO VERGA
Nelle ultime novelle “ i ricordi del capitano d’Arce” e “ Don Candeloro” Verga
affronta rispettivamente il tema dell’amore nel mondo dell’aristocrazia e quello
della vita al teatro. Nell’ultima parte della sua vita si dedica alla scena teatrale e
spesso adatta alcune sue novelle alla scena. L’autore siciliano a sempre considerato
il teatro una forma inferiore primitiva perché da un lato la figura dell’attore
modifica la natura del testo e dall’altro il pubblico a differenza del lettore ideale
cambia e varia in relazione al tempo e luogo. Negli ultimi anni la vena artistica
di Verga si affievolisce sotto il peso di un pessimismo cupo che sfocia quasi nello
scetticismo.

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