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Giovanni Verga .

Vita . . .

Verga si occupa anche di giornalismo → figura


intellettuale che non vive solo più del proprio lavoro (o
ricchezze).

Pensiero e poetica
.
Secondo Verga qualsiasi tentativo di mutare la propria condizione è destinato al
fallimento, meglio rimanere nella condizione in cui ci si trova.
Metafora ostrica:
Quando l'ostrica si stacca dallo scoglio, muore → l’individuo rinnega la propria
condizione per cercare un rinnovamento
Quando l’ostrica sta attaccata allo scoglio, vive bene → l’individuo deve
accettare la propria condizione per vivere bene

Verga intende rappresentare la realtà così com’è, per farlo attua:


- la regressione del narratore: propone il punto di vista della società che va a
rappresentare, assume la prospettiva degli individui che vivono in determinato
contesto sociale (es. “Rosso Malpelo”).
- l'artificio dello straniamento: far sembrare strano ciò che è normale o
viceversa (es. “Rosso Malpelo”).
- il discorso indiretto libero (ne “I Malavoglia”): riporta in un discorso indiretto un
discorso come se fosse diretto (senza virgolette).

“Vita dei campi” è la prima raccolta di novelle veriste (1880).


“Novelle rusticane” è la seconda raccolta.
“Per le vie” si distingue perché non vi è più il contesto agricolo, contadino, dei
pescatori siciliani, ma è ambientato a Milano. La condizione dei protagonisti rimane
invariata.
Teatro di Verga: Cavalleria rusticana tratto dalla novella.
Il Ciclo dei vinti
.
“I Malavoglia” faceva parte di un disegno che Verga aveva in mente intitolato il “Ciclo
dei vinti”. Il “Ciclo dei vinti” doveva essere un gruppo di cinque romanzi con
protagonisti personaggi ognuno di una classe sociale diversa (dalla più bassa alla
più alta). Egli intendeva dimostrare che l’esistenza umana è basata sulla lotta per la
vita che vedrà sempre qualcuno soccombere e qualcun altro resistere e superarla.
Verga non riuscì a finire il progetto, scrisse “I Malavoglia” e “Mastro-don Gesualdo”.

I Malavoglia (1881)
.
Il romanzo è ambientato ad Acitrezza nel 1863 (dopo unità d’Italia → leggi dello
Statuto albertino causavano squilibri e inconsapevolezza in tutta Italia). Racconta di
una famiglia di pescatori, i Malavoglia, molto numerosa e patriarcale (uomo più
anziano comanda). Il capofamiglia è il nonno Padron ‘Ntoni. Bastianazzo, figlio di
Padron ‘Ntoni, ebbe 5 figli. Padron ‘Ntoni decide di migliorare la sua condizione e di
diventare un commerciante, ma il tempo non asseconda l’inizio di questa nuova
impresa perché la prima volta che escono per mare per iniziare questa impresa, la
Provvidenza (barca) viene colpita da una tempesta e muore Bastianazzo. Il nipote
più grande ‘Ntoni non è presente perché è partito per la leva militare (legge dello
Statuto albertino). Resta un debito da saldare: Padron ‘Ntoni si era fatto prestare i
soldi per comprare i lupini e a quel punto anche gli interessi molto alti dell’usuraio,
ma si era anche persa l’unica fonte di guadagno: la Provvidenza.
Padron ‘Ntoni per pagare i debiti, vende la casa (un simbolo di unità). Luca, il nipote
che avrebbe dovuto sostituire ‘Ntoni, è partito anche lui per la battaglia di Lissa
(1866, Austria contro Italia alleata con Prussia). Una volta tornato, ‘Ntoni è mutato
profondamente poiché entrato in contatto con un mondo esterno alla sua famiglia, è
stato condotto lontano dalle virtù e comincia a fare il contrabbandiere finendo infine
in carcere per aver ucciso un uomo. La morte di Padron ‘Ntoni avviene dopo essere
stato ricoverato a Catania, una morte molto tragica poiché lontana da casa, in
solitudine e in una struttura pubblica (grave mancanza di rispetto nei confronti del
valore dell’anziano in sé). Alessi, grazie al lavoro, riesce a riacquistare la casa, ma
ormai la famiglia si è sfaldata.

“Questione meridionale”: dopo l’unità d’Italia, scoppia un dibattito politico sulle


questione del meridione, usura e contrabbando (tema che compare per la prima
volta in un romanzo).

“Fantasticheria” è una novella programmatica, un’anticipazione de “I Malavoglia”.


Verga immagina che una gentildonna vada in viaggio ad Acitrezza e rimanga
talmente colpita dalle condizioni del posto, che vuole andarsene il prima possibile
Il narratore interviene all’interno del testo (novella non impersonale → non nello stile
di Verga) e cerca di spiegare alla donna il fascino di quel posto e dei suoi abitanti
non corrotti da bisogni superflui, ma legati alle esigenze elementari.
- compaiono dei personaggi che saranno sviluppati nei “Malavoglia”.
- ideale dell’ostrica

Verga presenta la famiglia come il primo e più importante valore che possa
possedere un uomo. La famiglia è considerata sacra (religione della famiglia).

Mastro-don Gesualdo (1889)


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Secondo romanzo del Ciclo dei vinti.
Nel titolo è implicito il passaggio di classe sociale effettuato dal protagonista.
Inizialmente un muratore poi un capo muratore, ma non rimane mastro, diventa don.
“Don” è un modo di rivolgersi ad una persona aristocratica. Cambia la sua
condizione attraverso il suo matrimonio: sposa una giovane appartenente
all’aristocrazia (una nobile decaduta, priva di sostanze). La sua condizione sociale è
migliorata, ha subito un progresso e si sente un vincitore, ma questo progresso gli
rovinerà la vita. Mastro-don Gesualdo si ritrova solo, non è più accettato dal suo
contesto sociale (il popolo) per la sua ambizione, ma nemmeno dall’aristocrazia. In
punto di morte non riceve nemmeno l’affetto dei suoi parenti, nemmeno della figlia.
L’unica forma di affetto vero che riceve è dalla sua amante Diodata che viveva in uno
dei suoi possedimenti e con la quale ha anche dei figli.
Rosso Malpelo (1878)
.
È una novella verista poiché rispetta i canoni del verismo: impersonalità e
oggettività, regressione del narratore e lo straniamento.

Rosso Malpelo è un ragazzino che vive in una cava, lavora col padre con il quale ha
l’unico rapporto di affetto (la madre lo picchia e con la sorella non va d’accordo). Il
padre di Malpelo muore per un crollo nella cava, Malpelo a questo punto si sente
perso. Con Ranocchio, un ragazzo claudicante che lavora in miniera, stringe un
rapporto di “amicizia”. Ciò che permette a Malpelo di ricordare costantemente il
padre è indossare i suoi vestiti. L’asinello rappresenta un compagno di lavoro di
Malpelo.
R. 127 voce corale.

La Roba (1880)
.
Con “roba” si intendono beni immobili come le proprietà terriere (no denaro).

Il protagonista della novella è Mazzarò, un bracciante (lavora la terra senza


possederla). Mazzarò da bracciante senza terra, cambia la sua condizione e
acquisisce delle proprie terre, addirittura acquistandole dal barone presso cui
lavorava.

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