Sei sulla pagina 1di 3

VERISMO

Il Verismo è un movimento letterario che nasce in Italia alla fine dell’Ottocento sotto l’influsso del
Positivismo e subisce l’influenza del Naturalismo francese, in particolare di Zola. Esso rinnova i moduli
realisti della narrativa romantica.
Il maggiore narratore verista è Giovanni Verga, ma i principi della poesia sono enunciati da Luigi Capuana. I
cardini della poetica verista sono:
- La scientificità nella ricostruzione del vero attraverso l’indagine dell’ambiente sociale, dei fattori
economici e storici, degli influssi ereditari: essa è però concepita con maggiore flessibilità;
- L’obiettività dello scrittore, pari a quella di uno scienziato che studia la realtà sociale, il quale riproduce le
vicende dal vero, tendendo a trasformare in documento l’opera letteraria; questa realtà sociale è
soprattutto la campagna dell’Italia meridionale;
- L’impersonalità del narratore, che deve astenersi da interventi e commenti lasciando parlare fatti e
personaggi;
- La ricerca di un linguaggio nuovo che riproduca le modalità espressive dei personaggi;
- La descrizione dei personaggi condotta prevalentemente dall’esterno contrapponendo allo scavo interiore
dei sentimenti le parole, i gesti, la mimica, gli atti;
- Il tono pessimistico, che induce gli autori a sottolineare i drammi e la miseria che pur il lodato successo
porta con sé;
- Il carattere regionalistico, prevalentemente meridionalistico, ma anche, in autori minori, toscano o di altre
regioni.
Tra i realisti e veristi italiani, che però si allontanarono in seguito dalla tendenza, sono da ricordare in
particolare Gabriele D’Annunzio, Italo Svevo e Luigi Pirandello.
GIOVANNI VERGA
(VITA) Nasce a Catania nel 1840. La vita di Verga copre un lungo arco di tempo, nel corso del quale si
verificano avvenimenti storici di grande rilievo: Risorgimento, unità dell’Italia, sviluppo industriale di fine
Ottocento, diffusione delle idee socialiste e nazionaliste e la Prima guerra mondiale.
Nel 1865 conosce Luigi Capuana, che insieme diventeranno i maggiori esponenti del Verismo.
Dopo vari trasferimenti tra Firenze e Sicilia, si trasferisce a Milano dove entra in contatto con esponenti
della Scapigliatura. In questo periodo viene raggiunto dal suo amico Capuana, che ha iniziato ad elaborare
poetiche veriste. Verga però si è già appassionato alla lettura dei romanzi di Èmile Zola e pubblica la lunga
novella “Nedda”, che segnerà la svolta in senso veristico sul piano tematico. Dopo pubblica anche il
romanzo “I Malavoglia”, capolavoro assoluto. Un secondo romanzo molto importante è “Mastro-don
Gesualdo”. Morirà poi in seguito nel 1922.
(PENSIERO E POETICA) I primi romanzi di Verga sono ispirati all’epoca romantica e risorgimentale. Solo
dopo aver preso contatto con l’ambiente letterario di Firenze, comincia ad essere conosciuto per i suoi
scritti di gusto tardo romantico.
L’incontro con le teorie di Capuana e la lettura dei romanzi di Èmile Zola, lo spingono ad una svolta radicale
con la pubblicazione della novella “Nedda”. Questa novella è ambientata in Sicilia e parla di questa
contadina che vaga di fattoria in fattoria in cerca di lavoro per poter curare sua madre malata. Alla fine
moriranno tutte le persone a lei vicine fino a rimanere sola.
Un’altra tappa importante è la pubblicazione della novella “Fantasticheria”. In questa novella lo scrittore
motiva le ragioni della sua svolta. La concezione espressa in quest’ultima novella, sarà definita come
l’ideale dell’ostrica. Essa è una concezione verghiana secondo cui, per non essere travolti, occorre restare
attaccati allo scoglio, rappresentato dalla famiglia, il luogo di appartenenza. Altre novelle importanti sono
“Rosso Malpelo” della raccolta “Vita dei campi” e “La roba” della raccolta “Novelle rusticane”.
Verga principalmente utilizza 3 trucchi per la sua scrittura delle opere:
1) Discorso indiretto libero: inventa un discorso indiretto mescolato a pensieri o frasi dell’autore o del
personaggio;
2) Regressione: si mette in bocca frasi ignoranti e regredisce ai livelli dei suoi personaggi ignoranti;
3) Eclissi: toglie dei paragrafi, unendoli senza divisione.
I MALAVOGLIA
Il romanzo, definito il capolavoro di Giovanni Verga, è costituito da quindici capitoli preceduti da una
prefazione e viene pubblicato a Milano nel 1881.

Trama
Il romanzo ha come protagonisti i Toscano, soprannominati i Malavoglia, una famiglia di pescatori di Aci
Trezza composta dal vecchio Padron ‘Ntoni , da suo figlio Bastiano (detto Bastianazzo) dalla moglie di
Bastiano, Maruzza (detta la Longa), e dai loro cinque figli: ‘Ntoni, Luca, Alessi, Mena e Lia. I Malavoglia
vivono uniti sotto la guida del vecchio capostipite fino a quando il giovane ‘Ntoni parte per il servizio
militare, privando la famiglia del suo contributo al lavoro comune. Per rimediare al danno economico,
Padron ‘Ntoni acquista a credito un carico di lupini da vendere alla fiera dei Morti di Riposto. Ma durante il
tragitto in mare si scatena un temporale: la barca dei Malavoglia, la Provvidenza, si capovolge e Bastianazzo
muore nel naufragio. Per saldare il debito dei lupini Padron’ Ntoni deve vendere la propria casa, la casa del
nespolo, simbolo concreto dell’unità familiare. Da questo momento le sciagure dei Malavoglia non hanno
più fine e la famiglia si disgrega inesorabilmente.
Luca muore soldato nella battaglia di Lissa combattendo contro gli austriaci.
Maruzza, vedova di Bastianazzo, si ammala di colera e muore.
Il giovane ‘Ntoni, tornato dal servizio militare cerca di sottrarsi alla miseria diventando, però,
contrabbandiere e finisce in carcere.
Lia, compromessa dalle voci che circolano su una sua relazione con don Michele, si allontana dal paese in
cerca di una vita migliore, diventando, però, una prostituta.
Mena, a causa della cattiva fama di Lia e della povertà, decide di non sposarsi, pur amandolo, con Alfio
Mosca.
Padron ’Ntoni finisce la sua vita da solo, in un ospedale. Solo Alessi, il più piccolo, riesce a salvarsi dalla
rovina: sposa Nunziata, riscatta la casa del nespolo e accoglie il fratello ‘Ntoni quando, uscito di prigione, fa
ritorno al paese. Ma ‘Ntoni si rende conto che , dopo ciò che è accaduto, si deve allontanare dal paese e
dalla famiglia, nonostante le insistenze di Alessi; con la sua partenza si conclude la narrazione.

Stile e tecnica narrativa


Il romanzo presenta in modo realistico e obiettivo le condizioni degli umili ed è privo di commenti e
interpretazioni del narratore. L’intento è quello di far capire che le persone che sono più da ammirare sono
quelle che si rassegnano a una vita di stenti e lottano per il bene della famiglia. Infatti le disgrazie dei
Malavoglia sono dovute dal fatto che loro volessero migliorare la propria condizione di vita.
Ne I Malavoglia lo stile e la tecnica narrativa sono innovativi. Verga, fedele al principio dell’impersonalità
del narratore, presenta le vicende, l’intreccio e i personaggi senza commentare né riferire sentimenti o
pensieri propri, riuscendo, tuttavia, attraverso l’apparente distacco, a trasmettere al lettore profonde
emozioni e la sua visione della vita e del mondo.
Verga punta a raccontare il mero fatto senza il filtro dello scrittore, in modo tale che l’opera sembra essersi
fatta da sé. Questo risultato viene conseguito attraverso un’interpretazione innovativa del canone
naturalistico dell’impersonalità del narratore. La voce narrante non vuole essere quella dello scrittore con le
sue convinzioni e modalità linguistiche. Importante è anche il fatto che il narratore non risulta neanche
essere lo scienziato freddo e distante , che dall’alto della sua impassibilità sperimentale presenta,
scompone e ricompone la materia, secondo un punto di vista oggettivo.
Ribaltando la prospettiva, Verga introduce il narratore implicito o, meglio, corale: una voce narrante che si
identifica con la voce o le voci del paese dei Malavoglia, con la mentalità , i costumi, le convinzioni e anche,
di conseguenza, i pregiudizi dei personaggi che animano la vicenda.
Il punto di vista “dall’alto” viene così sostituito da un punto di vista “dal basso”, tutto interno al contesto
sociale.

Potrebbero piacerti anche