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GIOVANNI Verga: I MALAVOGLIA

Trama

Ne i Malavoglia Verga racconta le vicende della famiglia Malavoglia, il cui capostipite è padre ‘Ntoni, il quale
è considerato come membro più saggio della famiglia; si tratta di una famiglia di umili pescatori siciliani, le
cui vicende si svolgono nel paesino siciliano di Acitrezza. I personaggi rappresentati sono persone semplici e
vengono ripercorse le loro vicende personali.

“I Malavoglia” è il primo romanzo del ciclo dei vinti e racconta la storia di una famiglia di pescatori siciliani.
Il capofamiglia è padron ‘Ntoni, abbiamo poi il figlio Bastianazzo, dal cui matrimonio con “La Longa”,
Maruzza, nascono cinque figli, ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Posseggono una casa e una barca, “la
Provvidenza”. L’equilibrio familiare viene spezzato quando il giovane ‘Ntoni, figlio di Bastianazzo, deve
partire per il servizio militare. Venendo a mancare un bracciante, la famiglia deve pagare un lavoratore, si
aggiunge una cattiva annata per la pesca, la figlia maggiore Mena ha bisogno di una dote per sposarsi, così
Padron ‘Ntoni decide di inserirsi in una vendita di lupini, la barca naufraga e Bastianazzo muore come anche
Luca e Maruzza, la provvidenza dopo esser stata riparata naufraga nuovamente, Mena non può sposare
Alfio non avendo una dote, Padron’Ntoni muore, Alessi riesce a riscattare la casa continuando il mestiere
del nonno, poiché prima venne pignorata, e ‘Ntoni va via per sempre.

Analisi

I Malavoglia rappresentano un mondo rurale arcaico, ma non del tutto immobile, poiché la storia penetra
nel sistema arcaico rompendone gli equilibri. la storia ha inizio qualche anno dopo l’unità d’Italia, in cui vi è
la lega militare obbligatoria, sottraendo braccia lavoro alle famiglie. Inoltre la modernità porta
trasformazioni alla famiglia in quanto le difficoltà economiche incalzano Padron ‘Ntoni a divenire
negoziante, e non più pescatore e, fallendo porta una declassazione della famiglia che diventa nullatenente.
Nel romanzo c’è un conflitto tra modernità e tradizione; la modernità è incarnata dal giovane ‘Ntoni che si
allontana dalla famiglia conoscendo la metropoli, Napoli; la tradizione è incarnata da Padron ‘Ntoni,
attaccato ai valori tradizionali. Alessi riesce a riottenere la casa, ricomponendo il nucleo familiare, ma solo
parzialmente poiché molti sono morti; inoltre il romanzo si apre e chiude con la partenza del giovane ‘Ntoni
che si allontana verso il progresso. I Malavogloa spesso vengono interpretati come celebrazione di un
mondo di valori, ma in realtà rappresentano la disgregazione di quel mondo e l’impossibilità dei suoi valori,
per questo presentano una visione anti-idilliaca. La costruzione del romanzo è bipolare, la un lato troviamo
il punto di vista dei Malavoglia, fedeli ai valori, dall’altro quello del paese, pettegolo è ottuso. Il punto di
vista del paese ha il compito di straniare i valori ideali proposti dalla famiglia, che appaiono strani e
deformati.

Il romanzo dei Malavoglia è incentrato su due tipi di natura: la natura umana che è uno spazio esterno
negativo ; difatti fuori dalla cerchia parentale si delinea un microcosmo acitrezzano caratterizzato dalle
malelingue degli abitanti: gente invidiosa, pettegola e cattiva, avvelenata dai principi del materialismo. Poi
vi è la natura geografica che al contrario è uno spazio interno positivo; i due spazi fondamentali sono la casa
del nespolo e la barca dei Malavoglia: la prima è uno spazio protettivo che racchiude tutti quei sentimenti
più intimi ed è il simbolo dell’unità familiare; lo stesso significato può essere attribuito alla seconda in
quanto rappresenta come un’estensione in mare della casa del nespolo.

Per quanto concerne il mare però vi è un contrasto tra positività e negatività perché il mare vicino ala costa
è positivo in quanto fonte di sostentamento primaria della famiglia mentre quello lontano è negativo in
quanto visto come bestia famelica che inghiotte la piccola barca dei pescatori portando morte e
disperazione; inoltre simboleggia l’onda del progresso che travolge hi è incapace di cavalcarla.
I temi principali di questo romanzo sono la nostalgia e il rimpianto per un passato che non può più essere
recuperato; si parla di padron ‘Ntoni, che muore solo dopo aver saputo che la casa del nespolo era stata
recuperata. Dal rigo 55 si fa riferimento al giovane ‘Ntoni che decide di andarsene per sempre da Acitrezza
dopo aver conosciuto la modernità di Napoli; egli è un vinto, che ha provato a riscattarsi dalla sua posizione
di umile ma ha solo peggiorato le sue condizioni perdendo inoltre, tutto ciò che lo legava alla famiglia.

LE NOVELLE RUSTICANE

Le Novelle rusticane sono 12 dei componimenti del 1893 in cui vengono descritti personaggi e ambienti
siciliani, ma a differenza di “Vita dei campi”, sono rappresentati anche esponenti dei ceti più elevati. I temi
principali sono la roba e il profitto(“La roba”), le tensioni sociali e i conflitti politici legati al processo di
unificazione( “cos’è il re”).

Nelle novelle il pessimismo di Verga è più cupo, egli ci fa vedere come sull’agire umano influisca solo
l’interesse economico.

PER LE VIE

“Per le vie” è un’altra raccolta di novelle in cui Verga ci mostra la miseria della città, infatti sono ambientate
in ambienti milanesi e come protagonisti si trovano principalmente i proletari. I temi sono la solitudine e
l’interesse economico.

LA ROBA

Trama

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Analisi

Nella prima parte dell’opera la narrazione ci viene presentata dal punto di vista di un viandante e di un
lettighiere che ci fanno vedere con toni quasi fiabeschi l’enorme estensione dei possedimenti terrieri del
protagonista (r. 11-23). Nella seconda parte (r. 31-134) si fa riferimento alle tappe che hanno segnato
l’ascesa sociale di Mazzarò che da contadino riesce a diventare proprietario terriero; Verga ci parla dei suoi
sacrifici e delle sue rinunce. La vicenda è narrata dal punto di vista del protagonista stesso e per riportare le
sue riflessioni e i suoi ricordi l’autore utilizza il discorso indiretto libero (r. 52). Dalla frase che leggiamo al
rigo 712 capiamo che Mazzarò disprezza il denaro e la vera ricchezza per lui è rappresentata dalla terra e
dai prodotti che essa offre.

Mazzarò sviluppa come un’ossessione per la roba, a tal punto da non riuscire a godersela e a trarne
giovamento (r.80); tutta la sua esistenza è caratterizzata da questa ossessione che lo farà rimanere solo e
senza affetti. Nonostante la sua scalata sociale, il barone e il resto della società continuano a dargli del “tu”
poiché continuano a considerarlo come un contadino (r.116).

In vecchiaia il protagonista comincia a pensare alla sua morte ed è in apprensione perché non sa cosa fare
con la sua roba non avendo alcun erede e, nell’ultima parte del racconto arriva quasi ad invidiare chi non ha
nulla. Alla fine, avendo consapevolezza del fatto che deve morire e non può lasciare i suoi averi a nessuno,
Mazzarò inizia a distruggere tutto e ad uccidere il proprio bestiame poiché la sua roba deve finire con lui.

Verga ci vuole presentare una critica alla religione della roba; i temi principali sono:

- L’abbandono dell’idealizzazione del mondo rurale;


- Lo “straniamento rovesciato” nel senso che l’avidità appare come un sentimento normale

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