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GIOVANNI VERGA

1840-1922
LA VITA E LE OPERE
• 1840: nasce a Catania da una famiglia benestante, di idee laiche e
liberali.
• 1856-1857: Amore e patria (romanzo storico e romantico)
• 1861-1862: I carbonari della montagna (romanzo storico e
romantico)
• Iscritto (1858) alla facoltà di giurisprudenza di Catania, non proseguì
gli studi. Dal 1860 al 1864 fece parte della Guardia nazionale (gruppo
di volontari istituito da Garibaldi)
• !869-1872: si trasferisce a Firenze, conosce Luigi Capuana. Nel 1866,
con Una peccatrice, cominciò la serie dei romanzi passionali e vicini
al gusto scapigliato, che comprende Storia di una
capinera(1871), Eva, Tigre reale, Eros (1875).
• Eva, Eros, Tigre reale: opere scritte per rispondere alle esigenze del
pubblico, opere di consumo
NEDDA, 1874: una tappa fondamentale verso
il Verismo
• Frutto dell’incontro con le teorie di Luigi Capuana e la lettura delle opere naturaliste di Zola,
prima scelta in direzione del Verismo (sul piano tematico e non stilistico)
• Nedda è una contadina che lavora duramente nella campagna siciliana
• Non ancora novella verista:
il narratore non è ancora impersonale
Il racconto è ancora intriso di sentimentalismo e di una rappresentazione idillica della campagna
Il linguaggio è di tono elevato
LA VITA E LE OPERE
• 1880: Vita dei campi (raccolta di novelle veriste)
• 1881: I Malavoglia ,1° romanzo di un ciclo (I vinti) di cinque non concluso: Mastro don Gesualdo, La
duchessa di Leyra, L’onorevole Scipioni, L’uomo di lusso. La storia di cinque sfortunate ambizioni, da
quelle della povera gente in cerca dei mezzi materiali per sostenersi a quelle del raffinato aristocratico
• 1883: Novelle rusticane (raccolta di novelle meridionali e veriste); Per le vie (vita dei bassifondi
milanesi)
• 1889: Mastro don Gesualdo, 2° romanzo
• A completare l'esperienza letteraria di V. venne a inserirsi a un certo momento nell'attività narrativa
una interessante produzione teatrale (sovente ispirata, nell'argomento, a trame di racconti dello
stesso autore), che introducendo sulle scene un linguaggio scarno ed essenziale contribuì a combattere
i residui sentimentali del teatro borghese del tempo: Cavalleria rusticana (1884); La Lupa (1896); Dal
tuo al mio (1903).
• 1893: Torna a vivere a Catania. Vive in uno scontroso riserbo, dedicandosi, negli ultimi anni,
all'amministrazione dei suoi beni;
• 1919 fu riconosciuto dalla più autorevole critica il valore della sua opera. Due anni prima della
morte gli giunse la nomina a senatore.
• 1922: muore a Catania
FANTASTICHERIA E L’IDEALE DELL’OSTRICA
• Da Vita dei campi (1880)
• Fantasticheria è la novella-manifesto della raccolta: contiene una dichiarazione di
poetica
• Fa da Prologo ai Malavoglia, di cui presenta personaggi, luoghi e temi principali.
• Vi è delineato per la prima volta l’ideale dell’ostrica, vale a dire la riluttanza a
staccarsi dal luogo natale e l’impossibilità di riattecchirvi.
• La novella rappresenta una svolta ideologica decisiva, anche se espressa con un
linguaggio ancora inadeguato ai contenuti proposti, lontano cioè dalle scelte
stilistiche pienamente attuate nei Malavoglia.
• E’ ancora presente da parte dell’autore un atteggiamento romantico, di nostalgia
verso quell’ambiente arcaico (Aci Trezza e i pescatori), descritto quasi come un
paradiso perduto (idealizzazione)
• E’ assente ancora il procedimento della regressione, proprio del Verga verista.
Fantasticheria
• La novella ha la forma di una lettera • La donna dice: «Non capisco come si possa
rivolta dall’autore ad una dama dell’alta viver qui tutta la vita»
società, che, affascinata dal mondo • «-Insomma l’ideale dell’ostrica-direte
pittoresco di Aci Trezza, vi resta per voi…il tenace attaccamento di quella
qualche giorno, per poi fuggirne annoiata, povera gente allo scoglio sul quale la
nella consapevolezza di non poterci vivere fortuna ha lasciati cadere mentre
tutta la vita. seminava principi, di qua e duchesse di là,
• Vi si delinea l’ideale dell’ostrica, tema questa rassegnazione coraggiosa ad una
fondamentale dei Malavoglia: come vita di stenti, questa religione della
l’ostrica rimane aggrappata allo scoglio famiglia…un dramma…: - che allorquando
per difendersi dalle insidie del mare uno di quei piccoli, o più debole , o più
(Natura) e del palombaro (società), così gli incauto…volle staccarsi dal gruppo per
abitanti di Aci Trezza restano fedeli al loro vaghezza dell’ignoto o per brama di
mondo e alle loro tradizioni. meglio, o per curiosità, di conoscere il
mondo, il pesce vorace…se lo ingoiò…»
LA LETTERA AL VERDURA (1878)
• Verga annuncia di aver concepito un ciclo di romanzi per
rappresentare la società italiana come un organismo vivente, un
individuo le cui diverse parti costituiscono le diverse classi sociali, da
quella più bassa all’aristocrazia (un grande affresco della società, una
«fantasmagoria»)
• Lo stile dovrà essere adeguato alla materia trattata, mutando da
romanzo a romanzo.
• Dal ciclo dovrà risultare che l’identità della condizione di tutti gli
uomini, regolata dalla lotta per la vita
Prefazione a L’amante di Gramigna (Vita dei
Campi 1880)
• Verga illustra l’intenzione di illustrare un documento umano, un
frammento del gran libro del cuore umano, sulla vita dei contadini e
narrare con le stesse parole della narrazione popolare
• Espone i concetti principali della poetica verista:
Assenza di artifici retorici, brevità
Principio dell’impersonalità (assenza del narratore omnisciente)
La Prefazione ai Malavoglia (e Ciclo dei Vinti)
• Il romanzo rappresenta nell’intento dell’autore il primo atto di una tragedia
umana
• Verga chiarisce il suo intento narrativo: far comprendere come le azioni
umane siano mosse dalla voglia di migliorare, progredire, dall’accorgersi
che si potrebbe star meglio. Questo genera la c.d. «fiumana del
progresso», presente ad ogni livello della scala sociale: da quello più basso
dei pescatori di Aci Trezza, dove si traduce in lotta per la sopravvivenza, alla
lotta per accumulare la roba in Mastro don Gesualdo, alla vanità
aristocratica nella Duchessa di Leyra, l’ambizione politica ne L’onorevole
Scipioni, fino alla vanità dell’artista ne L’uomo di lusso.
• Tutti nel tentativo di migliorare le proprie condizioni, finiscono vinti,
perdenti: l’evoluzione produce il miglioramento della specie, ma la
sconfitta dell’individuo
ROSSO MALPELO, 1878 (Vita dei Campi)
• Prima novella completamente verista
• Narra la vicenda di un ragazzo siciliano che lavora in miniera, dove perde la
vita il padre, e che infine si smarrisce nei cunicoli intricati, senza che di lui si
abbiano più notizie
• Dal punto di vista stilistico V, sperimenta in pienezza la tecnica narrativa del
romanzo I Malavoglia: fittizio narratore popolare (corale), regressione
dell’autore al livello culturale del popolo (cfr. esordio novella);
• descrizione delle condizioni disumane di lavoro;
• pessimismo verghiano
• Per le sequenze vedi analisi testuale p. 161
LA ROBA (1880)
• Confluita in Novelle rusticane nel 1883
• Ascesa sociale di Mazzarò da povero contadino a padrone delle stesse
terre dove lavorava
• Temi chiave
celebrazione iperbolica dell’accumulo capitalistico,
celebrazione dell’eroe «self made man», che si è creato dal nulla ma
che viene sconfitto dai limiti della natura (è un vinto sul piano
individuale e degli affetti)
Logica-religione della roba, della economicità che domina la realtà
contadina
I MALAVOGLIA (1881)
• 15 capitoli con prefazione (trama a pag. 178)
• Le vicende narrate sono ambientate tra il 1863 e il 1878. 2 avvenimenti storici interferiscono nelle
vicende dei personaggi: la battaglia di Lissa (1866)-Terza guerra di Indipendenza (morte di Luca) e
l’epidemia di colera (morte di Maruzza, detta la Longa)
• I protagonisti sono i membri di una famiglia soprannominati Malavoglia, espressione antifrastica
volta a sottolineare la laboriosità e la buona volontà dei Toscano)
• Le sventure dei Malavoglia hanno origine dal tentativo di migliorare le proprie condizioni e
staccarsi dallo «scoglio», avviandosi al nuovo commercio dei lupini. Significativa al riguardo la
conclusione per cui ‘Ntoni, uscito dal carcere, ritorna ad Aci Trezza, preso dalla voglia di ritrovare
gli affetti e le tradizioni, ma capisce che non può più far parte di quel mondo, rispetto al quale è
ora estraneo. Capisce di aver commesso un errore allontanandosi nel tentativo di migliorare le
proprie condizioni.
• Visione pessimistica del Verga (ideale dell’ostrica), ma anche altre interpretazioni (il progresso
esige competizione)
• Stile e tecnica verista: impersonalità, narratore corale, linguaggio semplice e vicino al parlato.

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