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COMMENTO AI TESTI DI VERGA LETTI IN CLASSE

1) ROSSO MALPELO = è la novella con cui Verga aderisce appieno alla poetica verista; è, quindi,
un testo fondamentale; fu pubblicato per la prima volta nel 1878 e poi nella raccolta Vita dei
campi (1880), pp. 188 e segg. del libro di testo
La novella può essere utilizzata per introdurre la poetica verista o anche per parlare della
concezione dell’esistenza come lotta e sopraffazione
Sintesi = Malpelo, un ragazzino, lavora nella stessa cava di sabbia in cui è morto il padre il cui
corpo non è mai stato ritrovato. Considerato da tutti un persona maliziosa e cattiva, non è
amato neanche dalla madre e dalla sorella, vive nella cava senza mai fraternizzare con gli
altri lavoranti, coltivando il ricordo del padre, l’unico che lo abbia mai amato, e il rancore
verso i compagni che sono stati indifferenti alle sorte dell’uomo. Si interessa a modo suo solo
a un ragazzino gracile, Ranocchio, e a un vecchio asino grigio. Alla morte di Ranocchio,
accetterà un lavoro pericoloso sottoterra e di lui non si avranno più notizie.
Analisi del testo = L’apertura del racconto presenta immediatamente l’artificio della
regressione del narratore mediante il quale si concretizza il canone dell’impersonalità; la
voce narrante non è quella dell’autore bensì è interna al mondo rappresentato. Quindi, si
produce un effetto di straniamento, ossia i sentimenti autentici e disinteressati che sono
propri di Malpelo vengono filtrati dal punto di vista della gente che giudica solo in base
all’interesse economico e al diritto del più forte (righe 78- 81; 104-107). Malpelo è un
“diverso” e, come tale, non viene accettato dal gruppo di appartenenza, poiché le sue azioni
non rispondono alla stessa logica di convenienza, profitto e indifferenza (righe 5-13).
Malpelo è il portavoce della concezione verghiana dell’esistenza e, appresa la legge del più
forte, picchia Ranocchio per dargli una lezione di vita (righe 110-111), perché ha imparato
che la società elimina ed esclude chi non si adegua alle sue leggi di sopraffazione (righe 119-
121; 242-243). Malpelo ha sviluppato una saggezza crudele, infatti picchia l’asino per farlo
crepare prima, perché solo con la morte si smette di soffrire. Poi compie l’unica scelta di
libertà che gli è concessa: accetta l’incarico, prende gli arnesi del padre e scompare nella
miniera.

2) LA ROBA = Fa parte del libro di novelle Novelle rusticane, pubblicato nel 1883, pp.214 e segg.
Potete introdurre la novella se intendete parlare dell’ideologia pessimistica di Verga, poiché
nel personaggio si incarna l’ottica del profitto, la ricerca dell’utile, l’egoismo che per Verga
sono i valori dominanti della società. Ugualmente potete usare questa novella per fare un
paragone con i Malavoglia, dove nella famiglia di pescatori sono, invece, presenti i valori
positivi (la religione della famiglia, il lavoro, il tener fede alla parola data) oppure potete
agganciarvi a Mastro don Gesualdo, poiché Mazzarò anticipa molte caratteristiche del
protagonista del romanzo. Si può usare anche per introdurre la regressione del narratore
Sintesi = Mazzarò da umile contadino, grazie al lavoro, al risparmio e all’intelligenza, è
divenuto un ricco proprietario. Attaccato alla sua terra, alla sua roba, non ha avuto altre
passioni ed interessi, ora al momento della morte non si rassegna ad abbandonare tutto.
Analisi del testo = Il tema principale è l’ansia di conquista, possesso e conservazione dei beni
materiali; sono questi i tre momenti della vita del contadino Mazzarò.
La “roba” è il motivo centrale della sua vita e questa brama annulla ogni altro sentimento:
gli affetti familiari (righe 52-54), l’umana solidarietà (righe 116 -130), la paura stessa della
morte (righe da 141 al termine). Mazzarò è egli stesso un “vinto”, perché, se nella sua brama
di possesso riesce a vincere, viene sconfitto dalla natura che assegna alla vita degli uomini
un limite e da questa sconfitta nasce il suo gesto finale. L’ottica attraverso cui l’autore narra
è ancora una volta quella del narratore popolare, ma, mentre in Rosso Malpelo il
protagonista era visto come un”diverso” dalla voce narrante, qui la logica della lotta per la
vita di Mazzarò è condivisa dal popolo tanto che la descrizione degli enormi possedimenti
del protagonista avviene attraverso una serie di iperboli che ben rendono lo stupore dei
poveracci dinanzi a tanta ricchezza ( accorrevano villaggi interi; sembravano un esercito di
soldati; i magazzini che sembravano chiese; una fattoria grande quanto un paese ).
Lo stesso protagonista nell’immaginazione del popolo appare come un enorme gigante
(righe 24- 26 ).
Si verifica quindi uno straniamento: l’avidità disumana, l’accumulo fine a se stesso, visto che
Mazzarò non gode delle sue ricchezze, appaiono come normali e legittimi in una mentalità
che pone l’interesse come valore sommo.

3) PREFAZIONE AI MALAVOGLIA = É la prefazione al romanzo e quindi fu pubblicata nel 1881 e


serve da introduzione all’intero Ciclo dei vinti, pp.200 e segg.
Potete usare il testo per esporre il Ciclo dei Vinti, il pessimismo di Verga e anche la sua
poetica
Sintesi = Il brano ci offre informazioni sul progettato Ciclo dei vinti di cui indica i titoli dei
romanzi e le tematiche. Inoltre ci offre la visione dell’autore sul progresso e si conclude con
l’affermazione del principio di impersonalità
Analisi del testo = Il motivo conduttore del ciclo dei romanzi è la lotta per l’esistenza, motivo
che Verga riprende dal Positivismo e dal darwinismo sociale, ma, nello stesso momento,
l’autore coglie gli aspetti problematici dello sviluppo, i costi umani che esso comporta. Il
progresso, come risultato complessivo, porta ad alte conquiste (grandioso; umanitario), ma,
osservandolo da vicino, dal punto di vista dei vinti, mostra i suoi risvolti negativi e la brutalità
della lotta per l’esistenza: appare evidente come Verga non condividesse l’ottimistica visione
del Positivismo, entusiasticamente sicuro che il progresso avrebbe portato l’uomo alla
felicità. Nelle righe 42-45 vi è quasi un climax ascendente per descrivere gli sconfitti, i travolti
dalla fiumana del progresso: inoltre, in tutto il testo sono presenti termini afferenti a
sentimenti negativi (egoismi; vizi; avidità) perché sono questi la molla del progresso e le
enumerazioni danno al brano un ritmo incalzante. Il testo, che è fondamentale per la
comprensione dell’opera dello scrittore verista, contiene accenni importanti alla sua poetica.
Già dall’inizio l’autore dichiara di non aver scritto un romanzo di fantasia né tantomeno di
aver proiettato in esso le proprie passioni. La sua opera è invece il risultato di uno studio
sincero ed spassionato, cioè condotto in modo oggettivo, senza alcuna partecipazione
emotiva, così come richiede il canone dell’impersonalità; nella riga 56, Verga afferma “Chi
osserva questo spettacolo non ha diritto di giudicarlo“, ribadendo la sua adesione al canone
dell’impersonalità.

4) MALAVOGLIA CAP. I = Sono le pagine di apertura del romanzo, pubblicato nel 1881, pp.203
e segg. Introducete questo testo se vi fanno una domanda sul romanzo oppure se vi viene
chiesto di parlare dell’impersonalità e della regressione oppure della visione pessimistica di
Verga. Può introdurre anche un’analisi del linguaggio di cui si serve l’autore.
Sintesi = ‘E la presentazione della famiglia Toscano, i Malavoglia, del luogo (Aci Trezza) e del
tempo dell’azione (1863). Nell’immobilità del mondo rurale (da sempre i Malavoglia
posseggono barca e casa) irrompe la novità: ‘Ntoni, il figlio maggiore, parte come soldato ed
è questo l’incidente” che dà avvio alle vicende. Apprendiamo anche quali sono i valori cui si
ispira la vita dei Malavoglia (famiglia e lavoro) e l’opposizione tra i loro valori e quelli del
villaggio, la voce corale in cui lo scrittore è regredito e che funge da narratore
Analisi del testo = Fin dalle prime parole appare il narratore popolare (riga 3 come
dev’essere), la voce narrante proviene dall’interno del mondo narrato e si colloca sul piano
culturale dei personaggi stessi che considerano normale che il soprannome significhi
l’inverso della realtà. Inoltre l’autore non interviene per presentarci i personaggi né gli
antefatti della vicenda. Nel testo letto sono presenti alcune tematiche che sono alla base del
romanzo: 1) l’ideale dell’ostrica (bisogna vivere come l’ostrica che muore sullo stesso scoglio
dove è nata), una mentalità tradizionalistica, basata sulla realtà che si conosce, essa è
rappresentata da padron ‘Ntoni e racchiusa nei suoi proverbi: ciascuno è legato alla sua
condizione da un destino immutabile. 2) l’irruzione della modernità, rappresentata dalla
chiamata alla leva che è la causa che travolge e sconfigge i Malavoglia che si fanno tentare
dal “progresso”. 3) l’opposizione tra i valori sani di cui è portatrice la famiglia e i principi
egoistici che regolano la vita del villaggio.
Inoltre il testo è un ottimo esempio della lingua di Verga che, conseguentemente
all’accettazione del canone dell’impersonalità, pur non usando il dialetto, muove dal parlato
popolare: modi di dire, proverbi, paragoni attinti al mondo della natura, spunti colloquiali ed
uso del discorso indiretto libero, in cui sono aboliti i verbi di dire (disse, pronunciò, raccontò
etc ) sostituiti da un “che” genericamente subordinante.

5) MALAVOGLIA CAP. XV = sono le pagine conclusive, pp. 210 e segg. Potete utilizza il testo per
illustrare le stesse tematiche che vi ho evidenziato nel brano precedente.
Sintesi = Alessi si sposa con la Nunziata e un po’ alla volta ricompra la casa del nespolo e
ricostruisce il nido familiare, aiutato dalla sorella, Mena, che abbandona l’idea del
matrimonio e si contenta di crescere i nipoti. Una sera torna ‘Ntoni, oramai uscito di galera,
e, nonostante le offerte dei fratelli, rifiuta di restare, dà un malinconico addio alla casa e
riconoscere l’impossibilità di far parte di un mondo di cui ha tradito gli ideali.
Analisi del testo = Il motivo conduttore del finale, come del resto di tutto il romanzo, è
rappresentato dal contrasto tra la continuità ed il cambiamento. Qui la continuità è
rappresentata da Rocco Spatu, che è integrato nella vita del paese, che è scandita da ritmi
ciclici. Anche Alessi e Mena rappresentano la continuità perché hanno conservato l’etica
dell’onore e della solidarietà su cui è fondata la famiglia che Alessi ha ricostruito e che ha
riportato a vivere nella casa del nespolo. La stessa casa in cui non può restare ‘Ntoni, che
rappresenta il cambiamento perché ha tradito l’ideale dell’ostrica. Tantissime sono le
locuzioni che indicano la necessità dell’allontanamento (qui non posso starci, Andrò lontano;
volevo andarmene; devo andarmene) Osserviamo l’uso dei tempi verbali: l’imperfetto è
usato per descrivere le abitudini cicliche di Aci Trezza; il passato remoto esprime le azioni di
‘Ntoni e il distacco definitivo dal mondo che ha tradito per inseguire il progresso. Di seguito
alcune interpretazioni date da famosi critici letterari: 1) Russo vedeva nel finale la
ricomposizione dell’equilibrio e la celebrazione della religione della famiglia 2) Barberi
Squarotti nota invece che l’equilibrio iniziale non si ricompone perché la famiglia è dispersa
e ciò vuol dire che per Verga quel mondo oramai è scomparso, sopraffatto dalla modernità
3) Per Luperini il finale vuol dire che Verga si è allontanato dagli ideali romantici che gli
facevano credere che nel mondo rurale fossero conservati i valori positivi; infatti nelle sue
opere successive ( La roba e Mastro don Gesualdo ) incentrerà la sua analisi sulla “religione
della roba”.

6) MASTRO DON GESUALDO = cap. IV, cap. V, pp.228 e segg. Sono le ultime pagine del romanzo
e le dovete inserire se vi chiedono di parlare del romanzo oppure se la domanda verte sul
pessimismo di Verga o sul Ciclo dei vinti.
Sintesi = Colpito dalla malattia, il protagonista si trasferisce a Palermo, ospite nel ricco
palazzo del genero. Qui trascorre gli ultimi giorni come un intruso e, consapevole di morire,
assiste disperato ed impotente allo sperpero delle ricchezze che lui ha accumulato per tutta
la vita. Tenta invano di ricostruire un rapporto con la figlia, ma ella, che è stata vittima del
desiderio di ascesa sociale del padre, reagisce richiudendosi in se stessa. Gesualdo morirà da
solo tra l’indifferenza ed il fastidio della servitù.
Analisi del testo = Gesualdo rappresenta l’ideologia pessimista del Verga, in base alla quale
il progresso, visto nel suo insieme, è apportatore di benefici, ma, se si scende ad osservare i
singoli casi, esso travolge e sconfigge. Gesualdo è un vinto: lui non è rimasto fedele all’ideale
dell’ostrica, che nasce e muore attaccata al suo scoglio; dal punto di vista materiale è un
vincitore, ma è uno sconfitto sul piano degli affetti e su quello umano.
Il punto di vista attraverso cui avviene la narrazione è quello del servitore che, annoiato e
indifferente, assiste alla morte del protagonista. La scelta narrativa di affidare al cameriere
la descrizione della morte vuole suscitare nel lettore un effetto di straniamento, come pure
sottolineare, attraverso l’indifferenza ed il cinismo generali, la sconfitta del protagonista, che
ha coltivato la religione della roba ed ora, nel momento fatale, scopre di non avere nulla.

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