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Riassunto: Fantasticheria

di Giovanni Verga
Riassunto:
Fa parte del gruppo di novelle "Vita dei campi". Che mira a presentare il mondo e le
vicende dei Malavoglia. Composta attorno al febbraio 1878, non è proprio una
novella ma è in realtà una lunga lettera nella quale rievoca i pochi giorni che
un'elegante signora avrebbe trascorso con lui ad Acitrezza (la quale era interessata a
questo povero mondo spinto da una disposizione paternalistica, ma sostanzialmente
incapace di comprenderlo) trae così spunto per riflettere sulla vita e sui valori di
questo villaggio di poveri pescatori, per paragonarli e contrapporli a quelli del
mondo borghese e cittadino la cui visitatrice appartiene.
Per cui la dama dell'alta società diviene il simbolo di quel mondo aristocratico e
raffinato con le sue avventure i suoi sentimenti eccezionali, ultra romantici che
aveva affascinato l'uomo e lo scrittore nella sua prima stagione creativa, a esso, il
Verga contrappone il mondo degli umili, dei diseredati, con la loro vita miserabile,
ma anche più autentica, perché fondato sulla rassegnazione coraggiosa e sulla
caparbietà eroica della lotta contro il destino, sulla verità e santità degli affetti non
falsati da compiacimenti estetizzanti o dal convenzionalismo sociale, sui dolori e
sulle lacrime vere non sulla romantica mitologia della passione. Mentre seguendo le
indicazioni del Verismo, il Verga si rivolgeva allo studio dei primitivi, per indagare le
reazioni elementari della psicologia umana, ritrovava in essi una dignità più
sostanziale, penetrava più a fondo con sentimento tragico e austero nel dramma
della vita della sofferenza dell'uomo.
Il titolo fantasticheria abbandona alle rievocazioni di figure umana esitazioni care
all'autore come vagheggiamento di quel mondo che troverà la sua espressione I
Malavoglia.
I sentimenti che sono espressi sono il tenace attaccamento al lago che è toccato in
sorte, la rassegnazione coraggiosa ad una vita di senti, la religione della famiglia che
si riverbera nella casa nel mestiere.
In fantasticheria afferma che i rapporti sociali hanno la medesima fissità degli eventi
naturali non vi è la possibilità per l'uomo di modificare nulla, né come singolo
individuo né come gruppo o classe sociale. L'unico atteggiamento possibile è quello
dell'accettazione dell'ordine delle cose, anche se esso appare talvolta assolutamente
privo di senso. Non vi è come per Manzoni, un significato che l'uomo non riesce o
cogliere perché appartiene agli imperscrutabili disegni di Dio, nella narrativa di
Verga domina un ordine necessario che non ha nulla a che vedere con la metafisica
religiosa. Il significato della vita umana sta nel saper cogliere il modo più opportuno
per adeguarsi a questo ordine universale e in questo il Verga è più vicino
all'orientamento positivista. Nell'ideale dell'ostrica, che viene rappresentato in
Fantasticheria, così come nell'analogia tra la vita delle formiche, che corrono
affannosamente per procurarsi il cibo e quello degli uomini che talvolta, come
accade ad esse rimangono uccisi nella lotta per l'esistenza, traspare chiaramente
una concezione statica della società. L'evento drammatico, che costituisce il nucleo
centrale della narrazione dei Malavoglia, è dunque quale rovina che colpisce la
famiglia è 'Ntoni che avrebbe dovuto come primogenito, essere il tutore
determinato dalla volontà di cambiare il proprio stato. Il tentativo della famiglia
malavoglia di arricchirsi con il commercio dei lupini fallisce miserabilmente con il
naufragio della barca sulla quale sono coricati una barca dal nome ironicamente
significativo di Providenza. Nel naufragio muore anche il capofamiglia Bastianazzo....
e colui che avrebbe dovuto sostituirlo 'Ntoni si lascia traviere dal desiderio d'una vita
facile.
Riassunto: Rosso Malpelo
di Giovanni Verga
Riassunto:
Narra la storia allucinante di un piccolo sterratore, Rosso Malpelo, vittima
giovanissima di una società crudele nella quale sopravvive chi è in grado di
dominare, anche con la violenza fisica, gli altri esseri umani, gli animali e perfino le
cose. Malpelo, vive come una bestia in un ambiente spietato che lo rende ogni
giorno più selvatico: lavora quattordici ore al giorno estraendo sabbia da una cava
alla periferia di Catania, a volte dorme per terra stremato dalla fatica, mangia come
può, non conosce l'affetto di nessuno, se non qualche carezza delle mani callose del
padre, che fa la sua stessa vita. Un giorno, però, proprio l'unico essere che si era
mostrato veramente umano con lui nella cava, schiacciato da una montagna di
sabbia. Malpelo, allora, vede diventare sempre più penosa e senza speranza la sua
vita di animale bastonato, e si rassegna al destino di sfruttamento e di miseria. Sul
lavoro conosce un altro ragazzo derelitto come lui e, per farlo diventare forte
abituarlo alle disumane condizioni di vita dello sterratore, lo picchia in
continuazione, anche se in fondo al cuore gli vuole bene: a modo suo, ovviamente,
come può farlo chi non ha mai conosciuto né affetto né amicizia. Tuttavia, anche
questo suo compagno di sventura muore, stroncato dalle privazioni, dalle fatiche,
dalla tubercolosi. E così Malpelo rimane nuovamente solo, ultimo tra gli ultimi,
finché un giorno, presi <<gli arnesi di suo padre, il piccone, la zappa, la lanterna, il
sacco col pane, e il fiasco di vino>>, accetta di avventurarsi nelle inesplorate gallerie
della cava e scompare, <<ne più si seppe nulla di lui>>.
Una vicenda esistenziale quella di Malpelo, che diventa quasi il simbolo della
condizione umana di sfruttato in una società basata sull'interesse personale, che
agisce con bestiale ferocia e mostra estrema indifferenza nei confronti dei deboli e
degli indifesi, destinati fatalmente a soccombere. Pur non facendo parte della fitta
schiera di creature verghiane miti e inerti, in quanto dotato di una certa energia e,
malgrado sua analfabeta, di una primitiva forma di saggezza, Malpelo rimane
inchiodato a una condizione di passività, perché è incapace di trovare dentro di sé la
forza per protestare e ribellarsi.
Analisi del testo
E’ una delle otto novelle raccolte in Vita dei campi; essa fu pubblicata a puntate sul
quotidiano romano fanfulla dal 2 al 5 agosto 1878 e probabilmente trae ispirazioni
dal rapporto sul “Lavoro dei fanciulli nelle zolfare siciliane”, contenuto in
un’inchiesta parlamentare del 1876. Con queste premesse la novella sembra
rispondere esattamente ai canoni del verismo: una obiettiva aderenza alla realtà
quotidiana degli strati sociali più umili, dove si manifestano, nella loro primordiale
essenza, le leggi fondamentali della vita. E’ questa, infatti, la realtà in cui si muove
Rosso Malpelo: un mondo di miseria, cieco e senza pietà, dominato dalla legge di un
lavoro bruto, dove gli uomini e animali hanno la stessa sorte. Il ragazzo, schiacciato
sotto una condizione spietata, resiste tuttavia con un energia istintiva, crudele e
commovente insieme, ed assume, a suo modo, una dimensione eroica.
Commento
La novella, una delle migliori di Verga, è un incisivo ritratto privo di ogni sfumatura
romantica, e acquista robustezza grazie ad un linguaggio sobrio ed essenziale, dove
un lessico quasi arcaico e una sintassi vivacissima e scarna, da prosa parlata,
impongono ai personaggi e alle cose una suggestiva e triste drammaticità. Malpelo è
uno dei tanti disgraziati costretti a diventare malvagi per sopravvivere, perseguitati
dalle avversità del destino e dalla crudeltà degli uomini; ma egli si adegua
rabbiosamente alla sua sorte, con la rassegnazione che viene dall'impotenza e
dall'avvilimento, cupo e scontroso con tutti, incapace di ogni tenerezza anche
quando è affezionato a qualcuno; cresciuto alla scuola dei calci e delle umiliazioni,
non può che ricambiarli anche al suo amico Ranocchio, convinto di fargli il favore di
insegnargli a vivere. Il finale del racconto si accorda con il tono crudo
dell’argomento: Malpelo, ancora più scontroso dopo la morte dell’amico, non ha
nessuna esitazione ad accettare di avventurarsi, con passività rassegnata, nel
labirinto della cava; i suoi gesti sono lenti e consapevoli, mentre si attrezza di tutto
punto come per un rituale sacrificio. Da questo finale senza risoluzione nasce la
dimensione mitica di Malpelo, destinato a suscitare, nella fantasia del popolo, incubi
di paura.
Descrizione breve Rosso Malpelo
Rosso Malpelo è un ragazzo infelice, precocemente indurito dal lavoro in miniera,
dalla miseria e dai soprusi subiti dagli adulti. Non avendo conosciuto l’affetto se non
quello del padre morto in miniera, non è capace di esprimere i suoi sentimenti. Nel
racconto si avverte però la profonda pietà dell’autore nei suoi confronti.

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