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POSITIVISMO

Il positivismo è un atteggiamento fiducioso nel progresso delle scienze, nel miglioramento della società.

Nella seconda metà del 1800 ci sono dei progressi scientifici e questo fa si che si affermino delle correnti di
pensiero che pongono fiducia nell’uomo.

L’uomo pensa di avere più strumenti per migliorare le proprie condizioni.

In Francia nasce il NATURALISMO

Uno degli esponenti più noti fu il letterato e personaggio politico EMILE ZOLA.

Egli pensa di poter utilizzare i progressi della scienza ed anche la letteratura per migliorare le condizioni
sociali delle classi più povere.

La letteratura viene proposta come strumento per rilevare dei punti deboli della società, delle situazioni
negative, per rappresentarle e poi permettere alla classe politica di porre riparo a queste situazioni.

È fondamentale una letteratura che riesca a fotografare le situazioni, un testo in cui il narratore / l’autore
intervengono il meno possibile perché deve essere uno strumento oggettivo.

In Francia c’era stato un progresso notevole, c’erano delle periferie in cui non si viveva bene e ZOLA crea
questa corrente il NATURALISMO FRANCESE con l’intento di rappresentare oggettivamente queste
situazioni.

La letteratura però non può essere del tutto oggettiva e quindi Zola ipotizza anche un romanzo
sperimentale, un tipo di romanzo che si potrebbe equiparare a un esperimento scientifico; un romanzo che
si dovrebbe fare da sé, senza uno scrittore che in realtà scrive, sceglie, opera, interviene.

In Francia si afferma la concezione che la letteratura si fa strumento di miglioramento delle condizioni


sociali. non

A questa iniziativa francese aderirà Giovanni Verga sollecitato da un suo amico CAPUANA (anche lui
scrittore) che era rimasto entusiasta di questo nuovo ruolo della letteratura.

Uno dei canoni di questa letteratura è:

-l’eclissarsi dell’autore e del narratore, perché deve rappresentare oggettivamente;

-la fiducia che si ha nei confronti della politica che, dopo aver analizzato il testo oggettivo (romanzo
sperimentale), intervenga per migliorare le situazioni trattate.

GIOVANNI VERGA
Verga benestante siciliano che aderisce al romanticismo, troviamo nella seconda metà del 1800.

Trascorre un periodo a Milano, Firenze; libero di viaggiare.

Crea il VERISMO ITALIANO

Rispetto al naturalismo francese, quindi a Zola, e a Capuana, Verga è caratterizzato da un profondo


pessimismo, quasi fatalismo, perché, adottando come strumenti letterari che danno idea dell’oggettività del
testo.
Verga non crede nel passaggio di classe sociale, a un miglioramento delle condizioni del singolo; ha una
sfiducia nella possibilità di cambiare le situazioni.

Utilizza e inventa tecniche narrative che danno l’idea di oggettività come la regressione del narratore.

Il narratore regredisce allo stesso livello culturale dei personaggi, parla come loro per rendere più veritiero
tutto quello che racconta, per avvicinare il lettore alle situazioni e ai personaggi; abbassandosi al livello
dell’ambiente che descrive si ottiene maggiore oggettività.

Il narratore non coincide con l’autore.

La letteratura non può diventare uno strumento scientifico perché c’è sempre una soggettività dell’autore.

La sua produzione letteraria è varia, scrive anche romanzi patriottici, romantici e crea quello che poi sarà il
verismo italiano.

Verga non crede nel progresso delle condizioni dell’essere umano, quindi è pessimista da questo punto di
vista. Infatti spesso riprende il suo pessimismo riguardo al progresso perché secondo lui l’uomo se nasce in
una certa condizione sociale non poteva arrivare ad un’altra. (il Ciclo dei vinti sarà un ciclo progettato da
Verga e chiamato così perché i vinti erano coloro che non riuscivano a evolversi e realizzare i progetti dal
punto di vista sociale. Ce ne parla nella fiumana del progresso).

Verga assume un pessimismo perché non crede nella possibilità di migliorare. Creerà il Ciclo dei vinti: sono
sconfitti. Titolo originale di questo ciclo: la marea, perché è quello che porta il mare e per questo dà l’idea
di qualcosa che trascina oggetti e che non possono andare dove vogliono.

Siamo nel clima culturale del positivismo che non è solo letterario, l'esaltazione, la sicurezza che le classi
sociali più ambienti hanno nella fiducia del progresso per le scoperte scientifiche, ma comporta anche
l'affermazione della borghesia che viene definita classe emergente e i suoi valori sono la fiducia nella
possibilità dell'uomo di realizzarsi, ma è anche quella classe legata molto al denaro, ai guadagni ed è
insensibile nei confronti dell'arte. Nasce un movimento di reazione a questa etica borghese, l'arte viene
presa in considerazione solo perché vale dei soldi.

Da questa etica e da questa classe diligente prendono la distanza gli intellettuali.

Il verismo e quindi i veristi si pongono la finalità di rappresentazione oggettiva della realtà per intervenire e
curare i mali della società. Il borghese di questo non si interessa. Quindi la cultura quindi comincia a
rigettare l'etica borghese perché non dà il giusto peso all'arte e a quelle manifestazioni che non rientrano
nell'ottica di guadagno.

ROSSO MALPELO p. 341


Rosso Malpelo è una novella di Giovanni Verga, e narra la storia di Rosso Malpelo, un ragazzo disprezzato e
considerato cattivo per via di un pregiudizio, ossia perché ha i capelli rossi.

Il racconto si basa infatti su elementi costitutivi caratteristici del nuovo modo di scrivere:

-L’impersonalità;

-Lo straniamento o punto di vista straniato;

-La struttura antifrastica.

Rosso Malpelo, soprannome derivato dalla sua capigliatura rossa, è un ragazzo che lavora duramente in una
cava di sabbia in Sicilia. La credenza popolare che attribuisce un carattere malvagio a coloro che hanno i
capelli rossi fa sì che Malpelo venga giudicato con pregiudizio da tutti, perfino dalla sua stessa madre e dalla
sorella. Viene trattato come una bestia, non ritenendolo degno di essere considerato alla pari di un essere
umano e costretto a vivere emarginato e isolato.

L’unica persona che dimostra affetto per lui è suo padre, il quale lavora anch’egli nella cava di sabbia e
purtroppo un giorno rimane sepolto da una frana di sabbia e muore.

L’emarginazione e le difficoltà patite lo conducono ad avere atteggiamenti sprezzanti e feroci.

Il comportamento cinico e indurito di Malpelo cela però una sensibilità e un bisogno d’amore che emerge a
tratti e che il ragazzo dimostra nei confronti del ricordo del padre morto.

Malpelo rimane completamente solo quando anche il suo amico Ranocchio, indebolito dalla fatica e dalle
inumane condizioni di lavoro, si ammala e muore.

Malpelo non ha più nessuno per cui vivere. Si offre volontario per una pericolosa esplorazione di un
passaggio della cava e si smarrisce nei cunicoli intricati. Nessuno si cura della sua sorte ed egli sparisce nelle
viscere della terra, nell’indifferenza generale, senza lasciare alcuna traccia di sé. Quest' personaggio assume
un atteggiamento eroico, ha consapevolezza di quello che è la vita, la morte, è adulto rispetto agli altri,
vuole sempre insegnare.
Ad un certo punto si apre la possibilità di esplorare una nuova galleria e consapevolmente Malpelo si inoltra
in questa galleria e non si vedrà mai più. Lui va incontro alla morte consapevolmente.  È quindi considerato
un personaggio eroico, non solo per la maturità e il disincanto che ha sempre mostrato, sa che la vita è dura
e lui accetta tutto sempre in maniera consapevole.

Il narratore non è dotto perché deve rappresentare le storie infelici di persone povere e senza cultura.

Avvicina il lettore sempre di più alle condizioni di quelle persone. I romanzi di Verga sono più validi perché
avvicinano molto il lettore all’ambiente descritto.

In Francia si crea un certo determinismo: in letteratura è una teoria in cui date alcune condizioni di vita si
può determinare il comportamento di un essere umano. Chi nasce in un certo ambiente è destinato a fare
una certa fine.

Tecniche narrative: regressione del narratore.


Si capisce quando il narratore esprime il punto di vista degli altri personaggi.
Il linguaggio è molto diretto, per cui da lì il lettore si fa un'idea di quell'ambiente.

I rapporti con la madre erano basati sul denaro; prevale una prospettiva economica. A questa prospettiva
economica facciamo riferimento ai Malavoglia. (C’è un contrasto tra la famiglia dei Malavoglia e la
comunità di Acidulò Trezza (Sicilia). La comunità ha come interesse principale il denaro, i possedimenti, …
(definiti nella novella come la roba), mentre è diverso nella famiglia dei Malavoglia).

LA FIUMANA DEL PROGRESSO p. 357


Nella prefazione dei Malavoglia si parla di progresso e si dice che il progresso non è impossibile. Lo sforzo
dei singoli non porta a un miglioramento individuale ma porta complessivamente a un miglioramento
generale dell’umanità. Persone che sovrastano gli altri e dice che se ci soffermiamo a vedere le condizioni
del singolo non possiamo parlare del progresso perché ognuno calpesterà l’altro.

L’osservatore è lo scrittore, che vuole rappresentare questa fiumana. Solo lui si tira indietro può raccontare
ciò che vede.
La fiumana del progresso fa parte quindi della prefazione ai Malavoglia.
Prefazione: viene dal verbo for-faris (dire) e deriva dal verbo greco femí (dire)

osservatore=scrittore

L'osservatore non deve giudicare, fa riferimento al narratore o a chi scrive, questo è il criterio
dell’oggettività, non deve giudicare ma può solo rappresentare. L’osservatore è lo scrittore che deve
rendere oggettivo ciò che vede senza una sua partecipazione emotiva.
In questa parte Verga prende posizione nei confronti del progresso dicendoci e ci crede o meno (non ci
crede).

La parte introduttiva del romanzo è fondamentale per capire il modo di pensare di Verga.

Verga fa un discorso di linguaggio e vuole descrivere che cosa causa e cosa porta il desiderio di stare un po’
meglio.

Le persone che appartengono alle classi sociali più basse hanno un linguaggio più semplice e diretto di
quello di una persona colta, perciò per lo scrittore è più facile descrivere quello che provano questi
personaggi e le situazioni oggettivamente.

Verga progetta un ciclo di romanzi che avrebbe dovuto intitolare “il ciclo dei vinti” e che avrebbe dovuto
descrivere l’ansia di migliorare le condizioni prima di un livello sociale più basso e poi di salire nelle classi.
(Sono storie di persone che volevano cambiare la loro condizione sociale ma non riescono). Lui però
successivamente abbandona questo progetto perché descrivendo i sentimenti di personaggi più umili si
rende conto che è più semplice e facile perché usano un linguaggio più schietto. Nei livelli sociali più alti
non viene usato un linguaggio diretto ed è quindi più complicato. La descrizione dei ricchi dell’ultima parte
del ciclo dei vinti risulta più difficile essendo loro contaminati dalla falsità, dalla retorica, da un modo di
esprimersi che non è diretto come quello delle classi più basse. È molto più artefatto il linguaggio e diventa
quindi anche più complicato.

Romanzi:

1. I Malavoglia: semplici pescatori che vogliono migliorare le loro condizioni

2. Mastro don Gesualdo: saliamo nella scala sociale, si è arricchito e a questo punto vuole aspirare all’avere
un riconoscimento sociale; non occupa nella scala sociale ancora un livello adeguato, riuscirà a sposare una
nobil donna ma rimane sconfitto perché lei non lo ama, è stato un ripiego.
Nuovo arricchito: mastro don Gesualdo

3. La Duchessa de Leyra, romanzo che non concluderà, sale ancora di livello con la duchessa de Leyra.

4. L’Onorevole Scipioni (non lo scrisse)

5. L’Uomo di lusso sarebbe stato l’ultimo dei romanzi del ciclo dei vinti.

Non riesce a scrivere gli ultimi romanzi del ciclo dei vinti. I critici dicono a causa della linguistica perché per
scrivere questi testi doveva utilizzare un linguaggio più alto ma lui non riusciva ad utilizzarlo. Verga dice che
il linguaggio è importante.

Nella seconda parte (V 31) ci dice che il progresso è un fiume travolgente.


Da lontano, il cammino che tutta l’umanità fa per progredire nel complesso, sembra essere positivo ma se
ci si avvicina a guardare le situazioni che vive il singolo queste sono di sofferenza.

Il progresso visto da lontano non si può cogliere.

L’individuo è cooperante inconscio, cioè ogni individuo che cerca di migliorare la sua condizione coopera
inconsapevolmente al progresso di tutta l’umanità.

Il progresso nasce dal tentativo di tanti individui di migliorare le proprie condizioni però se si vede da
sommato sempre che ci sia un progresso totale dell’umanità ma se ci avvicinassimo a guardare le singole
situazione ci accorgeremmo di situazioni di sofferenza.

Concezione di verga NEGATIVA sul progresso.

Abbandona la scrittura di questi romanzi perché siccome man mano si sale di livello il linguaggio dei
personaggi diventa più sofisticato.

Verga visse un periodo a Milano dove si ha la fase mondana: scrive storie ambientate nell’alta borghesia
(romanzo borghese), prima di avvicinarsi al verismo scrisse romanzi di storie borghesi, storie di tradimenti.
Poi si avvicinò al naturalismo inventando il verismo.

Il cambiamento si ha con “la Nedda”, dove si ha un passaggio dalla fase mondana alla fase in cui parla delle
persone più umile. Le tecniche narrative innovative le introdurrà dopo “nedda” in particolare con “Rosso
Malpelo”.

I MALAVOGLIA p.319
“I Malavoglia” è un soprannome. 
Verga nella Sicilia del tempo rispetta e rispecchia quelle che erano le abitudini e spesso si davano
soprannomi a intere famiglie. 

I Malavoglia sono una famiglia che vive in condizioni decenti, posseggono una barca che si chiama “la
provvidenza” con cui pescano o a volte portano delle merci di altri.  
Ad un certo punto però sentono il desiderio di migliorare le proprie condizioni economiche e qui iniziano i
problemi. 
Per questo Verga è pessimista, è fatalista nel senso che non crede nella possibilità di migliorare le proprie
condizioni e lo dimostra in questo testo.

Padron ‘Ntoni è la persona più anziana della famiglia.


Con la barca che questa famiglia possiede, decidono di mettersi in commercio e comprano un carico di
lupini, si vogliono mettere in proprio.

È una famiglia completa, e uno dei personaggi che ricordiamo è Il nipote di Padron ‘Ntoni che si chiama
‘Ntoni ed è il più irrequieto, non vuole fare la vita dei genitori, infatti lui alla fine si perderà, prova a vivere al
di fuori di Aci Trezza (è il paese in cui vive questa famiglia) ma poi finirà in carcere. 

Verga quindi condivide l'ideale dell'ostrica (restare attaccati allo scoglio come le ostriche nel senso nel
luogo in cui si è nati e cresciuti)

A guidare questa barca c'è Bastianazzo (uno dei figli di Padron ‘Ntoni), ma c'è una tempesta che fa
naufragare la barca (la provvidenza) e muore Bastianazzo.
Loro avevano comprato il carico di lupini indebitandosi, facendosi prestare i soldi.
Hanno perso la barca, hanno perso il figlio, e si trovano a dover pagare il debito con uno degli strozzini del
paese.
Tra questa famiglia e il resto del paese ci sono molte differenza, c'è un'incomprensione di base.  

La tecnica usata da Verga nella narrazione (e molto probabilmente è per questo che non ha avuto successo
questo romanzo) è quella di un narratore corale. Questo narratore non introduce e descrive minimamente
i personaggi, e quindi non aiuta il lettore a orientarsi. Ci sono tante voci che intervengono nel raccontare i
fatti, questo determinò lo scarso successo del romanzo. È un romanzo in cui i personaggi che intervengono
nei dialoghi non vengono presentati dal narratore, secondo Verga si dovevano presentare da sé, il lettore
doveva essere a contatto con la storia, non doveva esserci una voce narrante che spiega, che dà il suo
parere sui personaggi, non deve esserci qualcuno che li giudica.

Questo rientra nella tendenza del secolo. Verga è legato alla sua terra (Sicilia) e quindi vuole rappresentare
personaggi siciliani ma viene invitato dall’amico Capuana ad avvicinarsi al naturalismo francese. I naturalisti
avevano un fine diverso: usare un romanzo come strumento di rappresentazione per poi ottenere un
miglioramento.

Questo testo andò incontro all'insuccesso perché non piaceva questo modo di narrare ai lettori, i lettori non
si orientavano, non venivano introdotti e presentati i personaggi.
In questo tipo di narrazione vediamo gli ideali e il modo di pensare della comunità di Aci Trezza è del tutto
discordante con il modo di pensare dei Malavoglia. Questo possiamo riscontrarlo ad esempio in un
episodio:  
la provvidenza è partita di sera e c'è stata la tempesta, il giorno dopo è domenica e siccome la barca non è
ancora rientrata, la famiglia malavoglia compresa la moglie di Bastianazzo non vanno a messa ma vanno a
controllare se rientra la provvidenza. Allora il narratore corale, ovvero le persone di Aci Trezza giudicano
negativamente questo atteggiamento.
Dicono che i Malavoglia sono arrabbiati con Dio perché hanno perso i soldi e quindi per dispetto non vanno
in chiesa. È un’ottica completamente distorta, e il lettore se ne accorge che c’è un contrasto.

Questo narratore corale rappresenta quindi la comunità di Aci Trezza che non comprende mai le ragioni dei
comportamenti dei Malavoglia.  

Verga per dimostrare quanto sbagliano compone le scene a contrasto (tecnica del montaggio) perché fa
vedere la moglie di Bastianazzo che è disperata sulla spiaggia a cercare se torna la barca e a questa scena
accosta il commento maligno di quelle persone. 

C'è la disperazione di Maruzza la Longa ovvero la moglie di Bastianazzo. 

LA ROBA p. 377
Il tema della roba, la roba intesa come le cose che si posseggono, è importante per questa società, prevale
l'ottica economica (lo vediamo anche nel contrasto tra gli abitanti di Aci Trezza e l’ottica dei Malavoglia).
Si è accumulato da solo questa ricchezza.  
Il suo obbiettivo era quello di accumulare la roba, le ricchezze.  

La prima parte della novella è occupata dal viaggio di un visitatore che trovandosi casualmente a guardare
queste terre si domanda di chi fossero quelle terre, ed erano tutte di Mazzarò

Descrive la misera fine di Mazzarò che prima di morire siccome è così attaccato alla roba vuole distruggere
tutto così che non vada nelle mani di nessuno altro e può portarsela con sé.

Si può parlare di polarità per intendere pareri contrastanti perché i Malavoglia hanno dei valori come quello
della famiglia, vogliono anch’essi arricchirsi ma hanno dei valori che vanno oltre questo invece sembra che
questo coro di parlanti (narratore corale) giudica i Malavoglia in nome di questi principi.

Verga non crede che la letteratura possa migliorare le condizioni di queste persone (lo pensava Emile Zola)
Ricchezza da parte dei francesi, uno dei teorizzatori di nome Hippolyte Taine. Determinismo: dati alcuni
elementi e una certa condizione sociale, non si può avere che un certo risultato. Gli elementi che
determinavano inevitabilmente il modo di essere delle persone la razza, momento storico e l’educazione.
Dati questi tre elementi non c'era possibilità che una persona si comportasse diversamente da quello che
predeterminava il destino.

FANTASTICHERIA

La novella è stata scritta nel 1878. In essa si contrappone il mondo borghese rappresentato da un amico di
Verga e il mondo degli umili. Da un lato, troviamo il bel mondo fatto di denaro, eleganza e corruzione con il
mondo degli umili, rappresentato in termini eroici e dall’altro i personaggi umili che successivamente
daranno vita al romanzo “I Malavoglia”. Fantasticheria rappresenta la premessa de I Malavoglia, sia per la
polemica contro il mondo dei personaggi dei romanzi sentimentali precedenti, sia perché vi ritroviamo
figure e situazioni de “I Malavoglia”, quali gli scogli, la barca, le casupole, i pescatori, il mare. Alcuni
elementi sono descritti nell’ aspetto turistico e quindi superficiale e nel loro aspetto più interno collegato
alla lotta per l’esistenza.

LA LUPA p. 353
Siamo in Sicilia, ambiente rurale e i personaggi quasi primordiali.

La lupa è un personaggio femminile molto particolare, anticonformista, determinata, selvaggia, legata


all’amore e segue i suoi istinti.

Personaggio selvatico.

Lei, desideroso di Nanni, il qualche è indifferente alla donna, promette la figlia all’uomo solo per averlo più
vicino.

Verga decise di caratterizzare questa società anche attraverso i proverbi, i quali indicano una sapienza
antica che non si rinnova, fissa.

Ci lascia un finale aperto, lasciando al lettore la libertà di scegliere il finale.

Verga caratterizza la società attraverso i proverbi, i quali indicano una speranza antica che non si rinnova, è
fissa.

Mette in rilievo l’estate, il caldo, il lavoro dei campi.

Il legame con la roba non termina nemmeno dopo la morte, in quanto uccide tutto ciò che possiede un
modo che nessun altro possa prenderlo.

Collegamento D’ANNUNZIO
Nelle prime raccolte di novelle di ambientazione campagnola mette in rilievo l’irrazionalità, l’istinto, la
ricerca del primordiale, di ciò che non è codificato da una società evoluta, avanzata; anche in un’opera
teatrale LA FIGLIA DI IORIO, ambientata in un Abruzzo antico, primordiale.

Il primordiale, visto come elemento esotico, è ciò che sfugge ad una società che ha stabilito delle regole, è
più genuino e dove l’uomo è meno condizionato dalle convenzioni sociali.

L’IDEALE DELL’OSTRICA p. 337


Probabilmente parla di sé stesso e racconta di un uomo che porta una donna dell’alta società milanese ad
Aci Trezza. Lei arriva entusiasta di conoscere un ambiente diverso dalla città. Il narratore, che parla in prima
persona, fa capire che è una donna sofisticata, è arrivata con un sacco di vestiti per una settimana e gli
abitanti pensavano che doveva rimanere lì per un paio di mesi. All’inizio trova tutto caratteristico e carino,
ma dopo due giorni non sa più che fare siccome è abituata all'alta società e vuole ripartire.

Verso 40: lei non deve guardare dall’alto la società, deve tentare di sentire quello che sentono loro. C’è
l’immagine di un formicaio che viene schiacciato dall’ombrellino di lei però poi le formiche tornano lì, come
fanno gli abitanti di Aci Trezza che continuano a fare ciò che hanno sempre fatto nonostante si muoia
anche.

Verso 60: qui fa riferimento alla storia dei Malavoglia, loro si distinguono dagli altri del paese. È in contrasto
perché con la comunità del villaggio perché sono molto legati ai valori della famiglia invece gli altri non lo
capiscono perché mettono in primo piano o valori del denaro. Quindi contrasto tra i Malavoglia questo
narratore corale (comunità) che volutamente l’autore vuole metter in rilievo.

Verso 75 fa l’esempio di chi cerca di staccarsi dallo scoglio per migliorare le proprie condizioni e chi invece
rimane sconfitto da questo tentativo.

È una situazione reale che viene usata da Verga per poi fare riferimento agli altri, assume anche un
significato metaforico.

Per l’ideale dell’ostrica il pericolo può essere il coltello del palombaro.

Anche Flaubert aveva l’ideale che l’autore si dovesse eclissare e far parlare la storia, quindi è molto vicino al
naturalismo e al versiamo e ne anticipa le tecniche narrative.

MASTRO DON GESUALDO p. 395


È il secondo romanzo del ciclo dei vinti.

Mastro Don Gesualdo da umili origini è diventato imprenditore si è arricchito occupando una condizione
sociale più alta. Il suo obiettivo non è più stare bene economicamente, perché l’ha già raggiunto, ma vuole
salire sulla scala sociale nel senso che cerca di fare un buon matrimonio per entrare in un livello sociale più
alto. Ma non c’è il lieto fine. Lui sposa una ragazza che appartiene ed una classe sociale più alta, quasi
nobile, però è un matrimonio di ripiego perché lei è stata messa incinta da un cugino che non l’avrebbe mai
sposata e quindi si deve ricorrere a un matrimonio riparatore.

Anche la famiglia lo considera matrimonio riparatore e quindi nessuno ha un vero rispetto per Mastro don
Gesualdo che avrà una vita infelice, affettiva matrimoniale, e questa infelicità viene messa in rilievo dallo
scrittore anche nella descrizione della sua morte: viene abbandonato a un servo e morirà da solo.
Quella che crede essere sua figlia prova indifferenza nei suoi confronti perché condizionata dall’ambiente
familiare. Quindi incomprensione totale nei confronti della figlia. Poi abbiamo la morte in solitudine da un
servo che lo maltrattava.

Questi avvenimenti sono proprio all’apice dell’insuccesso di quest’uomo che aveva prima una relazione con
Diodata, una contadina che gli voleva veramente bene ma lui non considera questa relazione, proteso non
apprezza il bene e il rispetto che lei gli vuole perché lui è proiettato ad avere altro per raggiungere il suo
obiettivo ovvero salire nella scala sociale.

ORA È TEMPO DI ANDARSENE, XV capitolo dei Malavoglia (il finale) p. 370


‘Ntoni che si è voluto allontanare dalla famiglia perché quella vita gli stata stretta però per arricchirsi si è
dato al contrabbando, in una lite ha ucciso una persona, è stato in carcere, quindi ha contraddetto i principi
della famiglia e una sera lui ritorna ritorna alla casa del nespolo (al centro c’era un albero per questo era
chiamata così). Gli chiedono di restare però lui oramai non se la sente più di restare perché la sua vita è
cambiata e non vuole nemmeno nuocere in qualche modo loro per la cattiva nomina che si è fatto.

Ci sono molti soprannomi, si usavano nelle piccole comunità (esempio verso 46)

Verso 67 inizia una parte lirica in cui descrive il paesaggio e quello che sente allontanandosi dalla tecnica
narrativa di Verga cioè quella dall’oggettività, qui ci sono dei sentimenti, c’è quasi una consapevolezza che
questo personaggio acquisisce proprio grazie alla sua storia.

Anche il mare, i faraglioni assumono un significato simbolico, qui siamo quasi più avanti con la storia della
letteratura, oltre il naturalismo e il verismo non è più la descrizione oggettiva di una condizione sociale ma
ci sono dei sentimenti, è una lettura personale e individuale del paesaggio.

Il mare da ci riporta all’infinito, ci ricorda di un viaggio, di una partenza (Ulisse fu l’eroe che attraversò il
mare).

Questo è quindi il capitolo conclusivo con ‘Ntoni che ha acquisito la consapevolezza di andare via e di
seguire la sua strada, se ne va solitario e triste.

LIBERTÀ p. 328
È una novella terribile che racconta, si descrive una grandissima violenza, c'è il guardare le cose dal livello
dei popolani.

Il popolo interpreta male il concetto di libertà, per la povera gente e per i lavoratori che cercano di ricavare
qualcosa da mangiare, la libertà si identifica con la terra, con il possesso dei beni materiali per i quali sono
disposti a distruggere la propria vita e quella degli altri.

È un fatto storico, realmente accaduto.

Vengono condannati perché la libertà per la povera gente consisteva nel poter diventare ricchi come loro,
uccidere liberamente.

Il periodo storico in cui è ambientata la novella è quello della Spedizione dei mille in Sicilia, al comando di
Garibaldi e Nino Bixio. Nel paesino siciliano di Bronte, alle pendici dell’Etna, lo scoppio della sommossa
popolare costituisce l’incipit della vicenda ed è osservato, secondo la poetica del Verismo e con notevole
abilità descrittiva, da un narratore corale, che rappresenta sulla pagina la feroce violenza indistinta contro
tutto e tutti degli insorti.

Nelle prime sequenze si parla della rivolta di Bronte, storicamente avvenuta dal 2 al 5 agosto del 1860.
Verga la descrive come un carnevale avvenuto in luglio: è una rivolta in cui i contadini si rivoltano ai
"cappelli", anche a costo di uccidere. La novella quindi inizia parlando del popolo che riesce a conquistare
Bronte e le terre in cui si è costretti a lavorare. Quando arrivano a spartirsi le terre, però, non riescono a
farlo perché hanno ucciso il geometra, il notaio, il prete che suonasse le campane la domenica e così non
sono capaci di gestire la situazione. Verga accenna anche ad un avvocato che partecipa alla rivolta: è la
storia di due fratelli, Niccolò Lombardo e suo fratello che furono alla guida della rivolta, ma se la videro
sfuggire dalle mani quando degenerò.

Verga vuole dimostrare la sua ideologia: i contadini riescono ad ottenere la libertà, ma non sono in grado di
gestirla, perché non si sfugge dalla propria classe sociale.

Due giorni dopo "arriva un luogotenente": è il tenente di Garibaldi, Bixio, che riporta l'ordine a Bronte. Un
problema storiografico che ci si pone dalla lettura è: perché i contadini si ribellano proprio mentre arriva
Garibaldi, e perché lui manda Bixio a portare l'ordine? I contadini sperano che Garibaldi li appoggi e dia loro
le terre e l'uguaglianza. Per Garibaldi questa rivolta è un problema, perché distoglieva l'attenzione dallo
scopo della sua spedizione: l'unità d'Italia.

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