Sei sulla pagina 1di 5

ROSSO MALPELO

GIOVANNI VERGA
Nato nel 1840 e morto nel 1920. Verga rivolge l'attenzione al mondo degli uomini, dei senza speranza, degli uomini
destinati a soccombere nella dura lotta per l'esistenza. La novità della sua produzione "verista" lascia perplesso il
pubblico che non comprende la sua grandezza.

POSITIVISMO E VERISMO
Il Positivismo
Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta dell'Ottocento l'economia europea ha attraversato una fase di forte crescita, che
gli storici solitamente – con un termine un po' improprio – hanno chiamato “Seconda rivoluzione industriale”. Questa
fase di ascesa ha influenzato la corrente culturale del “Positivismo”. In questi decenni, infatti, il mondo della cultura si è
interrogato sui veloci cambiamenti che hanno investito la vita di tutti i giorni, come l'illuminazione pubblica, i treni,
l'acqua corrente e tante altre cose. Questi incredibili progressi tecnologici avevano fatto crescere la fiducia nel progresso
e, di conseguenza, ci si convinse che piano piano la scienza avrebbe risolto tutti i problemi del mondo, dalla povertà alle
guerre. Si creò un clima di fiducia e di ottimismo che pose le basi per il Positivismo, una corrente culturale che interessò
ogni campo del sapere – dalla filosofia alla pittura, dalla poesia alla musica – e che si diffuse velocemente sia in Europa
sia negli Stati Uniti. L'eroe del positivismo non era il letterato, ma lo scienziato che avrebbe, tassello su tassello, creato
una società nuova. Il Positivismo si scagliò contro le idee irrazionali e pessimiste del Romanticismo e si richiamò
all'ottimismo illuministico, alla sua laicità e alla sua fiducia incondizionata nella ragione. Secondo i Positivisti la storia
era un continuo cammino verso l'incivilimento e verso il progresso. Uno degli scienziati simbolo del Positivismo fu
Charles Darwin che contrastò fortemente la teoria biblica della creazione. Darwin declassò l'uomo da fine ultimo del
creato di Dio ad una scimmia più intelligente delle altre.

Il Verismo
Dopo Alessandro Manzoni, la letteratura italiana ha attraversato un periodo di forte crisi; l'unica novità, sebbene avesse
raggiunto livelli appena mediocri, fu la “Scapigliatura”, una corrente letteraria fortemente innovativa e antiborghese,
diffusasi a Milano negli anni Sessanta dell'Ottocento. Gli Scapigliati, che si opponeva a tutta la letteratura del tempo, si
richiamavano ad altri movimenti artistici europei, soprattutto francesi, vivevano in maniera tormentata, bevevano alcool
e fumavano droghe. La Scapigliatura non ebbe grandi meriti artistici ma, svecchiando temi e forme stilistiche, aprì la
strada al Verismo.
Gli scrittori veristi riprendono la scientificità del Positivismo e cercano di dare una rappresentazione “vera” della realtà,
tentando di descriverla in modo più oggettivo e realistico possibile. In Italia il primo scrittore “verista” fu Luigi
Capuana che prende spunto dal Naturalismo francese. Nella seconda metà degli anni Settanta dell'Ottocento, Luigi
Capuana sul “Corriere della Sera” recensisce i romanzi dei Naturalisti francesi e diffonde questa corrente letteraria
anche in Italia; il Naturalismo in Italia fu chiamato “Verismo” ed ebbe grandissimo successo grazie ai romanzi di
Giovanni Verga. Nel Verismo italiano, però, soprattutto in Verga, era assente la protesta sociale; Verga non credeva al
miglioramento delle condizioni di vita dei contadini del meridione d'Italia.
Caratteristiche fondamentali del Verismo sono la tecnica dell'impersonalità e la tecnica della regressione, entrambi
rivoluzionarie per quei tempi. Secondo la tecnica dell'impersonalità le opere si “fanno da sole”, cioè senza l'intervento
del narratore che deve nascondersi e non deve far trapelare il suo punto di vista. Il narratore, abbandonando i suoi panni
colti, deve “regredire” a livello di uno dei personaggi e raccontare la vicenda partendo dal punto di vista degli umili,
come se dovesse soltanto “fotografare” la realtà.

PENSIERO
 Per Verga la società è immobile ed è governata sempre dalle leggi primitive; l’industrializzazione non solo non era
riuscita a scalfire l’egoismo, la legge del più forte e la lotta per la sopravvivenza, ma li aveva addirittura aumentati.
 Il progresso aveva rotto gli equilibri esistenti nella civiltà contadina e aveva introdotto un solo valore: il denaro.
Secondo Verga, infatti, il cambiamento porta alla sconfitta.
 Per questo motivo, nelle sue opere Verga descrive un mondo quasi animalesco, un mondo retto dall'istinto e dalla
sopraffazione. All'interno di questa lotta, l'unica ancora di salvezza – almeno nella prima parte della produzione – è
la famiglia.
 Quando l'uomo si allontana dalla famiglia e ne tradisce i valori, fa la fine dell'ostrica che si separa dallo scoglio,
cioè muore. A questo proposito gli storici della letteratura hanno parlato di “Ideale dell’ostrica”.

CARATTERI LIRICI

1
 Drammaticità tragica dei personaggi (cf. ‘scena madre’);
 Emergere dei personaggi in pochi tratti forti;
 Simbolismi (dei colori, degli spazi,...);
 Partecipazione del paesaggio al dramma
 Linguaggio ricco di modi di dire, paragoni, proverbi ed espressioni dialettali

 Come la bettonica
 Minchione
 Povero diavolaccio
 Come una bestia

LINGUA
 L'attenzione al mondo degli umili e ai loro valori, tramite la tecnica della regressione, avviene anche attraverso
l'utilizzo della lingua del popolo, piena di termini dialettali: l'autore si abbassa al loro livello, si fa uno di loro e
parla come loro.
 La descrizione sembra veramente raccontata da uno dei personaggi e Verga, per rendere tutto più credibile, utilizza
il “discorso indiretto libero”, cioè una sorta di imitazione della lingua parlata. Attraverso l'utilizzo di una struttura
linguistica popolare, si dà l'impressione che “l'opera si sia fatta da sé” e che sia vera, come scriveva lo stesso Verga.

 Verga racconta le storie dei suoi personaggi in modo obiettivo, “impersonale”, senza lasciarsi coinvolgere. E per
rendere realisticamente credibili i suoi personaggi usa una lingua con una sintassi di impronta dialettale, rendendola
spontanea e viva.

PUNTO DI VISTA DELL’AUTORE


 L’autore per poter raccontare con la voce popolare utilizza l’artificio della regressione, da persona colta regredisce
a persona ignorante attraverso il narratore, ed è la voce narrante ad essere ignorante e superstiziosa non l’autore.
 Il punto di vista dell’autore è sempre taciuto e nascosto ma trapela ed il lettore è portato ad intuire quale sia e a dare
una interpretazione critica di quanto detto dal narratore che comprende in modo malevolo il comportamento del
protagonista.
 In rosso malpelo emerge tra le righe la diversità tra il punto di vista esplicito del narratore e il punto di vista
implicito dell’autore: per l’autore, Malpelo non è così cattivo come pare. La realtà è l’esatto opposto, forse non è
Malpelo ad essere cattivo, è cattiva la comunità che lo perseguita.
 Discorso indiretto libero: utilizza esperssione gergali proprie dei personaggi, come se a raccontare fosse uno degli
operai della cava

AMBIENTAZIONE
La vicenda narrata nella novella Rosso malpelo è ambientata in Sicilia, in una cava di sabbia situata alle falde dell’Etna.
In queste cave l’utilizzo del lavoro minorile rappresentava un fenomeno diffuso.
Attraverso lo straniamento Verga denuncia l’impraticabilità dei valori in un mondo che conosce solo interesse e forza.
Anche la realtà rurale appare dominata dalle stesse leggi: assenza di mitizzazione.
 Allora stendeva le braccia…
 La sciara si stendeva …
 Belli notti d’estate

PERSONAGGI
Rosso Malpelo
Malpelo ha una visione della vita lucida e priva di ipocrisie, egli soggiace interamente al proprio destino convinto che vi
sia una crudele necessità che domina la sua vita a cui si deve adattare. L’emarginazione e la sopraffazione ingiustificata
di cui è fatto oggetto vengono accettati totalmente da Malpelo perché ritenuti una legge di natura, immutabile e priva di
alternative. E’ la logica per cui la miseria e la povertà non sono conseguenze di una condizione storica e sociale ma uno
stato di cose necessario.
L’unico moto di ribellione di Malpelo è quando le ingiurie vengono rivolte a suo padre, la persona a lui più cara.

2
La struttura narrativa è tutta accentrata su Malpelo e tutti i personaggi del racconto si definiscono esclusivamente in
relazione a lui. I personaggi sono dieci in tutto e si possono suddividere in due categorie di cinque personaggi ciascuna:

 categoria di coloro che, direttamente o indirettamente, lo opprimono: la madre, la sorella, il padrone della
miniera, lo sciancato e l’ingegnere;
 categoria di coloro che sono oppressi come lui: Mastro Misciu, l’asino, Ranocchio, la madre di Ranocchio e
l’evaso.

Tra i vari personaggi vi è un rapporto di dipendenza su cui domina chi è più potente o più forte, in una scala gerarchica
in cui chi sta un gradino più in basso subisce la violenza di chi sta sopra e la scarica a sua volta a chi sta sotto di lui.
Trionfa l’egoismo individuale e l’unica solidarietà è quella familiare che si riscontra in due casi:
 tra padre e figlio, nel caso di Misciu e Malpelo;
 tra madre e figlio, nel caso di Ranocchio e di sua mamma.

TEMI

 Il tema è l’emarginazione sociale  non vuole dare giudizio ma semplicemente mostrare un’immagine oggettiva
delle condizioni di vita dei lavoratori
 Sopraffazione del più̀ forte sul debole.
 Lavoro minorile nelle cave di sabbia
 Pessimismo e lotta per la vita Sulla figura del protagonista lo scrittore trasferisce dunque il suo stesso
pessimismo, la sua visione lucida ma disperatamente rassegnata della negatività di tutta la realtà, sociale e
naturale. Verga non sa proporre alternative, però conserva un distacco critico che gli consente di rappresentare con
straordinaria acu- tezza quella negatività.
 Ideale dell’ostrica: accettazione rassegnata di un destino tragico, dei rapporti di forza,... secondo una visione
deterministica della vita e della società;

 il tema della “roba” (gli averi, i soldi) come movente oggettivo e condizione onnipresente;  difficoltà /
emarginazione / rottura nel rapporto con la tradizione, la società, la famiglia.

3
INTRODUZIONE
Primo testo verista verghiano, la novella è pubblicata in quattro puntate nell’agosto del 1878 nel supplemento
domenicale del quotidiano romano “Fanfulla”, e sarà inseri- ta due anni dopo nella raccolta Vita dei campi. La vicenda
vede come protagonista un ragazzo impiegato nel duro lavoro di una cava, disprezzato da tutti e costretto a con-
frontarsi senza consolazioni con la violenza che domina i rapporti umani e la realtà.

TRAMA
Rosso Malpelo, soprannome derivato dalla sua capigliatura rossa, è un ragazzo che lavora duramente in una cava di
sabbia in Sicilia.E’ uno sventurato, sfruttato e deriso senza pietà. La credenza popolare che attribuisce un carattere
malvagio a coloro che hanno i capelli rossi fa sì che Malpelo venga giudicato con pregiudizio da tutti, perfino dalla sua
stessa madre e dalla sorella.
Viene trattato come una bestia, non ritenendolo degno di essere considerato alla pari di un essere umano e costretto a
vivere emarginato e isolato. L’unica persona che dimostra affetto per lui è suo padre, soprannominato “Il bestia”,
perché come una bestia da soma è sottomesso e resistente alla fatica. Il padre lavora anch’egli nella cava di sabbia e
purtroppo un giorno rimane sepolto da una frana di sabbia e muore.
L’isolamento e le angherie patite da Malpelo portano il ragazzo a reagire con comportamenti cinici e
spietati.L’emarginazione e le difficoltà patite lo conducono inoltre ad avere atteggiamenti sprezzanti e feroci con chi
versa in una condizione ancora più infelice e fragile della sua, come con l’amico Ranocchio, un bambino sciancato e
disgraziato, come Malpelo, che lavora come manovale nella cava.
Il comportamento cinico e indurito di Malpelo cela però una sensibilità e un bisogno d’amore che emerge a tratti e che il
ragazzo dimostra nei confronti del ricordo del padre morto e dello stesso Ranocchio.Malpelo rimane completamente
solo quando anche Ranocchio, indebolito dalla fatica e dalle inumane condizioni di lavoro, si ammala e muore.
Malpelo non ha più nessuno per cui vivere. Si offre volontario per una pericolosa esplorazione di un passaggio della
cava e si smarrisce nei cunicoli intricati. Nessuno si cura della sua sorte ed egli sparisce nelle viscere della terra,
nell’indifferenza generale, senza lasciare alcuna traccia di sé.

INCIPIT
L’inizio del racconto è molto significativo, la voce narrante assume come verità oggettiva la credenza popolare che
stabilisce una corrispondenza tra l’avere i capelli rossi e l’essere cattivo: Malpelo si chiamava così perché aveva i
capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo.
Attraverso il secondo perché emerge da subito il luogo comune secondo cui chi ha i capelli rossi è malvagio, che
connota l’ambiente popolare fondato su pregiudizi e superstizioni la cui logica avvalora una spiegazione tanto insensata.
È una logica comune, condivisa persino dalla madre e dalla sorella di Malpelo e che condanna spietatamente il ragazzo
qualunque azione egli compia. Già nell’incipit Verga applica l’artificio dello straniamento (spiegato ampiamente nel
capitolo: Artificio dello straniamento), ovvero il narratore presenta come strano, come segno di cattiveria, ciò che è una
normale caratteristica fisica.

ANALISI
La novella Rosso Malpelo presenta tutti i caratteri del racconto verista e segna il punto di rottura con la precedente
produzione di Verga.
L’autore non mira a fare una denuncia sociale ma vuole descrivere in maniera oggettiva le condizioni di vita dei
lavoratori delle miniere, spetta al lettore ogni giudizio.
Il linguaggio rispecchia il livello culturale del mondo rappresentato, Verga attraverso la tecnica narrativa del discorso
indiretto libero utilizza le espressioni dialettali proprie dei personaggi, come se a narrare fosse uno dei manovali della
cava.
Nella narrazione frequenti sono le similitudini tra il protagonista e il mondo animale, per esempio:
 ...un monellaccio...che tutti schivavano come un cane rognoso...;
 ...torvo, ringhioso e selvatico...;
 ...per rosicchiarsi quel suo pane di otto giorni, come fanno le bestie sue pari...;
 ...si graffiava la faccia e urlava, come una bestia davvero...;
 ...non potendo più graffiare, mordeva come un cane arrabbiato...;
 ...andava a rannicchiarsi sul suo saccone come un cane malato.

Lo scrittore, in conformità ai canoni del verismo, applica il procedimento narrativo basato sull’impersonalità:

4
 L’autore si eclissa e rinuncia ai parametri di giudizio propri della voce narrante di tipo classico, onnisciente (per es.
nei Promessi sposi in cui il narratore interviene a commentare e giudicare);
 L’autore attraverso un anonimo narratore fa emergere i valori e la visione del mondo dell’ambiente rappresentato, il
punto di vista di un’intera comunità, che spesso non sono i suoi stessi valori e non è il suo punto di vista.

STRANIAMENTO
Per la prima volta Verga applica anche l’artificio dello straniamento che fa risultare strano che la realtà possa essere
diversa da quella che viene vista dalla prospettiva del narratore condizionato dai pregiudizi. Attraverso l’adozione
del punto di vista del narratore “basso”, ciò che è “normale”, ossia valori e sentimenti autentici, finisce per apparire
strano e incomprensibile.
Per esempio, provoca un senso di straniamento il fatto che Malpelo possa avere buoni sentimenti, possa provare
davvero amore nei confronti del padre e amicizia sincera per ranocchio in quanto qualsiasi gesto egli compie deve
essere necessariamente una manifestazione di cattiveria.
Emerge per esempio in queste frasi :
 Malpelo [...] aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo.
 In quei giorni [dopo la morte del padre] era più tristo e cattivo del solito, talmente che non mangiava quasi e il pane
lo buttava al cane, quasi non fosse grazia di Dio.
 Nemmeno sua mamma aveva mai avuto una carezza da lui, e quindi non gliene faceva mai.

Questi tre passi del racconto si basano su nessi causali assurdi attraverso cui il narratore presenta come strano e segno
di malvagità ciò che è normale:
 Il rosso è un colore di capelli e non può determinare la cattiveria di una persona;
 La disappetenza di Malpelo è una normale reazione di chi ha assistito alla morte del padre e ne è rimasto turbato;
 Il fatto che Malpelo non dia mai carezze alla madre, forse è la conseguenza del fatto di non averne mai ricevute
dalla madre e perciò di non aver imparato a farne.

Potrebbero piacerti anche