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PETRARCA

PARAFRASI- ERA IL GIORNO CH’AL SOL SI SCOLORATO


Parafrasi discorsiva
1. Era il giorno ch’al sol si scoloraro
2. per la pietà del suo factore i rai,
3. quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
4. ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro.
5. Tempo non mi parea da far riparo
6. contra colpi d’Amor: però m’andai
7. secur, senza sospetto; onde i miei guai
8. nel commune dolor s’incominciaro.
9. Trovommi Amor del tutto disarmato
10. et aperta la via per gli occhi al core,
11. che di lagrime son fatti uscio et varco:
12. però, al mio parer, non li fu honore
13. ferir me de saetta in quello stato,
14. a voi armata non mostrar pur l’arco.

Parafrasi
Era Venerdì Santo, giorno della passione e morte di Cristo, durante il quale la luce dei raggi del sole sbiadì per la
compassione che essi hanno nei confronti del loro Creatore [incarnato e crocifisso]; quando io fui conquistato
dall’amore, e non pensai a difendermi [da quell’incanto], perché i tuoi begli occhi, Laura, mi legarono
indissolubilmente a te.
(Essendo un giorno di lutto e meditazione religiosa) non mi pareva quello il momento di difendermi dall’attacco
improvviso di Amore; perciò andavo fiducioso e senza timori: ragion per cui il mio dolore interiore e personale ebbero
inizio in mezzo al dolore generale per la Passione di Cristo (“commune dolor”).
Amore mi colse del tutto disarmato, e trovò libero il cammino per entrare nel cuore attraverso gli occhi, che da quel
momento sono diventati una sorgente da cui sgorgano lacrime.
Però, a mio parere, da parte di Amore fu comportamento da vigliacco con la freccia me, che ero in quello stato inerme
[di pietà e contemplazione religiosa], e non mostrare neppure l’arco a te, Laura, che eri ben difesa (dalla tua virtù e
castità).

METRICA
Schema abba abba cde dce. La figura retorica principale in questo sonetto è la metafora. Il poeta viene preso, catturato
dalla donna, gli occhi della donna lo legano, il poeta è prigioniero della donna.

Figure retoriche
Due volte si ripete il topos stilnovistico degli occhi come passaggio d’amore.La personificazione di amore che diviene
Amore permette di insistere nella metafora dell’amore come scontro armato: Amore è armato, colpisce, ferisce il  poeta
con le sue armi tradizionali l’arco e le frecce “ferir me de saetta” ; al contrario della donna che è armata e non teme i
colpi d’amore, il poeta  è disarmato.

Al verso 7 troviamo una metonimia “guai” che significa lamenti,  si indica l’effetto: i lamenti, per la causa: il dolore.
Completamente nascosta e dissimulata è invece l’antitesi tra i lamenti del poeta e il commune dolore, “I miei guai nel
commune dolore” vv. 7-8; i termini sono disposti secondo la figura retorica del parallelismo

A (miei: attributo) B (guai: nome) a (commune:attributo) b (dolore: nome), allontanati dall’enjambement, da una parte i
lamenti d’amore del poeta per  la donna amata, dall’altra il dolore comune dei cristiani per la passione di Cristo. E’
questo il tema nuovo della poesia d’amore petrarchesca: l’opposizione tra amore sacro e amore profano, che viene
consapevolmente inserito nella tradizionale trama metaforica dell’amore guerriero e dei topoi stilnovistici.

TEMI

1
Incontro con Laura
In questo sonetto il poeta rievoca il primo incontro con Laura,  avvenuto, come dice nel sonetto CCXI, il 6 aprile del
1327, giorno della passione di Cristo.Il dolore del poeta comincia nel giorno del dolore per la morte di Cristo   “onde i
miei guai nel commune dolor s’incominciaro”

Le sofferenze del poeta e la passione di Cristo


Il sonetto rievoca il giorno dell’innamoramento per Laura, stabilendo una corrispondenza con il giorno della Passione, il
Venerdì Santo. Alla base del discorso vi è dunque un parallelismo volu- to: le sofferenze del poeta hanno inizio nel
giorno della sofferenza di Cristo e di tutti i cristiani (vv. 7-8).

Ma il parallelismo cela un’antitesi implicita: quello del poeta è un dolore vano e colpevole, a differenza di quello del
Redentore e dei fedeli; quando Cristo muore per salvare gli uomini e tutti i cristiani sono afflitti, il poeta si fa prendere
nei lacci di una passione profana e sensuale.

La coincidenza assume un carattere quasi empio: siamo di nuovo di fronte ad una confessione e ad un’analisi della
coscienza che va a fondo ad esplorare miserie e colpe (anche se il poeta adduce la scusan- te che è stato colto di
sorpresa, nel momento in cui era più lontano dal sospettare un’insidia, cioè du- rante una mesta ricorrenza religiosa). Il
parallelismo tra la sofferenza del poeta e quella di Cristo, se paragonato ai parallelismi simbolici che ricorrono nella
poesia amorosa dantesca, permettono di cogliere la distanza che separa i due poeti.

Metafora dell’Amore
Il poeta utilizza il topos stilnovistico dell’amore che passa attraverso gli occhi “quando i’ fui preso, et non me ne
guardai, ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro”, gli occhi della donna legano metaforicamente il poeta, lo fanno
prigioniero.L’amore viene raffigurato secondo l’immagine classica del dio armato di freccia, ma l’immagine guerresca
è attribuita anche alla donna, che è armata, il poeta invece presenta sé stesso come disarmato e ferito.

All’inizio del sonetto si ripete la stessa musicalità del sonetto proemiale con le sonore S ripetute e amplificate dalle
vocali A e O, a creare un attacco di grande potenza e intensità, in cui domina l’immagine dei raggi del sole nel loro
scolorire,tramontare. Viene innanzitutto ripetuta qui tutta una serie di tópoi della poesia cortese e stilnovistica: i begli
occhi della donna che legano l’amante, Amore personificato che ferisce con le sue saette il cuore, Amore che arriva al
cuore at- traverso gli occhi (cfr. Voi che per li occhi mi passaste ’l core di Cavalcanti).

Spia del carattere tut- to letterario del sonetto sono poi altre antitesi, che non hanno la valenza esistenziale e problema-
tica di quella con la Passione di Cristo, ma rientrano solo in un compiaciuto gioco letterario: il poe- ta disarmato che
viene ferito da Amore, mentre la donna armata viene risparmiata; gli occhi che sono la via al cuore, e al tempo stesso
uscio e varco alle lacrime. Questi procedimenti formali ra- sentano il concettismo, cioè il gioco metaforico cerebrale e
fine a se stesso. Non a caso questo aspet- to artificioso fu poi sviluppato dal petrarchismo successivo. Il sonetto,
insomma, è un esempio del Petrarca più “letterato” e manierato.

PARAFRASI- ZEPHIRO TORNA, E ‘L BEL TEMPO RIMENA


Parafrasi affiancata
1. Il vento primaverile Zefiro ritorna, e riporta con sé il bel tempo, 
2. il fiorire della natura, che sempre lo accompagna
3. il garrire delle rondini e il pianto dell’usignolo, 

2
4. la primavera dai colori bianchi e rossi (i colori dei fiori).
5. I prati diventano rigogliosi, e il cielo si rasserena,
6. i pianeti Giove e Venere si avvicinano, quasi che il dio fosse contento di stare accanto a sua figlia e guardarla. 
7. l’aria, l’acqua e la terra (gli elementi naturali) sono pieni di un sentimento amoroso 
8. e ogni essere vivente torna ad amare.
9. Ma per me, sventurato, tornano i più angosciosi
10. sospiri, che fa uscire dal mio cuore 
11. quella che ne possedeva le chiavi e che ora che è morta le ha portate con sé in cielo
12. e il canto degli uccelli, il fiorire dei prati, 
13. le dolci movenze di donne belle e cortesi 
14. sono per me aridi come un deserto, bestie crudeli e selvagge.

Parafrasi
Il vento primaverile Zefiro ritorna, e riporta con sé il bel tempo, il fiorire della natura, che sempre lo accompagna, il
garrire delle rondini e il pianto dell’usignolo, la primavera dai colori bianchi e rossi (i colori dei fiori).
I prati diventano rigogliosi, e il cielo si rasserena, i pianeti Giove e Venere si avvicinano, quasi che il dio fosse contento
di stare accanto a sua figlia e guardarla. Gli elementi naturali sono pieni di un sentimento amoroso e ogni essere vivente
torna ad amare.Ma per me, sventurato, tornano i sospiri più angosciosi, che fa uscire dal mio cuore quella che ne
possedeva le chiavi, e che ora che è morta le ha portate con sé in cielo; e il canto degli uccelli, il fiorire dei prati, le dolci
movenze di donne belle e cortesi sono per me aridi come un deserto, bestie crudeli e selvagge.

METRICA
 Schema abab, abab, cdc, dcd, 
 Il ritmo, le rime e la scelta lessicale si adeguano al tono delle diverse strofe.
 Nelle prime due strofe, in cui il poeta descrive l’arrivo gioioso della primavera, si affollano i colori, i suoni e gli
avvenimenti; qui il ritmo dei versi è agile e vivace e le rime hanno un suono dolce e delicato.
 Nelle due terzine, invece, in cui il poeta esprime la sua mestizia, il ritmo si fa più lento e pacato e le rime hanno un
suono più aspro e cupo.

Figure retoriche
 Enjambement vv.9-10
 Anastrofi v. 1: “‘l bel tempo rimena”, v. 7: “d’amor piena”, v. 8: “d’amar si riconsiglia” Inversione dell'ordine
abituale di due parole di un gruppo: tecum, mecum anziché cum te, cum me; questa bella d'erbe famiglia e
d'animali (Foscolo).
 Personificazione:  v. 5: “ridono i prati”,
 Parallelismi v. 3: “garrir Progne e pianger Philomena”, v. 12: “et cantar augelletti, et fiorir piagge”;
 Chiasmi v. donne-selvagge-fere , deserto prati vv.2-14

TEMI
Contrasto fra 1-8 e 1-14
1-8: parte felice
 parte felice, parla della primavera (quindi nascita, nascita dell’amore e della natura), terrestre e divino, si concentra
sull’esterno
 Tono allegro, gioioso
 Ciclicità, ritorno della natura: utilizza termini come rimena, ritorna
 Petrarca insiste sugli aspetti piacevoli: sensazioni visive - evocazione del colori dei fiori primaverili, i prati ridenti,
il cielo sereno – e sensazioni uditive – canto delle rondini e dell’usignolo. 
 La rappresentazione, pur essendo evocativa, lo è in modo molto vago: il tempo è bello, il cielo è sereno, la
primavera è candida e vermiglia. D’altra parte la descrizione non è affatto realistica perché il poeta insiste
soprattutto sui riflessi psicologici che gli eventi hanno, effetti mostrati da azioni verbali quali s’allegra, ridono, sui
rasserena. Infatti ogni elementi primaverile è sempre accompagnato da un verbo: Zephiro torna, i prati ridono, il
cielo si rasserena, Giove s’allegra, l’aria, l’acqua e la terra sono pieni d’amore e ogni essere vivente [animal]
d’amar si riconsiglia.

9-14: parte triste, introspettivo, ci fa capire come lui si sente


 Suoni duri e aspri: r molto presente
 C’è una contrapposizione fra lui e tutti gli altri

3
 Il cuore del poeta è insensibile al risveglio della nuova stagione e alla vitalità che esso suscita. Laura è ormai morta
ed il poeta non ha alcuna possibilità di gioire, anzi qualsiasi bellezza naturale, natura o dolcezza femminile, per lui
sono un deserto che, nel suo cuore, non suscita alcuna emozione.

Il ritorno della primavera


Con il ritorno della primavera, la natura rivive e si dispone all’amore. Il poeta Francesco Petrarca invece si sente
malinconico, perché proprio in quella stagione è morta Laura, la donna amata. Per questo il paesaggio primaverile,
spettacolare e seducente, anziché consolarlo accentua la sua infelicità: la natura che si risveglia, con tutto il suo incanto,
gli sembra solo un desolato deserto.

Il contrasto tra la realtà esterna (gioiosa) e lo stato d’animo del poeta (infelice) è reso dalle parole, dalle immagini e
anche dalla struttura del componimento, articolato in due parti contrapposte. Tutti i particolari descritti nelle due
quartine (fiori, uccelli, prati, belle donne) non dicono più nulla all’animo del poeta, ma ne accrescono la disperazione,
fino a diventare il contrario di ciò che in realtà sono (un deserto). Il sonetto si regge sull'antitesi del ritorno alla
primavera ( stagione della vita e della gioia ) che porta con sé serenità ed amore, che pervadono tutta la natura e
l'isolamento mesto e doloroso del poeta. 

PARAFRASI- PACE NON TROVO


Parafrasi affiancata
1. Non trovo la pace e non ho mezzi per fare guerra,
2. e temo [di non essere amato] e spero [di esserlo]; e brucio [di passione] e sono ghiacciato [dalla delusione];

4
3. e volo su in cielo [quando sono felice] e giaccio in terra [quando sono sconfortato];
4. e non possiedo niente, e abbraccio tutto il mondo.
5. Una persona [Laura] mi tiene in una prigione che non mi lascia libero né mi trattiene,
6. e non mi tiene come suo prigioniero né scioglie i vincoli;
7. e Amore non mi uccide e non mi libera,
8. né mi vuole vivo né mi libera dalla sofferenza [con la morte].
9. Vedo senza avere gli occhi, e grido anche se non ho lingua;
10. e desidero morire, e chiedo aiuto;
11. e odio me stesso, e amo un’altra [Laura].
12. Mi nutro di dolore, rido mentre piango;
13. la morte e la vita mi dispiacciono nello stesso modo:
14. donna, io sono in questo stato per causa vostra.

Parafrasi discorsiva
Non trovo pace, ma neppure ho i mezzi per combattere. Ho paura e speranza al tempo stesso. Ardo d’amore e mi sento
gelare per il timore. Volo sopra il cielo per la felicità e poi sprofondo in terra per la disperazione.Nella mia
immaginazione possiedo tutto il mondo, ma in realtà non ho nulla.Mi tiene prigioniero l’amore, che non mi libera ma
neppure mi rinchiude del tutto, non mi trattiene ma neppure mi scioglie dalle catene. Non mi dà il colpo di grazia ma
neppure mi estrae la freccia dalla ferita, non mi vuole vivo ma neppure mi libera dalla sofferenza uccidendomi una volta
per tutte.Vedo ma sono accecato dall’amore. Sono incapace di parlare per il dolore, eppure grido. Desidero morire,
eppure chiedo aiuto. Odio me stesso e amo un’altra persona.Mi nutro di dolore, sono contento di piangere. Mi sono
insopportabili allo stesso modo sia la vita che la morte. Laura, sono in questo stato per causa tua.

Figure retoriche
 Chiasmo vv 1“Pace non trovo, et non ò da far guerra”
 Parallelismi: “et volo sopra ’l cielo, et giaccio in terra” (v. 3: verbo-complemento // verbo-complemento); “e nulla
stringo, et tutto ’l mondo abbraccio” (v. 4: complemento-verbo // complemento-verbo).
 Personificazione amore
 Polisindeto= elenco, numerazione et/e
 Ossimoro v 12: paingendo rido

METRICA
Metrica
 Presenta uno schema di rime alternate nelle quartine (ABAB, ABAB) e ripetute nelle terzine (CDE, CDE)
 Tessuto sonoro fittissimo: ghiaccio, abbraccio, giaccio

TEMI
Amore per Laura che lo consuma

Quartina 1
 Nella prima quartina il poeta non trova pace a causa dell’amore per Laura, ma non è nella condizione di reagire a
questa sofferenza. Teme di non essere amato e al contempo spera di esserlo.
 Questa passione lo brucia, ma la delusione è come una “doccia fredda”. A volte si sente come se fosse in Paradiso,
altre è a terra per lo sconforto. Non ha alcuna certezza e non possiede niente, ma in certi momenti questa passione
gli dà l’impressione di stringere a sé tutto il mondo.

Quartina 2
 Nella seconda quartina, il poeta afferma di trovarsi in una condizione che non è caratterizzata dalla libertà, ma
nemmeno dalla prigionia: Laura, dunque, non si decide né ad accettare né a rifiutare l’amore dell’uomo. Il poeta,
infatti, spiega che Amore non lo uccide, ma allo stesso tempo non gli permette di vivere una vita libera dalle
sofferenza

Quartina 3
 Il poeta vede, ma è come accecato dalla passione amorosa; è incapace di parlare, anche se grida il suo dolore.
 Desidera morire, ma chiede aiuto alla donna per continuare a vivere. Tutto ciò è dovuto al fatto che egli ama Laura,
ma al contempo odia se stesso, non ha alcun amor proprio.

Quartina 4
 Nella quartina conclusiva, il poeta ribadisce di essere scisso tra dolore e felicità, tra il desiderio di vivere e quello di
morire, ma soprattutto che la causa di tutto questo è Laura, a causa della sua indecisione.
 Explicit=chiave di volta dell’intero sonetto in cui spiega da csoa viene la sua disperazione

Dissidio interiore

5
Fin dal primo verso del componimento è reso evidente, tramite il forte gioco di opposizioni, il  dissidio interiore dell’io
lirico, incapace di districarsi tra l’amore per Laura e il tormento che questo sentimento gli infligge. Si alternano così,
tra i versi, il fuoco della passione e il gelo della disperazione, slanci speranzosi di entusiasmo e disillusione, amore e
morte.

Prigioniero dell’amore
La condizione dell’innamorato è paragonata a quella di un prigioniero di Amore, sentimento talmente potente da
vincolare l’uomo (vincolare in senso etimologico: ridurre in catene), senza mai liberarlo realmente, ma senza nemmeno
ucciderlo.

Indecisione e incertezza 
Sono le uniche certezze concesse all’innamorato, a cui non resta che nutrirsi del proprio dolore e allo stesso tempo
gioirne, provare a gridare senza voce il proprio amore e il proprio dolore un giorno e il successivo affidarsi alla speranza
— ammutolire di fronte all’amata è un motivo tipicamente stilnovistico: accade lo stesso, per esempio, nel
sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare di Dante.

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